Da un capo all’altro del Mediterraneo: viaggio a Madrid e Marrakech
31 DICEMBRE: CAPODANNO A MADRID
Quest’anno io e mio fratello Andrea abbiamo deciso di passare il Capodanno in viaggio, possibilmente in un luogo dove non fossimo accompagnati dal gelo che a Torino ha regnato sovrano negli ultimi mesi. La scelta cade quindi su Marrakech, non troppo lontana, non troppo cara, ma che ci permetterà di trascorrere qualche giornata indossando le maniche corte. Ci accorgiamo subito però che saremo costretti a fare almeno uno scalo, in quanto l’unica compagnia diretta, la Tuifly, non viaggia di domenica. Perché non fermarci allora un paio di giorni a Madrid prima di volare verso il Marocco? Ecco quindi che il nostro viaggio prende forma: notte di capodanno e 1 gennaio a Madrid e partenza il 2 gennaio per Marrakech, con rientro diretto su Torino il 6. Peccato che la Blue Air, compagnia con la quale prenotiamo la tratta Torino-Madrid, decida di farci un brutto scherzo cancellandoci poche settimane prima della partenza il volo. Prenotiamo in fretta e furia un volo con Iberia che però arriverà a Madrid alle 21:00. Appena arrivati ci fiondiamo alla fermata della metro dell’aeroporto Barajas, cercando di perdere il minor tempo possibile per capire quali tra le 3.500 possibilità di scelta del biglietto (non indicate sul sito internet che avevamo visitato) faccia al caso nostro, e in tre quarti d’ora arriviamo sulla Gran Vía, illuminata a festa. Il nostro hostal, prenotato con booking per soli 50€ a notte, si trova proprio di fronte Plaza del Callao, in pieno centro. L’Hostal Pensión Stella si rivelerà essere un hotel basico, senza particolari servizi se non wifi ben funzionante e pc e stampante a disposizione dei clienti, ma pulito e soprattutto comodissimo, data la posizione che ci permetterà di girare gran parte di Madrid semplicemente camminando, senza dover utilizzare metro né bus. Abbiamo poco tempo prima che scocchi la mezzanotte: lasciamo così i bagagli in camera e ceniamo al primo posto trovato aperto: il Café Pan di Plaza de Callao. Il nostro cenone di Capodanno è quindi composto da panini al Jamón Serrano, patatine fritte, dolce al cioccolato e Coca Cola pagati 20€, con vista sulla piazza che si prepara a festeggiare! La mezzanotte si avvicina e, superati i controlli della polizia, entriamo in Calle de Preciados per raggiungere la Puerta del Sol, piazza del Capodanno madrileno. La piazza e le vie circostanti sono gremite di gente che canta e ride in attesa di brindare all’anno nuovo. A mezzanotte l’orologio suona le 12 campanadas e i fuochi d’artificio illuminano a giorno il cielo di Madrid. La piazza si svuota presto: la vera festa inizia ora, nei tanti locali della capitale. Noi invece, stanchi per la giornata lavorativa e il viaggio, rientriamo in albergo cercando un negozio dove comprare almeno una bottiglia di spumante ma senza avere successo. Verrà ricordato a lungo come il capodanno più sobrio di sempre…
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01 GENNAIO: MADRID
La città è appena andata a dormire quando ci svegliamo. Sono appena le 9:00 e iniziamo il nostro giro della capitale spagnola. Colazione al solito Café Pan con croissant e cappuccino particolarmente cari e si parte alla scoperta di Madrid. Le strade sono deserte e incontriamo solo qualche turista particolarmente mattiniero. La Puerta del Sol sembra ancora addormentata sotto un cielo nuvoloso e un’aria fredda che presto lasciano spazio ad un bel sole. Essendo il 1 gennaio, molti punti di interesse sono chiusi. È il caso del Palazzo Reale, che possiamo ammirare solo all’esterno, così come il Museo del Prado e il Museo Reina Sofía. Vagabondiamo quindi per le vie della città verso la Puerta de Toledo, risalendo lungo il quartiere medievale La Latina fino alla seconda piazza principale di Madrid, Plaza Mayor, coi suoi porticati e la sua splendida Casa de la Panadería. Calle de Atocha ci porta poi verso la piccola Plaza de Santa Ana, elegante e curata. È ormai ora di pranzo e ci fermiamo a La Cervecería La Cruz de Malta, ristorante dai prezzi abbastanza economici le cui tapas sono fenomenali. La paella mista è invece discreta ma si sa da sempre che Madrid non è la città più adatta per mangiare una buona paella. Nel pomeriggio ci dedichiamo invece alla via più famosa di Madrid, la Gran Vía. La maggior parte dei negozi è chiusa ma la strada è invasa dai turisti. L’architettura della città ci lascia senza fiato: le piazze, il Palacio de Comunicaciones così come gli alti edifici che circondano la Gran Vía le danno un’aria austera e regale, che ce ne fa innamorare. Torniamo poi verso il centro per andare al Mercato di San Miguel e bere un’ottima sangria accompagnata da qualche stuzzichino. Per cena scegliamo La Venta El Buscón, un ristorante in zona Plaza de Santa Ana di cui avevamo letto delle buone recensioni e che sarà all’altezza delle aspettative. I piatti sono buoni ma è soprattutto il servizio che ci farà trascorrere una serata piacevole, ridendo coi camerieri tra una battuta e l’altra. Attraversiamo il centro della città illuminata, tra alberi di Natale e luminarie, per tornare in hotel. Il nostro viaggio a Madrid è appena iniziato ma già quasi alla fine: domani si parte per Marrakech.
02 GENNAIO: DA MADRID A MARRAKECH
Oggi si vola a Marrakech ma prima di partire abbiamo qualche oretta da poter trascorrere ancora girovagando per Madrid. Dopo una colazione decisamente più economica rispetto a ieri da Papizza, sulla Gran Vía, decidiamo di raggiungere la Puerta de Alcalà e goderci la tranquillità del Parque del Retiro e del suo laghetto, passeggiando all’interno del parco fino al bellissimo Palacio de Cristál. Il Palazzo è davvero minuscolo ma molto originale, l’ingresso completamente gratuito e si trova solo a una decina di minuti di distanza dall’ingresso del Parco di Calle de Alcalà. Oggi i negozi sulla Gran Vía sono aperti e ci dedichiamo un po’ allo shopping prima di un pranzo veloce al Museo del Jamón di Plaza Mayor. I Museo del Jamón si trovano ad ogni angolo, permettono di mangiare buoni piatti a prezzi nella media e di comprare i prodotti spagnoli più conosciuti. A Plaza Mayor sono innumerevoli i bar e chioschi che offrono per pochi euro il famoso bocadillo de calamares, il panino ripieno di calamari fritti tipico di Madrid. Ne ordiniamo quindi uno, insieme a un piatto di cocido madrileño, uno stufato a base di carne, chorizo e verdure. Ciò che abbiamo notato di Madrid è che le possibilità di mangiare fuori a prezzi economici sono tantissime: i bocadillos la fanno da padrona, ma anche le tapas hanno prezzi modici e se non si hanno grandi pretese è possibile pranzare anche con soli 5€. È ormai ora di dirigerci verso l’aeroporto. Scopriamo che esiste un metodo più veloce ed economico rispetto la metro: il Bus Exprés, in partenza ogni 15 minuti da Plaza de Cibeles, che porta dritto all’aeroporto in 25 minuti per soli 5€ pagati a bordo. Purtroppo il volo per Marrakech prenotato con la Norwegian Airlines (caricate x bene i vostri telefoni prima di partire, c’è il wifi gratis!) parte con un’ora di ritardo. Arriviamo a Marrakech che è ormai buio e dopo aver perso mezz’ora per il controllo passaporti ci fermiamo al cambio per poter immediatamente disporre di valuta locale. È secondo noi essenziale cambiare subito una piccola cifra in dihram e non pagare nulla in euro, che sono spesso accettati. Questo perché il cambio risulta essere abbastanza semplice, in quanto 1MAD equivale a quasi 10 centesimi di €. Convertire i prezzi espressi in MAD è quindi veloce, basta dividere il tutto per 10. Ma è quel “quasi” di cui parlavo prima che ci frega: questo calcolo spiccio è fatto anche dai venditori, ma andrà a scapito vostro. Ci è capitato, per esempio, che invece di chiederci di pagare 150MAD per il transfer dall’aeroporto al riad ci abbiano chiesto direttamente 15€. Essendoci già informati prima a proposito dei cambi e disponendo subito di MAD, siamo stati noi a chiedere di poter pagare in valuta locale. 150MAD corrispondono infatti a poco più di 13€, non 15. In questo caso, avremmo perso quasi 2€ ma sulle grandi cifre lo scarto può diventare considerevole. Il transfer prenotato direttamente tramite il nostro riad ci porta in mezz’ora di auto fino all’ingresso della Medina. Il cuore di Marrakech è infatti chiuso da delle mura il cui accesso alle auto è fortemente regolamentato (non invece alle motociclette, che vi sfrecceranno affianco in vicoli minuscoli per tutta la durata della vostra vacanza!). Lasciamo quindi il taxi in un parcheggio e ci avventuriamo a piedi nella confusionaria Medina con il nostro autista. Sono ormai le 20:00 ma i negozi resteranno aperti ancora per qualche ora. I piccoli vicoli sono affollati, pieni di voci, rumori, miagolii dei tanti gatti randagi che popolano la città. Ci sembra un labirinto, fatto di tante stradine tutte uguali dove finiremo per perderci più volte! Arriviamo finalmente al nostro Riad Saad, a soli 2 minuti dalla piazza principale, Jamaa el Fna. La posizione del riad è davvero perfetta, così come la disponibilità dei due ragazzi che lo gestiscono e che oltre a parlare correttamente arabo, francese, inglese e spagnolo stanno anche studiando l’italiano. La nostra camera, pagata circa 40€ a notte, è una bella suite con letto a baldacchino e decori moreschi, ma il bagno si rivelerà essere poco pratico e a volte pericoloso, causa doccia a pavimento che ha rischiato più volte di farci prendere degli scivoloni. Lasciamo in fretta i bagagli e ci dirigiamo subito verso la celebre piazza Jamaa el Fna, piena di bancarelle di olio di argan, lampade e tajine e chioschi che cucinano qualsiasi tipo di cibo. Le urla dei venditori e la musica dei flauti e dei tamburi la rendono caotica e incredibilmente piena: piena di gente, piena di odori, piena di suoni. Saliamo per cena sulla terrazza di Chez Chegrouni per ammirarla dall’alto, mangiando un cous cous e una tajine e sorseggiando del classico tè alla menta arabo, di cui diventeremo dipendenti! Rientriamo in riad quasi dispiaciuti di lasciare la piazza, ancora piena di vita nonostante sia ormai tardi.
03 GENNAIO: LA MEDINA DI MARRAKECH
Il canto del Muezzin ci sveglia alle 6:00. Il suo lamento che chiama a raccolta i fedeli e i decori della nostra stanza ci ricordano che siamo in un Paese nuovo e siamo impazienti di cominciare la giornata. Dopo un’abbondante colazione sulla terrazza del riad partiamo alla scoperta della piazza, trovandola estremamente diversa rispetto a quella vista ieri sera. I chioschi hanno lasciato spazio agli incantatori di serpenti, agli ammaestratori di scimmie (spesso tenute in gabbie), che le offrono come trofei con cui fare una foto in cambio di pochi euro, a banchetti improvvisati da donne che vendono tatuaggi all’henné. Solo il rumore è rimasto costante! All’estremità della piazza si trova una delle entrate del souk: iniziamo ad esplorarlo senza meta, girovagando tra bottigliette di olio di argan, lanterne e cumuli di spezie, mentre tutti ci chiamano invitandoci ad entrare nel loro negozio, chiedendoci da dove veniamo o di cosa siamo alla ricerca. Ero già stata in un souk, a Tunisi, e mi aspettavo ancora più confusione di quella che ho trovato. Ricordavo il souk per i mercanti che cercavano di prendermi il braccio, anche se innocuamente, per trascinarmi dentro i loro negozietti ed ero convinta che il souk di Marrakech sarebbe stato simile, invece ho trovato una maggiore “riservatezza”. Certo, anche qui cercano di far di tutto per farti vedere la loro merce, ma mi è capitato poco di essere toccata o afferrata. Dopo una mezz’oretta, ci ritroviamo al punto di partenza. “Tutto qui? Ma non avevano detto che era grande?!” È in questo momento che Abdoul, uno dei tanti mercanti, ci sente parlare italiano e riesce a convincerci ad entrare nel suo minuscolo locale. Inebriati dall’odore delle sue spezie, iniziamo a fare acquisti e appena lui capisce che siamo interessati a del buon olio di Argan, prodotto solo in questa zona, ci fa strada in un labirinto di vicoli sotterranei in cui ci chiediamo ancora come ci siamo finiti, fino ad un laboratorio artigianale dove abbiamo l’occasione di vedere come viene ricavato l’olio e i diversi tipi che vengono prodotti. È così che scopriamo che il souk non è grande, è immenso! L’olio di Argan che ci presentano insieme a dell’ottimo tè alla menta (sono le 9:00 ed è già il secondo!) ci sembra di buona qualità e ne facciamo scorta. Se invece decidete di acquistarlo nei negozietti del souk o nelle bancarelle, lo troverete a prezzi decisamente bassi (anche 20/30MAD la boccetta) ma la qualità sarà proporzionale. Nel souk vige una sola regola: contrattare. Contrattate su tutto, fino allo sfinimento! Non tutti sono in grado di farlo: Andrea, per esempio, non ha voglia di perdere tempo per scendere di 50 centesimi sul prezzo stabilito. Io invece mi diverto come una pazza e per questo sono io a condurre il gioco. Imparare a contrattare non è però semplice: forse perché troppo aggressiva o forse perché accompagnata da un uomo che mi lascia carta bianca invece di portare avanti lui la contrattazione, mi è capitato che mi dicessero che ero “cattiva”. Cercate quindi di trattare nel rispetto di chi avete davanti e della sua cultura, attenuando i modi se siete particolarmente decisi di carattere e sempre con un sorriso e una battuta pronta. Il palazzo che più avremmo voluto vedere a Marrakech sarebbe stato la Madrasa, la scuola coranica più grande del Marocco, ma purtroppo in questo periodo è chiusa per restauro. Decidiamo allora di visitare il Palazzo El Bahia, costruito nel 19esimo secolo dal ciambellano e poi reggente del sultano Hassan I. L’ingresso costa solo 10MAD a testa ed è assolutamente imperdibile. L’architettura del Palazzo e i suoi ricchi decori sono una delizia per gli occhi e ci trasportano in un mondo lontano, esotico e sconosciuto. Per pranzo ci fermiamo all’incrocio con Rue Riad Zitoun per un tè, del cous cous e del pesce fritto che pagheremo solo 110MAD (neanche 5€ a testa), con piattini di lenticchie e salsa piccante offerti, ma non particolarmente buoni. Il pomeriggio lo dedichiamo invece al benessere. Già un paio di mesi fa abbiamo prenotato via internet un pacchetto presso la ISIS SPA (so che il nome non è attraente ma si tratta di una delle migliori SPA di Marrakech!). Google Maps ci indica che si trova a soli 5 minuti dal nostro riad. Per sicurezza, dato che abbiamo ormai capito che perdersi nella Medina è alquanto semplice, partiamo addirittura mezz’ora prima. Per poi arrivare comunque in ritardo. La SPA si trova in un vicolo impossibile da trovare da soli e, dopo aver chiesto a una decina di persone come raggiungerla, abbiamo la fortuna di incontrare un bambino che sentendoci domandare informazioni sulla ISIS ci fa segno di seguirlo e ci porta fin davanti all’ingresso. La SPA ci coccolerà per ben 3 ore, tra scrub, maschere, hammam, massaggi (il migliore mai fatto!), idromassaggio e tè alla menta per soli 445MAD a testa. Usciamo rigenerati dalla SPA pronti per la cena. Passando in mezzo alla piazza, ormai piena di chioschetti, veniamo facilmente convinti da un giovane cameriere con un’ottima parlantina italiana a fermarci al chiosco n.117. L’atmosfera è festosa e ci sediamo contenti tra canti e balli. Decidiamo di prendere una tajine di manzo e qualche spiedino di carne. Alla frase: “Magari ve ne porto anche con delle verdure!” annuiamo convinti. Arrivano otto piattini di cous cous, olive, melanzane e pomodorini. “Che bello!”, pensiamo, “anche questi ci offrono l’antipasto come il ristorante di stamattina!”. Arrivano anche la tajine e gli spiedini di carne con un solo spiedino di verdura. Eccole le verdure di cui ci parlavano prima, un po’ pochine però! Invece no. Le verdure saranno quelle pagate a caro prezzo nel conto, che ci viene presentato comprensivo di tutti gli otto piattini portatici. Paghiamo quindi 300MAD, il doppio rispetto a quanto preventivato, nonostante le proteste (qui mi becco il terzo “sei una donna cattiva” della giornata). Torniamo così al riad decisamente indispettiti, più per esserci fatti fregare in un modo così banale che per i soldi spesi, consapevoli però che ogni volta che si visita una località nuova c’è un dazio da pagare: il nostro è stato il chiosco n.117.
04 GENNAIO: ESSAOUIRA
Oggi andiamo in escursione a Essaouira, cittadina affacciata sull’Oceano Atlantico che dista quasi 200Km da Marrakech. Prenotiamo l’escursione tramite il nostro riad per 250MAD a testa, anche se in tutta la Medina si trovano negozi che la vendono per soli 200MAD. Decidiamo comunque di affidarci al riad pensando che i 50MAD di differenza siano dovuti a pullman più moderni che dovrebbero raggiungere la nostra meta più velocemente. Niente di più sbagliato: la partenza viene ritardata di un’ora e i limiti di velocità sono talmente rigidi che una Panda impiega gli stessi identici minuti di un Ferrari. Arriviamo a Essaouira verso l’una del pomeriggio, dopo esserci fermati per una breve sosta presso la Cooperativa Arganomade, gestita solo da donne che si dedicano a ricavare olio di Argan. Essaouira (anche conosciuta con l’antico nome di Mogador), è una piccola città fortificata dalla quale è possibile ammirare l’Oceano, sul quale si trova il suo piccolo porto. Ci fermiamo in uno dei chioschi vicino al porto, il n.22, per scegliere dell’ottimo pesce fresco che ci viene cucinato sul momento alla brace, mentre ci godiamo un po’ di sole pensando che manca ormai poco al rientro nella nostra gelida città. Passiamo il pomeriggio girovagando tra i vicoli della Medina dichiarata Patrimonio Unesco, piccola ma ben organizzata, salendo poi sul forte a picco sull’Atlantico, agitato dal vento. In attesa di ripartire, passiamo gli ultimi minuti seduti sulla spiaggia respirando l’odore del mare, che così tanto ci manca durante gli inverni torinesi. La cittadina è una tappa quasi obbligata se si va a Marrakech, si gira tranquillamente in una giornata e merita per la sua atmosfera sospesa nel tempo, anche se sempre più turistica. Sono ormai le 20:00 quando arriviamo a Marrakech. Stasera non vogliamo altre sorprese sgradite e decidiamo di tornare da Chez Chegrouni, dove paghiamo 173MAD per una grigliata mista, una tajine di verdure, l’immancabile tè alla menta e un piattino di dolci tipici, ricchi di pasta di mandorle e miele.
05 GENNAIO: IL GUELIZ DI MARRAKECH
È la nostra ultima giornata piena a Marrakech prima della partenza di domani. I programmi prevedono di visitare il Museo Dar Si Said e spostarsi nel tardo pomeriggio verso la zona nuova della città (il quartiere Gueliz) per poi fermarci per cena. Ma i piani vengono rapidamente stravolti. Dopo aver raggiunto (con meno difficoltà rispetto al previsto) il Dar Si Said, di cui abbiamo letto buone recensioni, paghiamo 10MAD a testa per l’ingresso prima di renderci conto che è visitabile esclusivamente il primo piano mentre il secondo si trova in restauro, nonostante nessun annuncio lo rendesse noto. Usciamo quindi dopo soli 5 minuti dal museo cercando di decidere cosa fare del resto della mattinata e ci troviamo di fronte a una stazione dei taxi. Scegliamo così di farci accompagnare per 60MAD ai Giardini Mayorelle, che non rientravano nel nostro itinerario iniziale in quanto non particolarmente appassionati di botanica. In realtà, i Mayorelle sono più di un semplice giardino botanico. Yves Saint Laurent e Pierre Bergé ne hanno fatto un vero e proprio simbolo di Marrakech, tanto da diventare l’attrazione turistica più visitata della città. Non per niente, siamo stati in coda per un’ora intera prima di poter entrare. Il prezzo varia in base a ciò che si intende vedere: noi optiamo per i giardini e il Museo Berbero, lasciando da parte il Museo Yves Saint Laurent, e paghiamo 100MAD a testa. I giardini sono un’oasi di pace, dove trovare un attimo di tranquillità e prendersi una pausa dal caos della Medina. Restiamo affascinati anche dal piccolo Museo Berbero, voluto proprio da Pierre Bergé per celebrarne la cultura. La minuscola collezione di abiti e armi passa in secondo piano rispetto alla magnifica sala dei gioielli, piccolissima ma che sembra enorme grazie a un bel gioco di specchi che vale la pena vedere. Raggiungiamo a piedi Avenue Mohammed VI, la via centrale del Gueliz, per fermarci a pranzare al Madison, un bel ristorante moderno dai prezzi modici. Di cous cous e tajine ne abbiamo già assaggiate abbastanza, quindi optiamo per un riso e una zuppa tipica chiamata Harira fatta con carne, legumi e spezie. Il Gueliz ci appare come un’altra città rispetto a quanto fin’ora visto di Marrakech: strade ampie e negozi alla moda si susseguono, incorniciati da palazzi rossi. Anche le persone qui sembrano diverse: se nella Medina abbiamo incontrato per la maggior parte donne che indossavano l’hijab e in alcuni casi il niqab, qui sono in poche quelle che indossano il velo e jeans e maglietta sono comunissimi. Continuiamo la nostra passeggiata per rientrare verso la Medina e in 20 minuti arriviamo alla Koutoubia, la moschea principale di Marrakech. L’ingresso è consentito solo a chi è di religione musulmana, perciò ci limitiamo a girarci intorno e a fermarci qualche minuto nei suoi bei giardini a respirare il profumo dei fiori d’arancio. Il resto della giornata non è purtroppo dei più felici: forse la zuppa mangiata o forse il caldo del sole contrapposto al freddo sentito nei posti all’ombra, hanno avuto un pessimo effetto provocandomi una brutta nausea che mi costringe a saltare la cena e a rintanarmi nel riad. Dato il cibo molto speziato e le condizioni igieniche non sempre ottimali, se volete andare a Marrakech ricordatevi di portarvi dietro una buona farmacia!
06 GENNAIO: RIENTRO IN ITALIA
Stamattina piove e le strade della Medina si sono trasformate in un campo minato di pozzanghere che biciclette e motorini fanno schizzare ovunque. Ci rechiamo quindi al souk, l’unico posto al coperto, per approfittarne per fare gli ultimi acquisti prima della partenza. Come per l’andata, chiediamo al nostro riad di organizzarci un taxi per arrivare in aeroporto, allo stesso prezzo di 150MAD. La cena saltata di ieri ci ha fatto sbagliare i conti del denaro necessario e ci ritroviamo quindi con ancora molti MAD che siamo costretti a cambiare nell’area check-in, in quanto all’interno non si trovano altri sportelli di cambio. Attenzione quindi a passare i controlli sicurezza con i MAD. Nel terminal sono invece spendibili tranquillamente gli euro, sia per gli acquisti sia per i ristoranti. Il controllo dei passaporti ci porta via parecchio tempo e ringraziamo di essere partiti con largo anticipo dal riad. Lasciamo così Marrakech, una città piena di vita, di suoni, di sapori e di tanta, tanta confusione, portandone un pezzettino anche in Italia: un po’ del nostro adorato tè alla menta viene con noi.