Timisoara: cronaca di una zingarata
Con appena 20 euro ho staccato il biglietto di a/r; l’hotel (Hotel Victoria in Lucian Blaga street 3) prenotato su Booking è costato 50 euro per una notte (di cui 15 di sconto grazie ad una promozione, grazie Renata!) e la cena al ristorante (ottima e abbondante) circa 20 euro. Anche come spesa, quindi, si rimane su quella di una gita fuori porta e non di una trasferta internazionale. Nonostante la piena crisi di esodo piloti Ryanair, il mio volo da Orio, molto mattiniero (07:00 a.m.), è confermato e puntuale. Si atterra a Timisoara dopo meno di 90 minuti, alle 09:40 locali.
Non ho tempo da perdere a fare code per i taxi tradizionali o per aspettare il bus e quindi senza indugi esco e mi faccio abbordare da un tassista semi-abusivo…di quelli che pur avendo una vettura che in tutto e per tutto è un taxi, non usano il tassametro, ma contrattano il prezzo. Con 12 euro vengo lasciato direttamente in piazza Uniri, ad un passo dal mio albergo. È però troppo presto per il check-in, che è previsto per le 15:00, dunque zaino in spalla (leggerissimo data la permanenza di appena 24 ore) comincio ad esplorare la città, immersa in un’aurea di foschia che la rende malinconica e sonnolente. Oggi Timisoara è una città universitaria, piena di verde e a misura d’uomo, vivace sia dal punto di vista culturale che economico. Ed è anche multietnica, data la sua posizione al confine con Serbia e Ungheria e alla passata dominazione Asburgica. Molte aziende e imprese italiane hanno sedi qui (esiste addirittura una camera di commercio italiana per la Romania…) e persino tanti pensionati italiani vengono a viverci, per godere del cambio monetario e della tassazione favorevole. L’importanza del suo passato è testimoniata dall’eleganza del centro storico dalle nette linee barocche mitteleuropee e dalle belle ampie e piazze fiorite, contornate da tanti caffè e ristoranti all’aperto…veri e propri salotti cittadini. È curioso sapere che Timisoara è stata la prima città in Europa a godere dell’illuminazione pubblica elettrica (il primo lampione fu acceso il 12 novembre 1884) e dei tram trainati da cavalli (1869). Mi hanno colpito l’ordine e la pulizia delle strade del centro storico e le tante vetrine di ristoranti e bistrò. In giro diverse sculture moderniste bizzarre e tanti parchi pubblici pieni di fiori. Ho dovuto, per questione di tempo, rinunciare alla visita di ogni sorta di museo, dedicandomi solamente al bighellonare per le strade, osservando lo stile di vita e le abitudini della gente, annusando i profumi che uscivano dalle pasticcerie e dei panifici, ammirando le vetrine, entrando nei supermercati e passeggiando tra le bancarelle dei mercati rionali, frequentati dalle tipiche babushke col fazzoletto annodato in testa. Ho visto l’uscita dei ragazzi da scuola e mi sono accorto che i ragazzi fanno le stesse cose in tutto il mondo! Le mamme e i papà che parcheggiano in doppia fila per andare a prendere i bambini dall’asilo appena fanno due gocce d’acqua (anche questo è uguale dappertutto), gli uomini d’affari che siedono spavaldi nei migliori bar della città… Comunque, a parte questo, a Timisoara non si può fare a meno di visitare le tre piazze principali: Piata Unirii, Piata Libertate e Piata Victorei, tutti nomi che ricordano l’importanza del ruolo della città nella recente rivoluzione rumena del 1989. Fu infatti Timisoara la prima città ad insorgere contro il regime di Ceausescu.
Ho cominciato il mio giro da Piata Unirii, Piazza dell’Unità. Il nome è significativo, dato che due dei lati della bella piazza ospitano due cattedrali: quella cattolica dedicata a San Giorgio e quella serba ortodossa. La prima, di un bel giallo pastello, ha la facciata barocca dalle linee pulite ed essenziali, un bell’ingresso monumentale e due bassi campanili con cupola a cipolla e due orologi che segnano due orari diversi (chissà perché!). L’interno, a navata unica, custodisce una bella pala d’altare raffigurante il Santo a cui non ho potuto avvicinarmi, dato che fuori dagli orari delle messe un’inferriata limita la visita della chiesa al solo vestibolo. La cattedrale serba-ortodossa, dall’altro lato della piazza, è orientata in modo da dare le spalle alla piazza (e alla cattedrale cattolica). Ne consegue che l’ingresso è in una stradina laterale. Ha due bei campanili a guglia con (anch’essa) due orologi con orari diversi. Affaccia invece sulla piazza la residenza del vescovo ortodosso (considerata monumento storico): bianca, bella ed elegante, con delicati stucchi colorati sopra il portale e un balcone centrale al secondo piano. L’interno della chiesa (costruita tra il 1744 e il 1748) è grazioso, luminoso e ricco di decorazioni: è un tripudio di stucchi dorati e di affreschi e l’altare è stupendo.
Piata Unirii è a mio avviso la piazza più bella della città, un’elegante infilata di palazzi barocchi a due o tre piani, tutti di colori diversi: alcuni tenui e altri più accesi. Tanti bei lampioni, panchine, prati, fioriere e una fontana, il tutto a comporre un’immagine romantica da fine 800. Percorrendo le viuzze del reticolato del piccolo centro storico arrivo in pochi passi un’altra grande piazza principale: Piata Libertate. Qui è da segnalare la presenza di un bellissimo monumento raffigurante santi, martiri, putti, il Cristo e la Vergine. I palazzi intorno, un po’ decadenti, testimoniano un passato di inizio Novecento più splendente di quello recente. A poca distanza c’è la piazza fulcro della vita cittadina: Piata Victoriei. Un grande spazio accogliente, quasi un anfiteatro all’aperto, dove c’è un po’ di tutto: dal Teatro dell’Opera in stile neoclassico ma con evidenti richiami socialisti sul lato sud, alla splendida Cattedrale Metropolitana Romena Ortodossa sul lato nord. Tutto intorno due file parallele di palazzotti antichi ed eleganti (con annessi negozi e ristoranti) con al centro un bellissimo parchetto curato e fiorito, una bella fontana e la statua della Lupa con Romolo e Remo (a ricordo di un lontano passato da provincia romana, il Banato). Davanti al teatro un grande spazio libero è oggi invaso da tante bancarelle e un palco: sono fortunato, sarà una qualche festa cittadina! Mi diverto a curiosare tra le bancarelle di artigianato e assaggio qualche specialità di street food rumena/ungherese e il pranzo è servito. Svoltando l’angolo trovo l’hotel: faccio il check-in, mollo lo zaino e torno subito in piazza, deciso a visitare la bellissima e imponente cattedrale ortodossa (quasi 84 metri), simbolo della città e circondata da bei giardini. Costruita tra gli anni 30 e 40 del Novecento, azzarderei a dire in stile brancovano, data la somiglianza con altre chiese che ho visto a Bucarest, è contraddistinta nella facciata dallo svettare verso l’alto dei due transetti laterali con cupole in stile romeno e della torre dell’orologio centrale dove trova collocazione anche l’ingresso porticato. Maestosa la torre campanaria subito dietro, nel corpo centrale della struttura, dalla forma quasi ottomana (mi ha ricordato la torre di Galata di Istanbul). Il vasto spazio interno è abbellito da lampadari dorati, così come dorato è il magnifico altare e le immancabili icone di santi intagliate nel legno, con inserti in argento, oro e pietre preziose. Tutte le pareti sono mirabilmente affrescate con motivi vari e scene d vita di santi. L’interno della cupola presenta una vetrata circolare lungo il tamburo e al centro un’immagine del Cristo nell’atto della benedizione. A parte ammirare tanta bellezza mi sono soffermato a contemplare la fervente passione con cui la gente prega da questa parti: lacrime, inchini ripetuti, baci alle icone e via dicendo. Esco e vedo un’altra bella chiesa poco distante, questa volta cattolica: è la Biserica (chiesa in romeno) Piarista. Gli interni però non sono belli quanto l’esterno, nonostante anche questo abbia bisogno urgente di un restauro.
Cerco la Grande Sinagoga, in via Marasesti 6, ma è chiusa e per di più è cinta da un cordone di sicurezza…cade un po’ di intonaco a causa dell’uragano che ha colpito la città nei giorni scorsi causando 5 morti e molti danni agli edifici e moltissimi alberi spezzati. Anche la posizione della sinagoga è infelice, in una stradina relativamente stretta non la si riesce a fotografare ed ammirare per bene. Peccato! Si percepisce però un certo stile moresco nella costruzione, datata 1864, quando agli ebrei dell’Impero Austroungarico fu concesso di costruire un tempio. Oggi è sede del museo della storia degli ebrei rumeni. Qua e là belle piazzette silenziose e semi-deserte, così come la maggior parte delle stradine secondarie…vecchi tram sferragliano in romantici scorci e un po’ di pioggerella crea l’atmosfera. Anche se non fa tanto freddo vien voglia di andare a casa e accendere il camino.
Esco un po’ dal centro storico per farmi un’idea dell’abitato moderno: grossi incroci e strade ampie e trafficate, meno curate di quelle del centro storico, ma sicuramente più pulite di tante nostre periferie. Palazzoni popolari sovietici cedono talvolta il passo a graziose villette. Faccio due passi nel verdissimo e fiorito giardino botanico e in un altro parco pubblico con un ingresso monumentale dedicato alla Rivoluzione del 17/12/1989 e noto che hanno entrambi riportato parecchi danni a causa dell’uragano. Ora sono stanchissimo e decido di tornare in stanza per una doccia e un riposino. Esco dopo un paio d’ore e vado a godermi un po’ di atmosfera conviviale alla vicina Piata Victoriei, dove è in corso la festa di paese, con tanto di concerto. Mi diverto, ma poi mi viene una gran fame: è l’ora di cercare un ristorante. Provo a trovare un osto da Grill to Chill, il più quotato in città, ma occorre prenotare perché è davvero piccolo. Quindi ripiego su uno a caso, di cui ora non ricordo il nome, ma di cui ricordo con piacere i piatti deliziosi (hummus di ceci per antipasto, costolette di maiale alla Gordon Ramsey per primo e torta alle carote) e il vino raffinato (un Merlot rumeno). Prima della fine della cena assisto telefonicamente all’infortunio di mia moglie! (un’auto la investe sulle strisce pedonali, ferendola in modo non grave…solo una frattura del piede…). Potete quindi immaginare che finale tragico di questa giornata. Pago in fretta, assaggiando a malapena la torta, e ancora tremante per lo spavento esco in strada e la trovo assolutamente al buoi! Tutta la città è immersa nell’oscurità più totale, solo qualche insegna illuminata dei locali come punto di rifermento. È una cosa a cui non siamo abituati e vi assicuro che la sensazione è strana. Ora non so a cosa fosse imputabile questa situazione, se al recentissimo uragano che ha causato danni o a un beffardo destino che sa di punizione dantesca…la prima città in Europa a godere dell’illuminazione pubblica elettrica, ora nel 2017, è al buio… Comunque la gente non sembra farsene un problema, anzi sembra divertita e molti usano i flash dei cellulari per non inciampare. Grazie ai miei sensi di ragno trovo il mio hotel anche al buio e lì passerò la notte praticamente sempre sveglio per aggiornarmi sulle condizioni di salute di mia moglie, che nel frattempo si è fatta un giro in ambulanza fino all’ospedale… Ma poteva andare peggio e provo a consolarmi prendendola con filosofia.
Per fortuna il giorno dopo al mattino ho già il volo di ritorno e potrò abbracciare la mia Pisi!