Due samurai e mezzo a Tokyo
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Essendo cresciuto a pane e cartoni, il Giappone da sempre ha rappresentato per me un meta mitica che inevitabilmente prima o poi si sarebbe trasformata in un viaggio reale. Naturalmente le perplessità maggiori erano soprattutto legate alla durata del volo, inedita per mio figlio, la cui tenuta era tutta da verificare. Il fato ha voluto che verso fine novembre sul sito di Alitalia comparissero un bel po’ di offerte verso destinazioni dell’estremo oriente, tra cui la nostra cara Tokyo. E così è bastato uno sguardo di intesa con mia moglie per lanciarmi sull’offerta che faceva al caso nostro; 440€ a persona con partenza da Napoli e scali su Roma all’andata e Milano Malpensa al ritorno.
Successivamente mi sono messo alla ricerca del quartiere e dell’appartamento giusto su Airbnb. La scelta è ricaduta su un piccolo ma carino appartamento a Shibuya, in una zona molto tranquilla a pochi passi dal parco Yoyogi. Scelta buona soprattutto per le famiglie ma da sconsigliare a chi volesse avere a portata di mano un po’ di movida notturna.
I mesi successivi sono stati dedicati all’approfondimento dell’argomento Tokyo sia su internet sia usufruendo dei preziosi consigli della guida Lonely Planet e del libro I love Tokyo (scritto da La Pina) ed arrivato nelle librerie, per nostra fortuna, giusto qualche giorno prima della partenza. Per cui, fatto il pieno di info e buttato giù un ambizioso programma di viaggio, eravamo pronti per la partenza.
23-04
Lasciamo la nostra macchina in aeroporto a Capodichino e prendiamo il volo di pochi minuti per Roma. Qualche ora di scalo e poi via verso Tokyo con un ottimo volo di quasi 12 ore (ottimo ancora di più perché mio foglio ha praticamente dormito per tutto il viaggio).
24-04
Arriviamo a Tokyo puntuali alle 10:30 di mattina. Facciamo le cose con molte calma visto che il check-in in appartamento non potrà essere effettuato prima delle 14. Così compriamo i biglietti del Narita Express, treno che in poco più di un ora ti porta nei principali quartieri di Tokyo. Conviene fare il biglietto a/r a 4000 Y che permette un risparmio di quasi 2500Y rispetto alla somma delle tratte acquistate singolarmente.
Visto la mole e la pesantezza dei bagagli usufruiamo del servizio di spedizione direttamente a casa (circa 20€ a collo) ed inoltre acquistiamo presso i distributori automatici la tessera Suica. Questa è la tessera ricaricabile (ma c’è anche l’equivalente Pasmo) con cui è possibile prendere praticamente tutti i mezzi pubblici di Tokyo (metro, treni, autobus e taxi) e che può essere utilizzata anche per acquistare bibite presso le migliaia di vending machines sparse in tutti gli angoli della città o per fare la spessa presso i combini (minimarket diffusissimi e aperti h 24).
Arrivati alla stazione di Shinjuku, prendiamo un taxi che ci porta direttamente all’appartamento, rapido check-in e via ad esplorare subito il nostro quartiere. Strada facendo ci imbattiamo nell’hotel Park Hyatt reso celebre e immortale dal film Lost in Translation, poi ci rechiamo presso le torri del Tokyo Metropolitan Government Buildings. Dagli observation deck infatti è possibile usufruire di una vista mozzafiato e gratuita su tutta Tokyo. Al ritorno ci fermiamo presso uno dei numerosi punti ristoro posti all’interno della stazione di Shinjuku, facciamo scorta di onigiri e spiedini di pollo ed esausti ci ritiriamo a casa in attesa dell’arrivo del sonno notturno che, come da copione e da previsioni, tarderà ad arrivare.
25-04
Dato che il sonno si è fatto attendere fino alle 2-3, la mattina successiva non riusciamo ad essere operativi prima delle 11:30. La tappa mattutina, che raggiungiamo a piedi con una passeggiata di circa mezz’ora, è lo Shinjuku Gyoen National Garden, uno splendido parco urbano a due passi dalla stazione di cui rappresenta l’esatto contraltare. L’ingresso al parco è a pagamento (ma si tratta di un’inezia neanche 2€) ma ne vale la pena non solo perché i giardini sono bellissimi ma anche perché qui riusciamo a vedere un residuo della fioritura dei ciliegi. Gli spot da cui fare foto entusiasmanti sono numerosi.
Terminata la visita, questa volta via metro, cambiamo completamente quartiere e ci spostiamo a Minato nei pressi della Tokyo Tower, vale a dire la torre Eiffel giapponese. Dato che l’osservatorio più alto della torre è chiuso il nostro obiettivo in realtà è visitare il magnifico Zojoji Temple. Qui siamo abbastanza fortunati perché grazie all’imminente tramonto si ha modo di fare belle foto con il tempio e la Tokyo Tower sullo sfondo e poi perché possiamo assistere all’inizio di una cerimonia buddista.
Dopo Zojoji ci spostiamo, questa volta in taxi, sulla scenografica isola di Odaiba. Da qui prima saliamo sulla Big Wheel, poi ci dirigiamo verso lo spettacolare edificio della Fuji Tv (dai cui studi sono nati quasi tutti i cartoni della nostra infanzia) e poi ci dirigiamo, con una spettacolare passeggiata al tramonto verso la baia che si illumina, presso il ristorante che avevo scelto grazie alle recensioni su Tripadvisor come quello deputato alla nostra prima cena fuori casa a Tokyo. Si tratta del Kua’aina che è un ristorante hawaiano che sforna degli hamburger a dir poco strepitosi, da consumare rigorosamente sugli sgabelli posti di fronte alle vetrate con sensazionale vista sulla baia. Panini fantastici, vista impagabile, prezzi contenuti, gentilezza, cortesia e ambiente molto baby friendly. Che volete di più? Torniamo a casa usando un fantastico treno sopraelevato a guida autonoma che, dopo aver attraversato il Rainbow Bridge, passa in mezzo ai grattacieli e offre altri scorci indimenticabili di questa parte della città.
26-04
Anche l’indomani non riusciamo a metterci in moto con molto anticipo visto il jet lag che continua a farci addormentare e svegliare tardi. Ma in realtà la prima attrazione di giornata è raggiungibile a piedi, ed è lo Yoyogi Park con annesso tempio Meiji Jingu, altra oasi di pace e serenità nel bel mezzo del caos urbano. Dalla pace assoluta del tempio il passo è brevissimo per passare a uno dei centri nevralgici e più caotici di Shibuya, vale a dire Harajuku. E lì il Giappone visto per anni nei cartoni (studenti in uniforme) finalmente prende forma. In questa stradina ci perdiamo in mezzo ai negozi che vendono souvenir e gadget di ogni tipo. Tra questi, non senza qualche difficoltà riesco a trovare Gindaco, il re dei takoyaki. Si tratta di deliziose polpette di polpo cucinate con una pastella e condite con ingredienti a scelta. Economiche e buonissime. Dopo l’esaltante esperienza gastronomica puntiamo alla vicina Shibuya Station, dove è un must passare per l’incrocio più trafficato del mondo e fare una foto ricordo con la piccola statua del cane Hachiko. Altra tappa gastronomica fondamentale è il Tokyo Food Show, proprio al di sotto della stazione di Shibuya. Consiglio questo luogo a chi voglia sperimentare, senza svenarsi troppo, un po’ delle varie specialità nipponiche, perché ci sono una quantità enorme di banchi che preparano al momento e mettono in vaschetta le più disparate delizie, dal sushi alla tempura, dai ramen ai deliziosi dolci.
Sazi e rinfrancati con un paio di corse di metro ci rechiamo ad Asakusa per il tramonto e per trascorrerci la serata. Questo è uno dei posti più tradizionali di Tokyo e, a pochi metri della fermata metro, si trova il Senso-ji temple, probabilmente il più bello tra i templi da me visti a Tokyo. Fattasi l’ora del tramonto sfruttiamo il consiglio della Lonely e saliamo all’ultimo piano dell’edificio del centro informazioni turistiche di Asakusa dove si ha modo di godere (gratis) di un panorama fantastico e di una visione privilegiata della Skytree Tower. Appagato il nostro desiderio di tramonti, ci dirigiamo per le strade di Asakusa alla ricerca di un posto dove mangiare i tanto sospirati ramen. Ci tuffiamo in un localino che è affollato (ma non troppo) di giapponesi e ordiniamo i nostri spaghettoni di grano saraceno in brodo di maiale e tofu. Squisiti! Anche il bambino gradisce molto. Purtroppo l’insegna in giapponese non mi permette di dirvi altro sul nome del locale…
27-04
Il giorno dopo ci svegliamo ancora più tardi del solito e passiamo buona parte della mattinata intenti ad organizzare le due escursioni che avevamo programmato per questa settimana. Infatti, presso la JR Travel Agency di Shinjuku station, acquistiamo una escursione sul Monte Fuji, poi andiamo a visitare le strade segnalate dalle guide a Nakameguro dove ci sono dei canaletti che in tempo di fioritura sono davvero spettacolari. Purtroppo, nella fase in cui siamo noi, la zona non è che ci attiri chissà quanto. In compenso a Nakameguro, proprio vicino alla metro, troviamo un chioschetto che vende biglietti per qualsivoglia evento a Tokyo. Compriamo i biglietti per Disneyland, una promessa da mantenere nei confronti del nostro bambino.
Per il tardo pomeriggio ci spostiamo a Ginza, il quartiere superlusso di Tokyo, dove tra vetrine scintillanti, luci al neon abbaglianti e ristoranti stellati, ci capita di vedere girare tranquillamente donne in kimono. Strano contrasto davvero. Finiamo la nostra serata a Ginza rimpinzandoci di tempura di pollo e gamberi in un centro commerciale, dove abbiamo il piacere di scoprire che di posti come Tokyo Food Show in città ci sono tanti, basta andare al piano -1 di questi edifici.
28-04
È giunto finalmente il momento di conoscere da vicino il Monte Fuji, considerato l’icona del paese sia dai giapponesi sia da chi è cresciuto vedendo questa presenza fissa nei panorami dei cartoni. L’intera escursione (di gruppo) costa circa 60€ persona, il bambino non paga (ricordo che fino a 6 anni non pagano nessun mezzo di trasporto). Devo dire che se si è fortunati con il tempo e con le nuvole che purtroppo spesso coprono la sommità del monte, l’escursione è assolutamente da consigliare. Prevede 4 tappe. La prima è alla cosi detta quinta stazione del Fujisan a 2300 mt di altezza dove in un improvviso clima invernale si ha modo di ammirare il cono vulcanico da vicino. La seconda tappa è il villaggio di Oshino dove si ha la possibilità di ammirare la fioritura dei ciliegi ancora nel suo pieno. Canali, ciliegi in fiore, mulini e Fuji sullo sfondo. Desiderate qualcosa in più per fare la foto ricordo perfetta?
La terza tappa è altrettanto entusiasmante e per noi che siamo dei cacciatori di cascate, oserei dire imprescindibile. Si tratta delle magnifiche Shiraito Falls accessibili tramite un numero non esagerato ma (neanche esiguo) di scale. Per intenderci, per chi fosse intenzionato ad andare con bimbi piccoli, il mio marmocchio me lo sono portato per buona parte in spalle. Ultima tappa del tour è stato l’Hongu Sengen Temple; anche questo prometteva foto sublimi con il tempio e il vulcano sullo sfondo, però purtroppo erano sopraggiunte le nuvole che, persistenti, hanno nascosto il monte accuratamente per tutta la seconda parte dell’escursione.
Dopo un po’ di traffico locale, l’autobus ci lascia sul versante ovest dell’immensa Shinjuku Station, il piccolo esausto per la lunga giornata nel frattempo piomba in un sonno profondo sul passeggino, per cui al posto di ritirarci in buon ordine a casa decidiamo di rituffarci in metro e direzionarci a Roppongi Hills. L’obiettivo è salire per il tramonto sulla sommità del Mori Building dove c’è il Tokyo City View. Da lì, questa volta a pagamento (13€ circa), si ha la possibilità di ammirare un altro panorama fantastico dello skyline di Tokyo da una angolazione diversa. Con lo stesso biglietto abbiamo anche avuto la possibilità di vedere una mostra della Marvel con tanto di robot gigante a farla da padrone. Dopo aver cenato a Roppongi Hills, ritorniamo esausti ma soddisfatti nella tranquillità del nostro mini appartamento a Yoyogi.
29-04
Ultimo giorno dedicato all’esplorazione delle altre zone della città. E’ la prima volta che ci muoviamo ad un orario decente, infatti alle 10:30 già siamo sul famosissimo scorcio a Chidorigafuci che, per carità, anche ora ha il suo fascino ma che secondo me visto in fioritura deve essere davvero la fine del mondo. Da lì il passo per i giardini del Palazzo Imperiale è breve. Visto che per una volta non abbiamo tempi stretti diamo modo al bimbo di sfogare tutta la sua vivacità nel parco e di correre dietro corvi più alti di lui, e quindi trascorriamo qualche ora in serenità. Poi usciamo dall’altro lato, costeggiando il canale che circonda il palazzo imperiale, e ci dirigiamo verso la bella stazione centrale di Tokyo e più precisamente al Tokyo International Forum, un zona molto interessante architettonicamente ma… poche balle, l’obiettivo era quello di mangiare nuovamente gli hamburger di Shake Shack, assaggiati in quel di New York e mai più dimenticati. Ed anche in Giappone l’esperienza è stata più che soddisfacente. Sedati i nostri appetiti, prendiamo il treno per la vicina Akihabara, la così detta Electric Town, regno incontrastato dei manga e dell’elettronica di consumo, ma anche dei Gatcha Gatcha (macchinette che per pochi yen regalano un gadget all’avventore, in questo caso mio figlio che è praticamente impazzito). La folla è immensa, si vede in giro qualche cosplay ma quelli che più sono interessanti per me sono i negozi di manga. Io mi lancio alla ricerca , quasi disperata, di qualche statuina, t-shirt o gadget dei cartoon della mia infanzia ma bisogna dire che a parte qualche Lupin sparuto (su cui ovviamente mi sono fiondato a pesce) tutta la roba che io cercavo lì a stento se la ricordavano (parlo di Lamù, Gigi la Trottola, Holly e Benji, Pollon, Uomo tigre e robot vari). Comunque aldilà di quest’aspetto, a mio parere se una persona vuole tuffarsi nel Giappone come ci è stato tramandato dai cartoon, è ad Akhiabara che si deve fare un bel giretto. Solo per l’atmosfera che si vive ne vale la pena.
Non contento del pomeriggio ad Akhiabara, in pieno mood nostalgico, insisto sull’argomento manga/cartoon e mi dirigo a Nakano Broadway, una via di mezzo tra un centro commerciale e un bazar dove ha sede Mandarake, il negozio che più di tutti è specializzato in fumetti. Li tra 2° e 3° piano tra una maschera dell’uomo tigre e un Mazinga di un metro che avevo uguale da bambino, mi struggo nei bei ricordi dei tempi che furono mentre mio figlio si fionda su alcuni giocattoli anche questi con un vago sapore nostalgico.
Arrivate le 20, i negozi Mandarake chiudono i battenti, per cui ancora con la lacrimuccia (virtuale) che mi riga il viso me ne vado. Incontro un Gindaco e mi consolo coi takoyaki più buoni del mondo.
30-04
L’ultimo giorno, come da programma, è dedicato completamente o quasi a mio figlio. Infatti abbiamo i biglietti per Disneyland che si trova a Maihama, a circa un’ora di treno (ma tre cambi) dal nostro quartiere. E’ la mia prima volta in un Disneyland Resort e per i miei gusti è un po’ troppo caotico, nel senso che per ogni attrazione ci sono lunghe attese. Il nostro piccolo samurai, comunque, ne ha trovate un paio di suo gradimento e ha fatto sempre quelle. Tirando le somme la giornata tra giochi, pupazzi giganti, sfilate dei personaggi Disney e cibo, passa veloce ed in allegria e il bimbo si diverte (e ci mancherebbe).
Alle 17 ci dirigiamo verso casa per preparare i bagagli per l’indomani e lasciare l’appartamento in condizioni decenti. Solo io mi regalo un’ultima puntata ad Harajuku per comprare i regalini mancanti da portare a casa. Di ritorno, vicino alla stazione Yoyogi, trovo un ristorante che produce gli okonomiyaki (delle frittate a base di pastella, verdura e cavolo). La cosa particolare di questa pietanza è che si dovrebbero auto preparare su una piastra calda posta al centro del tavolo, ma il cameriere capendo che sono alle prime armi, mi da una mano anzi me la fa proprio lui. Ottima davvero.
01-05
Ormai la nostra vacanza a Tokyo è finita. Con calma prendiamo il nostro Narita Express delle otto che ci porta all’aeroporto. Tutti sembriamo rilassati nonostante il lungo viaggio che ci aspetta (13 hr), e questo è segno che la vacanza è andata bene, e che Tokyo conserverà sempre per noi un dolce e positivo ricordo, per i luoghi visitati, per la cultura, per l’organizzazione, per la pulizia ma soprattutto per i giapponesi che, pur nelle loro molteplici contraddizioni, sono un popolo di grande creatività e della gentilezza infinita, che vi risulterà immediatamente adorabile.