Da Lisbona a Lisbona, tutto il Portogallo
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Venerdì 12 Agosto
Nonostante un anno drammatico dal punto di vista professionale e con ancora tante nubi all’orizzonte non vogliamo proprio privarci di ciò che più amiamo fare, cioè esplorare lo splendido pianeta nel quale Iddio ci ha voluto collocare. Così, in questa giornata di mezza estate, siamo in partenza per un nuovo viaggio, che ci porterà alla scoperta del Portogallo, stato dell’Unione Europea esteso per circa 92.000 chilometri quadrati, poco meno di un terzo dell’Italia. Dopo un prematuro pranzo e sistemati tutti i bagagli, alle 12:55, lasciamo casa, poi un quarto d’ora più tardi imbocchiamo la A14 a Faenza in direzione nord… Il tragitto è breve e già alle 13:40 siamo al parcheggio P4 dell’Aeroporto Marconi di Bologna a lasciare l’auto. Con la navetta raggiungiamo il terminal e individuato il nostro banco, dopo una lunga coda, spediamo le valigie, poi, oltrepassato il metal-detector, giungiamo al gate numero 1, dove stanno già iniziando le operazioni di imbarco. In men che non si dica ci troviamo così seduti sull’Airbus A319 della compagnia Tap, che identificato come volo TP 871, alle 15:55, si stacca da terra diretto a Lisbona. Fila via tutto liscio e, recuperando anche un’ora di fuso orario, atterriamo nell’aeroporto della capitale lusitana alle 17:15 locali, mentre splende il sole, accompagnato da una piacevole temperatura. Ritiriamo sani e salvi tutti i bagagli e una volta usciti dall’aeroporto con la metropolitana andiamo verso il centro città … In questo modo, alla stazione di Alameda, emergiamo proprio di fronte all’Hotel AS Lisboa, che ci ospiterà per le prossime tre notti. Ci assegnano la stanza, nella quale lasciamo tutte le nostre cose prima di fare una passeggiata nei paraggi, che ospitano anche la monumentale Fontana della Fonte Luminosa, poi troviamo un ristorante dove consumare la cena, quindi ci ritiriamo in camera ad organizzare la prima, imminente giornata di visite alla capitale.
Sabato 13 Agosto
Dopo una notte piuttosto travagliata, causa lavori stradali che si svolgevano proprio sotto alla nostra finestra, ci prepariamo ad affrontare il primo capitolo del viaggio dedicato alla scoperta di Lisbona, con le previsioni meteo all’insegna del torrido solleone. Partiamo dalla stazione della metropolitana di Alameda, vicino all’hotel, e da lì raggiungiamo quella che ci fa emergere in Praça do Comercio, una delle principali piazze della capitale, organizzata sulle rive del fiume Tago, laddove un tempo sorgeva un palazzo reale, crollato dopo il devastante terremoto del 1755 (il più forte mai registrato in Europa), che rase al suolo buona parte di Lisbona. Su di un lato scorrono le acque, mentre sugli altri tre si ergono monumentali palazzi tinti di giallo, dominati al centro dalla statua equestre del re Dom José e, a metà del principale prospetto, dal grandioso Arco da Rua Augusta, eretto per celebrare la rinascita della città. Oltrepassato l’arco ci immergiamo così nel quartiere della Baixa, figlio della ricostruzione, con le sue rette vie e l’omogeneità architettonica dei palazzi, che portano alla mente scorci dal sapore parigino. Arriviamo così al cospetto dell’Elevador de Santa Justa, eccentrica costruzione in ferro, risalente al 1902, opera di Raul Mésnie, discepolo di Gustave Eiffel … Dopo una discreta fila saliamo sullo storico ascensore che in breve ci fa scalare i sui 32 metri, fin quasi alla sommità. Bisogna infatti affrontare un’angusta scala a chiocciola per arrivare fin sulla terrazza panoramica, che offre un bello scorcio sulla città … Peccato solo per la densa foschia odierna. Con l’elevador approdiamo al quartiere del Barrio Alto, letteralmente la città alta, e nelle immediate vicinanze andiamo a visitare il Convento do Carmo, o ciò che ne resta … Il complesso religioso, edificato sul finire del XIV secolo, ospitava infatti la più grande chiesa di Lisbona, ma fu gravemente danneggiato nel terremoto del 1755 e mai più interamente ricostruito. Restano così le maestose e suggestive arcate gotiche a stagliarsi sul blu del cielo, a ricordo dell’evento che, a suo tempo, sconvolse la fisionomia della città. Dal Convento do Carmo, a piedi, scendiamo di nuovo alla Baixa e raggiungiamo la scenografica Praça Dom Pedro IV (più famosa come Rossio). E’ questa la principale piazza della capitale fin dal medioevo, abbellita da fontane barocche e pavimenti a mosaico, con il prospetto del monumentale Teatro Nacional de Dona Maria II a occupare il lato settentrionale del quadrilatero. Vediamo anche la vicina Praça da Figuera, un tempo sede del mercato principale di Lisbona, e poi torniamo al Rossio per osservare, a brevissima distanza, la pregevole architettura manuelina dell’omonima stazione ferroviaria. Con il caratteristico Elevador da Gloria, una funicolare costruita nel 1885, risaliamo poi, sferragliando, di nuovo al Barrio Alto e nei pressi del capolinea andiamo al Miradouro de São Pedro de Alcântara, ma nel frattempo la foschia è aumentata ulteriormente ed il panorama non è eccezionale.
Passeggiando per il quartiere, dove molti palazzi sono rivestiti di azulejos, ci fermiamo a visitare la bella Igreja de São Roque, eretta dai gesuiti nel XVI secolo, dalla semplice facciata rinascimentale, ma dagli interni riccamente decorati, poi giungiamo, fra interessanti scorci metropolitani, di fronte al Caffè A Brasileira, dove si trova, fra i tavolini all’aperto, la statua di Fernando Pessoa, uno dei maggiori poeti di lingua portoghese del Novecento, che qui amava venire a sedersi, essendo il luogo un abituale ritrovo degli intellettuali dell’epoca. Passando attraverso i binari dell’Elevador da Bica, una delle più famose funicolari della città, risalente al 1892, la cui cabina (forse in manutenzione) aspettiamo in transito a lungo, inutilmente, arriviamo anche al Miradouro de Santa Catarina, che in teoria dovrebbe offrire grandiosi panorami sulla capitale e sul fiume Tago, ma che in pratica la già citata foschia lo rende una terrazza sospesa nel nulla, con la sagoma fantasma dell’enorme Ponte 25 de Abril in lontananza. Nei pressi del Miradouro de Santa Catarina, comunque, pranziamo con i nostri panini, quindi riprendiamo l’itinerario, così, alla sommità dell’Elevador da Bica, saliamo sullo storico e sferragliante tram della Linea 28… I tram di Lisbona sono una delle principali attrattive della città e la Linea 28 ne rappresenta l’essenza, con il suo percorso che tocca tutti i maggiori punti di interesse della capitale. In questo modo raggiungiamo la Sé, ovvero la cattedrale di Lisbona, un antico edificio in stile romanico che merita senz’altro una visita, a cominciare dal suo bel chiostro, risalente al XIII secolo.
Dalla cattedrale scendiamo quindi sulle rive del Tago a vedere la curiosa Casa dos Bicos, ovvero la “casa dei punti”, risalente al Cinquecento, il cui prospetto è costellato di pietre piramidali, dopodiché ci incamminiamo sotto il sole cocente verso il quartiere dell’Alfama. Il più antico nucleo abitato di Lisbona risale alla dominazione dei mori ed il suo nome deriva, appunto, dall’arabo Al-hamma. Col tempo poi la città si sviluppò più ad ovest, così la vecchia casba finì per essere abitata da pescatori e misera gente, e la sua indole di quartiere povero perdura tuttora. L’Alfama ha così mantenuto il suo carattere di pittoresco labirinto di vicoli e piazzette, lungo il quale ci inoltriamo. In questo modo, passando per la bianca Igreja de São Miguel e zigzagando per scale e stretti passaggi, saliamo fino al celebre Miradouro de Santa Luzia, che nonostante la foschia offre uno spettacolare scorcio sulla capitale. Assediati dal caldo odierno, che sta diventando davvero opprimente, continuiamo comunque la nostra ascesa alla collina dell’Alfama e arriviamo al Castelo de São Jorge, una imponente struttura difensiva, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, che domina l’intera città. Facciamo una passeggiata lungo i cammini di ronda gustando i panorami oltre le merlature e poi, ormai a metà pomeriggio, a piedi torniamo fin nei pressi della cattedrale. Alla prima fermata disponibile risaliamo sullo storico tram della Linea 28, i cui binari, districati su e giù per le strette vie dell’Alfama, ci fanno giungere di fronte al grande Mosteiro de São Vicente de Fora. Il monastero, ricostruito alla fine del XVI secolo su progetto dell’architetto italiano Filippo Terzi, con la sua bianca mole riveste un ruolo importante nelle vedute panoramiche della città. All’interno poi conserva una serie di chiostri, silenziosi e solitari, rivestiti di magnifici azulejos, oltre che il pantheon reale della dinastia dei Braganza, l’ultima in ordine di tempo che ha regnato sul Portogallo. Ma è sul tetto dell’edificio, fra innumerevoli pinnacoli, che si gode la parte migliore di São Vicente, con le vedute sul Tago e sull’adiacente, candida Igreja de Santa Engrácia. Usciti soddisfatti dal monastero a piedi passiamo proprio di fronte a Santa Engrácia e guadagniamo, sulle rive del Tago, la stazione di Santa Apolónia, nei cui pressi ci mettiamo in attesa dell’autobus numero 794, che ci dovrebbe portare al Museu Nacional do Azulejo … Osservando però gli orari e facendo un rapido calcolo ci rendiamo conto che non saremmo mai arrivati in tempo per la visita, così decidiamo di prendere un taxi. L’azulejo è un elemento architettonico tipico del Portogallo e del sud della Spagna, che incontreremo spesso lungo il nostro itinerario e per questo motivo abbiamo pensato che una visita al museo che ne ripercorre la storia ci potesse essere in qualche modo utile per comprendere la cultura lusitana, influenzata dall’occupazione dei mori. Azulejo deriva infatti dall’arabo «al-zulaycha», che significa piccola pietra levigata, ovvero una piastrella in ceramica nelle tonalità (generalmente ma non necessariamente) del bianco e del blu, usata per abbellire edifici di qualsiasi genere. Il Museu Nacional do Azulejo è ospitato nel complesso dell’ex-chiesa Madre de Deus, che conserva numerosi e pregevoli ambienti decorati, il tutto è poi completato da un’esauriente collezione di azulejos, realizzati nei più svariati stili, dal Quattrocento ai giorni nostri. Usciamo dal museo pochi istanti prima della chiusura, quindi con autobus e metropolitana facciamo ritorno, stanchissimi ma appagati, all’Hotel A.S. Lisboa. Ci rinfreschiamo e usciamo a cena nel ristorante di fronte al nostro alloggio, spendendo un’eresia, quindi ci dedichiamo al meritato riposo, in previsione del nuovo round di viste alla capitale portoghese.
Domenica 14 Agosto
Inizia di buon ora la seconda ed ultima giornata che nei nostri programmi abbiamo voluto riservare a Lisbona. Anche oggi partiamo con la metropolitana e raggiungiamo il centro a Praça da Figuera, da dove dobbiamo prendere il tram elettrico della Linea 15 per il quartiere periferico di Belém … ma attendiamo invano, perché a quanto pare è successo un incidente e la linea è temporaneamente sospesa. Cerchiamo di mettere subito in atto un piano B… Riprendiamo la metropolitana fino alla stazione di Cais do Sodré e da lì l’autobus numero 728 per Belém, ma con tutta la buona volontà perdiamo circa un’ora di tempo sulla tabella di marcia. Giunti a destinazione attraversiamo a piedi il Jardim de Belém e per prima cosa appuriamo lo stato in fase di restauro del Padrão dos Descobrimentos, con le impalcature che avvolgono completamente in grande monumento in cemento armato (risalente al 1996) dedicato alle scoperte, che raffigura la prua di una caravella rivolta verso le acque del fiume Tago. Giungiamo quindi al cospetto della Torre di Belèm, principale simbolo della città di Lisbona, in netto ritardo, quando davanti ad essa si sviluppa già una lunghissima fila per entrare. Con pazienza ci accodiamo, ma ne varchiamo la soglia che son quasi le 11:00 e fra l’altro pagando un regolare biglietto e non gratuitamente essendo domenica, come sostenuto dalla nostra guida. La torre, bene Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco fin dal 1983, fu costruita nei primi anni del XVI secolo, commissionata dal re João II come parte di un sistema difensivo alla foce del Tago e come porta di ingresso cerimoniale alla capitale, ed è un esempio lampante dello stile manuelino, arricchita di elaborati merletti e fantasiosi pinnacoli. Un armonioso insieme di elementi architettonici che, una volta entrati, esploriamo naturalmente palmo a palmo. Usciti dalla torre, ormai a mezzogiorno, ci avviamo verso il cuore di Belém per visitare il celebre Mosteiro dos Jerónimos, anch’esso Patrimonio dell’Unesco ed una delle massime espressioni dello stile manuelino, fatto erigere dal re Manuel I per celebrare il ritorno del navigatore portoghese Vasco da Gama dopo aver scoperto la rotta per le Indie. La leggenda narra che il monastero fu impiantato nel luogo in cui esisteva la chiesetta Ermida do Restelo, nella quale il navigatore ed il suo equipaggio trascorsero in preghiera la notte precedente la partenza del viaggio. La costruzione del complesso poi, iniziata nel 1502 su progetto dell’architetto Diogo de Boitaca, si protrasse per circa un secolo e il meraviglioso risultato finale è oggi sotto i nostri occhi. Anche al Mosteiro dos Jerónimos la quantità di turisti in attesa di entrare è impressionante, però la felice intuizione di acquistare i relativi biglietti già alla Torre di Belém, ci fa saltare la fila e così possiamo accedere direttamente al famoso chiostro, che è uno strabiliante insieme di stili architettonici, dal manuelino, al plateresco, al rinascimentale, con volte sontuose, ricami e guglie magistralmente scolpite nella roccia calcarea color miele. Dopo ci mettiamo in fila per accedere anche alla chiesa del monastero, ma è in corso la funzione religiosa e riusciamo a mettervi piede solo dopo le 13:00 … Il disagio per l’attesa viene però ripagato ampiamente dalle grandiose navate, solcate da una fitta rete di nervature che scaturiscono come ramificazioni da colossali pilastri. Appena oltre il portale principale della chiesa si trova poi l’elaborata tomba del navigatore Vasco da Gama.
Tornati all’aperto pranziamo in un fast-food nei paraggi, poi, data una sbirciatina al palazzo rosa della Presidência da República, residenza ufficiale del Presidente del Portogallo, saltiamo, causa il ritardo della mattinata, il Museo delle Carrozze e il Palácio da Ajuda (ottocentesca residenza reale) e risaliamo sull’autobus numero 728, che ci porta nuovamente verso il centro di Lisbona. Dalla stazione di Cais do Sodré, con l’ausilio della metropolitana, guadagniamo quindi le rive del Tago nella zona più settentrionale della città, dove si trova il Parque das Nações, ex-sede dell’Expo portoghese del 1998. Fin da quando sbarchiamo nella stazione di Oriente, avveniristica opera dell’architetto Santiago Calatrava, ci immergiamo in un mondo lontano anni luce dalle caratteristiche vie del centro storico di Lisbona, poi attraversiamo un grosso complesso commerciale, ubicato ai piedi di due torri a forma di vela che ospitano appartamenti di lusso, e arriviamo in Alameda dos Oceanos, il grande viale, per lo più pedonale, che dà accesso al Parque das Nações. Di fianco alla sfilata di bandiere dei paesi partecipanti all’Expo notiamo subito il Pavilhão Atlântico, un enorme guscio metallico che ricorda una nave aliena, sotto il quale si trova la più grande arena lusitana, capace di oltre ventimila spettatori. Poco più a sud spicca invece il Pavilhão de Portugal, con la sua sbalorditiva copertura curva in cemento armato (della luce di 65 metri), ideato dall’architetto Álvaro Siza Vieira, il più noto del paese. Camminando arriviamo quindi sulle rive del Tago e seguendo il lungofiume verso nord ci avviciniamo progressivamente alla Torre da Gama, un edificio in acciaio a forma di vela che ospita un hotel a cinque stelle della catena Miryad ed è, con i suoi 145 metri, la più alta struttura della capitale. Sulla destra della torre si nota invece la sagoma del Ponte Vasco da Gama, anch’esso costruito per l’Expo del ’98, che risulta essere, con i suoi 17,2 chilometri, il più lungo ponte d’Europa, ed il nono al mondo. A questo punto è giunta l’ora di fare una esperienza aerea sull’originale funivia che passa sopra l’intera zona del Parque das Nações, fra eccelse vedute, fino al futuristico edificio che ospita l’Oceanario, uno degli acquari più grandi e ricchi di specie al mondo, che ci apprestiamo, doverosamente, a vistare, con il piccolo Leo estremamente emozionato per l’occasione. All’interno vediamo tante belle cose, a partire dall’immensa vasca centrale, che contiene cinque milioni di litri d’acqua e ospita squali, mante, barracuda, tonni, cernie, razze e un’infinità di pesci tropicali, ma anche la ricostruzione di ambienti costieri che vanno dal nord Atlantico, all’Antartide e dalle foreste del Pacifico alle barriere coralline dell’Oceano Indiano … Restiamo per oltre due ore a spasso fra i dedali dell’Oceanario e poi ne usciamo, contenti anche se un po’ provati. Rientriamo in hotel, ma la giornata non è ancora finita, perché ci sistemiamo in fretta e usciamo per cena verso il centro di Lisbona. Così, con la metropolitana, raggiungiamo la stazione di Santa Apolónia e da lì, a piedi, adiamo nel quartiere dell’Alfama, dove ci sediamo nei caratteristici tavolini del ristorante Flor dos Arcos. Ceniamo degnamente e poi facciamo ritorno, soddisfatti, all’Hotel A.S. Lisboa per trascorrere l’ultima notte nella capitale.
Lunedì 15 Agosto
Comincia presto per noi il Ferragosto … Dobbiamo lasciare Lisbona e la sveglia suona alle 6:30. In questo modo poco dopo le 8:00 siamo già in aeroporto, al banco della Europecar, a ritirare l’auto a noleggio, con la quale abbiamo intenzione di girare quasi tutto il Portogallo. In tempi ragionevoli ci consegnano una Opel Astra station wagon grigia (targata 26 PX 56) e con quella prendiamo il via per le strade lusitane. Ci dirigiamo subito verso le zone periferiche della capitale e nel sobborgo di Queluz andiamo a visitare l’omonimo palazzo reale. Definito la Versailles del Portogallo, per la sua chiara ispirazione alla famosa reggia parigina, fu commissionato da Pedro III nel 1747 come residenza estiva della corte e, di recente restaurato, è uno dei più sontuosi palazzi di tutto il paese. Appena entrati visitiamo gli sfarzosi appartamenti, dove spiccano le magnifiche Sale del Trono e degli Ambasciatori, ma anche il tipico Corredor das Mangas, un luminoso ambiente decorato da splendidi azulejos. All’esterno i pregevoli giardini alla francese incorniciano le monumentali facciate in stile rococò del palazzo e impreziosiscono l’originale Canal dos Azulejos, approdo privato della famiglia reale sul fiume Jamor, completamente rivestito di piastrelle smaltate… tutto molto bello. Usciti dal Palazzo di Queluz riprendiamo immediatamente strada e torniamo per qualche chilometro verso il centro di Lisbona. Ci fermiamo a fare una veloce spesa nel quartiere di Benfica e poi andiamo, nelle immediate vicinanze, all’ingresso dell’interessante Palácio dos Marques de Frontera, residenza di caccia del XVII secolo, che normalmente è aperta di lunedì, ma oggi è festa e la troviamo chiusa. Un po’ indispettiti risaliamo allora in auto e ci lasciamo alle spalle la capitale lusitana, che ritroveremo solo nell’ultimo giorno di vacanza. Procediamo spediti verso ovest, lungo l’autostrada che corre parallela al litorale, fino a giungere nella località di Cascais, alla cui periferia occidentale si trovano le severe scogliere dette Boca do Inferno. In questo scenografico tratto di costa, fra alte pareti rocciose, il mare si insinua dentro ad un enorme arco naturale (che ricorda una bocca) e nei giorni di tempesta le onde che vi si infrangono producono suoni assordanti e spaventosi, da cui il nome del luogo… Oggi il mare però è calmo e dalla terrazza panoramica, raggiungibile con una brevissima passeggiata, possiamo tranquillamente godere del paesaggio a picco sull’oceano. Se le vedute a Boca do Inferno sono spettacolari a Cabo da Roca, la successiva meta del nostro itinerario, distante meno di venti chilometri, sono superlative! Arriviamo a Cabo da Roca, il punto più occidentale del continente europeo, lungo una strada tortuosa e, lasciata l’auto in un parcheggio, ci affacciamo sull’Oceano Atlantico dall’alto dei 140 metri delle falesie, ammantate di verde, che si gettano in un mare cristallino … il tutto, grazie a Dio, in condizioni meteorologiche splendide, con il cielo azzurro e la luce del sole ad accendere tutti i colori della natura, ma anche il rosso della lanterna sovrastante l’ottocentesco faro che domina la scena… stupendo! Vaghiamo a lungo nel tratto di costa, scattando un’infinità di foto, poi torniamo all’auto per consumare il nostro quotidiano pranzo al sacco.
Nel primo pomeriggio facciamo rotta sulla località di Sintra, turisticamente parlando una delle più rinomate del Portogallo, e più precisamente saliamo sulle irte montagne a sud dell’abitato per andare a vedere il fiabesco Palácio da Pena. Inserito nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 1995 (come tutto il centro storico di Sintra) il Palácio da Pena è una eccentrica costruzione, un concentrato di stili architettonici (arabo, gotico, manuelino, barocco, rinascimentale, ecc …) commissionato nel 1840 da Maria II di Braganza come regalo di nozze per il marito, re Ferdinando II, e progettato dall’architetto e barone tedesco Ludwig von Eschwege, che riuscì appieno nell’intento di creare una reggia ineffabile, in grado di rivaleggiare con il coetaneo Castello di Neuschwanstein in Baviera. Il palazzo si trova all’interno di una vasta tenuta e alla sommità di una impervia rupe, per questo, varcato il cancello, approfittiamo del servizio navetta che ci porta al suo cospetto … poi cominciamo ad esplorarlo minuziosamente, passando da fantasiose torrette, vertiginosi camminamenti di ronda e incantevoli cortili, un susseguirsi di fantastiche vedute, quasi irreali quanto son belle (a volte si ha la sensazione di essere in un parco a tema piuttosto che in un vero e proprio monumento storico). In proporzione ci deludono invece un po’ gli interni, forse anche per i tantissimi, troppi turisti che li affollano. Usciti dal palazzo e riguadagnato, con la navetta, il cancello d’ingresso a piedi ci rechiamo a vedere il vicino Castelo dos Mouros, che si trova, in pratica, sull’altura di fronte a quella del Palácio da Pena. Costruito nel IX secolo per opera dei mori (come ben si intuisce dal nome), il castello aveva la funzione di proteggere la città di Sintra. Fu però conquistato più volte durante le crociate e col tempo cadde in rovina, fino a quando, nel XIX secolo non venne ampiamente ristrutturato nell’ambito del progetto riguardante i giardini del Palácio da Pena. La visita al castello è una bella scarpinata con tanti gradini da salire, ma è un’altra eccezionale esperienza, che si sviluppa fra suggestive vestigia e panorami mozzafiato, sul sottostante centro abitato e sul dirimpettaio Palácio da Pena, la cui sagoma si confonde fra le lussureggianti foreste della Serra de Sintra. Ormai a sera riguadagniamo, esausti ma compiaciuti, la nostra auto e con quella scendiamo proprio a Sintra, dove prendiamo alloggio per la notte al Moon Hill Hostel, una struttura semplice ma molto ben curata … Poi, più tardi, usciamo a cena in un luogo tutt’altro che tipico (da Pizza Hut) e in questo modo concludiamo una lunga, intensa, ma indimenticabile giornata.
Martedì 16 Agosto
Trascorsa una buona nottata al Moon Hill Hostel ci alziamo con calma, consumiamo una gradevole colazione e poi, a piedi, ci avviamo verso il Palácio Nacional, che dista solo poche centinaia di metri e aprirà i battenti non prima delle 9:30. Il Palácio Nacional risale al quattrocentesco regno di João I e si può considerare a tutti gli effetti il più antico palazzo reale del Portogallo. Nato sotto l’insegna dello stile gotico successivamente, per abbellirne l’aspetto, gli furono aggiunti elementi decorativi manuelini. Ciò che più salta all’occhio, nell’imponente sagoma che domina il centro storico di Sintra, sono però due enormi camini conici, che salgono dalle cucine per trentatré metri e caratterizzano l’intera costruzione. Osservato l’armonioso e candido prospetto principale ci dedichiamo anche alla visita degli interni, a tratti ricchi di sfarzo, nei quali spicca la meravigliosa Sala dos Brasões, con splendidi azulejos alle pareti e un’enorme cupola decorata con i blasoni della nobiltà lusitana. A metà mattinata usciamo dal Palácio Nacional e ci incamminiamo verso la prima periferia del paese, dove si trova la Quinta da Regaleira, una tenuta abbarbicata sul fianco di una collina, nella quale il ricco proprietario terriero Antonio Augusto Carvalho Montero fece costruire, all’inizio del XX secolo, su progetto dell’architetto italiano Luigi Manini, un palazzo in finto stile manuelino (il Palácio dos Milhões), circondato da eccentrici giardini, ricchi di grotte, laghetti, tempietti e labirinti. Oltre al palazzo in particolare ci intriga la fiabesca Torre da Regaleira, ma soprattutto l’enigmatico Pozzo Iniziatico, al cui fondo si accede lungo una scala elicoidale, che scatena le fantasie del piccolo. Da lì poi, con alcuni tunnel, si arriva in vari punti del parco. Mentalmente trasformati in tanti piccoli Harry Potter, vista l’ambientazione, ci approssimiamo quindi all’uscita della Quinta da Regaleira e subito corriamo verso il Moon Hill Hostel, dove il check-out è previsto per le 12:00 in punto e noi arriviamo con qualche innocuo minuto di ritardo. Partiamo subito in auto e percorsi pochi chilometri fra colline ci fermiamo a vedere anche i giardini e il palazzo di Monserrate, il cui attuale aspetto si deve all’aristocratico inglese Francis Cook e all’architetto James Knowles, che a metà Ottocento si ispirò al Royal Pavilion di Brighton, utilizzando una felice combinazione di decori moreschi e italiani: un’altra stravaganza architettonica di questa stupefacente località, amata dalla nobiltà lusitana, ma non solo. Completata anche questa visita lasciamo definitivamente la regione di Sintra e, vista l’ora, ci mettiamo alla ricerca di un supermercato, così da recuperare qualcosa con cui pranzare, ma, incredibile ma vero, passati diversi paesi, proprio non lo troviamo… Rimediamo così, ormai nel primo pomeriggio, con pollo e patatine, acquistati in una remota rosticceria. Ripresa nuovamente strada andiamo spediti verso nord e passiamo nella cittadina di Mafra per fotografare la grandiosa facciata barocca dell’omonimo monastero, costruito nel Settecento con i proventi delle miniere brasiliane… ma vediamo il tutto solo dall’esterno, perché oggi è martedì e il monumento è chiuso al pubblico. Passando oltre continuiamo a macinar chilometri e giungiamo nell’abitato di Lourinhã, nel cui centro ci rechiamo ad esplorare il Museu da Lourinhã, una piccola esposizione che ha il pregio di comprendere una sezione dedicata ai dinosauri … La cittadina, infatti, è pubblicizzata come la Capital dos Dinossauros, a causa dei numerosi fossili di era giurassica ritrovati nella zona e qui esposti … Un’esperienza a tratti elettrizzante, in particolare per il più piccolo della famiglia. Ormai a metà pomeriggio lasciamo Lourinhã e ci avviamo verso l’ultima meta di giornata, che è la cittadella fortificata di Obidos. Sviluppatasi soprattutto sul finire del XIII secolo, quando il mare, ora distante diversi chilometri, lambiva ancora le mura cittadine, e in parte ricostruita dopo il terremoto del 1755, Obidos si presenta oggi come uno dei più pittoreschi villaggi di tutto il Portogallo. Parcheggiamo l’auto ai piedi delle mura e poi varchiamo la Porta da Vila, il principale accesso al paese, abbellito da una cappella interamente rivestita di azulejos. Da lì risaliamo quindi tutta la Rua Direita, fiancheggiata da tipiche dimore imbiancate a calce e bordate di ocra e blu cobalto, ma anche tempestata di negozi di souvenir, tanto che gli scorci migliori si hanno divagando nelle vie laterali. Molto caratteristica è anche la Igreja de Santa Maria, teatro nel 1444 delle nozze del re bambino Alfonso V, di dieci anni, con la cugina Isabel, di otto. Passeggiando arriviamo poi al castello medioevale, caratterizzato da numerose torri merlate, che è stato trasformato di recente in una lussuosa pousada. In prossimità del castello saliamo infine sulle mura, così ne percorriamo tutto il cammino di ronda rivolto a ponente, con belle vedute sull’intero borgo, e torniamo con i piedi a terra alla Porta da Vila, concludendo con soddisfazione anche la visita di Obidos. A questo punto restano da percorrere una ventina di chilometri, fino alla cittadina di Peniche, sulle rive dell’Oceano Atlantico. Lì prendiamo alloggio, in pieno centro, alla Swordfish Eco-House, una struttura molto spartana, ma utile allo scopo, che ci ospiterà per le prossime due notti … dando seguito ad una vacanza che pian piano ci sta entrando nel cuore.
Mercoledì 17 Agosto
Il garrire incessante dei gabbiani ci fa svegliare alle prime luci dell’alba, allora poltriamo un po’ fra le lenzuola e quando scostiamo le tende ci rimaniamo un po’ male: non solo è nuvoloso, ma c’è anche una fitta nebbia! … Proprio oggi che ci aspetta una escursione in barca (prenotata fin da casa) all’isola di Berlenga, uno scosceso pezzetto di terra ubicato dieci chilometri al largo di queste coste, dichiarato Riserva Naturale nel 1981, ma area protetta fin dal 1465, in pratica la prima del genere al mondo! Non ci lasciamo intimorire però dalla situazione, anche perché le previsioni per il proseguo della giornata non sono orribili, e ci prepariamo di tutto punto per l’esperienza balneare. Ci rechiamo così al porto di Peniche e lì troviamo tanta altra gente in procinto di partire per l’escursione, con tanto di teli e ombrelloni sottobraccio, anche se sembra novembre … Alle 9:30 salpiamo, con la motonave della compagnia Viamar, navigando quasi alla cieca, poi lungo il tragitto la nebbia si dissolve, ma il cielo resta nuvoloso e cupo. Dopo circa quaranta minuti sbarchiamo senza troppo entusiasmo sull’Ilha da Berlenga e subito c’incamminiamo, fra tantissimi gabbiani, verso il suo culmine, dove si trova l’ottocentesco faro, poi raggiungiamo fra selvaggi scenari l’estremità più occidentale del luogo, mentre proprio nella direzione di quel punto cardinale, all’orizzonte, si intravvede qualche beneaugurante squarcio di cielo sereno … Attendiamo quasi un’ora e alla fine veniamo premiati, perché arriva finalmente il sole, che accende tutti i colori ed esalta le bellezze di Berlenga. Comincio a scattare foto all’impazzata, mentre ci dirigiamo verso la costa sud-orientale dell’isola, dove si trova il Forte de São João Baptista, principale attrazione di Berlenga, costruito nel 1651 per impedire la conquista di questo piccolo lembo di terra da parte di corsari nordafricani o potenze nemiche. La costruzione si trova inserita in uno straordinario contesto ambientale, ubicata su di uno scoglio e raggiungibile tramite una scoscesa scalinata ed un sinuoso ponticello in pietra, fra altissime pareti di granito rosa e circondata da un mare cristallino. Dentro al forte, oggi in parte trasformato in pousada, pranziamo con i nostri panini, poi affrontiamo la faticosissima salita che ci riporta al faro e alla sommità dell’isola, quindi torniamo pian piano verso il punto di approdo della barca, dove si trovano le sparute case di Berlenga, un piccolo campeggio e l’unica spiaggia, però decisamente scenografica … e lì andiamo a fermarci, con l’intento di trascorrere un paio d’ore in riva al mare. Il sole ora scotta sulla pelle e nella baia, molto riparata, fa un bel caldo, l’acqua dell’oceano invece è gelida. Ciò non impedisce a Leonardo, impavido, di consumare un lungo bagno, che speriamo non abbia conseguenze per la sua salute. Alle 16:30, ricomposti gli zaini, torniamo poi al molo, dove ritroviamo puntuale la motonave della Viamar, che è venuta a prenderci. Ci lasciamo così alle spalle la splendida Ilha de Berlenga e dopo una tranquilla traversata, durante la quale vediamo anche i delfini, sbarchiamo nuovamente nel porto di Peniche … E’ ancora troppo presto però per rientrare alla Swordfish Eco-House, allora saliamo in auto e raggiungiamo, a ovest dell’abitato, il Cabo Carvoeiro. All’estremità di un’aspra penisola rocciosa protesa verso il mare aperto e l’isola di Berlenga si trovano strabilianti scogliere a picco sulle spumeggianti acque dell’Altantico, sovrastate da un settecentesco faro e presidiate da un enorme faraglione … Un’altra bellissima esperienza, nella quale la natura la fa da padrona, consumata nell’ambito di una giornata iniziata non troppo bene, ma conclusasi magnificamente!
Giovedì 18 Agosto
Questa mattina niente nebbia a Peniche … così partiamo di buon ora diretti a nord e intorno alle 9:30 siamo già nella cittadina di Alcobaça per visitare l’omonimo monastero cistercense. Inserito fra i beni Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco fin dal 1998, il Mosteiro de Santa Maria de Alcobaça fu fondato nel 1153 dal primo re del Portogallo, Alfonso Henriques, e nel XIII secolo era senz’altro il più potente del paese. Perennemente legato ai reali portoghesi questo grande edificio in stile gotico è uno spaccato di storia lusitana, contenente alcune tombe di monarchi, fra le quali si notano quelle elaboratissime di Pedro I e della moglie Inês de Castro, protagonisti di una straziante storia l’amore. Oltre alle sontuose navate della chiesa spiccano poi la Sala dei Re, contenente le statue dei monarchi che governarono il regno durante i suoi primi seicento anni, il grande Chiostro del Silenzio e la cucina del monastero, caratterizzata da un enorme camino. Riguadagnata l’auto e ripreso l’itinerario verso le 11:00 raggiungiamo un altro celebre monastero, forse il più importante del paese: quello di Batalha. Posto sotto l’egida dell’Unesco fin dal 1983 il Mosteiro de Santa Maria da Vitória de Batalha è uno dei più significativi e grandiosi esempi di stile gotico manuelino di tutto il Portogallo e fu edificato per volere di re João I, nel 1386, per commemorare la vittoria sull’esercito castigliano che gli permise di salire al trono. La costruzione del complesso si protrasse poi per quasi un secolo e mezzo, durante il quale il luogo assunse anche il ruolo di pantheon reale. Sulla destra della grande navata, appena dopo l’elaborato portale d’ingresso, vediamo infatti la splendida Capela do Fundador, capolavoro dell’architettura gotica che ospita le tombe di João I, della moglie Philippa e di quattro principi loro figli, fra i quali Enrico il Navigatore, pioniere delle esplorazioni geografiche. Dall’altro lato della navata accediamo invece al meraviglioso Claustro Real, contornato di elegantissime volte ogivali decorate da delicati trafori, mentre in un angolo si trova una graziosa fontana a tazze sovrapposte. Dai portici si ha quindi accesso alla grande Sala Capitolare, che presenta un’ardita soluzione architettonica. Dobbiamo infine uscire dal monastero per accedere, sul retro dell’abside, alle cosiddette Capelas Imperfeitas (le cappelle incompiute), commissionate dal re Duarte I (figlio di João) nel 1437 come secondo mausoleo di famiglia, ma mai terminate causa la prematura scomparsa del sovrano e anche dell’architetto … Seppur a cielo aperto le cappelle sono uno strabiliante capolavoro di arte manuelina i cui complessi decori, scolpiti nella pietra, ci lasciano esterrefatti. Su di una panchina, nell’area intorno al monastero, consumiamo il nostro “luculliano” pranzo, poi nel primo pomeriggio riprendiamo strada e, in breve, arriviamo nella vicina località di Fatima, dove si trova uno dei più noti santuari della moderna cristianità. Fatima era un semplice borgo agricolo fino al 13 maggio 1917, quando, secondo le testimonianze, la Vergine Maria apparve a tre pastorelli rivelando a Lucia (una di essi) i famosissimi tre segreti. Da allora il luogo è stato meta di pellegrinaggi e si è sviluppato in maniera esponenziale. Una vastissima spianata, capace di un milione di fedeli, si estende infatti davanti alla bianchissima basilica, nella quale sono sepolti i pastorelli, e attorno alla semplice Capelinha das Apariçöes, costruita sul luogo dove presumibilmente è apparsa la Madonna … Una vera e propria industria del culto nella quale noi, cristiani non praticanti, ci facciamo brevemente coinvolgere. Così ci mettiamo in fila per il rito delle candele e poi lasciamo il luogo al quale, non lo nascondo, ho lasciato qualche personale preghiera … Tornando all’odierno programma di visite ci spostiamo di una decina di chilometri da Fatima e, cambiando completamente tema, approdiamo al sito delle Pegadas dos Dinossáurios, una vecchia cava dove, nel 1994, i paleontologi federo una straordinaria scoperta: la più antica e lunga serie di impronte di dinosauri al mondo, risalente a 175 milioni di anni fa e appartenuta a grandi erbivori che solcavano quella che un tempo era una laguna. Il luogo è molto interessante anche se, all’apparenza, un po’ decadente, soprattutto per quanto riguarda il centro visitatori. Le orme però si distinguono chiaramente ed emoziona pensare a chi appartengono e a quanto indietro nel tempo risalgono. Trascorsa oltre un’ora a spasso nell’era giurassica torniamo al tempo reale e ripresa strada arriviamo anche al castello medioevale di Almourol, scenograficamente ubicato su di un’isoletta al centro del fiume Tago (lo stesso di Lisbona e della Torre di Belém). Risalente al XII secolo e appartenente alle fortezze templari, il maniero aveva funzioni prettamente militari ed è costituito da un mastio e da una massiccia cinta muraria. Lo raggiungiamo con una piccola imbarcazione e lo esploriamo fino alla sommità della torre, dalla quale si gode un bel panorama. Usciti dal castello ci avviamo con calma verso la cittadina di Tomar e verso il termine della tappa, ma è ancora presto e giunti a destinazione andiamo alla periferia dell’abitato a vedere i suggestivi resti dell’Aqueduto Pegões, eretto nel XVII secolo per l’approvvigionamento idrico al grande Convento de Cristo, ma la prospettiva migliore della costruzione è nettamente controluce, così ci ripromettiamo di tornare l’indomani. Guadagniamo quindi il centro di Tomar e la Pensão Residencial Luanda, che ci ospiterà per la notte, poi usciamo a cena nel borgo, mangiando divinamente al ristorante O Tabuleiro e mettendo la parola fine su di una giornata più che positiva.
Venerdì 19 Agosto
Ormai ad una settimana dal via di questo viaggio, quando ci alziamo, troviamo il cielo pieno di nuvole … come da previsioni, del resto, oggi ci aspetta una grigia giornata. Dopo colazione, a piedi, ci rechiamo a vedere l’interessante Praça da Republica, principale spazio pubblico della città di Tomar, sul quale prospettano la bella Igreja de São João Baptista ed una serie di edifici seicenteschi, fra i quali il vecchio municipio, poi torniamo in hotel e partiamo in auto con tutti i bagagli al seguito. Il tragitto però è breve, perché saliamo sulla collina che domina l’abitato, dove si trova il grande Convento de Cristo, uno dei più importanti edifici storici del paese (nell’Unesco dal 1983), fondato nel XII secolo come sede dell’Ordine dei Cavalieri Templari, successivamente trasformato nell’Ordine di Cristo, di cui fu Gran Maestro anche Enrico il Navigatore. Il complesso è enorme e noi pian piano ne intraprendiamo la visita, a cominciare dalla cosiddetta Charola, un tempio rotondo edificato sul modello della chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme, superbamente decorato nel Cinquecento con statue policrome e meravigliosi dipinti, per passare poi ai vari chiostri (il convento ne conta ben otto), fra i quali spicca quello a due piani di João III. Infine notiamo anche gli stupefacenti decori manuelini della Janela do Capitulo (la finestra della Sala Capitolare) … Molto belli, non c’è che dire, però tutti gli esterni del Convento de Cristo necessiterebbero di un copioso restauro. A metà mattinata lasciamo Tomar e, una volta ripassati dall’Aqueduto Pegões, prendiamo a macinar chilometri verso nord, mentre comincia anche a piovere … poi smette, ma il cielo resta grigio quando giungiamo in vista di Coimbra, storica città universitaria, che fu anche capitale del Portogallo fra il 1143 ed il 1255. Facciamo spesa e poi pranziamo in riva al fiume Mondego, che caratterizza le viste sul centro abitato, quindi partiamo alla scoperta di Coimbra e saliamo a piedi verso la collina della città vecchia. Così ci fermiamo prima di tutto a vedere la Sé Velha, la prima cattedrale, eretta nel XII secolo in uno stile romanico molto severo, che la fa assomigliare molto più ad una fortezza che ad una chiesa, poi saliamo ancora fino a giungere di fronte alla cosiddetta Porta Férrea, che dà accesso alla gloriosa Velha Universidade, una delle più antiche università d’Europa, fondata nel 1290. Oltrepassata la porta accediamo al Paço das Escolas, la vasta piazza attorno alla quale si sviluppa il complesso della vecchia università, ospitato negli antichi palazzi reali, e lì cominciamo a seguire il relativo percorso di visite. Prima di tutto esploriamo quelli che un tempo erano gli ambienti del palazzo reale, fra i quali spicca la solenne Sala dos Capelos (ex Sala del Trono), ora sede delle più importanti cerimonie accademiche, poi vediamo la piccola ma incantevole Capela de São Miguel, tutta rivestita di azulejos policromi, infine entriamo nella sontuosa Biblioteca Joanina, capolavoro barocco contenente circa 250.000 preziosissimi volumi. Tornati al Paço das Escolas, coadiuvati da qualche timido raggio di sole, ci godiamo le viste sull’intero complesso e sulla città dall’alto, poi lasciamo la prestigiosa Velha Universidade, che dal 2013 è anche entrata a far parte dei beni posti sotto l’egida dell’Unesco. Scesi dalla collina della città vecchia passiamo anche a sbirciare l’interessante Igreja de Santa Cruz, dall’originale facciata, che è un mix di stili architettonici, e dagli interni decorati con i tipici azulejos, poi torniamo all’auto per lasciare Coimbra. Sono quasi le 16:00 e siamo in netto ritardo sulla tabella di marcia, così partiamo spediti, sempre verso nord, mentre il cielo s’incupisce nuovamente e lascia cadere qualche altra goccia di pioggia.
Quando però arriviamo nella cittadina di Aveiro, che siamo intenzionati a visitare, il meteo si placa e all’orizzonte si vedono squarci di sereno. Prima di tutto passiamo a fotografare la caratteristica e vecchia stazione, tutta adornata di azulejos, poi andiamo verso il centro … Aveiro si trova in una zona lagunare e per i suoi canali è anche detta la Venezia portoghese, ma non scherziamo, non è neanche lontana parente di quella italiana. Ciò nonostante offre qualche intrigante scorcio, condito dalle colorite barche locali (i barcos moliceiros), oltre che dalla seicentesca Igreja da Misericordia, la cui facciata è interamente decorata con azulejos. Dopo un veloce tour delle vie centrali ci lasciamo alle spalle anche Aveiro per andare nella vicina località di Costa Nova, sul litorale oceanico, dove, affacciata sulla laguna interna, si trova una pittoresca sfilata di edifici tipici di questa regione: i palheiros, ovvero i capanni costruiti nell’Ottocento dai pescatori per le loro attrezzature, che col tempo, sapientemente restaurati, sono diventati gradevoli case di vacanza e ora fanno bella mostra, dipinti come sono a righe dai colori forti alternati al bianco. Scattate le dovute foto ci apprestiamo a seguire l’ultimo tratto di questa intensa tappa, mentre il sole vince la sua battaglia e torna dominatore assoluto dei cieli lusitani. Con la prua costantemente rivolta a nord giungiamo nell’abitato di Valega per vedere la poco nota Igreja Matriz de Santa Maria, la cui facciata, rivestita di azulejos multicolore, si staglia alle spalle del piccolo cimitero di paese, creando un bellissimo, quanto inaspettato, quadro d’insieme… peccato solo, vista l’ora tarda, non poterne esplorare anche gli interni. In fretta ci dirigiamo poi a 15 chilometri di distanza, nella località di Cortegaça, per osservare, solo esternamente, la Igreja Matriz de Santa Marinha, anche questa, seppur semi-sconosciuta, davvero bella grazie al suo rivestimento in tradizionali azulejos bicromatici … Ormai a sera manca tuttavia ancora una meta per completare la giornata. Puntiamo così il navigatore sulla vicina Praia de Miramar, dove si trova, in riva all’oceano, la curiosa Capela do Senhor da Pedra. Giunti quasi a destinazione ci allarmiamo però per una spia che ci segnala uno pneumatico a terra … Ci fermiamo ma non notiamo nulla di anomalo, allora andiamo a vedere la chiesetta, costruita nel 1686 e scenograficamente appollaiata su di un solitario scoglio in questo tratto di costa, caratterizzato da una lunga spiaggia, il tutto mentre il sole, sempre più vicino alla linea dell’orizzonte, rende l’ambientazione ancor più suggestiva. Alla fine, quasi alle 20:00, ci avviamo verso la città di Porto, dove alloggeremo, mentre la spia continua a segnalarci il problema. Così ci fermiamo in un’area di servizio per gonfiare gli pneumatici e appuriamo in effetti che uno era molto sgonfio … speriamo proprio solo sgonfio … Quasi all’imbrunire facciamo il nostro ingresso a Porto e giungiamo all’Hotel Palanca, che ci ospiterà per due notti. Portiamo i bagagli in camera e andiamo a cena ancor prima di fare una doccia, quindi ci ritiriamo nei nostri appartamenti a riposare, in previsione, domani, della visita alla seconda città, per dimensioni, del Portogallo.
Sabato 20 Agosto
La giornata non inizia nel migliore dei modi: scendo in auto a prendere una bottiglia d’acqua e mi accorgo che la ruota incriminata è completamente a terra, quindi bucata. Mi rivolgo alla reception, dove mi indicano un gommista nelle vicinanze, così mettiamo il ruotino di scorta e andiamo subito a riparare la gomma, accumulando alla fine almeno un’ora di ritardo sul programma previsto… Comunque tutto è bene ciò che finisce bene e intorno alle 9:30 partiamo, zaino in spalla, alla scoperta di Porto. Acquistiamo un abbonamento giornaliero per i mezzi pubblici e dalla vicina stazione della metropolitana di Marquez diamo il là alle danze… Così emergiamo dal sottosuolo in prossimità del Mercado do Bolhão, una struttura in ferro parecchio fatiscente che ospita il mercato di Porto, e da lì raggiungiamo a piedi l’Avenida dos Aliados, un vastissimo viale in leggera pendenza alla cui sommità è ubicato il Palazzo del Municipio. Praticamente al capo opposto, dove l’avenida prende il nome di Praça da Libertade, si trova invece l’Estação de São Bento, la monumentale stazione ferroviaria, il cui atrio è completamente ricoperto di splendidi azulejos, che illustrano la storia dei trasporti e del Portogallo. Dalla stazione c’incamminiamo poi per raggiungere la bella Igreia dos Clérigos, opera settecentesca dell’architetto di origini italiane Niccolò Nasoni, caratterizzata dalla sua torre barocca, alta 75 metri, che svetta sull’intera città. A pochi isolati di distanza andiamo poi a vedere la Igreja do Carmo, che, abbellita sul fianco da un grande azulejos, fu costruita del XVIII secolo proprio di fianco alla Igreja das Carmelitas… Le due chiese sono talmente vicine che fra di loro si trova la casa più stretta di tutto il Portogallo, larga circa un metro, con la sua porta e due piccole finestre sovrapposte.
Anche a Porto, come a Lisbona, circolano vecchi e pittoreschi tram e proprio di fronte alle due chiese si trova la fermata della storica Linea 18. Lì ci mettiamo in attesa e una volta saliti sullo sferragliante mezzo scendiamo sulle rive del fiume Douro (da sempre linfa vitale per la città) e correndo verso la primissima periferia ci andiamo a fermare proprio di fronte al Museu do Carro Eléctrico. Questo spazio espositivo, ospitato nei locali di un’ex-centrale elettrica, è poco frequentato, ma invece merita la giusta attenzione visto che percorre in maniera esaustiva la storia del tram, mettendo in mostra una bella serie di luccicanti esemplari d’epoca. Con un altro tram elettrico (il numero 1) torniamo verso il centro di Porto e scendiamo proprio di fronte alla Igreja de São Francisco, unica chiesa gotica della città, ora sconsacrata, risalente al XIV secolo. I suoi interni però sono barocchi e sono strabilianti per la ricchezza delle decorazioni lignee dorate, che danno l’impressione di una chiesa ricoperta d’oro. Nei sotterranei, invece, osserviamo alcune macabre catacombe, poi ritroviamo l’aria aperta e proseguiamo nel nostro itinerario. Passiamo di fronte al Palácio da Bolsa, le cui sale meriterebbero di essere viste, ma è possibile farlo solo con una lunga visita guidata e quindi decliniamo. In questo modo arriviamo nuovamente sulle rive del Douro, nel tratto noto come Ribeira, il più caratteristico della città, dichiarato anche Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Qui le più tipiche case di Porto, allineate lungo la banchina, creano deliziosi quadretti davanti ai quali ci fermiamo a lungo, anche a pranzare. Senza perdere troppo tempo poi ripartiamo e passeggiando sul lungofiume di Ribeira ci gustiamo anche la vista sul Ponte Dom Luis I, spettacolare icona della città di Porto, realizzato in ferro, sul finire dell’Ottocento, seguendo il progetto dell’ingegnere belga Téophile Seyrig, allievo del ben più noto Gustave Eiffel. La sua grandiosa arcata di 172 metri scavalca in questo punto il Douro e ne permette l’attraversamento su due piani: uno poco sopra il livello dell’acqua e l’altro circa cinquanta metri più in alto. Dalla base del ponte saliamo quindi sulla collina che domina la riva destra del fiume con l’ausilio della Funicolar dos Guindais e ci incamminiamo in quella zona della città. Passiamo così davanti alla bella facciata ricca di azulejos della Igreja de Santo Idelfonso e arriviamo anche alla Sé, la cattedrale di Porto. Costruita come chiesa-fortezza a partire dal XII secolo, la Sé possiede una severa facciata in stile romanico che prospetta su di una vasta terrazza panoramica dominata al centro da un elaborato pelourinho (colonna in pietra che aveva funzione di gogna). L’interno è molto cupo, mentre invece è molto bello il chiostro gotico, decorato con mirabili azulejos barocchi. Usciti anche dalla cattedrale ci dirigiamo nuovamente verso il Douro ed il Ponte Dom Luis I, che attraversiamo a piedi nella sua parte alta, con spettacolari panorami sulla città. Giungiamo così sull’altra sponda alla cittadina di Vila Nova de Gaia, che per quanto può sembrare strano non è un quartiere di porto, ma un comune a sé stante. Da qui le viste spaziano magnificamente sul ponte e su Ribeira, ma non è tutto, perché la zona è famosa nel mondo per le sue numerose cantine di vino Porto, fiore all’occhiello della locale produzione vitivinicola. Noi decidiamo di visitare la cantina Sandeman, forse la più famosa, fondata nel 1790, nel cui marchio c’è un uomo con mantello nero (chiamato don) e sombrero, lo stesso abbigliamento che indossa la guida (di lingua francese), che ci accompagna fra le cataste di botti contenenti il prezioso nettare … consumiamo così un’altra interessante esperienza, al termine della quale ci viene offerto anche un gradito assaggio del prodotto. Ormai a pomeriggio inoltrato passeggiamo per un po’ sul lungofiume di Vila Nova de Gaia, brulicante di turisti, e poi con l’ausilio del Teleférico de Gaia risaliamo, accompagnati da altri notevoli scorci panoramici, fino alla sommità del Ponte Dom Luis I, dove transita la Linea D della metropolitana, che ci riporta verso il centro di Porto. Dopo un cambio di linea e qualche altra fermata giungiamo così in vista anche della Casa da Musica, sbalorditiva opera moderna, con funzioni di auditorium, dell’architetto olandese Rem Koolhaas, inaugurata nel 2005, che caratterizza questa zona della città con la sua enorme mole e l’originale struttura poliedrica. Consumata anche l’ultima visita in programma, con i mezzi pubblici, rientriamo in hotel, ma non vi restiamo a lungo, perché per cena siamo intenzionati a tornare in quel di Ribeira. In tal modo rincasiamo ad un’ora piuttosto tarda, sfiniti, ma pienamente soddisfatti, per ciò che Porto ha potuto offrirci in questa intensissima giornata.
Domenica 21 Agosto
Ci svegliamo di buonora, nel silenzio ovattato della domenica mattina, e ci apprestiamo a lasciare Porto, che ci è davvero piaciuta. Andiamo ancora verso nord e di tale segno cardinale tocchiamo il punto più estremo del nostro viaggio nella città di Braga, dove arriviamo poco dopo le 9:00. Parcheggiamo vicino al centro di questa ordinata cittadina, che riveste grande importanza per il paese dal punto di vista religioso e pone le sue antiche radici addirittura nell’era del ferro. Vediamo così la bella Praça da República, con i suoi portici e la zampillante fontana, poi ci perdiamo un po’ per le vie dei dintorni, passando dal Palazzo Episcopale, dal Municipio barocco e dalla severa cattedrale. Riconquistata l’auto andiamo quindi verso l’altura che domina la città, dove si trova il settecentesco Santuario di Bom Jesus do Monte, che è il principale motivo per cui siamo venuti in questa località. Ciò che più caratterizza il santuario è la monumentale scalinata barocca (l’escadaria) che vi dà accesso dalla base della collina. Sono circa 450 scalini che però decidiamo di non percorrere. Fotografiamo la scalinata dal basso e poi in auto seguiamo la strada tutta curve che ci porta in cima. Da lassù il panorama sulla città è davvero intrigante. Nei pressi del santuario c’è pure una strada (la Estrada do Sameiro) che alcuni ritengono magica perché, in un tratto di discesa, l’auto lasciata in folle se ne va in salita, ma (sperimentata personalmente) è una chiara illusione ottica. A pochi chilometri di distanza si trova inoltre il Santuario do Sameiro, di più recente costruzione, dal quale si ha un’altra bella vista su Braga. A questo punto della mattinata scendiamo dalle montagne lungo una tortuosissima strada che ci conduce, verso mezzogiorno, alla cittadina di Guimarães, che fu la prima capitale del Portogallo, seppur per un breve periodo, fin quando il titolo venne trasferito a Coimbra. Non a caso il suo centro storico, nel 2001, è stato inserito fra i beni Patrimonio dell’Unesco. Ci dedichiamo subito alla visita esplorando la collina a nord del nucleo abitato, dove si trovano l’austero castello medioevale ed il massiccio Palazzo del Duchi di Braganza, poi ci avventuriamo nelle caratteristiche viuzze del borgo, pavimentate a ciottoli, che conservano un armonioso patrimonio architettonico, fatto di arcate, balconcini in ferro e logge di granito, sapientemente restaurate. Passiamo accanto al Convento de Santa Clara e, attraverso la caratteristica Praça de São Tiago, giungiamo nel pittoresco Largo da Oliveira, il cuore di Guimarães, dove un’insolita volta gotica preserva un mitico luogo che, secondo la leggenda, ha condizionato la storia di tutto il paese. Qui confluiscono le vie più importanti del centro storico, fra le quali la caratteristica Rua da Rainha Dona Maria II, che percorriamo brevemente, prima di far ritorno alla nostra auto e lasciare Guimarães, che ci ha letteralmente stregato per le sue testimonianze storiche. Non ancora sazi della prima parte di giornata, subito dopo ci avventuriamo nelle montagne limitrofe e curva dopo curva, percorrendo anche uno sterrato, arriviamo nei pressi della cosiddetta Casa do Penedo, sperduta fra un’infinità di pale eoliche … E’ una sorta di costruzione trogloditica (qualcuno l’ha definita la casa dei Flinstone), anche se costruita nel 1974. Eretta fra due enormi massi di granito è senza dubbio una curiosità architettonica al di fuori degli schemi … ma è anche una proprietà privata (accidenti!) e come tale, di recente, è stata recintata e non la si può più vedere, se non da lontano … peccato! Poco oltre la Casa do Penedo, nel villaggio di Pereira, ci fermiamo a pranzare, poi scendiamo dalle montagne e, guadagnata l’autostrada, nel primo pomeriggio, raggiungiamo la cittadina di Vila Real, alla cui periferia andiamo a visitare la Casa (o Solar) de Mateus. Riprodotta sull’etichetta del vino Mateus Rosé, uno dei prodotti locali maggiormente esportati e parecchio in voga in Italia nel periodo dei nostri anni verdi, la Casa de Mateus è la più famosa residenza di campagna di tutto il Portogallo. Risale al 1740, l’epoca d’oro del barocco lusitano, e non si sa chi l’abbia costruita, anche se è spesso attribuita all’architetto Niccolò Nasoni, lo stesso dell’Igreja dos Clerigos di Porto… In effetti, vista dai giardini, è altamente scenografica e merita tutta l’attenzione che abbiamo voluto dedicargli. Ripreso l’itinerario, fra le impervie colline ricche di vigneti di questa regione, giungiamo attorniati da vastissimi panorami, sulle rive del fiume Douro (lo stesso che sfocia a Porto), nei pressi del paese di Peso da Régua. Lì ci avventuriamo verso occidente, lungo le rive dell’illustre corso d’acqua, accompagnati da piantagioni di viti a perdita d’occhio, del resto è proprio qui che si produce l’uva che poi diventerà pregiato vino Porto. Dopo un’infinità di curve, in prossimità del villaggio di Miguas, scavalchiamo il Douro e torniamo verso est seguendo la riva opposta. In questo modo, affrontando un’altra lunga serie di tortuosità, giungiamo nella località di Lamego, la cui principale attrattiva è il Santuario barocco di Nossa Senhora dos Remédios, posto su di un’altura e raggiungibile per mezzo di una lunghissima scalinata, che il pomeriggio inoltrato mette però già completamente nell’ombra. Diamo un’occhiata anche alla severa cattedrale di Lamego, risalente al XII secolo, quindi saliamo in auto fino al santuario, per godere del panorama, che da lassù abbraccia tutto il circondario, infine ci avviamo verso la città di Viseu e la conclusione di una positiva giornata. Poco dopo le 20:00 arriviamo al Viseu Garden Hotel, che ci ospiterà per la notte. Portiamo i bagagli in camera e usciamo a cena nelle vicinanze, ma non facciamo tardi anche perché domani ci attende una precoce sveglia, in previsione della tappa più lunga del viaggio.
Lunedì 22 Agosto
Ci apprestiamo oggi a visitare parte delle regioni centrali del Portogallo e, presumibilmente, dovremo affrontare una giornata torrida dal punto di vista meteorologico. Quando suona la sveglia non è ancora sorto il sole e già prima delle 8:00 siamo in strada, perché innanzitutto dobbiamo percorrere circa 260 chilometri, in gran parte di autostrada. Fila via tutto liscio e venti minuti dopo le 10:00 giungiamo ai piedi della cittadella fortificata di Castelo de Vide, nostra prima meta odierna, mentre il caldo è in aumento e ci sono già più di 30 gradi. Siamo nella regione dell’Alentejo, terra storicamente travagliata e contesa fra mori e cristiani, ma siamo anche in una zona di frontiera, perché la Spagna da qui si vede ad occhio nudo. Per questi motivi fu probabilmente costruito su queste alture un castello già nel XII secolo e attorno a quello si sviluppò poi il villaggio di Castelo de Vide. Parcheggiamo l’auto e poi facciamo una bella passeggiata nel borgo, che a tratti offre scorci molto caratteristici, con le strette viuzze e le case tinteggiate a calce. Arriviamo fino al castello, quindi scendiamo lungo la Judiaria, l’antico quartiere ebraico, passando per la graziosa piazza nella quale si trova la Fonte da Vila, una fontana in marmo con annesso lavatoio, che crea un quadro davvero pittoresco. Infine riguadagniamo il punto di partenza. Lasciata Castelo de Vide ci spostiamo solo di una decina di chilometri al paese, quasi gemello, di Marvao, appollaiato su di uno sperone roccioso, con una vista grandiosa che spazia in direzione della Spagna. Un cerchio quasi integro di mura, risalente al XVII secolo, abbraccia un piccolo centro di linde casette che a volte offrono prospettive davvero intriganti. Il tutto estremamente curato e restaurato nei minimi dettagli, tanto da valergli l’iscrizione nelle liste dell’Unesco… Anche in questo caso, come a Castelo de Vide, arriviamo fino al castello e poi torniamo sui nostri passi, in più maggiormente soddisfatti. Mentre il mezzogiorno è già suonato ci spostiamo verso sud-ovest. Passiamo nei pressi della cittadina di Portalegre, capoluogo dell’Alto Alentejo, e arriviamo nella località di Crato, un tranquillo centro rurale tutto di caratteristiche casette bianche rifinite con contorni color ocra, fra le quali spicca il Municipio e la sua elegante Varanda do Grão Prior, reminiscenza di un’epoca in cui il luogo rivestiva un ruolo più glorioso di quello attuale. Da lì ci spostiamo quindi nel vicino sobborgo di Flor da Rosa, raccolto intorno ad una pittoresca chiesetta, dove ci fermiamo a pranzare per poi subito ripartire. Percorriamo una manciata di chilometri nell’ondulato e infuocato paesaggio di questa regione, con la temperatura che sale vertiginosamente sopra i 35 gradi, e arriviamo di fronte ad un cancello, chiuso, preceduto da un’insegna turistica che indica l’Anta de Tapadão, sito megalitico che saremmo intenzionati a visitare. Il cancello però si può aprire, mentre un cartello si raccomanda poi di richiuderlo … e il motivo è presto detto, perché in lontananza si vedono alcuni bovini al pascolo. Così facciamo, poi seguiamo un breve sterrato che ci porta fino all’Anta do Tapadão, il dolmen meglio conservato di tutto il Portogallo, risalente circa al 3000 a.C. Una costruzione senza dubbio piena di fascino e mistero. Scattiamo qualche foto e poi facciamo il percorso inverso fino a riconquistare il nastro d’asfalto, che prendiamo a seguire subito spediti verso sud, mentre il termometro, impietoso, segna più 40! In questa maniera giungiamo in vista della collina sulla quale si erge il minuscolo borgo fortificato di Evoramonte, risalente al XII secolo. Saliamo in auto fino alla porta di accesso superiore della cinta muraria e, nonostante il caldo, facciamo una laconica passeggiata lungo l’unica strada del villaggio, fiancheggiata da alcuni tipici edifici e dal possente mastio cinquecentesco. Nel sempre più torrido pomeriggio alentejano ci spostiamo poi, di qualche decina di chilometri, al paese di Arraiolos, noto soprattutto per la produzione di tappeti, ma che dovrebbe possedere anche un centro piuttosto carino. Parcheggiamo così l’auto nelle vicinanze e facciamo un giretto per le viuzze e la piazza principale, dove le case imbiancate hanno cornici nelle tonalità fra il turchese e il color lavanda. Visto il caldo, per salire all’originale castello medioevale, a pianta circolare, facciamo poi uso della nostra Opel Astra e della comoda strada che giunge fin dentro le mura. Lasciataci alle spalle anche Arraiolos ci avviamo verso Évora, capoluogo dell’Alentejo, ma non è ancora ora di chiudere la tappa, perché la zona intorno alla città è una delle più ricche in Europa per la presenza di monumenti megalitici, e noi oggi siamo intenzionati a vedere almeno i più importanti. Ci rechiamo così nella minuscola località di Guadalupe, da dove un percorso sterrato, ma praticabile per qualsiasi automezzo, ci porta prima al solitario Menir dos Almendres (raggiungibile con una breve scarpinata) e poi al ben più complesso Cromeleque dos Almendres, uno dei più vasti siti del genere di tutto il continente ed il principale della Penisola Iberica, con ben 95 monoliti conficcati nel terreno, risalenti ad un periodo compreso fra i 6000 ed i 7000 anni fa! Le millenarie pietre si ergono su di una dolce collina, contornate da un bosco di querce da sughero e l’intero contesto, nella calda luce del tardo pomeriggio, ci appare altamente suggestivo. Riguadagnato l’asfalto ci spostiamo poi di pochissimi chilometri, nel paesotto di Valverde, da dove un altro sterrato ci porta al cospetto dell’Anta Grande do Zambujeiro, uno dei più grandi dolmen conosciuti, risalente indicativamente al 3500 a.C. Anche questo affascinante, seppur penalizzato dalla sua collocazione sotto ad una fatiscente ed arrugginita tettoia, costruita per il timore di un deterioramento del sito. Ormai con il sole prossimo alla linea dell’orizzonte non ci resta, infine, che andare spediti verso Évora e la Pensão Policarpo, nella quale alloggeremo. La struttura è situata quasi in pieno centro, così ci rassettiamo e poi andiamo a cena nella Praça do Giraldo, la principale della città, concludendo una caldissima ma bella giornata.
Martedì 23 Agosto
La prima parte di mattinata è oggi dedicata alla visita di Évora, una delle città più ricche di storia e ben conservate del Portogallo, quindi, indiscutibilmente, anche Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Partiamo a piedi dalla Pensão Policarpo e in breve raggiungiamo il cuore dell’abitato per assaporarne tutte le grazie, a cominciare dall’interessante Palácio de Dom Manuel, che è parte di un vecchio palazzo reale, risalente all’epoca di Vasco da Gama, poi la vicina Igreja de São Francisco, nota soprattutto per l’inquietante e macabra Capela dos Ossos, una grande sala rivestita con ossa e teschi di circa cinquemila monaci, al cui ingresso sta scritta la sinistra frase: «Nós ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos» (Noi ossa che qui stiamo le vostre aspettiamo). Riemersi dal mondo dei morti guadagniamo la già familiare Praça do Giraldo, sulla quale prospetta la bella facciata rinascimentale della Igreja de Santo Antão, quindi, vagando per vicoli, passiamo davanti al Municipio e arriviamo alla Sé: l’imponente e severa cattedrale di Évora. Esploriamo il grande edificio religioso, risalente al XII secolo, nel quale spicca in particolare il bel chiostro gotico, poi usciamo e ci rechiamo nei paraggi anche alla Igreja da Misericórdia, la cui unica navata è un trionfo di decorazioni barocche e azulejos. Ripassiamo quindi di fronte alla cattedrale e ci presentiamo dinanzi ai resti del Tempio Romano: 14 colonne corinzie superstiti, delle quali 12 architravate, si ergono su di un grande basamento e sono la più significativa testimonianza di epoca romana di tutto il Portogallo, risalenti al I secolo d.C. Proprio alle spalle del tempio si trova invece l’affascinante Igreja dos Lóios, che vanta uno straordinario interno rivestito di azulejos, dal pavimento fino al soffitto. Visitiamo brevemente anche l’attiguo Palácio dos Duques de Cadaval, perché compreso nel prezzo del biglietto della chiesa, poi, continuando nel nostro itinerario, passiamo accanto all’Antiga Universidade (fondata nel 1559) e chiudiamo il cerchio riguadagnando la Pensão Policarpo. Recuperiamo i nostri bagagli e partiamo in auto, ma non abbandoniamo ancora Évora perché andiamo a vedere, poco fuori le mura, prima la bianca Ermida de São Brás, pionieristico edificio dello stile manuelino-mudéjar, caratterizzato da contrafforti cilindrici e guglie coniche, poi un tratto del cinquecentesco Aqueduto da Água de Prata, che si insinua nella città e fra le sue arcate presenta le facciate di alcune case, curiosamente proprio lì costruite. Alla fine, quasi a mezzogiorno, ci lasciamo alle spalle Évora e viaggiando spediti verso sud-est arriviamo, poco prima delle 13:00, quasi al confine con la Spagna, ai piedi del paese fortificato di Monsaraz. Questo piccolo borgo medioevale, cinto da mura che risalgono al XII secolo, è rimasto praticamente intatto nel tempo e, sapientemente restaurato, viene ora annoverato fra i più belli di tutto il Portogallo. Con la temperatura già oltre i 35 gradi ci dedichiamo subito alla visita del villaggio, che ha in pratica due strade principali, parallele fra di loro, Rua Direita e Rua de Santiago, oltre alla piccola piazza sulla quale prospetta la bianchissima Igreja Matriz. Passeggiamo quindi lungo viottoli lastricati in arenaria, fra tipiche casupole tinteggiate a calce dove ogni angolo che è un pittoresco scorcio da immortalare … Così, in fin dei conti, si rivela davvero una bella esperienza la breve ma intensa esplorazione di Monsaraz, nota anche come Ninho das Águias (Nido delle Aquile). Ma non è ancora finita, perché alla base della rupe di Monsaraz ci rechiamo ad ammirare anche il sito megalitico del Cromeleque do Xerez, un suggestivo complesso di una cinquantina di monoliti disposti a base quadrata, con un menhir centrale di quattro metri di altezza, risalente più o meno a 5500 anni fa. Nei pressi di Monsaraz pranziamo, poi, circa un’ora dopo aver ripreso strada, giungiamo in vista della cittadina di Beja, principale agglomerato urbano del Basso Alentejo, che fa risalire le sue origini addirittura a Giulio Cesare. Prima di tutto ci fermiamo nella periferia a vedere la bianca Ermida de Santo André, copia in miniatura di quella di São Brás di Évora, poi in pieno centro saliamo sulla Torre de Menagem del locale castello medioevale, quindi troviamo chiusa l’interessante Igreja de Nossa Senhora dos Prazeres, che aveva interni molto ricchi ed elaborati, infine andiamo a visitare il Museu Regional, principale punto di interesse di Beja, la cui sede coincide con l’ex Convento de Nossa Senhora da Conceição, prezioso scrigno di opere d’arte risalenti al XVI-XVII secolo. Subito dopo proviamo a divagare un po’ lungo le vie centrali della città, ma il caldo è davvero opprimente e ben presto ci ritroviamo nell’aria condizionata dell’auto. Partiamo allora con la prua rivolta decisamente a sud e dopo una cinquantina di chilometri ci approssimiamo all’abitato di Mértola, storico agglomerato di origine fenicia, scenograficamente abbarbicato su di uno sperone alla confluenza dei fiumi Guadiana e Oeiras. Lì ci fermiamo e a piedi saliamo fino al castello, la cui prima pietra fu posata dai mori intorno all’anno mille. Più o meno la stessa origine della bianchissima Igreja Matriz, nata inizialmente come moschea. Ci godiamo brevemente il panorama e poi riprendiamo strada con il termometro che segna il record a più 42, nonostante siano già passate le 6:00 del pomeriggio. Siamo ora diretti verso la regione dell’Algarve, la più meridionale del Portogallo e l’ultima ad essere liberata dai mori nel XIII secolo. Questa porzione di territorio lusitano si affaccia sull’Oceano Atlantico e grazie al suo clima perennemente mite è, senza dubbio, la parte più turistica dell’intero paese … Man mano che ci avviciniamo al mare, infatti, la temperatura scende, di oltre dieci gradi, tornando via via a livelli più piacevoli. Ormai a sera arriviamo così nella cittadina di Tavira, sede di tappa, e ci andiamo a fermare al Tavira Youth Hostel… sì, proprio un ostello della gioventù, ma non ci facciamo problemi, perché era una buona occasione e per una notte si può anche fare…
Mercoledì 24 Agosto
Dopo fasi torride ed intense del viaggio oggi ci aspetta una giornata decisamente tranquilla… ci svegliamo però con una buona dose di angoscia, essendo venuti a conoscenza del violento terremoto che nella notte ha colpito una zona dell’Italia centrale. Dopo colazione facciamo una veloce passeggiata per il centro di Tavira, fiorente porto durante quasi tutto l’arco della sua bimillenaria storia, così da immortalare il ponte di origine romana, che scavalca il Rio Gilão, la bella Igreja da Misericórdia, con raffinati azulejos alle pareti, e la pregevole Igreja Santa Maria do Castelo, caratterizzata da uno scenografico campanile, della quale non riusciamo però a vedere gli interni, perché aprirà i battenti solo alle 10:00! Rientrati all’ostello recuperiamo i bagagli e partiamo in auto. Ci fermiamo a fare spesa e poi ci rechiamo al vicino molo di Quatro Águas per prendere la barca che ci porterà sulla dirimpettaia Ilha de Tavira. Il tratto di costa più orientale dell’Algarve, dove ci troviamo, è caratterizzato da un lungo cordone di isole basse e sabbiose, separate dalla terraferma da una serie di lagune. Ciò ha permesso al litorale di rimanere in gran parte selvaggio e incontaminato, quindi compreso nella Reserva Natural da Ria Formosa, di cui fa parte anche l’Ilha de Tavira. L’attraversata è davvero breve e in men che non si dica ci ritroviamo su quel sottile lembo di terra, poi a piedi raggiungiamo la spiaggia principale, sulla quale ho buone referenze… In effetti è intrigante: una lunghissima distesa di sabbia chiara bagnata dall’oceano, oggi piuttosto inquieto. Ci sistemiamo a poca distanza dal bagnasciuga e con Leonardo vado subito ad assaporare le fresche acque dell’Atlantico, poi facciamo una lunga passeggiata e trascorriamo sul posto qualche ora, tutto sommato piacevole, infine pranziamo e subito dopo torniamo sul continente per riprendere il nostro itinerario.
Nel primo pomeriggio arriviamo così, ormai nella parte centrale dell’Algarve, al sito archeologico di Milreu, laddove un tempo (nel I secolo d.C.) esisteva una sontuosa villa romana. Oggi non resta molto se non qualche apprezzabile mosaico, ma può valere la mezzora che abbiamo voluto dedicargli. Il sito, comunque, è sulla strada che conduce al centro di Faro, capoluogo dell’Algarve, dove siamo diretti per vedere, nella sua periferia, l’interessante Igreja do Carmo, di origine barocca, nota soprattutto per la sua Capela dos Ossos, contenente gli ordinati resti di oltre mille frati carmelitani e inquietante almeno quanto quella di Évora. Lasciataci alle spalle anche Faro, dopo una decina di chilometri, giungiamo nei pressi della località di Almancil, alla Igreja de São Laurenço, costruita agli inizi del XVIII secolo… Esternamente sembra una chiesetta come tante, ma l’interno è un vero e proprio trionfo di azulejos, opera di Policarpo de Oliveira Bernardes, uno dei più stimati artisti del genere in tutto il Portogallo. Usciti dalla chiesa andiamo poi spediti verso occidente ed il termine della tappa, così, nel tardo pomeriggio, arriviamo nella cittadina di Portimão per prendere alloggio al Residencial Arabi, struttura che ci ospiterà per le prossime tre notti … E da lì domani partiremo alla scoperta delle zone più spettacolari della regione.
Giovedì 25 Agosto
Da Portimão ci dedichiamo quindi alla parte più balneare del viaggio e all’esplorazione dell’Algarve più noto, ovvero quello delle scogliere oceaniche. Dopo colazione prendiamo il via e andiamo ad ovest, parallelamente alla costa, fino a raggiungere lo spettacolare Cabo de São Vicente, estremo punto sud-occidentale d’Europa, che i romani chiamavano “promontorium sacrum” e ritenevano fosse l’ultimo lembo di terra esistente, laddove il sole ogni sera si tuffava in mare. Parcheggiamo nei pressi dell’ottocentesco faro e facciamo una passeggiata sul bordo delle vertiginose scogliere, immortalandole da ogni dove, dopodiché torniamo sui nostri passi. Rimontando qualche decina di chilometri verso est giungiamo quindi nei pressi della località di Lagos e, seguendo la strada che si inoltra nel promontorio a sud dell’abitato, guadagniamo il parcheggio nei pressi della Praia do Camilo, una delle più note della zona. È quasi mezzogiorno quando affrontiamo la scala in legno che scende alla piccola insenatura fra le dorate scogliere dell’Algarve … una perla incastonata in questa splendida porzione di litorale. A Praia do Camilo con Leonardo faccio un bagno (davvero refrigerante) fra le onde di un mare un po’ troppo mosso, che va a discapito della trasparenza dell’acqua, poi pranziamo e intorno alle 15:00 leviamo l’ancora verso altri lidi. Ci spostiamo di poco più di un chilometro, fino all’estremità del promontorio, dove questo prende il nome di Ponta da Piedade. Lì il caos di rocce color ocra in balia delle onde oceaniche è impressionante, condito da vertiginosi anfratti e imponenti faraglioni. Esploriamo questo spettacolare tratto di costa e scendiamo anche la lunga scalinata che conduce a livello del mare, dove si scorgono alcuni suggestivi archi di roccia… ma il giro in barca, che da qui parte abitualmente, oggi non si effettua, causa proprio il mare agitato. Risaliamo allora dalla base di Ponta da Piedade e ci spostiamo in auto, ancora per un brevissimo tratto di strada, fino alle prime case di Lagos, dove si trova l’ampia e scenografica Praia de Dona Ana, luogo nel quale abbiamo intenzione di far sera. Soprattutto la zona più meridionale della spiaggia è un’altra splendida sinfonia di rocce, fra le quali risalta un enorme faraglione, che emerge proprio dal bagnasciuga. Lì ci sistemiamo e subito corriamo a giocare fra le onde… In men che non si dica però le ombre si allungano e invadono tutta la baia, così raccogliamo tutte le nostre cose e con calma facciamo rientro a Portimão e al Residencial Arabi, concludendo positivamente questa prima giornata nel cuore dell’Algarve.
Venerdì 26 Agosto
Mentre il viaggio volge inesorabilmente al termine ci svegliamo ancora a Portimão e ci apprestiamo a visitare la costa ad est dell’abitato. Prima di tutto vaghiamo fra le colline di questa regione e dopo quindici chilometri giungiamo in riva al mare alla Praia de Benagil, minuscola insenatura dalla quale dovrebbero partire le barche destinate ad esplorare la costa nei paraggi, con le sue numerose grotte, ma l’oceano anche oggi è troppo mosso e non partiranno… speriamo lo possano fare domani. In alternativa al giro in barca torniamo brevemente verso Portimão e andiamo a visitare il caratteristico paese di Ferragudo, il cui nucleo originario si sviluppa su di un’altura all’estuario del Rio Arade, lo stesso fiume della città che ci ospita in questi giorni. Parcheggiamo nelle vicinanze della centrale Praça Rainha Dona Leonor e poi a piedi ne esploriamo i principali vicoli, che non lasciano certamente esterrefatti, ma a tratti offrono scorci tipicamente lusitani. Più tardi facciamo ritorno a Benagil e, nelle vicinanze, andiamo alla Praia do Carvalho, una profonda baia alla quale, da terra, si accede tramite una galleria scavata nella roccia. Il luogo, nonostante i numerosi insediamenti turistici nei dintorni, è particolarmente selvaggio e, a tratti, scenografico, soprattutto se osservato dai vertiginosi punti panoramici ad est e a ovest dell’insenatura… peccato sempre per il mare troppo mosso. A Praia do Carvalho trascorriamo tutto il resto della mattinata e vi pranziamo anche, poi, assediati dal sole rovente, togliamo il disturbo.
Nel primo pomeriggio ci rechiamo così più ad oriente, fin nei pressi della località di Armação de Pêra, dove si trova il sottile promontorio che ospita la Capela Nossa Senhora da Rocha… la bianca e semplice chiesetta si erge, solitaria, su di uno sperone roccioso proteso sull’Oceano Atlantico, dando vita a scorci di grande bellezza. Ci godiamo il paesaggio da ogni angolazione e poi ci spostiamo di qualche chilometro in linea d’aria alla Praia de Albandeira, nelle cui vicinanze si può vedere lo spettacolare Albandeira Arch, che prima ammiriamo dall’alto delle scogliere, quindi dal basso dopo essere passati attraverso una suggestiva grotta. Ormai prossimi a metà pomeriggio completiamo l’esplorazione di questo tratto di costa sopraggiungendo anche nel vasto parcheggio prospiciente Praia da Marinha, forse la più famosa dell’intera regione. Lasciamo l’auto e prima di tutto facciamo una passeggiata lungo la costa verso ovest, assaporando dall’alto i sublimi scorci panoramici sulle dorate falesie che rendono questa baia l’immagine simbolo di tutto l’Algarve nel mondo, fino a giungere proprio di fronte all’incredibile doppio arco, formazione rocciosa talmente perfetta nelle sue fattezze da sembrare quasi il frutto di un progetto studiato a tavolino. Dopo scendiamo alla spiaggia e vi trascorriamo tutto il tempo fino a sera, allietati da un tuffo fra le onde ed una camminata sul bagnasciuga tempestato di rocce. Intorno alle 19:00 lasciamo infine Praia da Marinha e pienamente soddisfatti per l’esito della giornata riguadagniamo Portimão ed il nostro hotel.
Sabato 27 Agosto
Sono le ultime ventiquattrore intere da passare in terra portoghese e subito dopo colazione lasciamo il Residencial Arabi con tutti i bagagli al seguito. Seguiamo la stessa strada di ieri mattina e arriviamo, quanto prima, nella baia di Benagil per prendere, possibilmente, la barca che ci porterà a scoprire tutte le grotte marine della zona … E abbiamo fortuna perché il mare, come da previsioni, si è sufficientemente calmato, ma soprattutto perché tutti i tour della giornata sono al completo, tranne quello delle 9:30 che è in partenza … e al quale ci aggreghiamo! Saliamo sul piccolo natante che, scelta l’onda giusta, si appresta subito ad affrontare l’oceano ancora un tantino irrequieto. L’esperto barcaiolo ci accompagna però senza patemi ad esplorare un’infinità di anfratti in questo spettacolare tratto di costa, compresa la più celebre grotta della zona, grande come una cattedrale, il cui soffitto è crollato e dal suo enorme foro s’intravvede il blu del cielo … Poi rientriamo con uno spericolato sbarco sulla spiaggia, che ci ha davvero divertito! Subito dopo andiamo, a piedi, a vedere la grotta di Benagil anche dall’alto delle scogliere, poi ripartiamo in auto. Ci fermiamo a far spesa quindi ci rechiamo nella nostra ultima spiaggia dell’Algarve, quella di dos Tres Irmaos, nei pressi di Portimão. L’arenile è molto ampio e piatto e si estende per diversi chilometri da est a ovest, ma nella sua parte più orientale si fa più intrigante, con le falesie tipiche dell’Algarve che la fanno da padrone. Ci avventuriamo ancora in un fantastico caos di rocce e andiamo a cercare il nostro piccolo angolo di paradiso vagando tra faraglioni, archi e anfratti, gallerie scavate dall’uomo e grotte naturali, con in più il mare, ora finalmente calmo, che mette in mostra tutti i suoi splendidi colori… In una favolosa ambientazione consumiamo così un paio d’ore indimenticabili, eleggendo, a nostro modesto parere, Praia dos Tres Irmaos come la più bella di tutto l’Algarve. Sul posto pranziamo e poi, intorno alle 14:30, ce ne andiamo per affrontare il percorso di avvicinamento a Lisbona e all’epilogo della vacanza. Seguendo un comodo percorso autostradale andiamo a nord transitando ancora per zone centrali del paese e toccando nuovamente i 39 gradi di temperatura … Temperatura che poi si affievolisce quando ci riapprossimiamo al mare nei pressi della città di Setúbal. Lì abbandoniamo la strada a quattro corsie e ci avventuriamo lungo quella panoramica che attraversa, nella sua parte alta, il litoraneo Parque Natural da Arrábida, con vastissime vedute su questo selvaggio tratto di costa. Il nostro obbiettivo, in pratica l’ultimo del viaggio, è il solitario Cabo Espichel, estrema punta protesa sull’Oceano Atlantico della regione a sud della capitale e dell’estuario del Tago. Giunti al traguardo prima di tutto ci fermiamo alla settecentesca chiesa di Nossa Senhora do Cabo. Complesso religioso caratterizzato da un vasto spazio, privo di pavimentazione, fiancheggiato da due lunghissimi portici, dove nel periodo di massimo splendore del luogo venivano ospitati i pellegrini. In fondo a questa strana e decadente piazza si erge poi la semplice chiesa barocca a generare un quadro prospettico davvero interessante, la cui collocazione, apparentemente in capo al mondo, ne esalta ulteriormente il fascino. Subito dopo ci rechiamo anche in direzione del faro, alto 32 metri e risalente al 1790, che domina le selvagge e desolate scogliere, fra le quali sono state trovate anche orme di dinosauri. Osserviamo il tutto nella calda luce del tardo pomeriggio e da qui ripartiamo quando son già le 19:00, con ancora sessanta chilometri da percorrere per giungere al termine della tappa. Poco dopo le 20:00 sbarchiamo così all’Hotel O Catraio (l’ultimo della serie), nella località di Montijo, ad una ventina di chilometri dall’aeroporto di Lisbona. Ceniamo nel ristorante della struttura turistica e poi saliamo in camera a sistemare i bagagli, in vista della partenza verso casa.
Domenica 28 Agosto
Comincia piuttosto presto il nostro ultimo giorno di vacanza: alle 6:30 del mattino suona la sveglia, mentre fuori non è ancora sorto il sole. Chiudiamo le valigie, facciamo una veloce colazione in camera e venti minuti dopo le 7:00 lasciamo l’Hotel O Cartaio di Montijo. Attraversiamo il Tago viaggiando sullo smisurato Ponte Vasco da Gama, mentre sulla nostra sinistra scorre lo skyline di Lisbona … e in men che non si dica finiamo la nostra corsa di fronte all’aeroporto della capitale. Prima di tutto ci rechiamo però a restituire l’auto a noleggio e con grande sorpresa ci troviamo ad affrontare una lunga coda per farlo. Alla fine però lasciamo alla Europecar la nostra fedele Opel Astra, con la quale in Portogallo abbiamo percorso 2685 chilometri. Successivamente corriamo a fare il check-in, ma brighiamo più del previsto perché è in corso una strana operazione di polizia (pare una esercitazione), che subito dopo ci sbarra addirittura la via per il gate di imbarco … Trascorsa oltre un’ora (senza avere spiegazioni) finalmente ci lasciano passare, per fortuna in tempo, così da salire sull’Airbus A319 della Tap che alle 10:30, con quaranta minuti di ritardo, rulla sulla pista lusitana virando subito verso est. Il volo TP 872 fila via liscio e, lasciando lungo il tragitto anche un’ora di fuso orario, atterra nell’aeroporto di Bologna alle 13:45 locali. Ritrovati sani e salvi i bagagli con la navetta raggiungiamo il parcheggio P4 e lì recuperiamo anche la nostra auto. Così quando mancano ancora dieci minuti alle 15:00 siamo già in strada diretti a casa. Mezzora di tangenziale e poi l’autostrada fino a Faenza, quindi alle 15:36 concludiamo felicemente il viaggio di fronte alla nostra dolce dimora. È stato uno splendido viaggio, in un paese solare e cordiale, con tante sfaccettature che vanno dalla secolare storia di un popolo fiero ed esploratore di terre sconosciute, alla preistoria, con le testimonianze dei dinosauri, ma anche alla raffinata arte dei luoghi sacri e agli scorci semplici ma suggestivi dei villaggi medioevali e, non ultima, la prorompente bellezza delle scogliere oceaniche, modellate dalla furia degli elementi … In definitiva, una indimenticabile cavalcata: da Lisbona a Lisbona, attraverso tutto il Portogallo.
Dal 12 al 28 Agosto 2016
Da Lisbona a Lisbona km. 2685