Cuba fai da te 5
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Martedì 6 settembre 2016: Volo
Dopo aver dormito da nostro figlio vicino a Zurigo, in treno raggiungiamo l’Aeroporto di Kloten, dove svolgiamo subito le pratiche di check-in, in attesa del decollo delle ore 11:05 con volo Air Europa. A Madrid facciamo scalo e cambiamo aereo, per poi proseguire il volo in direzione di Cuba. Raggiungiamo l’Aeropuerto International José Martì al Terminal 3 di La Habana verso le 20:00 ora cubana, con -6 ore dalla Svizzera. Appena scesi a terra, veniamo accolti da oltre 30 gradi di temperatura e da un altissimo tasso d’umidità. Dopo le pratiche doganali e l’acquisto di CUC cubani (1 CUC equivale a circa 0.90€), ci trasferiamo in centro in taxi. Raggiungiamo la nostra Casa Particular (B&B) in calle Habana 162: (40 CUC, i prezzi sono sempre per camera inclusa la colazione per due persone). Ubicazione nella città vecchia e colazione ok, camera scarsa), Ci corichiamo stanchi morti della lunga giornata in un letto francese con le molle sfasciate, che con il nostro peso si deforma ulteriormente. Sono le 22:30 locali, le 04:30 in Svizzera.
Mercoledì 7 sett. 2016: La Habana
Ci svegliamo alle 05:00 causa il jetlag. Alle 08:00 ci viene quindi servita la colazione: alcune fette di pane toast, formaggio fresco, frittata con bacon e frutta varia come banane, avocado, anguria, ananas e mango, accompagnati da un buon caffè con latte. Nel frattempo, la proprietaria ci dà vari consigli sulla città. Usciamo di casa verso le 09:00 percorrendo le Calles a piedi fino in centro. La città de La Habana conta oltre 2 milioni di abitanti e avrebbe un centro storico coloniale molto bello, che però con il trascorrere degli anni, soprattutto dopo l’avvento della rivoluzione nel 1959, è stato lasciato andare in degrado. Da alcuni anni si incomincia a riconoscere il valore storico e turistico di questi quartieri e si è iniziato a ristrutturare alcuni edifici, anche se c’è ancora molto da fare. In regime comunista ovviamente l’iniziativa privata viene poco incentivata. Con un calesse trainato da un cavallo percorriamo per un’ora le diverse vie e piazze del centro, lasciandoci consigliare dal cocchiere su cosa fare in seguito (30 CUC che con il senno di poi risultarono eccessivi). Proseguiamo a piedi girovagando tra le calle dove i cubani vivono e lavorano o, soprattutto, oziano. Le temperature e l’umidità non sembrano invogliare la gente a strafare. Ci dà l’impressione che sono gentili con i turisti, soprattutto se si cerca di parlare in spagnolo, e molto aperti se si chiedono consigli. Ovviamente molti provano a venderti diverse prestazioni turistiche, come souvenir, giri in auto d’epoca, trasporti per altre città, oppure pernottamenti in case private. Nel tardo pomeriggio assistiamo in una piazzetta a pochi metri da casa ad un’esibizione canora, musicale e danzante di gruppi folcloristici, ripresa da una televisione locale, che utilizza persino un drone con telecamera. Ci rechiamo quindi al lungomare Malecón, per vedere il tramonto, ma ahimè il sole è nascosto dalle nuvole. Dopo aver percorso diverse vie e quartieri piuttosto degradati, raggiungiamo il centro più turistico per cenare. Subito dopo rientriamo al nostro giaciglio, stanchi dal jetlag, dalle lunghe camminate e dalla temperatura alta e umida.
Giovedì 8 settembre 2016: La Habana
Notte tormentata, visto che il condizionatore funziona male ed è abbastanza rumoroso. Di mattino presto in attesa della colazione, ci mettiamo in terrazzo ad osservare il via vai dei cubani che si recano al lavoro o a scuola. Da un quartiere vicino si ode il richiamo “pan, pan, pan, …”, e poco dopo appare il garzone con il suo carretto pieno di pagnotte da vendere. Dai balconi calano sacchetti o ceste con i soldi, e acquistano così il pane fresco. Dopo la ricca colazione, lasciamo la Casa Particular, per raggiungere il famoso e imponente Hotel Inglaterra, dove saliamo a bordo del bus a due piani Hop on Hop off (10 CUC a testa). Durante 2 ore facciamo un giro della città, il lungomare e le zone residenziali, inclusa una sosta alla Plaza de la Revolución, davanti alla torre dedicata a José Marti e ai grandissimi ritratti stilizzati dei rivoluzionari Che Guevara e Camilo Cienfuegos. Ritornati in centro pranziamo, come sempre con accompagnamento musicale live. Gustiamo dei piatti tipici di pesce e pollo guarniti di riso e verdure. Ci trasferiamo quindi in una piazza adiacente dove seduti su una panchina ci divertiamo ad osservare e fotografare la gente locale nella loro vita quotidiana. In Plaza Vieja ci gustiamo una cerveza, accompagnata da altra musica live. La musica tradizionale cubana costituisce un patrimonio artistico noto e apprezzato a livello mondiale. Lo stile di vita dei cubani stessi è strettamente legato alla musica che accompagna pressoché tutti i momenti della loro vita, in forma sia di canto, sia di ballo, sia di esecuzione strumentale. Dopo una siesta, sono le 20:00 quando ci ributtiamo nella calca del centro per la cena. Il ristorante scelto in Plaza Vieja si rivela piuttosto una trappola per turisti, con menu piccoli dozzinali e fattura salata. Dopo aver reclamato con il cameriere per delle misere porzioni piuttosto care, quando usciamo il padrone ci rincorre per rimborsarci 9 CUC.
Venerdì 9 settembre 2016: La Habana – Viñales (228 km)
Dopo la colazione, lasciamo a piedi la Casa Particular e ci rechiamo all’Hotel Telegraf, dove prendiamo in consegna l’automobile affittata presso Cubacar. Alle 10:00 siamo pronti a partire con la nostra Kia bianca un po’ scassata. Imbocchiamo la Caretera Principal 25 quindi, senza problemi, l’Autopista A4 che ci porta fuori città. Viaggiare in autostrada richiede la massima attenzione, poiché spesso ci sono delle grosse buche, e poi è frequentata anche da biciclette, carri trainati da cavalli o da buoi e da persone a piedi, e oltrepiù gli utenti non sempre rispettano il senso di marcia o le diverse corsie. Lungo il tragitto deviamo per raggiungere la Sierra del Rosario e il villaggio di Las Terrazas, un nucleo abitativo modello di stile comunista, costruito nella foresta nel 1971, diventato anche Riserva della Biodiversità dell’UNESCO. Alle 11:30 ci sono 36,5 gradi all’ombra. Dopo un giro a piedi della zona e del laghetto, mangiamo un piatto di pollo e riso con borlotti per pochi soldi in un ristorantino frequentato solo da cubani (6 CUC in due). Ripartiamo alla volta di Soroa, un centro di cura e soggiorno nella Sierra del Rosario, dove veniamo sorpresi da un fortissimo temporale. Decidiamo quindi di proseguire senza visitare la Cascata Arco Iris e il Giardino delle Orchidee consigliati dalla guida. Raggiunta nuovamente l’A4, ci dirigiamo verso Piñar del Río, capitale della regione e centro della coltivazione del tabacco. Continuiamo quindi lungo un infinito tragitto di curve strette che ci porta verso le 17:00 al centro turistico di Viñales, dove alloggeremo per tre notti alla Casa Tatica (molto consigliabile, 35 CUC a notte). La temperatura ora è più mite, anche perché siamo tra le montagne. Raggiungiamo il centro di Viñales a piedi, frequentato da moltissimi turisti di tutto il mondo, attratti da questa amena località di 27’000 abitanti tra le tipiche colline carsiche, chiamate Mogotes. Ceniamo in uno dei numerosi ristoranti famigliari con menu a base di pesce e maiale. Dopo cena vogliamo fermarci in un tipico bar con musica ma, non trovando posto, decidiamo di rincasare.
Sabato 10 settembre 2016: Viñales (8 km)
Dopo una ricca colazione preparata dal gentilissimo padrone di casa Tatica e da sua moglie, alle 09:00 veniamo accompagnati dal campesino Edy a prendere in consegna i cavalli (25 CUC a testa per 5 ore). Sistemata la sella, eccoci in groppa. Inizia l’avventura nella stupenda campagna, tra boschi, frutteti, campi di mais, riso, tabacco, caffè e patate. I campi dalla terra rossa vengono ancora arati con i buoi. Lungo il sentiero vediamo tanti animali domestici che pascolano nei prati e nei campi. Spesso alcuni aironi bianchi volano in cielo e poi si appoggiano a terra a fianco dei buoi che stanno ruminando tranquillamente sdraiati. Tutto attorno alla zona si ergono dei pinnacoli di roccia coperti da vegetazione, chiamati mogotes, simili a quelli della Halong Bay in Vietnam. Lungo il tragitto sterrato, qua e là si incontrano dei capanni costruiti con dei tronchi e rami d’albero, e il tetto coperto di foglie di banano e palme essiccate dove vengono essiccate le foglie di tabacco, per un periodo di 3 mesi dopo la raccolta. Presso una parete rocciosa scendiamo da cavallo e raggiungiamo a piedi una grotta. Muniti di lampadine entriamo per osservare le innumerevoli stalattiti e stalagmiti formatisi in milioni di anni. All’interno ci mettiamo in costume e con altri turisti nuotiamo una decina di minuti in un laghetto sotterraneo, godendo la frescura inattesa e togliendoci la polvere della cavalcata. Ritorniamo quindi all’esterno, dove Edy ci attende con i cavalli che stanno riposando. Saliti nuovamente in groppa facciamo pian piano ritorno verso il centro abitato. Lungo il tragitto ci soffermiamo in una capanna adibita a piccolo bar, dove ci mostrano anche la coltivazione del caffè arabico, l’essiccazione delle foglie del tabacco e il confezionamento dei famosi sigari cubani. Cavalcando tranquillamente rientriamo quindi al paese di Viñales, dove ci accomiatiamo con una mancia da Edy, che ci ha fatto da guida. Dopo uno spuntino rincasiamo per una doccia rinfrescante. La siesta non può mancare, visti i postumi della cavalcata: chissà se domani riusciremo ancora a camminare. Verso le 17:00 decidiamo di recarci in macchina a visitare il Mural de la Préhistoria, a pochi km da Viñales. Restiamo un po’ delusi, poiché ci attendavamo dei dipinti preistorici, non dei murales realizzati nel 1960. In ogni caso il tutto è imponente e vista l’ora non ci fanno nemmeno pagare l’entrata. Ritorniamo in centro dove visitiamo un mercato indigeno per poi soffermarci in un bar a sorseggiare un daiquiri. L’ottima cena viene gustata nella nostra casa Tatica, cucinata dai proprietari: zuppa, bistecche di maiale con polenta, riso e borlotti, pommes chips fatti in casa e delle verdure fresche (pomodori, cetrioli, avocados, cipolle), infine un gustoso budino (10 CUC a testa).
Domenica 11 settembre 2016: Viñales – Viñales (116 km)
Dopo la sempre ricca colazione, partiamo alla volta della Grotta del Indio, a 7 km da Viñales. Dopo aver pagato il biglietto (5 CUC a testa), entriamo nella grotta percorrendo a piedi 250 m, poi saliamo su una barca a motore assieme ad altri turisti che ci riporta all’esterno. Lungo il percorso il barcaiolo, con una lampada, ci mostra innumerevoli magiche formazioni di stalattiti e stalagmiti. L’altezza della grotta è impressionante. Tornati al parcheggio saliamo in vettura e partiamo verso Santa Lucia e Cayo Jutias. Sono solo 50 km, ma la strada è in uno stato terribile, così che ci impieghiamo oltre due ore. Si sono formate innumerevoli buche, si cerca di schivarle viaggiando a zigzag, ma spesso dobbiamo passarci dentro o percorrere la corsia contromano oppure sui bordi sterrati. Povere sospensioni. Lungo il tragitto incontriamo diverse casette colorate con orti e giardini in fiore, e staccionate di cactus. La fitta e rigogliosa foresta nasconde spesso piantagioni di caffè, nonché coltivazioni di riso, patate e tabacco. Dopo il paesino di Santa Lucia l’ultimo tratto costruito tra le mangrovie negli anni 1990 ci conduce alla spiaggia di Cayo Jutias, ancora poco turistica ma molto bella. Non trovando dei lettini liberi, ci sdraiamo sulla sabbia a rosolarci al sole. Ci lanciamo quindi nelle limpide acque, la temperatura è accogliente. Dopo pochi minuti di bagno, io sfioro però una medusa con il gomito destro. La bruciatura è intensa e un addetto al bar della spiaggia risciacqua la ferita con dell’aceto. Per fortuna il dolore passa velocemente e ci possiamo godere la stupenda spiaggia. Verso le 14:00 mangiamo ad un bar sulla spiaggia un gustoso piatto di pesce e aragosta, misto a riso allo zafferano. Più tardi troviamo finalmente dei lettini liberi e ci godiamo ancora alcune ore di relax sotto il sole intenso dei Caraibi, mentre all’orizzonte spuntano nuvoloni neri, con lampi e tuoni. Lasciamo Cajo Jutias per far ritorno a Viñales, passando questa volta dalle Minas de Matahambre, dove la strada è migliore, anche se è molto collinosa, e inoltre piove. Raggiungiamo la Casa Tatica nuovamente sotto il sole. La scelta per la cena questa sera è per il Restaurante El Olivo, che ci sorprende con uno squisito menù: anatra all’arancia e coniglio al vino (circa 30 CUC totali). Prima di rientrare in camera, ci fermiamo ad un bar con terrazzo sulla via, per bere un mojito, con sottofondo musicale da parte di una band locale.
Lunedì 12 settembre 2016: Viñales – Playa Girón (400 km)
Ci alziamo verso le 7:45 e dopo colazione salutiamo Tatica, la moglie e la figlia. E’ una giornata piovosa. Lasciamo Viñales e già alle 10:00 siamo sull’Autopista A4 in direzione de La Habana. Passando dalla A3 arriviamo alla A2, che attraversa quasi tutta l’isola verso est. In un’area di servizio ci fermiamo a far benzina e a mangiare due panini. Siamo ora nella Provincia di Matanzas. A Jaguey Grande lasciamo l’Autopista e giriamo un po’ per il caratteristico paese, sotto un forte temporale. Raggiungiamo quindi la vicina cittadina di Australia, dove un passante praticamente si autoinvita a bordo dell’auto. Questo dichiara di essere russo, ma parla pure l’italiano, avendo vissuto in Italia, e ci accompagna alla Farm dei coccodrilli, dove dice di lavorare come guida. Arrivati al parco ci fa da cicerone durante tutta la visita, ovviamente richiedendo una mancia (5 CUC). Tanti giovani vivono così alla giornata a Cuba, facendo dei “piaceri” spesso non richiesti ai turisti, e chiedendo delle mance. In ogni caso è stato gentile ed informativo. Ci congediamo da lui, riprendendo la via verso la cittadina di Playa Larga, sulla famosa Baja de los Cochinos (o Baia dei Porci) dove vediamo per la prima volta la costa sud dell’Isola. Il tempo migliora e possiamo ammirare il Mare dei Caraibi. Poco dopo ci fermiamo alla Cueva de los Pesces, un cenote (buca carstica profonda con acqua dolce) a pochi passi dal mare per fare una nuotatina rinfrescante, disturbati però da nuvoli di zanzare. Raggiungiamo quindi Playa Girón e con non poche difficoltà troviamo la Casa Hostal Wilfredo (35 CUC, camera semplice, colazione super), prenotata tramite Tatica dia Viñales. Il proprietario ci mostra subito la camera parlando tedesco. Egli ha lavorato tutta la vita fino alla pensione prima nella ex-DDR, quindi nella Germania riunificata. Dopo una doccia andiamo in centro per la cena, dove ci sono però pochissimi locali. Tornando in macchina verso casa il cielo si apre e un forte diluvio ci sorprende, ma riusciamo ad arrivare asciutti alla nostra camera.
Martedì 13 settembre 2016: Playa Girón – Cienfuegos (97 km)
Grande scelta sulla tavola questa mattina, soprattutto frutta fresca, succhi e marmellate fatte in casa. Dopo aver ringraziato Wilfredo e la moglie, torniamo verso la spiaggia per visitare il Museo Girón, dedicato al tentativo di invasione americano nella Baia dei Porci nel 1961, con schiacciante sconfitta da parte dei guerriglieri rivoluzionari guidati dal Comandante in Chefe Fidel Casto. Attorno al museo c’è l’Hotel Playa Girón, un grande complesso turistico con innumerevoli casette colorate e giardinetti, costruito nel 1996 da una compagnia tedesca per renderla una concorrenza a Varadero, ma attualmente solo in parte agibile per mancanza di soldi, di manutenzione e di turisti, troppo lontani dagli aeroporti internazionali. La spiaggia, anche scadente, è circondata da un frangionde orribile, costruito con dei blocchi di cemento che tolgono la vista sull’orizzonte. Lasciamo il paese di Playa Girón seguendo il mare verso est, per raggiungere Caleta Buena, dove entriamo in un bel resort turistico tra rocce e spiaggette sul mare. Con 15 CUC a testa tutto è compreso: lettini, parasole, tutte le bibite alcooliche e non, e il pranzo a buffet. Eccoci dunque sdraiati a rosolarci al sole, o a tuffarci nel mare caldo e in mezzo a tanti pesci colorati, seguiti con maschera e boccaglio affittati in loco. C’è anche una specie di piscina naturale dove ci si può immergere circondati dai pesci. Lasciamo la zona vero le 16:15 e, ripassando da Playa Girón, continuiamo in direzione Cienfuegos. Lungo il tragitto, immerso nella foresta verdeggiante, veniamo sorpresi dalla pioggia. Poi il paesaggio si trasforma in estese coltivazioni, per poi attraversare una zona acquitrinosa. C’è poco traffico e si vedono tanti animali in strada, come mucche, cavalli e grandi uccelli simili a tacchini. Dopo le 18:00 raggiungiamo Cienfuegos e il bello e curato Hostal Ibis & Pachy (35 CUCe), sempre organizzato tramite Tatica da Viñales. Ci facciamo subito una doccia e una siesta, prima di metterci in cammino verso i quartieri del centro, per raggiungere il Restaurante Bahía per la cena, con una bella vista sulla baia della città. Poi camminiamo verso la Plaza de Armas, dove dopo aver acquistato una tessera-internet per 3 CUC riusciamo, dopo innumerevoli tentativi, a leggere le e-mail, comunicare in WhatsApp con i nostri cari e leggere le ultime notizie dal mondo.
Mercoledì 14 settembre 2016: Cienfuegos – Trinidad (117 km)
Dopo una ricca colazione preparata dai proprietari Ibis e Pachy, ci avviamo a piedi verso il Malecón, che percorriamo per quasi un chilometro ammirando il panorama. Il sole come tutti i giorni batte forte e così decidiamo di far ritorno nel centro storico di Cienfuegos, usando un mezzo comune a Cuba, e cioè un ciclo-taxi (3 CUC). Sulla Plaza Martì, circondata da portici, entriamo nel Palacio Ferrer, o Casa Provincial della Cultura, un vecchio palazzo in ristrutturazione, dove da una torretta sul tetto abbiamo una magnifica vista sulla piazza e il centro storico di questa capitale di provincia con oltre 150’000 abitanti. Ripresa la vettura alla Casa Particular, ci rechiamo dapprima alla Punta Gorda, con i suoi magnifici palazzi sulla baia. Sono le 12:00 passate, quando percorriamo la strada verso sud che ci conduce verso Playa Rancho Luna, il suo faro e il Delfinario, che però è chiuso e abbandonato. Sembra che tutta la zona abbia già passato tempi migliori. Allora invertiamo la rotta verso il Jardin Botanico de la Soledad che percorriamo un po’ a piedi, prima di mangiare un gustoso panino al tonno al bar. Continuiamo quindi lungo la costa verso est, passando da diversi paesini come St. Anton, Playa Inglés, Yaguanabo o Caleta de Munoz. Verso le 16:00 raggiungiamo la magnifica cittadina di Trinidad, patrimonio mondiale dell’unanimità dell’UNESCO. Tra le viuzze del “casco histórico”, troviamo l’Hostal Cacha (40 CUC, ottima sistemazione e colazione), dove veniamo accolti da una gentilissima coppia di giovani omosessuali, Rooney e il suo partner Les. Dopo una doccia e una siesta, scendiamo nelle stradine ad ammirare questa cittadina piena di movimento, con le innumerevoli casette multicolori percorse da un caratteristico saliscendi di viuzze tutte in ciottoli. E’ un crogiolo di indigeni, macchine storiche, turisti e cani randagi. Sembra un quadro di mille colori dipinto da un pittore cubano. Arriviamo alla Plaza Mayor, dove un gruppo suona brani popolari cubani, mentre i turisti prendono posto ai tavolini sulla scalinata, bevendo mojitos, daiquiri o cervezas o ballando allegramente. Per cenare scegliamo El Criollo La Terraza, dove dal tetto-terrazzo si gode la vista sulla chiesa e sul tramonto. Dopo cena torniamo sulla Plaza Mayor, invasa da turisti ed indigeni, a passare alcune ore ad ammirare la vita notturna, ascoltando buona musica e godendoci alcuni drink.
Giovedì 15 settembre 2016: Trinidad
Dal terrazzo adiacente alla nostra camera da letto, dove mangiamo la colazione preparata dai nostri padroni di casa, ammiriamo il sorgere del sole sui tetti e le terrazze colorate di Trinidad. Decidiamo di prenderci una giornata tranquilla in città senza toccare la macchina. Nel “casco histórico” di Trinidad, innumerevoli casette colorate si affacciano sulle stradine in ciottoli. Tipiche sono anche le porte e le finestre colorate, coperte con inferriate con bei motivi in ferro battuto, da dove sbirciamo dove e come abita la gente del posto. Ci trastulliamo tra negozietti familiari con generi alimentari o bancarelle di souvenir, oggettistica varia, vestiti, cappelli e tanto altro. Prima di pranzo facciamo la oramai solita sosta sulla scalinata della Plaza Mayor per un bibita rinfrescante. Ci trasferiamo quindi alla Taverna La Botija per calmare l’appetito con un panino al prosciutto Serrano, un’insalata mista è una spaghettata ai calamari. Dopo aver girovagato ancora lungo i quartieri del centro storico, scattando innumerevoli fotografie di Trinidad, che ricorda un po’ le cittadine del 19esimo secolo nei film western sul confine con il Messico. Dopo la siesta obbligata, ci ributtiamo nelle viuzze per ammirare al tramonto gli stupendi colori delle casette e delle stradine di questa città di 75’000 abitanti nella provincia di Sancti Spiritu. Merita veramente di essere patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO. In attesa della cena eccoci nuovamente sulla scalinata, seduti ai tavolini per un drink, mentre la band suona musica latino-americana. Gli innumerevoli turisti, tra i quali tantissimi giovani, in maggior parte ragazze, si ritrovano tutti qui. Gustiamo quindi la cena al Restaurante Doña Leonor, proprio di fronte alla Chiesa di Plaza Mayor.
Venerdì 16 settembre 2016: Trinidad – Cayo Coco (252 km)
Oggi partiamo per attraversare l’isola in direzione nord – est. Dopo aver preparato i bagagli, mangiamo la copiosa colazione alla cubana in terrazzo e ci congediamo da Rooney e Les, ringraziandoli per l’ospitalità nel loro Hostal Cacha. Ripresa la vettura dal garage adiacente (4 CUC per 2 notti), cerchiamo un distributore di benzina per fare il pieno, prima di lasciare la città. La strada molto trafficata è come al solito piuttosto malconcio e si snoda tra il verde delle campagne e innumerevoli campi di canna da zucchero, piantagioni di banane, di tabacco, di verdure e di ortaggi. Verso le 10:30 raggiungiamo la capitale della provincia Sancti Spiritus, che conta circa 140’000 abitanti. Facciamo un giretto a piedi in centro, visitando tra l’altro un tipico mercato indigeno, la bella piazza dell’Iglesia Mayor del Espiritu Santo e la piazza principale con parco intitolato a Serafin Sanchez. Continuiamo quindi in direzione est, passando accanto alla città di Ciego de Avila per arrivare a Morón, dove visitiamo la storica stazione ferroviaria e mangiamo dei tortelli ripieni di carne e formaggio acquistati da un venditore ambulante (con 1 CUC abbiamo pranzato lautamente in due). Lasciata Morón, percorriamo il ponte-diga di oltre 20 km, chiamato “Vía Escénica” fra la Bahía de Perros e la Bahía de Jigüey, che dalla terraferma porta all’Archipélago de Sabana-Camagüey (Jardines del Rey), dove cerchiamo il nostro lussuoso Hotel Melia a Cayo Coco, prenotato già in anticipo da casa. Per attraversare il ponte-diga bisogna mostrare i passaporti e pagare 2 CUC di pedaggio, poiché sulle isole ci sono solo resort turistici e nessun insediamento indigeno. Dopo una doccia e un giro di ricognizione del complesso turistico, ci trasferiamo in spiaggia. Il mare con i suoi colori al tramonto è stupendo, come una tavolozza da pittore, e la temperatura è piacevole. In serata ci prepariamo e ci spostiamo per la cena al Buffet “del Sol”, dove ci offrono ogni ben di Dio, al contrario di quanto hanno a disposizione i cubani sulla terra ferma. La serata prosegue nella Hall del Hotel con uno show, balletti vari e una sfilata di moda con acconciature varie e vestiti particolari. Dopo aver ballato un po’ al ritmo di musica latina e disco, ci ritiriamo nella nostra camera.
Sabato 17 settembre 2016: Cayo Coco
Ci sveglia un biplano di altri tempi che sta facendo evoluzioni sopra la laguna. Dopo la ricchissima colazione ci trasferiamo in spiaggia a crogiolarci al sole sui lettini sotto le palme e a tuffarci in questo magnifico mare caldo e turchino. La marea sembra alta, infatti si vede una striscia di alghe, a pochi passi dai lettini, mentre la sera prima il bagnasciuga era molto più largo. Verso mezzogiorno, passiamo in piscina per fare un bagno e per riposarci su dei lettoni disponibili all’aperto sotto tende parasole. E’ ora di mangiare del pesce fresco grigliato direttamente davanti agli ospiti nella sala pranzo. Dopo un caffè per la digestione, riposiamo e leggiamo a bordo piscina sul lettone all’ombra. Quando il sole non è più così forte torniamo in spiaggia e rifacciamo il bagno in mare. Oggi è veramente un dolce far niente. Ogni tanto approfittiamo della formula all-inclusive per passare allo Snack Bar a prendere delle bibite fresche e dei cocktail. Verso sera torniamo in camera per la doccia e per preparaci per la cena, che questa sera sarà al ristorante tipico cubano “Arena Real”, prenotato in mattinata. Durante la consumazione veniamo assaliti dalle zanzare, per fortuna lo spray portato da casa ci salva in parte dall’attacco. Passiamo poi al Lobby Bar per un drink. Prima di tornare in camera ci rechiamo all’anfiteatro dell’Hotel per uno show musicale e danzante di ballerini, dedicato a tutti gli stili di musica dell’America latina (Messico, Puerto Rico, Venezuela, Cuba, Colombia, Perù, Cile, Argentina, Brasile, Bolivia, …). L’albergo, non prettamente a buon mercato, è sicuramente uno dei migliori di tutta Cuba, ed è frequentato solo da persone oltre i 40 anni e senza bambini, soprattutto canadesi, inglesi e alcuni altri europei. L’atmosfera quindi è molto tranquilla e rilassata, ma non ideale per chi cerca le attività che predominano nei ressort per i giovani o per le famiglie con bambini.
Domenica 18 settembre 2016: gita a Cayo Guillermo (89 km)
Durante la colazione veniamo sorpresi da un intensissimo e improvviso temporale tropicale. Per fortuna siamo sotto tetto. Rientrati in camera che già splende il sole, ci prepariamo e quindi prendiamo la nostra Kia per recarci in direzione della zona ovest dell’isola. Lungo il tragitto attraversiamo immense foreste di mangrovie, immerse in laghetti e nel mare, dove vediamo pure delle colonie di fenicotteri rosa, che in quest’area purtroppo sono in via d’estinzione. Dopo una quarantina di chilometri raggiungiamo la zona di Cayo Guillermo e la famosa Playa Pilar, della quale Ernest Hemingway scrisse che è la più bella spiaggia del mondo. Il caldo è intenso, ma la vista sulla spiaggia bianchissima e di un’estrema bellezza. Dopo alcuni scatti fotografici, ritorniamo in macchina alcuni chilometri, raggiungendo l’Hotel Melia Cayo Guillermo. Questa struttura, pur di una categoria leggermente inferiore, fa parte della stessa catena di hotel dove alloggiamo e quindi abbiamo diritto di approfittare delle infrastrutture e del buffet. Sia la spiaggia, pur molto bella, con il Pier Hemingway parzialmente distrutto, come la piscina denotano una certa mancanza di manutenzione. Ci mettiamo sulla spiaggia a rosolarci al sole. Poi ci gettiamo in mare e raggiungiamo il Pier per alcune foto. Un tuffo in piscina non poteva mancare, quindi entriamo nel Buffet Restaurant Las Palmeras, per pranzare. Purtroppo la scelta e la qualità del cibo non raggiungono i livelli eccellenti del Melía a Cayo Coco, però sono sempre ottimi in confronto agli standard cubani. Ripresa la vettura, facciamo ritorno sotto un sole cocente a Cayo Coco. Sono le 16:00 quando raggiungiamo l’hotel. Torniamo in spiaggia dove termino di leggere il libretto in inglese che avevo comperato: “The old man and the sea” di Hemingway, che racconta l’odissea di un vecchio pescatore partito da Cuba per catturare il marlin più grande della sua vita. Dopo cena ci soffermiamo un po’ nella Hall a giocare a carte e sorseggiare dei drink.
Lunedì 19 settembre 2016: Cayo Coco – Santa Clara (233 km)
Verso le 10:00 facciamo un’ultima capatina in piscina e in spiaggia. Dopo aver riconsegnato la camera a mezzogiorno, prima di partire facciamo ancora un giro al buffet, limitandoci alle insalate. Lasciamo l’Hotel Melia Cayo Coco alle 13:15 in direzione del ponte-diga che ci riporta alla terraferma di Cuba. Dopo esser ripassati da Moròn, dove facciamo benzina, continuiamo verso nord-ovest in direzione di Yaguajay. In questo paese visitiamo il Monumento dedicato al rivoluzionario Camilo Cienfuegos, fiero compagno di Castro, che però muore in circostanze misteriose cadendo con un aereo in questa zona poco dopo la rivoluzione. Fonti non ufficiali dicono che Fidel voleva sbarazzarsi di una persona diventata scomoda. Dopo le 16:00 raggiungiamo la cittadina di Caibarén per visitare il Museo dell’Agroindustria Azucarera (canna da zucchero) e quello dei treni, ma entrambi sono già chiusi. Ci fermiamo quindi nel centro dell’amena cittadina di Remedios, con tanti edifici coloniali, per bere una bibita sulla Plaza, come sempre dedicata all’eroe nazionale José Marti. Proseguiamo poi per la capitale regionale Santa Clara, dove cerchiamo la Casa Particular che ci aveva prenotato Ronney di Trinidad. Non riusciamo a trovare l’indirizzo e quindi rinunciamo e bussiamo alla prima Casa Particular che vediamo. La sig.ra Maria e suo marito ci ospitano volentieri (35 CUC, gentilissimi, ottime camere e colazione), e ci intrattengono per oltre un’ora a raccontarci la loro storia e la vita a Cuba, da parte di una coppia che ha i suoi figli all’estero, in Florida e in Svezia. In serata ci rechiamo in centro alla ricerca del Restaurant da Rolando, consigliatoci da Maria. In questo locale variopinto mangiamo la cena assieme ad altri indigeni e turisti, e possiamo notare come per i turisti c’è un’altra carta del menu, in CUC e non in CUP, con differenze abissali nei prezzi. Prima di rientrare da Maria, passeggiamo un po’ per il centro storico, dove i cubani si riuniscono a chiacchierare e navigare in Internet o contattare amici lontani in Skype, essendo le piazze gli unici posti con WiFi a disposizione (a pagamento).
Martedì 20 settembre 2016: Santa Clara – Matanzas (198 km)
Mangiamo colazione in compagnia della signora Maria, che la sa lunga su tutto. Lasciamo i bagagli e la macchina alla Casa Particular, per avviarci a piedi verso il centro e la Plaza Leoncio Vidal, poi con un cyclo-taxi veramente malconcio (3 CUC), dopo varie peripezie con la catena, le marce e molto sudore da parte del conducente raggiungiamo il Memorial Comandante Ernest Ché Guevara. La città di Santa Clara vive per il mito di Ché Guevara. Girovaghiamo a lungo attorno al monumento e per l’immensa piazza. Terminata la visita un cubano con cavallo e calesse si offre di portarci a visitare la città (10 CUC). Dapprima vediamo un Parco dedicato al treno blindato che avrebbe dovuto portare le armi alle forze regolari nel 1958, ma che è stato fermato dal Ché e dai suoi compagni a Santa Clara. Proseguiamo quindi con il calesse verso le periferie della città per vedere la Statua del Ché con il fanciullo in braccio, e raggiungiamo un’altura con bella vista sulla città. Ritornati in centro riprendiamo la nostra Kia per continuare verso ovest. Attraversiamo vaste campagne e piantagioni di canna da zucchero, granturco, patate e altri ortaggi. Sono le 15:30 quando ci fermiamo a Perico per mangiare un gelato al cioccolato in una tipica sosta popolare dove non conoscono turisti. Proseguiamo quindi verso Matanzas, la città di circa 150’000 abitanti capitale dell’omonima provincia, situata sul mare che volge verso la Florida. Seguendo le indicazioni della signora Maria, troviamo subito la Casa Particular Maria Victoria al 29820 di Calle Medio (40 CUC, ottima camera e colazione, padrona molto riservata). Dopo una siesta e una doccia per rinfrescarci dalla calura, passeggiamo in centro dal Parque de la Libertad fino al Teatro Sauto vicino al Rio San Juan, tra le diverse vie e piazzette. Ci fermiamo a cena su un terrazzo del Restaurant Buena Vista Social Club, mangiando spaghetti e crevettes all’aglio, specialità cubana.
Mercoledì 21 settembre 2016: Matanzas – Varadero (60 km)
Dopo la ricca colazione in terrazzo, preparata da un’impiegata della sig.ra Maria Victoria, siamo pronti con i bagagli per riprendere l’auto parcheggiata in garage dal vicino. Spesso i proprietari di Casa Particular si accordano con i vicini per far guadagnare loro alcuni CUC parcheggiando la macchina e, come dicono loro, tenendola sotto controllo. Partiamo attraversando il centro città di Matanzas, molto affollato a causa di una non ben definita manifestazione politica in loco. Percorrendo il lungo mare verso nord-est, costeggiando le industrie delle raffinerie tipiche di Matanzas, arriviamo alla penisola di Varadero, che è lunga oltre 25 km. Varadero è la Rimini di Cuba, zona quasi off-limits per i cubani, ma molto affollata di turisti europei, inglesi e canadesi. Raggiungiamo il centro di Varadero già in mattinata e, dopo un forte temporale lungo il viaggio, che ha portato un po’ di frescura a tutta la zona, visitiamo un mercatino di souvenir, acquistando una grande tela pitturata a mano e alcuni piccoli ricordi di Cuba per i nostri cari. Proseguiamo poi in auto verso la zona turistica dove, come funghi, crescono immense strutture alberghiere. Raggiungiamo il nostro Hotel Iberostar, con formula all inclusive, frequentato soprattutto da persone tra i 20 e i 50 anni, che cercano relax, ma anche animazione, musica e divertimento. La struttura è molto bella, anche se una parte è ancora in costruzione. Finalmente possiamo ritirare la camera e ci facciamo una doccia rinfrescate. Ci cambiamo velocemente ed eccoci pronti per andare alla bianca spiaggia e tuffarci nel mare turchino. In serata ci spostiamo alla piscina, dove veniamo coinvolti a ballare, bombardati da un cannone lancia schiuma e da musica a forte volume. L’animazione dell’hotel è coinvolgente e il divertimento non manca. Alle 19:30 siamo nella sala a buffet, per gustarci diverse pietanze appetitose. Quindi al bar beviamo un caffè, chiacchieriamo con altri turisti. Ci propongono di trasferirci al teatro per vedere lo show previsto per questa sera: musica rock con una band e ballerini eccellenti. Il tutto è altamente professionistico e ci entusiasma veramente. Prima di coricarci facciamo un salto in discoteca, che lasciamo però abbastanza velocemente, notando che avremmo potuto essere i genitori di quasi tutti i presenti.
Giovedì 22 settembre 2016: Varadero
Dopo la ricca colazione al buffet, alle 10:00 siamo già in spiaggia. Appena ritirate le sdraio, passa un animatore che ci coinvolge a partecipare ad una gara di tiro con il fucile ad aria compressa. Il mito di Guglielmo Tell non mente, e mia moglie sbaraglia tutti i sette concorrenti, vincendo il torneo. Per rinfrescarci dalla calura sempre maggiore, ci tuffiamo in mare. E’ una giornata stupenda con un panorama da mozzafiato, tipiche spiagge caraibiche con grandi palme ed un mare turchino e tranquillo. Dopo aver partecipato ad una seduta di ginnastica in mare, io parto con un piccolo catamarano a vela, per un’uscita di un’ora e mezza a fare snorkeling su dei banchi corallini al largo delle lunghe spiagge. In acque poco profonde, muniti di giubbotto di salvataggio, maschera e boccaglio, si vedono un’infinità di pesci colorati, attratti anche dal mangime distribuito dagli organizzatori. Continuiamo la giornata con il pranzo, diversi tuffi in piscina e in mare e relax sotto gli ombrelloni. Verso le 20:30 abbiamo prenotato il Restaurante Italiano per la cena, che ci delude un pochino, era meglio il buffet. In serata seguiamo uno spettacolo di magia, giocolieri, balletti e acrobazie varie all’anfiteatro. Prima di coricarci beviamo ancora un mojito al bar, dove uno dei maghi, prima di lasciare l’Hotel, ci propone ancora alcuni piccoli ma strabilianti trucchi. Il cielo promette temporali notturni, infatti si vedono lampi e si odono tuoni in lontananza. Purtroppo la nottata non sarà molto tranquilla, visto che l’impianto dell’aria condizionata è fuori uso in tutto il villaggio.
Venerdì 23 settembre 2016: Varadero – La Habana – in volo (208 km)
Dopo una pessima notte, sudando per le alte temperature, ci alziamo verso le 08:00. Un po’ di malcontento regna pure tra altri clienti a seguito del disguido. Facciamo quindi i bagagli pronti per la partenza, non prima però di goderci un ultimo tuffo in mare e in piscina. Dopo aver fatto la doccia, puntuali a mezzogiorno consegniamo la chiave della camera. Dopo un ultimo pranzo al buffet, alle 14:00 partiamo in direzione La Habana, lasciando il centro turistico Varadero. Poco lontano facciamo l’ultimo pieno alla nostra Kia (1 litro = 1.25 CUC). Il tempo promette annuvolamenti e temporali lungo tutto il percorso. Dopo che in due settimane, anche grazie alla cartina gratuita di Cuba scaricata da Internet tramite CityMaps2Go, non abbiamo praticamente mai sbagliato strada, oggi, alla fine della penisola di Varadero, imbocchiamo l’autostrada sbagliata, che ci fa fare un giro supplementare di una ventina di km Più avanti, dopo Matanzas, tutto ad un tratto ci accorgiamo che sull’autostrada non c’è più traffico. Dopo 7-8 chilometri ecco che troviamo un ponte completamente distrutto e la strada interrotta, sembra già da alcuni anni. Non abbiamo visto il cartello di deviazione. Dobbiamo fare retromarcia e riguadagniamo l’autostrada dopo un giro di una trentina di chilometri tra diverse stradine di campagna. Lungo l’autostrada vediamo spesso dei contadini che offrono diversi prodotti ai passanti: formaggio, banane e altro. Raggiunta la periferia di La Habana, imbocchiamo l’Autopista A2 che con un’ulteriore deviazione ci porta all’Aeropuerto Internacional José Martì a 20 km dal centro de La Habana. Alle 18:00 puntuali riconsegniamo la nostra Kia presso la Cubacar. con esattamente 2’000 km in più sul contachilometri. Dopo aver portato tutti i bagagli per varie scale, dato che scale mobili e ascensori non funzionano, cambiamo gli ultimi CUC in Euro e ci avviamo verso il check-in. Al Terminal 3 ci imbarchiamo sul volo della AirEuropa alla volta di Madrid.
Sabato, 24 settembre 2016: In volo – Zurigo – casa
Dopo oltre 9 ore di volo atterriamo a Madrid. Sono le 11:45 ora locale, mentre a Cuba sono le 05:45 di mattina. Ci incamminiamo per 25 minuti, lungo i diversi corridoi dal terminal A a quello E, per il nostro prossimo volo in direzione di Zurigo-Kloten. Il decollo avviene alle 14:40 puntuale. In poco più di due ore siamo di nuovo in Svizzera, dove siamo accolti da nostro figlio che ci porta la macchina per rientrare quindi in tarda serata a casa nostra, stanchissimi e con 6 ore di jetlag da recuperare, ma nella mente una bellissima esperienza nel nostro primo, ma probabilmente non ultimo paese latino-americano: Cuba.