Emirati Arabi: verso il Quarto Vuoto
Abu Dhabi è la capitale dell’Unione e l’omonimo emirato ed è anche quello più esteso e ricco di petrolio dei sette che costituiscono la federazione. Il Paese è indipendente dalla Gran Bretagna dal 1971, anno in cui venne a scadere il trattato di protettorato che gli inglesi avevano siglato con i cosiddetti “stati della tregua/Trucial States”. Gli emirati del Golfo Persico ebbero un’economia che per secoli si basò sulla pirateria e la pesca delle perle ma, con la scoperta dell’oro nero nella seconda metà del XX secolo, l’Unione ebbe uno sviluppo travolgente che trasformò le sonnolente e pittoresche cittadine della costa in città avveniristiche di grattacieli. Abu Dhabi sorge su un’isola separata dalla terraferma da un breve braccio di mare.
Il centro storico è localizzato attorno al forte di Qasr al Hosn, un tempo l’edificio più solido della città e sede della famiglia Al Nahyan. Le vecchie foto in bianco e nero lo ritraggono circondato dalle palme e capanne barasti, realizzate cioè con foglie di palma intrecciata. Oggi sull’intero piazzale incombono alti edifici e l’accesso è impedito da lavori di ristrutturazione che coinvolgono l’intera area circostante.
La Corniche è il lungomare di Abu Dhabi, valorizzato dalle spiagge cittadine e fiancheggiato dai grattacieli: una visione d’insieme dello skyline e del suo mare turchese si può ammirare dal quartiere di Break Waters e dall’Heritage Village, affollato di turisti, dove si è cercato di ricostruire l’aspetto che ha caratterizzato la città fino agli anni ’70 con una piccola moschea, un forte e botteghe artigiane.
La capitale degli Emirati aspira al glamour della vicina Dubai, tuttavia appare molto diversa, sonnolenta e ben lontana dal potervi competere.
L’attrazione principale è senz’altro la Grande Moschea dello Sceicco Zayed, il padre degli Emirati Arabi Uniti, un vero tripudio di marmi bianchi ed arabeschi floreali alla cui costruzione hanno contribuito molti Paesi, tra cui l’Italia con l’Opificio delle pietre dure di Firenze che ha curato la decorazione ad intarsio delle colonne e della pavimentazione. Ultimato nel 2007, trattasi di un monumento grandioso con le sue cupole e minareti che ricordano la sublime perfezione del Taj Mahal di Agra, anche se dal punto di vista stilistico sono evidenti le influenze dello stile ottomano e moresco. Gli interni sono sontuosi con lampadari di cristallo ed il tappeto persiano più grande del mondo che ricopre il pavimento della sala delle preghiere.
Anche l’Emirates Palace Hotel rientra tra le attrazioni della città, noto per l’high tea delle 17:00 servito tra i suoi saloni dorati.
La vicina isola di Saadyat si raggiunge attraversando ponti sul mare. Nonostante siano in costruzione numerosi resort turistici, questo luogo ha mantenuto un’atmosfera tranquilla con le sue spiagge di sabbia bianca ed il mare trasparente.
Dopo due giorni, lasciamo la capitale degli Emirati attraversando il ponte dello Sceicco Zayed, dalle arcate ondulate che ricordano le dune del deserto e ci inoltriamo nella regione di Al Gharbia verso i confini con l’Arabia Saudita. Il territorio, appena usciti dalla città e dalle grandi autostrade a cinque corsie sul litorale, diventa sempre più desolato ed i polverosi orizzonti desertici cominciano via via ad addolcirsi di morbidi cordoni di dune.
Il traffico si fa sempre più scarso quanto più ci si inoltra all’interno del Rub al Khali, il cosiddetto “Quarto Vuoto” che è poi la distesa di sabbia desertica più vasta del mondo dopo il Sahara. L’entusiasmante paesaggio, con i suoi sconfinati silenzi ed i cammelli che attraversano le dune, rallentano il nostro percorso verso l’oasi di Liwa, la più vasta degli Emirati ed poco frequentata dal punto di vista turistico. L’altezza delle dune e la meraviglia degli scenari desertici continua a sorprenderci, soprattutto quando, imboccata la strada per raggiungere il nostro lussuoso resort, scompare dall’orizzonte ogni possibile traccia di antropizzazione mentre la nostra macchina attraversa rapidamente la striscia d’asfalto, talvolta invasa dalle sabbie.
Ecco che si scorge finalmente la nostra destinazione da “mille e una notte”, dove avremmo trascorso due giorni indimenticabili. La struttura ricorda un antico forte arabo, ma curato nei minimi particolari e dotato di ogni confort, compresa una meravigliosa piscina ed una vista incomparabile sui cordoni di dune che cambiano colore durante il corso della giornata.
Ogni tanto vale davvero la pena viziarsi, ma si sa, gli Emirati Arabi non sono propriamente la destinazione più economica da scegliere…
Le scalate sulle dune, i tramonti infuocati mentre dall’alta terrazza del resort si sorseggiano gli aperitivi, le lanterne traforate che si illuminano sul far della sera ed il cielo stellato con la falce di luna durante la cena del ristorante in stile beduino… immagini ed emozioni che si vorrebbe fermare perché sembra di viverle troppo velocemente e che ci fanno davvero sentire nel cuore dell’esotica Arabia.
E’ tempo di ripartire e di esplorare l’oasi di Liwa, con i suoi fitti palmeti e i forti restaurati che dall’800 proteggono le preziose falde acquifere sotterranee. Sotto il sole implacabile, ammiriamo le architetture tradizionali, le torri e le merlature color ocra dei castelli ed i panorami dalle terrazze in completa solitudine. Dopo le visite ai forti di al Jabannah, Mezaira’a al Dhafeer e Qutub, con altri 30 chilometri raggiungiamo la duna più alta di Tal Moreeb.
E’ tempo di tornare sui nostri passi, ci dirigiamo così verso l’oasi di Al Ain, ai confini con il Sultanato dell’Oman ed in circa 5 ore eccoci arrivati nel nostro nuovo resort nel mezzo delle dune. Questa volta ci ritroviamo in un’ambientazione simile ai lussuosi lodge africani, infatti sia l’arredamento che i tendaggi provengono proprio dal Sudafrica. Fantastica la piscina che ricorda una spiaggia delle Seychelles: dall’alto della collina si ammira ancora una volta un favoloso panorama desertico, con piccole oasi di palmizi tutt’intorno, dove ci saremmo inoltrati il giorno successivo con i cammelli poco prima del tramonto.
Eccoci ad Al Ain, una grande oasi che in parte gli Emirati condividono con il vicino Oman (al Buraimi) e che custodisce, rispetto ad altri luoghi del Paese, un maggior numero di edifici storici e musei. Il forte di al Jahili è probabilmente quello più imponente, anche perché fu ingrandito dagli inglesi verso gli inizi del ‘900. Si caratterizza per una grande torre circolare ed ospita un’interessante mostra fotografica dedicata all’esploratore del “Quarto Vuoto” Wilfred Thesiger, che lo attraversò in lungo ed in largo negli anni ’40.
L’oasi di palme si trova al centro di Al Ain: oggi è tutelata dall’UNESCO ed è ancora possibile osservare gli impianti tradizionali d’irrigazione (falaj) che qui vennero utilizzati per la prima volta. Diversi sentieri lastricati possono essere percorsi a piedi o in bicicletta, al riparo dalla calura diurna.
Verso le 18:00 ci avviamo verso Dubai che raggiungiamo in circa un’ora e mezza. Nelle strade a più corsie c’è molto traffico, ai grandi incroci i semafori mantengono suv ed auto di lusso incolonnati. Dubai è la città più grande degli Emirati Arabi ed accoglie una popolazione di più di 2 milioni di persone, in gran parte immigrati dal subcontinente indiano e dalle Filippine. Solamente il 20% degli abitanti è di origine autoctona e gli emiratini, facilmente riconoscibili per gli abiti tradizionali che preferiscono indossare anche per evidente segno di distinzione, appaiono distaccati; il benessere della politica distributiva dei proventi petroliferi garantisce una vita agiata e probabilmente poco stressante dal punto di vista lavorativo… sfilano nei lussuosi centri commerciali gli uomini dai profumi inebrianti, con le barbe curatissime, le immacolate tuniche bianche e gli inseparabili cellulari di ultima generazione, mentre le donne velate di nero dagli occhi truccatissimi e dalle costose borse firmate si soffermano ed acquistano nei negozi più costosi dei brand occidentali.
Dubai è un’incredibile realtà multietnica e con un’evidente stratificazione in classi sociali: coloro che provengono dai Paesi poveri si dedicano alle occupazioni più umili. Non esiste il diritto alla riunione familiare se non si dispone di un reddito adeguato ed i turni lavorativi sembrano essere piuttosto massacranti, tuttavia le rimesse garantiscono ai congiunti all’estero una vita dignitosa nei luoghi d’origine. Dubai è anche una grande opportunità professionale per gli occidentali (i cosiddetti “expat”), dove ci si ritrova in un ambiente internazionale con una possibilità di carriera basata sulle competenze ed il merito e non sulle solite raccomandazioni.
La lingua inglese è anche quella più diffusa, infatti gran parte dei residenti non è assolutamente in grado di leggere o parlare l’arabo. L’incredibile sviluppo di Dubai è da ascriversi al sessantacinquenne emiro Mohammed bin Rashid Al Maktoum: a differenza dell’emirato di Abu Dhabi più ricco di petrolio, Dubai si è sviluppata anche grazie alla politica di apertura che ha consentito in apposite “free zone” di sviluppare le imprese ed il decollo economico, trasformando la città nella principale piazzaforte degli affari in Medio Oriente e nelle zone geografiche limitrofe. Pur trattandosi nei fatti di una monarchia assoluta, il governo dell’emiro concede graziosamente le più ampie libertà ai residenti, i quali sono liberi di professare il proprio credo religioso anche se diverso dall’Islam e di vestire come si preferisce, ma poche regole inflessibili garantiscono l’ordine sociale (come la pena di morte per chi dovesse dedicarsi allo spaccio o al consumo di droghe…). Le spiagge di Dubai ricordano piuttosto Miami Beach ed a tratti quasi ci si dimentica di essere in un Paese arabo, spesso identificato per diffusi costumi oscurantisti…
Downtown Dubai ed il Financial district sono i quartieri più alla moda, dove si concentrano gli uffici, gli alberghi di lusso ed i grattacieli più elevati tra cui Burj Khalifa che attualmente è l’edificio più alto del mondo con i suoi 330 metri d’altezza. Aperto nel 2010, Burj Khalifa è una destinazione che nessun visitatore può tralasciare per l’incredibile vista dalle terrazze panoramiche nonostante il costo elevato per accedervi (il biglietto più economico per arrivare al 125° piano costa l’equivalente di circa 36 euro, molto di più se si preferisce raggiungere il 148°). Ai piedi del gigante in vetro ed acciaio dalle linee eleganti e slanciate, la grande fontana musicale da spettacolo la sera ogni mezz’ora con i suoi giochi d’acqua, mentre nel Dubai Mall, un centro commerciale tra i più eleganti nel mondo, c’è una pista di pattinaggio sul ghiaccio ed un grande acquario con squali, razze e pesci tropicali. Girare nel Dubai Mall è piacevole anche per chi non fosse particolarmente interessato agli acquisti, solo per curiosare nei negozi di design e arredamento oltre che per dare un’occhiata al lusso sfacciato di certi esercizi dove qualsiasi articolo non costa meno di 500 euro… lo shopping non è particolarmente conveniente e ciò evidenzia una volta di più come ormai nella vecchia Europa, ed in Italia soprattutto, si tenda a produrre sempre meno ricchezza…
Sulla lunga corniche del quartiere di Jumeira si susseguono altri centri commerciali ed alberghi di lusso, tra cui il famoso Burj al Arab a forma di vela, considerato l’unico hotel a sette stelle nel mondo… noi però alloggeremo in una zona più tranquilla e tradizionale, quella dell’antico quartiere di al Fahidi dove, anche per l’interessamento del principe Carlo d’Inghilterra, si sono salvati dei caseggiati tradizionali seppur pesantemente restaurati, che accolgono mostre d’arte e piccoli musei. Nei pressi, il vecchio suq animato dai venditori di origine indiana ed il creek, cioè il braccio di mare che separa il nucleo originario della città dal quartiere di Deira dove si visitano i suq dell’oro e delle spezie.
Il forte al Fahidi è l’edificio più antico di Dubai che ospita un interessante museo: nel piano interrato sono stati ricostruiti l’antico bazar e le scene di vita tradizionale che appartenevano ad una realtà ancora viva 40 anni fa ma che oggi appare lontana anni luce.
E’ tempo di tornare, l’autostrada a cinque corsie ci riporta in meno di un’ora ad Abu Dhabi dove raggiungiamo il nostro albergo proprio di fronte all’aeroporto.
Il nostro aereo partirà il giorno seguente nelle prime ore del mattino: un altro viaggio è ormai terminato, lasciandoci la nostalgia delle sabbie del Quarto Vuoto… o forse è il vuoto di prospettive che rende malinconici ogni qual volta si torna nella realtà quotidiana del nostro Bel Paese…