Teranga, non ti dimentico

In Senegal con famiglia al seguito. Dalla caotica Dakar e dintorni alla natura della Petite Cote e il delta del Sine Saloum
Scritto da: oliame
teranga, non ti dimentico
Partenza il: 23/03/2016
Ritorno il: 01/04/2016
Viaggiatori: 2 adulti e 2 bambini
Spesa: 1000 €
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Impossibile non evocare, nonostante un anno e mezzo sia passato, l’esilarante esperienza in Senegal. Il ricordo dei colori, dei profumi della sua terra ed i sorrisi della gente. Io e la mia famiglia al seguito: mio marito, il congolese, e le nostre due bimbe di 7 e 9 anni, improvvisatori di un viaggio dai contorni inaspettati ed emozionanti. Partenza al mattino da Milano Malpensa con volo diretto con Meridiana (circa 5.30 ore) e arrivo a Dakar il primo pomeriggio e tappa by taxi verso Les Almadies, periferia della metropoli che si sporge sull’Oceano Atlantico. Abbiamo alloggiato in una guest house la “Villa Malaka” e mangiato nel vicino locale ristorante di stampo occidentale, custodito dalla guardia armata che prima dell’ingresso ispeziona i visitatori con il metal detector. Abbiamo trovato la città apparentemente sicura, presidiata dalle forze dell’ordine (polizia e militari) in ogni angolo, probabilmente alla luce dei recenti attentati nei paesi islamici vicini.

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A pochi km dall’alloggio ci siamo recati presso la statua di bronzo, discusso simbolo di Dakar, il “Monument de la Renaissance”, alto circa 50 metri, posto su un piccolo promontorio e raggiungibile da un’ampia scalinata. E’ visibile da quando sorvoli la città con l’aereo prima dell’atterraggio. Caratteristica, oltre alla sua imponenza, è la location: il terreno brullo (come se fosse bruciacchiato) e la piazzetta attigua, frequentata dai ragazzini locali con pattini o skateboard. Attenzione alle forti correnti d’aria (a Dakar la temperatura, nel periodo di marzo, durante la sera è molta fresca e ventosa).

secondo giorno

La giornata è stata dedicata alla visita dell’isola di Gorèe, raggiungibile in circa 20 minuti con un battello che parte dalla stazione centrale di Dakar. Noi ci siamo appoggiati ad una guida locale francese conosciuta sul posto che ci ha illustrato la storia dell’isola e il suo significato, che cercherò di riassumere di seguito.

L’isola appare improvvisamente dal mare con la sua aura di mistero. E’ pedonale, le case coloniali sono di un rosa o giallino pallido molto caratteristico e le stradine contornate di venditori artigianali (molto belli e caratteristici gli oggetti esposti) e dai magnifici baobab. Di grande interesse la “casa degli schiavi” (Maison des les Eclaves) che evoca il tormentato passato dell’isola, per la tratta degli schiavi durante il secolo scorso. Questo luogo era il crocevia per il passaggio degli schiavi dall’Africa all’America. I bianchi, perlopiù portoghesi, catturavano dall’entroterra africana gli indigeni, prediligendo gli uomini della tribù nigeriana degli Yoruba, in quanto ritenuti di razza più forte e vigorosa, e li imprigionavano all’interno della Maison con l’obiettivo di imbarcarli al più presto in navi dirette nel Nuovo Mondo. In stanze di ridotte dimensioni, prive di illuminazione ed umide venivano rinchiusi e stipati dai 30 ai 40 schiavi, nutriti con legumi al fine di ingrassare ed essere pronti per la traversata dell’Oceano. Le persone con peso inferiore ai 60 kg venivano gettate in mare, in quanto ritenute non idonee al viaggio. Le donne, anch’esse rinchiuse in camerate comuni, potevano avere la libertà solo se rimanevano incinte dei loro aguzzini. Una stanza era dedicata anche ai bambini, che perlopiù morivano di stenti. Infine, commovente, la stanza dei “recalcitranti”: uno sgabuzzino senza finestre, anticamera della morte per gli schiavi ribelli, ove Mandela, durante la sua visita all’isola, nel commemorare il passato, pianse di dolore.

Si narra che dallo spazio diretto sul mare, incuneato fra le stanze, venissero gettati i morti o gli inidonei, motivo per cui, in quel tratto di Atlantico, i pescecani fecero la loro prima comparsa. Pausa pranzo in un caratteristico e a buon mercato locale sulla spiaggia (porzioni molto abbondanti e gustose di pesce). La giornata termina in bellezza al rientro a Dakar con un giro nel centro città.

Terzo giorno

Partenza in taxi direzione La Somone nella Petite Cote, a sud di Dakar. L’alloggio, l’Haivre de Paix, è molto grazioso, con piccola piscina a pochi metri dalla spiaggia e l’albergatore Ernesto ospitale e simpaticissimo. Il clima da queste parti è molto più caldo. L’hotel (o bungalow?) è un ottimo punto di partenza per escursioni, consigliate da Ernesto nei giorni successivi: la laguna di Somone con barchetta colorata a motore e pranzo etnico nel ristorante dei “Rasta”. Del giro in piroga ricordo gli svariati isolotti che spuntano dal mare, spesso ricoperti da gabbiani ed altre specie di volatili, le donne che attraversano la laguna con in testa i cesti carichi di frutta, i cavalli sulle rive e soprattutto l’isolotto del baobab nano, albero sacro, sui cui rami bisogna posare una conchiglia raccolta da terra ed esprimere un desiderio.

La sera si termina in bellezza con la gita in calesse diretti in un tipico villaggio rurale. Si attraversa la savana (ogni tanto in lontananza di intravedono degli sciacalli) e dopo un’ora circa si arriva nel villaggio. Qui vivono alcune famiglie che si sostentano con i prodotti della pastorizia. I bambini ti accolgono festanti e ti accompagnano nella visita alle casette di paglia, molto caratteristiche ed essenziali. Foto di gruppo con i bimbi del villaggio e l’anziano capotribù e rientro a casa. Il passaggio dalle abitazioni rurali e povere alle ville dei francesi, impreziosite da buganvillea e decori vari, è straziante e mette a disagio.

Altra tappa degna di nota della zona è la riserva di Bandia e l’attiguo parco “Accrobaobab”, imperdibili per i bambini. Nella riserva vivono liberamente varie specie di animali: giraffe, rinoceronti, zebre… nello spazio riservato al ristorante bisogna prestare attenzione alle scimmiette che ogni tanto, a velocità supersonica, sottraggono il cibo dal piatto, così come è successo a mia figlia. Niente paura: i simpaticissimi rangers provvedono a punire la dispettosa e a consolare i bambini con un’altra portata. Da una sorta di ponticello sospeso è poi possibile vedere a breve distanza i coccodrilli che, dal fiume sottostante, escono in cerca di cibo. Un piccolo appunto sul parco avventura, realizzato su giganteschi baobab con l’assistenza competente e divertente degli addetti locali. Siamo giunti alla partenza verso un’altra meta: il delta del Sine Saloum ed in particolare l’alloggio su un campement di bungalow di paglia sulla spiaggia, gestito da una coppia di anziani svizzeri, chiamato “Djidjack”, nel paese “fantasma” di Palmarin. Per arrivare occorrono un paio di ore di auto, attraverso un paesaggio semidesertico molto caratteristico, detto “tann”, dove sembra di avere dei miraggi (le terre sembrano sommerse dall’acqua).

Tappa intermedia è Joal e Fadiouth. Si tratta di due paesi uniti da un ponte. Joal, piccolo porticciolo è la patria dello storico presidente e poeta senegalese Leopold Senghor. Superato un ponte sospeso sull’acqua si arriva in un isolotto tappezzato di conchiglie: Fadiouth, abitato da senegalesi cristiani che vivono di pesca ed artigianato locale. Attraversando un altro ponte (o utilizzando una piroga con pertica sulla laguna, popolata da pesci, mangrovie e pescatori) è possibile raggiungere un altro isolotto in cui è possibile cogliere chiaramente la pacifica ed armonica convivenza fra musulmani e cristiani. In questo luogo infatti sono confinanti il cimitero islamico e quello cristiano, mentre su una collinetta con una croce alla sua sommità è possibile godere di un panorama mozzafiato. All’arrivo a Palmarin, città fantasma in quanto letteralmente spopolata, aldilà della presenza di alcuni campement, è d’obbligo una passeggiata al tramonto sulla spiaggia adiacente, ricca di conchiglie colorate.

I giorni seguenti ci suggeriscono la gita in calesse sulla savana. Ottima scelta! Emozionante la natura circostante, immancabili i baobab e gli uccelli coloratissimi. Ci fermiamo in una zona semidesertica, stepposa e suggestiva in cui sono state costruite sul terreno delle buche d’acqua per l’estrazione del sale. I colori delle pozze cambiano a seconda dello stadio della raccolta. La gita termina con l’arrivo in una zona lagunare con palafitte sul mare e collinetta con vista panoramica da non perdere. La sera, al tramonto, andiamo con il solito carretto trainato dal cavallo, ad appostarci all’interno della savana per avvistare le iene che abitualmente, all’imbrunire, escono dall’ombra delle mangrovie ed attraversano i fiume. Purtroppo attendiamo il loro arrivo invano, e rientriamo, ormai in piena notte a casa.

Il giorno seguente visitiamo il delta del Sine Saloum, noleggiando a Ndangane, una barchetta caratteristica a motore. Abbiamo attraversato il fiume, contornato da mangrovie ricche di ostriche, popolato da molte specie aviarie, per poi sbucare nel delta del fiume e gettarci sul mare aperto in direzione degli isolotti, come Dionewar. Purtroppo il motore della barca si ferma e rimaniamo in balia delle onde che ci sospingono verso il largo… Dopo lo spavento iniziale, e la calma serafica (c’est l’Afrique!) dei nostri accompagnatori che riparano il motore, riusciamo a raggiungere l’isola. Interessante l’essiccazione del pesce ad opera dei locali sullo spiazzo del paese e l’ospitalità degli abitanti.

Penultimo giorno di rientro a Dakar destinazione Lago Retba, il Lago Rosa. Fantastico, a dispetto delle recensioni viste su internet. Impossibile fare il bagno, dato il freddo. Molto caratteristico il colore delle acque (rosa corallo) e la spiaggia bianca per il sale (in alcuni tratti sembra fatta di cotone o neve) e la presenza delle sorridenti africane, venditrici di oggetti artigianali.

Il giorno dopo ci attende il rientro alla vita di sempre e in aereo pensiamo al nostro prossimo viaggio…

Arrivederci, Africa!

PS: Questo viaggio è stato ideato con il supporto di guide e consigli su internet, ma la sua magia ci è stata donata da tutte le persone che casualmente abbiamo incontrato, che hanno dato nuovi spunti e idee dei posti da visitare.



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