Verde e piovosa Irlanda

Tre giorni a Dublino e una settimana itinerante nella costa occidentale e sud-occidentale dell'Irlanda
Scritto da: Fabio&Luciana
verde e piovosa irlanda
Partenza il: 09/06/2017
Ritorno il: 18/08/2017
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Nostra figlia lavora ormai da più di un anno a Dublino e quindi abbiamo deciso che era giunto il momento di andarla a trovare, considerato anche il fatto che non eravamo mai stati in Irlanda.

Premetto subito che il nostro viaggio, nonostante fosse a metà giugno, è stato funestato dal maltempo, cosa peraltro abituale da quelle parti. Quindi ovviamente non abbiamo potuto fare tutti i giri o vedere tutti i posti che ci eravamo prefissi e inoltre, come è naturale, un conto è vedere un paesaggio con le nuvole e la pioggia e un conto è vederlo con il sole. Ad esempio il verde per il quale è famosa l’Irlanda a noi è sembrato più tendente al grigio che al verde. Aggiungo inoltre che, essendo noi stati in Scozia, Bretagna, Normandia, Paesi Baschi e Inghilterra, l’Irlanda ci è apparsa come una ulteriore variante sul tema. Chi invece non è mai stato da quelle parti, ossia le zone dove più o meno vivevano le popolazioni Celtiche, avrà dal’Irlanda un’impressione senz’altro stupefacente e singolare. Il viaggio lo abbiamo fatto con una coppia di nostri amici e consisteva in pratica in due weekend a Dublino inframmezzati da un giro di sei giorni in macchina sulla costa occidentale e sud-occidentale dell’isola. Abbiamo quindi prenotato a Dublino un’auto abbastanza grande e capiente, dettaglio non trascurabile come avrete modo di comprendere se leggerete questo diario. Inoltre, essendo i primi due giorni del viaggio un sabato e domenica, al giro in auto si è aggiunta anche nostra figlia che in quei giorni non lavorava.

9 GIUGNO

Arriviamo a Dublino con un classico volo Ryanair e capiamo subito lo spirito degli Irlandesi non appena prendiamo il taxi per andare all’appartamento che avevamo prenotato per una notte su Booking.com. Il tassista sembrava che non avesse altra voglia che chiacchierare con noi. Dopo averci chiesto da dove venivamo ha cominciato a cantare canzoni italiane degli anni 50-60 e a darci una serie di consigli non tutti perfettamente comprensibili dato che l’inglese che si parla in Irlanda non è propriamente quello di Oxford. Però abbiamo capito subito che gli Irlandesi dagli Inglesi si differenziano non solo per il dialetto ma soprattutto per il carattere, che è diametralmente opposto a quello inglese. Si parla qui ovviamente a grandi linee e in generale come sempre quando si fanno questi paragoni, ma questa impressione ci è stata poi confermata nel prosieguo del viaggio. Insomma per noi Italiani sembra quasi di stare a casa! A conferma di ciò, forse non conoscendo bene l’indirizzo a cui portarci, ci lascia un Km prima dicendo che la casa era a pochi metri ma che non poteva andarci a causa dell’isola pedonale. Insomma un’approssimazione che noi ben conosciamo. Chiedendo qua e là riusciamo alla fine a trovare l’appartamento che si trova proprio in pieno centro. Considerato lo standard medio irlandese direi che questa sistemazione è decisamente superiore alla media.

L’appartamento è composto di un soggiorno, due camere da letto, cucina e bagno e per prenotarlo su Booking.com bisogna indicare “Dublin Central Apartments O’Connell Bridge”. L’indirizzo è No 2/6 Exchange court, Corn exchange place (Dublin 2), e il costo totale per una notte è di circa 200 Euro. A proposito dei prezzi calcolate che la vita in Irlanda, e specie a Dublino, costa un po’ più che in Italia, in particolar modo per case e alberghi. Posati i bagagli andiamo di corsa al Temple Bar, che è forse il posto più noto di Dublino (e questo la dice lunga) e che è a pochi passi da noi. Ci immergiamo subito nella confusione della folla vociante e tentiamo di entrare nel pub ma di venerdì sera verso le 19 è un’impresa quasi impossibile, poiché quella, per qualunque pub, è l’ora di punta di tutta la settimana. Dentro c’è una muraglia umana urlante e già abbastanza alticcia e come se non bastasse da un angolo un paio di suonatori tentano di far sentire la loro musica. Insomma siamo entrati immediatamente in contatto con il cuore dello spirito irlandese.

Nostra figlia, uscita dal lavoro, ci viene a prendere a ci porta a cena in un ristorante che si chiana Fire ed è vicino al Trinity College, ossia abbastanza vicino a dove ci troviamo. Dublino non è molto grande e ha il vantaggio che le cose da vedere sono abbastanza vicine tra loro e tutte a ridosso del fiume Liffey che taglia a metà la città. Il ristorante è di un certo livello e si mangia bene con prezzi paragonabili a quelli di un buon ristorante italiano. Il fatto che si mangi bene non è così scontato. La cucina Irlandese non è certo famosa nel mondo e aggiungerei che ha anche poche varianti e poca scelta (soprattutto poi se qualcuno è vegetariano). Noi all’estero per principio non mangiamo mai in ristoranti italiani, ma qui abbiamo dovuto fare un’eccezione e gli ultimi due giorni per disperazione abbiamo cenato in due ristoranti italiani!

10 GIUGNO

È sabato e oggi comincia il nostro giro, accompagnati per i primi due giorni anche da nostra figlia. Quando viene il tizio che gestisce la casa a riprendersi le chiavi si accorge subito che la sera prima qualcuno aveva fumato, cosa, ci dice, proibitissima in Irlanda e punita con multe salate. Stefania, rea confessa del misfatto, viene cazziata ma fortunatamente perdonata. L’episodio però ci è stato utile per sapere come comportarci in seguito. Con un taxi andiamo all’Avis dove abbiamo prenotato una macchina e lì ci assegnano una Nissan Qashqai. È un’auto piuttosto grande e soprattutto larga, particolare non trascurabile, come si vedrà in seguito.

Dato che in Irlanda si guida a sinistra e che non conosciamo la macchina facciamo un’assicurazione a “zero franchigia”, come ci dice l’impiegato, che ci copre da qualsiasi danno o incidente. Nel prezzo forse c’è dentro anche la caduta di un meteorite o lo scoppio della terza guerra mondiale ma noi vogliamo essere super sicuri e quindi non badiamo a spese. Stefania si mette alla guida e partiamo alla volta di Galway, cittadina sulla costa atlantica che sarà per un paio di giorni la base dei nostri giri. Ovviamente ci sono le classiche difficoltà della guida a sinistra e della macchina che sembra costruita tutta all’incontrario ma Stefania riesce a cavarsela dignitosamente, persino quando ci sono da affrontare la rotonde che lì abbondano. Per fortuna gli Irlandesi guidano con molta prudenza e sono molto rispettosi delle regole, cosa che aiuta molto chi non è del luogo. Arriviamo a Galway nel pomeriggio (sono circa 300 Km da Dublino) e andiamo all’hotel The Arches (dignitoso ma un po’ fuori città) che avevamo prenotato da Dublino cercando nei vari siti specializzati. Capitiamo nel pieno di un ricevimento privato e abbiamo così l’occasione di vedere un campionario di vestiti, soprattutto femminili, che sembrano usciti dai film americani degli anni 40-50. Insomma un look che in Italia non si vede nemmeno a carnevale, un vero spettacolo.

Galway è una cittadina molto carina e vivace, senz’altro da vedere e abbastanza piccola per girarla a piedi, almeno nella zona centrale. E’ piena di ragazzi che suonano per strada e, come Dublino, sta sulla foce di un fiume. Lo attraversiamo su un ponte e così abbiamo una veduta della città dal lato opposto. C’è una fila di casette colorate che ricorda un po’ cittadine quasi artiche e un’ansa del fiume piena di cigni. C’è molto vento, ma questa sarà una costante del viaggio e comincia anche a fare freddo. Andiamo a mangiare in un ristorante sul porto che si chiama, guarda caso, Dock1. Lo consiglio vivamente, si mangia pesce e anche frutti di mare a prezzi assolutamente abbordabili.

Torniamo in albergo che è ormai buio e piove.

11 GIUGNO

La mattina successiva, domenica, dobbiamo sloggiare perché l’albergo è pieno e, sempre cercando nei vari siti, troviamo lì vicino un B&B a prezzo ragionevole e molto carino. È una villetta in tipico stile anglosassone con un proprietario molto gentile e simpatico, innamorato dell’Italia e di Roma dove ha soggiornato diverse volte. Il B&B si chiama Garmisch e sta sulla N7 poco dopo l’hotel The Arches. Lo consiglio per chi non ha problemi a stare un po’ fuori città. Neal, il proprietario, ci indica un percorso da fare in macchina in giornata prima di trasferirci un po’ più a sud lungo la costa. Accompagniamo quindi nostra figlia alla stazione dei pullman da prendere per tornare a Dublino, dove ci rivedremo il sabato successivo Si va quindi in direzione di Cong, un piccolissimo paese che in pratica vive e prospera in funzione del fatto che nel 1952 John Ford (originario di quei luoghi) girò il film “Quiet man” con John Wayne. Dovunque ci sono targhe e statue che ricordano la lavorazione di quel film. Nel ristorante dove pranziamo la cameriera alla nostra richiesta di una “birra Guinness” ci spiega con tono risoluto e anche un po’ offeso che la Guinness è la Guinness e che poi ci sono le birre, ossia Budweiser, Heineken, ecc. In effetti non possiamo darle torto, la Guinness fa storia a sé. Ripartiamo alla volta di Westport, una piccola cittadina dall’architettura tipicamente irlandese con pub tipicamente irlandesi. Entriamo in uno di questi dove stipate in 3 mq ben 11 persone (compreso un contrabbasso !) stanno suonando musiche tipicamente irlandesi. Devo dire che il tutto è estremamente piacevole e i suonatori sono davvero bravi. Ovviamente il locale è già pieno nonostante fossero le 4 di pomeriggio ma tutti ci invitano ad entrare in maniera molto cordiale.

Da lì, tornando a Galway dovremmo passare per il bellissimo parco di Connemara. Dico dovremmo perché adesso vien il bello, anzi il brutto. In un tratto di strada molto stretto e tortuoso Stefania forse spaventata da una macchina che veniva in senso opposto piuttosto velocemente e non calcolando bene la larghezza della nostra macchina, si sposta un po’ troppo a sinistra senza sapere che dietro quella che sembrava una siepe si nascondeva un infido muretto di pietre che in meno di un secondo fa un profondo sgarro su entrambe le portiere di sinistra della macchina. Per fortuna il danno è limitato alla carrozzeria ma ormai la gita è rovinata. Mi metto alla guida e torniamo verso Galway cercando di capire cosa dobbiamo fare con l’assicurazione. Arrivati a Galway mi affianco ad un’auto ferma al semaforo perché devo girare a destra. Ma anche io calcolo male le distanze e con il lato già danneggiato della nostra macchina struscio il suo parafango !!! Visto che sta anche piovigginando è proprio il caso di dire che piove sul bagnato !!! Due incidenti in due ore….. penso che sia un record mondiale ! Dalla macchina scende una coppia con un bambino. Lui è piuttosto arrabbiato anche perché, come ci spiega, aveva comprato l’auto due giorni prima! Lei invece è più tranquilla e quindi prende in mano la situazione riguardo ai dati da scambiarci, i moduli, ecc. Anzi alla fine ci abbraccia pure e ci dice di non preoccuparci e di goderci la vacanza. Andiamo a mangiare in un pub ma la cena ci va ovviamente di traverso. Riprendo la macchina e torniamo a casa, stavolta senza danni!

12 GIUGNO

La mattina Neal cerca di tranquillizzarci e ci fa capire, di fronte alla nostra disperata domanda se è possibile girare la zona con i mezzi pubblici lasciando lì l’auto, che i collegamenti pubblici da quelle parti sono molto radi e che quindi la nostra idea è impraticabile. Ci avviamo quindi mestamente verso l’agenzia Avis di Galway per fare la denuncia. L’impiegato, al quale spieghiamo l’accaduto adducendo a giustificazione il fatto che guidare a sinistra in Irlanda è molto difficile, ci risponde seccamente che il difficile è guidare a Roma e non in Irlanda! In effetti gli dobbiamo dare ragione. Poi, valutato il danno, decide di cambiarci la macchina e ci dà un Opel Insignia, auto più lunga ma anche più stretta. Infatti ci troviamo subito più a nostro agio e per fortuna le nostre peripezie automobilistiche finiscono lì. Per nostra fortuna avevamo saggiamente assicurato ogni evenienza e quindi dal punto di vista economico non subiamo nessun danno. Intanto però la mattinata se ne è andata e quindi decidiamo di andare verso il paesino di Carna per vedere la Wild West Coast, una costa tortuosa ma bassa con piccoli villaggi e con un aspetto piuttosto inquietante e fascinoso al tempo stesso. Mi ha ricordato vagamente la costa nord del Portogallo. Di sicuro il tempo non ci aiuta. E’ grigio e piovoso come al solito con un vento forte e tagliente. Torniamo a Galway e andiamo di nuovo al Dock1, visto che la sera prima ci siamo trovati bene.

13 GIUGNO

Salutiamo il nostro simpatico padrone di casa e puntiamo verso sud per andare a vedere il Cliff of Moher, forse il posto più famoso d’Irlanda. Ci arriviamo dopo aver superato una serie di piccoli villaggi e distese di erba verde ma sempre sotto un cielo grigio e piovoso. Il Cliff of Moher è giustamente un posto molto famoso per una bellezza che incute timore. Si tratta di una scogliera molto alta di roccia scura a picco sul mare sempre piuttosto burrascoso e spumeggiante. Si cammina su un crinale con l’erba da un lato e il precipizio dall’altro ma senza nessun pericolo. Le rocce sono scure e a picco sul mare e ci si aspetta di vedere sbucare da un momento all’altro qualche personaggio di un romanzo di Jane Austin o Emile Bronte. È ovviamente pieno di turisti di tutto il mondo ma è un luogo assolutamente da non perdere. Tra l’altro ò un buon esempio di equilibrio tra natura e sfruttamento turistico. Il bar, il ristorante e i negozi sono scavati dentro la roccia come fossero bunker e quindi dall’esterno sono praticamente invisibili e non rovinano la linea visibile della costa.

Riprendiamo l’auto e puntiamo ancora più a sud verso la penisola di Dingle dove però siamo coscienti che non riusciremo ad arrivare entro la serata. Anche perché perdiamo un po’ di tempo in un punto dove c’e da attraversare con un traghetto un piccolo braccio di mare. La zona non offre molte strutture dove dormire ma alla fine riusciamo a trovare e prenotare (sempre dal cellulare tramite internet) un B&B che sembra molto attraente nelle vicinanze di un villaggio di nome Ballylongford. Ci mettiamo un po’ per trovarlo (anche perché la proprietaria di un pub a cui chiediamo indicazioni ci dice di andare a destra facendo segno con la mano a sinistra) ma in effetti sorge in un posto molto suggestivo e piuttosto isolato. Sta su un isolotto a 100 metri dalla costa ed ha di fronte la veduta di un piccolo castello in rovina. Il B&B si chiama per l’appunto Castelview e quando arriviamo il proprietario ci organizza subito una cena a base di zuppa, pollo e patate ossia lo standard dello standard irlandese. Ma comunque tutto è cucinato bene e il padrone di casa e’ simpaticissimo. Si muove come un folletto ed ha una vaga somiglianza con Danny Kaye o comunque con un qualche personaggio da musical americano anni 50. La casa è una tipica villetta di campagna arredata in modo lezioso e in stile vittoriano, direi senz’altro confortevole e pulita.

14 GIUGNO

Si parte per la penisola di Dingle, altro posto molto famoso in Irlanda, che si trova ancora più a sud rispetto a dove siamo. Il tempo e’ nuvoloso come al solito ma per fortuna non piove. Pur avendo 4 GPS su altrettanti cellulari più il GPS della macchina riusciamo a sbagliare strada e così per fortuna evitiamo il Conor Pass che dicono essere molto bello ma che da sotto vediamo completamente avvolto dalla nebbia. Dingle è un paesino di mare molto carino con le casette dipinte a colori vivaci. Il turismo si regge molto su… un delfino ! Il delfino è entrato nella baia più di 20 anni fa e non ne è più uscito. Anche perché ogni giorno si organizzano gite in barca per portargli da mangiare e per farlo vedere ai turisti. Gli hanno anche dato un nome: Fungie. E se nella gita il delfino non si fa vedere il biglietto viene rimborsato. Purtroppo le condizioni meteo e marine non ci hanno permesso di fare nessuna gita.

In compenso siamo andati a vedere, a pochi km di distanza, la Seal Head, una scogliera molto suggestiva, ampia e tenebrosa, con baiette di sabbia bianca, dove abbiamo anche visitato i resti di un villaggio preistorico, tipo nuraghe sardo. Il vento era fortissimo e se si aprivano le braccia si correva il rischio di volare via! Lasciamo Dingle e proseguiamo verso Killarney, un paese che i proprietari dei precedenti B&B ci hanno detto essere molto carino. In effetti non è male ma non ci è nemmeno sembrato niente di eccezionale. Ha l’aspetto e la vivacità di un posto molto frequentato da turisti e ciò è dovuto al fatto che costituisce la base per effettuare gite o passeggiate nel National Park e nel Ring of Kerry. Lasciamo i bagagli in albergo e ci infiliamo in una chiesa dove si esibisce un coro americano e infine in un pub dove un chitarrista e una flautista suonano una musica fatta di ballate tradizionali (insomma un po’ più raffinata del solito) e dove ceniamo senza infamia e senza lode. Lì quasi tutti i pub hanno la musica e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per fortuna non sono pieni come a Dublino e quindi si riesce anche a parlare senza dover strillare.

15 GIUGNO

La mattina andiamo al National Park che è a pochi km dal paese. È un parco grandissimo con dentro un lago, un’abbazia diroccata e una bellissima villa in stile vittoriano (Muckross house). Per i più romantici è anche possibile fare un giro in carrozza nel parco avendo così l’illusione di essere il signore del luogo. Il posto comunque è senz’altro da visitare.

Il Ring of Kerry è un percorso ad anello di circa 200 km molto tortuoso ma molto bello che si snoda lungo le coste della penisola di Iveragh. Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare a vederlo sia come al solito per le condizioni meteo sia perché volevamo avvicinarci di più a Dublino per essere sicuri, vista la nostra imperizia, di riconsegnare la macchina in tempo. Se state da quella parti comunque andateci senz’altro. Lasciamo la contea del Kerry per andare a Cork che per grandezza è la seconda città dell’Irlanda. Passiamo per Macroom che è un paesino con una piazza molto carina e che è famoso per essere stato uno dei centri più attivi dell’IRA. Cork si rivela una piacevole sorpresa con un centro fatto di graziose stradine ordinate. Purtroppo abbiamo forti problemi per trovare una sistemazione per la notte perchè di lì a due giorni ci sarebbe stato un concerto di Elton John ! Gia’ lo sopportavo poco ma questa è la goccia che fa traboccare il vaso. Ci spostiamo quindi a Midleton che sta a pochi km di distanza dove troviamo un hotel a 4 stelle ma a prezzi abbordabili (120 Euro una doppia senza colazione) che ha ancora camere libere. Ceniamo a Cork in un ristorante di pesce (Quinlan’s) di buona qualità ma con prezzi contenuti. In giro c’è poca gente…. dove sono tutti quelli che hanno riempito gli alberghi e i B&B ?

16 GIUGNO

Facciamo colazione in un bar di Midleton (paese che è praticamente fatto da un’unica strada) e andiamo poi a prendere l’autostrada per Dublino dove dobbiamo riconsegnare l’auto entro le 17. E’ sabato e come al solito abbiamo trovato difficoltà per trovare una sistemazione a Dublino. Siamo riusciti a prenotare un appartamento che già dalle foto non sembrava un granchè. Si trova a 19 Sackville Court, Blessington Street, Dublin 7 (metto l’indirizzo affinchè lo evitiate). Quando ci arriviamo ci accorgiamo che è ancora peggio di quanto immaginassimo. Tra l’altro è caldo (nel frattempo la temperatura è improvvisamente aumentata) e rumoroso. E, udite udite, non c’è nemmeno una sedia e un tavolo ! Lasciamo comunque lì i bagagli, vista l’impossibilità ormai di cambiare alloggio, e andiamo all’Avis a riconsegnare la macchina.

L’impiegato sa già tutto delle nostre traversie e quando ci vede ci saluta con un tono di meraviglia misto ad ammirazione. Continua a ripetere “zero franchigia” e “good money” e ci fa capire che siamo stati davvero previdenti e lungimiranti, cosa che evidentemente non gli capita spesso. Noi, che avevamo paura di essere quasi arrestati per manifesta incapacità a guidare o per danni stratosferici alla macchina, tiriamo un sospiro di sollievo e ce ne andiamo leggeri come se ci fossimo liberati di un fardello, ben felici di fare i prossimi spostamenti a piedi o in taxi.Andiamo quindi a piedi a vedere la cattedrale di S. Patrizio che normalmente è a pagamento ma che quel pomeriggio è gratis perchè c’è un coro che canta. Una volta tanto siamo fortunati ! La chiesa è una classica cattedrale gotica senza particolari opere d’arte e forse non vale nemmeno la pena pagare l’ingresso. Proseguiamo lungo il fiume passando davanti alla fabbrica della Guinness. Volendo la si può visitare a pagamento ma nessuno di noi è particolarmente entusiasta dell’idea anche se sulle guide risulta essere una delle cose da vedere a Dublino. Per chi è appassionato di birra forse può risultare interessante.

Andiamo infine all’appuntamento con nostra figlia che ha prenotato un tavolo in un pub del centro, il Black Sheep. Appena entriamo siamo sommersi da un vociare altissimo che non permette nemmeno di parlare e quindi decidiamo di cambiare posto. Ormai stremati optiamo per un ristorante italiano conosciuto da nostra figlia. In effetti si mangia bene, si chiama Wallace’s Taverna e sta sulla sponda nord del fiume Liffey quasi di fronte al Millenium Bridge. Mentre mangiamo scambiamo due parole con una famiglia di italiani che ci siede accanto. Scopriamo così che sono emigrati con i loro figli un paio di anni fa da Catania ed hanno aperto a Dublino una pasticceria siciliana con materia prima che arriva dalla Sicilia e che loro poi lavorano in loco. Insomma una tipica storia italiana di questi anni difficili. Sembra che gli affari vadano a gonfie vele e non hanno nessuna intenzione di tornare indietro. Decidiamo quindi di andarli a trovare a pranzo il giorno dopo, visto che la sera chiudono alle 18.

17 GIUGNO

Oggi fa incredibilmente caldo e c’è il sole ! Ci sono 27 gradi di massima che per loro è come avere 40 gradi in Italia. In piena estate infatti la loro temperatura massima oscilla intorno ai 24-25 gradi. La gente si è riversata nelle strade in abbigliamento più estivo possibile per godere di quel sole così raro per loro. Passiamo la mattinata al Trinity College, la famosa università dove hanno studiato le migliori menti Irlandesi e non solo. Ha ovviamente l’aspetto del classico college, abbastanza sobrio e serio e nel cortile interno si mischiano studenti e turisti. Andiamo a vedere la famosa biblioteca che raccoglie migliaia di volumi che vale davvero la pena di visitare anche per poter vedere esposti alcuni libri antichissimi, basi della cultura irlandese. Essendo l’ora di pranzo manteniamo la promessa fatta e andiamo a mangiare dal nostro amico catanese nel suo locale che si chiama Dolce Sicily. La specialità sono i dolci ma è molto buono anche tutto il resto. Tra l’altro ha una sistemazione molto originale dentro un’elegante palazzina a tre piani dove si vendono anche altri oggetti di design. Insomma se avete nostalgia della cucina italiana meridionale quello è il posto giusto. Il proprietario Fabio ci racconta i particolari della sua storia che è quella classica della moderna emigrazione dall’Italia, un prototipo direi. Lì vive felice da due anni con la famiglia e non ha nessuna intenzione di tornare indietro. Anzi, visto che gli affari vanno bene (pur lavorando meno di quanto lavorasse in Italia) ha preso in affitto un locale lì vicino e lo sta ristrutturando per aprire poi un ristorante. Per passare il pomeriggio ci consiglia di andare a Dolkey, un paesino lungo la costa a pochi km da Dublino raggiungibile in mezz’ora con un comodo treno. Sarà stata la giornata di sole ma il paese mi è sembrato un classico paese di vacanza molto simile a quelli italiani con il piccolo corso, i bar e i ristoranti all’aperto, la musica e la folla di turisti, stavolta anche irlandesi. Scendiamo a piedi fino al mare e ci godiamo il sole seduti su una panchina. Il mare invece è decisamente diverso dal nostro e non invita affatto a fare i bagni, anche se un gruppo di ragazzi si esibisce in tuffi di vario genere. Torniamo quindi a Dublino e lì facciamo una passeggiata nel bel parco di St. Stephen Green. Finiamo poi la giornata in un ristorante italiano, consigliatoci dal pasticciere catanese, che si chiama Rosa Madre. Sta nella zona del Temple bar e si mangia bene anche se è leggermente pretenzioso e costoso. Tornando a piedi a casa attraversiamo in pratica tutto il centro di Dublino dove, essendo sabato sera, si sono riversate decine di migliaia di persone che bevono, mangiano, ballano, suonano, chiacchierano come ormai succede in una qualunque grande città del mondo.

18 GIUGNO

Oggi è l’ultimo giorno. Abbiamo l’aereo nel tardo pomeriggio per cui approfittiamo per fare gli ultimi acquisti e fare due passi nella Cornell Street che è un viale molto grande e molto commerciale. La sua caratteristica è costituita dallo “Spire” ossia un enorme ago di acciaio lucente piantato nel terreno del diametro di tre metri alla base e 15 cm alla sommità e alto la bellezza di 120 metri ! È stato costruito nel 2003 ed è considerata la scultura più alta del mondo. E’ visibile quasi da ogni punto di Dublino, un po’ come la Tour Eiffel a Parigi. Torniamo quindi a casa a prendere le valigie e per strada fermiamo al volo un taxi. Ci hanno detto che a Dublino ci sono tanti taxi quanti a New York e che costa molto meno prenderli al volo che chiamarli per telefono (e si fa anche prima). In effetti è tutto vero e aggiungerei anche che il costo è molto contrattabile. Ne fermiamo uno che per l’aeroporto ci chiede 30 Euro. Gli diciamo che è troppo e dopo 10 metri si ferma di nuovo e ci accordiamo per 25 Euro! E poi dicono degli italiani…

All’aeroporto ci attende puntuale l’aereo della Ryanair da cui diamo il nostro ultimo saluto alla verde Irlanda… o grigia Irlanda ?



  • lucabello lucabello
    Ma io non capisco la gente che va nei posti, sapendo come sono, e si lamenta... leggere questo diario è uno strazio!eh il cibo non è vario, eh ha piovuto... santo cielo vai in irlanda cosa ti aspetti?"
Commenti

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