Scoprendo la Repubblica di Moldova
Dite la verità, se qualcuno dovesse chiedervi così a bruciapelo dove si trova la Moldavia sul planisfero e con quali paesi confina, dovreste girare la domanda a Google. Ecco, non io! Quando mi hanno invitato a fare un viaggio di scoperta in questo paese ancora pressoché sconosciuto ai turisti italiani, già sapevo molte cose. Non certo per nobili motivi, né per velleità geografiche speciali… Solo perché partecipava all’edizione di quest’anno dell’Eurovision Song Contest con una canzonetta molto pop che ho canticchiato e ballato per un bel po’! In pratica quando mi hanno rivolto la fatidica domanda, avevo già googlato. Vi faciliterò il compito: indipendente dal 1991, la Repubblica di Moldova (nome corretto, la definizione “Moldavia” abbraccia un territorio più vasto, in parte rumeno) si trova tra Ucraina e Romania e non si affaccia sul Mar Nero per una manciata di km. Per gli italiani è una meta facile e comoda: ci sono molti collegamenti aerei dalle nostre principali città, si parla romeno (che come tutte le lingue del ceppo latino ha tante similitudini con la nostra), ma la maggioranza della gente sa anche il russo e se la cava bene con l’inglese. La moneta locale è il Lei che si può cambiare direttamente sul posto nei numerosi botteghini che troverete dappertutto nella capitale, Chisinau. Un euro corrisponde a circa 20 Lei, il biglietto dell’autobus ne costa 2, fate i vostri conti. Sorprendente copertura Wi-Fi a partire dall’aeroporto e una bella accoglienza da parte degli abitanti.
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Nei primissimi minuti del mio volo Air Moldova da Bologna a Chisinau, nell’istante in cui la hostess ha aperto bocca, ho compreso che il mio rapido corso di russo dell’anno scorso al massimo mi farà decriptare qualche cartello stradale.
La capitale Chisinau
Metti che dobbiate improvvisare un pensiero romantico, sappiate che nel centro di Chisinau c’è un mercato di fiori che non chiude mai, aperto 24 ore su 24. I fiori e il verde in generale sono il ricordo più vivido che ho della capitale moldava: rose, rose dappertutto! Rose nel piazzale della cattedrale, rose nei parchi cittadini, rose negli spartitraffico! Rose vere, di quelle che profumano. L’urbanistica di impianto sovietico c’è, non si può negare. E la città in questo momento è tutta un cantiere in rinnovo e fermento. Ma l’impressione generale è quella di un posto tranquillo e a portata di turista, piacevole da girare a piedi, con un centro storico raccolto e una bella vita nei weekend. Perdersi non è facile: tutte le strade convergono nel viale principale dedicato (come quasi tutto) a Stefano il Grande – Ștefan III cel Mare -, indimenticato sovrano del XV secolo che ha protetto e reso grande il paese, nominato persino Santo per la chiesa ortodossa.
Consiglio per donne: portatevi un foulard per visitare rispettosamente le numerose chiese ortodosse, che vale la pena vedere. A partire dalla cattedrale dove se siete fortunati potete intercettare anche una funzione e restare un po’ lì a inebriarvi di incenso e misticismo. Tra le tappe da non perdere nel giro del centro città, oltre alla cattedrale col suo parco fiorito e l’arco di trionfo, ci sono il parco di Stefano il Grande, la Sala dell’Organo e il monastero di San Teodoro, con le cupole dorate che svettano sulle pareti bianche e azzurre. Poi la Torre dell’Acqua con il suo osservatorio dove salire per un punto di vista sopraelevato e il palazzo del municipio, entrambe opere dell’architetto nostro connazionale (per metà) Aleksandr Bernardazzi. Il mio posto preferito però è un altro parco che si trova nella zona universitaria, Valea Morilor Park, una specie di piccolo Central Park alla moldava, con un grande laghetto, le scalinate monumentali, gli studenti che leggono all’ombra, quelli che corrono nei vialetti, quelli che improvvisano un po’ di street funk per le scale. Di nuovo un tripudio di rose, che ve lo dico a fare.
A Chisinau ho dormito nel City Park Hotel, piazzato strategicamente in una bella stradina pedonale a due passi dalla cattedrale.
Cucina e souvenir
Per gli amanti dello shopping di buon senso, tra la Sala dell’Organo e il Teatro Nazionale c’è un mercatino di artigianato locale molto carino dove comprare souvenir fatti a mano e un po’ più avanti, sul lato opposto della stessa strada, il grande Mercato Centrale dove invece si vende un po’ di tutto. Cercate la zona alimentare e comprate qualche specialità locale, tipo le prugne secche ricoperte di cioccolato, l’halva (che qui è a base di pasta ai semi di girasole e crea dipendenza al primo morso) o qualsiasi cosa abbia a che fare con le noci, squisite. Per assaggiare la cucina tipica consiglio il ristorante Vatra Neamului dove vale la pena andare non solo per la qualità del cibo, ma anche per l’atmosfera. Altri posti che ho provato la Beraria Chisinau dove è d’obbligo un boccale della birra locale e il bistrot Pani Pit col suo bel giardino interno.
La cucina moldava è una bella scoperta, i piatti principali non sono molti e sono ricorrenti, ma sono preparati in tante varianti diverse quindi non vi annoierete. Dappertutto troverete la Plăcintă, uno sformato realizzato sovrapponendo in una teglia cinque strati di sfoglia tirata sottilissima (da cui il nome) sopra e sotto. Il ripieno può cambiare, ne esistono di salate e di dolci: alla ricotta e finocchietto, alle verze, alle patate, alle amarene… Meglio se cotte in un forno tradizionale di pietra. Altri piatti da assaggiare la Mămăligă, una polenta servita con panna acida, formaggio e carne; la Zeama de Gaina cu Taiatei, una zuppa di verdure e pollo che ha un po’ l’aria del Ramen; il Sarmale, involtini ripieni di riso e carne avvolti in foglie di vite.
Le strade del vino
Immaginate di trovarvi in mezzo a un lunghissimo corridoio 60 metri sottoterra, circondati da bottiglie di vino. Siete lì, infagottati nella giacca mentre fuori sarebbe anche estate e la vostra guida ridendo vi fa: «Seguitemi che se ci perdiamo qui non troviamo più l’uscita!». Sto parlando delle cantine sotterranee più lunghe del mondo (non lo dico io, lo dice il Guinness dei primati). Milestii Mici, 250 km di gallerie, ex miniera prestata all’invecchiamento del vino che si visita in gran parte in macchina. Riuscite a immaginare quanto sia enorme? Immaginate anche me che pedino la guida come un’ombra per evitare di prendere la residenza dentro a una “caza” (che poi sarebbe una delle cellette di conservazione delle bottiglie).
Il vino in Moldova è un’esperienza, non solo gustativa! Milestii Mici si trova a mezz’ora di strada da Chisinau verso sud, verrete accolti da fontane che zampillano vino vero, scoprirete che le bottiglie da collezione hanno le etichette disegnate a mano una ad una e che i barili vengono puliti al loro interno da delle donne in tenuta da palombaro che si calano nella pancia di rovere con tanto di maschera antigas per evitare l’ubriacatura lampo. A una mezz’ora di strada verso nord, invece, c’è Cricova. Anche qui abbiamo lunghe gallerie sotterranee di produzione e invecchiamento del vino, ma la visita avviene completamente su un trenino elettrico rosso, un po’ Gardaland e un po’ Bernina Express. Verrete dotati di un piumino d’ordinanza, indispensabile per contenere l’escursione termica e per affondare il mento nel bavero mentre il trenino sfreccia nei cunicoli bui domandandovi “chi me l’ha fatto fare”. A quanto pare moltissime celebrità in giro per il mondo hanno qui la loro riserva personale, soprattutto diplomatici e capi di stato. Non ho resistito al selfie davanti al vino di Putin. C’è anche la preziosa collezione museale dei vini di Göring, stivata qui dai russi dopo il saccheggio delle sue proprietà.
In tutte queste visite il momento topico è sempre la degustazione finale che avviene di solito in ampie sale cerimoniali, con zelanti esperti che si impegnano molto a descrivere le caratteristiche di ogni vino e a suggerire gli abbinamenti. Dal secondo sorso in poi farete come vi pare, ma rimane un momento di grande soddisfazione. Soprattutto nella cantina di Purcari, che si trova quasi al confine con l’Ucraina nel sud del paese e dove infatti si sente nell’aria il salmastro del Mar Nero. Qui vi troverete davanti nove calici e saranno tutti quanti vostri! C’è anche il vino preferito dei reali inglesi, il Negro di Purcari. E il preferito mio, l’Ice Wine. Intorno una campagna verde e rigogliosa: vigneti a perdita d’occhio, letteralmente. E poi file e file di botti che sprigionano un aroma inteso. A Purcari è tutto così perfetto che ti viene voglia di fare qualcosa di trasgressivo, che ne so, togliere un tappo! Mediamente i vini moldavi stanno sui 13 gradi, bianchi compresi, va da sé che fermarsi per la notte è un’ottima idea. Infatti adiacente alle cantine c’è anche un bell’agriturismo accogliente dove vale la pena pernottare anche solo per godersi le stanzette con le travi in legno e aprire le finestre al mattino con vista vigna. Lo stesso ragionamento vale per un’altra cantina non distante da questa, Et Cetera Winery, dove oltre alle camere parecchio shabby chic ci dicono essere in corso la realizzazione di una piscina e di una SPA. Qui non perdete l’occasione di partecipare a una lezione di cucina della mamma del titolare, a lui invece chiedete di raccontare la storia della sua attività e della sua famiglia, è una bella storia di viaggi, sogni e imprenditorialità. Se pensate di approfittare di queste escursioni rurali vinicole per un po’ di digital detox cascate male, il wi-fi fila dappertutto più spedito del trenino!
Viaggio nel tempo in Transnistria
Adesso vi accompagnerò niente meno che in un viaggio nel tempo, seguitemi: prendete una macchina – una normale, non una DeLorean – e guidate per circa un’ora e mezzo da Chisinau verso l’Ucraina, fino a imbattervi nella dogana della Transnistria. Dogana non è un’iperbole: dovete veramente mostrare il passaporto e ricevere un visto di immigrazione turistica a tempo perché state entrando, appunto, in un altro stato! Uno stato de facto autoproclamato tale ai tempi dell’indipendenza della Repubblica di Moldova, non riconosciuto dalla comunità internazionale ad eccezione della Russia. Non sarà riconosciuto, ma autonomo lo è eccome: probabilmente l’ultimo baluardo del blocco comunista sovietico. Croda esiste veramente! In Transnistria si parla russo, si mangia russo, la moneta è un rublo di plastica e c’è un’amministrazione locale diversa per la politica e la sicurezza. Tiraspol, la capitale, ha l’aria dell’antica Stalingrado – per come la immagino io, almeno – con un memoriale della Seconda Guerra Mondiale che comprende anche un carro armato sovietico T34, la casa dei soviet e una statua di Lenin che definirei a dir poco imponente. Ora, non posso sbilanciarmi a promettervi le condizioni meteo ideali per la vostra gita, ma sappiate che un po’ di pioggia è tutt’altro che fuori contesto!
Paradossalmente se volete impressionare gli amici con dei souvenir moldavi di altissimo lignaggio, è qui che dovete venire! Potete tornare a casa con del pregiato caviale nero di beluga o con un cognac invecchiato 10 anni a prezzi ben diversi dai listini a cui siamo abituati. Tra le molte floride attività “nascoste” tra i palazzoni sovietici della Transnistria, infatti, ci sono anche Aquatir e Kvint che producono rispettivamente caviale di alta qualità e Divin (il nome locale del cognac che si può chiamare così soltanto in Francia nell’omonima località). La visita di entrambe le aziende è molto interessante per scoprire cose inimmaginabili sui processi produttivi – avete mai visto fare un’ecografia a uno storione? Appunto! – ma le degustazioni a conclusione dei tour rimangono i miei momenti catartici. Vorrei sapervi descrivere l’odore di una stanza di invecchiamento del Divin, così pungente e corposo che inebria ad ogni respiro. Ma temo sia una di quelle cose preziose che scoprirete davvero solamente andando sul posto. In compenso posso rivelarvi la mia scoperta del giorno: sappiate che il quantitativo giusto di liquore da bere è tale per cui rovesciando il bicchiere in orizzontale, il liquido non tracima. L’occhio inganna, vi sembrerà pochino, ma data l’intensità effettivamente è perfetto.
Moldova Rurale
Di una cosa vi accorgerete subito spostandovi da una parte all’altra del paese: il panorama moldavo subito fuori dalle città è una campagna rigogliosa. Lungo le strade file ininterrotte di alberi di noce che con le loro radici profonde tengono il più possibile ancorata questa terra sismica. E poi campi e prati, frutteti e vigne, qua e là un cavallo, una mucca, una capra. Ogni tanto un centro abitato con casette basse decorate di azzurro e verde – i colori della natura, della pace e della speranza -, pozzi di pietra e legno, tempietti votivi e cespugli fioriti. E camomilla, camomilla ovunque! Forse è per questo che i moldavi che incontriamo sembrano sempre così tranquilli, sorridenti e accoglienti.
A una settantina di chilometri a nord est di Chisinau c’è l’attrazione turistica più importante del paese (a ragione): il complesso archeologico e naturalistico di Orheiul Vechi. Una serie di monasteri, grotte e fortificazioni un po’ scavate e un po’ costruite su una parete di rocce calcaree che si affaccia su un ampio canyon naturale. Qui si trovano tracce del primissimo insediamento umano del paese risalente al Paleolitico e nel corso della storia e delle epoche è stato un rifugio naturale per tanti, soprattutto per i primi monaci cristiano ortodossi. I sentieri che si abbarbicano su per i fianchi di questa vallata collegando tra loro monasteri e grotte sono dei percorsi ideali per trekking e passeggiate. Passo dopo passo il colpo d’occhio sulla valle si rivela sempre un po’ di più, roba da grandangolo! Non per niente è in lizza per diventare patrimonio dell’UNESCO. C’è anche un piccolo rito che potete onorare: incastrate una monetina in uno dei fori delle pareti calcaree del monastero, esprimete intimamente un desiderio appoggiando sopra il palmo della mano destra. Una sola raccomandazione: cercate un foro vuoto tutto vostro e non sovrapponetevi alle numerose monetine già incastrate in giro, i desideri hanno bisogno di spazio!
Ai piedi di Orheiul Vechi, lungo un’unica strada un po’ tortuosa c’è Butuceni, un villaggio rurale caratteristico che somiglia un po’ a un albergo diffuso. Con il museo etnografico e le case dei contadini abitate e vissute, ma anche con agriturismi e guest house di recente costruzione perfettamente integrati nell’atmosfera generale. Vedi Vila Etnica o l’eco-resort Butuceni, dove ricordo di aver fatto la cena forse più piacevole di tutta la mia permanenza in Moldova. E dove ho passato un bel po’ di tempo a guardare le rondini entrare e uscire dai propri nidi, delle meraviglie architettoniche assolute. A dire il vero il mio ricordo di Butuceni è particolarmente bello perché qui abbiamo intercettato un festival di musica classica en plain air… Ascoltare un concerto seduta sulla paglia tra le vigne di un piccolo villaggio moldavo mentre il tramonto colora il cielo di rosa è uno di quei ricordi che vale il viaggio.
A un’ora e mezzo di strada a nord ovest di Chisinau c’è un altro villaggio che vi consiglio di visitare per scoprire la Moldova rurale, il borgo di Palanca, dove sarete sicuramente i felici ospiti della signora Tatiana e della sua Casa Parinteasca. Difficile definirla: un po’ museo etnografico, un po’ laboratorio artigianale, un po’ agriturismo. In pratica è la ricostruzione fedele di una casa contadina originale, dove apprendere tradizioni locali, osservare l’abilità dei bambini del paese nella tessitura e nel ricamo, assaggiare i piatti e i prodotti del territorio. La signora Tatiana è un fenomeno: ci accoglie offrendoci la marmellata di fragole più squisita della mia vita, ci coinvolge con i racconti sulla sua famiglia e sulle sue attività sociali, ci saluta regalandoci misteriosi sacchetti con le sue “erbe della Bibbia”. Qui potete prendere delle mountain bike e avventurarvi nei dintorni lungo sentieri un po’ scoscesi per andare a salutare altre famiglie in altre case del villaggio che aprono volentieri le proprie porte ai visitatori. Non solo le porte, aprono soprattutto le proprie dispense! Ogni tappa nuovi assaggi. A un certo punto sarete combattuti tra la preoccupazione di non offendere questa ospitalità così generosa e l’incompatibilità tra un’altra grappa e le prossime pedalate.
Silvia
Il viaggio a cui ho preso parte è stato organizzato dall’ente del turismo della Moldova e da ANTRIM (National Inbound Tourism Association) con il sostegno di USAID e del Governo Svedese. Li ringrazio di cuore dell’invito!
Trovate questo articolo sul numero di agosto 2017 di Turistipercaso Magazine