Iran, appuntamento con la storia
Culla di uno dei più grandi e duraturi imperi della storia, l’Antica Persia conserva gelosamente le vestigia degli imperi di Ciro il Grande, Dario I e Alessandro Magno. Sono ancora ben evidenti le tracce della feconda rivalità con l’impero Romano e con quello Ottomano, come anche le conseguenze della recente rivoluzione e della fondazione della Repubblica Islamica. Obbligatorio il velo anche per le turiste e il chador per entrare nei luoghi religiosi. Il governo detta regole ferree limitando la libertà dei suoi cittadini, ma è difficile gestire i rapporti umani mentre la modernità bussa alla porta. Ragazze curiose e disinvolte si divertono fermando i turisti per strada e chiacchierando con loro. Portano un lungo abito nero o coprono solo il capo con l’hijab indossando jeans e camicie lunghe, in base al grado di religiosità della famiglia, ma il loro atteggiamento aperto tradisce le restrizioni e gli obblighi imposti. Qualcuno si schiera contro quella rivoluzione non troppo lontana nel tempo che ha avvolto il Paese in un velo; altri, invece, giudicano il nuovo governo in maniera positiva perché si sentono al sicuro, rispetto ad altri Paesi di confine tormentati dalle guerre civili. Nonostante sia ancora impreparato al turismo, il popolo iraniano è molto accogliente e disponibile. Viaggiare per noi Occidentali è scontato, per loro, invece, è molto complicato perché si può ottenere il visto ed andare all’estero solo per motivi religiosi e per lavoro. Per uscire è necessario essere in possesso di una lettera d’invito e di una grossa somma di denaro. E’ chiaro, quindi, che la maggior parte degli Iraniani non viaggiando all’estero difficilmente riesce a confrontarsi con altre realtà. Nei cinema vengono proiettati solo film locali, nei teatri non arrivano mai le compagnie estere o di balletto, su internet molti siti sono bloccati e, anche a causa della dichiarata inimicizia con gli Stati Uniti, i prodotti di marca importati sono ridotti al minimo. Questo da una parte favorisce l’economia locale, ma dall’altra non facilita i contatti e l’apertura con il mondo. Eppure qualcosa sta cambiando…
Il viaggio inizia da teheran
Il nostro viaggio parte da Teheran, la capitale, con oltre 12 milioni di abitanti, porta d’ingresso del Paese. E’ una città frenetica e convulsa con un traffico anarchico e il sovraffollamento delle strade, ma che resta, comunque, un ottimo punto di partenza per osservare le diverse etnie e farsi sorprendere dall’incredibile accoglienza degli abitanti. Le attrattive sono i numerosi musei, i parchi, l’animato bazar. Alle spalle l’imponente catena montuosa dell’Elburz, la stella polare di Teheran, cinge a nord la città e contribuisce ad un clima prettamente continentale, con inverni rigidi ed estati molto calde. Il periodo migliore per visitare il Paese è sicuramente la primavera o tutt’al più l’autunno. Un paio di giorni sono sufficienti per iniziare ad apprezzare l’arte, l’equilibrio geometrico e la sapienza architettonica che ci accompagneranno per tutto il viaggio insieme a specchi, tesori e gioielli. E’ subito chiaro che sarà un viaggio a naso in su. I soffitti e le cupole con tutte le gradazioni di turchese si dispiegano davanti ai nostri occhi; gli affreschi, le maioliche e i mosaici non smetteranno più di stupirci per l’eleganza delle loro trame e lo splendore dei colori. Prima di lasciare la città visitiamo il Mausoleo dell’Imam Khomeini, fondatore della Repubblica Islamica, uomo chiave del cambiamento. E’ un vasto tempio simile ad una moschea che accoglie migliaia di devoti soprattutto il 3 giugno, giorno della commemorazione della sua morte. Partiamo con destinazione Kashan, ma passiamo prima per Qom, cuore della rivoluzione del ‘79, dove il sontuoso santuario accoglie folle di fedeli che venerano la tomba di Fatima, sorella dell’Imam Reza. Alle porte della città c’è il giardino di Fin, patrimonio Unesco, considerato uno dei più belli di tutto l’Iran, dove ci si può rinfrescare i piedi nelle mille vasche di ogni dimensione. Si possono, inoltre, visitare le case tradizionali, un tempo residenze signorili, e la grande moschea con l’annessa scuola coranica. Il bazar ha al suo interno un antico caravanserraglio e un grande pozzo di luce. Cominciamo a familiarizzare con l’architettura persiana, un’arte eccelsa, che ha mostrato la sua indiscutibile supremazia sia nel periodo pre che post-islamico. La marcata attitudine per le forme e le proporzioni, l’inventiva strutturale e il gusto geniale nelle decorazioni ritrovano un elemento guida nel simbolismo cosmico, con il quale l’uomo è messo in comunicazione con i poteri assoluti del paradiso. I materiali da costruzione disponibili hanno, da sempre, guidato in maniera determinante la realizzazione delle opere. Abianeh, sulla strada per Isfahan, è un affascinante esempio di villaggio costruito in mattoni crudi, ottenuti da un impasto di acqua, paglia e terreno argilloso. Rimasto isolato per la sua posizione geografica è uno dei più antichi centri abitati del Paese, il cui principale mezzo di trasporto resta, ancora oggi, l’asino. Per svilupparne il turismo è stato avviato un imponente programma di restauro grazie all’Organizzazione del patrimonio culturale dell’Iran.
Proseguiamo verso Sud ed arriviamo a Isfahan, città gemellata con Firenze. La sua posizione tra il deserto Dasht-e Kavir e il Golfo Persico l’ha deputata centro del commercio e degli itinerari carovanieri del mondo antico. E’ ancora denominata metà del mondo, da quando durante la dinastia Safavide fu eletta capitale del regno e adornata di moschee e giardini, diventando una delle città più belle d’Oriente. La piazza centrale, la seconda più grande del mondo (dopo quella di Pechino), riunisce i quattro elementi del potere. Vi si affacciano due moschee, che rappresentano potere religioso e culturale, il Palazzo reale Ali Qapu, da cui si assisteva alle partite di polo, che indica il potere politico e il bazar, simbolo di quello commerciale, capace di inghiottire i visitatori in un labirinto di vicoli, cortili e gallerie, in una fitta rete di profumi, colori e suoni. Oltre ai ricchi palazzi, come quello delle 40 colonne, e alla bella cattedrale di Vank nel quartiere armeno, il fascino di Isfahan è evidente nei suoi famosi ponti ad arcate, luogo di ritrovo per turisti e iraniani, per fare passeggiate, per gli immancabili pic nic o per semplici chiacchierate in compagnia. Immancabile una visita all’hammam, che ha la stessa struttura degli altri, con le statue di cera per ricreare l’atmosfera, ma ci sembra unico e molto peculiare. Attraverso un paesaggio quasi desertico ci spostiamo a Nain per visitare la moschea e poi a Meybod per dare una rapida occhiata al caravanserraglio, alla ghiacciaia, e alla caratteristica piccionaia. A qualche chilometro dal centro ci sono caratteristiche botteghe scavate nella roccia gestite da vecchi tessitori di pelli di cammello.
Ci spingiamo ad Est. Tra due deserti sorge Yazd, che, grazie alla sua posizione isolata, ha mantenuto intatta la sua architettura con le case color ocra, i muri di mattoni di argilla cotta, i vicoli stretti, la moschea con i minareti più alti del Paese e le torri del vento. Si comprende subito quanto fosse importante catturare anche un flebile soffio di brezza, trarre profitto da ogni alito di vento, far circolare l’aria tra i vari piani dei palazzi. Per contrastare le difficoltà climatiche furono costruiti, con astuzia, serbatoi d’acqua ventilati. L’architettura del deserto doveva consentire di vivere in dimore fresche nel torrido clima estivo o di riparasi dal freddo nelle sale invernali di preghiera. L’ingegnoso sistema di canalizzazione ideato dai persiani per portare l’acqua dai monti del Shir Kuh alla città e rendere fertili i terreni dell’altopiano, è esibito nel Museo dell’Acqua. Crocevia obbligato per le carovane che percorrevano il deserto, Yazd ha, da subito, conquistato un ruolo privilegiato nel commercio delle sete e di altri tessuti preziosi. E’ considerata da molti la città più antica del mondo ed è sicuramente uno dei luoghi più importanti della religione di Zoroastro con le torri del silenzio, dove si lasciavano i cadaveri dei defunti in pasto agli avvoltoi per non contaminare gli elementi della natura e il tempio dove il fuoco divino brucia ininterrottamente da oltre 1.500 anni. L’atmosfera che si respira in città è serena e rilassata, ci si può sedere su morbidi tappeti a fumare il narghilè o sorseggiare un thè nelle caratteristiche sale, oppure assistere ad uno spettacoli di zurkhaneh, tipica ginnastica/danza persiana con commistioni religiose. Lasciamo a malincuore Yazd. Il panorama diventa desertico e dopo 60 chilometri passiamo per il caravanserraglio di Zein-o-din, trasformato in un alloggio molto frequentato dai turisti e arriviamo a Kerman, una delle più importanti capitali islamiche del ‘700. In passato era una tappa storica delle carovane che circolavano tra India e Persia e che avevano come centro commerciale di riferimento il vivace mercato, dove ancora oggi è evidente il crogiolo di culture diverse che popolano questa città di confine. Da qui sono possibili tante escursioni, quella più richiesta è ai Kalut, il gran canyon persiano, alte montagne di sabbia, nel mezzo del deserto. Si può, inoltre, visitare la fortezza di Rayen in mattoni di fango o raggiungere città di Bam, costruita nello stesso modo, e rasa completamente al suolo dal forte terremoto del 2003 e oggi quasi interamente ricostruita. Da Kerman a Shiraz il deserto si allontana, si costeggia il lago salato e il paesaggio cambia. A Shiraz sono state attribuite varie denominazioni: città delle rose, del sapere, dei poeti, dell’amore, dei giardini, nomi che designano la sua raffinatezza all’apice dello splendore. Quando attraversiamo la Porta di tutte le Nazioni, la storia antica prende forma, dalle pagine dei libri di scuola si materializza davanti ai nostri occhi. Epiche battaglie, sconfitte e disfatte si respirano tra le rovine di Persepoli, la maestosa città-palazzo dei re persiani edificata nel VI secolo A.C. e distrutta da Alessandro Magno per vendicarsi del saccheggio di Atene durante le guerre persiane. Fu fondata da Dario, che riceveva le delegazioni dei popoli sottomessi che venivano in lunghe processioni ad offrirgli doni e tributi. Prima Dario poi Serse avevano chiamato in Persia i migliori artigiani del mondo per creare una città che fosse la summa dell’architettura e della scultura del tempo. A distanza di pochi chilometri, a Rasq-e Rostam, si trovano le tombe dei re Archemenidi con bassorilievi di grande pregio e ancora nelle vicinanze c’è Pasargade, dove ci sono i resti di tre palazzi di Ciro il Grande, ma soprattutto la sua tomba, semplice ma imponente. Si racconta che Alessandro Magno, leggendo le fiere parole di Ciro scritte su una tavoletta, pianse per la prima volta nella sua vita e ordinò alle guardie di vegliare sul mausoleo di un Grande uomo della storia, che aveva fondato un impero governato senza schiavitù e oppressione. Oltre ai siti archeologici, anche il centro storico di Shiraz offre numerose opportunità di visita: il castello con il torrione pendente oggi comando di polizia, l’enorme bazar Vakil, dove si può trovare di tutto, la moschea rosa decorata con piastrelle e vetri colorati che creano incredibili giochi di luce e riflessi. Un volo interno ci riporta a Teheran e da lì in Italia.
Abbiamo ancora nelle orecchie il richiamo alla preghiera del mujahidine alla Moschea dalle Mille e una notte della sera prima e negli occhi i colori sfavillanti degli edifici. Finalmente ci togliamo il velo. Quella che a noi sembra una mancanza di libertà, dalle donne iraniane viene vissuta come un’abitudine perché, purtroppo, non possono capire il semplice piacere occidentale del sentire il vento tra i capelli…
Stefania.altieri@virgilio.it