In Messico tra il Chepe e Baja California
Indice dei contenuti
Il Messico nel mio immaginario è sole, sombreri, poncho e Frida Kalo. Ora vado a vedere.
L’itinerario ci è stato proposto dalla nostra amica Liliana giramondo incallita ed esperta organizzatrice di viaggi fai da te con lei si va sul sicuro. Partiamo il 18 gennaio da Torino alla volta di Amsterdam e da qui Città del Messico, sei pellegrini vestiti a cipolla con tanta voglia di caldo; ci imbarchiamo alle 11,50 e atterriamo alle 18,35 a Città del Messico, poteri del fuso orario.
Dopo una coda lunghissima per il controllo passaporti raggiungiamo la guida che ci porterà in albergo. Prima impressione all’uscita dell’aeroporto: ” Ma quanto è grande questa città?”. Il nostro hotel è in una zona pedonale del centro ci resteremo due notti.
Primo giorno
La guida ci conduce alla Basilica di Nostra Signora di Guadalupe poi la zona archeologica della città e il sito di Teotihuacan con le splendide piramidi del sole e della luna.
Il traffico è caotico le distanze tra i punti d’interesse notevoli, qui il fai da te non funziona, la presenza della guida ci ha permesso di ottimizzare i tempi e vedere un sacco di cose.
Secondo giorno
Al mattino di buon ora raggiungiamo lo Zocalo a piedi e visitiamo in totale libertà quanto ci offre il centro. Un suggerimento: non perdetevi il Palazzo Nazionale dove ci sono i murales di Diego Rivera si entra gratuitamente basta lasciare un proprio documento, da passarci un giorno intero!
Nel primo pomeriggio lasciamo Città del Messico e voliamo su Chihuahua. Un taxi ci porta prima alla casa museo di Pancho Villa una visita interessante poi all’hotel che lasceremo il mattino successivo alle cinque per andare alla stazione e prendere il Chepe/Pacifico, il treno che ci condurrà fino a Los Mochis. E’ l’unico treno passeggeri del Messico. Compie due viaggi al giorno e attraversa la Sierra tarahumara il Canyon del rame e arriva allo stato di Sinaloa.Sono più di seicento chilometri di paesaggi stupendi che si percorrono scegliendo in quali paesi fare tappa.
Creel è la nostra prima sosta. Abitato dai Tarahumara ci dà la possibilità di conoscere la cultura raramuri e accompagnati in auto da un tarahumara visitiamo La cueva Sebastiano la valle dei funghi,delle rane,dei passeri,la missione gesuita di S.Ignacio, la valle dei monaci il lago Arareca.
Tralasciamo le cascate Cusarare poichè essendo inverno come in Italia sono completamente ghiacciate e difficili da raggiungere.
Ovunque incontriamo gruppi di donne Tarahumara coi loro abiti coloratissimi e le ampie gonne; i bambini vendono gli oggetti realizzati dalla comunità soprattutto cesti di tutte le dimensioni e pupazze in costume; di uomini se ne vedono pochi pare siano tutti al lavoro lontano dal paese.
Quando si acquista qualcosa i bambini corrono contenti a consegnare il denaro alla madre e se ricevono caramelle consegnano anche quelle; con loro non si riesce a comunicare poichè parlano la loro lingua ma l’espressività dei volti compensa l’assenza di dialogo.
Ci fermiamo a Creel un paio di giorni poi riprendiamo il ferrocarril Chepe alla volta di Divisadero per vedere la Barranca de Cobre,il treno sosta qui sempre per 30 minuti per dare modo ai passeggeri di scendere a vedere il canyon, fare acquisti alle bancarelle e mangiare infatti la piccola stazione è un ristorante all’aperto con decine di baracchette che servono cibo cotto su stufe a legna.
Non ci sono case a Divisadero, i Tarahumara vivono nel canyon e raggiungono ogni giorno la stazione in attesa del Chepe portando le loro mercanzie su sgangherati fuoristrada. C’è un solo albergo costruito a strapiombo sul canyon, che è 4 volte più grande di quello dell’Arizona e se andate prenotate le camere esterne hanno una vista mozzafiato. Trascorriamo un intero giorno in questo posto. Raggiungiamo la teleferica che attraversa tutto il canyon e dista 40 minuti a piedi dall’albergo, passeggiamo incantati dal panorama qui oltre alla solita mercanzia si trovano molti quarzi poichè il canyon è ricco di minerali.
Oggi riprendiamo il Chepe e dopo 7 ore di viaggio tra paesaggi spettacolari giungiamo che è ormai buio a los Mochis ultima fermata del Chepe. La cittadina è caotica oltre al giardino botanico non c’è nulla da vedere per cui ci spostiamo a Topolobambo sul mare molto più caratteristico, da qui parte il traghetto che ci porterà a La Paz in Baja California sud. Sei ore di traversata in cabina con comodi letti sono volate e alle 8 di mattina siamo a La Paz.
Il programma prevede una nuotata con gli squali balena ma le condizioni del mare non sono ottimali ci dobbiamo sbrigare se peggiorano la nuotata salta. Un taxi ci porta velocemente in albergo molliamo le valigie e armati del necessario ci fiondiamo al punto di ritrovo;muta, pinne, maschere, informazioni di base e via. L’acqua è fredda, l’emozione tanta e quando si avvistano gli squali giù in acqua senza paura. Nuotare tra loro è emozionante sono veramente grandi e si avvicinano senza timore ma vige il divieto assoluto di toccarli. Dopo l’incontro con gli squali si va a vedere un’isola dove nidificano una miriade di uccelli tra cui pellicani e sule dalle zampe azzurre e vive una colonia di otarie che si stanno godendo il sole poi via verso Baia Balandra un’insenatura di mare cristallino;qui ci fermiamo per uno spuntino su una spiaggia di sabbia finissima.
Al rientro in hotel ci consegnano l’auto che useremo per visitare la Baja California, va bene che siamo in sei ed abbiamo bagagli per dieci ma un catafalco così nessuno se lo aspettava ora sembriamo proprio americani per fortuna non sono io che devo parcheggiare!
Secondo giorno a La Paz si visitano i dintorni e le spiagge e si prende dimestichezza con l’automobile domani si parte alla volta di Loreto 356 chilometri attraverso la penisola.
Le strade sono ben tenute e il traffico ordinato attraversiamo un’area desertica, la Sierra de la Giganta alcuni canyon e giungiamo a Loreto caratteristico paese affacciato sul mare.
Nei dintorni di Loreto visitiamo la missione San Javier inserita in una cornice naturale unica e l’isola Coronado un parco naturale dove si ammirano cactus e torotes o l’albero elefante.
Alla sera ci aspetta una cena tipica loretana a base di Almeijos grossi molluschi cotti dentro una buca scavata nella sabbia e ricoperta da arbusti incendiati il tutto innaffiato da ottimo vino californiano.
Seconda tappa Loreto/S.Rosalia, pochi chilometri che costeggiano la Baia Concepcion con spiagge bellissime occupate da enormi camper di americani che scendono fin qui a svernare.
Lungo la strada cactus Cardon su cui si asciugano le ali grandi avvoltoi, la missione di Mulegè immersa in un’oasi di palme da dattero, case con accanto il tipico pozzo dell’acqua e infine S.Rosalia un tempo ricca sede mineraria ora in via di degrado.
Dormiamo in un hotel che faceva parte della zona mineraria tutto in legno con ancora il palco su cui si esibivano le donnine che rallegravano i minatori; li accanto c’è la sede della società mineraria e le case dei francesi che lavoravano nella miniera.
In paese è ancora funzionante la vecchia panaderia voluta dai francesi e la chiesa costruita su disegno di Eiffel con il tetto in lamiera.
Una curiosità: molti negozi hanno appiccicati ai vetri dei gratta e vinci con la figura di papa Francesco che verrà a visitare il Messico a breve.
Siamo ormai al 30 gennaio, dodici giorni sono volati e domani di buon’ora si va a San Ignacio e da lì al Campo Base Kuyima allestito sulla laguna dove resteremo due giorni in un campo tendato per le uscite di avvistamento delle balene.
Raggiungere il campo è un’impresa occorre abbassare i pneumatici, controllare l’olio e fare il pieno di benzina;si percorrerà molto sterrato anche impervio e seguire le indicazioni del roadbook alla lettera diventa indispensabile per non perdersi in mezzo alla laguna.
Alcune notizie sul campo Kuyima: si dorme in tenda e loro forniscono brandine e coperte, i servizi sono all’aperto e si consumano i pasti in un locale comune insieme ai biologi che ci guidano nelle escursioni, la luce elettrica si ha solo nei locali di uso comune e il cellulare non ha sempre campo.
Il primo insediamento di umani è distante parecchi chilometri un’insieme di baracche di legno perse nel nulla.
Arrivati al campo in tarda mattinata ci assegnano le tende, piccoli igloo in riva al mare e ci organizzano una prima uscita in barca; il vento freddo ci sferza ma l’emozione è tanta.
Le balene in questa stagione vengono a partorire i loro piccoli in questo tratto di mare più caldo rispetto a quello del nord e vi rimangono fino a che i balenotteri riescono ad affrontare la risalita.
Ne avvistiamo parecchie ma non riusciamo ad avvicinarle.
Il giorno seguente altra uscita in barca questa volta avviciniamo molte balene, una con il suo piccolo sulla schiena si avvicina senza paura ed un’altra inizia a giocare passando avanti e indietro sotto la nostra barchetta per più volte un vero spettacolo.
Dopo due giorni di sosta al campo si parte alla volta di Puerto San Carlo.
450 chilometri buona parte sono su pista battuta in mezzo alle saline per arrivare al villaggio di El Datil si devono seguire le indicazioni del roadbook poichè il GPS non prende segnali.
Da questo villaggio si prosegue per San Juanico dove incomincia l’asfalto da qui a El Burro dove ci fermiamo a mangiare degli ottimi tacos sulla spiaggia e finalmente si arriva a Puert San Carlo questo è stato il tratto più impegnativo di tutto il percorso in Baja California ma anche il più suggestivo.
La sosta a Puerto S.Carlo con visita alla baia Magdalena non mi è piaciuta; l’uscita in barca è durata parecchie ore il mare agitato ci sballonzolava come fuscelli e di balene neanche l’ombra.
Suggestivo invece il paese di Todos Santos, la nostra tappa successiva.
Se andate in Baja California non perdetevelo qui passa il tropico del cancro qui c’è il famoso Hotel California qui tutti i souvenir costano un terzo in più qui gli artisti trovano il loro habitat.
Ultima tappa in Baja California, un centinaio di chilometri e siamo a Cabo San Luca, sulla punta della penisola dove abbondano gli americani i drink e le barche per la pesca di altura. Al porto dove partono le escursione ai faraglioni si parla solo inglese i bancomat danno solo dollari e le otarie salgono sulle barche in cerca di cibo.
Il mare è un acquario naturale i pesci si avvistano con facilità ogni sperone di roccia rappresenta qualcosa… qui il pensatore lì la strega e così via.
Di tutto il viaggio questo è sicuramente il posto che meno rappresenta il Messico.
Si dorme a San Josè del Cabo, molto più caratteristica di Cabo S.Luca da qui un breve volo ci riporta a Città del Messico.
Il nostro hotel si affaccia sullo Zocalo davanti alla cattedrale e a tarda sera qui si svolgono strani riti rivolti alla madre terra con l’offerta di frutti danze e canti a cui abbiamo la possibilità di assistere
Il giorno successivo passiamo la mattinata a Coyoacatan a visitare la casa blu di Frida Kalo uno splendore, poi nel quartiere di S. Angelo dove c’è la casa di Diego Rivera e uno splendido mercatino, sembra di essere a Montmatre.
Ultimi acquisti e ultime passeggiate nella zona pedonale alle cinque della sera puntuale come un orologio svizzero la nostra guida Alessandro ci porta all’aeroporto.
Guardo sfilare questa città caotica immersa nelle luci della sera dove moderno ed antico si mescolano senza timore e mi viene in mente la canzone di Enzo Jannacci.
Messico e nuvole la faccia triste dell’America il vento insiste con l’armonica che voglia di piangere ho…