Cuba: una “vuelta” di dieci giorni nella parte occidentale della perla caraibica
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“Dobbiamo andare a Cuba prima che tutto cambi davvero!”: da tempo (anche prima della comunicazione al mondo della morte di Fidel) ci ripetevamo questa frase, finché finalmente al termine del 2017 riusciamo a concretizzare il nostro proposito. Vi anticipo che – sulla base della mia impressione – credo che ancora Cuba sia un Paese molto diverso dai nostri “standard”, per cui meriti osservare da vicino come funziona una forma di Stato comunista, le cui peculiarità riescono ad essere preservate forse più che negli altri ultimi baluardi comunisti proprio per il fatto di essere un’isola. Detto ciò, veniamo a qualche informazione pratica di carattere generale.
Visto: abitando a Roma, mi sono recata personalmente al Consolato (traversa di viale Aventino), dove sono stata immediatamente ridiretta alla vicina agenzia Cubapoint, dovendo fare anche quello per conto del mio compagno (25 euro a persona).
Pagamenti: scordatevi pos e bancomat! A Cuba si paga solo in contanti. Pertanto, prima di partire, cercate di preventivare quanti euro stimiate di spendere: a noi ne sono bastati circa 700 € a testa, includendo tutte le spese, ad eccezione del resort pagato prima con la carta di credito. Arrivati all’aeroporto cubano, potrete cambiare al cadeca (casa de cambio) i vostri euro in cuc (pesos convertibles): il tasso di cambio medio nel periodo in cui siamo stati a Cuba è stato circa di 1€=1,16 cuc. Se vi dovesse essere troppa fila, potete comunque rinviare il momento del cambio, concordando con il tassista la corsa per 25/30 euro (che accettano di buon grado).
Prelievi bancomat: tutto sommato, è possibile trovare in giro degli sportelli bancomat, ma – nella nostra esperienza – il prelievo non è possibile con i bancomat MasterCard, mentre abbiamo potuto effettuarlo tramite le carte di debito prepagate (Genius Unicredit e Superflash Intesa Sanpaolo), pur essendo anch’esse appartenenti al circuito MasterCard.
Internet: sicuramente i collegamenti sono migliorati rispetto a qualche anno fa ed è possibile che, quando andrete voi, la situazione sarà diversa. Allo stato, ci si connette tramite le tarjetas Etecsa (1cuc/1 h; 3cuc/5h) nelle aree wifi, facilmente individuabili da rassembramenti di persone munite di smartphone, tablet o pc.
Casas particulares: noi abbiamo avuto esperienze assolutamente positive nelle casas (nient’altro che l’equivalente dei nostri b&b), per cui consiglio di soggiornarvi sia per il costo contenuto dell’alloggio sia soprattutto perché consente di avere contatti con i cubani e gli ospiti son ben contenti di darvi consigli sulla pianificazione del viaggio, dalle prenotazioni di altre casas o taxi a raccomandazioni di ogni genere. Non è necessario prenotarle tutte dall’Italia: noi ci siamo limitati a riservare in anticipo solo quella de L’Avana, giusto per non doverci mettere alla ricerca della casa dopo il volo intercontinentale!
Trasporti: a Cuba non è affatto un problema spostarsi da un capo all’altro dell’isola, ma è importante sapere alcune “coordinate”. Per quanto riguarda i trasporti urbani a L’Avana (l’unica città da noi visitata in cui non si possa andare da un capo all’altro tranquillamente a piedi), premetto che non abbiamo mai preso il bus, per cui non so darvi indicazioni al riguardo. Abbiamo sempre usato i taxi e vi invito a contrattare sempre e in anticipo la tariffa, senza sentirvi rassicurati dall’eventuale utilizzo del tassametro (il perché lo capirete nel prosieguo…). Per quanto concerne i trasporti extraurbani, consultate prima il sito dei bus di linea Viazul per orientarvi sulle tratte da loro percorse e, se siete sicuri del giorno del vostro spostamento da una località all’altra, potrete anche acquistare il biglietto dall’Italia. Altrimenti, potete anche comprarli all’autostazione o sul bus stesso, considerando però che quest’ultima opzione vi espone al rischio di non trovare posto, essendo i Viazul molto gettonati. Da poco tempo e per alcune tratte opera anche la compagnia turistica Cubanacan che sostanzialmente offre allo stesso prezzo è pressoché al medesimo orario corse analoghe a quelle di Viazul, ma con il vantaggio di viaggiare su bus più nuovi. E poi, la più peculiare delle soluzioni di viaggio cubane: i taxi collectivos. Si tratta di veri e propri taxi che offrono corse pressoché nella medesima fascia oraria dei Viazul con il vantaggio che ti vengono a prendere direttamente a casa. In media rispetto alla corsa sul Viazul, costa solo qualche spicciolo in più rispetto al biglietto del bus. Considerate però che i taxi collectivos non partono a qualsiasi ora, ma solo in prestabilite fasce orarie e, pertanto, lo dovete prenotare almeno il giorno prima. Se, invece, volete viaggiare in una qualsiasi altra fascia oraria, ci sarà sempre un taxi disposto ad accompagnarvi…ma a tariffa piena! Tra le altre opzioni di trasporto, a cui noi però non abbiamo fatto ricorso, residuano il classico noleggio auto e il noleggio auto con conducente. Su internet credo che ci siano dei siti web ad hoc. Esaurite le indicazioni generali…prendiamo questo volo per Cuba!
1° giorno (30.12.17)
Arrivati a La Habana con un ottimo volo Air France, su cui abbiamo viaggiato in una comoda classe premium economy, ci è venuto a prendere il tassista prenotato tramite il proprietario della casa particular contattata via email dall’Italia. Nonostante i consigli degli amici di cambiare gli euro in cuc (pesos convertibles) appena giunti in aeroporto, la fila enorme al cambio e la fretta del tassista ci hanno fatto immediatamente dissuadere dal proposito. Dopo un tragitto di circa 20 minuti, in cui il nostro tassista ci ha bombardato di parole, siamo giunti a destinazione. Per la corsa ci ha chiesto 30 euro e successivamente ci è stato confermato che questa è la tariffa ordinaria (ma in cuc…). La casa particular che ci ha ospitato per tre notti a L’Havana merita assolutamente di essere consigliata per l’accoglienza dell’ambiente e la gentilezza dei proprietari, per le confortevoli stanze con bagno privato e per l’ottima ubicazione in Habana Vieja vicino Plaza del Cristo. La casa si chiama Cristo Colonial e può essere contattata via email tramite il sito web (…). Per la stanza abbiamo pagato 40 cuc a notte. Il proprietario di casa (Jevier) è stato così disponibile che la prima sera, essendo sprovvisti di pesos, ci ha prestato 80 cuc per evitare di essere fregati pagando in euro!
Dopo un breve riposino e una rapida doccia, ci siamo subito immersi nella vita cubana diretti al famoso ristorante La Guarida prenotato dall’Italia ben venti giorni prima, come raccomandato da alcuni amici (web…). La Guarida si trova in un antico e suggestivo palazzo di Habana Centro, dove siamo arrivati con un taxi (10 cuc). Il paladar, così si chiamano i ristoranti privati cubani, è noto per aver avuto ospiti illustri e per essere stato uno dei primi paladares ad offrire una cucina cubana più elaborata. Ciò nonostante, forse complice la stanchezza del viaggio, non abbiamo trovato la cena indimenticabile, mentre i prezzi sono indubbiamente più elevati della media.
2° giorno (31.12)
Dopo una buona colazione nella casa (5cuc), iniziamo la nostra visita di L’Havana, scoprendo immediatamente di avere scelto delle giornate non esattamente ideali, posto che quasi tutti i musei erano chiusi per via della festività del capodanno e della coincidenza del 31 con la domenica. A ciò si aggiunge che tutti i prezzi, soprattutto i taxi, sono lievitati sia rispetto ai racconti degli amici che alle indicazioni della guida del 2016. Quest’arcano ci verrà presto svelato da un tassista che – a fronte delle nostre reazioni alla sua esosa richiesta – ci spiegherà che lui deve “recuperare” con i turisti quanto non guadagnato nei mesi passati per via dell’uragano! La nostra visita di Havana inizia con il giro delle quattro piazze di Habana Vieja (Vieja, San Francisco de Assisi, Parque del Capitolio, Catedral).
Habana vieja è davvero incantevole con i suoi palazzi coloniali e i colori sgargianti delle case ristrutturate: tra gli uni e gli altri si alternano case fatiscenti che non fanno dimenticare come Cuba abbia ancora una lunga strada da percorrere per migliorare la qualità della vita dei propri abitanti e rendere un gioiello scintillante la sua capitale, che oggi appare ancora come un bene prezioso molto impolverato. Andiamo a visitare l’unico museo aperto, il Museo de la Revolucion, ospitato in un bel palazzo di epoca coloniale.Il museo ripercorre appunto la storia della rivoluzione cubana, dal fatidico 26 luglio alla metà degli anni 2000. Nella parte esterna è presente una ricostruzione del Granma, la nave con cui i rivoluzionari sbarcarono a Cuba dal Messico. Nella visita si vedono per lo più foto e pannelli che descrivono i principali momenti della rivoluzione e della successiva attività di difesa dagli “enemigos” americani.
Concluso il giro della parte vieja, ci siamo diretti verso il Malecon, il lungomare esteso 8 km che costeggia l’intera città, dove abbiamo pranzato in un ristorante citato dalla guida (Castropol). Qui, nonostante il menù non fosse per nulla corrispondente a quello decantato dalla guida, abbiamo mangiato un enorme dentice rosso (pargo) al sale al costo di 14 cuc seduti in una bella terrazza vista mare. Il prezzo irrisorio del pesce è stato peró compensato dall’aver pagato i caffè 5 cuc ciascuno!
Soddisfatti del pranzo, proseguiamo la nostra passeggiata sul Malecon, ammirando i cormorani e osservando la vita che anima questo bellissimo lungomare. Arriviamo quindi a El Vedado alla ricerca della gelateria Coppelia resa famosa dal film “Fresa y chocolate” e dal fatto di offrire un numero molto limitati di gusti, ma pur essendo domenica è tristemente chiusa. Vedado è il quartiere dei grandi hotel dove, prima della rivoluzione del 1959, la mafia italo-americana passava le sue gaudenti vacanze e organizzava vere e proprie “convention”! Una tappa imperdibile di Vedado è l’Hotel Nacional e la sua bella terrazza dove abbiamo degustato il nostro immancabile mojito! Usciti dall’hotel decidiamo di rientrare alla casa provando l’esperienza dei simpatici cocotaxi (veri e propri taxi a tre ruote a forma di cocco giallo). Pertanto, saliamo sul primo che troviamo di fronte l’hotel, rassicurati dalla tassista che ci dice che avrebbe applicato il tassametro… bene, per fare 3 km abbiamo pagato 21cuc! Non avendo prenotato nessun cenone di fine anno, ci avventuriamo alla ricerca di un ristorante carino e, dopo aver schivato le decine di proposte fatte per strada, finiamo nel cafè Europa della società Habaguanex, attratti sia dalla cena a base di aragosta nel menù fisso(inevitabile per il cenone di capodanno) che da un gruppo musicale presente nel locale. La cena si rivela gustosa, mentre il gruppo suonerà in totale tre (dico tre!) canzoni non suonando nulla addirittura per la mezzanotte del 2018!
Passata la mezzanotte, secondo abitudine cubana, iniziano a venire giù dalle finestre secchiate d’acqua continue… per scacciare le cose negative dell’anno precedente. Ci rendiamo ben presto conto che non si tratta più di un gesto scaramantico quanto di un vero e proprio divertimento quando capiamo che le secchiate sono proprio mirate agli incauti passanti! La scena è molto divertente: interi gruppi di persone bloccate ai margini dei marciapiedi timorose di sfidare le secchiate e i più impavidi (o coloro che sono già stati inzuppati) che corrono per la strada cercando di schivare i gavettoni! Mentre guardiamo questa scena un paio di bambini biondissimi corrono davanti a noi gettandoci direttamente “da terra” le secchiate… nessuna via di scampo… Presi! A questo punto, decidiamo di tornare a casa, cercando di non bagnarci ulteriormente… ma una bella secchiata verticale mi colpisce in pieno!
3° giorno (1.1.18)
Anche il primo di gennaio i musei sono chiusi, per cui ci dirigiamo verso plaza de la revolucion attraversando a piedi habana centro. La passeggiata si rivela molto più lunga del previsto(8km), ma ci consente di vedere meglio come vivono gli abitanti di l’avana e di quanti palazzi molto belli ma decadenti vi siano. Mi fa proprio impressione vedere la gente che fa la fila per prendere il pane o che usa i telefoni pubblici, mentre aree affollate di gente con gli occhi fissi su uno schermo di un cellulare rivelano la presenza di wifi dove usare le tessere Etecsa (si comprano nei punti Etecsa dove ci sono sempre file o in alcuni sparuti negozi o anche per strada, pagando un “sovrapprezzo”). Plaza de la Revolucion è un enorme spianata su cui sorge una specie di obelisco e soprattutto dove sono presenti i famosissimi murales del Che e di Camilo Cienfuegos. La nostra guida indica nelle vicinanze un cimitero come meritevole di essere visitato. Nonostante non siamo affatto amanti del genere di visita, decidiamo comunque di andare, ma ci rendiamo subito conto che potevamo evitarla.
Da lì scendiamo per Calle 23 alla ricerca di ristoro con un gelato da Coppelia! Andiamo quindi con un taxi (contrattando la tariffa) a visitare le fortezze che si erigono di fronte la città. La vista è bellissima e – tra le due fortezze – decidiamo di visitare quella del Morro, ben ristrutturato e con un piccolo museo dedicato al Che abbastanza interessante. Complice la stanchezza, anziché prendere il bus o il ferryboat, ci arrendiamo a pagare un prezzo spropositato ad un tassista (10cuc), avendo compreso che vi è un infrangibile cartello dei taxi sulle tariffe per percorrere sostanzialmente un paio di km via tunnel. Dopo aver provato il famoso mojito di Hemingway a La Bodeguita del Medio, optiamo per cenare in un ristorante vicino casa indicato dalla guida:Hanoi in plaza del Cristo. La cena, accompagnata dall’immancabile gruppo musicale, si rivela molto buona e anche economica.
4° giorno (2.1.18)
Dopo un ultimo giro per Habana vieja alla ricerca vana di un museo aperto (a Cuba il 2 gennaio è il vero e proprio Capodanno, mentre il 1° si celebra la rivoluzione!), ci dirigiamo con un taxi “colectivo” (prenotato dal nostro stesso padrone di casa) verso Vinales (20cuc a persona). In due ore e mezza la Peugeot del 1991, ma con motore nuovo, ci porta a Vinales, dove alloggeremo in una casa particular (Leon Leon… 25cuc per la camera notte+5cuc a persona per la colazione) anch’essa prenotata dal padrone di casa di L’Avana. Ad accoglierci è una simpatica signora che – nel giro di trenta minuti – ci organizza il successivo soggiorno a Trinidad, la gita a cavallo a Vinales, nonché ci fornisce alcuni utili consigli per gli spostamenti. Usciamo subito per esplorare la cittadina: un villaggio costellato di casette basse e colorate, tutte dotate di un terrazzino con “sillones” (sedie a dondolo). A dimostrazione della costante e massiccia presenza turistica, tutte (o quasi) le abitazioni sono casas particulares, riconoscibili dal cartello con una specie di c rovesciata blu e la scritta “arredendora condivisa” o “indipendiente”.
Vinales è immersa in una bellissima valle definita da una catena di montagnuole di pietra calcarea caratterizzate dalla forma tozza e piatta, chiamate “mogotes”. Con una breve passeggiata di un paio di km giungiamo all’hotel L’Ermita, dove è possibile ammirare i mogotes, consumare al ristorante o usare la piscina. Purtroppo, durante la nostra visita, ci sono circa 20 gradi e molte nuvole, per cui l’idea del bagno in piscina non è stata nemmeno contemplata. Per cena optiamo per uno dei ristoranti segnalati dalla guida (La cocinita del medio), dove mangiamo della buona carne di maiale e di pollo fatta alla griglia e accompagnata dall’onnipresente riso con fagioli neri (moros y cristianos). Dopo cena ci dirigiamo verso la piazza del paese, dove turisti e cubano ballano a ritmo di salsa alternato a reggaeton.
5° giorno (3.1.2018)
Dopo l’ottima colazione preparata dalla signora Miguelita a base di frutta, uova e pane con marmellata, andiamo immediatamente a comprare i biglietti nell’agenzia antistante la piazza per il bus Cubanacan per andare il giorno seguente a Cienfuegos (37 cuc a persona).
Dopo l’esperienza del taxi colectivo, optiamo per il bus per via della lunga distanza e del fatto che è sicuramente più confortevole che viaggiare stipati in un’auto provata dagli anni. Alle 10 precise arriva il nostro “guajiro” cowboy che ci farà esplorare a cavallo le piantagioni di tabacco e di caffè. Più che cavalli, i nostri sembrano dei muletti, ma non ci lamentiamo, vista l’assoluta inesperienza equestre. A me sta benissimo il mio mini-cavallo “automactico”, come li definiscono quelli del posto. Effettivamente durante le quattro ore di tour sono stati bravissimi e non mi sono mai spaventata. Ci immergiamo quindi in sella nella valle, che è davvero suggestiva. La prima tappa è un magazzino di essiccatura del tabacco, dove un campesino ci spiega con molta chiarezza tutto il processo di produzione del sigaro, dalla semina alla distribuzione e ci fa anche provare un cohiba con il miele: io non sono una fumatrice, ma mi è piaciuto moltissimo! Alla fine, compro una confezione di 10 cohiba puros (40 cuc). I puros sono i sigari senza marchio (cohiba, montecristo, partegas, romeo y julieta) prodotti direttamente dai campesinos nei limiti del 10% di raccolto che lo stato gli lascia a disposizione. Il metodo di conservazione è artigianale, per cui hanno durata più breve (4anni) a fronte degli 8 di quelli che escono dalla fabbrica. Torniamo in sella e visitiamo in sequenza un laghetto e una piantagione di caffè. Al termine delle 4 ore di passeggiata, diamo 20 cuc a testa al guajiro e torniamo al villaggio. Essendovi ancora qualche ora di luce a disposizione, pensiamo di prendere il bus hop-on hop-off per visitare le principali attrazioni della valle. Alla fermata veniamo rapidamente convinti da un tassista a fare con lui il tour, soprattutto perché con soli 2,5 cuc a testa in più avremmo evitato l’attesa del bus a ogni fermata. Visto che abbiamo tirato sul prezzo, il tassista non perde tempo a coinvolgere un turista venezuelano nel tour… quando si dice l’efficiente allocazione delle risorse!
Le tappe del giro sono: il murales della preistoria, la cueva de los cimarrones e la cueva de los indios. A dire il vero, secondo me solo quest’ultima merita davvero la visita: si tratta di una grotta costellata di stalattiti dove a bordo di un barcone si percorre un breve tratto di un fiume sotterraneo. Tornati al villaggio e dopo una sosta a casa appagati dalla giornata, andiamo alla ricerca di un ristorante per la cena. Ispirati dal cuoco al barbecue di fronte il locale, entriamo in un ristorante grazioso, dove mangeremo dell’ottimo tonno alla griglia. Concludiamo la serata facendo quattro salti a El Colonial, dove assistiamo alla “socializzazione” tra turiste straniere e campesinos cubani in gran spolvero! Mi viene immediatamente di pensare a quanto detto dalla signora Miguelita sul fatto che a Vinales c’è un’emigrazione “per amore”, nel senso che molti locali (uomini e donne) hanno lasciato Cuba alla volta del paese del (o della) turista sedotto/a.
6° giorno (4.1.2018)
Alle 7 am precise il bus Cubanacan lascia Vinales alla volta di Cienfuegos, dove arriviamo alle 13.45, facendo per strada anche due soste in aree di ristoro “turistiche”. Il bus Cabanacan si è rivelato molto confortevole e abbastanza pulito, soprattutto se paragonato con quello Viazul, su cui poi abbiamo viaggiato il pomeriggio stesso per raggiungere Trinidad. Appena scesi dal bus risolviamo subito il dubbio principale sulla nostra sosta a Cienfuegos, ovvero dove depositare i bagagli durante la visita! Entriamo nell’hotel de la Union antistante la fermata del bus e il gentilissimo concierge ci ha consentito di lasciare le valigie presso la struttura, senza chiederci alcunché, anche se noi poi al ritiro abbiamo lasciato una buona mancia. Cienfuegos è una graziosa cittadina con colorate case coloniali abbastanza ben tenute. In particolare, la piazza centrale (parque Jose Martì) è molto carina e di stile francese. Affaccia sulla piazza anche uno dei teatri più belli di Cuba (Tomas Terri), che con soli 2 cuc si può visitare. Proseguiamo il nostro giro, passeggiando sotto il portici dell’avenida del Prado sino al Malecon, dove pranziamo con un’ottima aragosta su una terrazza vista mar dei Caraibi! Recuperate le valigie, con un taxi andiamo alla stazione dei bus Viazul, dove riusciamo a prendere letteralmente al volo quello che ci porterà con soli 6 cuc in un’ora e mezza a Trinidad. Assiepati dietro la cordicina che delimita il piazzale degli autobus aspettano l’arrivo dei turisti decine e decine di cubani che offrono case e corse in taxi. Riusciamo a schivarli rapidamente per dirigerci verso la casa particular prenotata dalla signora Miguelita di Vinales. La casa (El chef, calle Colon 176, 25cuc per camera a notte) è abbastanza vicino al centro e purtroppo non è una suggestiva casa coloniale, bensì un moderno appartamento costituito da un lungo e largo corridoio/salotto/sala da pranzo/cucina, su cui si affacciano alcune stanze da letto, tra cui quella destinata a noi.
Usciamo subito alla scoperta di Trinidad, una coloratissima cittadina coloniale con il suo ciottolato caratteristico e costellata da belle case che si diramano a partire da plaza mayor, dove si erige anche la chiesa principale.
7° giorno (6.1.18)
Finalmente il sole si fa varco tra le nuvole e completiamo il giro della città, visitando anche il museo de la lucha contra los banditos, che sostanzialmente merita solo per la vista dalla terrazza. Dopo aver visto anche la spettrale chiesa di santa Ana, ubicata un po’ più distante dal centro, concordiamo con un tassista un passaggio per playa Ancon a 2cuc per persona insieme ad una turista australiana. Playa Ancon è una lunga striscia di sabbia a 12 km da Trinidad… peccato per il cielo nuvoloso, altrimenti un tuffo l’avremmo fatto volentieri! Ahimè, di lì a poco avremmo capito che questo cielo grigio non solo era un evento eccezionale per la stagione, ma ci avrebbe accompagnato sino alla fine della vacanza cubana.
Ritornati a Trinidad completiamo il nostro giro per le numerose botteghe di artisti, alla ricerca di una tela che attirasse la nostra attenzione tra le centinaia di quadri raffiguranti auto d’epoca per le strade di L’Havana o Trinidad. Alla fine, ci aggiudichiamo – dopo un po’di contrattazione – un dipinto figurativo di un giovane artista che ci ha firmato la tela in diretta! Considerato che sarebbe dovuta essere la nostra ultima cena in una casa particular e che il nostro ospite a Trinidad è un vero e proprio “chef” di cucina che ha lavorato per lunghi anni in hotel, decidiamo di vivere l’esperienza della cena in una casa particular. Con soli 12 cuc a persona il nostro chef ci ha servito un’ottima zuppa e una fantastica aragosta!
8° giorno (6.1.18)
Alle 8.30 am puntuali il tassista con cui il giorno prima avevamo concordato la corsa diretti a Cayo Santa Maria (25cuc a persona) ci viene a prendere con la sua giallissima Ford di appena 60 anni di età. Viaggia con noi un’altra coppia di italiani, anch’essi molto perplessi dal cielo completamente nuvoloso e dalla pioggia che ci avrebbe accolto nei rispettivi resort già prenotati. In poco di tre ore la superford, attraversando centri urbani evidentemente meno battuti dal turismo, ci porta al resort 5 stelle Valentin Perla Blanca (280€ per tre notti all inclusive per entrambi tramite la piattaforma galahotels). La scena che ci accoglie nella hall è abbastanza surreale: vento e pioggia costringono le centinaia di ospiti del resort a stare nella hall coperti con quanto una valigia “per il mare” consenta… La situazione è scoraggiante e, viste le previsioni del tempo dei successivi giorni, decidiamo di anticipare la partenza dal resort per così dormire l’ultima notte del viaggio a Santa Clara, a rischio di perdere quanto speso per una delle tre notti. L’imprevisto meteorologico ci ha piuttosto amareggiati, soprattutto considerando il fatto che Cayo Santa Maria ha una spiaggia e un mare stupendi e che il resort dove alloggiavamo è davvero bello e siamo stati serviti benissimo.
9° giorno (7.1.18)
Le nuvole e il vento continuano ad infrangere il nostro sogno di goderci il mare del Cayo. Non ci resta che mangiare, bere mojitos e daiquiri, alternando con una partita a tennis e un po’ di attività in palestra. Il resort è pieno di canadesi: d’altra parte, Canada e Cuba non solo hanno lo stesso fuso orario, ma soprattutto sono collegatissime con voli continui e su tutti gli aeroporti dei rispettivi Paesi.
10° giorno (8.1.18)
Finalmente il sole si fa varco tra le nuvole e, pur senza potere fare il bagno per via dell’acqua freddissima, godiamo della spiaggia per qualche ora, volendo mantenere il nostro proposito di trascorrere l’ultima notte a Santa Clara. Non nascondo che avere lasciato il resort sotto il sole, senza aver fatto almeno un giorno pieno di relax al mare, mi ha un po’rattristato. D’altra parte, a voler essere razionali, altri nuvoloni si stagliavano abbastanza vicino e sicuramente nel giro di qualche ora sarebbe tornato il brutto tempo. Pertanto, con un transfer prenotato in hotel con soli 15 cuc a testa e nel giro di poco più di due ore arriviamo a Santa Clara. Prima di partire dal resort, siamo riusciti a prenotare anche una stanza nell’Hostal Alba, consigliato dalla guida e ubicato in pieno centro (25 cuc per stanza a notte). Ci accoglie il simpatico padrone di casa Whilelmo, che é anche lo chef di cucina del ristorante Florida. La casa è in stile coloniale, con un bel cortile pieno di piante e arredata con mobili d’epoca qua e là “impreziositi” da decine di peluche, comodamente seduti sulle sillones d’epoca! Posate le valigie, usciamo subito alla volta del museo de la toma del tren blindado. Si tratta di una ricostruzione con alcuni dei vagoni originali del convoglio blindato carico di armi dell’esercito di Batista, che – nel dicembre 1958 – al passaggio da Santa Clara fu fatto deragliare da un gruppo di 18 rivoluzionari capeggiati da Ernesto Che Guevara e Sergio Guerra. Quest’azione si rivelò fondamentale per il successo della rivoluzione e principalmente per questo motivo le spoglie del Che sono custodite in un mausoleo eretto proprio a Santa Clara. Poco più avanti del museo del deragliamento c’è la sede del PRC, al cui ingresso è visibile la suggestiva statua del Che con il bambino.
Santa Clara mi dà un’impressione ancora più autentica rispetto ad altri centri urbani che abbiamo visitato, come Vinales e Trinidad. Infatti, non solo praticamente nessuno ci ha importunato per strada per venderci questo o quest’altro servizio, ma soprattutto i bar e i locali sembrano quasi tutti prettamente destinati ai cubani stessi. Visitiamo il bel parque Vidal, ovvero la piazza centrale, su cui si affacciano suggestivi palazzi d’epoca coloniale. Purtroppo non possiamo visitare la fabbrica di tabacco, perché a quanto pare le festività natalizie degli operai durano fino al 18 gennaio! Dopo aver goduto del movimento di gente del parchetto dal patio di un bell’hotel coloniale, decidiamo di cenare al ristorante Florida, dove appunto cucina il proprietario della casa dove alloggiamo. Il locale si trova nel cortile di una bella casa coloniale, sulle cui pareti si trovano anche le “affiches” pubblicitarie della Coca-cola antecedenti alla Rivoluzione. Eccellente l’enorme aragosta condita con la salsa “especial” dello chef, a basa di pomodoro, coriandolo, miele e chissà cos’altro (per soli 15cuc). In giro per Santa Clara c’è molto movimento e a quanto pare vi è una vita notturna molto animata. Come tutti gli altri posti di Cuba dove siamo stati, anche qui ci siamo sentiti molto sicuri e mai abbiamo percepito situazioni di pericolo in giro.
11° giorno (9.1.18)
Dopo una fantastica colazione preparata da Wilhelmo, il taxi colectivo ci viene a prendere alle 9.00 presso l’hostal con una peugeout del 1988, dove viaggeremo insieme ad una coppia di spagnoli, anch’essi ospiti dell’ostello. Prima di prendere l’autopista alla volta di L’Avana, facciamo una breve sosta al mausoleo dedicato al Che, dove campeggia una grande statua che lo riproduce in divisa militare e fucile. Il mausoleo, che ospita anche i resti del Che trovati nella fossa comune in Bolivia. Nel giro di tre ore e mezza arriviamo a L’Havana, dove approfittiamo della cortesia di Jevier della casa Cristo colonial che ci aveva ospitato la settimana precedente per lasciare le nostre valigie e concederci le ultime tre ore di passeggio per la città. Visitiamo quindi Palacio del Segundo Cabo in Plaza des Armas. Il palazzo del governatore spagnolo è ben ristrutturato e ospita una mostra multimediale sulla storia cubana con qualche interessante parallelismo con quella europea (5 cuc). E dopo un’ultima passeggiata tra le animatissime vie di Habana Vieja, una bellissima Chevrolet verde petrolio di appena settant’anni ci accompagna all’aeroporto.
Una nota sui tempi aeroportuali: dal centro si impiega circa mezz’ora per arrivare, ma calcolate un tempo abbastanza ampio per le varie operazioni di imbarco, a meno che più saggiamente optiate per il webcheck-in con il semplice drop-off del bagaglio. Infatti, non so se fosse un problema di quel giorno o l’ordinaria amministrazione, c’era una lunga fila per il check-in.
Ultime due avvertenze: se, come noi, nel corso del vostro viaggio comprerete delle tele da artisti locali, considerate 3cuc per tela (6 se grande) che pagherete ad un’addetta del Registro Nacional de los Benes Culturales una volta effettuati i controlli di sicurezza;
Se comprate qualche ultimo souvenir in aeroporto, considerate che i sigari costano un po’ di più e che pagherete un cuc per le buste necessarie per consentire i transfer. A riguardo, vi invito a prestare attenzione all’inserimento dello scontrino nella busta, per evitare che – come successo a me – dobbiate lasciare una bella bottiglia di rum nell’aeroporto di scalo.
E con il nostro decollo da L’Avana finisce la nostra vacanza a Cuba che, nonostante le nuvole e la pioggerellina, ci ha regalato molte suggestioni.