Georgia, l’ombelico del mondo
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3 settembre 2017: EVVIVA, PARTIAMO PER TBILISI
Dieci giorni in Georgia a settembre. Ma dov’è? A fare che cosa? Le domande più frequenti che ci sentiamo rivolgere. Ma siamo determinati e caricati. Il richiamo verso un paese poco “turistico” è molto forte. Cerchiamo le sensazioni delle alte montagne del Caucaso che superano i 5000, di un paese agricolo, moderno e multiculturale, reduce da una riconquistata libertà dalla Russia. Dai racconti in rete apprendiamo che è un paese tranquillo, facile da girare, con gente accogliente, cordiale e buon cibo. La curiosità è naturalmente a mille. Il bagaglio è minimalista: lo zaino basta e avanza, con la giacca a vento, non si sa mai e con scarponi ai piedi.
Partiamo alle 4.10 del mattino da Bergamo con UIA scalo a Kiev e arriviamo a Tbilisi alle 16.00, due ore di fuso orario. Tbilisi è caotica, piena di visi mediorientali, arabi, persiani, o dell’Europa orientale, anche di ragazze bionde e appariscenti e tanto ancora di sovietico, un misto che a noi europei pare ancora strano, forse troppo coinvolti dalla nostra becera politica provinciale.
Qui in Georgia si mangia bene: formaggi di tanti tipi, moltissima frutta e verdura pane di tipi diversi, c’è molto da scoprire. I tassisti non sanno portarti a destinazione, chiedono a colleghi o a puttuglie. Tre passaggi oggi e uno peggio dell’altro, non conoscono le strade, come arrivare in centro, in un ristorante o nella la piazza principale… pare incredibile, alla fine gli autisti seguivano i nostri consigli su dove andare e quale strada prendere e siamo qui solo da 6 ore!
La nostra Guesthouse, Skadaveli in piena old town è gestita dal fratello di mr.bean, Irakli, cordiale e simpatico, ci aiuta ad organizzarci per domani; la camera è bella, essenziale e con aria condizionata, in una casa di legno che da fuori non si capisce come possa stare in piedi; cucina e bagno comuni. Proviamo il nostro primo ristorante georgiano, lo Shavi lomi – il leone nero. Il locale è molto caratteristico, ma non siamo così entusiasti del cibo, sarà per la stanchezza: grande antipasto con pane tipo polenta, verdure tagliate finissime e dai sapori agri e strani, forse mixate con frutta secca. Niente vino e ci guardano strano. Questo è il paese noto per i grandi bevitori e il vino migliore al mondo.
Questo primo giorno è stato stancante per la levataccia, ma molto divertente. Siamo molto contenti ed entusiasti di questo inizio. Domani si comincia a girare.
4 settembre ’17: VERSO KAZBEGI
Giornata dedicata al giro turistico verso Nord, al confine con la Russia. Il nostro autista di oggi è Giorghi, contattato da Irakli, che per 220 gel, ci conduce per tutto il giorno: siamo in 4, noi e due polacchi anche loro ospiti di Irakli.
Ecco le tappe
cattedrale di Svetitskhoveli, che significa “colonna cha dà la vita”, risale all’XI secolo, pare che custodisca la tunica di Cristo. E’ l’alba, non c’è ancora nessuno. Grande e suggestiva.
chiesa di Jvari, sulla collina che domina Mtskheta, alla confluenza dei fiumi, un luogo considerato sacro per i georgiani. Piccola, con bella simmetria, interno spoglio ma con grande croce lignea centrale. Quando ripartiamo cominciamo ad arrivare i primi bus di turisti.
fortezza di Ananuri, in splendida posizione sul Lago Zhinvali. Al suo interno si trovano due chiese del XVII secolo, una con begli affreschi. C’è anche una torre, dove siamo saliti fra scalini impervi e stretti per ammirare il panorama dall’alto.
Queste chiese ortodosse, come le cattoliche sono sempre poste in luoghi sicuri e molto panoramici e questa non fa eccezione.
Infine, attraversiamo la regione sciistica del Gudauri fra monti altissimi e lungo la superpanoramica Strada Militare Georgiana; sostiamo al Muro dell’Amicizia non visitabile per lavori in corso. In cielo non c’è una nuvola!
Giungiamo finalmente alla super visitata Kazbegi – Stepantsminda, base di partenza per la passeggiata abbastanza in piedi di un’ora, per 400 metri di dislivello fino alla celebre e bellissima chiesa di Tsminda Sameba o della Santa Trinità di Gergeti simbolo della Georgia per la straordinaria posizione, la più visitata e fotografata. Qui giungiamo in tarda mattinata e troviamo molti turisti, quasi tutti arrivano in auto, con la 4×4. Il panorama è notevole, la giornata fantastica, la chiesetta piccola è molto suggestiva. Ne valeva davvero la pena. Una grande emozione. Ci sentiamo piccoli piccoli.
Al ritorno a Tbilisi, la strada è lunga e si arriva col buio: ceniamo in un ristorante georgiano molto buono Home#11. Scopriamo che lo chef, Kakà, è stato in Italia a studiare e a lavorare per 10 anni, vicino a Rimini; conosce l’italiano molto bene ed è uno dei tanti che, con i suoi contributi che non incasserà mai, tiene in piedi la nostra inps. Ce la siamo raccontata con piacere e ora a nanna sfiniti.
5 settembre: DAVID GAREJA
Grazie all’aiuto organizzativo del bravo Irakli, partiamo prestissimo, alle 6:30, per la visita di David Gareja. Il consiglio di partire molto presto è stato importante per due motivi:
1. al nostro arrivo non c’era ancora nessuno.
2. abbiamo evitato il caldo già asfissiante a metà mattina.
Il sito è parecchio interessante: in un paesaggio desertico, in una zona assolutamente remota al confine con l’Azebaigian, questo antico complesso monastico ci porta indietro nei secoli. La lunga passeggiata ad anello, accompagnati dal simpatico autista che parla poco inglese, ci ha condotto al Lavra, di nuovo abitato dai monaci e ad Udabno, che si affaccia sull’Azerbaigian, tra le numerose grotte, lungo una ripida scarpata, decorate da begli affreschi, alcuni rovinati dal tempo, ma per lo più dall’uomo (turchi o russi). Bella la grotta-refettorio, con l’affresco dell’ultima cena, e anche la chiesa dell’annunciazione e quella di San Giorgio: in realtà sono bei luoghi di preghiera all’interno di ampie grotte ben decorate.
Sulla via del ritorno ci accorgiamo quanto è stata importante la partenza all’alba, incrociamo infatti altri turisti che risalgono faticosamente il ripido sentiero affannati e grondanti mentre noi invece lo percorriamo in discesa freschi come rose!
Tornati a Tbilisi alle 14.30, ci siamo fatti accompagnare al Fide champion world chess, il campionato mondiale di scacchi, ospitato in questi giorni nel grande e bellissimo albergo Hueling alle porte della città. E’ davvero emozionante stare così vicini a super big del mondo; qualche foto, autorizzata solo nei primi minuti di gioco, e a conclusione partite persino con il vice campione del mondo Karjakin. Una bella emozione!
E infine sperimentiamo l’efficienza del trasporto pubblico per ritornare alla guesthouse: bus stracolmo con gente gentile che ci indica dove scendere e profondissima metro con le scale mobili velocissime che in Italia sarebbero vietate ma qui sono indispensabili per raggiungere i binari posti così in profondità.
Torniamo a cenare da Kakà, al ristorante Home#11 / Shkali#11, con ancora ottima cena e musica dal vivo. Cena e a nanna, siamo sempre più in arretrato di sonno, ma molto molto soddisfatti.
6 settembre ’17: VOLO PER MESTIA E MONTE ZURULDI
Un mese fa siamo riusciti a prenotare il volo TbilisiMestia. Pare sia difficilissimo e sia stato una pura fortuna. E stamattina eccoci qui, su questo aereo di soli 15 posti, che è partito da un campo volo vicino a Mtskheta, dopo che un pulmino ha prelevato tutti i passeggeri a Tbilisi. Vanilla Sky – 65gel (circa 20 euro!). Naturalmente non sarebbe partito in caso di mal tempo quindi ci è andata davvero bene.
L’aereo è salito fino al livello delle vette; il volo è durato solo 45 minuti, ed è stato davvero emozionante, sia per la vista – volavamo accanto a montagne altissime – sia perché appena superati gli ultimi crinali è atterrato come un aeroplanino di carta.
Eccoci a Mestia, nello Svaneti, la regione georgiana con le montagne più alte del Caucaso. Siamo un po’ rintronati dal sonno, ci facciamo portare alla guesthouse prenotata su booking – Roza’s guesthouse. Il tassista, come al solito, non sapeva dove andare e ha dovuto telefonare a Roza. Che strano, il paese non ci sembra grande, possibile che non si conoscono tutti? La casa è grande, la camera è pulita, il bagno comune.
Dallo stesso anziano tassista (con 40 gel) ci facciamo portare alla base della seggiovia che ci ha condotto molto lentamente fino a 2400 metri, sul Monte Zuruldi, con visuale completa di tutta la catena montuosa: massimo relax e goduria e meraviglioso-strepitoso panorama. Davanti a noi il profilo caratteristico dei Monti Ushba.
Serata tranquilla a parlare con un tedesco geografo e a girovagare per il paese; cena scarsa da Laila, di fronte alla Polizia.
Questa è veramente una valle molto lunga, molto speciale e incantevole al cospetto di monti maestosi che possiamo ammirare e gustare nella loro grandiosità.
Costatiamo che i trasporti e gli spostamenti sono davvero costosi: ma siamo qui e non vogliamo perderci le due giornate di camminate. Speriamo che il tempo non ci giochi brutti scherzi.
7 settembre ’17: MESTIA e CHALADI GLACIER
Ha piovuto tutta notte! Il volo da Tbilisi oggi non è arrivato! Che fortuna abbiamo avuto ieri!!! Con il diluvio in corso, dopo colazione torniamo di nuovo a letto: impossibile muoversi, approfittiamo per fare le cose che il programma intensivo non ci permetteva, riposo-contatto-riposo.
Nel primo pomeriggio il cielo si apre: ci mettiamo in moto, giriamo un po’ il paese tra negozi e trattative e decidiamo di rischiare e di farci accompagnare da un taxi privato ai piedi del sentiero per il ghiacciaio di Chaladi. Poco più di un’ora di passeggiata, prima nel bosco poi su pietraia, ci troviamo proprio sotto il ghiacciaio! Sotto-sotto, tipo a 20 metri, da una parete enorme di ghiaccio da cui esce un torrente impetuoso pieno anche di pezzi di ghiaccio che si arenano ai lati. Penso che sia un posto veramente speciale ed emozionante. Malgrado sia orientato a sud, e siamo abbastanza in basso, il ghiacciaio non pare essere regredito e una parete così alta forse l’abbiamo vista solo in Islanda, ma qui siamo alla stessa altitudine del sud-Italia e ad appena 1700 metri! Insomma piena soddisfazione. L’autista ci ha aspettato e ci ha riportati in paese: ceniamo insieme a due trentini (MariaPia e Fausto) al Sunset, dove abbiamo mangiato bene con specialità locali e gustose patatine super croccanti.
8 settembre ’17 MESTIA: USHGULI – MONTE SHKHARA
E dopo una giornata di pioggia, eccone finalmente una limpida e tersa. La bella stellata di ieri sera è stata propiziatoria: si parte presto per Ushguli, con un bel gruppo di polacchi che si è fortunatamente unito a noi e alla coppia italiana. Riempiamo così il bus e la tariffa è scontata! La strada è sconnessa e lunga, ma arriviamo molto contenti, con questi nuovi simpatici amici, fino in fondo alla valle dello Svaneti dove si erge il monte più alto della Georgia, lo spettacolare monte Shkadra che raggiunge i 5193 metri, con candido ghiacciaio.
Facciamo una piacevolissima passeggiata di 8 km fino alle propaggini del ghiacciaio in un paesaggio mozzafiato, circondati da una corona di neve e in bella compagnia, 400m di dislivello, un guado a piedi scalzi, giovani a cavallo: the best, in assoluto e davvero inimmaginabile. La valle è fiabesca, il cielo privo di nuvole, troviamo persino piante giganti di lamponi da cogliere e mangiare. Solo la strada per arrivare a Ushguli è davvero impervia e difficile, ma ne valeva la pena. Lo Svaneti in generale è una gran bella regione da non perdere e Ushguli in particolare, dichiarato Patrimonio dellUmanità, a 2100m., il più alto insediamento permanente in Europa, è davvero imperdibile.
9 settembre ’17: MESTIA – KUTAISI
Oggi la potremmo definire la giornata dello slalom tra le mucche. Le mucche hanno la precedenza, e si vede anche dal loro muso altezzoso. Sono di numero almeno dieci volte tanto i georgiani e occupano le strade, le piazze persino le stazioni di servizio. Il lungo viaggio verso Kutaisi, con bus pubblico (marshrutka) stipatissimo, è stato uno slalom a tutta velocità; pare che autisti e mucche si intendano benissimo. Da non dimenticare la minoranza di cani e maiali, anche loro affollano le strade, ma si vede bene, data la minor mole, che sono più attenti alla circolazione delle auto che viaggiano così veloci. In effetti non abbiamo notato carcasse di auto o di mucche in giro. Il minibus era pieno come un uovo, come sardine in una scatoletta. Abbiamo attraversato paesaggi bellissimi e burroni preoccupanti, fino alla piana di Kutaisi tra campi sempre coltivati di frutta e verdura.
Dopo 5 ore di viaggio, con sosta pranzo in cui l’autista non si fa mancare anche il buon vino locale, con grande nostra sorpresa… ci piazziamo alla Giorgi Homestay, già prenotata dall’Italia, per 30gel con colazione, vicinissimo alla chiesa di Begrati a Kutaisi.
E’ una bellissima casa tipica georgiana, con belle stanze, grande terrazzo e bagni comuni, famiglia gentilissima. Ci organizziamo facilmente con un’auto privata per visitare nel pomeriggio le grandi e suggestive grotte di Prometeo e l’Okatse canyon, molto turistico e neppure troppo emozionante, ove si percorre una passerella in bilico sullo strapiombo sotostante.
Alla sera ottima cena da Paolo, ristorante molto elegante in pieno centro, con musica dal vivo e buon cibo. Bella giornata!
10 settembre ’17: KUTAISI – VARDZIA
Gran bella dormita, nel comodo letto e nella bellissima casa di Giorgi. Anche la colazione non è da meno, fin troppo abbondante per noi! Le tappe di oggi sono incastrate al minuto; e alle 8 ci facciamo trovare pronti da taxi privato: con le strade libere dal traffico raggiungiamo in pochi minuti l’antico e piccolo monastero di Motsameta, che sorge su un bel promontorio roccioso. Il sole sta sorgendo, le lunghe ombre della mattina si accorciano. Il panorama è notevole, il fiume che passa sotto, si chiama Tskhaltsitela, che significa “acqua rossa” poiché è stato teatro di atroci storie di sangue. La chiesetta è carina ma come al solito facciamo fatica ad emozionarci e non ci ricorderemo mai cosa contiene, se non affreschi colorati di storie lontane…
Stando alle guide e ai racconti, non possiamo perderci il Monastero di Gelati. Lo troviamo incappucciato per restauri: è evidente che i soldi per le chiese si trovano sempre, mentre mancano per le case o i centri storici delle città che avrebbero bisogno di una sistemata, dopo decenni di occupazione! Vabbé. Anche questo monastero si trova in cima ad una collina; è stato un importante centro culturale nel medioevo georgiano, centro della cultura cristiana e del sapere neoplatonico, una sorta di “seconda Gerusalemme”, e una “nuova Atene”, fino a che venne incendiata dai turchi e poi abbandonata in epoca comunista. Ospita le tombe di molti sovrani, i numerosi affreschi sono davvero notevoli e abbastanza ben conservati. Il sole non è ancora arrivato quassù, non c’è nessuno, l’atmosfera è suggestiva, quasi surreale, ma ripartiamo: vorremmo prendere la marschrutka delle 9:30 per Akhalsikhe e poi trovare un passaggio per Vardzia.
Avendo deciso di non seguire un tour organizzato né tantomeno di avere un autista fisso per noi, dobbiamo sperare di trovare i giusti mezzi per le nostre destinazioni e qui in Georgia, scopriamo con piacere, è divertente, conveniente e anche abbastanza semplice. Infatti alla bus station di Akhalsikhe troviamo subito un passaggio per la città rupestre di Vardzia, con deviazione verso il Monastero di Sapara, carino ma evitabile dopo tanti monasteri! ed una sosta sotto il castello di Khertvisi. La strada è davvero spettacolare, corre accanto al fiume, in un ambiente genuino e selvaggio e non rovinato dalla mano dell’uomo.
Giungiamo a Vardzia col sole che sta calando e dal basso ammiriamo lo spettacolo delle decine di grotte sulla parete rocciosa e scoscesa della montagna. Visitiamo il sito per un’oretta, un monastero che crebbe al punto di diventare città sacra, oggi abitato da alcuni monaci. Un intrigo di tunnel e scalette e passaggi soprattutto intorno alla chiesa dell’Assunzione, con un portico con campane e un bell’interno affrescato.
Stanchi ma contenti rientriamo verso la guesthouse Imedi, prenotata su Booking (60gel con colazione) dove ci offrono gentilmente un po’ di cibo.
11 settembre ’17: VARDZIA – TIBLISI
Oggi si ritorna a Tbilisi, viaggiamo anche oggi con la marshrutka piena come un uovo, ma dove è possibile trovare di tutto, incluso l’odore. Le fermate ci sembrano un po’ casuali, i sedili sono piccoli, ma per lo meno questa volta l’autista guida bene.
A Tbilisi siamo arrivati in una bus-station simil-africano: un formicaio di pulmini con qualche altoparlante, una marea di negozietti, gentegentegente, finti e veri tassisti e noi a cercare la fermata della metro e ci siamo anche riusciti! La metro è efficientissima e frequente; siamo arrivati alla solita fermata di Liberty Square, chiamata qui Tavisuplebis moedani, e da qui alla nostra solita guesthouse, dove Irakli ci ha dato una stanza ancora più bella. Abbiamo potuto riposarci e ripulirci prima di rituffarci di nuovo nel bailame della città: abbiamo girovagato per vedere quello che non avevamo ancora visto, e mangiato una buona focaccia con formaggio, piatto tipico, sotto il caratteristico orologio con carillon accanto al teatro delle marionette. Poi di nuovo a nanna, nella nostra prima camera con bagno e doccia compreso alla folle cifra di 110gel ossia circa 35E.
12 settembre: TBILISI
Giorno del ritorno a casa, ma è anche una giornata che possiamo sfruttare dato che partiamo nel pomeriggio. Percorriamo la vivace Rustaveli, la via principale di Tbilisi, passiamo davanti al Teatro dell’Opera e del Balletto purtroppo chiuso, davanti al Palazzo del Parlamento, e ci perdiamo volentieri nel grande Museo della Georgia, una bella e davvero piacevole sorpresa. Ammiriamo estasiati il Tesoro Archeologico, che comprende “ammennicoli” stupendi d’oro risalenti a molti secoli before Christ, alcuni pezzi datano addirittura il 3000 a.C. e sono stati rinvenuti nella Colchide: da vedere e gustare e ammirare e stupirsi. All’ultimo piano del museo troviamo documenti del recente e triste capitolo della storia dell’Occupazione Sovietica, una storia fatta sempre di violenza e di soprusi, di repressione e di resistenza per la Libertà.
Proseguiamo verso un bel mercatino di anticaglie, al DryBridge: si trovano tante piccole e grandi cose, dal ferro da stiro mignon, a sciabole, a oggetti anni 60, a servizi di piatti mai usati, dischi LP, e tante piccole cose inutili belle profonde senza e con tanto senso a seconda del loro passato. Sembra che le cantine si stiano svuotando e la gente si voglia liberare del passato.
Torniamo a prenderci gli zaini, salutiamo Irakli/ mr.bean, che scopriamo anche lui provenire dall’Abkazia, regione ancora occupata come l’Ossezia, ma fuori dalla Georgia nessuno ne parla! E qui si apre una voragine di sentimenti e riflessioni che vorrebbe evitare ma si intuisce. Taxi per l’aeroporto a 20gel, perché ormai siamo in ritardo per il bus pubblico.
La Georgia si chiamava Colchide 3000 anni fa, sembra veramente l’ombelico del mondo: qui è nato il vino, qui le prime civiltà e forse, qui un crocevia di popoli e di culture, qui continue invasioni e conquiste, qui pianure fertilissime e montagne a picco, qui le mucche libere e leggere più degli uomini, qui orizzonti liberi e folla, un paese da non perdere, da godere, da visitare con più calma, la solita sensazione di non avere capito ancora nulla, di volere uscire dall’ingranaggio e di avvicinarsi solo un po’ al valore della propria esistenza solo se sei in mezzo agli altri o non avere intorno nessuno se non la terra come era anni e anni fa e la fortuna di vivere insieme come a un tutt’uno con la persona che ti fa sentire grande in uno spazio infinito e profondo.