Namibia meravigliosa 2
Il primo incontro è con la natura dell’Etosha, pullulante e viva, anche in questa stagione secca. Basta una pozza d’acqua ed ecco apparirvi intorno elefanti, zebre, struzzi, giraffe, orici e una quantità enorme di uccelli di ogni specie. Riusciamo anche a vedere una leonessa che isolata, forse in difficoltà, si avvicina all’acqua e improvvisamente con una zampata cattura un serpente che però abilmente riesce a sfuggirle e a ributtarsi nell’acqua. Che dire poi degli abili uccelli tessitori sociali, che con grandi capacità architettoniche costruiscono sugli alberi ma persino sui pali della luce, veri e propri affollati condomini.
La natura regala continue sorprese e in lontananza due leoni sopraggiungono, la nostra guida intuisce le loro intenzioni: nei pressi c’è dell’acqua e sicuramente sono diretti lì. Inverte il senso di marcia e si apposta in attesa, non occorre aspettare molto che le due meravigliose creature ci passano accanto ed è un brivido che scende lungo la schiena, così vicine, maestose e fiere come nessun altro animale. A poca distanza un branco di leonesse si riposa tra l’erba secca che in parte le mimetizza.
Le strade polverose e desolate che attraversano la Namibia non saranno sicuramente comode al classico turista ma riservano viste mozzafiato e panorami unici.
La visita di un villaggio Himba è sicuramente l’occasione per un approccio con una delle etnie di questo paese che conduce una vita ancora oggi fuori dal tempo. Ci accolgono le donne del villaggio, alte e con un portamento fiero e orgoglioso, ci dedicano delle danze cercando di coinvolgere soprattutto i giovani uomini del gruppo ma con scarso successo, vista la poca dimestichezza con il ritmo e la musica.
Il tempo vola ed è già ora di salutare a malincuore un angolo di mondo unico e così lontano dal nostro modo di vivere, tanto prezioso da doverlo proteggere proprio da noi.
Un’altra emozione ci attende nel Damaraland, alla ricerca dei rari elefanti del Deserto. Non so se è pura fortuna o decisamente la bravura della guida locale a permetterci l’avvistamento di un gruppo di femmine con a capo la matriarca e al seguito i cuccioli. Le seguiamo fino ai pozzi, dove si sono abbeverate, concedendosi anche una rinfrescata dalla calura e poi via ad ammirarle lungo il letto secco del fiume effimero fino a che non scompaiono dal nostro orizzonte.
La mattina seguente una sorpresa ci attende prima di lasciare il Damaraland: toccare con mano un progetto che ha come obiettivo la costruzione di una scuola per diffondere l’educazione ai bimbi delle zone rurali di questa parte del paese, a cui non avrebbero altrimenti accesso. Sei meravigliosi bambini ci accolgono con grandi sorrisi e a braccia aperte, dandoci un caloroso benvenuto. Qui c’è bisogno di tutto: materiale didattico, vestiti, giocattoli ma ciò nonostante sono questi bimbi a donarci la loro gioia. Lasciamo a malincuore quei bellissimi e profondi occhioni con la speranza che il piccolo contributo lasciato possa, anche se in minima parte permettere l’inizio della costruzione di questo grande progetto. Si cambia paesaggio e dalle selvagge montagne desertiche si prosegue verso la mitica costa atlantica namibiana, conosciuta come “Skeleton Coast” e verso la “civile” Swakopmund, un angolo di Baviera nel deserto africano.
Da qui ci si spinge fino a Sandwich Harbour dove le alte dune sabbiose si gettano nell’Oceano. E’ emozionante scalare con un 4×4 le dune più ripide, dalla cui sommità si gode una vista incantevole sull’immenso deserto di dune e sull’Oceano. Un nuovo regalo ci è fatto dalla natura, tra le onde rabbiose scorgiamo una balena, la seguiamo con lo sguardo, catturando quegli attimi come momenti unici da conservare gelosamente.Il tempo non è stato clemente, ma si sa che qui la nebbia la fa da padrona, ciò nonostante all’ora di pranzo fa capolino un bel sole caldo che ci permette di pranzare tra le dune a ostriche e vino bianco.
Siamo quasi giunti al termine del nostro viaggio, ma ancora dobbiamo vivere l’emozione più bella: il deserto del Namib. Soli di fronte alla meravigliosa Hidden Vlei, a camminare accarezzati dal vento e nel silenzio più assoluto. Poi una divertente scalata a una duna lì vicino, per niente faticosa, con tutti i compagni di viaggio, per poi correre giù a capofitto, con anche qualche rotolone.Infine la visita alla Dead Vlei, ormai abbandonata dalla massa di turisti mattinieri. Alla fine di questa intensa mattinata, con ancora negli occhi e nel cuore le splendide dune color albicocca, dobbiamo andare. Guardo con nostalgia dal finestrino allontanarsi le dune e diventare sempre più piccole fino a sparire. Ad accompagnare il nostro addio le famose note di “Sound of silence”.
L’ultimo giorno è dedicato al deserto del Kalahari, che ci regala un impagabile tramonto sorseggiando un aperitivo accompagnato da snack.
Siamo alla fine della nostra indimenticabile vacanza. Dedico un grazie particolare ai nostri compagni di viaggio: Beatrice, Sabrina, Viviano, Marco, Roberto, Marcello ed Emanuele; con i quali abbiamo condiviso questi momenti unici e irripetibili, fatti di tante risate e tante emozioni!