Cambogia, la terra del sorriso

Un tour tra mare e cultura con tappa in Thailandia per visitare Bangkok e Ko Chang
Scritto da: maretta*
cambogia, la terra del sorriso
Partenza il: 07/08/2017
Ritorno il: 22/08/2017
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Il mio viaggio inizia il 7 agosto 2017, con Giovanni il mio ragazzo e una coppia di amici. Partiamo da Roma con la Quatar Airlines, viaggiando con un biglietto da 700 euro, comodissimi e senza intoppi (stessa cosa vale per il viaggio di ritorno), e facciamo un primo scalo di un giorno circa a Dhoa, dove prenotiamo un hotel a pochi km dall’aeroporto. In aeroporto a Doha facciamo il visto obbligatorio, e spendiamo circa di 30 dollari a persona, pagabili solo con carta di credito, di cui fortunatamente eravamo muniti. Passiamo la giornata nei centri commerciali di Doha dato il caldo indescrivibile che ci perseguiterà anche la sera! Inutile raccontarvi lo sbalzo di temperatura tra il caldo asfissiante delle strade e l’ aria condizionata dei centri commerciali perchè chi non lo prova, non lo può comprendere! Doha non è un gran che, è una città tutta in costruzione, un cantiere a cielo aperto, le vie sono deserte viste le temperature e le distanze notevoli, forse tra 10 anni sarà una piccola Dubai. Tuttavia, devo segnalare il suq wakif di Dohan è davvero spettacolare: pieno di vicoletti, negozietti, negozi di uccelli, ristoranti e bar in un’atmosfera tipica e a tratti surreale. Se fate uno scalo a Doha non potete in nessun modo perdervelo! Al suq wakif abbiamo cenato in un ristorante italiano “Italia Mia” che non accetta carte di credito e una pizza margherita ( devo dire che non era male) la fa pagare 12€! Un eccesso!

Il museo islamico l’abbiamo saltato perchè era chiuso quel giorno! Un giretto sul lungo mare di Doha per scattare qualche foto sotto la scultura di madre perla gigante e via a riprendere l aereo per Bangkok dove trascorreremo tre notti!

A Bangkok c’ero già stata diversi anni fa e l’ho trovata identica a come l’avevo lasciata : avvolta dallo smog, dai forti odori di cibo, trafficata e caotica. La amai all’epoca e l’ho riamata anche sta volta. Mi piacciono le metropoli in cui per attraversare la città da una parte all’altra ci impieghi due ore, mi piace il caos, i centinaia di negozi, i quartieri lussuosi e quelli fatiscenti, mi piace il modo in cui Bangkok sa essere un calderone di sensazioni contrastanti. Tutte strepitose. A Bangkok abbiamo dedicato un giorno alla visita della zona storica, il palazzo reale, il buddah disteso, la golden mountain, insomma tappe obbligatorie per tutti i turisti. Poi abbiamo fatto un giro in barca di un’oretta in un piccolo porticciolo incontrato per caso nella zona storica, spendendo pochi bath, che consiglio senza dubbio. L’escursione ci ha consentito di scoprire una Bangkok più autentica, una parte di città galleggiante, dove la vita scorre lenta sulle rive del fiume, e dove pare che si sia fermata 100 anni fa. Il giro ci ha consentito di vedere una parte fondamentale del modo di vivere thailandese che altrimenti non avremmo mai potuto apprezzare. I giorni successivi ci siamo persi le per vie della capitale : in particolare china town (imperdibile) e siam square che è la zona occidentalizzata della città, piena di centri commerciali enormi e negozi di grandi marche.

Per il cibo non avrete problemi: Bangkok è stracolma di ristoranti adatti i a tutti i palati e tutte le tasche. Per pranzi e cene consiglio la zona Siam square ed in particolare il centro commerciale Siam per chi non ha voglia di osare e cerca ristoranti occidentali.

L’ultimo giorno ci siamo recati (ahimè) al mercato galleggiante, ci siamo fatti accompagnare da un tassista simpatico Thi, che ci ha poi accompagnato anche alla stazione Maeklong, dove i binari ferroviari dividono lo spazio con un mercato ortofrutticolo ed al passaggio del treno, circa ogni mezz’ora, i venditori tirano su tutti i loro teli con le pietanze o altra merce il tempo strettamente necessario per consentire il passaggio del treno… davvero strepitoso e naturalmente gratuito!

Quello che invece mi ha molto delusa è stato proprio il mercato galleggiante: c’ ero già stata 10 anni fa nella mia prima volta a Bangkok quindi avrei fatto volentieri a meno di ritornarci data la notevole distanza dal centro e soprattutto il carattere squisitamente turistico della attrazione. Ma tenevo che Giovanni il mio ragazzo vivesse quell’esperienza, pur consapevole del fatto che non rappresentasse nulla di veramente tipico e originale. Basta aprire infatti la bacheca di facebook per rendersi conto di quanto sia inflazionato il mercato galleggiante di Bangkok in pieno agosto!

Ma al di là del fatto che tutto sia costruito a misura di turista europeo, ciò che innervosisce è che per un giretto su una gondola a motore di un’ora tra bancarelle su palafitte che propongono i soliti gadegts cinesi, ti chiedono 40€ a persona!! Una cifra spropositata per la Thailandia e per quello che offrono ! E si badi bene che 40€ è il prezzo base per un giro di un’ora, ma se avessimo voluto allungare il nostro giro o aggiungerci una sosta presso qualche mercato sulla terraferma o cose simili, i prezzi sarebbero lievitati ulteriormente! Ragione per cui, se potete evitate di andarci! Consiglio, invece, al posto del mercato galleggiante, una piacevolissima gita di un’ora sempre con la gondola a motore sul fiume di Bangkok, che ho già segnalato sopra! È molto molto più economico, meno turistico e più suggestivo! E soprattutto in quest’ultima circostanza non mi sono sentita trattata da turista cretina da spennare senza pietà!

Dopo Bangkok, partiamo alla volta della Cambogia: la vera meta del nostro viaggio!

Prendiamo un pulman che da Bangkok ci porta direttamente a Siem Reap senza cambiare pullman (è importante specificarlo al momento della prenotazione). Di agenzie che si occupano di questo genere di spostamenti in pullman ce ne sono a frotte sia in Thailandia che in Cambogia. Contrattate sul prezzo senza esitazione! Noi non abbiamo mai speso più di 27 dollari a tratta e i prezzi variano ovviamente dalla distanza tra le città (27 dollari la tratta più lunga da KO chang a Bangkok e 8 dollari la tratta da Phnom phen a sihanoukville). Prima di partire per la Cambogia ricordate di fare il visto sul sito ufficiale della Cambogia, vi costerà circa 20 dollari, portate con voi due copie del visto per sicurezza. Se non avete voglia di farlo on line comunque munitevi di due fototessere e ci penseranno i tizi dell agenzia di viaggio a provvedere alla frontiera, ma credo che costi qualcosa in più.

Ad ogni modo, i pulman sono abbastanza comodi, gli autisti abbastanza prudenti, si fermano spesso per brevi soste, il tempo comunque passa velocemente (noi abbiamo praticamente sempre dormito in ogni spostamento, come presi da narcolessia!). Arriviamo a Siem Reap verso sera, ci sistemiamo in hotel (Poppular boutique Hotel centralissimo e spartano, con piscina scoperta) e andiamo a cena.

Per cena scegliamo un ristorante molto caratteristico “la Terrazza degli elefanti”, in cui abbiamo ordinato dei noodles cinesi e degli spring roll, la cucina è tipica ma occidentalizzante. Il personale cortese e l’ ambiente confortevole. Consigliato.

L’impatto con la Cambogia è stato forte. Ero stata in India qualche anno fa e ne ero rimasta colpita e scottata dalla povertà della sua gente, e non ero pronta a rivivere le stesse sensazioni provate qualche anno fa. Invece, contrariamente a quanto mi aspettassi, la Cambogia mi ha risvegliato quella tristezza e quel senso di impotenza che mi aveva travolta qualche anno prima. In particolare Siem Reap è una città assurda: si concentra tutta in un’unica strada, Pub Street, di un km circa piena di bar e ristoranti a misura di turista. È possibile trovare centinaia di bar ambulanti che servono chicchetti a un dollaro e mezzo con volume della musica internazionale quasi assordante. Ma accanto alle orde di turisti occidentali che si ubriacano a poco prezzo ci sono le bambine di quattro anni al massimo distese sul marciapiede insieme alle loro madri che chiedono qualcosa da mangiare. A dispetto di quanto dicono le guide di non fomentare l ‘accattonaggio, non si può non aprire il portafogli e donargli qualcosa. Ma in uno scenario simile, non si può soprattutto non fare i conti con la propria coscienza. Al di la della sporcizia delle strade, degli odori forti, delle bancarelle che servono scorpioni e serpenti alla griglia, sono i bambini smagriti con gli occhi grandi ad angosciare più di tutto. E’ il senso di frustrazione che ti pervade, la prima sensazione che si prova quando metti piede in Cambogia. E poi c’è Angkor Wat, l’ottava meraviglia del mondo, a cui noi abbiamo dedicato solo un giorno. Abbiamo fittato un tuk tuk con il driver che ci ha accompagnato per i vari templi alla modica cifra di 15 dollari. In Cambogia si paga sia in riel che in dollari indistintamente, noi ci siamo fatti una bella scorta di dollari dall’Italia. Angkor wat è stupefacente come dicono, è un sito religioso immenso ed affascinante anche se bisogna confrontarsi purtroppo con i fiumi di asiatici che invadono l’area costantemente. Potrei, come consigliano le guide, dirvi andarci la mattina presto ma sarebbe perfettamente inutile: i turisti ci sono a qualsiasi ora!!! Noi ci siamo andati alle 8 del mattino e la scelta si è rivelata giusta dal momento che dalle 10 in poi il caldo asfissiante ha iniziato a tormentarci.

Se avete un solo giorno a disposizione (come è successo a noi) visitate l’Angkor wat, il Baylon ed il tempio di Tomb rider. Devo ammettere, con il senno del poi, avrei visitato l’Angkor wat in bicicletta. Si è vero, il caldo umido è asfissiante talvolta, mi sarei stancata da morire, e forse mi sarei lamentata, ma alla fine credo che sarebbe stato più emozionante che girare in tuk tuk!

Il giorno successivo abbiamo cenato in un ristorante consigliato anche da trip advisor in un palazzo al centro, “G- garden”, pulito e squisito, il menu proponeva panini, hot dog, tempura di gamberi, insomma pietanze che piacciono più o meno a tutti, ma la qualità è medio alta.

Superfluo specificare che il personale è stato come sempre cortese e sorridente. Non è affatto un caso se la Cambogia viene definita “terra del sorriso”. Dal giovane albergatore, alla cameriera del fast food, al driver di un tuk tuk, nessuno vi negherà mai un sorriso in questo luogo.

Il mattino seguente, saliamo su un altro bus con altri turisti e ripartiamo alla volta della capitale. Anche in questo caso la cifra per lo spostamento non ha superato i 10 dollari per circa 5 ore di viaggio. Di Phnom Phen ci avevano parlato malissimo un gruppo di italiani conosciuti a Siem Reap. Ci avevano detto che la capitale offriva poco da vedere e da apprezzare. Ma quando siamo arrivati, mi sono resa conto che non era affatto vero. La capitale infatti,rappresenta il fascino e la cultura khmer in pieno. Phnon phen è la Cambogia così com’è senza fronzoli turistici, senza maschere. Ci siamo persi nei mercati del centro cittadino, poi tra le infinite strada stracolme di negozi, e carretti che vendevano cibo da strada. Ma abbiamo anche cenato in ristoranti turistici e ci siamo commossi durante la visita ai campi di concentramento, poco distanti dalla città. Nonostante ciò, Phnon phen è una meta impegnativa, per cui consiglio di scegliere un hotel con piscina, così da potersi concedere qualche momento di relax tra una visita e l’altra. Noi abbiamo pernottato per due notti all’hotel Harmony, che aveva una piscina stupenda con vista della città dall’alto ed il costo è stato di circa 40 dollari a notte.

A Phnom phen abbiamo cenato sul lungo fiume da “Croisette”, ristorante internazione consigliato dalla lonely, un po’ caro rispetto ai prezzi del posto ma con carne di qualità. La mattina successiva ci siamo recati ai campi di sterminio, un po’ fuori città abbiamo pagato 12 dollari andata e ritorno ed il biglietto di ingresso ai campi con audio guida li abbiamo pagati 6 dollari e ne vale assolutamente la pena perché la visita è suggestiva e la spiegazione dell autoguida è esaustiva ed interessante.

Consiglio inoltre un giretto anche alla Pagoda e al palazzo reale della capitale, noi abbiamo scelto di non visitarlo ma di darci solo un’occhiata dall’esterno. Abbiamo preferito perderci nella città piuttosto che autoimporci visite guidate.

Da Phnon phen, ci dirigiamo a Sihanoukville, sul mare. Anche per questo spostamento scegliamo il solito minvan e spendiamo circa 10 dollari. Sapevamo che il tempo non ci avrebbe assistito e che avrebbe piovuto per un pò, ma la speranza è l’ultima a morire e poi ormai avevamo già prenotato l’hotel ed era troppo tardi per la cancellazione.

Rotoliamo, dunque, verso sud e ci accorgiamo che lo scenario cambia totalmente. Mi era capitato di notare questo cambiamento già in India, e anche per la Cambogia posso dire che più ci si avvicina al mare, più il paesaggio si fa più limpido, le strade diventano più pulite, si avverte meno smog nell’aria,la vegetazione si fa più rigogliosa.

Sianoukville non è altro che un paesino sulla costa, noi abbiamo alloggiato a Serendipity beach, in un affittacamere “Laluna”, proprio sulla spiaggia ( fornito anche di ristorante che cucina pasta italiana al dente e gustosa). Dormire in un boungalow quasi a mare è stato per me più più grande lusso di questa vacanza, pertanto consiglio a chi mi legge di fare altrettanto.

Purtroppo il meteo non ci ha risparmiati! Ha piovuto tutti e tre i giorni della nostra permanenza e disperarsi non è servito a molto. Avremmo voluto goderci il mare di Serendipity beach, che a dire il vero non è limpidissimo, o fare un’escursione di un giorno nella vicina isola di Ko Rong, di cui avevamo sentito parlare benissimo, ma purtroppo non abbiamo fatto nulla di tutto ciò. Ci siamo “goduti” il passaggio dei monsoni leggendo un libro di fronte al mare, riparati dal patio del nostro affittacamere, o sorseggiando un caffè. Abbiamo approfittato dei pochissimi istanti di sereno per fare una passeggiata lungo la spiaggia, costellata da ristoranti e discoteche che fanno festa fino a notte fonda (lo sappiamo bene noi che siamo stati svegliati durante la notte dalla musica, unica pecca del “laluna”) ma a parte ciò, Sihanoukville non ha altro da offrire. Per cui, due consigli : 1)se il meteo vi dice che pioverà sempre, voi non fate come me, credetegli!. 2) Se dovesse piovere senza sosta, dirottate il vostro itinerario su un’altra meta, perchè a Sihanoukville c’è praticamente solo mare!

Trascorse le tre notti a Sihanoukville, prenotiamo l’autobus per Ko Chang in Thailandia (al confine con la Cambogia) ultima tappa del nostro viaggio. Il meteo continua ad indispettirmi perchè dice che anche a Ko Chang pioverà senza freni. Ma ormai non possiamo fare diversamente, per cui decidiamo di affrontare un viaggio lunghissimo (credo 10 ore o più) con ben cinque cambi di autobus e una parte del tragitto in battello e arriviamo, quasi stremati, sull’isola di Ko Chang.

Ko Chang è favolosa e consiglio assolutamente di sceglierla come tappa di mare dopo un tour culturale in Cambogia. E’ l’isola degli elefanti, infatti molte agenzie proponevano gite in sella a questi animali. Qui c’è la vera giungla, ed è facile incontrare delle simpatiche scimmiette che passeggiano indisturbate sui fili della luce. La sensazione è quella di essere tu, essere umano, ospite degli abitanti della natura.

La natura di Ko chang è incontaminata e l’intervento dell’uomo è davvero relativo rispetto ad ettari ed ettari di verde. Mi auguro che resti così e che non si trasformi nella nuova Ko samui, che mantenga quelle poche discoteche, quell’unica via, lunga non più di 30 km in cui si concentrano tutti i negozi, resort e ristoranti. E soprattutto la prostituzione se c’è, non si vede… a differenza delle molte altre isole thailandesi. Il mare è cristallino e color smeraldo, l’acqua è caldissima e pulita e le spiagge lunghissime. C’erano pochi turisti rispetto a quanto mi aspettassi; è il posto giusto per chi vuole rilassarsi e stare a contatto con la natura. A Ko Chang non esistono tuk tuk come nel resto della Thailandia, perciò consiglio di fittare il motorino ( 250 bath al giorno) e di girare l’isola autonomamente; inoltre segnalo che le strade sono super ripide e strettissime quindi evitate di correre e fatevi consegnare dei caschi al momento dell’affitto dei motorini.

Un ristorante degno di nota è il “Magig Garden” a Lonely beach (abbiamo mangiato benissimo spendendo poco, e l’atmosfera è particolare perchè il ristorante è tutto adornato con lanterne colorate appese agli alberi) ma comunque, l’isola pullula di ristoranti di ogni genere, quindi non avrete alcun problema a cercare il ristorante più adatto alle vostre esigenze.

Dopo i tre giorni a Ko Chang, in cui abbiamo ovviamente beccato quasi esclusivamente pioggia (ma due ore di sole sono bastate ad ustionarmi, quindi munitevi di protezione), ripartiamo con il solito autobus (27 dollari incluso il biglietto del battello) alla volta di Bangkok per l’ultima notte prima di prendere il volo per Roma.

Alloggiamo in zona aeroporto al Great Residence Hotel, ottimo per una sosta prima della partenza (… e ottimo anche il ristorante dell’hotel!) e la mattina seguente ci imbarchiamo per Roma.

E’ stata una vacanza talvolta faticosa, soprattutto per l’anima, e in quei luoghi ci abbiamo lasciato un pezzo di cuore. Saremmo voluti tornare a casa con mille bambini, presi com’eravamo da quegli occhioni giganti e dal bisogno di sentirci utili in un mondo in cui si lotta per un po’ di cibo. Ma siamo tornati a casa soli e pieni di nuove consapevolezze. Andate in Cambogia e meravigliatevi, e se ciò non vi accadrà nell’immediato, aspettate un momento perchè accadrà in ogni caso, un giorno, all’improvviso, mentre sarete intenti ad osservare lo scorrere del Mekong sotto un cielo che minaccia tempesta, mentre ascolterete la storia dei Khmer rossi che hanno sterminato parte di questa meravigliosa gente senza un perché, mentre alzerete il capo davanti all’immensità dell’Angkor Wat e vi sentirete minuscoli al suo cospetto. Mentre vi perderete nella smorfia di un bambino che insiste per vedervi dei portachiavi. E vi sentirete, per la prima volta, fortunati.

Buon viaggio!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche