Islanda: the land of ice and fire
Siamo un gruppo di 4 amici, che, dopo innumerevoli congetture e discorsi, decidiamo a marzo 2017 di acquistare un biglietto aereo con destinazione Islanda. Fornirò una serie di dettagli tecnici alla fine del resoconto!
Il nostro viaggio comincia con un volo diretto Milano-Keflavik delle ore 23:55 con atteraggio in questa magica terra alle ore 2:30 (ora locale); ritiro bagagli immediato e poi ci dirigiamo a recuperare l’auto e partiamo diretti a nord, con breve sosta a Reykjavik, soprattutto per rifocillarci! Scegliamo un piccolo locale, storico, il Grai Kotturin (6-7 tavoli), che mescola stile islandese ad un’abbondante colazione all’americana (non proprio economico).
Proseguiamo il viaggio in direzione Penisola di Snaefellsnes e dopo circa un’ora e mezza raggiungiamo la prima tappa, ovvero la cascata di Glymur, la seconda in altezza in Islanda (circa 198m di salto). Per raggiungere la sommità bisogna scarpinare un po’ (circa 2 ore) e il percorso non è agilissimo: bisogna attraversare un fiume camminando su un tronco posizionato come un ponte e poi si comincia a salire fino a raggiungere la sommità, aiutati da corde in alcuni punti. Il panorama dall’alto è mozzafiato, si può ammirare il paesaggio vulcanico a strapiombo dalla cascata. Armatevi di cartina perchè i sentieri non sono segnati, anche se solitamente si incontrano un po’ di turisti!
Dopo circa un giro di circa 5 ore facciamo ritorno all’auto e raggiungiamo il primo ostello a Olafsvìk, nella penisola di Snaefellsnes. Doccia, cena e un giretto a piedi nel villaggio e poi subito a dormire, abbastanza provati dalla giornata.
La mattina successiva è dedicata alla visita del Parco Nazionale Snaefellsjokul, dove c’è il primo incontro tra fuoco e ghiaccio: lande vulcaniche circondano un ghiacciaio, in quel giorno difficilmente esplorabile causa forte vento e nebbia che lo ha tenuto coperto per la maggior parte della mattinata. In questo parco sono presenti diversi itinerari da percorrere a piedi, generalmente escursioni semplici, per entrare a contatto con la flora locale. In particolare consigliamo la visita di un ponte naturale ad Arnastapi che collega due lande di terra! Rientriamo poi ad Olafsvìk per concludere la serata.
La mattinata del terzo giorno è dedicata alla visita della zona del monte Kirkjufell, una delle “vette” (circa 600m) dell’islanda, ma forse una delle più caratteristiche: presenta morfologia a gradoni causa colate laviche e permette una visione a 360° sull’Islanda ed è circondata da mare e cascate. Due miei compagni di viaggio ci sono saliti: loro sono scalatori esperti e comunque consigliano di salire eventualmente con una guida, perché la montagna è parecchio insidiosa, con molti passaggi scoperti e inoltre non è attrezzata. Nel primo pomeriggio ci dirigiamo a Stykkisholmur e prendiamo un traghetto per raggiungere i Westfjords. Facciamo tappa nel nulla nei pressi di Flokalundur (una casetta nel raggio di km), ma a quanto avevamo letto un punto strategico per osservare l’aurora boreale: quella notte ci siamo appostati in spiaggia con il sacco a pelo, ma purtroppo si è palesata solo una flebile lucina verde, troppo poco per esclamare: “L’ho vista!”. Un poco delusi torniamo all’alloggio e ci riposiamo in vista della giornata successiva.
La mattina seguente prendiamo il nostro 4×4 diretti a Breidavik e alle scogliere di Latrabjarg per cercare di scovare le pulcinelle di mare, un misto tra pinguini e piccoli tucani: pur sapendo che a settembre fosse difficile vederle a causa delle migrazioni, decidiamo comunque di fare il viaggio. E niente siamo stati sfortunati, anche se tuttavia ci siamo goduti una camminata a picco sulle scogliere!
Nel primo pomeriggio raggiungiamo la cascata di Dynjandj, il cui nome in islandese significa fragoroso; è definita pure il gioiello dei WestFjords ed è molto imponente: per raggiungere la base della cascata si percorre un sentiero semplice dove si incontreranno altre 6 cascate più piccole (Hæstahjallafoss, Strompgljúfrafoss, Göngumannafoss, Hrísvaðsfoss–Kvíslarfoss, Hundafoss and Bæjarfoss). Cascata mozzafiato, nel mezzo del nulla vulcanico! Dopo qualche ora di viaggio raggiungiamo Isafjordur, incantevole paesino di pescatori nel nord dei Westfjords. In serata ci concediamo una cena in un ristorante tipco, con portate a base di merluzzo.
Il mattino seguente ci apprestiamo a partire con molta calma, sapendo di affrontare circa 6 ore di viaggio tutto saliscendi e curve (il tempo non è stato ottimale, nebbia, pioggia, strade scivolose e persino qualche fiocco di neve) attraverso i fiordi per raggiungere una tappa intermedia a Hvammastangi.
Il giorno dopo è stata una giornata di visita alle cascate del Norduland, in particolare le spettacolari Godafoss e Dettifoss. Godafoss oltre a essere una delle più spettacolari, ha pure una valenza mistica in quanto è stata il luogo in cui i vichinghi gettarono nel fiume le icone degli dei nordici in favore del Cristianesimo. Dettifoss è la più potente cascata europea e trae origine da un violento terremoto che ha aperto una faglia, dando origine alla cascata. Il paesaggio è lunare e si staglia sulle tonalità del grigio! Consiglio: munitevi di giacca e pantaloni impermeabili perché vi bagnerete pure a centinaia di metri di distanza. Sulla via di Husavik ci imbattiamo nella grotta di Grjotagja, nido di una pozza sulfurea, che grazie a un foro nella parete mostra colori variabili dall’azzurro intenso al verde acqua. Ultima tappa della giornata è una zona di caldere nei dintorni di Krafla e Hverir, paesaggio desertico dove i fumi sulfurei creano un’atmosfera vulcanica. In serata ci dirigiamo a Husavik per la notte.
Husavik avrebbe dovuto essere solo una tappa per l’escursione del giorno successivo e invece si è trasformata nel primo vero avvistamento dell’aurora boreale. L’incontro è del tutto casuale: io già nel letto vengo bruscamente fatto alzare: “Emì, Emì – pensavo l’ha vista – mi devi far capire come si apre la porta (era abbastanza complicato in effetti)”. Io abbastanza alterato mi alzo e mostro il meccanismo; innervosito esco a fumare una sigaretta e, volgendo lo sguardo in alto, la vedo! Spettacolo meraviglioso, un’onda di un color verde smeraldo! Prendiamo la macchina e ci spostiamo, per allontanarci dalle luci della città, però il fenomeno scema abbastanza velocemente, anche se spettacolare.
La visita ad Husavìk è incentrata quasi esclusivamente per un motivo, ovvero l’avvistamento delle balene; pur non essendo periodo d’accoppiamento siamo riusciti ad ammirare dalla barca alcuni cetacei, che si sono anche avvicinati, quasi volessero essere fotografati. Il mare in quel punto è spesso mosso, per cui armatevi di antiemetico se siete di stomaco debole.
La sera ci ritiriamo in una piccola e isolatissima casetta in legno in mezzo al nulla e la sera assistiamo a quella che è stato lo spettacolo migliore di tutto il viaggio. L’aurora boreale è proprio sopra di noi, volteggia, cambia colori dal verde al rosso al bianco ed un certo punto viene attraversata da una pioggia di meteoriti che rendono il tutto veramente meraviglioso. dopo due ore di volteggi, il cielo diventa parzialmente rosso e poi si spegne, restituendoci il cielo notturno stellato.
La mattina del giorno dopo ci dirigiamo verso il lago Myvatn e di mattina presto ci accingiamo a salire sul monte Vindbelgjarfjall, piccola montagnetta lavica, dalla quale si gode una vista panoramica sul lago; l’ascesa è abbastanza rapida (circa 45minuti), anche se un po’ ripida. Tira molto vento, per cui bisogna un po’ attrezzarsi.
Dopo la discesa facciamo un giro del lago e poi raggiungiamo il Dimmu Borgir Lava Fields, che traggono origine da colate laviche e terremoti: il paesaggio è molto brullo (sinceramente non credo che valga la pena spenderci molto tempo). All’interno vi sono diversi percorsi da fare a piedi, il più carino fa attraversare tutto il parco e porta al cratere Hverfjall, su cui si può agevolmente salire per avere un’altra prospettiva sul lago.
A metà pomeriggio ci ritiriamo all’ostello per un breve riposo e la sera ripartiamo a caccia dell’aurora, senza fortuna questa volta.
Il giorno seguente è solo dedicato allo spostamento, lungo la strada che costeggia i fiordi orientali, molto sottovalutati dalla critica, ma in realtà hanno qualche spunto lodevole, come i molteplici fari a picco sul mare. La tappa finale sarebbe Hofn i Hornafirdi, tuttavia siccome non era particolarmente tardi abbiamo deciso di raggiungere il lago Jokulsarlòn, originato dallo scioglimento di una lingua del ghiacciaio Vatnajokull, per ammirarlo al tramonto. Il lago è incantevole e in esso scorrono iceberg di diverse dimensioni, che poi si spostano verso il mare. Merita una visita al tramonto, se il tempo lo permette.
La mattina dopo ci dirigiamo alla meta di giornata, il Parco Nazionale Skaftafell. Piccola sosta ancora allo Jokulsarlòn, dove facciamo qualche foto con le foche.
Nel parco passiamo invece tutta la giornata, all’interno sono presenti diversi percorsi, con differenti difficoltà. In primo luogo ci incamminiamo verso la cascata Svartifoss, forse per coreografia la più bella d’Islanda. Svartifoss (dall’islandese La cascata nera) ha come caratteristica particolare quella di sfociare tra colonne di basalto dalla forma esagonale di provenienza vulcanica e più posteriormente circondata dalle vette innevate del Vatnajokull.
Direttamente dalla cascata ci dirigiamo verso il punto d’osservazione Sjornaripa, da quale si può ammirare il ghiacciaio Skfatafelljokull dall’alto. Per un paio d’ore di percorso ne vale la pena! Da l’ abbiamo proseguito per un giro panoramico della zona sino ad arrivare alle pendici del ghiacciaio e poi abbiamo fatto ritorno all’auto.
Prima tappa di giornata: ammirare la cascata di Skogafoss, molto rappresentativa in Islanda; la cascata origina dal fiume Skogar direttamente dal ghiacciaio dell’Eyafjallajokull (si quello famoso per l’eruzione che ha bloccato i voli di mezza Europa) e la leggenda narra che in una caverna dietro di essa si celi un tesoro. Seconda fermata: Seljalandfoss, cascata da cui l’acqua scorre da un’imponente scarpata, ammirabile da un percoso che decorre dietro la stessa. Alle 12 prendiamo il traghetto per le isole Vestmann, con l’unico scopo di vedere le pulcinelle di mare, unica sede in cui avremmo eventualmente ancora potuto vederle; tuttavia, non assistiti dalla fortuna, ci dobbiamo accontentare dell’unica presente, all’interno del museo marino dell’isola. In serata ci dirigiamo a Reykjavik.
Ultimo grande giro della nostra vacanza è la visita al circolo d’oro. Prima tappa il Parco Nazionale Thingvellir, sito storico per gli islandesi, poiché lì fu fondato l’Althing, il più antico parlamento del mondo; da un punto di vista naturalistico è interessante la spaccatura tra le faglie continentali. Per chi ama le immersioni subacquee, è possibile l’immersione in un lago della zona, per nuotare nella faglia di Sifra. Seconda tappa è rappresentata dalle cascate di Gulfoss (Cascate d’oro), molto famosa; la cascata, imponente, compie un doppio salto, prima di disperdersi nel fiume che scorre nel canyon sottostante. Infine il geyser Strokkur: compie eruzioni ogni circa 5-6 minuti, con colonne d’acqua fino a 30 metri, uno spettacolo emozionante.
Il giorno successivo (il penultimo) è dedicato alla visita di Reykjavik (secondo me non ne vale molto la pena), che si gira agevolmente in mezza giornata, mentre in serata ci accingiamo a raggiungere Blue Lagoon, dove abbiamo goduto del tramonto immersi nelle acque geotermali, degna conclusione rilassante di un viaggio veramente intenso.
La mattina seguente abbiamo raggiunto Keflavik e purtroppo abbiamo lasciato la Terra del Ghiaccio e del Fuoco, di cui conserveremo un ricordo vivido ed emozionante.
DETTAGLI ORGANIZZATIVI
- Il volo diretto esiste solo da giugno a fine settembre (da Milano a Keflavik), con una compagnia locale, intorno ai 350 euro andata e ritorno.
- Abbiamo soggiornato in appartamenti e ostelli, evitando gli hotel dove il prezzo schizza alle stelle.
- Ci siamo portati pasta e riso liofilizzati, dato che in Islanda solo per hamburger e patatine (fast food si trovano ovunque, soprattutto presso le stazioni di rifornimento) costano all’incirca 15 euro; se si vuole mangiare qualcosa di più raffinato il prezzo parte da almeno 50 euro.
- Abbiamo noleggiato un 4×4 con asssicurazione completa, essenziale per muoversi nel fiordi, dove le strade sono spesso non asfaltate; inoltre il terreno è spesso scivoloso e capita anche di trovare neve.