Alla scoperta del Deep South americano, da Nashville a Washington

Un viaggio alla scoperta delle tradizioni degli USA, tra musica e diritti civili
Scritto da: simosimo75
alla scoperta del deep south americano, da nashville a washington
Partenza il: 08/09/2017
Ritorno il: 19/09/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Il 2017 verrà ricordato dagli Stati Uniti come l’anno degli uragani disastrosi, uno di seguito all’altro. Questo ci ha costretto a modificare all’ultimo (nel vero senso della parola, all’ultimo giorno) la destinazione finale, Miami, irrangiungibile per l’uragano Irma, per dirigerci verso Washington. Il risultato è stato comunque un viaggio alla scoperta del South Americano, delle origini, delle tradizioni, dei conflitti sociali che forse ancora oggi dominano gli Stati Uniti.

Acquistiamo i voli aerei a Marzo, Bologna-Londra-Atlanta per l’andata, Miami-Madrid-Bologna per il ritorno, poi sostituito con un Washington-Philadelphia-Madrid-Bologna, tutto con American Airlines, compagnia senza lode e senza infamia ma con un prezzo interessante. L’idea è quella di scoprire un lato degli Usa ancorato alle proprie radici e lontano dal turismo europeo.

Arriviamo ad Atlanta a sera ormai inoltrata, i controlli all’aeroporto vanno molto a rilento, ma finalmente possiamo prendere un taxi e dirigerci verso il nostro primo motel, il Quality Inn And Suites, vicino all’aeroporto, che ci servirà solo da appoggio per la nostra prima notte sul suolo americano. Al mattino, dopo una colazione pressoché inesistente, ci serviamo della navetta gratuita del motel per tornare in aeroporto al Rental Car Center e prendere l’auto noleggiata con Alamo da casa, una semplice berlina a 4 porte, tanto qui non serviranno suv o grandi macchine. Aggiungiamo l’assicurazione all inclusive dell’Alamo che ci garantirà sonni tranquilli in caso di imprevisti o incidenti e partiamo alla volta di Nashville.

Da Atlanta a Nashville ci sono circa 4 ore di auto, quasi tutte trascorse tra boschi e prati verdi, una meraviglia. Una volta arrivati in città lasceremo l’auto al parcheggio dell’hotel, quindi decidiamo di visitare subito quei luoghi che vanno necessariamente raggiunti con l’auto: l’Hermitage e il Parthenon. L’Hermitage è la casa del 7° presidente degli USA, Andrew Jackson. Qui, una guida del luogo mostra la casa, classica dimora dell’800, spiega le usanze e introduce alla dura realtà degli schiavi d’America. Ammetto che qui la pronuncia è veramente dura da comprendere, probabilmente per i pochi turisti d’oltreoceano che si incontrano. Quando alcuni di loro venivano a sapere la nostra provenienza, ci guardavano come se fossimo di un altro mondo! Il Parthenon invece è un’esatta copia del Partenone greco, realizzato a fine ‘800 per una importante fiera del Tennessee. Veramente notevole. A pomeriggio ormai inoltrato ci dirigiamo verso l’hotel. Abbiamo scelto l’Hotel Indigo, un bel hotel in centro a Nashville, che ci è costato un salasso ma volevamo essere comodi alla città per spostarci a piedi e visitare tutto senza doverci più utilizzare l’auto. Solo il parcheggio dell’hotel ci è costato 35 $ a notte. Nashville è senza dubbio la patria della musica country. La strada principale (la Broadway) è un susseguirsi di bar e locali dove gruppi suonano dal vivo ad ogni ora del giorno. Basta fermarsi in uno di questi, bersi una buona birra e assaporare l’atmosfera del Sud.

Il giorno successivo, le nostre visite spaziano dal Country Music Hall of Fame al Tennessee State Capital (e Capital Park) per sedersi tra i seggi del Parlamento di Stato e sentirsi un po’ senatore Americano. Noi non siamo grandi intenditori di musica, ci sarebbero stati altri musei forse imperdibili da visitare (il Johnny Cash Museum o l’RCA Studio B) ma abbiamo preferito goderci l’atmosfera e la gioia, la musica live e il cibo del posto. Abbiamo scoperto locali minuscoli ma templi storici del country suonato e locali grandi come arene, a più piani, dove a turni tutti possono imparare a ballare. Per un pranzo economico tra i lavoratori americani, consiglio il Farmers Market al Capital Mall State Park, per una cena divertente consiglio il Puckett’s o il WildHorse Saloon. Inoltre per gli spostamenti, a Nashville girano due autobus su percorso circolare che accompagnano tra le mete principali della città, gratuitamente.

Dopo due notti all’Hotel Indigo, riprendiamo la nostra auto direzione Memphis. Decidiamo tuttavia di fare una piccola deviazione perché abbiamo scoperto che in zona c’è una piccola comunità Amish. Da sempre incuriositi dalla loro cultura fuori dai tempi e forse influenzati dalla tv, ci dirigiamo verso la comunità di Lawrenceburg. Sulla strada vediamo le insegne del punto informazioni, ci fermiamo e acquistiamo un giro in calesse tra le strade della comunità (10 $). La guida ovviamente parla un americano molto stretto che a volte fatichiamo a comprendere, ma si raccomanda di non scattare foto. Veniamo accompagnati in diverse case Amish dove , la figlia femmina di casa ci offre prodotti homemade, quali biscotti, candele. Ci viene mostrata l’arte della lavorazione del legno e ci vengono spiegate le usanze e la vita di questa cultura. Acquistiamo qualcosa qua e là ma ci sconvolge la malinconia che aleggia sui loro visi, mai un sorriso, solo sguardi spenti.

Da qui, proseguiamo verso Memphis e il tempo non è dei migliori. L’uragano Irma ci sta inseguendo e sta portando le proprie piogge tra Nashville e Memphis. Poco importa, oggi dovremo macinare dei gran KM quindi della pioggia non ci interessa. Attraversiamo altri boschi e paesaggi spettacolari e mangiamo qualcosa lungo la via. La cosa bella delle strade americane è che a ogni uscita di una Hw o Pw trovi una isola con uno o più distributori di benzina, motel, fastfoods, quindi hai sempre un punto dove far benzina o rifocillarti senza l’ansia di dover trovare un ristorante. Ci si deve accontentare ma questo è anche il bello di un viaggio on the road! Finalmente arriviamo a Memphis dove abbiamo prenotato allo Sleep Inn At Court Square, un classico motel vicino al centro, dotato di parcheggio privato (sempre a pagamento, ma a prezzo ragionevole) e colazione compresa. Continua però a piovere, ormai è buio quindi decidiamo di ordinare una pizza a domicilio via smartphone da Domino’s e decidiamo di andare a letto presto.

Il giorno dopo ci aspetta una giornata impegnativa, prima GraceLand poi Memphis città. Due parole su GraceLand. La definirei un parco di divertimento ma pieno di fascino, il fascino del rock, il fascino di un uomo che ha saputo stravolgere la musica della propria epoca diventandone re. Per Graceland abbiamo acquistato i biglietti via web prima di partire scegliendo l’Experience Tour con visita all’aereo privato (62.50$) . Se il periodo non è di punta si può anche acquistare là, a settembre non c’era molta gente, ma in questo modo abbiamo scelto con calma. L’itinerario è ben spiegato sul sito, quindi non serve che lo riprenda ma è tutto perfettamente organizzato, la casa, la visita, gli abiti, gli shop, l’anfiteatro, tutto curato nei minimi particolari. Per la visita ci vogliono tra le 4 alle 5 ore, quindi la mattinata vola via. Al rientro mangiamo qualcosa in città e ci dirigiamo verso il Lorraine Motel dove Martin Luther King fu assassinato. Qui è sorto il museo dei Diritti Civili dove vengono ripercorse le battaglie per l’abolizione della schiavitù prima e per la conquista dei diritti civili dopo. La visita termina con la visione della stanza dove alloggiava il reverendo il giorno dell’assassinio e con la visita alla stanza da cui , con ogni probabilità , partirono i colpi che lo uccisero. Un paio di birrette in un locale e tappa al Peabopy Hotel, storico hotel della città, dove alle 1700 le anatre della hall vengono fatte salire sull’ascensore da un addestratore che ne spiega la storia. Di per sé non è più che un numero da circo ma l’ambiente, la gente sorridente, i bambini lo rendono qualcosa di divertente e caratteristico. Consiglio di arrivare almeno una mezz’ora prima e posizionarsi al piano superiore. Siamo rimasti un po’ delusi da Memphis , ci è sembrata un po’ decadente, come se vivesse di riflesso a Graceland. Se volete comprare un souvenir, compratelo a Graceland, in città non troverete quasi nulla.

La mattina seguente si riparte, direzione Natchez. Abbiamo deciso di spezzare il viaggio verso New Orleans, fermandoci una notte in questo paese sul Mississippi, in una zona ricca di antiche dimore dell’800. Scegliamo il Magnolia Bluffs Casino And Hotel, un hotel appena fuori dal centro, molto carino, convenzionato con il Casino del centro, una piccola piscina esterna, una sala colazione forse troppo piccola per la marea di ospiti presenti. Per far capire quanti pochi italiani passino da qui, due aneddoti: a un distributore di benzina sulla strada, la ragazza alla cassa mi chiede di dove siamo. La sorpresa è sempre la stessa:”Italy? Really??? WOW…”. E ci viene chiesto se in Italia abbiamo i dollari.. potete capire la mia sorpresa. Alla pompa invece un americano sulla cinquantina si offre di aiutarci, spiegandoci in ogni modo come raggiungere l’hotel e cosa visitare in zona. Una ospitalità senza pari! Dopo il check-in, siccome non abbiamo molto tempo, ci dirigiamo subito al Natchez tourist center, posto proprio di fronte all’hotel per farci consigliare. LongWood è la nostra prossima meta, una residenza incompleta ma meravigliosa. Di pianta ottagonale, commissionata per una grande famiglia proprietaria di piantagioni di cotone, non giunse mai al termine per lo scoppio della guerra civile. Restano quindi il primo piano, completato, e i piani superiori da terminare. Fortunatamente la guida spiega in un perfetto inglese le vicissitudini della proprietà e alla fine se ne resta veramente affascinati. La nostra serata si chiude con un meraviglioso tramonto sul Mississippi e un piatto tipico della cucina del Sud al Pig Out Inn Barbecue.

Nuovo giorno, nuova meta, direzione New Orleans. I Km da Natchez non sono moltissimi e si attraversano le paludi che precedono la città. L’autostrada è per diversi Km su corsie sopraelevate, circondate da acqua e piante paludose. Lasciamo l’auto all’aeroporto internazionale della città e utilizziamo i mezzi pubblici (bus E2) per dirigerci verso il centro. Sappiamo ci vorrà pazienza, il bus passa circa ogni 30 minuti e ci porterà in centro, alla fermata Layola/Tulane dove poi dovremo cambiare bus ma alla fine arriveremo a 100 mt dall’hotel spendendo poco più di 2 dollari. Il bus è sicuramente uno dei modi migliori per entrare in contatto con la gente del posto e capiamo subito come New Orleans sia una città “di colore”, di grandi tradizioni. L’hotel è l’Omni Riverfront di fronte a un grande centro commerciale, nella zona riqualificata e pedonale di Fulton Street. Abbiamo scelto di non essere troppo a contatto col quartiere francese perché preferiamo zone tranquille dove riposarci e andare nel caos se e solo per scelta. Il quartiere è a circa 500/600 mt. Ci si può arrivare tranquillamente a piedi, anche passando vicino al grande fiume oppure prendendo il tram. Mangiamo qualcosa in zona (io il Gumbo, una tipica zuppa della cucina Cajun, un po-boy il mio compagno) e ci dirigiamo verso il quartiere francese, il vero centro storico della città , con i suoi balconi in ferro battuto, i colori, la musica jazz e blues per strada, i negozietti tipici. Una meraviglia, da perderci gli occhi! Per la sera, abbiamo prenotato qualche mese prima via web la crociera sul Mississippi su una delle steam boat storiche della città. In realtà non ci sono delle opinioni strepitose sul web a riguardo, ma è una delle poche occasioni che si possono avere per visitare una di queste meravigliose navi, originali, la loro sala macchine, di assistere a un concertino jazz mentre si sorseggia un bicchiere di vino al tramonto sul grande fiume. Il costo è di circa 70$, si cena su 2 turni, alle 18 e alle 19.30. Noi abbiamo optato per il secondo turno, così ci siamo goduti l’aperitivo in navigazione al tramonto e la cena in un momento più tranquillo. Anche se il panorama sul fiume non è un granchè, l’atmosfera è comunque notevole.

Il giorno dopo proseguiamo la visita alla città, ma prima serve una colazione sostanziosa. Ci piacerebbe testare il Cafè Du Monde ma è improponibile, la fila sarà stata almeno di 50 mt così ci accontentiamo di assaggiare i “fried Bignet” in un caffè a fianco e subito dopo ci rechiamo al museo della città in Jackson Square. Il museo è dedicato per una prima parte alla devastazione subita dalla città durante l’uragano Katrina, per una seconda parte al Carnevale e a cosa rappresenta per New Orleans. Da lì poi ci spostiamo al parco dedicato al grande Armstrong, con giro rilassante tra piante e statue dedicate ai più grandi musicisti della città. Il tempo è minaccioso, il caldo è afoso ma fortunatamente le nuvole ci risparmiano, così possiamo rientrare nel quartiere francese e fare la fila per acquistare i biglietti per il Preservation Hall, una minuscola sala dove ogni giorno si esibiscono i migliori musicisti della città in uno spettacolo della durata di circa 40 minuti. Il biglietto costa 20 $ e consiglio di arrivare almeno un’ora prima per fare la fila. Di solito i posti a sedere sono già prenotati dal web, per il resto si sta in piedi. Non si possono scattare foto ma ci si gode esclusivamente lo spettacolo. Si è a New Orleans, si può fare!

Il giorno dopo ci aspetta il volo interno per la capitale, Washington. Stavolta niente mezzi pubblici, non abbiamo tutto questo tempo, così chiamiamo un taxi (la tariffa per l’aeroporto è fissa ma ricordate sempre che la mancia che parte da un 18% in più è a parte) e ci imbarchiamo per Washington. L’aeroporto della capitale per i voli interni è il Ronald Reagan, collegato al centro con la metro quindi comodissimo.

A Washington l’hotel che ci aspetta è il Confort Inn Downtown, prenotato il giorno prima della partenza, in emergenza massima, quindi più che decoroso. Alla reception cercano di venderci subito il giro con i bus “Hop On Hop off” ma noi siamo dei camminatori e per ora decidiamo di organizzarci in modo autonomo. Appena sistemati, ci lanciamo subito in direzione “Casa Bianca”. La visita è impossibile, andrebbe prenotata un anno per l’altro , ma è stato realizzato un Visitor Center molto efficiente ed organizzato che mette in mostra regali, aneddoti, parti di arredi della casa più famosa d’America. Apro una parentesi: vista l’emergenza terrorismo, ovunque i controlli sono altissimi per cui evitate di andare in giro con zaini , che tanto rimarrebbero alla porta, con cibo o bevande inutili. Spesso è proibita anche la bottiglietta d’acqua, ma potete portarla vuota con voi. Quello che abbiamo notato è che , seppur gli americani bevano delle gran bibite gassate, in questa zona degli Stati Uniti si trovano sempre fontanelle o distributori d’acqua con cui riempire le proprie bottigliette. Il pomeriggio e la giornata successiva trascorrono con la visita al Mall, il grande viale circondato dai monumenti più famosi della città, l’obelisco, il Lincoln Memorial, i musei tutti gratuiti (National Air And Space Museum, Holocaust Memorial Museum, Museo di Storia Naturale..). Con la metro facciamo un salto al Penthagon Memorial, al Campidoglio, a ChinaTown. Uno dei problemi di Washington è che dopo una certa ora c’è il deserto, in giro ci sono solo ubriachi e senza tetto e trovare da mangiare diventa un miraggio. Nella zona infatti del Mall, se per pranzo ci si può arrangiare acquistando qualcosa ai chioschi lì vicino, per cena diventa molto difficile. Fortunatamente in zona albergo avevamo avvistato un fast food molto gettonato, “Five Guys” e abbiamo sempre rimediato, ma fate attenzione! Ci sarebbero ancora molte altre cose, ma il tempo è per noi terminato, prepariamo a malincuore i bagagli e, dopo un viaggio interminabile, torniamo in Italia.

Un viaggio indimenticabile. Una full immersion nella storia americana, dalla guerra di indipendenza a quella di secessione, dall’avvento della musica Country allo sviluppo del rock e del jazz, storia e musica inevitabilmente legate tra di loro. La cultura americana da conoscere, lontano dal turismo di massa e ancorata alle proprie radici, lontana dai grandi parchi ma vicina alla gente.

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