Colombia coloniale, Costa Rica classica e Panama per un relax alle San Blas
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Dopo un anno e qualche mese di programmazione eccoci di nuovo al punto di partenza per una nuova esperienza di vita (i miei viaggi li chiamo così).
GIORNO 5 FEBBRAIO
Siamo a Fiumicino in procinto di imbarcarci sul volo iberia, che dopo uno scalo a Madrid ci porterà alla nostra prima tappa, Bogotà. Siamo in compagnia di altri due amici, con i quali condivideremo la prima parte del viaggio, ma soprattutto durante la programmazione si è aggiunto un altro componente che ci ha riempito il cuore di gioia e non potevamo non fargli fare la sua prima esperienza, anche se nel pancione della mamma, per averlo già pronto per i prossimi viaggi. La fortuna ha voluto che questo volo non ci faccia perdere nemmeno un giorno, e arrivati a Bogotà ci dirigiamo verso il nostro hotel exe bacata, con parcheggio privato, visto che abbiamo noleggiato la macchina.
GIORNO 6 FEBBRAIO
Alle 8 e 30 lasciamo la città in direzione “cattedrale di zipaquira” ex miniera di sale dove è stata creata una cattedrale, santuario cattolico più celebre della Colombia, dedicato alla madonna del rosario. Usciti abbastanza indenni dal traffico cittadino, la raggiungiamo dopo un ora, visto che è a soli 45 km. Di distanza dalla città. L’ingresso è sormontato da un altorilievo che rende omaggio ai minatori, le croci poste lungo il percorso identificano le stazioni della via crucis. Lungo il percorso notiamo “la creazione dell’uomo” altorilievo scolpito nel marmo posto in fondo alla navata centrale. Ci dedichiamo qualche ora alla visita. All’uscita del sito, alcune colombiane, credo del personale lavorante, ci chiede se la visita ci ha soddisfatto… usciti ci dirigiamo verso il centro cittadino di zipaquira, cittadina coloniale molto interessante e ben tenuta. Si è fatta l ‘una, ed è l’ora di pranzare, prima di raggiungere la cattedrale ci è rimasto impresso un asadero, ed è lì che ci dirigiamo. Caratteristico, sembra di essere nella rute 66, assaporiamo un asado molto ricco. Dopo ci mettiamo di nuovo in cammino perché prima della sera vogliamo raggiungere villa de leyva. Nei 130 km. Che ci separano dalla meta finale passiamo per il “puente de boyaca”, facciamo una sosta a tunja, dopo aver sostato la macchina in parcheggio con non poche difficolta’ visto il traffico cittadino, ci dirigiamo nel centro storico dove visitiamo la catedral metropolitana, la plaza bolivar , e iglesia de santo domingo. Sono le 18 , ci rimettiamo in macchina per raggiungere villa de leyva. La guida sulle strade della colombia è un po’ complicata, le strade sono ben asfaltate, ma è preferibile raggiungere la destinazione finale prima che faccia buio. Comunque la sera è un po’ complicato guidare. Sono le 19 e finalmente raggiungiamo villa de leyva, dove alloggiamo al hotel suites arcoris. Ci sistemiamo nelle camere, anche se è sera l’hotel è posto in un meraviglioso giardino con una bellissima panoramica della città. Dopo cena andiamo a riposare, domani ci aspetta una escursione nei dintorni di villa de leyva.
GIORNO 7 FEBBRAIO
Abbiamo contattato un taxi, amico di paolina rico che lavora per suite arcoris, e dopo 20 km. Raggiungiamo il “monastero della candelaria”, fondato da monaci agostiniani, dopo 5 minuti di attesa entriamo nella parte visitabile, la cappella, un piccolo museo, la biblioteca, ed un curato chiostro. Ci fermiamo un po’ in questo luogo immerso in una tranquilla vallata. Nelle vicinanze invece c’è “raquira”, un vivace villaggio, ricco di negozi di artigianato e pile di vasi di creta, formano un piacevole scenario di colori. Ci concediamo il tempo per una passeggiata e shopping per le signore. I colori di raquira ci rapiscono, ma è l’ora di riprendere il cammino con la visita prima di “infiernito”, sito con monoliti verticali con forma cilindrica, per il calcolo delle stagioni e la misurazione delle ombre , con le quali gli indigeni stabilivano i tempi più adatti della semina. Prima di rientrare in hotel, raggiungiamo “pozo azules”, laghi artificiali di colore azzurro dovuto dallo zolfo che si trova all’interno e dai raggi del sole. Ci soffermiamo in maniera veloce perché vale solo la pena scattare qualche foto. Il nostro autista ci comunica che passeremo per “sutamarchan” la capitale colombiana dello “chorizo”, e quindi cogliamo l’occasione di fermarci per un ristoro veloce e mangiamo la specialità. Sono le 13 e ci dirigiamo in centro città dove siamo attratti da una cioccolateria e li abbiamo assaggiato varie specialità al cacao. È stata una mezza giornata molto intensa e siamo pronti per la seconda parte della giornata, che ci porterà’ al trasferimento in barichara. Sono 190 km. Da fare su una strada tortuosa, però i paesaggi sono molto belli, e siamo affascinati dalla vita dei paesini lungo il percorso, è un lato della colombia che ci affascina molto. Alle 8 di sera raggiungiamo il nostro hotel, la loma hotel barichara, gestito da beatriz, amorevole padrona di casa. Ci sistemiamo nelle camere e andiamo a letto.
GIORNO 8 FEBBRAIO
Dopo una gradevole colazione nella terrazza della loma hotel, ci dirigiamo verso le incantevoli viuzze coloniali di barichara, notiamo che l’ambiente è un po’ assonnato, non ci sono molti turisti, visto che in questa zona e bassa stagione, ma non fa nulla. Prima tappa la “iglesia de santa barbara”, situata nella parte settentrionale della cittadina, poi proseguiamo per il vicino “parque para las artes”, il quale purtroppo è chiuso, peccato non abbiamo il piacere di vedere l’anfitreato interno e godere della vista mozzafiato della città. Però c’è dell’altro, e tra casette fiorite e negozi caratteristici raggiungiamo prima un punto panoramico della vallata sottostante, e poi il parque principal dove c’è “la cattedrale” e scendendo sulla sinistra, visitiamo “la casa della cultura”, residenza coloniale disposta intorno ad un bel patio. Infine raggiungiamo la “casa de aquileo parra”, edificio occupato da una cooperativa di anziani tessitori. È tarda mattinata, fa caldo, e ci dirigiamo verso un ristorante tipico, la braza, pranziamo e subito dopo ci dirigiamo in hotel. Nel primo pomeriggio dopo un breve riposino, io ed il mio compagno di viaggio(le donne decidiamo di farle giustamente riposare) decidiamo di fare il trekking che porta da barichara a guane, il “camino real”, 10 km. Di strada costruita dagli indigeni e restaurata l’ultima volta nel 1988, dove è stata dichiarata monumento nazionale. Il percorso in discesa su strada lastricata, attraversa una valle piena di cactus e alberi, e ogni tanto si incontrano capre o mucche più’ che esseri umani. Dopo due ore abbondanti, verso le 17 e 30 raggiungiamo la desolante piazza di guane e nell’attesa del pulman che ci porterà a barichara, ci beviamo due meritate birre fredde. Raggiunto il centro di barichara acquistiamo qualche panino, perché essendo in bassa stagione, molti ristoranti sono chiusi, e li consumiamo con le mogli nel grazioso patio dell’ hotel.
GIORNO 9 FEBBRAIO
Sveglia presto, giornata di trasferimento a Bogotà, dove in serata abbiamo il volo che ci porterà a Cartagena. Consumiamo la gustosa colazione servita dalla signora beatriz, scambiamo le ultime chiacchiere e alle 8 in punto la macchina è già in direzione aereoporto di Bogotà. Lungo la strada volevamo fare una piccola deviazione per zipaquira , sosta in asadero, la loro carne era ancora nei nostri pensieri, però ci sarebbe costato molto tempo e quindi facciamo linea diretta per l’aeroporto. Consegnata la macchina, facciamo le nostre considerazioni sui paesaggi ammirati e l’incantevole campagna che circonda il grazioso villaggio coloniale di villa de leyva, la caratteristica strada acciottolata di barichara, l’antica strada che porta da barichara a guane, e sopratutto la semplicità della gente, che fa si che questi luoghi restino ancora con una bellezza intatta. Il volo Bogotà – Cartagena parte con un ora di ritardo e arriviamo verso le 1 di notte. Raggiungiamo il nostro hotel, casa relax b&b, e dopo aver preso possesso della stanza, andiamo a nanna.
GIORNO 10 FEBBRAIO
Da casa relax b&b, che si trova nel quartiere getsemani, ci dirigiamo verso il centro storico di Cartagena. Dopo 10 minuti raggiungiamo il “muelle de los pegasos”, e successivamente attraversiamo la “puerta del reloj”, accesso alla città vecchia in perfetto stile coloniale, a prima vista più commerciale delle altre città coloniali visitate. Camminiamo sotto dei porticati famosi e chiamati “portal de los dulces”, pile di dolci caratteristici. Proseguiamo per “plaza de los coches” dove un tempo erano ospitati gli schiavi, fa bella mostra la statua di pedro de heredia, passiamo per “plaza de la aduana”, la più antica di Cartagena, ospita il municipio ed è in bella mostra la statua di cristoforo colombo. Le attrazioni di Cartagena sono tutte concentrate in pochi km., e ci troviamo subito al “convento e iglesia de san pedro de claver”, il quale si dedico’ ad assistere gli schiavi deportati dall’africa. Seguiamo per “plaza bolivar” nella quale sono posizionati alcuni degli edifici coloniali più eleganti della città. Cartagena è un susseguirsi di bellezza e originalita’, visto che la Colombia è anche la patria del buon cacao, ci fermiamo in uno dei tanti negozietti turistici per assaggiare le specialita’ ai vari sapori. Passeggiando, passeggiando, tra il “palacio de la inquisicion”, breve visita al “museo dell’oro y arqueologia”, raggiungiamo il quartiere commerciale de “las bovedas”. Facciamo qualche giro nei mercatini. Sopra c’è un tratto delle spesse mura che circondano la città, “las murallas”. Sono le 12, mentre nella zona di Bogotà e dintorni il clima e abbastanza sopportabile, qui a Cartagena inizia a fare molto caldo e quindi rientriamo verso il nostro hotel in cerca anche di un ristoro. Comunque prima del pranzo(abbiamo scelto un buon ristorante peruviano, specialita’ cebiceria), visitiamo la cattedrale. Alle 16 rientriamo in hotel , dopo una ora e mezza di relax, ritorniamo al centro, verso la prima parte della muralla, dove c’è un bar panoramico, ottimo per la “puesta del sol”… In serata facciamo un ulteriore giro nel centro, cena in un ristorante italiano, e a nanna. Domani ci aspetta il trasferimento a santa marta.
GIORNO 11 FEBBRAIO
Abbiamo appuntamento con cotrasborgo agenzia di trasfer per le 10 e 30, e siccome abbiamo effettuato già il check out con l‘hotel , gironzoliamo un po’ nel quartiere di getsemani, nel quale apprezziamo la sua autenticità e semplicità. Quindi anche se si alloggia più nel centro storico, non è da sottovalutare una visita in questo caratteristico quartiere, anche di sera dove si concentrano vivaci bancarelle di cibo che vendono di tutto. Partenza precisa verso le 10 e 30 con un pulmino che ci permette di viaggiare comodamente, 12 posti e noi 4 posizionati comodamente. Passati 50 km. A nord ovest di Cartagena, facciamo una breve sosta ad una delle attrattive più bizzarre della zona, il “vulcano totumo”, cratere pieno di fango tiepido, dove si può scendere lungo le pareti per concedersi un bagno rinfrescante. Io ed il mio compagno di viaggio ci prepariamo (le donne quando il gioco si fa duro si dileguano…), per scendere lungo le pareti, concedendoci un bagno rinfrescante nel fango che contiene proprieta’ terapeutiche. Ci mettiamo in fila e c’è possibilità di richiedere un massaggio rilassante all’interno di esso. Dopo 20 minuti di relax, ci dirigiamo in un piccolo laghetto adiacente a 50 mt., dove delle signore ti rinfrescano e ripuliscono, dietro una piccola mancia. Una ora dopo riprendiamo il percorso, e attraversati barranquilla famosa per il suo carnevale e shakira, raggiungiamo santa marta. Sono le 15 e 30 , e dopo esserci sistemati nel hotel casa de farol, raggiungiamo l’agenzia expo tour per gli ultimi dettagli per la prima escursione che ci coinvolgera’ nel trekking di domani, “ciudad perdida”, di 4 giorni e 3 notti. Rientriamo in hotel un po’ di relax nella piscina sul tetto, e la sera ci dirigiamo al centro dove ci viene segnalato un ottimo ristorante “ouzo”, il quale secondo la nostra opinione lo ricorderemo uno dei migliori dove abbiamo cenato. Giorno 12 febbraio meeting point fuori l’agenzia, siamo una quarantina e ci dividono in tre gruppi da 14. Noi abbiamo una super guida che si dimostrera’ tale, javier camacho. L’accompagnatore è molto importante in questo trekking, in percentuale incide all’ 80% nella riuscita del tour. Dopo la formazione dei gruppi una jeep ci accompagna da santa marta a el memey, dove pranziamo e ci prepariamo ai primi 7 km. Che ci condurranno al primo accampamento. Dopo i primi km. Già ci rendiamo conto che il trekking sarà molto duro, gli zaini di almeno 4 kg. Che abbiamo, contengono tutte le nostre necessita’, e quindi quando le salite sono abbastanza ripide sentiamo la durezza del percorso. Per0’ la bellezza del paesaggio ci ripaga di tutto. La nostra guida ci fa vedere le bellissime distese di campi e ci fa notare dove c’è una serie di alberi, li hanno piantati dopo aver estirpato le piantagioni di coca. Qui in sierra nevada, fino a qualche anno fa, c’erano i maggiori traffici dei narcotrafficanti. Dopo 4 ore arriviamo alla prima cabanas, il primo giorno è stato nuvoloso, ma javier ci faceva notare che è meglio cosi, perché se era soleggiato saremmo arrivati all’accampamento distrutti. Preso possesso dei lettini al campo alfredo hammock. Ci fiondiamo nel ruscello vicino, a farci un rinfrescante e rigenerante bagno. Il tempo di cenare e verso le 9 crolliamo.
GIORNO 13 FEBBRAIO
La sveglia è alle 4 e 30. Alle 5 e 30 già siamo in marcia verso il secondo accampamento, da percorrere circa 7,3 km. Il percorso è fangoso, c’è molta umidita’ e gli zaini pesanti iniziano a farsi sentire, siamo immersi in un paesaggio ricco di vegetazione, ed ogni tanto ci si sofferma a fare qualche foto. Attraversiamo una vallata che ci porta nel rio buritaca, ed iniziamo ad incontrare alcune comunita’ indigene, le quali appartengono ai mutanshi (pueblo indigeno kogui). Questo è la giornata più lunga e dura, e abbiamo la possibilità di attraversare anche qualche ponte sospeso. Bisogna dire che expo tour è molto organizzata, l’agenzia è gestita da giovanissimi ragazzi, impegnati alla riqualificazione di quelle terre, non ci fanno mai mancare nulla, colazione, pranzo e cena, e qualche rifresco durante il percorso. Verso le 18 del secondo giorno di trekking raggiungiamo il campo di mumake. È un campo molto affollato perché raggruppa tutti i gruppi, i quali, il giorno dopo visiteranno la “ciudad perdita”. Ceniamo, e andiamo subito a letto.
GIORNO 14 FEBBRAIO
La sveglia e sempre alle 4 e 30, e alle 5 e 30 siamo in marcia verso il sito archeologico. Questa mattina però ci è stata data la possibilità di liberarci degli zaini, con 6 euro li affidiamo ai poveri muli che li porteranno fino a destinazione finale. Dopo aver attraversato un fiume ci dirigiamo verso i 1200 scalini, che ci porteranno alla “ciudad perdita”. Arrivati, la fatica inizia a scomparire e tiriamo un sospiro di sollievo dopo tanto cammino. Restiamo incantati e ammirati dal paesaggio . Ci soffermiamo vicino al capo della comunita’ indigena che è a colloquio con alcuni studenti. Per quel poco che lo ascoltiamo, lui parla con gli studenti da padre di famiglia, e li esorta sempre al rispetto della natura. Subito dopo javier ci accompagna da una famiglia indigena è ci illustra un po’ della loro vita. L’esperienza di queste giornate, ci riporta un po’ a riflettere su alcuni valori umani. 4 giorni lontano dalle modernita’, senza telefoni, senza internet, noi a confrontarci con la durezza della natura… La consiglio a tutti, noi abbiamo dedicato qualche giorno di vacanza, e ci ha dato tantissimo questo tipo di esperienza. Dopo aver concluso la visita della ciuda perdita, sito archeologico dei tayrona, una piccola machu picchu, ci dirigiamo al secondo campamento, e pranziamo, poi proseguiamo per la strada di ritorno e ci fermiamo al dormitorio tezumake. Facciamo il nostro bel bagno nel ruscello e ceniamo, scambiamo qualche chiacchiera con i nostri amici del gruppo, anche questa è stata una esperienza importantissima di crescita interiore. Javier prima di andare a letto ci mostra l ‘uso di alcune foglie di coca, che con un apparecchio indigeno, la trasformano in polvere, ottima per curare acciacchi.
GIORNO 15 FEBBRAIO
Verso le 5 e 30 ci incamminiamo verso il primo campo, a el memey, e verso le 13 lo raggiungiamo, pranziamo e salutiamo i compagni di viaggio. Le jeep dell’agenzia expo tour ci riprendono e verso le 16 raggiungiamo il nostro hotel. Il tempo di farmi un tuffo nella piscina, mi faccio una rigenerante doccia, e ritrovo dopo 4 giorni mia moglie, che è stata super rilassata. In serata andiamo a farci una bella mangiata nel ristorante ouzo, e ci ritiriamo. Saluto i nostri amici, perché loro vanno in direzione Medellin, mia moglie si appresta a restare a santa marta altri 2 giorni, perché incinta non mi può seguire nei tour, ed io mi preparo per domani, dove sono diretto per 3 giorni a “cabo de la vela e punta de galinas”, nella guayra.
GIORNO 16 FEBBRAIO
Anche se con un po’ di preoccupazione nel lasciare ancora per qualche giorno solo mia moglie, mi faccio coraggio e con la sua benedizione alle 4 e 30 del mattino sono pronto per questa nuova avventura. Un taxi contattato da expo tour mi accompagna da hotel di santa marta a riohacha, dove arriviamo verso le 7. Il tragitto lo faccio tutto a dormire e solo a destinazione finale in ufficio expo tour di riohacha mi accorgo di due componenti, due ragazze americane, che insieme ad un francese e colombiano, saranno i compagni di viaggio nei prossimi giorni di questa avventura. Alle 9 partiamo diretti a manaure, il complesso salinero più grande della colombia, certo non è ai livelli del salar de uyuni ma trascorriamo una mezz’ora a conoscere il processo dell’estrazione del sale. Riprendiamo il cammino e ci dirigiamo ad uribia, il cartello di ingresso alla città ci indica che è la capitale indigena della colombia. La nostra guida joaquim ramirez un simpatico omaccione che ci accompagnerà nel tour, ci spiega che uribia essendo vicino al venezuela, si trova tutto come benzina, macchine ecc., ed è tutto economicamente più conveniente. Ci fermiamo e mentre noi acquistiamo una tanica di acqua che ci servira’ per i prossimi giorni, lui contratta la benzina che ci servira per tutti i 3 giorni. Simpaticamente dice “tengo que pelear para la gasolina… Fatti tutti i rifornimenti ci mettiamo in cammino per raggiungere cabo de la vela. Attraversiamo un maestoso deserto e già veniamo raggiunti dai ragazzini delle comunita’ indigene locali. Dopo la sosta per le foto al deserto riprendiamo il cammino e raggiungiamo l’ ostello dove alloggeremo a cabo de la vela. Pranziamo e dopo raggiungiamo il punto di partenza per la visita del pilon de azucar. Sulla cima c’è molto vento ma riusciamo lo stesso a fare delle foto. Scendiamo e raggiungiamo la splendida playa arcoiris, ci rilassiamo un po’ sulla spiaggia, facciamo alcune foto e joaquim ci consiglia di scattare delle foto al tramonto vicino al faro di cabo de la vela. Verso le 19 rientriamo nell’ostello per la cena. Sono le 10 i ragazzi vanno a dormire ed io mi siedo sui lettini posti sulla spiaggia, e mi godo il cielo stellato con tutte le costellazioni visibili.
GIORNO 17 FEBBRAIO
Proseguiamo il nostro tour raggiungendo bahia honda e bahia hondita, dove scattiamo bellissime foto in questi luoghi con colori che contrastano tra loro grazie alla luce del sole ed i minerali presenti nell’acqua. Sono le 13 e approfittiamo di un po’ di sosta, visto che aspettiamo la barca che ci porterà a punta de galinas, solo cosi’ e possibile raggiungerla. Passeggiamo sulla spiaggia di colore azzurro che contrasta con la roccia color sabbia del deserto. Questi contrasti li vedremo anche dopo. Raggiunto l’ostello, questa volta ci vengono proposte due aragoste non incluse nel prezzo del pranzo del tour, ma visto che il costo e di 7 euro, la ordiniamo tutti e devo dire buona, buonissima… alle 14 cambiamo il suv, con il quale andiamo meglio sulle dune, e ci dirigiamo alle dune di taroa, dune di sabbia che finiscono in mare. Appena raggiunte ci mettiamo a giocare come bambini nella sabbia e dopo raggiungiamo la spiaggia. Restiamo una ora e dopo un bagno rinfrascante e qualche foto, rientriamo e raggiungiamo il punto più settentrionale del sud america, il faro di punta de galinas, il tempo per visitare l’area circostante ammiriamo il tramonto. Si rientra nell’ostello, cena e a letto.
GIORNO 18 FEBBRAIO
Alle 7 da punta de galinas facciamo rientro ad uribia, e anche se non li ho menzionati all’andata, nel deserto che attraversiamo vive una comunita’ indigena molto povera, i genitori poco inclini a mandare i figli a scuola, li mandano a bloccare le auto dei turisti per chiedere qualcosa, il nostro autista joaquim ha provveduto in anticipo ad acquistare acqua e caramelle, le quali li lasciamo alla maggioranza dei bambini. Da questo mio modesto diario di viaggio volevo solo sensibilizzare i turisti che visitano quelle zone, di portare non solo acqua e caramelle che sono essenziali, ma anche quaderni e penne e altro materiale didattico. Vedere tutti questi bimbi vivere in quel modo è molto triste…
Attraversato il deserto si raggiunge uribia e dopo un ora siamo in ufficio expo tour a riohacha. Dopo un po’, ringraziato e salutato i compagni di viaggio, con un taxi compartito raggiungo Santa Marta. In serata una cena con gusto al ristorante ouzo, e a letto, domani ultima giornata a Santa Marta prima di trasferirci a Bogotà.
GIORNO 19 FEBBRAIO
Giornata dedicata a Santa Marta ed al relax assoluto. Dopo una gustosissima colazione a casa do farol hotel, che insieme a casa dell’agua qui a santa marta sono diventati la nostra seconda casa, li ringraziamo per l’attenzione e professionalità, e soprattutto quando sono stato fuori per escursioni (mia moglie è stata attenzionata e coccolata da tutti). Breve giro per la città e poi verso le 12 rientriamo in hotel. Riposiamo e verso le 18 decidiamo, visto che il nostro ristorante è chiuso, ouzo, di esplorare la zona di “el rodadero”. Dopo 10 minuti di taxi raggiungiamo il lungomare dove assistiamo ad un bellissimo tramonto. Prima di cenare ne approfitto per curare la mia acconciatura, restyling personale, visto che le due escursioni mi hanno riportato allo stato brado… Rientriamo verso le 9 e 30 in hotel, domani trasferimento di prima mattina in aeroporto per raggiungere Bogotà, ultima tappa della nostra bellissima avventura in Colombia.
GIORNO 20 FEBBRAIO
Dopo un’ora di volo raggiungiamo Bogotà, e dopo 20 minuti di taxi eccoci al b&b Bogotà inn. Sono le nove del mattino è purtroppo non è ancora disponibile la camera, ma nel frattempo ci viene offerta la colazione. Verso le 10 ci dirigiamo nel centro di Bogotà e ci soffermiamo nella piazza principale, “plaza bolivar” dove c’è la “cattedral primada”, costruzione in stile neoclassico, “edificio llevano”, che ospita il municipio, sempre vicino il “palazzo di giustizia”, struttura imponente, ma anonima, “capitolio nacional” in stile neoclassico, sede del parlamento. Saliamo per raggiungere la parte alta di Bogotà, e visitiamo il “museo di botero & casa moneda”. Peccato che oggi è lunedì e ci perdiamo la visita dell’importante “museo dell’oro”. Raggiungiamo infine le caratteristiche strade del quartiere più antico di Bogotà, il barrio coloniale de “la candelaria”. Vi troviamo molte case del 700 restaurate. Infine visitiamo la “plazoleta del chorro de quevedo”, piena di caffè e una chiesa bianca in fase di restauro, affollata da venditori ambulanti. Il tempo non è dei migliori, è molto umido e minaccia pioggia, quindi rinunciamo alla visita del “cerro di monserrate”, la parte più alta e panoramica di Bogotà. Prima di scendere nella plaza per prendere un taxi che ci riporterà in hotel, facciamo gli ultimi acquisti, e salutato un nostro carissimo amico che ci ha fatto compagnia per tutto il percorso, ci accordiamo per la cena a casa sua. Sono le 18 e prendiamo un taxi , già sapevamo di andare in contro al traffico, ma restiamo imbottigliati del tutto, e non ci resta che disdire l’impegno preso. La città di notte e molto pericolosa. Con i proprietari del b&b e altri ospiti, siamo diretti in un ristorante che loro conoscono bene, e ci servono dell’ottima carne.
GIORNO 21 FEBBRAIO
Molto presto raggiungiamo l’aeroporto di Bogotà, la giornata odierna sarà rappresentata da 3 trasferimenti, il primo volo da Bogotà ci porterà a Panama City e subito dopo, sperando che non ci siano ritardi, raggiungeremo San Jose nel primo pomeriggio. Avevamo già avuto esperienza negativa in un viaggio precedente con volo Cusco-Lima-Caracas, con alcuni ritardi che non ci permisero di raggiungere la destinazione nella stessa giornata. Quest’anno però siamo stati più fortunati e tutto è andato per il verso giusto. Siamo un po’ stanchi, e in attesa nel piccolo aeroporto di voli interni di san jose, volo sansa airways “san jose – drake bay. Siamo curiosi di conoscere il “parco nazionale del corcovado”. Il piccolo aereo, con 12 componenti compreso i piloti, ci porta un po’ di tensione e atterriamo in un aeroporto immerso nella vegetazione. Attendiamo l’autista del nostro hotel casa horizontes corcovado e facciamo subito conoscenza delle splendide persone che gestiscono la struttura, yami & pedro. Ci mettono subito a loro agio e ci mostrano la cucina, nella quale possiamo anche cucinare qualcosa quando vogliamo. Ci organizziamo e passiamo nell’ufficio di “osa great adventures”, dove incontriamo allan guevara, l’estroso proprietario, con il quale concordiamo e saldiamo le escursioni che dovremmo fare con lui. Compriamo qualche souvenir, e ci dirigiamo verso l’hotel, dove abbiamo prenotato la cena. Ci sono anche altri ospiti, di nazionalità canadese, e facciamo conoscenza scambiando qualche chiacchiera con loro.
GIORNO 22 FEBBRAIO
Appuntamento al molo che dista 5 minuti dal nostro hotel, dove c’è la nostra guida collegata all’ agenzia “osa great adventures”, di allan. Siamo un gruppo di 10 persone e siamo pronti per affrontare 1 ora di barca, dove ci fermeremo per fare “snorkeling all’isola di cano’, la costa molto alta e rocciosa, presenta scogliere vertiginose, le quali raggiungono anche i 70 mt. Di altezza, creando una scenografia naturale spettacolare. Lungo il tragitto prima di raggiungere l’isola rallentiamo il motoscafo per goderci lo spettacolo di alcuni delfini che ci danno il benvenuto. Prima fermata adiacente l’isola, facciamo il nostro primo snorkeling, c’è molta fauna marina e qualche corallo. Certo non è entusiasmante lo snorkeling come altri posti visitati, le spiagge sono meravigliose e le godiamo, a cavallo di uno snorkeling e l’altro… rientriamo verso le 13 dopo un pranzo veloce sulla spiaggia, e a distanza notiamo una tartaruga marina. Nel pomeriggio approfitto di un piccolo trekking su una strada che costeggia la costa e mi rilasso un po’ su un spiaggia raggiunta dopo 5 km. Mia moglie resta a riposarsi nell‘hotel, e quando la raggiungo, dopo la doccia ceniamo sempre in compagnia di due coppie di simpatici canadesi.
GIORNO 23 FEBBRAIO
Oggi è la giornata dell’escursione del “parco nazionale del corcovado”. Abbiamo appuntamento alle 7, con allan di osa great adventures. Appena il gruppo si è formato, salpiamo in direzione stazione dei ranger “la sirena”, e dopo un’ora la raggiungiamo. Il nostro gruppo fa il controllo biglietti con i ranger, e dopo esserci organizzati, iniziamo il cammino. Definita da molti l’area più incontaminata e aspra del Costarica. Passiamo da spiagge di sabbia fine a boschi, paludi di mangrovie. La fauna è molto varia, e quando allan posiziona il suo binocolo ammiriamo diversi bradipi dormienti, sentieri con formichieri giganti, scimmie che ci offrono qualche spettacolo, rane, e piccoli coccodrilli. Peccato non riuscire a vedere l’aquila arpia, che è quasi estinta. A meta’ escursione facciamo un piccolo snack, perché non è possibile più fare pranzo a sacco nel parco. Verso le 13 raggiungiamo di nuovo la barca che dopo un ‘ora e mezza circa ci riporta a drake bay. Bellissima escursione in questo meraviglioso parco, l’unica pecca è il viaggio lungo da drake bay andata e ritorno circa 3 ore, quando lo si fa’ con mare mosso. È l’ultima sera che trascorriamo in questa oasi di tranquillita’ di casa horizontes corcovado. Posso dire che dopo attente valutazioni su dove alloggiare per escursione corcovado, tra porto jimenez e drake bay, abbiamo fatto la scelta giusta, e soprattutto alloggiare a casa horizontes corcovado, dove yami e pedro sono padroni impareggiabili, e insieme agli ospiti canadesi abbiamo trascorso 3 giorni indimenticabili.
GIORNO 24 FEBBRAIO
Giornata di trasferimento, saliamo sulla lancia che ci accompagnerà da drake bay a sierpe. Dopo un’ora di cammino tra mangrovie e paesaggi selvaggi mozzafiato, raggiungiamo il molo di sierpe con un’ora di anticipo. Siamo riconosciuti dall’autista di “gecko trail”, il quale dopo due ore di cammino ed una bellissima chiacchierata, ci dà informazioni di tutto il territorio che attraversiamo e le caratteristiche del “parco manuel antonio”. Quindi completiamo la nostra veloce visita al Costarica, con la visita ai due parchi nazionali posti sulla costa pacifica. Ringraziamo gecko trail per l’ottimo servizio effettuato e raggiungiamo l’hotel mandarina che è sito a 4 km di distanza dal parco manuel antonio. Il tempo di sistemarci e raggiungiamo l’area della piscina, dove ci rilassiamo un po’. Appena ci posizioniamo sulle sdraio, visto che l’hotel confina con una parte del parco, osserviamo un gruppo di scimmie nane con i cuccioli che attraversa la piscina e si dirige in altre zone sempre del parco. Un inserviente dell’hotel ci dice che quello che abbiamo visto è un fenomeno molto raro. Poi ci incuriosisce sempre di più la parte confinante dell’hotel con il parco, dove vediamo anche un bel coccodrillo, dei tapiri. In mezz’ora abbiamo visto più animali che nell’escursione al corcovado… Dopo aver consumato un pasto veloce ci dirigiamo con un bus a playa espadilla, la quale si trova vicino al parco manuel antonio. Prendiamo un po’ di sole in spiaggia, e dopo aver fatto due passi nei negozietti adiacenti alla spiaggia, ci godiamo un bellissimo tramonto. La realtà di manuel antonio è diversa da drake bay, meno selvaggia, meno vera, anche se i paesaggi sono comunque belli. Rientrati in hotel ceniamo e andiamo a dormire.
GIORNO 25 FEBBRAIO
Arriva un Pick up all’ingresso dell’hotel con manuel cabalceta mendez, guida esperta birdwatching, per effettuare un interessante giro nel parco manuel antonio. Siamo in compagnia di una simpatica coppia israeliana. All’ingresso del parco posizioniamo subito il binocolo per poter ammirare la fauna, e scorgiamo su un picco di un albero un esemplare di tucano. Lo strumento binoculare, ci permette di poterlo ammirare in maniera molto limpida e di fotografarlo anche, se è posizionato in lontananza. Percorriamo i primi 5 km. Del parco ed ammiriamo un piccolo cerbiatto, alcuni rapaci, le dispettose scimmie “mono cara blanca” e “urlatrici”, e nella zona dei bradipi ne scorgiamo 2 intente a dormire placidamente. Raggiungiamo il punto più a nord del parco e ci viene concesso un’ora di relax sulla spiaggia, dove ci facciamo un bel bagno in una delle più belle spiagge di manuel antonio, playa manuel antonio. Verso le 13 la nostra guida ci accompagna fuori dal parco e ci porta in un punto di ristoro dove ci viene offerto un aperitivo. Scambiamo qualche chiacchiera con gli amici israeliani e visto che fa un po’ caldo rientriamo in hotel, dove facciamo una doccia veloce, pranziamo nel ristorante vicino al nostro hotel e dopo ci incamminiamo diretti a playa espadilla, dove attendiamo il tramonto. Che dire di questa nostra esperienza in Costarica? I sei giorni trascorsi a visitare i parchi più importanti ci portano veramente a considerare il Costarica una delle nazioni più sensibili al verde e alla vegetazione. Per quanto riguarda il turismo invece e molto vicino alle esigenze dei vacanzieri americani. Comunque nel programmarla, decidemmo, visto che abbiamo visitato più tempo la Colombia, di fare solo un “assaggio”, e penso che un giorno ci ritorneremo, visto che rappresenta veramente un posto da sogno e che va incontro alle esigenze del turista.
GIORNO 26 FEBBRAIO
Con estrema puntualita’, visto che i trasporti terrestri sono un punto di forza del costarica, l’autista dell’agenzia morphovans ci preleva dal nostro hotel mandarina per accompagnarci all’aeroporto di san jose. Sono 2 ore e mezza di tragitto ed abbiamo abbastanza tempo, visto che il volo per Panama lo abbiamo alle 14 e 20. Lasciamo manuel antonio alle 9 e 30 e percorriamo la strada costiera, dove facciamo una breve sosta a “tarcoles river”, dove dal ponte ci si ferma per ammirare i numerosi coccodrilli che scivolano lungo il fiume. Riprendiamo il cammino e verso le 12 e 30 raggiungiamo l’aeroporto. Salutiamo il nostro autista che con molta professionalita’ ci ha consentito di ammirare altri luoghi del territorio del costarica. Facciamo il check in, direzione Panama City, dove sarà il punto di partenza per visitare le favolose “isole dell’arcipelago di San Blas. Raggiunto Panama City, oscar, proprietario di casa ramirez, dove alloggiamo, ci viene a prendere in aeroporto. È un omaccione di una bonta’ eccezionale, con il quale c’è subito feeling. Raggiunta casa, ci sistemiamo in camera e ci prepariamo a sistemare un bagaglio da portare con noi per i 5 giorni che dobbiamo trascorrere alle san blas. Ci apprestiamo ad uscire per una cena veloce, visto che dalla colazione del mattino, non abbiamo pranzato niente, e visto che dal pancione di mia moglie qualcuno reclama! Stiamo per uscire, ma molto gentilmente lui e la moglie ci dicono che è carnevale e molti ristoranti sono pieni, quindi ci fermiamo da loro, anche perché erano con amici e si stavano organizzando per una grigliata in giardino. Inaspettatamente abbiamo trascorso una bellissima serata con loro, buona carne, buona compagnia, allegria. Sono quelle cose che almeno una volta fanno piacere in una vacanza e ti rimangono impresse per la loro familiarità.
GIORNO 27 FEBBRAIO
Alle 05:45, l’agenzia lam tour, che abbiamo contattato per il trasferimento da panama city a carti, ci preleva dal b&b e dopo 2 ore di strada, una sosta per colazione, e il passaggio di frontiera, da panama al territorio gestito e abitato dalle comunita’ indigene “guna yala” o “kuna”. Raggiunto carti il nostro autista ci lascia al barcaiolo che effettuera’ la tratta, ci accompagnerà sulla barca da noi prenotata, micamale di andrea cangemi, che con suo fratello fabio ci accompagneranno alla visita delle San Blas. Prima di imbarcarci, facciamo una nota sulla gestione delle isole, i quali indigeni kuna hanno rivendicato e tengono stretto il possesso di questi territori, quindi qualsiasi agenzia, tipo come l’agenzia che ci accompagna, ha una autorizzazione per lavorare con loro. Il servizio di accompagnamento panama city – carti’ e viceversa si effettua tutti i giorni dalle 8 del mattino fino alle 16, dove dopo questo orario il confine si chiude. Prendiamo la barca che ci accompagna vicino carti’ sugdub, dove prendiamo possesso di una delle quattro cabine della comodissima e pulitissima (a differenza di molte altre che noteremo nel nostro soggiorno) barca. Accompagno lo skipper a carti sugdub per fare un po’ di cambusa, cosi’ siamo a posto per i prossimi 5 giorni, e dopo essere rientrati in barca, prendiamo la direzione verso la prima isola dove faremo la prima tappa, l’isola di kuanidup. Scendiamo dalla barca e facciamo il giro dell’isola iniziando a fraternizzare con le prime famiglie delle comunita’ indigene kuna che vivono sull’isola. La maggior parte delle isole sono abitate da una famiglia che sovrintende l’isola e controlla tutto quello che succede. Con il fratello andiamo a conoscerli e prenotiamo del pane che ci servira’ per la cena. All’interno della capanna c’è un piccolo fornellino. Gli lasciamo anche qualche indumento che provvederanno a lavare. Noi ci facciamo un bellissimo bagno sulla spiaggia e dopo saliamo sulla barca dove andrea, lasciati i panni del comandante, ci prepara un gustoso pranzo. L’isola di kuanidup si svuota dai turisti giornalieri e restiamo solo noi e altre barche. La giornata è ottima per raggiungere una bellissima “lingua di sabbia” dove ci facciamo un bel bagno. Rientrati sulla barca ceniamo e mettiamo un po’ di musica di sottofondo, dei pink floid (il comandante è un appassionato di musica anni 70/80), e un goccino di rum… che ci fa ammirare le stelle nel migliore dei modi.
GIORNO 28 E FEBBRAIO
Oggi giornata ideale per il trasferimento a vela. Attraversiamo quasi tutto l’arcipelago delle san blas e alcune isole, le quali le faremo al ritorno. Dopo 3 ore e mezza raggiungiamo delle isole vicino al “cayos ordupuquip”, “kwadule”. Questi isolotti sono abbastanza tranquilli, non sono invasi dai turisti quotidiani, che invadono con lancia le isole vicito a carti’. Ci fermiamo un po’ e facciamo il nostro giro di foto e poi un bel bagno. Incontriamo qualche famiglia indigena, che raccoglie il cocco, o prepara le barche per la pesca. Noi dalle barche siamo sempre attenti a tutti i pescatori che girano nei paraggi, se nel caso hanno aragoste o polipi, oppure altro pescato commestibile. Prima di rientrare sulla barca giriamo un altro isolotto e verso le 16 ci dirigiamo verso isole vicino “kwadule”, rese famose dalla copertina della lonley planet. Su queste isole incontriamo altri viaggiatori che secondo il nostro comandate, sono addirittura arrivati con lance dalla colombia. C’è qualche pescatore nei paraggi, ma il pescato che hanno non ci piace. Rientriamo sulla barca e dopo aver gustato l’ottima cena dello skipper, andiamo a dormire. La giornata è stata lunga e stancante.
GIORNO 01 E 02 MARZO
Dopo l’ottima colazione, fabio ci accompagna sugli altri 2 isolotti vicino al “cayos ordupuquip2. Siamo nella pace assoluta, padroni assoluti di questi magnifici isolotti, in questi non ci sono nemmeno i rappresentanti delle comunita’ indigene kuna, che di solito li controllano. Trascorriamo 2 splendide ore e poi riprendiamo il percorso, che ci porta a nargana’ dove facciamo approvvigionamento di acqua. Dopo carti’ è il secondo villaggio più grande che incontriamo. Sono due isole divise e collegate da un ponte. Sono presenti una scuola e un piccolo presidio medico. Molte barche effettuano una sosta per le loro esigenze. Dopo aver fatto i rifornimenti ed un breve giro sull’isola, riprendiamo il cammino verso altri isolotti vicino a naranjo chico, navighiamo a vela, visto il buon vento che c’è, e per un breve tratto abbiamo la fortuna di essere accompagnati da alcuni delfini. Raggiungiamo l’sola, che è anche soprannominata la piscina, visto che il mare è sempre calmo, e dopo aver attraccato io la raggiungo a nuoto, mentre fabio e mia moglie vengono con il gommone. Ci facciamo un bel bagno e ci attorniamo dalle molteplici stelle che fanno da contorno alla spiaggia. È tutto meraviglioso. Nel frattempo ci intratteniamo a parlare con altri capitani di altre barche, tra cui ezio, un eccentrico italiano trasferito a san blas da diversi anni, il quale ci fa’ presente che la sera ha contrattato con le famiglie indigene locali, una grigliata di pesce sulla spiaggia, e visto che ha coinvolto i suoi ospiti, ci offre la possibilità anche a noi di essere presente. Quindi rientrati in barca, prepariamo qualcosa da portare, anche perché il pesce forse non bastera’. Verso le 18 e 30 raggiungiamo la spiaggia, e un po’ alla volta ci raggiungono gli altri, siamo una quindicina e con un enorme falo’ di benvenuto la comunita’ kuna ci accoglie e ci porta il “pescado” del giorno. Non facciamo molto tardi, e soprattutto c’è la possibilità di intrattenersi con le comunita’ indigene locali, e di parlare della loro vita. A noi dispiace soprattutto di non essere venuti attrezzati di materiale didattico per i bambini che vanno a scuola. Invitiamo tutti coloro che vengono a visitare le isole san blas, di portare queste cose, quaderni e penne, visto che loro i soldi li guadagnano con il commercio, quello che manca è questo… Finita la serata salutiamo gli altri ospiti e la comunità kuna che ci ha ospitato e raggiungiamo la barca.
GIORNO 03 MARZO
La mattina ci alziamo con molta tranquillità e ritorniamo di nuovo sull’isolotto, facciamo qualche acquisto di molas, che è una forma di artigianato tradizionale degli indigeni kuna, che abitano le isole di San Blas. Sono sovrapposizioni di strati di tessuto, ritagliati e cuciti, creando composizioni di coloratissimi disegni. Di ritorno sulla barca ci accompagnano alcuni bambini kuna, facciamo le foto con loro. Verso le 12 ci prepariamo per raggiungere l’ultima isola da visitare “mamartupo”, ormeggiati, fabio ci accompagna sulla spiaggia. Peccato che oggi non c’è molto sole e di solito l’isola, visto la vicinanza a carti’, e sempre piena di gente. Ci dovrebbe essere anche un chiosco per il cibo, ma è chiuso e i kuna ci dicono, ha smesso il servizio alla fine del mese di febbraio. L’isola è molto bella e noi la giriamo un po’, tra coralli e stelle marine. Fabio nel frattempo prova a fare un po’ di pesca a traino. Mentre stiamo rientrando in barca, facciamo conoscenza con due italiani che, dopo aver chiacchierato un po’ con loro, ci dicono di essere giunti alle san blas, dopo aver attraversato l’atlantico in venti giorni. Come ultima sera, il comandante ci cucina aragoste, prese in mattinata, con delle ottime linguine. Terminiamo l‘avventura alle san blas con questa ottima cena.
GIORNO 04 MARZO
Ci intratteniamo ancora qualche ora sulla magnifica spiaggia di mamartupo, c’è finalmente un po’ di sole e questo ci permette di scattare qualche foto e video, verso le 10 e 30 ci prepariamo al rientro a carti’. Facciamo il tragitto tutto a vela e per le 13 siamo a carti’. Ceniamo ed aspettiamo la lancia che ci porterà al molo dove una macchina di lam tour ci accompagnerà a panama city. Che dire di questa esperienza. Abbiamo trascorso 5 giorni in un paradiso terrestre, pensiamo, nel modo migliore. La barca a vela ti permette di vedere a 360 gradi l’arcipelago, cosa che con le lancia e gite giornaliere non puoi ammirare. Ti godi le albe e i tramonti, apprezzi in maniera unica la bellezza di uno degli angoli di paradiso del nostro pianeta, ancora intatto, dove i kuna, lo gestiscono in maniera impeccabile. L’importanza di scegliere anche la barca. Io escluderei a priori il catamarano. La barca a vela ti offre una tenuta del mare migliore, e soprattutto il veleggiare in questi mari, è una esperienza unica. Ringraziamo la professionalità del comandante e di suo fratello, instancabili nel farci stare bene nella loro barca, più di ospiti, come in famiglia. Li salutiamo con affetto. La lancia ci accompagna alla macchina. Dopo due ore di cammino e sali scendi vari, raggiungiamo oscar. Abbiamo una prenotazione da lui, ma siccome ha problemi con la pompa dell’acqua ha dovuto chiudere la struttura e ci accompagna da un suo amico, il quale ci accoglie con molto affetto. Salutiamo il proprietario di casa, con il quale abbiamo appuntamento domani per la visita del canale di panama e il centro storico di panama. In serata ci consigliano il “mercato del pesce”, dove ci sono degli ottimi ristorantini. Là vicino, visto che è a 5 minuti a piedi, facciamo un giro nel “casco viejo” di panama in serata. Raggiungiamo poi un bar con vista magnifica della città per un brindisi con mia moglie, per festeggiare il finale di questo viaggio, visto che oltre ai nostri amici in colombia, si è aggiunto il terzo ospite, inatteso, e spero che sia il nostro erede viaggiatore.
GIORNO 05 MARZO
Preparazione per la partenza, volo Iberia h. 18 e 30, ma abbiamo ancora il tempo per inserire un’altra escursione, “canale di panama & casco viejo”. Puntuale alle 9, oscar ci viene a prendere in hotel. Chi meglio di lui ci può accompagnare a visitare le caratteristiche principali di Panama? Carichiamo i bagagli e ci dirigiamo al canale di panama, che apre alle 9 e 30. Grandissima opera di idraulica artificiale, permette il collegamento tra l’oceano atlantico e il pacifico. Noi entriamo e con il biglietto ci consegnano una guida dove vengono specificate le cose che possono essere visitate. Ci viene comunque comunicato che sta attraversando il canale una nave da crociera e quindi preferiamo raggiungere il palco del piano inferiore per ammirare tutte le procedure di passaggio delle navi. È molto emozionante vedere la procedura che sospende le navi in alto, di modo che possa raggiungere il lato più alto del pacifico. Restiamo per due ore ed ammiriamo anche il passaggio di una nave mercantile e di una barca a vela. Ci spostiamo poi nell’ultimo piano per ammirare il passaggio in un’altra prospettiva. Sono le 11 ed iniziano ad arrivare molti visitatori, noi prima di uscire, ci dirigiamo nella sala cinematografica dello stretto dove ammiriamo la visione di 10 minuti di tutta la storia della costruzione dello stretto. Dal suo progettista, un francese, ferdinand de lesseps, lo stesso che fece costruire il canale di suez, dagli accordi tra panama e francia, tra panama e america, e dagli accordi tra carter e panama. Infine… progettazione e costruzione del terzo canale. Trascorriamo 3 ore interessantissime, che consiglio a qualunque viaggiatore. Sono le 12, ed abbiamo ancora qualce ora da trascorrere a panama city. Ci dirigiamo al “casco viejo”, l’instancabile oscar ci lascia per la visita, e noi iniziamo dalla zona del mercato, percorriamo la strada panoramica, e facciamo gli ultimi acquisti. Passiamo per “plaza de francia”, per poi raggiungere “l’glesia de san francisco & il teatro nacional”. Il casco viejo mi ricorda molto havana vecchia, lo stesso stile. Dopo le modernita’ del canale, ritorniamo al passato coloniale. Terminiamo il giro, dopo aver visitato “plaza de l’indipendencia” e la “la catedral”. Oggi la giornata non è molto bella, e fa comunque molto caldo. Prima che il proprietario di casa ci venga a prendere, per raggiungere l’aeroporto di panama, volo panama – madrid – roma, ci mangiamo una bella pizza, e cosi’ terminiamo la breve visita di panama, ma soprattutto chiudiamo questo viaggio, dove abbiamo visitato colombia, costarica, panama & san blas, affrontato in primis con molte preoccupazioni, visto lo stato di gravidanza di mia moglie, ma poi ha rappresentato per noi un qualcosa di meraviglioso, qualcosa di indimenticabile, che forse chiude una stagione di viaggi, improponibile per ora con un bambino, ma con meno spostamenti sono fiducioso per il prossimo futuro di viaggi.
Una piccola postilla a tutte le coppie che leggeranno questo diario, non ascoltate consigli da persone limitate. Se tutto è ok e la salute della mamma e del bambino è buona. Non perdete tempo ed organizzatevi un viaggio, resterà per sempre con voi… indelebile e incancellabile nel vostro cuore.
Con affetto Massimo & Zully