Massimo e Florence in Birmania di Myanmar

Birmania o più modernamente Myanmar, uno splendido patrimonio culturale e una forte religiosità
Scritto da: drmassigreco
massimo e florence in birmania di myanmar
Partenza il: 08/09/2017
Ritorno il: 20/09/2017
Viaggiatori: 6
Spesa: 3000 €
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Continuiamo la nostra esplorazione del Sud-est asiatico. Quest’anno optiamo per la Birmania o come dal nome ufficiale Myanmar. Come per il Giappone ci affidiamo all’agenzia viaggigiovani.it. Il rapporto servizi prezzo è ottimo a livello del fai da te. Quest’anno i nostri compagni di viaggio sono Ippolito e Vera con la piacevole aggiunta di Alessandro e Alessandra. Come sempre le impressioni di viaggio. Si tratta fondamentalmente di un paese agricolo non ancora contaminato dal progresso, o quanto meno parzialmente, in quanto tutti hanno l’universale telefonino e le antenne paraboliche spuntano dai sgangherati temetti di lamiera.

Il lavoro manuale è ancora l’unico presente, non ci sono fabbriche e industrie di nessun genere. L’agricoltura utilizza solo il lavoro manuale e la forza degli animali. Le case non sono dotate di nessun confort. In Birmania quindi sono visibili delle tradizioni arcaiche ormai scomparse da tempo. Il popolo birmano è gentile ed accogliente. Estremamente ossequioso con gli occidentali e visibilmente laborioso. La delinquenza praticamente non esiste, mai come qui ho notato la completa assenza delle forze dell’ordine. La cucina è molto semplice e poco varia, quindi anche se buona, dopo alcuni giorni ci si stanca di mangiare sempre le stesse pietanze. Ovviamente la vita è del tutto a buon mercato sia per gli acquisti che per il cibo. Per dare un’idea nei buoni ristoranti un pasto completo costa 5/6 €. Una cosa comune a tutto il sud-est asiatico è la mancia, praticamente obbligatoria.

09/09/2017: ROMA-YANGON

Arriviamo alle 7,00 del mattino dopo un viaggio complessivo di 17 ore soste comprese. Viaggiamo con la ottima compagnia Thai. Il volo è Catania-Roma-Bangkok-Yangon. Ad attenderci all’uscita la nostra simpaticissima guida Lin, che parla un perfetto italiano in quanto ha lavorato un anno in Italia. La prima tappa è la Pagoda Kyauhhtatgyi per vedere l’enorme statua del Buddha coricata della lunghezza di 72 metri.

Proseguiamo con la visita del mercato tradizionale, dove compriamo subito il classico abbigliamento locale il longyi per poi andare alla Pagoda Shwedangon. Si tratta del monumento più importante di tutta la Birmania. La parte più impressionante è la stupa ricoperta di foglia d’oro di 98 m di altezza e visibile dalla maggior parte della città. Si tratta di uno dei luoghi più sacri del buddismo. Non c’è certezza sulla data della costruzione, ma la tradizione vuole risalga ai tempi dello stesso Buddha intorno al 460 a.C. La leggenda buddhista vuole che alcuni fratelli che viaggiavano per l’Asia incontrarono il Buddha Gautama, che gli diede otto dei suoi capelli per farli conservare in Birmania, dove si trovano ancora oggi. Andata in rovina fu ricostruita nel XVI secolo grazie al re del popolo Mon Binnya U. Sulla corona superiore, ma non visibile dal basso un diamante di 76 carati e dei rubini e smeraldi di grandissimo valore.

La Pagoda, oltre che ad un luogo di culto e meditazione, è un luogo pubblico per incontrarsi e rilassarsi. Intere famiglie vi si recano per passeggiare, consumare un pasto o meditare. Ovviamente nel più profondo silenzio e rispetto della religione. Da qui si può vedere una delle caratteristiche del popolo birmano, ossia la pacatezza, la tranquillità, il rispetto per la religione. Il tutto diametralmente opposto allo stress e alla frenesia degli occidentali e al fanatismo religioso dell’Islam. Unico punto negativo è che in Birmania in tutti i luoghi religiosi è obbligatorio camminare a piedi scalzi e non sono permessi neppure i calzini. Per noi occidentali, che non abbiamo questa abitudine, la cosa è un poco fastidiosa. All’inizio un grande problema, con pulizia dei piedi con fazzoletti umidificati all’uscita da ogni sito, alla fine non ci facciamo più caso.

Alla fine della giornata come prevedibile siamo abbastanza stanchi quindi optiamo per la cena in hotel.

10/09/2017: YANGON -MANDALAY-AMARAPURA

Leva taccia alle 4,45 del mattino per prendere il volo interno per Mandalay. A bordo di un ATR 47 arriviamo a destinazione (i timori di Vera per i voli interni sono fugati). Come al solito troviamo il nostro autista ad attenderci. La prima tappa è Amarapura penultima capitale reale del Myanmar. Il nome Amarapura significa “città dell’immortalità”. La prima visita è al Monastero di Mahagandayon. E’ un complesso di edifici molto esteso all’interno del quale vivono più di mille monaci di tutte le età. Arriviamo per le 10,00 e possiamo quindi assistere alla cerimonia in cui viene donato il cibo dai fedeli. Assistiamo quindi alla processione di almeno 800 monaci che ricevono il riso e regali vari da una famiglia che per devozione ha deciso di nutrirli in questa giornata. La cerimonia complessivamente è abbastanza toccante. Inizia quindi la nostra esperienza con il cibo da strada birmano. Sulle rive del lago mangiamo una frittura di gamberetti, pesciolini e gamberi di fiume accompagnati da una tempura di granturco e del riso fritto. Complessivamente l’esperienza è positiva. Il monsone oggi non ci perdona e inizia a piovere. Fortunatamente l’autista è attrezzato di ombrelli e quindi facciamo una passeggiata sul ponte U Bein. Il ponte fu costruito nel 1782 e si estende per 1,2 km sul lago Taughtaman. Il lago è poco profondo e si tratta del ponte di teak più grande del mondo. Al ritorno visitiamo un artigianato dove lavorano questo legno di eccezionale resistenza. Ci sono dei manufatti bellissimi. Noi compriamo due statue. Ci rechiamo quindi a Mandalay che è considerato il centro religioso del paese , infatti più della metà dei monaci buddisti birmani risiede nella città o nei suoi dintorni. La prima visita la facciamo alla Pagoda Maha Myat Muny Paya. E’ il luogo più sacro di Mandalay e metà di molti pellegrini Buddhisti. All’interno una statua di Buddha di 4m di altezza, la più importante è venerata della zona. I fedeli uomini adornano la statua con la foglia d’oro. Alle donne non è permesso entrare. Proseguiamo la visita con il Palazzo Reale fatto costruire dal sovrano birmano Midon nel 1861. Si trova all’interno di una cittadella con spesse mura di 2 km per lato. Fu completamente distrutto da un incendio nello scontro tra le truppe inglesi e gli occupanti giapponesi. Durante il regime militare il Palazzo fu ricostruito grazie ai lavori forzati. Nella parte posteriore c’è un piccolo museo con alcuni arredi originali tra cui spicca un trono in cristallo. Proseguiamo per la Pagoda Maha Muni Paya, conosciuta anche come Pagoda dalle mille stupa. In realtà sono esattamente 780 perfettamente allineate all’interno delle quali si trova una stele con le iscrizioni dei precetti buddhisti. Arriviamo quindi abbastanza stanchi all’hotel. Prima di cena abbiamo deciso di fare una passeggiata, ma l’impresa è particolarmente ardua in quanto i pochi marciapiedi esistenti sono occupati dai commercianti di cibo da strada. Il resto è utilizzato come parcheggio per macchine e motorini. Si è quindi obbligati a camminare al centro della carreggiata, dove i motorini ti sfrecciano pericolosamente vicino. Visto po che c’è fango dappertutto e manca l’illuminazione pubblica desistiamo abbastanza in fretta vista la pericolosità. Ceniamo quindi tranquillamente in hotel.

11/09/2017: MANDALAY

Iniziamo la giornata con la visita dello splendido tempio in legno di Shdwe Nan Daw Kyaung. Questa costruzione originariamente si trovava all’interno delle mura del Palazzo Reale. Poi per volere del re Thi Paw fu smontata e ricostruita nel sito attuale in quanto dormitorio del padre. L’interno, interamente decorato e ricoperto da foglia d’oro, è di grande bellezza e unico nel suo genere. Poi Lin ci porta al mercato della giada. La giada è una pietra dura di colore verde-grigio. E’ costituita da un minerale chiamato giadeite. In Cina e nel sud-est asiatico fin dall’antichi è stata considerata come una pietra semipreziosa e pertanto molto utilizzata per scolpire statue di tutte le dimensioni. Il suo valore consiste nel fatto che si crede abbia proprietà medicinali. La sua particolarità inoltre consiste nel fatto che la struttura cristallografica si fa attraversare dalla luce. Oltre ad officine per il taglio e la lucidatura della giada ci sono una grandissima quantità di commercianti. Le pietre sono ammassate sui bordi della strada. Ce ne sono di tutte le dimensioni e i prezzi sono alti. Pare infatti che la qualità della pietra sia altissima. Ma per noi profani onestamente ci sembra tutta uguale. Comunque si tratta del primo passaggio del commercio di questo prezioso minerale, infatti ci sono ragazzi che a bordo di carretti sgangherati portano ai commerciati le pietre che hanno scavato. Questi poi con il metodo della traslucenza, con le loro lampadine individuano e prezzano quelle dove sono presenti le migliori qualità del minerale. Vera compra per 50 euro una bellissima pietra in giada scura. Proseguiamo quindi per la visita della collina di Mandalay dalla sommità della quale si ha una splendida vista sull’Irrawaddy. Visitiamo prima il Santuario dell’ Umin Thounzen in cui sono allineati 45 statue di Buddha. Proseguiamo con un’altra con una grande statua lignea e dalla quale si ha una splendida vista sul fiume.

Visitiamo poi un artigianato dove si produce la foglia d’oro. E’ veramente impressionante vedere questi ragazzi che martellano incessantemente dieci ore al giorno per produrre il manufatto, guadagnando circa 8 dollari al giorno. Il pensiero va automaticamente a quei lavori che in Italia vengono considerati usuranti. La giornata si conclude con la visita di Ava che in passato è stata per tre secoli la capitale del regno. Per raggiungerla attraversiamo il lago con una imbarcazione e poi proseguiamo in calesse. Durante tutto il tragitto siamo assediati dai venditori ambulanti che a tutti i costi ci devono vendere collane e manufatti vari. Ovviamente Vera ed Alessandra cedono facilmente alle loro insistenze. Per prima visitiamo delle pagode in rovina. Esse hanno perso il loro rivestimento in oro e restano solo i mattoni. E’ come un viaggio nel tempo e penso a quelli che sono state nel tempo i monumenti greci, romani, i templi di Ankor-Wat in Cambogia e tutte le rovine di siti storici che ho visitato. Ci fermiamo per visitare il Monastero di Bagaya, interamente in legno. Anche se costruito con il resistentissimo teak è in stato di abbandono totale. Finiamo con il Monastero di Maha Aungmye Bozan. Completamente costruito in pietra ad imitazione di una Pagoda in legno fu fatto edificare dal re Medon per la sua preferita.

Per la cena andiamo in un ristorante al centro. Un pulmino ci viene a prendere in hotel e aspetta che la cena sia finita. Il cibo è abbastanza buono ma ci rendiamo conto che la cucina birmana è abbastanza semplice e con pochissime variazioni. In sintesi si tratta sempre di una sorta di spezzatino di carne di pollo, manzo o maiale servita con riso cotto al vapore. Le variazioni sono pochissime. Accanto a questi ci sono i piatti tradizionali cinesi e thailandesi come spaghetti di soia, noodels e riso fritto. Ci rassegniamo quindi a mangiare queste pietanze per il resto del viaggio.

12/09/2017: MANDALAY-BAGAN

Giornata di navigazione fluviale. In otto ore circa raggiungiamo Bagan navigando lungo il fiume Irrawaddy. La navigazione è un poco lunga ma tutto sommato piacevole. A bordo ci viene servito un pasto del tutto simile si precedenti. Arrivati a Bagan per prima visitiamo un artigianato per la produzione della lacca. Solo dopo avere visto il processo di lavorazione capiamo il valore di tali manufatti e perché adornassero i palazzi reali del ‘700. Si parte da sottilissime strisce di bambù che vengono arrotolati a mano fino ad ottenere la forma desiderata. Il processo di laccatura poi prosegue fino ad ottenere le superfici colorare e lucide che conosciamo. Per fare ciò ci vogliono numerosissimi passaggi di verniciatura, asciugatura e levigatura che richiedono in media cinque mesi di lavoro. Onestamente a vederli e toccarli sembrano quasi degli oggetti di ottima plastica, ma il loro valore in considerazione del lavoro dell’uomo è incommensurabile. L’acquisto è quindi di rito. Compriamo un bel vassoio decorato per 36 dollari.

13-14/09/2017: BAGAN

Due giorni dedicati alla zona archeologica di Bagan. La città di Bagan fu la capitale del regno della dinastia Mon dal IX al XIII secolo. Il regno riuscì a riunificare la regione e da questo nucleo iniziale nasce quello che è attualmente la Birmania. La fiorente economia apportò una notevole disponibilità economica. Ci fu quindi il fiorire dell’architettura con la costruzione di più di 10.000 templi buddisti, monasteri e pagode. Oggi ne restano 2.200 delle dimensioni più varie. I templi sono distribuiti su una superficie boschiva rettangolare delle dimensioni di km 13×8 e completamente immersi nel verde della lussureggiante vegetazione. Bagan è divisa nella Old Bagan, Nyaung e New Bagan situata i una verdeggiante pianura nell’ansa del fiume Irrawaddy. Per due giorni quindi ci immergiamo nella visita di questi capolavori. Ovviamente visitiamo solamente i più caratteristici. Inutile riportare i complicati e impronunciabile nomi. In alcuni templi ci sono in perfetto stato di conservazione degli affreschi con scene della vita di Buddha. Anche in qui il secondo giorno è previsto in giro in calesse. Abbastanza faticoso per lo stato delle strade, ma bello in quanto possiamo vedere da vicino le case in bambù. Ci sono interi quartieri costruiti con case a due piani con bambù intrecciato. Queste case sono fornite di energia elettrica, ma non di acqua corrente. La seconda sera stufi della monotonia del cibo birmano ci avventuriamo nel mangiare una pizza. All’inizio siamo molto scettici ma alla fine la pizza è abbastanza buona. Come dice Ippolito ne abbiamo mangiate di peggio in Italia. Culmine della visita la maestosa Pagoda di Ananda considerato il capolavoro architettonico di Bagan. All’interno due statue originali del IX secolo del Buddha in piedi.

15/09/2017: BAGAN-KALAW

Oggi ci aspetta una lunga trasferta in auto di sette ore fino a Kalaw. Lungo la strada ci fermiamo in un artigianato dove producono un distillato dai datteri di palma. Lo assaggiamo, ma onestamente non l’ho gradito perché troppo aspro e in sintesi del tutto imbevi il e per i nostri palati. Arrivati nella città facciamo una passeggiata alla ricerca di un ristorante dove cenare. Troviamo un ristorante Nepalese e anche qui mangiamo bene ad un prezzo irrisorio.

16/09/2017: KALAW-INLE

Trasferimento di circa un’ora fino a Nyaung Shwe porta di ingresso per il Lago Inle. Lungo la strada ci fermiamo in un artigianato per la produzione della carta. Immancabile l’acquisto di un ombrellino. Facciamo una passeggiata nel locale mercato poi prendiamo le lance che sfrecciano sulle acque poco profonde del lago. Un temporale ci sorprende in barca, ma per fortuna i barcaioli sono ben attrezzati con cerate e ombrelli è quindi non ci bagniamo. Il lago è situato in un’ampia conca a 850 m slm, circondato da verdi montagne e punteggiato da chiazze di vegetazione formate da giacinti d’acqua. Il lago è abitato dall’etnia Intha, “i figli del lago”, diventata famosa per il curioso modo di remare dei pescatori: in piedi sulla barca, utilizzando un solo remo spinto da una gamba. Altra caratteristica è la coltivazione degli orti galleggianti, fertili ammassi di terreno paludoso e alghe, sui quali si producono frutta e ortaggi, per la maggior parte pomodori e anche fiori. I contadini per la coltivazione lavorano su piccole barche. Per prima visitiamo la Pagoda Phaung Daw Oo. All’interno ci sono cinque statue di Buddha ricoperte di foglia d’oro. Poiché i fedeli appongono continuamente foglie d’oro lo spessore è tale che le statue sottostanti non sono più visibili. Proseguiamo facendo un giro nei villaggi di palafitte degli Intha. Finiamo poi la giornata visitando un artigianato per la produzione dei locali sigari, ne fumiamo alcuni variamente aromatizzati, poi un altro per la produzione di un tessuto ricavato dalla pianta del loto.

Iniziamo la giornata visitando per prima gli orti galleggianti. Mi sembra di essere sul set di un documentario mentre attraversiamo con le nostre lance dei veri e propri sentieri d’acqua delimitati dalla lussureggiante vegetazione e dagli onnipresenti giacinti d’acqua. Risaliamo, sempre a bordo delle lance, il fiume per sbarcare nel villaggio di Inde. Da qui partiamo per una spettacolare passeggiata tra le 84.000 pagode fatte costruire dal re birmano Thiri Dhamma Thwaka a cavallo tra il XVII e XVIII secolo. L’atmosfera è magica. La maggior parte delle pagode sono in rovina e la vegetazione ha preso il sopravvento dandole un grande fascino. Accanto c’è ne sono invece perfettamente restaurante, l’insieme è veramente pittoresco. A contribuire alla magica atmosfera è il vento che fa tintinnare i campanellini posti alla sommità delle stupa.

Dopo pranzo concludiamo la giornata visitando il Monastero di Nga Hpe Chaung conosciuto anche come “Monastero dei gatti saltanti” in quanto in passato i monaci ammaestravano i gatti per saltare. Attualmente di queste velini ne restano pochi e non sono più saltanti. Concludiamo la giornata attraversando un villaggio di palafitte e le sue scene di vita quotidiana degli abitanti. Anche oggi il monsone ci ha graziato, al ritorno in hotel però un bel temporale. Ciò non impedisce il bagno nella spettacolare piscina a piombo sul lago.

18/09/2017: LAGO INLE-YANGON

Ritorniamo a Yangon prima con una navigazione sul lago poi con un volo interno. A Yangon piove abbastanza forte, facciamo comunque una passeggiata nel quartiere coloniale, fino ad arrivare alla piazza principale della città dove è in corso una manifestazione politica. La pioggia aumenta quindi rientriamo in hotel. La sera facciamo una passeggiata nel vicino centro commerciale. Nell’ultimo piano ci sono una grande quantità di ristorante etnici. Decidiamo di mangiare cinese per cambiare un poco.

19/09/2017: YANGON

Ultimo giorno in Myanmar. Il volo è nel tardo pomeriggio quindi ritorniamo al mercato per trascorrere le ultime ore di questo bellissimo viaggio.

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