Vietnam itinerante
Domenica 19 Marzo
Si parte. Volo Alitalia AZ1588 Cagliari-Roma FCO dellle 8:10. Imbarchiamo gli zaini che andranno direttamente ad Hanoi, speriamo non si perdano nei due scali che ci aspettano… Decolliamo puntuali, siamo a Roma che sono da poco passate le 9, ci aspettano 4 ore e mezzo di attesa. Non abbiamo ancora le carte di imbarco per il volo per Bangkok, dobbiamo ritirarle presso i banchi transito della Thai. Il controllo passaporti è veloce, passiamo dai varchi automatizzati, in un minuto abbiamo fatto tutto. Verso le 11 al gate apre il banco transiti, l’addetto ci stampa le carte d’imbarco per entrambi i voli che ci restano, il volo 945 Roma-Bangkok ed il volo 560 Bangkok-Hanoi.
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Poco prima delle 13 iniziamo le operazioni d’imbarco, sul nuovissimo Airbus A350 della Thai. Siamo nella fila 60, quasi in coda all’aereo. Il volo parte con un leggerissimo ritardo. Nonostante i vari tentativi non riusciamo a dormire più di tanto…
Lunedì 20 Marzo
Arriviamo a Bangkok alle 5:20 locali, per noi non sarebbe ancora mezzanotte… ci aspetta un’intera giornata da passare svegli… all’aeroporto di Bangkok ci dirigiamo subito ai transiti, dobbiamo passare i controlli di sicurezza, si sta già creando una discreta fila, ma tanto abbiamo tempo. Alle 7:45 il volo TG560 decolla verso Hanoi, dove arriviamo puntuali. Passiamo il controllo passaporti, che sbrighiamo in circa quindici minuti e ci dirigiamo verso il ritiro bagagli, i nostri zaini sono arrivati tutti e due sani e salvi! Cambiamo 20 euro in dong, ci serviranno soldi per prendere il bus.
Ci dirigiamo verso l’uscita, dove cerchiamo la fermata del Bus Express 86, che fa servizio tra l’aeroporto e la stazione ferroviaria di Hanoi, con diverse fermate. Il biglietto costa 30000 dong, poco più di 1 euro. (Il dong oscilla tra i 23500 e i 24000 per 1 euro, a seconda di dove lo si cambia). Il tragitto è di circa 50 minuti, scendiamo alla fermata di Tran Quang Khai, che è la più vicina all’Heart Hotel, che abbiamo prenotato tramite Booking. In 10 minuti siamo in albergo. La stanza è abbastanza spaziosa, e pulita. Siamo pronti per il primo assaggio della capitale del Vietnam, Hanoi!
La prima tappa è il lago Hoan Kiem, proprio a due passi dall’hotel, dove si trova il tempio di Ngoc Son, situato su un piccolo isolotto collegato alla terraferma da un caratteristico ponte in legno pitturato di rosso, molto suggestivo. Ci tratteniamo per un po’, visitiamo il tempio, poi ci inoltriamo nelle viuzze del Quartiere Vecchio, con i suoi negozi e il suo frastuono, i motorini parcheggiati ovunque, e quelli che sfrecciano per le strade incuranti di tutto e tutti… attraversare la strada è un’impresa, ma stiamo imparando come farlo senza farci male. Nel frattempo si sono fatte quasi le 2, entriamo nel primo ristorante che ci ispira, la via sia chiama Hang Be, il ristorante lo ho rimosso… una bistecca di manzo di gomma che ho difficoltà a tagliare con il coltello. Ci vuole una bella birra Hanoi per aiutarmi a mandarla giù… e va bè, pazienza. Verso le 16 rientriamo in hotel, piccolo assopimento, fino alle 16:45, poi scendiamo nella hall, dove incontriamo Gaia, studentessa vietnamita che studia la lingua italiana e fa parte dell’associazione Ciao Vietnam, studenti che si offrono di far da guida a turisti italiani per affinare la conversazione. Noi abbiamo scelto, contattando precedentemente tramite mail l’associazione, lo “Street Food Tour”, alla scoperta del cibo di strada vietnamita. Gaia ha 21 anni, ed è originaria della zona di Sapa, in montagna. Come prima tappa ci porta in una piccola trattoria dove fanno il Banh Cuon, un involtino di pasta di riso con dentro carne, da intingere in salsa di pesce (nuoc mam). La seconda tappa è un chioschetto di strada che prepara l’Hoa Quả Dầm, una specie di macedonia di frutta affogata in latte di cocco.
La terza tappa è il Cafe Pho Co, proprio davanti al lago, non ha nessuna insegna si entra in un portone di un negozio, si sale una rampa di scale e si accede al locale, che ha delle verandine con vista sul lago. Qui assaggiamo il caffè con l’uovo, il ca phe trung, una variante dell’uovo frullato che si beveva da bambini. La quarta tappa è un ristorantino locale, coi tavolini e le sedie in plastica molto basse, spartano, dove mangiamo il nom bo kho (specie di straccetti di carne con verdure) ed il banh bot loc (bocconcini di carne in gelatina di pesce). Poi proseguiamo il giro nella Ma May, la Ta Hien, che Gaia chiama la via della birra (poi tra qualche giorno scopriremo perchè… ora è ancora deserta), dove sono presenti molti locali frequentati dai giovani vietnamiti. Passeggiamo chiacchierando intorno al lago Hoan Kiem, in mezzo a tanta gente che fa ginnastica, lezioni di ballo, passeggiate, il lago è molto bello alla sera col ponte rosso illuminato. Ormai sono 40 ore che non dormiamo, salutiamo e ringraziamo Gaia per averci illuminato sullo street food (da oggi in poi eviteremo i locali come quello dove abbiamo pranzato per dedicarci a quelli meno turistici). E’ ora di andare a dormire.
MARTEDì 21 marzo
Lasciamo la stanza e gli zaini in custodia in hotel, stanotte abbiamo il treno notturno che ci porterà a Sapa. La prima visita la facciamo al Tempio della Letteratura (Bai Duong), un complesso di edifici risalenti al 1100 d.C., che nacque per volere dell’imperatore per ospitare dotti e letterati e vi si istruivano le più alte cariche del Vietnam. Attualmente ospita l’Università Nazionale.
Ci tratteniamo per circa 1 ora, poi proseguiamo a piedi verso il Mausoleo di Ho Chi Min, sappiamo già che lo troveremo chiuso, ma non ci interessava vederne l’interno, è un edificio maestoso, squadrato in stile sovietico dove riposa il più grande leader vietnamita. Davanti a esso sostano guardie in uniforme, e non ci si può avvicinare. Ci dirigiamo quindi verso la Pagoda su una sola colonna (One Pillar Pagoda), unica nel suo genere, dice la guida, e molto più piccola di quanto ci aspettassimo. Approfittiamo del piccolo parco e delle bancarelle di frutta per comprarci dei vassoi con ananas, mango e banane che saranno il nostro pranzo al sacco. Proseguiamo la nostra escursione, dirigendoci verso il West Lake, dove dobbiamo visitare il tempio di Quan Tranh. Passiamo attraverso un piccolo parco (scopriremo dopo che si tratta dei giardini botanici, infatti per l’ingresso si paga), lì chiediamo informazioni e una ragazza occidentale ci consiglia di proseguire lungo la sponda del West Lake, dove si trova un’altra pagoda molto bella. Arriviamo nei pressi del West Lake, intravediamo il tempio Quan Tranh ed entriamo. Dopo la visita percorriamo altri 600 metri lungo il lago, ci sono gruppi di anziani che giocano a carte, qualcuno pesca. Arriviamo al tempio Tran Quoc suggeritoci dalla ragazza incontrata prima, davvero molto carino. Sulla via del ritorno visitiamo la vecchia Cittadella di Hanoi, una ex residenza imperiale molto ben tenuta, approfittiamo per mangiare un gelato, e concludiamo la nostra giornata di visite. Rientriamo al Quartiere Vecchio per la cena, sono solo le 18:30, ormai ci stiamo adeguando agli orari… cerchiamo un ristorante sulla Lonely, la scelta cade sul Quan Bia Minh, che si trova al primo piano di un edificio, con la terrazza che da sulle vie del quartiere. A questo punto rientriamo in hotel, dobbiamo recuperare gli zaini e andare alla stazione, quindi ci facciamo chiamare un taxi, che per 24000 dong (1 euro) ci porta alla stazione. Vado alla ricerca dell’addetto della Chapa Express, la compagnia di treni con la quale viaggeremo, al quale consegno il voucher, mi consegna i biglietti con il numero della carrozza e della cabina. Sul piazzale vediamo una coppia di americani che fa scorta di birre, approfittiamo dell’idea, ci prendiamo due birre per il viaggio e iniziamo a chiaccherare, poi ci salutiamo e ci dirigiamo sulla banchina per l’imbarco. La cabina è meglio di quanto mi immaginassi, sotto il letto c’è lo spazio per far stare comodamente entrambi gli zaini, le cuccette sono sufficientemente grandi per poter pensare di farsi una dormita (avevamo letto che era scomodo, rumoroso, che non si dorme, ma nulla di tutto ciò…). Il set di cortesia comprende una bottiglia d’acqua, una banana, spazzolino da denti e pettine. Ogni tanto passa pure un carrello che vende vivande e bibite. I nostri compagni di cabina sono due ragazzi francesi, presumiamo, che al loro ingresso sembra abbiano appena litigato, quindi non socializziamo proprio per nulla. Ci beviamo la nostra birra e ci mettiamo a letto.
Mercoledì 22 marzo
Alle 5:45 bussano alla porta, stiamo per arrivare a Lao Cai, puntuali alle 6:10. Ci aspetta il minibus di “Sapa Ochau”, l’agenzia con la quale abbiamo prenotato treno, trasporto e trekking. In circa 1 ora siamo a Sapa, c’è nebbia e piove, e fa più caldo di quanto ci aspettassimo. Il trekking parte alle 9:30, ci prepariamo gli zainetti col necessario per i 2 giorni, gli zaini grandi li lasceremo in custodia al deposito bagagli di Sapa Ochau. Arriva la nostra guida, Xyooj (si pronuncia Zho), un ragazzo di 27 anni abbastanza timido.
Ci incamminiamo verso la campagna, per un breve tratto vediamo la cittadina di Sapa, ex stazione termale ai tempi della dominazione francese, sembra più di essere in Svizzera che in Vietnam. Dopo aver lasciato Sapa ci si accodano due donne della minoranza Hmong, con l’intento di venderci prodotti di artigianato. Ci seguono per un po’, fino a che capiscono che non siamo interessati ad acquistare niente, poi ci abbandonano. Nel frattempo il paesaggio comincia a farsi molto bello, tra risaie e case, baracche più che altro, sparse nel paesaggio. Camminiamo per diversi chilometri, fino a che si fa ora di pranzo, ci fermiamo in un ristorante di Sapa Ochau, nella zona del villaggio di Ma Tra. La vista sulla valle è da mozzare il fiato. Le soste fotografiche non si contano… Un breve riposino e riprendiamo il cammino verso il villaggio di Ta Phin, dove staremo in una homestay. Lungo il tragitto incontriamo diverse abitazioni sparse per la campagna, contadini, bambini, animali, in mezzo a paesaggi molto belli. Abbiamo percorso circa 14km. Arriviamo all’homestay di Chao Man May, una casa di campagna. Ci sistemiamo poi facciamo un bagno caldo, bollente, all’interno di due tinozze con acqua ed erbe medicinali. Ci rilassiamo per una mezzoretta, poi torniamo nella casa, nel frattempo la padrona di casa prepara la cena, la cucina è praticamente un fuoco acceso dentro casa… fa strano vedere una cucina così “all’antica” mentre poco distante il figlio della signora gioca online con uno smartphone di ultimissima generazione!
Siamo pronti per la cena, a tavola siamo noi, la guida, la signora col marito. C’è un sacco di roba a tavola, riso, carne di pollo e manzo, pesce, verdure, involtini. Assaggiamo un po’ tutto, molto buono. A un certo punto arrivano altre tre persone, probabilmente amici del padrone di casa, che si siedono a tavola con noi. I costumi a tavola sono diversi dai nostri, ad esempio le lische del pesce si buttano per terra, qualcuno ogni tanto sputa, qualcuno rutta. Mi offrono del vino, non è proprio il nostro vino, è una grappa di riso molto forte. Abbiamo notato che a tavola generalmente non ci sono acqua o bevande. La giornata è stata parecchio impegnativa, inizia pure a fare fresco, ci ritiriamo nella nostra stanza, è ora di riposarsi.
Giovedì 23 Marzo
Ci svegliamo presto, la colazione è abbondante, ci sono crepes, miele, frutta varia, latte, tè e caffè. Alle 9:30 si parte, salutiamo e ringraziamo la signora per l’ospitalità, e ci incamminiamo. Oggi il percorso prevede circa 10 km, abbiamo i polpacci un po’ induriti dalla camminata di ieri, e fatichiamo un po’ a carburare. Arrivati ad un certo punto ci troviamo davanti ad un fiume che dobbiamo guadare, un’altra ragazza con la guida si toglie le scarpe e lo guada a piedi, vogliamo evitare di bagnarci, cerchiamo quindi un punto favorevole, lo troviamo dopo qualche centinaio di metri, facendo un po’ di equilibrismo su delle rocce in mezzo al fiume. Tutto ok. Risaliamo il crinale, la strada in salita è faticosa. A un certo punto ci troviamo in un sentiero molto disastrato, la guida parla al telefono, sospettiamo che abbia sbagliato strada ma comunque ci fidiamo. Ci sono alcuni attraversamenti difficoltosi, ma li passiamo. Arriviamo a un sentiero più largo, la guida ci dice che stanno realizzando una strada nuova sulla montagna. Arrivati ad una casa due ragazzi ci fermano, ci dicono di aspettare perchè tra poco esploderà una bomba… un po’ allarmati aspettiamo, pensando a qualche residuo bellico della guerra, in realtà poco dopo c’è la forte esplosione, ma fa parte del cantiere, stanno sminando la roccia. Riprendiamo il cammino, arriviamo al punto dell’esplosione, una ruspa sta liberando la strada dai detriti. Ci vede, si ferma e ci fa passare. Dopo pochi minuti sentiamo una seconda esplosione. La strada è in salita, fatichiamo un po’, sperando di raggiungere la vetta al più presto. Lungo la strada ci sono delle abitazioni e un sacco di bambini. Intorno alle 13 ci fermiamo a mangiare in un negozio/ristorante/casa. Una bella porzione di noodles con carne, una birra e siamo pronti per gli ultimi 3km, per fortuna in piano e poi discesa. Dobbiamo raggiungere la strada principale dove verremo recuperati da un autista che ci riporta a Sapa. Arrivati a Sapa Ochau approfittiamo delle docce messe a disposizione di trekkers e ci facciamo una doccia rinfrescante. Sistemiamo i bagagli in modo che siano pronti per ripartire, e usciamo per girare il paese di Sapa. Torniamo a Sapa Ochau, e troviamo Zho, la guida, che non avevamo salutato, e ne approfittiamo per ringraziarlo e salutarlo. Alle 17 arriva il pullmino, carichiamo i bagagli e partiamo in direzione Lao Cai, dove prenderemo il treno. Arrivati alla stazione andiamo all’ufficio della Chapa Express (è situato all’interno di un ristorante della stessa compagnia) e consegniamo il voucher, l’addetta ci assegna carrozza e cabina. A questo punto usciamo sulla strada per cercare un ristorante, non andiamo molto lontano, scegliamo il Terminus, proprio di fronte al piazzale. Il treno parte alle 21, alle 20,15 siamo a bordo. In cabina con noi c’è una coppia di ragazzi di Brescia, coi quali intavoliamo una lunga chiacchierata. Nel frattempo il treno parte, poi inizia a farsi tardi, l’arrivo è previsto per le 5:30, meglio riposare un po’…
Venerdì 24 marzo
Il treno arriva ad Hanoi alle 5:15. Usciamo dalla stazione che sono le 5:30, le strade sono semideserte. Il programma di oggi ci porterà alla baia di Halong, per la crociera di 2 giorni.
Salutiamo i ragazzi di Brescia, e aspettiamo che qualche bar apra per poter fare colazione. Proprio davanti alla stazione c’è un baretto locale che vediamo aperto, dove sono andati dei turisti francesi che erano sul treno. Mando Paola in avanscoperta a vedere cosa mangiano. Torna e mi dice che stanno mangiando omelette, per cui ci avviciniamo e ci sediamo. Ordiniamo omelette, caffè e una bottiglietta di succo d’arancia. Ci avviciniamo al Mercure Hotel, che abbiamo scelto come punto di pickup per il pulmino che verrà a prenderci per portarci alla baia. Entro e spiego in reception che pur non essendo loro ospiti aspettiamo un pullmino che verrà a prenderci, prima che finisca la frase il gentilissimo receptionist mi invita ad accomodarci pure nella hall. Approfittiamo anche dei bagni dell’hotel! Alle 8:30 arriva un ragazzo, si avvicina in reception con un foglio coi nostri nomi, mi avvicino e gli dico che siamo noi, ringraziamo il receptionist per la gentilezza e usciamo, ci aspetta un taxi che ci porterà al punto di incontro del minibus. La nostra guida è Jimmy, un ragazzo molto giovane che durante il tragitto ci racconta qualche cenno di storia del Vietnam e alcuni aneddoti sulla baia di Halong. Il viaggio verso Haiphong, dove ci si imbarca per la baia, durerà circa 4 ore, a metà strada ci fermiamo per circa 15 minuti a fare una sosta in uno store di artigianato locale realizzato da persone disabili, compriamo una pittura su bamboo da appendere in soggiorno e qualcosa da bere e da mangiare per il proseguo del viaggio. Arriviamo intorno alle 13, subito ci imbarchiamo su una barchetta shuttle che ci porta a bordo della V’Spirit, dove ci viene assegnata una delle uniche due cabine col balconcino. La cabina è ampia e molto carina, ci sistemiamo e andiamo subito a pranzo nella sala ristorante. Nel frattempo la nave parte e godiamo un bel panorama dalle vetrate. Dopo pranzo abbiamo una piccola pausa, approfittiamo per un po’ di relax sul ponte prima di andare con una lancia a visitare la “Surprise Cave”, una grotta carsica molto grande e molto bella. Ci sono dei punti panoramici dai quali scattiamo delle belle foto. Dopo la grotta sbarchiamo sulla isola di Titop. Si può salire fino alla sommità, ma dopo i due giorni a Sapa e la grotta (dove abbiamo fatto parecchie scale) le gambe ci consigliano di non affrontare i 400 e passa gradini, quindi stiamo giù, dove c’è una spiaggia e dei baretti dove ci rilassiamo, in spiaggia qualcuno fa il bagno, ma per noi l’acqua è troppo sporca per poter osare… torniamo a bordo, finalmente riusciamo a farci una doccia, prima di cena. Dopo cena ci rilassiamo al fresco nel balconcino privato della nostra cabina, la barca è ancorata in rada, di notte non naviga.
Sabato 25 marzo
Alle 6 siamo già svegli, ci godiamo il panorama dal nostro balconcino. Alle 6:30 saliamo sul ponte per la lezione di tai chi. Il tempo oggi è minaccioso, parecchio nuvoloso. Dopo un’abbondante colazione prendiamo la lancia che ci porta nell’area riservata al kayak. Non appena arriviamo inizia a diluviare, siamo indecisi sul da farsi, alla fine prendiamo l’impermeabile in dotazione e decidiamo di andare a bagnarci! Ci concediamo una buona mezzora di kayak, con annessa discussione sul ritmo da tenere, vogate lunghe e lente o rapide e veloci? Seguiamo il percorso indicato, aggirando un paio di formazioni rocciose, si alza un fastidioso vento contrario che ci mette un po’ alla prova per il rientro.
Rientriamo bagnati ma contenti, ci facciamo una doccia prima di mettere a posto gli zaini, dobbiamo liberare la cabina. Alle 10 c’è la cooking class, preparazione di involtino primavera fai da te, ne facciamo 3 a testa che poi ci mangiamo. Il pranzo è alle 11, saldiamo i conti e alle 12 recuperiamo gli zaini e ci imbarchiamo sulla lancia che ci riporterà sulla terraferma. Attendiamo per circa 1 ora che arrivi il bus alla stazione marittima, riprendiamo la via del ritorno. Ci aspettano altre 4 ore di viaggio, sosta nello stesso posto dell’andata. Purtroppo il bus ci lascia, per le limitazioni di traffico in centro nel weekend, in un posto diverso da quello pattuito (che era all’hotel Mercure vicino la stazione), fa niente, il personale dell’hotel di fronte al quale ci hanno lasciato ci chiama un taxi, in pochi minuti siamo al capolinea dell’86 Express, che ci porterà all’aeroporto. Sono le 17:20 e il bus parte alle 17:35, siamo in perfetta tabella di marcia. Alle 18:30 siamo al terminal 1, voli nazionali.
Facciamo subito il check in ai banchi della Vietnam Airlines, entriamo nell’area imbarchi e ceniamo. Il volo VN187 per Da Nang è previsto per le 20:45. Alle 21 decolliamo, sotto la pioggia. Arriviamo a Da Nang puntuali, gli zaini arrivano molto velocemente, recuperiamo e usciamo a cercare un taxi, c’è un piccolo malinteso con il tassista all’arrivo all’hotel Iris, non parla inglese quindi io gli stavo pagando il prezzo segnato sul tassametro, poi il receptionist mi dice che il tassista, che non parla inglese, chiede il pagamento del supplemento aeroporto, sospetto che stia tentando di fregarci, ma il receptionist mi spiega la cosa, nel frattempo il tassista mi presenta uno scontrino con la dicitura airport surcharge, sono 15000 VND, meno di un euro, alla fine era solo un malinteso. E’ tardi, ci sistemiamo in camera e ci prendiamo dal banco frigo una birra e una noce di cocco. Ci mettiamo a letto.
Domenica 26 Marzo
Abbiamo il treno per Huè alle 6,15, ci svegliamo quindi di buonora, abbiamo scelto l’Iris hotel in quanto molto vicino alla stazione ferroviaria, ci dirigiamo a piedi. Sul piazzale della stazione ci accomodiamo in una bottega/chioschetto dove una gentile signora ci serve due deliziosi caffè. Il treno è in leggero ritardo, è un treno per il trasporto locale, abbiamo prenotato in una cabina con i sedili soft, abbastanza confortevoli in fin dei conti. Abbiamo prenotato due posti sul lato destro, per goderci il panorama. Il treno passa per la zona di Hai Van, un bellissimo tratto panoramico sul mare, la velocità è molto bassa, e i panorami si possono godere appieno, anche se ogni tanto ci appisoliamo… dopo circa 4 ore di viaggio siamo a Huè. Prendiamo un taxi che dalla stazione ci porterà all’hotel Jade, in zona abbastanza centrale e del quale abbiamo letto ottime recensioni, che si riveleranno poi veritiere. In attesa di darci la stanza, alla reception ci offrono un cocktail di benvenuto.
Prima di uscire prenotiamo due bici che prenderemo di lì a poco. La prima tappa è l’ufficio della Sinh Tourist, dove dobbiamo confermare la prenotazione del bus che domani ci porterà ad Hoi An. Lungo la strada ci fermiamo alla Boulangerie Francaise, una deliziosa panetteria, dove mangiamo un boccone. Rientriamo quindi in hotel dove le nostre bici sono pronte! Sta piovendo, ma non ci scoraggiamo, abbiamo i k-way, si parte alla ricerca di pagode e tombe imperiali!
La prima tappa è la pagoda Bao Quoc, un piccolo tempio nei pressi dei binari della ferrovia, che fatichiamo un po’ a trovare, ci aiuta una signora di passaggio che vedendoci spaesati alla ricerca di qualcosa, capisce, e ce lo indica! La seconda tappa è la pagoda Tu Dam, dove troviamo una signora che si offre di sua sponte di guidarci nella visita, e non riusciamo a schiodarcela di dosso. Ne approfittiamo per farci scattare da lei qualche foto. Naturalmente a fine servizio ci chiede una sostanziosa mancia, ma la richiesta è a nostro parere eccessiva, le diamo qualcosa comunque anche se servizio non richiesto. Dopo qualche chilometro siamo al tempio Dieu Nghiem, dove troviamo al lavoro una squadra di operai che lo sta ristrutturando, poi entriamo nel tempio Thu Hieu, all’ingresso sono appostate un paio di signore che vogliono farci da parcheggiatrici per le bici, ma le eludiamo nonostante ci urlino dietro e ci infiliamo con le bici nel viale di ingresso. Il tempio ha un parco molto bello e fitto, con dei laghetti e delle palafitte in perfetto stile orientale. Intanto continua a piovere, leggermente ma ininterrottamente… riprendiamo la bici e ci dirigiamo verso la tomba imperiale di Tu Duc. Arranchiamo un po’, la strada è in leggera salita. Arriviamo nei pressi del sito, dove troviamo tantissimi bus e pullman turistici, negli altri templi eravamo praticamente da soli… ci si para davanti una signora che ci indica il “free parking” per le bici, in pratica fa parcheggiare nel piazzale del suo ristorante, dato che sono ormai le 14, ora di pranzo approfittiamo, parcheggiamo la bici e pranziamo. Un bel piatto di noodles, una birra fresca e un buon caffè. Lasciamo la bici al parcheggio e ci avviamo al sito, poco distante. Il posto è meraviglioso, laghetti, pagode, la tomba dell’imperatore, nonostante la pioggia costante ci godiamo comunque la visita. La pioggia intanto si infittisce, abbiamo intenzione di visitare anche la pagoda Dieu De, vicino alla cittadella di Huè, rientriamo in hotel e riconsegniamo le bici, usciamo a piedi armati di ombrello, il sole ormai è quasi tramontato.
Lungo il fiume ci imbattiamo in un mercato maleodorante, che sta però chiudendo, quindi non vediamo nulla. Arrivati alla pagoda scopriamo che anche quella è chiusa, ma lo sospettavamo. Torniamo verso il centro, alla ricerca di un ristorante per la cena, diamo uno sguardo alla lonely planet, poi decidiamo di farci un giro nei dintorni e scegliere “a sentimento”. Optiamo per un piccolo ristorante familiare (proprio familiare, servono la cena nel soggiorno della loro abitazione, e nel frattempo la famiglia cena nello stesso ambiente) dove gustiamo degli ottimi calamari e degli spiedini di maiale, accompagnati da una birra fresca. Nel frattempo ha smesso di piovere, ci concediamo una passeggiata lungo il ponte e stremati da una lunga giornata ci rifugiamo in hotel.
Lunedì 27 marzo
Ci svegliamo di buonora, alle 6:30 siamo già in sala colazione. Lasciamo la stanza e i bagagli in custodia in hotel e ci dirigiamo verso la Cittadella Imperiale. Alle 7:40 siamo all’ingresso, data l’ora non c’è quasi nessuno. Seguendo le indicazioni della guida visitiamo i punti di maggior interesse, la Cittadella è davvero molto bella e ben tenuta. Il teatro, il castello, i giardini, le residenze imperiali, in mezzo ai bei viali alberati. La visita dura oltre 3 ore, dopodichè decidiamo di andare a visitare la pagoda Dieu De che ieri abbiamo trovato chiusa, arriviamo proprio nel bel mezzo di una cerimonia coi monaci che pregano, alla quale assistiamo in rigoroso silenzio. Passiamo per il mercato, che di giorno ha un altro aspetto rispetto alla sera prima. Merci di ogni genere esposte e una marea di persone che fanno acquisti. Mangiamo un boccone alla Boulangerie Francaise prima della partenza e ci compriamo qualcosa per la merenda in viaggio. Recuperiamo gli zaini in hotel e andiamo all’ufficio Sinh Tourist dove una navetta ci porterà alla stazione di bus, direzione Hoi An.
Il bus è uno sleeping bus, con dei letti/cuccette al posto dei tradizionali sedili. Al momento di salire dobbiamo togliere le scarpe, l’autista ci da una busta dove metterle. Si sta un po’ strettini nella cuccetta, ma alla fine ci sistemiamo decentemente. Il viaggio dura 3 ore, con una piccola pausa in una stazione di servizio. Arriviamo ad Hoi An verso le 16:30 e raggiungiamo a piedi il Lilac hotel, che è a due passi dalla fermata del bus. Veniamo accolti dalla proprietaria, l’hotel è carino, la stanza ampia e pulita, ha un bel cortile e pure la piscina. Ci propone diverse escursioni e servizi, ma alla fine prenotiamo solo il taxi che per 15 dollari ci porterà in aeroporto a Da Nang tra due giorni.
Ci consegna inoltre una mappa della città e ci spiega come funziona il ticket per l’ingresso alla città vecchia. Vale 3 giorni e dà la possibilità di visitare 5 attrazioni tra le varie presenti.
Le strade di Hoi An, la città delle lanterne, sono molto strette, gran parte pedonali, e la città è davvero molto turistica, folla di persone in ogni dove, ristoranti e negozi di ogni genere. Lungo il fiume signore che vendono lanternine o propongono giri in barca. Troviamo un mercato, dove compriamo le caffettiere vietnamite e del caffè. Verso le 19:30 inizia a venirci fame, oltrepassiamo il lungofiume dove ci sono ristoranti turistici e raggiungiamo una zona più defilata, dove troviamo i classici ristoranti locali con sedie e tavolini di plastica. Scegliamo il PINK RESTAURANT, dove assaggiamo le famose White Rose (involtini di riso e pesce), wanton fritti e il Cao Lau, tipico piatto vietnamita, composto da noodles con verdure e carne. Immancabili le birre Saigon. Un ultima passeggiata lungo le strade, ora col buio la folla non c’è più e le lanterne illuminate danno un tocco molto romantico a tutto.
Martedì 28 marzo
Dopo la colazione chiediamo alla reception di poter noleggiare 2 bici, in pochi minuti ce le recuperano, e ci dirigiamo lungo la strada che porta al mare. Arriviamo sul lungomare, il mare è molto agitato, non era comunque in programma bagno e tintarella, per cui va bene così. Facciamo una breve sosta al cafè Sound of Silence per il solito caffè vietnamita, ormai è un must di questa vacanza. Continuiamo a pedalare lungo la costa, per diversi km, poi puntiamo nuovamente verso la città, passando per le risaie e inoltrandoci a casaccio in strade di campagna. Il gps prima o poi ci riporterà comunque alla base!
A un certo punto troviamo un tempio, la Van Duc pagoda, dove ci sono un folto gruppo di anziane signore vestite con un camice celeste che pregano, guidate da un giovanissimo monaco. Ci invitano dentro a pregare, e ci guardano sorridenti, cercando di dirci qualcosa, ma il vietnamita non lo capiamo… a un certo punto il monaco prende da terra alcune scatole di cartone, le poggia sulle scale del tempio e inizia a pregare, con le signore intorno a lui. Noi siamo seduti in silenzio dall’altra parte del tempio, osservando e ascoltando. A un certo punto il monaco apre la prima scatola, e decine di uccellini che erano chiusi dentro iniziano a volare, stessa cosa con le altre due scatole. Chissà come avranno fatto a chiudere dentro le scatole decine di piccoli uccellini… rimaniamo a bocca aperta, davanti a questa sorpresa! E pensare che siamo capitati qui per puro caso. Dopo la cerimonia le signore vogliono invitarci a pranzo, ma sono solo le 11 e non avendo fame decliniamo l’invito, e devo dire che un po’ ci siamo pentiti. Proseguiamo in bici in mezzo ai campi, incontrando contadini che lavorano, animali al pascolo, bambini in bici e qualche raro turista come noi. Rientriamo ad Hoi An e ci spostiamo sulla parte opposta del fiume passando il ponte Hoang Dieu. Siamo in una zona di abitazioni, per nulla turistica, ne approfittiamo e ci fermiamo in un ristorantino (il Dau Lang) che affaccia proprio sul fiume.
Siamo gli unici occidentali in mezzo a persone del posto, che fanno la loro pausa pranzo. Pedaliamo per un’altra oretta, arrivando fino alla punta dell’isolotto, poi rientriamo in hotel, dove ci stendiamo una mezzora nelle sdraio a bordo piscina. Vorrei fare un bagno ma l’acqua è gelida, quindi rinuncio. Nl frattempo inizia a piovigginare e torniamo in stanza, dove ci riposiamo un po’ prima di riuscire per Hoi An. Iniziamo a sfruttare il ticket per le visite, per la Ancient All Chinese Community Assembly Hall, e la Funchan Chinese Community Assembly Hall, ci fermiamo in un bar dove fanno dei frullati alla frutta, poi visitiamo il ponte coperto giapponese, la Casa di My Tay. Poi andiamo nella zona del mercato per acquistare una lanterna da portare a casa.
Torniamo a cena da PINK che ci accoglie calorosamente (le avevamo promesso la sera prima che saremmo tornati). Dopo cena passeggiamo sul lungofiume dove assistiamo a diversi spettacoli, una gara di balli folkloristici, e il bingo di Hoi An. Mentre passeggiamo per le stradine capitiamo davanti a una family chapel, il proprietario ci invita a entrare e ci illustra la storia della famiglia, ci fa poi accomodare per farci vedere dei dipinti realizzati da lui, ma appena si rende conto che non siamo interessati all’acquisto, la visita si tronca bruscamente. Ormai le stradine sono semideserte, è il momento di rientrare in hotel.
Mercoledì 29 marzo
Ultimo giorno ad Hoi An, dedichiamo la mattina alla visita della pagoda Chuc Than, poco fuori città, e al cimitero, muovendoci a piedi. Fa molto caldo, approfittiamo per visitare anche lo studio del fotografo francese Rehnart, dove sono esposte una serie di fotografie e dei costumi di varie minoranze etniche del Vietnam suddivise per regioni. Una visita all’immancabile pittoresco mercato. Poi per il pranzo andiamo nel lungofiume, prendiamo alcuni piatti di street food da un chiosco mobile, una frittellina condita con pesce, un pancake di banana e un cesto di frutta, poi ci sediamo per il caffè in un bar locale. Alle 17 rientriamo in hotel, recuperiamo gli zaini e prendiamo il taxi che ci porterà all’aeroporto di Da Nang, dove mangiamo una zuppa prima di imbracarci col volo Vietnam Airlines 190 delle 20:45 destinazione Hanoi. Arriviamo puntualissimi, i bagagli arrivano in pochi minuti e prendiamo il bus 86 express che ci porterà in centro. Dalla fermata all’Heart Hotel sono circa 700 metri, sono circa le 23 e le strade sono poco affollate.
Giovedì 30 marzo
Anche oggi sveglia presto. Alle 7:45 arriva la guida che ci porterà all’escursione Hoa Lu e Tam Coc.
Hoa Lu è la vecchia capitale vietnamita, che visitiamo in mattinata, poi il pranzo in un ristorante in zona e subito dopo un giro in barca nei canali lungo le risaie di Tam Coc, che ha delle formazioni rocciose come la baia di Halong, però non sul mare.
Il giro in barca dura circa 1h e mezza, la barchetta è pilotata da una donna che rema con i piedi, una cosa che non avevamo mai visto. Terminata la gita in barca è il momento della bici, che nasce male, in quanto il noleggiatore è a corto di bici. Dobbiamo aspettare il rientro di un gruppo precedente. Dopo circa 15 minuti di attesa arrivano, ma sono degli scassoni incredibili, alcune senza freni, altre con ruote disassate, un mezzo disastro. Cerchiamo di scegliere le meno peggio e ci inoltriamo nella zona, in mezzo alle risaie. Tempo del giro circa 1 ora, poi si torna al porticciolo dove ci aspetta il minibus per il rientro ad Hanoi. Ceniamo al ristorante Tranh Hop, poi andiamo a vedere la cosiddetta Via della birra, un fiume di persone sedute nei tavolini che occupano, presumiamo abusivamente, una strada intera anche perché appena arriva una camionetta della polizia spariscono in un batter di ciglia tutti i tavolini che erano in strada. Quelli che non hanno fatto in tempo vengono sequestrati. Inebriati dalla nightlife di Hanoi decidiamo anche noi di occupare un marciapiede e ci sediamo in un tavolino di uno dei tanti caffè che usano il marciapiede come spazio all’aperto. A fine serata rientriamo in hotel.
Venerdì 31 marzo
Ultimo giorno in Vietnam, ahinoi… dopo la colazione prepariamo gli zaini per la partenza di stasera, li lasceremo in deposito in hotel ma dobbiamo liberare la stanza e quindi chiudere gli zaini. Oggi la giornata non è granchè, piove a dirotto anche se fa caldo. Ci armiamo di ombrello e kway, prima tappa il mercato, affollatissimo, Dong Xuan, dove acquisteremo diversi souvenir, ogni tanto spunta da chissà dove qualche topo, con questa pioggia ne abbiamo visti diversi… poi visitiamo la cattedrale di San Giuseppe, una costruzione in stile gotico nel centro di Hanoi, vecchi ricordi della colonizzazione francese. Per il pranzo scegliamo il ristorante Quan Goc Da, citato sulla Lonely Planet per la specialità Bahn Goi, una specie di empanada fritta con carne e verdure. Ci facciamo attrarre anche da un altra pietanza fritta, ma dolce (qui friggono di tutto). L’ultima passeggiata e l’ultimo caffè ad Hanoi, in una piccola caffetteria nei dintorni del lago Hoan Kiem. Torniamo a recuperare i bagagli in hotel, prendiamo un taxi che ci porta al capolinea del bus 86 express davanti alla stazione e mogi mogi ci rechiamo in aeroporto.
Il volo Thai 565 per Bangkok parte puntuale alle 20:45. Arriviamo a Bangkok, la coincidenza per Milano Malpensa ha circa 1 ora di ritardo. Il volo TG 940 parte alla 1:40, arriviamo a Malpensa intorno alle 8:30. Al nastro bagagli è un delirio, continuano a girare le stesse valigie, probabilmente di passeggeri fermi al controllo doganale. Ci lamentiamo con due addetti al nastro che iniziano a tirarle giù per consentire agli altri bagagli di poter essere messi sul nastro… sfiga delle sfighe, i nostri sono proprio nell’ultima tranche… per fortuna due amici milanesi si sono offerti di farci da taxisti per Linate dove ci attende il volo per Cagliari. Il tempo di un caffè e dei saluti finali prima di tornare a casa.