Alla scoperta del Castello di Predjama
Sappiate che vi troverete di fronte a qualcosa di veramente unico nel suo genere, non a caso infatti, questa struttura è stata inserita nel libro del guinness dei primati proprio perché si tratta del più grande castello di grotta di tutto il mondo!
Le prime pietre di quello che oggi è il cuore del maniero, vennero posate attorno al XII secolo circa, per poi subire costanti modifiche ed ampliamenti fino al XVI circa, quando la struttura raggiunse lo stato che possiamo vedere oggi.
L’edificio è perfettamente incastonato in uno sperone di roccia alto 125 m circa, in corrispondenza del punto in cui il fiume Lokva si perde nell’ipogeo, per poi rispuntare in superficie nella vallata limitrofa; ed è proprio grazie all’attività di questo corso d’acqua, che nei secoli si è fatto spazio nella roccia, se oggi proprio sotto al castello esiste un intricato sistema di grotte sotterranee. Queste grotte sono visitabili solamente nel periodo estivo, dove è possibile prendere parte ad una delle tante visite guidate la cui illuminazione è demandata rigorosamente alla luce delle torce elettriche, in modo da non disturbare la grande colonia di pipistrelli che vi abitano.
Tutte queste caratteristiche hanno fatto sì che nel corso degli anni il castello risultasse talmente tanto inespugnabile da apparire addirittura stregato. E non nego che vederselo spuntare improvvisamente da dietro le case, come fosse sospeso nel nulla o al massimo appena appoggiato alla costone di roccia che è alle sue spalle, in una giornata grigia e nevosa, un certo effetto lo fa.
Ma niente a confronto di quello che ci aspetta non appena si varca il ponte levatoio all’ingresso; bastano pochi passi, per capire immediatamente che questo è diverso da qualsiasi altro castello abbiate mai visto (almeno nel mio caso è stato così) La roccia è parte integrante del castello ed il castello è parte integrante della roccia, non si capisce più dove inizi l’uno e dove finisca l’altro. Più che la visita andava avanti e più mi accorgevo che l’idea che mi ero fatta vedendo la costruzione da fuori, era quanto di più sbagliato potesse esistere. Dove credevo non ci fosse niente, c’era una torretta; dove pensavo che fosse chiuso, c’era un terrazzo; le stanze in cui immaginavo ci fossero 4 pareti normali, in realtà nascondevano passaggi segreti. Insomma, da fuori è un conto, ma dentro è veramente tutt’altro.
Ma è stato quell’immenso ambiente nascosto dietro allo sperone di roccia a farmi capire che in questo castello non è assolutamente niente come appare, e che a livello ingegneristico niente è lasciato al caso; ogni scelta costruttiva è stata fatta perchè di estrema utilità in termini di sicurezza che di sopravvivenza. Non a caso infatti, in questa grande cavità sono stati ritrovati resti di pseudo-cucine a dimostrazione del fatto che la popolazione locale probabilmente vi si è più volte rifugiata nel corso degli anni . Avete presente gli sfarzi, le comodità (per l’epoca), l’abbondanza delle decorazioni e la leziosità dei dettagli? Scordateveli! Come dice l’audioguida, questa era una roccaforte ideata, progettata e realizzata al solo scopo difensivo a discapito di tutto il resto; e per tutto il resto s’intende in primo luogo il calore.
Tanto per darvi un’idea della situazione: c’era una sola stanza riscaldata; dal momento che non si poteva certo avere la perfetta sigillatura tra roccia e murature, molte zone del castello erano a cielo aperto, quindi il party-spiffero era all’ordine del giorno; i vetri, questi sconosciuti, nei giorni in cui il freddo ed il vento si facevano insopportabili, venivano applicate delle pelli di animali sulle aperture delle “finestre” in modo da avere giusto un minimo riparo dalle intemperie, con buona pace dell’illuminazione demandata alle sole candele/torce. Uno dei “locali” che mi hanno più sconvolto è la prigione o sala delle torture; se razionalmente pensiamo alle condizioni in cui dovevano vivere i detenuti c’è da sentirsi male: il buio, il freddo, il carceriere ad infierire, le catene, l’umido che non regala ma tregua ed il costante rumore dell’acqua sotto forma di infiltrazioni e poggia, in perfetto stile tortura cinese; oltre ovviamente, a tutta la vasta gamma dei suoni sinistri provenienti da ogni angolo della struttura. Ma la cosa più atroce è che questo buco degli orrori si trovava proprio di fronte alla sala in cui si amministrava la giustizia e sotto ai locali adibiti al prete; come avranno fatto a non impazzire di fronte alle urla di questi poveri cristi lo sanno solamente loro. Sulla magnificenza ingegneristica di quest’opera non c’è assolutamente niente da dire, è un capolavoro punto e basta; sulla sua capacità di evocare ogni tipo di suggestione invece, ne potremmo parlare per giorni interi: passaggi segreti, locali nascosti, sala delle torture, carcerati e carcerieri, il ponte levatoio, la sensazione che ci sia sempre qualcuno pronto ad osservarti o a seguirti, rendono questo posto ancora più vivo di quanto naturalmente non lo sia, grazie alla sua fusione con l’ambiente circostante.
E poi un po’ come succede a Bastian nella Storia Infinita, più l’audioguida racconta le gesta del più famoso inquilino del castello, e più che ti ritrovi sempre più immedesimata nella sua storia. Ho avuto il petto gonfio di orgoglio quando, in tutti i modi possibili ed immaginabili, difese la memoria dell’amico morto decapitato per mano dell’Imperatore d’Austria (ora… l’omicidio è un po’ eccessiva come cosa, però il concetto di base resta comunque nobile… ammesso che sia un amico per cui ne valga la pena); ho “sofferto” per l’assedio che derivò a causa delle sue azioni in difesa dell’amico; gioito per i suoi piccoli successi quotidiani; riso di gusto quando si prendeva gioco del nemico, inducendolo addirittura a credere di trovarsi di fronte ad un castello stregato; ho avuto il voltastomaco per la fine cui è andato incontro a causa del tradimento di un suo paggio; sono andata rendere omaggio all’uomo che fu, di fronte al tiglio piantato dalla sua fidanzata nel punto della sua sepoltura (in realtà ci avevo parcheggiato di fronte, ma almeno per una volta ho voluto far finta di essere romantica).
Insomma, per quell’ora e mezza, vagando in quel maniero e scrutando il panorama circostante, mi sono decisamente sentita Erasmo.
Come raggiungere il Castello di Predjama:
Il Castello di Predjama si trova nell’omonimo paese, a soli 9 km dalle grotte di Postumia; nel periodo di alta stagione è perfino previsto un servizio di navetta tra queste due meraviglie, altrimenti il sito è tranquillamente raggiungibile con mezzi propri ed il parcheggio è gratuito.
Visita al Castello di Predjama:
Noi avevamo prenotato la visita delle Grotte di Postumia alle ore 12, così vedendo la vicinanza dei luoghi e leggendo che per il Castello il tempo indicativo è di circa 60 minuti, ce la siamo presa un po’ comoda… ecco abbiamo rischiato di non arrivare in tempo e perdere così il nostro posto sul trenino che ti porta alla scoperta delle grotte.
Avremmo certamente potuto fare più in fretta, ed il freddo ibernante era decisamente un buon incentivo a farlo, ma la storia di Erasmo ci ha veramente rapite e quel Castello era così affascinate, che non ci siamo volute perdere nemmeno un angolino o una parola sul racconto del nobile Cavaliere.
Biglietti:
A Postumia ci sono numerosissime cose da vedere ed attrazioni da poter fare, quindi sarebbe un vero peccato il limitarsi solo ad una. Facendo un biglietto combinato, è possibile risparmia un po’ sui costi delle singole attività:
Solo Castello €13,80;
Solo Grotte €25,80;
Grotte + Castello di Predjama €35,70;
Grotte di Postumia + Grotte del Proteo – Il Vivaio + EXPO Grotte di Postumia carso €37,90;
Grotte di Postumia + Castello di Predjama + Grotta del Proteo – il vivaio + EXPO Grotte Carso €41,90.