Giordania e Israele fai da te 2
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09 NOVEMBRE 2017: PARTENZA DA MALPENSA PER AMMAN
Ecco ci siamo: con il solito ampio anticipo (non si sa mai di trovare un imprevisto) arriviamo a Malpensa; il nostro volo Aegean Airlines per Amman con scalo ad Atene parte in orario alle 17.10 (costo per due persone euro 263 prenotato su eDreams). Sull’aereo ci servono la cena, buona cosi come pure il servizio. Ad Atene abbiamo lo scalo di circa 3 ore e alle 23:50 ci imbarchiamo per Amman dove arriviamo puntuali alle 2:05.
10 NOVEMBRE 2017: AMMAN E JERASH
Dopo le solite formalità di documenti e bagagli, ritiriamo la macchina in aeroporto da Thrifty (costo euro 235, km illimitati, con protezione completa per 8 gg, prenotata su Rentalcars.com), cambiamo 50 euro giusto avere qualche moneta locale e con l’aiuto della ormai collaudata applicazione Map.me cerchiamo il Faraseen Appartaments ( jod 28.80 circa 40 euro prenotato su Booking) che si trova a pochi km dall’aeroporto e che ci permettera’ di dormire qualche ora. Map.me è un’applicazione affidabile ma è precisa di “qualche metro”; quando arriviamo è tutto buio e non si capisce qual’è la casa giusta. Chiediamo ad un negozio chiuso dove si intravede una luce e per fortuna li c’è la persona che ci sta aspettando e ci porta alla vicinissima guest house.
La camera è grande e pulita con bagno e angolo cottura. Purtroppo io dormo pochissimo anche perché nonostante la pesante coperta di lana ho un po’ freddo; sarà stata la stanchezza ma proprio non ci viene in mente di accendere la pompa di calore del condizionatore 🙁
Dopo la colazione a base di cappuccino liofilizzato made in Giordania e biscotti made in Italy iniziamo il nostro giro direzione Jerash a circa 1 ora e mezza di distanza. Il traffico è intenso e caotico, ma niente a confronto di quanto ci aspetterà al nostro rientro in città. A Jerash si trova un grande sito archeologico romano, conservato molto bene. È un piacere passeggiare tra le strade e piazze e vedere i resti di antichi templi, chiese, bagni e colonnati. Veramente grandioso. Sul lastricato si vedono ancora i segni lasciati dalle ruote dei carri che per secoli hanno solcato questi lastricati. Ci rimaniamo circa 3 ore. Veniamo anche agganciati da un ragazzo giordano che si vuole proporre come guida, nonostante il nostro cortese rifiuto lui è altrettanto cortese e vuole a tutti i costi farci vedere il granaio, darci dei consigli su come scattare delle foto e ci offre anche un buonissimo the. All’inizio dell’incontro per allontanarlo gli avevamo detto che non avevamo soldi locali e quindi non abbiamo voluto smentirci, ma alla fine gli avremmo dato volentieri qualcosa.
Nel pomeriggio facciamo ritorno ad Amman e questa volta ci dirigiamo verso il centro della città dove abbiamo prenotato una notte al Boutique Hotel Amman (booking Jod 16, circa 25 euro con prima colazione). Sapevamo che il traffico in città fosse caotico, ma non eravamo preparati a macchine che ti tagliano la strada, persone che attraversano senza guardare e anzi buttandosi quasi sotto la tua macchina. Veramente allucinante. A fatica raggiungiamo il nostro hotel e abbiamo il problema del parcheggio. Il proprietario ci propone di consegnare macchina e chiavi ad un posteggiatore che gestisce un piccolo parcheggio dietro la nostra pensione al momento tutto pieno e al quale si accede passando da una via strettissima. Maurizio non si fida ma io capisco che proprio non abbiamo alternative e pensare di ributtarci in strada con quel traffico folle mi sembra una soluzione ancora più pericolosa ed allora consegniamo, non senza qualche timore, chiavi e macchina al parcheggiatore.
La voglia di iniziare a girare a piedi per la città è tale che depositiamo le valigie e facciamo subito un giro visto che sta per imbrunire. Vediamo il teatro romano, ben conservato e illuminato. È venerdì sera, il giorno di festa dei mussulmani, e c’è in giro tanta gente. Poi cerchiamo il ristorante che ci siamo fatti consigliare dall’albergo, gli abbiamo chiesto un posto con cucina locale: il Gerusalemme restaurant o Al-Quds. Si rivela un’ottima scelta, ristorante locale con piatti tipici frequentato da gente del posto e da pochi turisti che come noi privilegiano i posti tradizionali non per turisti. Io ordino il mansaf il piatto giordano per eccellenza: agnello con riso, mandorle e salsa di yogurt: una vera delizia, Maurizio un piatto simile ma senza riso. I piatti sono buonissimi e le porzioni enormi. Il tutto servito da pane arabo, olive e peperoni in salamoia. Ovviamente no vino o birra. In vetrina ci sono anche dei dolci molto invitanti; tra l’altro sappiamo che i dolci giordani sono molto buoni, quindi scelgo dei dolcetti che mi faccio incartare perché proprio non ce la faccio a mangiare di più. Costo della cena jod 14 circa 18 euro!
Breve giro tra i numerosi negozi; prima di andare in camera andiamo a vedere la nostra macchina che si trova parcheggiata in fondo in ultima fila e davanti ci sono due file di macchine allineate: ci chiediamo come abbiano fatto a parcheggiarla in quel modo, come se l’avessero calata dall’alto. Comunque ci tranquillizziamo e torniamo in albergo: doccia e nanna. Questa volta azioniamo l’aria calda del condizionatore e si sta bene. È stata proprio una bella giornata.
11 NOVEMBRE 2017: AMMAN-LA CITTADELLA – MOSCHEA BLU – MAR MORTO
È Dopo colazione a base di pane e marmellata, olive, falafel e humus, prendiamo la macchina che troviamo intatta e inspiegabilmente da sola nel parcheggio (il caos di macchine della sera prima dove sono andate??!?) paghiamo e ringraziamo il gentilissimo parcheggiatore che non sa una parola di inglese ma si vede che vuole relazionarsi con noi e aiutarci e ci dirigiamo verso la Cittadella. In linea d’aria sono pochi km e a piedi ci si impiega circa 25 minuti in salita, ma noi preferiamo prendere subito la macchina per fare prima. Purtroppo il navigatore ci indirizza verso una strada dove in realta’ non si può girare e facciamo un giro pazzesco perché Map.me ci porta sempre lì. Quindi dopo aver percorso una stradina in contromano e fatto un’inversione non consentita arriviamo finalmente a destinazione: nostro malgrado ci siamo adeguati alla guida locale.
La cittadella si rivela un altro spettacolare sito archeologico romano, situato in cima al colle più alto tra i 7 su cui si sviluppa Amman, a circa 850 metri d’altitudine. È più piccolo rispetto a Jerash ma altrettanto ben conservato e gode di una posizione veramente spettacolare. Tra gli edifici di spicco ci ha impressionato il Tempio di Ercole e Il Palazzo degli Omayyadi. Anche qui, come a Jearash e in quasi tutti i prossimi siti turistici, entriamo utilizzando il Jordan Pass che abbiamo acquistato dall”Italia su internet e che comprende le tasse di ingresso in Giordania e numerose entrate ai maggiori siti turistici tra cui Petra. Noi abbiamo acquistato quello che prevede l’entrata a Petra di due gg (anche se poi ci staremo un solo giorno) al costo di Jod 75 (euro 94 per persona) che è risultato essere molto conveniente; basti pensare che il solo visto per la Giordania costa Jod 40 e l’ingresso di un gg a Petra costa 50 Jod.
Usciti dalla cittadella ci dirigiamo verso l’unica moschea di Amman che si può visitare: la Moschea Blu. L’entrata è a pagamento ( 2 jod cad) e nonostante abbia pantaloni lunghi, braccia coperte e velo in testa mi danno una lunga tunica nera con un grande cappuccio. La moschea è dedicata a Re Abdullah il nonno dell’attuale re Hussein. È caratterizzata da una cupola blu grandissima bordata da linee in oro che simboleggiano i raggi del sole. L’interno è un po’ deludente perché spartano; inoltre automaticamente il ricordo va alla grande Moschea di Moscate in Oman, vista l’anno scorso che non è nemmeno confrontabile. Nel negozio di souvenir antistante la moschea incontriamo una ragazza italiana che ci offre il solito the di benvenuto e che cerca di venderci qualcosa. Noi molto abilmente glissiamo e ci dirigiamo verso la nostra prossima tappa: il Mar Morto.
Il tragitto dura poco più di un’ora (60 km) e alle 12.15 arriviamo al Dead Sea Spa Hotel, un albergo decisamente superiore ai nostri standard che abbiamo deciso di prenotare in quanto abbiamo trovato un’ottima offerta su Agoda: 1 notte con prima colazione a buffet euro 63. Inoltre la struttura oltre ad avere piscine, anche per nuotare, particolare di non poco rilievo per Maurizio, è dotata di spiaggia privata sul Mar Morto e quindi non abbiamo nemmeno la necessità di pagare il costoso ingresso in una delle spiagge pubbliche del posto.
Il resort 4 stelle è molto bello, essendo arrivati presto la camera non è ancora pronta ma possiamo accedere alle strutture di piscine all’aperto e alla spiaggia. Per accedere alla spiaggia dalle piscine bisogna camminare per almeno 5 minuti in discesa. Il Mar Morto si trova a 400 metri di profondità sotto il livello del mare e ogni anno il mare si ritira di qualche metro. Impressionante il cartello posto a circa metà del percorso che indica dove arrivava il mare nel 2000: in soli 17 anni si è ritirato di parecchi metri. Un po’ titubanti entriamo in acqua per provare il famoso galleggiamento e ci divertiamo a galleggiare insieme ai pochi altri turisti. È impressionante: appena alzi il piede da terra l’acqua lo spinge a filo d’acqua e ti ritrovi a galleggiare. C’è anche una pozza di fango e io ne approfitto per spalmarmelo su tutto il corpo facendo una sorta di spa casalinga. Proviamo anche a passeggiare lungo la spiaggia ma il bagnino a distanza ci fischia e ci fa tornare nel recinto della spiaggia del resort.
Torniamo alle piscine e ci divertiamo a fare alcune scivolate agli scivoli e facciamo in tempo a fotografare un bellissimo tramonto dalla terrazza.
Quando prendiamo possesso della camera un’altra bella sorpresa: la camera è bellissima e grande quanto tutto l’appartamento di Maurizio di Milano. Il bagno in marmo è dotato di vasca con doccia e c’è anche un balcone con due poltrone e tavolino vista giardino e piscina. Ci diciamo, ridendo, di non abituarci troppo a questo lusso e che dal giorno dopo si riprende a stare nelle pensioncine a cui siamo abituati.
Per cena vorremmo fare un giro fuori dal resort, ci proviamo a piedi ma non troviamo nulla, quindi rientriamo e ceniamo alla carta al ristorante della struttura con musica dal vivo. Maurizio ordina una grigliata mista beduina e io un pollo ripieno con spinaci e verdure grigliate. Il costo è più vicino ai prezzi europei ma con circa 35 euro ce la caviamo e mangiamo bene.
Dopo cena assistiamo ad un ballo beduino con una danzatrice del ventre che fa entusiasmare il tavolo di giordani vicino al nostro che partecipa con incitamenti e canti corali
12 NOVEMBRE 2017: MAR MORTO – BETANIA – MADABA
La mattina ci aspetta una mega colazione a buffet dove c’è tutto e di più. Io inizio con piatti salati della cucina locale (buonissime le numerose salse a base di puree di ceci e tahina e i formaggi di capra) e poi passo ai tanti dolci, dove necessariamente devo fare una scelta. Così satolla non me la sento di immergermi in piscina anche se già di prima mattina fa molto caldo. Maurizio, come sempre molto più parco nel mangiare, ne approfitta per fare le sue 60 vasche di nuoto e poi ci mettiamo in macchina destinazione Betania che dista a soli 30 minuti dal resort, circa 25 km.
Per arrivare al punto del Giordano dove Gesù fu battezzato da Giovanni Battista bisogna lasciare la macchina al parcheggio del visitor center e prendere un pulmino con guida che ti porta al sito vero e proprio ( biglietto jod 12/euro 15). Qui inizia il tour a piedi di circa un’ora dove si vede il punto esatto dove avvenne il battesimo che si trova ai confini con Israele. Tutto intorno c’è il deserto, un gran caldo umido ed è pieno di fastidiose mosche. La visita prosegue fino alla chiesa ortodossa dedicata a San Giovanni Battista che sorge proprio di fronte al fiume Giordano. In questo punto la sponda israeliana è vicinissima e qui ci si può bagnare con l’acqua del fiume Giordano anche se non è molto invitante. In questo punto il Giordano si trova a circa 350 metri sotto il livello del mare.
Riprendiamo la nostra macchina e attraversiamo il Monte Nebo, una cresta montuosa alta oltre 800 metri slm da dove si gode un panorama spettacolare della Terra Santa e della Valle del Giordano. La vista è bellissima cosi come la strada che si percorre. Secondo la Bibbia il Monte Nebo è quello sul quale il profeta ebraico Mosè ebbe la visione della Terra Promessa e secondo la tradizione Mosè fu sepolto su questa montagna. Ci fermiamo al Memoriale di Mosè ma non abbiamo interesse a visitarlo e allora proseguiamo in direzione Madaba, chiamata anche la città dei mosaici.
In città troviamo il solito caos e traffico, anche se non paragonabile a quello di Amman. Facciamo un giro per il centro visitando i numerosi edifici e chiese dove si trovano molti mosaici realizzati tra i V e il VII secolo. Il mosaico più noto e importante e quello situato nella Chiesa greco-ortodossa di San Giorgio che rappresenta la mappa della Terra Santa con le iscrizioni dei luoghi.
Arriviamo al nostro hotel il Madaba Hotel situato in posizione molto centrale (Booking Jod 16,20 circa 21 euro con prima colazione), solita sistemazione camera con bagno senza troppe pretese ma comoda, funzionale e pulita. Al piano superiore c’è una grande sala a disposizione con tv e cucina dove la proprietaria ci offre un buonissimo the alla salvia. Inizialmente abbiamo qualche problema con la Wifi ma poi riusciamo a connetterci senza più problemi. Per cena facciamo un giro nei dintorni e troviamo un localino dal di fuori un po’ anonimo ma dentro molto caratteristico e tipico. Inspiegabilmente qui è possibile ordinare la birra e per cena Maurizio prende falafell con humus e io carne con patatine e verdure. Dopo cena proviamo a fumare il narghilè alla menta. Anche qui i prezzi sono molto contenuti: in totale narghilè compreso spendiamo 17 Jod circa 22 euro. Siamo molto soddisfatti della cena e quando usciamo fa molto freddo quindi torniamo subito in albergo per una bella dormita.
13 NOVEMBRE 2017: CASTELLI CROCIATI AL KARAK E SHOBAK – PETRA
Dopo una colazione a base di pane e marmellata, formaggio e uova, pane arabo con olio e timo, the e caffè ci rimettiamo in macchina e percorriamo la Strada dei Re che unisce Amman a Petra e raggiunge i due famosi castelli dei crociati a Al Karak e Shobak. È il percorso più lungo che faremo con la nostra macchina dato che Al Karak dista da Madaba 116 km, circa 2 h di tempo, e da Al Karak a Shobak ci vogliono oltre 2 h per percorrere i 130 km. Da Shobak a Petra circa tre quarti d’ora per percorrere 30 km.
La strada è molto bella in quanto si attraversano delle montagne desertiche spettacolari; ogni tanto si vedono le tende dei beduini che vivono accampati nel deserto.
Il castello di Al Karak è un grande castello crociato risalente al 1100-1200. Le rovine sono discretamente conservate e si può fare un bel percorso all’interno del sito.
Il castello di Shobak è più piccolo ma più caratteristico e panoramico. Bella l’immagine del castello in lontananza e belli i panorami che si vedono dall’alto delle sue mura. Lasciamo Shobak che sta iniziando a imbrunire e c’è un’atmosfera quasi magica. Lungo il percorso tra i due castelli ci fermiamo a comprare una bottiglia d’acqua in un negozietto che vende di tutto e accanto c’è una piccola caffetteria: Maurizio prende un caffè al cardamomo ed il negoziante incomincia a parlare e a chiederci di dove siamo, dove andiamo, se ci piace la Giordania… alla nostra risposta che siamo italiani, ci dà un caldo “Welcome Italia !” e ci omaggia di due bicchieri sigillati di acqua fresca e di due cioccolatini. Con sorpresa il costo del caffè è di soli 0.50 jod. Lo lasciamo quasi commossi da tanta onestà e calorosa accoglienza.
Dopo il tramonto arriviamo a Petra. Prima di arrivare al nostro hotel siamo un po’ scettici su che cosa troveremo: sempre su booking.com abbiamo prenotato per due notti con prima colazione al Al Anbat Midtown Hotel al prezzo totale di Jod 25 circa 31 euro fidandoci delle ottime recensioni, ma ora abbiamo qualche dubbio su cosa troveremo e siamo preparati al peggio. Alla reception abbiamo una buona impressione, ambiente ampio e la solita cortesia dei Giordani e la camera è una delle più grandi e luminose che abbiamo avuto in Giordania. Camera e bagno perfettamente puliti. Tv e condizionatore caldo/freddo. Unica pecca la doccia che allaga mezzo bagno ma che risolviamo con un abile gioco di asciugamani per terra. Che pretendere di più per un costo cosi basso? Soddisfatti usciamo per cena: Wadi Musa il paese vicino a Petra dove ci troviamo è un agglomerato di negozi, alberghi e ristoranti a supporto di Petra. I ristoranti sono per turisti con buttadentro e prezzi occidentali. Scegliamo un ristorante arabo frequentato anche da locali e ci facciamo portare un piatto di shawarma, la classica pietanza di carne mediorientale simile al kebab e lo shish taouk un piatto libanese a base di pollo marinato servito con falafel, humus, crema all’aglio, ceci, verdure e patatine. Entrambi buonissimi; i piatti sono cosi abbondanti che nonostante avessimo fame non riusciamo a mangiare tutto e ci facciamo fare un pacchettino da portare via. Costo della cena: 15 jod (19 euro). Il paese offre poco, facciamo un piccolo giro per digerire, un venditore di dolci ci fa assaggiare un suo dolce: è straordinario ma siamo troppo pieni e ci promettiamo di tornare la sera successiva.
14 NOVEMBRE 2017: PETRA
Oggi giornata dedicata a Petra. Sveglia alle 5:15, si può fare la colazione dalle 6 e dobbiamo aspettare 10 minuti che si apra il buffet. Anche la colazione è una sorpresa: a parte la colazione del resort 4 stelle questo è il buffet più ricco che abbiamo trovato: uova, olive, humus, salame, formaggi, yogurt, cereali, marmellate, miele, vari muesli, succo d’arancia, frutta e molto altro. Ci chiediamo come sia possibile avendo pagato cosi poco la camera.
Ci rifocilliamo per bene e nonostante sbagliamo strada (il navigatore ci da indicazioni per la Piccola Petra anziché per Petra) alle 7 entriamo nel sito (Petra dista dal Wadi Musa poco più di un km). Petra, la città rosa, si trova in un bacino tra le montagne del Wadi Araba ed è una città interamente scolpita nella roccia, capitale dei Natabei, una popolazione araba di commercianti che l’abbandono’ verso il VIII secolo. È considerata una delle sette meraviglie del mondo. Siamo emozionati, a quest’ora c’è poca gente e dopo aver oltrepassato le case el Djinn, le case dello Spirito, monumenti funerari, percorriamo il lungo sik quasi da soli. Il sik è un lungo corridoio scavato naturalmente nella roccia lungo circa 1 km; è molto caratteristico e in alcuni punti è molto stretto. Lungo il sik si possono vedere le canalizzazioni scavate nella roccia per l’approvvigionamento dell’acqua. Alla fine del Sik ci troviamo improvvisamente di fronte al palazzo del Tesoro un edificio con la facciata scolpita nella roccia di una bellezza grandiosa. Proseguiamo lungo il percorso approfittando dei pochi turisti che ci sono e visitiamo la sacra sala, la strada delle facciate, l’altura del sacrificio, il teatro, la strada colonnata e la porta di Traiano.
Abbiamo come obiettivo il Monastero, che è il monumento per eccellenza di Petra ma che sappiamo essere sopra una collina e bisogna percorrere 800 gradini per raggiungerlo e siamo un po’ indecisi su cosa fare. Quindi quando un beduino ci propone di raggiungere il Monastero a dorso di donkey io, nonostante la mia proverbiale paura di salire sugli animali, convinco Maurizio ad accettare. Concordiamo 10 jod per arrivare in cima per poi scendere da soli. Appena salita sul dorso dell’asino mi prende una paura pazzesca: sono nota per essere una grande fifona e mi faccio giurare dal ragazzo che ci accompagna che mi starà sempre accanto e così iniziamo il percorso. Ai primi consumati gradini scolpiti nella roccia penso di morire: mi vedo già ruzzolare per la montagna ma poi mi rilasso e quando siamo arrivati mi dispiace scendere dal dorso del mulo. Gli ultimi 300 metri li facciamo a piedi e questo mi fa convincere ancora di più dell’ottima scelta del donkye. Arriviamo al Monastero freschi e riposati e ci possiamo godere della bellissima vista di questo spettacolare monumento: è simile al Tesoro ma molto più grande. Ci sediamo ai tavolini del posto di ristoro situato in posizione strategica proprio di fronte e sorseggiamo una fresca spremuta di melograno mentre aspettiamo che il sole arrivi completamente alla facciata del Monastero per fare le foto migliori. Facciamo anche una passeggiata ancora più in alto per vedere il monumento dall’alto.
Il ritorno è tutto in discesa e possiamo godere dei bei panorami che a dorso di mulo abbiamo visto in modo distratto. Lungo il percorso ci sono le bancarelle di donne beduine che vendono souvenir e io acquisto calamite e un bracciale in argento beduino. Ora c’è molta più gente rispetto al mattino e c’è un via vai di cammelli, cavalli e muli che vengono proposti per percorrere i lunghi tragitti del sito. Fa anche molto caldo e cominciamo ad essere stanchi ma ci rimangono da vedere le spettacolari tombe reali che occupano tutto un lato della montagna e che ora sono completamente al sole. Anche qui rimaniamo estasiati dalla bellezza e dalla maestria nello scolpire simili opere soprattutto se si pensa che sono state realizzate tra il II secolo a.c. e il II secolo d.c.
Facciamo la strada a ritroso per tornare al Tesoro e ammiriamo i monumenti visti al mattino presto con un’altra luce: ora i colori della montagna sono completamente diversi rispetto al mattino. Sono solo le 15 ma siamo stanchi morti, ripercorriamo il sik con un po’ di dispiacere perché non vorremmo andarcene ma oggettivamente abbiamo visto tutto e siamo stanchi e accaldati.
Ci riposiamo in albergo e dopo una doccia siamo pronti per la cena. Prima pero’ ci fermiamo in un negozio che vende narghilè e con molta fatica, dovuta alla difficolta’ di farci capire, acquistiamo un narghilè e ci facciamo spiegare come funziona. Ci aiuta a fare da interprete un ragazzo del posto che ci spiega il funzionamento e ci aiuta a scegliere la shisha giusta. Finalmente capiamo che la fragranza che ci piace è Apple che i Giordani pronunciano “abel” e che quindi non riuscivamo a capire cosa fosse. Ci prendono in simpatia e oltre a farci provare il narghilè ci offrono una tazza di the con salvia. Costo del narghilè Jod 20 + 5 di miscela di tabacco.
Contenti del nostro acquisto ci rechiamo al ristorante arabo della sera precedente, il proprietario ci riconosce e ci saluta calorosamente. Io prendo agnello con humus e verdure e Maurizio pollo speziato con verdure. Entrambi buonissimi e abbondanti. Costo 15 jod.
15 NOVEMBRE 2017: WADI RUM
Questa volta la sveglia è alle 7:30 e dopo una mega colazione ci dirigiamo verso il deserto del Wadi Rum che dista poco più di 100 km, tempo di percorrenza un’ora e tre quarti. Attraverso booking.com abbiamo prenotato una notte al Salman Zwaidh Camp (notte in tenda beduina con cena e colazione jod 36 circa 45 euro). Al centro visitatori ci attende un ragazzino che ci dice che ha 17 anni e che a bordo della jeep ci porta al campo. Il tratto di deserto che attraversiamo a bordo del pick up è spettacolare: il deserto è montuoso e offre viste e panorami stupendi. Arriviamo al campo: le tende sono disposte a mezzaluna, ci sono i bagni con docce in comune e un’area all’aperto, ma a ridosso della montagna, con tavolini e panche alla beduina dove ci offrono il classico the alla salvia bollente e dove ceneremo e faremo colazione. La tenda è essenziale con al centro il grande letto matrimoniale e un tavolino. Ci viene spontaneo fare il paragone con il campo del Washiba Sands in Oman che abbiamo visto l’anno precedente che era più lussuoso con bagno privato e altre comodità (e anche decisamente più costoso) ma questo è lo standard giordano e ci va benissimo. L’unico problema è che abbiamo lasciato gli asciugamani nella valigia che abbiamo lasciato in macchina e non ci sono asciugamani nella tenda quindi chiediamo un solo asciugamano ma ci viene risposto gentilmente che il campo non è un albergo a tre stelle!!! Ci arrangeremo lavandoci a pezzi e asciugandoci con delle magliette: questo è il vero spirito del campeggiatore e per un giorno si può fare.
Decidiamo di fare un tour di due ore a bordo del pick up guidato dal nostro giovane autista che ci porta a vedere dune di sabbia, formazioni rocciose, incisioni rupestri nabatee risalenti al IV secolo a.c., scorci di deserto spettacolari e l’area dove sono state girate numerose scene di film tra cui Lawerce D’Arabia dove ci offrono il solito classico the alla salvia. Tornati al campo decidiamo di fare un giro a piedi e di attendere il tramonto sopra alcune dune di sabbia non troppo distanti dal campo.
Al nostro rientro è quasi ora di cena, prevista alle 18 (oramai siamo abituati a cenare presto) e conosciamo gli altri ospiti del campo: c’è una coppia di giovani portoghesi che hanno circa 26 anni, sono molto simpatici e parlano molto bene l’inglese e capiscono l’italiano. Poi c’è una coppia lei svedese, lui di Londra, che vivono in Svezia anche loro molto cordiali e disponibili a chiacchierare e confrontarci con le diverse esperienze di viaggio. Tra l’altro scopriamo che eravamo a Petra lo stesso giorno e abbiamo dormito le due notti nello stesso albergo (stessa meraviglia per quanto poco costasse e per l’ottimo servizio). Infine c’è una coppia di sposini lui di nome Ibraim dell’Arabia Saudita, lei giordana in viaggio di nozze. Anche lui parla molto bene in inglese che ci spiega usa per lavoro in quanto lavora con persone di diverse nazionalita’ e parlano tutti in inglese. La sposina invece non parla una parola in inglese. Lui è molto loquace e ci racconta del suo popolo, della sua famiglia e delle loro tradizioni e soprattutto dell’importanza dell’Islam nella loro vita. Mi meraviglia che per un ragazzo di 28 anni la religione sia cosi importante e faccia parte della sua vita quotidiana. È molto interessante e la serata prosegue con una cena beduina base di riso con pollo e verdure.
Dopo cena saliamo tutti sul pick up e andiamo a fare un falo’ sulle dune di sabbia. Beviamo ancora the per scaldarci anche se non fa poi cosi freddo. Il ritorno al campo lo facciamo a piedi. Prima di tornare alle nostre tende per dormire trascorriamo ancora un’oretta a chiacchierare davanti al fuoco bevendo the caldo e mangiando frutta secca offerta da Ibraim. Nella tenda, lontano dal fuoco, fa freddo ma sotto due pesanti coperte di lana si sta bene e dormiamo sereni.
16 NOVEMBRE 2017: AQABA – MAR ROSSO
Colazione alle 8 davanti al fuoco, fa freddo ma noi siamo ben coperti. La colazione beduina comprende frittata, fagioli con pomodoro, humus, formaggio, marmellata di fichi e un buonissimo dolce a base di mandorle e pistacchio. Ovviamente il tutto accompagnato dal solito the alla salvia che ci viene prontamente servito appena il bicchiere è mezzo vuoto. Dopo le ultime chiacchiere in compagnia salutiamo e ringraziamo Salman il proprietario e ci facciamo accompagnare al centro visitatori con il pick up. In poco più di un’ora (75 km) arriviamo ad Aqaba, sul Mar Rosso. Per prima cosa raggiungiamo la spiaggia pubblica ma ci rendiamo conto che non va bene perché è frequentata dai locali e le donne sono completamente vestite: impossibile per me mettermi in costume. Percorriamo quindi una decina di km verso sud e troviamo delle immense spiagge completamente deserte. Ci fermiamo e facciamo qualche ora di spiaggia in completo relax. Siamo solo noi quindi posso mettermi tranquillamente in costume. È una bella giornata di sole ma oggi c’è tanto vento e si sta bene. Facciamo il bagno; di fronte a noi c’è una bellissima barriera corallina e tanti pesci colorati. Noi abbiamo maschera e boccaglio per cui ne approfittiamo per fare un po’ di snorkelling. Peccato per il vento: quando usciamo dall’acqua fa freddo ma ci riscaldiamo asciugandoci al sole. Sopra le nostre teste ogni tanto passano a bassa quota aerei militari che fanno delle esercitazioni. Fanno un po’ impressione con il loro rombo soprattutto in un luogo di pace come la spiaggia ma non ci dobbiamo dimenticare dove siamo e che ci troviamo ai confini con Israele.
Dopo qualche ora di assoluto relax, mai disturbati da nessuno, torniamo in città e raggiungiamo il nostro hotel l’ Amer 1 Hotel (booking jod 25, circa 32 euro no colazione). L’accoglienza è come al solito molto cordiale, il proprietario dopo averci fatto vedere la camera ci invita a salire sulla terrazza e ci fa portare caffÈ al cardamomo che gusteremo davanti ad uno splendido tramonto sulla città e sul mare. Di fronte all’albergo si trova la moschea della città e ne approfittiamo per visitarla. Io devo indossare una colorata tunica con cappuccio e come sempre entriamo scalzi. Piccola ma graziosa.
Prima delle 20 consegniamo la macchina al noleggio che si trova nelle vicinanze e facciamo un giro per i numerosi negozi che si trovano vicino al nostro hotel. È il giovedì sera che precede la giornata di festa musulmana di venerdì e in giro c’è tanta gente e aria di festa. Io acquisto delle saponette del mar morto da portare a casa come souvenir e poi ci rechiamo al ristorante consigliato dal nostro albergatore. Ceniamo su una terrazza panoramica: io prendo una grigliata mista di carne e Maurizio sceglie quasi a caso un buonissimo piatto a base di carne, patate e crema di latte. Spettacolare! Il tutto servito con il solito pane arabo, verdura, olive e salsine varie. Mangiamo molto bene e il costo come sempre è molto contenuto ( jod 10,50). Al ristorante incontriamo con sorpresa i ragazzi portoghesi che hanno scelto il ristorante in base alle recensioni della loro guida. Ultimo giro per negozi e poi torniamo in albergo dove il gentilissimo proprietario ci offre l’ennesimo caffè al cardamomo che però rifiutiamo.
17 NOVEMBRE 2017: ISRAELE – GERUSALEMME
Oggi attraversiamo il confine ed entriamo in Israele: abbiamo studiato e pianificato tutto il tragitto visto che non abbiamo la macchina (le macchine noleggiate in Giordania non possono attraversare il confine) e dobbiamo spostarci con taxi e mezzi pubblici. Per prima cosa prendiamo un taxi che ci porta al confine. Ci siamo informati dei costi e sappiamo che il prezzo giusto è 5 jod così mercanteggiamo col tassista che alla fine accetta di portarci per quella cifra. Percorriamo a piedi poche decine di metri per arrivare alla barriera israeliana dove una gentile ma decisa signorina ci fa attendere insieme ad altri turisti. Le formalità sono più celeri del previsto. Qualche domanda su perché stiamo andando in Israele e su di noi e non c’è nemmeno bisogno di dire di non mettere il visto sul passaporto perché ce lo consegnano spontaneamente su di un foglio a parte. Il solito controllo documenti e bagagli al metal detector e siamo gia’ in terra israeliana.
Appena usciti dalla barriera cerchiamo l’autobus che ci porta alla fermata dei pullman ad Eillat ma è tutto deserto e troviamo solo un tassista che in modo un po’ scorbutico e senza ammettere discussioni ci propone di portarci alla stazione dei pullman per 15 euro. Capiamo che è un mezzo furto ma non abbiamo alternativa e accettiamo. Il percorso è breve ed in effetti abbiamo la conferma che è stato un mezzo furto. In ogni caso prendiamo al volo il pullman della Egged per Gerusalemme che scopriamo parte circa ogni ora ed è proprio in partenza. La nostra carta di credito come spesso accade non viene accettata, per fortuna ho una visa prepagata portata per le emergenze e con questa paghiamo i biglietti per Gerusalemme (costo 70 Nis ciascuno circa 17,5 euro a testa), molto poco considerando che sono circa 4 ore di viaggio. Il viaggio è comodo e a circa meta’ facciamo una tappa: prendiamo un caffè e un dolcetto e ci rendiamo subito conto della differenza di prezzi con la Giordania, addirittura sono più cari rispetto all’Italia.
Il pullman a Gerusalemme si ferma in un punto diverso da quello che ci aspettavamo e pensavamo essere vicini al nostro albergo. Siamo impreparati e dato che non riusciamo a capire quale mezzo pubblico prendere prendiamo un taxi, consapevoli di subire la seconda fregatura taxi della giornata. Lo scorbutico e irremovibile tassista ci chiede 80 nis (circa 20 euro) per un tragitto che, nonostante il traffico, risulta essere di circa 15 minuti, ma almeno arriviamo presto all’albergo e abbiamo tutto il pomeriggio a nostra disposizione. È venerdì pomeriggio e tra poco inizia il Shabbat ebraico: per le strade si vedono famiglie ebree con l’abito della festa. Alcuni uomini hanno dei grossi e pelosi cappelli a forma di grosso cilindro. Ci meravigliamo di quanti figli abbia ogni famiglia.
L’albergo è il Rivoli Hotel che abbiamo prenotato per 4 notti con colazione al costo di euro 61 per notte, prezzaccio pagato subito senza possibilità di disdetta su Agoda. L’albergo si trova di fronte alla porta di Erode, distante 10 minuti a piedi dalla più famosa porta di Damasco; è gestito da efficienti arabi; la nostra stanza molto grande (ci sono tre letti ) è confortevole e comoda; come sempre tv e aria condizionata caldo freddo.
Siamo pronti per un giro alla città vecchia e facciamo subito il percorso della Via Dolorosa con le sue 14 stazioni. Alcune di queste non è facile trovarle anche perché il percorso non è lineare e le stazioni non sono sempre ben indicate ma con l’aiuto della Lonely Planet e del satellitare le troviamo tutte. Vediamo la chiesa di Sant’Anna e un’altra chiesa dove ci fa entrare una suora polacca che parla molto bene l’italiano. Visitiamo anche la Basilica del Santo Sepolcro, la chiesa cristiana costruita sul luogo dove avvenne la crocifissione, l’unzione, la sepoltura e la resurrezione di Gesu’. Qui si trovano le ultime stazioni della Via Dolorosa e il sepolcro scavato nella roccia dove il Vangelo riferisce che Gesù fu sepolto. Visitiamo tutta la basilica ad eccezione del Santo Sepolcro perché c’è una lunghissima fila e ci proponiamo di tornarci un altro giorno.
Quando finiamo il percorso è oramai buio; decidiamo di cenare fuori dalla città vecchia che ci sembra troppo turistica e cara con quei ristoranti da turisti e i suoi “buttadentro”. Usciamo dalla porta di Damasco e troviamo un ristorantino arabo con tavolini all’aperto. Ordiniamo due differenti piatti di shawarma che ci vendono serviti con un infinita’ di salse a base di puree di ceci, fave e fagioli e di altre verdure leggermente piccanti. Mangiamo di gusto e torniamo in albergo soddisfatti.
18 NOVEMBRE 2017: BETLEMME – CISGIORDANIA
La giornata di oggi è dedicata a Betlemme. Dalla porta di Damasco prendiamo l’autobus palestinese che ci porta in città. Il tragitto dura poco più di mezzora, senza controlli. Scesi dal pullman accettiamo la guida di un tassista che dopo un’estenuante trattativa concorda di portarci in quel tratto di muro costruito da Israele che circonda Betlemme dove sono dipinti vari murales e poi nel centro della città. Lui ci propone insistentemente giri più ampi ma noi siamo fermi nei nostri intenti. Le mura si dimostrano essere nemmeno troppo lontane da dove ci troviamo; percorriamo il tratto a piedi facendo varie foto ai graffiti che sono un segno di protesta pacifica dei palestinesi per la loro condizione: alcuni di questi sono opera del famosissimo Bansky ed infatti ci sono molti negozietti con souvenirs delle sue opere: io faccio alcuni acquisti per i ragazzi.
Nonostante le insistenze del tassista, che vorrebbe farci fare altri giri sul suo taxi, ci facciamo lasciare nel centro città e come compromesso acconsentiamo di farci accompagnare in un negozio di souvenir di un suo parente. Ci segue fino dentro al negozio e siamo costretti ad entrare: in effetti il negozio è molto bello: tutti gli oggetti in legno sono fatti artigianalmente nell’attigua bottega di falegnameria. Anche i prezzi sembrano essere molto convenienti (il negoziante ci dice che applica il 50 % di sconto) e anche se non era nostra intenzione facciamo qualche acquisto. Alla cassa però troviamo la sorpresa: i prezzi esposti non sono in Nis Nuovi Shekel Israeliani, ma in dollari per cui il rapporto è di quasi 4 a 1 e considerando che il negoziante applicava lo sconto del 50% i prezzi risultano il doppio di quanto pensavamo. All’inizio ci riteniamo un po’ presi in giro ma in realtà è solo colpa nostra che non abbiamo visto il segno del $ e soprattutto non abbiamo considerato che non siamo in Israele. Qualche settimana dopo dalla tv di casa vedremo lo stesso negoziante intervistato da un giornalista di canale 5 che parla della diminuzione dei turisti a causa dei disordini provocati dalla decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele: che coincidenza, tra i tanti negozi di Betlemme è stato intervistato proprio il negoziante dove abbiamo fatto i nostri acquisti.
Facciamo un giro per la città e visitiamo la Basilica della Natività costruita sul luogo dove è nato Gesù. È costruita dalla combinazione di due chiese e da una cripta, la grotta della natività, che è il luogo preciso in cui Gesù sarebbe nato. Per entrare nella cripta c’è una lunga e disordinata fila; per evitarla ci propongono una guida che ha l’accesso diretto tramite un’altra fila molto più breve, ma è troppo costoso e onestamente ci sembra un furto legalizzato per cui facciamo la nostra ora e mezza di fila per entrare nella cripta. Appena riesco a vedere dove si deve passare per entrare nella cripta io ho un piccolo attacco di panico: l’imboccatura è molto stretta e bassa e c’è tanta gente, non penso di farcela e voglio andare via. Un signore di Livorno che sta facendo la fila con noi e che è un infermiere in pensione capisce il mio panico e mi convince che ce la posso fare ma in realtà mi convinco solo dopo aver visto che ti fanno passare uno per volta e che il passaggio non è molto lungo. Con un sospiro di sollievo da parte di Maurizio, decido di entrare.
Sul fondo della cripta nel pavimento c’è una stella d’argento che contrassegna il punto dove Maria diede alla luce Gesù. In fianco, in una nicchia, c’è un altare che contrassegna dove c’era la mangiatoia. Nonostante la ressa che c’è tutto intorno rimane un momento emozionante.
Nella piazza principale della città antistante la basilica che è in perenne restauro stanno preparando un grande albero di Natale: una volta tornati in Italia lo vedremo al telegiornale alla tv delle settimane successive. All’uscita dalla basilica ci dirigiamo alla Grotta del Latte che la leggenda vuole essere la grotta dove Maria si rifugia per scappare durante la strage degli Innocenti voluta da Erode. Mentre stava allattando, una goccia di latte cadde sulla roccia che da rosa divenne bianca, cosi come si trova ora.
Dopo la visita della grotta visitiamo il museo del presepe che è menzionato nella nostra guida. Il museo è in restauro ma ci fanno entrare ugualmente e cosi abbiamo l’occasione di vedere decine e decine di presepi realizzati in ogni parte del mondo, molti dei quali proprio in Italia. Come ultimo giro decidiamo di fare una passeggiata lungo il mercato all’aperto che è un insieme caotico di negozi e bancherelle da strada dove si vende di tutto, da ortaggi a spremute di melograno, da vestiti a utensili per la casa. Arriviamo quindi a piedi alla fermata del bus che ci riporta a Gerusalemme; scopriamo cosi che la distanza a piedi non era poi cosi lunga e potevamo anche evitare di prendere il taxi: beh diciamo che abbiamo aiutato l’economia palestinese.
Al confine con Israele il pullman viene fermato dai militari israeliani che controllano i documenti e fanno scendere tutti i palestinesi, che silenziosamente si mettono in fila per un ulteriore controllo dei documenti e solo cosi hanno il permesso di risalire sul pullman. Tutto ciò avviene in modo tranquillo e senza recriminazioni ma è una scena che non mi piace e che trovo umiliante.
Quando torniamo a Gerusalemme decidiamo di entrare subito nella città vecchia dalla vicina Porta di Damasco e arriviamo al muro del pianto o muro occidentale. Bisogna passare attraverso controlli con il metal detector e alla fine ci troviamo nella grande spianata antistante il muro. Come noto è il luogo più sacro per gli Ebrei trovandosi sul luogo dove erano stati eretti il Primo e il Secondo Tempio di Salomone e dove era conservata L’Arca dell’Alleanza. L’area di accesso al muro è suddivisa in due, a sx la zona più ampia riservata agli uomini e a dx, più piccola, riservata alle donne. Si deve avere un abbigliamento decoroso e gli uomini devono indossare la kippah il copricapo usato dagli ebrei osservanti.
Tra le fessure delle pietre del muro gli ebrei inseriscono dei fogli con le loro preghiere. Ci sono molti ebrei che pregano in piedi o seduti e leggono le scritture. C’è un gruppo di bambini di circa 10 anni che pregano cantando una sorta di cantilena intonata da un anziano barbuto, con l’aiuto di alcuni giovani ragazzi ebrei. Io e Maurizio ci dividiamo perché l’area è divisa per donne e uomini. Per rispetto entrambi non ci avviciniamo troppo al muro dove decine e decine di ebrei stanno pregando facendo oscillare ripetutamente il capo. Noto che molte donne escono dalla zona di preghiera camminando all’indietro e guardando sempre il muro; cerco di fare lo stesso anche io. Una volta uscita dalla zona di preghiera faccio discretamente qualche foto.
Torniamo nella parte araba della città vecchia e decidiamo di uscire dalle mura per la cena. Io mi fermo in una bancarella da street food che vende una sorta di pane arabo farcito con carne d’agnello, humus di ceci e verdure miste, simile al kebab, Maurizio prende polpette di falafel. La scelta della cena più frugale del solito mi permette di fare “shooping” nel negozio di dolci che si trova accanto e finalmente posso assaggiare i diversi dolci che ho gia’ mangiato in Giordania e che so essere buonissimi. Come una bambina di fronte alla vetrina dei dolci mi faccio preparare un vassoio di dolcetti, uno per tipo, tutti a base di miele o sciroppo dolce, pistacchi o altra frutta secca e formaggio dolce. Una vera squisitezza.
19 NOVEMBRE 2017: GERUSALEMME
Ci svegliamo di buon’ora e alle 7 in punto siamo tra i primi a fare colazione. Il buffet è uguale per tutti e 4 i giorni e prevede uova, olive, humus, yogurt, formaggio, prosciutto di pollo, frutta, pane e marmellata. Il nostro scopo è di arrivare presto alla Basilica del Santo Sepolcro per entrare nel Santo Sepolcro. Quando arriviamo troviamo gia’ una bella fila di persone e facciamo comunque un’ora di fila. Siamo rassegnati e pazientemente ci mettiamo in fila. All’uscita della Basilica avendo in precedenza già visitato la zona araba e quella cristiana decidiamo di visitare la parte armena e quella ebraica. Attraversiamo la città vecchia e arriviamo alla porta di Giaffa (le porte per entrare nelle mura della città vecchia sono 9: Porta Nuova, Porta di Damasco, Porta di Erode, Porta dei Leoni, Porta D’oro, Porta del Letame, Porta dei Tintori, Porta di Sion, Porta di Giaffa).
Da qui decidiamo di fare il tour sopra le mura che ci permette di vedere dall’alto la città vecchia. In particolare percorriamo il perimetro della parte armena e dell’inizio del quartiere ebraico. In prossimità della porta di Sion, incuriositi dalla musica che sentiamo e dalla visione di tanti giovani militari che fanno festa, scendiamo dalle mura convinti di poterci risalire con lo stesso biglietto. In realtà questo non sarà possibile, ma siamo comunque soddisfatti della passeggiata sopra le mure fatta fino a qui. Oggi è domenica e ci deve essere una sorta di festa ebraica: ci sono tantissimi giovani militari, ragazzi e ragazze, in giro che festeggiano anche con musica. Alcuni suonano un corno di montone chiamato shofar che sappiamo essere utilizzato in alcune funzioni religiose ebraiche.
Io riesco anche a vedere una festa danzante di un gruppo di donne ebraiche che ballano in balli di gruppo accompagnati dal suono del corno. Le donne sono vestite con abiti lunghi e con maglie a maniche lunghe, di colore marrone o grigio. In testa hanno delle cuffiette che nascondono i capelli. Quelle poche che non indossano copricapi in realtà hanno le parrucche e si rasano i capelli che la loro religione impone di non mostrare in pubblico. Sembra di assistere ad una cerimonia di una setta religiosa che si appresta a fare qualche strano rito. In un angolo delle piccole candele accese formano una parola di ebraico. A tutto questo riesco a partecipare solo io perché gli uomini non sono ammessi.
Ci rechiamo poi al monte Sion per visitare il Cenacolo, il luogo dove si ritiene che Gesù consumò con gli Apostoli l’Ultima Cena della sua vita. Si tratta di un edificio con una grande sala spoglia posta al piano superiore. All’interno del Cenacolo è esposto un candelabro a tre bracci che rappresentano le tre religioni monoteistiche. Nelle vicinanze c’è anche la Tomba di David, dove si ritiene sia sepolto Davide, re di Israele, altro luogo di culto degli Ebrei e per questo uomini e donne entrano separati e gli uomini devono mettere la kippah.
Proseguiamo il nostro giro nel quartiere ebraico e percorriamo il cardo con i suoi eleganti negozi di artigianato, gioielli e souvenirs. Il contrasto con i negozi-bazar molto meno lussuosi della parte mussulmana è evidente. Lungo il cardo si vedono anche i resti delle alte colonne, degli archi e di reperti archeologici della vecchia città. C’è anche una copia del mosaico bizantino della mappa della Palestina che abbiamo visto a Madaba. Proseguiamo il giro e vediamo, ma solo da fuori, la sinagoga Hurva che è la storica sinagoga della città vecchia. C’è aria di festa tra gli Ebrei che passeggiano nella piazza antistante la sinagoga: ci sono diverse famiglie con molti bambini anche loro vestiti con pantaloni e copricapo nero e camicia bianca. Impressionanti le donne con queste lunghe vesti molto modeste sia nel modo di vestire che nell’atteggiamento. Un’altra cosa che ci colpisce sono quelle parrucche che permettono alle donne di non usare turbanti o cuffiette.
Usciamo dalle mura della città vecchia e ci dirigiamo verso il Getsemani sul Monte degli Ulivi, il piccolo uliveto dove Gesù si ritirò dopo l’Ultima Cena prima di essere arrestato. Personalmente l’ho trovato un luogo di pace che infonde tanta serenità, quasi commovente. Ci sono tanti fedeli ma, a differenza di altri luoghi di culto, c’è un’aria di vera pace. Visitiamo anche la Chiesa delle Nazioni chiamata cosi proprio per il contributo di numerosi paesi alla sua costruzione.
Rientriamo nella città vecchia dalla Porta dei Leoni e percorriamo la strada dell’inizio della via Dolorosa che abbiamo fatto il primo giorno.
Anche questa sera decidiamo di mangiare street food nel locale accanto alla buonissima pasticceria dove termino la cena con numerosi assaggi di dolcetti a base di pistacchio, frutta secca e miele.
Torniamo in albergo stanchi per il gran camminare ma contenti per quanto visto e vissuto nella giornata.
20 NOVEMBRE 2017: GERUSALEMME
Oggi è l’ultima giornata a Gerusalemme e la meta principale è il Monte del Tempio noto anche come Spianata delle Moschee, sito che si trova nella zona mussulmana e comprende la moschea Al Aqsa e la Cupola della Roccia, famoso simbolo di Gerusalemme con la sua cupola d’oro. Alla spianata si può accedere attraverso undici entrate ma solo una è riservata ai non mussulmani e ha delle limitazioni in termini di orario: sappiamo che c’è molta fila anche perché si è sottoposti a controlli per entrare quindi usciamo presto e arriviamo al muro del pianto in quanto l’unico ingresso possibile è quello passando dal ponte di legno che sovrasta il muro occidentale; da li si fa una fila con controlli al metal detector e si può accedere durante orari stabiliti alla spianata. Questo è un luogo considerato santo sia per l’Islam, che per l’Ebraismo e il Cristianesimo. Per i Mussulmani è qui che Maometto ascese al cielo; per gli Ebrei sotto le moschee sorgeva il tempio di Salomone di cui rimane solo il muro del pianto ed è il luogo dove Abramo stava per compiere il sacrificio di suo figlio Isacco; per i Cristiani è sacro in quanto ricordano i numerosi episodi della vita pubblica di Gesù al Tempio d’Israele. La piazza che è stata appunto spianata è molto ampia e al centro c’è la moschea di Omar meglio conosciuta come Cupola della Roccia con la sua famosa cupola d’orata. Su un lato c’è la Moschea di Al Aqsa, anch’essa non visitabile. A parte i riferimenti religiosi il luogo è veramente bello e ce ne stiamo un po’ tranquilli a goderci il panorama.
Quando usciamo dal Monte del Tempio decidiamo di uscire definitivamente dalla città vecchia che oramai abbiamo visitato molto bene e ci dirigiamo dapprima al Museo on the Seam , un museo di arte contemporanea che si occupa di diversi aspetti della realtà socio politica, ma ci rendiamo conto che non è di nostro interesse e allora ci dirigiamo verso il vicino quartiere ebraico ultra ortodosso di Mea Shearim abitato unicamente dalla comunità ebrea ultra conservatrice che mantiene usi, costumi e modi di vivere che sembrano essere fermi all’epoca della seconda guerra mondiale, tranne per poche eccezioni come per esempio l’uso del cellulare. Siamo gli unici turisti e facciamo di tutto per non essere invadenti anche perché abbiamo la percezione di non essere graditi.
Quando chiediamo informazioni o non si fermano neppure, come se fossimo invisibili, oppure ci rispondono che non sanno l’inglese: solo un anziano ci da retta. Uomini e ragazzi sono vestiti di nero, con la camicia bianca e cappelli neri a larga tesa o kippah. Poche le donne in giro attorniate da tanti bambini e vestite come in un ghetto dell’Europa dell’Est. Ci sono anche alcune strette strade che invitano i non ebrei a non entrare.
Quando usciamo dal quartiere veniamo avvicinati da un ebreo ortodosso che ci vede con la cartina in mano e ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto. Siamo sorpresi da tale atteggiamento ma in realtà ci rendiamo conto che ci vuole solo vendere della cioccolata che ci mette tra le mani e che noi rifiutiamo.
L’ultima tappa della giornata è lo Yad Vashem, il museo istituito per documentare la storia del popolo ebraico durante la Shoah. Si trova un po’ distante da dove siamo e dobbiamo faticare un po’ per trovare gli autobus che ci portano a destinazione. Il memoriale è composto da una parte al coperto con una lunga serie di gallerie e di sale con foto, video, testimonianze, oggetti e documenti relativi alla vita degli ebrei prima dell’olocausto e durante le persecuzioni e i campi di concentramento. Inutile dire che è stata un’esperienza sconvolgente e molto toccante. L’anno precedente durante un viaggio in Polonia abbiamo visitato Auschwitz e Birkenau, ma qui abbiamo avuto una visione e una testimonianza ancora più ampia della vita degli ebrei e degli orrori dell’olocausto. Tutti almeno una volta nella loro vita dovrebbero visitare questi luoghi di memoria. Nonostante non ci fossero le audio guide in italiano le testimonianze e le scritte in inglese sono state più che sufficienti. Vi è anche una parte all’esterno con monumenti e un giardino dei Giusti. Quando usciamo dal centro è oramai buio e ci rendiamo conto di esserci rimasti diverse ore.
Con tanta tristezza nel cuore torniamo verso la nostra zona e decidiamo di fare l’ultima cena a base di shawarma, falafel e… i fantastici dolci che mi assaporo lentamente consapevole che sono gli ultimi della vacanza. Stasera fa più freddo del solito e dopo cena, prendiamo un caffè e torniamo subito in albergo.
21 NOVEMBRE 2017: TEL AVIV E PARTENZA
Come previsto dalle previsioni ci svegliamo con il brutto tempo, nuvole e pioggia e fa anche freddo. Dopo la consueta colazione salutiamo il gestore dell’albergo e andiamo a prendere il tram 1 che qui chiamano treno per arrivare alla stazione dei pullman. Facciamo il biglietto e in un’ora siamo a Tel Aviv. Le nostre intenzioni sono di visitare qualche ora uno o due punti principali della città ma nonostante ci fossimo preparati su cosa vedere e come arrivarci l’impresa si dimostra più complessa del previsto. Anche questa volta gli israeliani si dimostrano poco collaborativi e disponibili quando chiediamo le informazioni e le indicazioni non sono per nulla chiare. Inoltre i box per il deposito dei bagagli non funzionano e oltre a trattenere i soldi siamo costretti a portarci in giro una delle due valigie. Facciamo solo un giro “a vuoto”, cioè in pratica senza vedere nulla di interessante, prendendo un autobus ma poi torniamo alla stazione dei pullman per prendere il bus che ci porta all’aeroporto. Sta venendo fuori anche un timido sole ma oramai la nostra giornata a Tel Aviv è terminata.
All’aeroporto ci fermano per i controlli bagagli e documenti. Due cortesi signorine ci spiegano che per la sicurezza del volo ci devono fare delle domande; ci chiedono perché siamo stati in Giordania e in Israele, se conosciamo qualcuno in Giordania, che tipo di relazione c’è tra noi due e cosi via.
Prendiamo il nostro volo Air France (costo per due persone euro 171), partenza ore 17.30 e arriviamo a Parigi alle 21.40. La nostra coincidenza è con un volo Alitalia alle 6:10 di mattina e in aeroporto troviamo una zona con lettini ergonomici e presa elettrica: l’ideale per riposare qualche ora: meglio di cosi non potevamo nemmeno sperare.
22 NOVEMBRE 2017: MILANO LINATE
Arriviamo a Linate in anticipo di qualche minuto. Il volo dura poco più di un’ora; ora la vacanza è proprio finita: torniamo a casa con tante belle esperienze e tanti luoghi e persone nel cuore e questo diario ha proprio lo scopo di aiutarci a ricordare questo splendido viaggio.