India del nord e Havelock Island zaino in spalla

Un viaggio tra colori e contrasti: Jaipur, Pushkar, Agra, Varanasi e l'isola di Havelock
Scritto da: Silvia567
india del nord e havelock island zaino in spalla
Partenza il: 02/05/2017
Ritorno il: 21/05/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Premetto che è la prima volta che scrivo un diario di viaggio (nonostante che in questi 5 anni abbiamo viaggiato in quasi tutto il sud est asiatico, in Centro America e in altri splendidi luoghi, questo per dirvi che non siamo proprio i primi sprovveduti, almeno non stavolta), quindi spero che possa essere una piacevole lettura e che forse possa aiutare qualcuno nel programma un viaggio in questo splendido paese.

Non è nel mio interesse illustrare in modo dettagliato “cosa vedere”, a quello ci pensano già moltissimi post e guide, ma piuttosto dare qualche consiglio che spero possa essere utile per vivere al meglio questa esperienza che, se deciderete di andare, resterà per sempre indelebile nella vostra mente.

Abbiamo deciso di tornare in India a distanza di 5 anni dall’ultimo viaggio, il richiamo era veramente forte, e dopo aver visitato parte del sud nel 2012 (quando all’epoca io e il mio moroso avevamo 21 e 26 anni e non parlavamo inglese) abbiamo deciso di acquistare un volo di andata per New Delhi e un volo Calcutta-Bangkok per il 21 maggio, dove poi abbiamo trascorso tre settimane in Thailandia.

Noi siamo due giovani viaggiatori, zaino in spalla, cerchiamo di spendere poco per certe cose per poi permetterci qualche lusso ogni tanto.

Siamo arrivati a New Delhi il 3 di maggio alla una di notte, per mia sfortuna mi sono resa conto che il mio zaino non c’era in aeroporto e quindi abbiamo perso un’ora nelle pratiche (a tal proposito, portatevi SEMPRE un cambio nella borsa a mano, anche due, è davvero spiacevole trovarsi dall’altra parte del mondo con solo le mutande, le calze e la maglietta che indossi). In India i tempi sono lunghi per qualunque cosa… Abbiamo provato entrambi a prelevare all’aeroporto ma nessuna delle nostre carte ha funzionato (in due ne abbiamo ben 5 tra mastercard, visa e maestro), così abbiamo cambiato gli unici 50 dollari che avevamo. Per evitare di passare la notte (ormai quasi finita) a New Delhi avevamo prenotato dalla Svizzera sul sito https://www.makemytrip.com/railways il treno in classe Sleeper New Delhi-Jaipur e così abbiamo preso un taxi dall’aeroporto. Il ragazzo, dopo aver trattato a lungo, ha accettato 400 rupie per portarci alla stazione (circa 5 euro, per una tratta di circa 9 km), non proprio un buon affare ma ci accontentiamo, paghiamo il suo capo, e saliamo sul taxi. Dopo diverso tempo di auto ci siamo fermati in una stradina buia e angusta dove il ragazzo del taxi ci ha detto di entrate nell’agenzia del suo amico per verificare su quale binario fosse il treno. Il ragazzo dell’agenzia ha iniziato a fare telefonate a destra e sinistra, controllare su internet, fino al responso finale. “Il vostro treno (che sarebbe dovuto partire alle 5 del mattino) ha 7 ore di ritardo, non è nemmeno detto che siano solo 7, potrebbero essere molte di più”. La cosa ci ha subito puzzato, soprattutto dopo che hanno provato a venderci un pacchetto per un viaggio in taxi New Delhi-Jaipur e così ho chiesto al driver di portarci alla stazione che ci saremmo arrangiati nel caso il treno fosse stato così tante ore in ritardo. A quel punto però il mio ragazzo ha controllato la mappa e ci siamo resi conto che il furbacchione ci aveva portati totalmente dall’altra parte della città, a 15 km dalla stazione (25 dall’aeroporto). Dopo 5 minuti di viaggio ci voleva scaricare nella prima stazione del treno, noi abbiamo insistito perché ci portasse in quella corretta, quella per cui avevamo pagato fin dall’inizio. Dopo un po’ di insistenza ha riacceso il motore. Percorriamo ancora 5 km nella direzione corretta (ormai avevamo una mappa e continuavamo a controllare) e dopo qualche minuto il driver ferma la macchina e ci comunica che l’auto è rotta e non può proseguire il viaggio. Ci siamo così ritrovati in una strada deserta e New Delhi alle 4.30 del mattino, io senza zaino, con pochi soldi e senza la certezza che saremmo riusciti a prendere il treno per Jaipur. Diciamo non proprio un buon inizio. Dopo aver discusso e perso altri 10 minuti con il driver chiedendo di trovare una soluzione e chiedendo il rimborso del viaggio vediamo passare un vecchio tuk-tuk. Ovviamente non abbiamo ricevuto nessun rimborso e l’anziano sul tuk-tuk, vedendoci di notte, esausti, sperduti e un po’ disperati ha visto in noi un ottimo affare: ci ha chiesto l’equivalente di 20 Euro per portarci alla stazione (praticamente quello che guadagna in un mese) e rammaricati siamo partiti a “tutta velocità”, il che equivale a circa 20km/h, verso la meta tanto ambita. Fortunatamente siamo riusciti per due minuti a saltare sul nostro treno, dove abbiamo trovato le nostre panche della sleeper class libere e dove esausti ci siamo addormentati, tra il caldo torrido e le zanzare…..

Nelle prime ore in India di questo viaggio abbiamo imparato moltissime cose: MAI viaggiare senza un cambio nella borsa a mano, MAI viaggiare con pochi contanti (non è così scontato che i bancomat funzionano), usare sempre una mappa offline per verificare che ti stiano portando dove desideri (noi usiamo MAPSME) e soprattutto diffidare di chi prova a spaventarti dicendoti che il tuo treno non arriverà mai solo per provare a fregarti.

A Jaipur avevamo prenotato dalla Svizzera al OYO Rooms Ganpati Plaza MI Road. Hotel pessimo e sporco. Sconsigliato assolutamente. Devo dire che personalmente Jaipur è stata la città che meno mi ha colpita di questo viaggio, quindi non spenderò molto su questo luogo. Ci siamo inoltre dovuti fermare 3 notti invece di 2 perché dovevamo aspettare il mio zaino (che fortunatamente è poi arrivato) in quanto avevamo paura che spostandoci a Jodhpur non sarebbe mai arrivato. Per questo motivo abbiamo dovuto scegliere se fermarci una notte in più a Pushkar, rinunciando così definitivamente a Jodhpur, oppure se stressarci per farle entrambe, spendendo però una notte in ogni posto. Abbiamo scelto la prima opzione e ne siamo rimasti estremamente soddisfatti.

In India è così, bisogna sempre tenere in conto che si parte con un’idea di viaggio e poi questa può esser totalmente stravolta per vari motivi. Noi visto il costo irrisorio dei treni nella Sleeper Class (circa 5 euro a tratta in due), li avevamo prenotati tutti dalla Svizzera, per cercare di evitarci cosi lunghe code alle stazioni. Come detto, la metà dei treni che abbiamo prenotato li abbiamo poi disdetti lungo il viaggio, ottenendo anche un piccolo rimborso se la prenotazione viene cancellata entro 24 h dalla partenza. I treni in India dispongono di diverse classi, noi abbiamo sempre optato per la Sleeper per immergerci a pieno. Tenete in considerazione che però è la classe più usata anche dagli indiani, le condizioni igieniche sono scarse, i bagni diventando qualcosa di atroce dopo qualche ora di viaggio, non c’è aria condizionata e spesso nonostante che tu abbia prenotato il tuo bel sedile ti ritrovi a condividere il posto con altre tre persone che viaggiano senza biglietto, il che non è sempre spiacevole, si fanno delle ottime conoscenze ed è spesso molto interessante scambiare due chiacchiere con il tuo vicino-abusivo. Gli indiani sono molto attratti dagli stranieri e spesso estremamente gentili (quasi fin troppo, mi è capitato di sentirmi a disagio quando un uomo estremamente anziano si è alzato da una panchina per lasciarmi il posto e nonostante le mie insistenze non si è più voluto risedere per permettere a me di stare più comoda).

Arrivati a Pushkar ci siamo letteralmente innamorati! Non avevamo prenotato niente e per nostra fortuna siamo capitati in un luogo splendido il Bharatpur Palace (1000 Rs a notte con a/c, bagno privato e vista stupenda sul lago). La cittadina, totalmente vegetariana, si attraversa e gira tranquillamente a piedi, e la decisione di stare due notti, saltando così Jodhpur, ci ha permesso di immergerci nella tranquillità di questo splendido luogo, che tuttavia lungo le stradine della cittadina si riempie di bazar e bancarelle, e dove mucche, persone, odori e colori si fondono e danzano insieme e dove i sensi vengono travolti e sconvolti da questa magia. Noi non eravamo particolarmente interessati a fare acquisti durante il viaggio, tuttavia abbiamo riscontrato che i prezzi a Pushkar sembravano più bassi rispetto ad altre zone visitate, quindi se siete interessati ad acquistare qualche souvenir, incenso, o qualche ricordo materiale questo è il luogo giusto! L’unica cosa che mi sento di mettervi in guardia, che a me personalmente non è piaciuta per nulla, è stata una sera, prima del tramonto, quando ci hanno invitati ad una preghiera sul lago. Non eravamo molto convinti di voler andare, ci sentivamo un po’ come degli intrusi, ma dopo varie insistenze ci siamo lasciati trasportare lungo le sponde del lago. Qui siamo stati divisi e ad uno ad uno abbiamo fatto un rituale di preghiera dove mi hanno chiesto di pregare per tutti i cari a cui voglio bene, mamma, fratello, sorella, fidanzato, ecc. Ero affascinata e totalmente immersa in quel momento, emozionata di trovarmi sul lago di Pushkar, con la fronte bagnata dall’acqua sacra del lago, quando ad un tratto il ragazzo che faceva con me le preghiere ha iniziato a parlarmi di soldi, di donazioni, di come le persone vengono a Pushkar per pregare per i loro cari e per far sì che le preghiere vengano esaudite pagano migliaia e migliaia di rupie. Io ho iniziato a spiegargli che, secondo me, non sarebbero stati i soldi a far sì che la salute dei miei cari potesse essere comprata (anche perché a quale prezzo acquisti la salute di tua mamma o di tuo fratello?!) e che però avrei fatto una donazione di 5 dollari. Lui ha iniziato a fare i calcoli, dicendo “ok, 5 dollari per te, 5 per tua mamma, 5 per… in totale quindi 50 dollari!”. Gli ho cercato di spiegare ancora gentilmente che non avei dato 5 dollari a persona, ma che avrei 5 dollati totali e che non era mia intenzione comprarmi la salute dei miei cari. Ho dovuto discutere di soldi per 10 minuti, questo ha fatto perdere tutta la magia di quel momento e mi ha fatto pensare che i turisti vengono attratti in queste preghiere solo per cercare di guadagnarci qualcosa. Un vero peccato, con l’amaro in bocca me ne sono andata… Consapevole che anche questa è India, che le belle cose si mischiano alle brutte cose e che spesso non è nemmeno tanto chiara la linea che divide questi contrasti.

Da Pushkar siamo partiti verso Agra, dove siamo stati due notti e siamo ripartiti poi la terza sera, con un bus notturno che collegava Agra a Varanasi in quelle che secondo loro dovevano essere 8 ore ma che sono diventate 13 e che nonostante fosse uno sleeper bus non abbiamo dormito niente a causa della guida spericolata dell’autista e dal suo continuare a suonare a chiunque. Il Taj Mahal è ovviamente splendido, non serve descrivere le emozioni che si provano quando ci si trova di fronte a qualcosa di cosi maestoso. Abbiamo soggiornato all’hotel Taj Resorts, leggermente più caro rispetto ad altri ma a 500 metri dall’entrata del Taj Mahal. Ad Agra abbiamo anche visitato il Forte Rosso e un pomeriggio ci siamo persi un po’ volontariamente tra le vie della cittadina, dove tutti ci guardavano incuriositi, dove abbiamo visto bambini giocare in mezzo ad una montagna di spazzatura, dove ad un certo punto siamo stati assaliti da un gruppo di ragazzine che volevano farsi fare una foto a tutti i costi, dove la povertà di queste persone ti colpisce come un pugno in faccia ma nonostante questo sono sempre pronti a salutarti e a regalarti uno splendido sorriso.

Come detto, dopo una notte di viaggio arriviamo a Varanasi, uno dei luoghi che forse mi ha colpita di più. Ci fermiamo 3 notti e trascorriamo le giornate a passeggiare tra le vie strettissime della città abitata più antica del mondo, a fare giri in barca sul Gange a mangiare frutta comprata nel mercato sul bordo del fiume. Varanasi è un luogo estremamente affascinante, uno di quei posti che ti rimane nell’anima. Una tappa secondo obbligata per chi decide di intraprendere un viaggio in India, anche se magari può risultare un po’ fuori mano se si ha in programma di visitare il Rajasthan.

Da Varanasi partiamo per Calcutta, 16 ore di treno nella sleeper class ci hanno letteralmente sconvolti (dovevano essere 12 ma è arrivato con 4 ore di ritardo). Arrivati a Calcutta ci sentiamo un po’ sperduti e ci mettiamo un sacco di tempo a trovare un hotel. L’indomani saremmo partiti con un volo Calcutta-Port Blair ma la stanchezza, il diluvio che è arrivato e la fame ci hanno impedito di visitare, anche se in modo molto superficiale, la città.

Dalla Svizzera avevamo prenotato il volo Calcutta-Portblair andata e ritorno e la nostra intenzione era quella di acquistare il biglietto del traghetto Port Blair-Havelock una volta arrivati. NON FATELO. I traghetti erano già tutti pieni quando siamo arrivati e ci hanno detto che avremmo dovuto aspettare il giorno dopo. Non avevamo intenzione di perdere un’altra giornata di viaggio, così dopo qualche insistenza e occhi mielosi, ci hanno venduto due biglietti nonostante che “fosse tutto pieno”. In realtà all’interno abbiamo anche trovato due posti a sedere.

Arrivati ad Havelock abbiamo passato 2 ore a cercare un posto dove dormire, volevamo qualcosa di carino e pulito visto che l’intenzione era quella di fermarci 5 notti. Il problema di questo posto è che non esiste la mezza misura, il driver ci ha portato in capanne economiche sul mare terribili, senza a/c, sporche, umide e senza finestre. Fosse stato per una o due notti poteva anche andare, ma il pensiero di stare lì dentro 5 notti non era per nulla allettante. L’alternativa erano dei resort costosissimi, prezzi veramente spropositati per essere in India). Io avrei optato per la prima scelta, il mio compagno invece ha insistito per la seconda, e dopo aver tirato il prezzo all’inverosimile abbiamo preso una stanza al Coral Reef Resort (abbiamo pagato 70 Euro a notte in due, senza colazione, calcolate che inoltre questo prezzo è di circa la metà rispetto a quello che solitamente chiedono). Il Resort non è male ma i prezzi sono davvero ingiustificati, abbiamo dormito a Varanasi in un 4 stelle pagando 20 Euro in due a notte, con colazione e servizio TOP… Sfortunatamente su 4 giorni pieni che avevamo sull’isola i primi due giorni ha piovuto quasi ininterrottamente, costringendoci a stare in camera la maggior parte del tempo (e qui ho ringraziato di aver scelto la soluzione più costosa), anche perché entrambi abbiamo avuto febbre e mal di stomaco.

Il terzo giorno l’ho passato sulla spiaggia di fronte al resort, finalmente era bel tempo e l’acqua era davvero invitante, mentre il mio moroso ha passato la giornata con ancora febbre e malesseri generali. Al pomeriggio sono tornata al porto nella speranza di poter comprare già i biglietti del traghetto per il ritorno, mi hanno detto di tornare al mattino, che l’ufficio sarebbe aperto alle 8 e che mi conveniva arrivare alle 7.30. Ok. Qui è iniziata la mattina peggiore della mia vita. Per andare sulle Havelock ci sono due opzioni: traghetto statale, economico e leggermente più lento, o le compagnie private, che costano il triplo ma che ci mettono mezz’ora in meno e sei decisamente più comodo. All’andata abbiamo preso una di quelle private e al ritorno volevamo fare lo stesso ma i biglietti erano purtroppo già terminati. Così alle 7.30 del mattino mi presento davanti allo sportello e mi metto in fila, c’erano due file distinte, una per gli uomini e una per le donne. Davanti a me una trentina di ragazze, donne e ragazzine (evidentemente più mattiniere di me) erano già in fila. “Vabbè trenta persone non sono così tante” ho pensato. In realtà l’ufficio l’hanno aperto solo alle 9, dopo un’ora e mezza che ero in coda, e la fila è andata terribilmente a rilento, in quanto c’erano una marea di uomini furbacchioni che, non volendo fare la fila, portavano a donne sconosciute i soldi e la domanda per il biglietto, e così per ogni persona in fila davanti a me ci volevano 15-20 minuti perché, invece di dover acquistare solo 4-5 biglietti, ne dovevano acquistare 40-50 e senza cibo ne acqua e senza la possibilità di uscire dalla coda per non perdere il posto, ho passato le 5 ore peggiori della mia vita, senza nemmeno avere la certezza che al mio arrivo allo sportello avrei trovato ancora quei dannati biglietti. Alla fine sono riuscita ad accaparrarmi due fantastici biglietti di ritorno, in una barca traballante e che ha fatto star male di stomaco almeno 5-6 persone nelle mie vicinanze… Anche questa è India! Ovviamente per l’ennesima volta eravamo gli unici turisti stranieri sulla barca…. Quello che posso sentirmi di dire è: a tornare indietro non sarei andata sulle Havelock! Il mare non è male ma nemmeno strepitoso, al pomeriggio la marea si abbassa tantissimo. Piove un sacco e lì è la normalità, i prezzi se volete una camera decente sono altissimi per essere in India e calcolate che il volo Calcutta-Port Blair se vi va bene spendete in due 300 Euro. A tornare indietro sceglierei magari qualche altra tappa nell’entroterra, lasciando via le Havelock che infondo non ci hanno lasciato nessun particolare ricordo (se non l’interminabile fila per acquistare i biglietti di rientro!). Da Calcutta il nostro viaggio è poi proseguito in Thailandia, ma questa è un’altra storia…

L’India è così, è fatta di colori, di sorridi, di bellezze ma al contempo di povertà, di miseria e di sporcizia. L’India che ho vissuto io è stata caratterizzata da belle e brutte esperienze ma che una volta tornata a casa la mente ricorda molto meglio le positive. Non è sicuramente un paese facile da visitare zaino in spalla, bisogna essere flessibili, bisogna sapersi adattare e non bisogna perdere la pazienza. Tuttavia questo viaggio resterà inciso nella mia mente, gli insegnamenti di vita che si possono cogliere da questi luoghi sono cose che non si possono imparare su un banco di scuola. L’India è stupenda e spaventosa allo stesso tempo, ma forse sono proprio i contrasti che la caratterizzano a renderla così terribilmente affascinante e irresistibile ai nostri occhi.



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