Da Dublino a Killarney in senso antiorario

Irlanda (nord + ovest): il Paese in cui è inutile pettinarsi
Scritto da: f_bignone
da dublino a killarney in senso antiorario
Partenza il: 06/08/2016
Ritorno il: 21/08/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Quest’estate è stata la nostra prima volta in Irlanda.

Visto che non eravamo mai stati su questa splendida isola, ammetto di aver organizzato il viaggio pensando soprattutto ad essere attrezzati per la pioggia, ma ingenuamente convinta che, come in moltissimi altri viaggi fatti finora, sarebbe stato facile rispettare la tabella di marcia. Invece ci siamo subito scontrati con la regola numero uno: non sei tu che decidi come strutturare il viaggio, è l’Irlanda che lo decide per te… e ti tocca adeguarti. Il che va benissimo per quelli che partono con la precisa idea di prenotare tutto all’ultimo momento, hotel, visite ecc… un po’ meno per chi, come me, si era già fatta tutto il suo bel programmino di viaggio tappa per tappa, con tanto di km da percorrere, di musei da vedere, di hotel prenotati nei “posti strategici”. Stavolta, fare i compiti per bene, è servito fino ad un certo punto… Tanto per capirci, siamo arrivati a Dublino il 6 agosto, ossia nel giorno più caldo dell’anno, stando alla TV irlandese. Un caldo, un sole, un cielo blu da favola. Ovviamente la pacchia è durata poco e sin dal giorno successivo l’Irlanda ha iniziato a mostrarci il suo vero carattere, mutevole, capriccioso e soprattutto incurante di ogni tuo piano.

METEO: Quindi, alla vexata questio “come vestirsi in Irlanda durante l’estate?”, la risposta che troverete ovunque sul web e sulle guide è proprio quella corretta: a cipolla! Bisogna portarsi tutto per ogni evenienza, dalle scarpe impermeabili + K way (rigorosamente con cappuccio), alle t-shirt smanicate + pantaloncini… perché “se non piove, pioverà” e quando smetterà di piovere, probabilmente uscirà un sole caldissimo o viceversa. Ci sarà sempre un momento in cui penserete di aver sbagliato del tutto l’abbigliamento per la giornata, magari perché state schiattando di caldo tra pantaloni lunghi e k-way e poche ore dopo ringrazierete di esservi coperti per bene perché il vento vi entrerà mulinando nelle orecchie! Ad esempio, abbiamo fatto una sosta in una meravigliosa spiaggia del ring of Kerry a mezzogiorno ed abbiamo trovato un’infinita spiaggia grigia, con la marea bassissima, la pioggia battente, il cielo livido e le nuvole basse. Ci siamo tornati alle otto di sera (nel frattempo la giornata aveva insperatamente volto al meglio) ed abbiamo trovato l’alta marea, il mare azzurrissimo, il cielo terso pieno di nuvolette bianche, le colline attorno verdissime punteggiate di pecore. Abbiamo scattato foto in entrambe le situazioni e sfido chiunque a dire che si tratta della stessa spiaggia!! Per farla breve, la questione meteo in Irlanda va affrontata con spirito zen e soprattutto non bisogna mai farsi scoraggiare dalla pioggia, come purtroppo abbiam fatto noi nei primi giorni, saltando alcune tappe e pentendocene subito dopo. L’unica cosa che davvero non serve in Irlanda è l’ombrello… e infatti gli irlandesi non lo usano mai. Se vedete un ombrello in giro, state certi che sotto ci sarà un turista sprovveduto che tenta di non farselo portare via dal vento e che, dopo meno di dieci secondi, si troverà tra le mani un ombrello ribaltato! Se proprio non potete farne a meno, compratene in loco uno di quelli giganti e bello solido.

AUTO: per godersi appieno l’Irlanda bisogna noleggiare un’auto, non ci sono santi. È vero che si guida al contrario, è vero che le strade sono davvero strette (per non dire strettissime, soprattutto nel nord e nel Connemara), ma usare gli autobus non ha senso in quanto le scoperte più belle si fanno sul momento, seguendo un cartello che indica una spiaggia, una smokehouse (dove affumicano il salmone), un sito archeologico o le rovine di un castello… le deviazioni dell’ultimo momento, di solito, sono quelle che lasciano i ricordi migliori e di certo questi angoli sperduti e affascinanti non si possono scoprire se si viaggia in autobus! Se proprio siete in tensione per via della guida al contrario e delle strade strette, comprate la copertura totale dell’RC auto direttamente al car rental e andate tranquilli! Sicuramente avere un navigatore aiuta parecchio. Le autostrade (pochissime) sono di solito a pagamento come da noi, tranne la famosa M50 che circonda Dublino dove c’è una barriera elettronica con telecamere che fotografano la targa dell’auto. Il pedaggio della M50 (circa 3€) si paga comodamente online sul sito www.eflow.ie inserendo il numero di targa oppure presso i numerosi punti di pagamento payzone (li trovate in quasi tutti i supermercati). Nelle città i parcheggi sono davvero carissimi, per cui pensateci bene prima di farvi Dublino o Belfast con auto al seguito! Cercate un hotel che abbia un parcheggio convenzionato, altrimenti spenderete una fortuna per parcheggiare in centro. Nelle cittadine piccole, invece, cercate di uscire un po’ dal centro e troverete dove parcheggiare gratis.

CIBO: non l’avremmo mai immaginato, ma abbiamo mangiato decisamente bene. Spessissimo nei pub, soprattutto quelli dei piccoli paesi. Il servizio inizia verso le 18.30 e spesso le cucine chiudono verso le 20.00 e questo non è da sottovalutare! Noi ci siamo organizzati per cenare verso le 19.30. Ovviamente nelle città i tempi del servizio sono un po’ più dilatati, ma non di molto. Abbiamo mangiato tantissimo pesce e non ci siamo mai alzati da tavola con la fame perché le porzioni sono davvero generose. Se volete gustarvi un buon fish & cips, vi consiglio di ordinarlo nei pub dove era sempre ottimo e facilissimo da digerire, mentre quello dei chioschi di fish & cips non aveva mai un aspetto particolarmente invitante. Per quanto riguarda i dolci, non perdetevi le sale da tè dove vi serviranno gli scones con clotted cream e marmellata di lamponi… danno dipendenza!! In Irlanda i dolci sono praticamente ovunque, è davvero un paradiso per i golosi come noi. Di solito presso i musei e i monumenti più visitati ci sono dei cafè dove troverete ottimi self service e sale da tè per il pranzo o la merenda. Se volete fare un’esperienza particolare, considerate che quasi tutti i castelli irlandesi che non sono in rovina sono stati convertiti in hotel di lusso dove si può prenotare il “light tea”, ossia un tè con dolcetti + spuntini salati che di solito è servito nelle sale antiche in antiche porcellane… insomma, romanticissimo!! Ovviamente il costo è in proporzione: ad esempio, ad Hasford castle questa esperienza costa ben 40€ a testa.

ACCOMMODATIONS: in Irlanda, si sa, si dorme nei B&B. Ce ne sono tantissimi un po’ ovunque, soprattutto attorno alle zone turistiche. Noi ci siamo sempre trovati benissimo, sebbene bisogna mettere in conto che le stanze sono spesso moooolto piccole. Tendenzialmente sono puliti e ben tenuti e inclusa nel prezzo c’è sempre la colazione che di solito è quella irlandese, ossia uova fritte, salsicce, bacon ecc… che noi però abbiamo sempre evitato, prediligendo la classica colazione dolce, nonché più leggera. Nella scelta del B&B considerate che più siete in centro e più ci sarà rumore, soprattutto se dormite sopra un pub dove alla sera di solito c’è musica dal vivo fino a mezzanotte e mezza. Se volete starvene tranquilli, cercate un B&B un po’ discosto dalla strada principale e dormirete nel silenzio assoluto della campagna, che non è cosa da poco! A volte non avere il bagno in camera può essere un vantaggio: di solito le stanze senza bagno costano meno e il bagno si trova o giusto di fronte alla stanza, oppure nella porta accanto ed è ad uso esclusivo del cliente della stanza senza bagno: un bel risparmio e si tratta comunque di una scelta confortevole, anche perchè spesso, in questo caso, il bagno è molto più grande di quello in stanza.

ATTRAZIONI: c’è chi lamenta il fatto che costino care. E infatti i migliori musei e i siti turistici più battuti non sono certo a buon mercato… ma insomma, dovranno mica regalarceli no? Se vi fa piacere trovare parcheggio, bagni grandi e puliti, audioguide in italiano, negozio di souvenirs ben fornito, cafè dove prendere un tè caldo dopo esservi congelati sulle scogliere, non potete lamentarvi di aver pagato 10€ per la visita! Ogni experience ha il suo prezzo… ed è anche giusto che sia così. Tra gli highliths da segnalare elenchiamo: il Gobbins Clif Path (che purtroppo non siamo riusciti a vedere perché l’hanno chiuso per manutenzione proprio nei giorni in cui avevamo prenotato la visita… sob!), Black taxi tour a Belfast, Titanic Belfast, Old Bushmills Distillery, Bloody Sunday museum a Derry, scogliere di Slieve League, pista ciclabile Great western Greenway a Westport, barca + bicicletta per il Dunloe Gap a Killarney, Epic Ireland Museum a Dublino. Oltre, ovviamente, tutte le altre attrazioni descritte in tutte le guide turistiche e che non possono mancare in un viaggio in Irlanda, su cui non mi dilungo! Quelle che ho indicato sono, diciamo, delle “chicche”!

SOUVENIR: chi non desidera portarsi a casa un pezzo di Irlanda a fine vacanza? Per fortuna i souvenirs non mancano, dalla musica irlandese ai maglioni delle Aran, ai boccali per la Guinnes. Ma se cercate qualcosa che vada al di là del classico portachiavi con il trifoglio o del peluche a forma di pecora, non perdetevi Avoca e Kilkenny, due negozi (che troverete in tutte le cittadine più grandi) che radunano il meglio del design irlandese, dai gioielli alle ceramiche, ai vestiti. Qui troverete oggetti davvero interessanti ed originali. Inoltre con 29€ in più vi spediscono tutto ovunque!

LIBRI (per segnalarne alcuni): Le ceneri di Angela, The Dubliners, Il prezzo dell’innocenza, Qui Belfast, le poesie di Yeats.

FILMS (per segnalarne alcuni): Le ceneri di Angela, Nel nome del padre, Connelly, Calvario, Holy Waters, Un uomo tranquillo, il vento che accarezza l’erba, Breakfast on Pluto e, ovviamente, la serie TV Trono di spade che sta spopolando e sul cui successo l’Irlanda del nord sta puntando tantissimo per attrarre il turismo (ovunque vengono pubblicizzati tours in cui si viene condotti sui luoghi di Games of Thrones).

DIARIO DI VIAGGIO (lo scriviamo per noi, perché ci piace riguardare le foto delle nostre vacanze, ma anche rileggercele visto che il tempo passa e la memoria scema! Ma speriamo che possa essere utile a qualche altro viaggiatore che in questo momento sta sognando l’Irlanda…):

6 agosto

Partenza con volo da Torino alle sei del mattino. Arriviamo a Dublino e troviamo un sole come non s’è mai visto in Irlanda in tutto il 2016. Mio marito Alberto è particolarmente allegro e già ironizza sul fatto che sono sempre la solita ansiosa, che il tempo qui è bellissimo e le scarpe da trekking impermeabili non erano necessarie così come le felpe ecc… Io incasso sperando che lui abbia ragione, infondo chi non sogna 15 giorni di sole per le proprie ferie? L’amico che ci raggiunge all’aeroporto e che vive a Dublino da anni ci dice chiaramente di non fare troppo affidamento sul sole splendente, magari fosse sempre così. Ritiriamo l’auto a noleggio e partiamo alla volta dell’Irlanda del nord, come da piano di viaggio da me elaborato. Ma il nostro navigatore Garmin questa volta non funziona e non capiamo come mai… ha funzionato in tutta Europa! Vabeh, vorremmo rinunciare a questa comodità, ma il nostro amico ci dice che è meglio se andiamo da lui a Dublino a prendere il suo, per cui perdiamo più di un’ora nel fare su e giù, ma menomale perché in effetti un navigatore ci voleva, eccome! L’imprevisto ci fa saltare la prima tappa prevista, ossia il sito archeologico di Newgrange, con tombe che pare siano più vecchie delle piramidi di Giza. Chiamiamo il sito per sapere a che ora è prevista l’ultima visita, ma ci dicono che le visite sono tutte al completo e quindi è inutile andare. Cavoli… Ma quest’estate sono venuti tutti i Irlanda? Non immaginavo di dover prenotare. Passiamo oltre e facciamo direttamente rotta su Belfast dove abbiamo prenotato due notti al Premier Inn in pieno centro storico che, peraltro, è davvero piccolo. Belfast mi piace subito: poco turistica, a suo modo elegante, ma con un’aria un po’ sfacciata. E’ in corso una specie di Gay Pride su scala ridotta, sono tutti caldi come boilers, già ubriachi fradici alle sei del pomeriggio e andranno avanti così finchè molti crolleranno a terra (fisicamente, intendo) a causa dell’alcool. Però! In giro vediamo parecchie camionette della polizia che qui sono diverse da qualunque altro posto visto finora. Nel senso che non sono normali auto, sono proprio dei piccoli blindati che ti mettono addosso una strana sensazione di disagio, nemmeno ci fosse una guerriglia in corso. Ma notiamo che la gente del posto non ci fa troppo caso e, se fermati dalla polizia, salgono serenamente su questi blindati all’interno dei quali chissà cosa succederà… magari proprio nulla a parte qualche ramanzina o un controllo delle generalità. Alberto trova il mix di camionette e ubriachi poco allettante e storce il naso, io tutto sommato riesco a godermi le stranezze che vedo attorno a me e a incasellarle come “folklore locale”. Ceniamo in un ottimo ristorante indiano, il Safa, consigliatoci dai gestori di altri due ristoranti che non hanno potuto ospitarci perché avevano già chiuso la loro cucine.

7 agosto

È domenica e stamattina Belfast se la dorme. In giro nemmeno una bottiglia, gli spazzini hanno fatto un lavorone, se penso in che stato era il centro città ieri sera! Tramite l’hotel prenotiamo il Black taxi tour per tre persone e alle 11 arriva a prenderci il nostro taxista per portarci prima nel quartiere operaio protestante, Shankill, e poi in quello cattolico, ancora oggi separati da 5 km di muro. Ci spiega cosa significava vivere a Belfast negli anni, non lontani, in cui volavano i proiettili e la città era tra quelle mete europee assolutamente sconsigliate ai turisti di tutto il mondo. Per noi è davvero difficile capire ciò che ci racconta, ma tutto attorno percepiamo chiaramente una sorta di tensione sotterranea che ancora oggi – anche se di fatto i cattolici non sono più ostracizzati e godono degli stessi diritti dei protestanti – serpeggia per le vie delle periferie operaie. Da un lato del muro troviamo murales in memoria dei militanti protestanti e ovunque ritratti della regina Elisabetta, nonché bandiere del regno unito. Dall’altro lato del muro murales dedicati ai “martiri” dell’IRA. All’altezza del celeberrimo murale dedicato a Bobby Sand assistiamo ad una manifestazione pacifica per ricordare i tempi in cui i cattolici potevano essere arrestati senza giusto processo e detenuti a tempo indeterminato. La manifestazione è molto partecipata e presa davvero sul serio, infatti i blindati della polizia non mancano. Questa visita è stata davvero intensa e la raccomandiamo a tutti quelli che vogliono quantomeno provare a capire qualcosa della difficile situazione vissuta dai cattolici dell’Irlanda del nord negli anni passati… 30£ spesi benissimo (il tour è durato circa 2 ore). Quando finiamo il tour, il taxi ci lasci in centro dove i negozi sono ancora chiusi, ma per fortuna il mercato coperto di St George’s è aperto e alla domenica c’è musica dal vivo, oltre ad un sacco di bancarelle di street food da mezzo mondo e artigianato vario. Il posto ci piace un sacco e pranziamo qui con falafel e humus libanesi. Nel pomeriggio accompagniamo il nostro amico all’autobus che lo riporterà a Dublino e facciamo un giretto sul lungofiume in cerca del Big fish, un’installazione moderna che rappresenta un enorme pesce rivestito in mattonelle di ceramica. Qui abbiamo il primo incontro con il tempo irlandese, quello vero, visto che inizia a piovere con quella pioggerellina fitta e mulinante da cui è inutile cercare di sfuggire (e se porti gli occhiali è un bel casino!). Ceniamo benissimo in un localino delizioso consigliatoci dalla ragazza della reception, il Made in Belfast, molto urban style.

8 agosto

Questa mattina avremmo dovuto andare al Gobbins cliff path e invece mi hanno chiamata un paio di giorni fa per dirmi che il sito è in manutenzione… Che peccato! Ci tenevo davvero tantissssssimo perché deve essere una splendida camminata su e giù per le sulle scogliere, una vera attrazione per pochi curiosi che nemmeno la guida indica. Pazienza, sarà per la prossima volta che verremo in Irlanda! Decidiamo pertanto di visitare quella che è la nuova e pompatissima attrazione cittadina, ossia il Titanic Belfast, un museo dedicato al famoso transatlantico che è stato costruito proprio su questi docks. Il costo del biglietto è di 16£, quindi non certo economico, ma a nostro avviso ne vale la pena (con qualche pound in più si possono prendere le audioguide in italiano, ma purtroppo erano finite). Il museo è nuovo di zecca ed abbonda di sezioni interattive e nuove tecnologie museali. Se però venite qui alla ricerca di cimeli sul Titanic fate un errore perché, ovviamente, della nave non è rimasto nulla, se non quello che ancora oggi è sepolto sul fondo dell’oceano. C’è chi dice che in questo museo non si trova nulla più di quanto visto nel film (mah, io Di Caprio non l’ho trovato e sì che ho guardato bene!), ma in realtà c’è molto di più: il museo racconta di com’era Belfast ai tempi in cui era il più fiorente cantiere navale d’Europa, delle condizioni di lavoro degli operai, della costruzione dei primi transatlantici “Olympic”, come appunto il Titanic, della risonanza mediatica incredibile che ebbe il suo varo, della vita di bordo, della tragedia, del processo che ne è seguito e delle ricerche sul fondo dell’oceano che continuano ancora oggi. Direi che ce n’è abbastanza, no? Finita la visita, nel primo pomeriggio partiamo alla volta della costa, lasciando una Belfast che ci svela il suo lato migliore, piena di gente, di bei negozi finalmente aperti, e di sole. La prima tappa la facciamo a Ballygalley dove mettiamo per la prima volta i piedi su una spiaggia irlandese: tira un vento fortissimo, ma il sole c’è, per cui, per gli standard locali, è una giornata spettacolare, proprio quella giusta per farsi un bagno! Infatti poco lontano da noi una nonna in spolverino accompagna in spiaggia i nipotini in costume che si buttano in acqua senza battere ciglio. Noi li guardiamo scioccati e loro ricambiano con un sorriso divertito pensando, probabilmente, che questi turisti sono proprio matti a venire in spiaggia in jeans, giaccone e tutti incappucciati quando guarda qui che giornata che è uscita! Capiamo subito che tutto nel mondo è solo questione di punti di vista. In effetti l’acqua è cristallina e nemmeno poi così fredda (l’abbiam toccata solo con le dita della mano)! Facciamo ancora un giretto di un paio d’ore alla Glennariff Forrest per sgranchirci le gambe, ma non la troviamo particolarmente interessante. Passiamo poi da Cushendall e Cushendun, dove però è arrivata la pioggia, per cui dopo un rapidissimo giro ci rintaniamo al B&B Ardaghmore che ho prenotato a Ballycastle. La signora che lo gestisce, carinissima, ci manda a cena al pub locale e qui beviamo la nostra prima Guinnes e ci godiamo il nostro primo delizioso fish & cips in una bella atmosfera calda e rilassata. La cittadina (o sarebbe meglio dire paesino?) di Ballycastle è sì turistica, ma al punto giusto, non smaccatamente – diciamo che si rivolge soprattutto ad un turismo locale – e si è rivelata un’ottima base per esplorare i dintorni. Anche il B&B è stato un’ottima scelta, discosto dal centro quanto basta per essere molto silenzioso, ma non così lontano da non poterlo raggiungere con una passeggiata di dieci minuti, e soprattutto vista mare, perfetto per passeggiare lungo la spiaggia.

9 agosto

Genevieve, la padrona del B&B, ci coccola a colazione con pane e marmellate fatti i casa di cui ci abbuffiamo, declinando l’offerta della full irish breakfast. Visto che oggi c’è il sole, ne approfittiamo per andare subito al Carrick-a-Rede rope bridge. Conviene andarci sul presto perché si tratta di una delle maggiori attrazioni della zona ed è molto gettonata. Per arrivare al ponte bisogna percorrere un sentiero di un paio di km che si apre su scogliere bellissime. Il vento è forte, ma il panorama è meraviglioso! Dopo il ponte, su consiglio di Genevieve, facciamo tappa al porticciolo di Ballintoy dove passa anche il sentiero Causeway coast way (che poi è una sezione del sentiero Ulster way di ben 1.000 km!). Ne percorriamo un pezzetto e dobbiamo ammettere che i panorami che attraversiamo sono davvero emozionanti. Ci dirigiamo a Bushmills e proviamo a visitare la Old Bushmill distillery, ma dovremmo attendere un’ora per poter prendere parte al prossimo tour, per cui lasciamo perdere, riproponendoci di tornare domani di prima mattina. Andiamo a cercare The dark edges, la strada di campagna delimitata da alberi secolari i cui rami paiono intrecciarsi, immortalata dalla serie TV “Trono di spade” e quindi resa celebre in tutto il mondo. Una volta arrivare qui era davvero difficile (e come la trovi una qualunque stradina di qualche metro in mezzo alla campagna irlandese?) mentre oggi è ben segnalata, basta seguire i cartelli una volta arrivati ad Armoy… e infatti c’è un sacco di gente che la percorre anche a piedi scattando foto e selfie a sfinimento. Ovviamente è molto bella, ma l’ideale sarebbe vederla all’alba o al calar del sole, e senza nessuno, per poterne gustare l’atmosfera magica in santa pace. Diversamente può risultare solo una strada con dei grandi alberi, piena di gente chiassosa che stona con il silenzio del countryside.

Nel pomeriggio arriva finalmente il momento della Giants causeway, che sognavo di vedere da anni. All’ingresso del sito hanno costruito un centro visitatori eccezionale, con tanto di negozio di artigianato (bellissimo) e caffetteria. Da qui alle famose formazioni di pietra esagonale c’è un sentiero di circa 1 km che si può percorrere anche con la navetta. Il sentiero del gigante è solo una piccola parte del sito, ma è quella dove si concentrano tutti. Per cui l’esperienza diventa piuttosto incasinata, con gente che salta di colonna in colonna, urla, fotografa ecc… se avete sognato di fronte a quelle foto della Giants Causeway avvolta nella bruma dell’alba, senza un’anima viva nei dintorni, beh… scordatevela! Immagino che nei momenti di minor afflusso, tipo durante l’inverno, possa essere decisamente affascinante, ma purtroppo questi sono i contro del turismo di massa e non ci resta altro da fare che accettarli. In fondo anche noi eravamo qui a fare turismo ad agosto… non possiamo lamentarci troppo! Insomma, alla fine questo sito non ci lascia gli occhi a forma di cuore e così ci capiterà spesso durante il viaggio: i siti più famosi saranno quelli che ci regaleranno meno emozioni mentre quelli trovati per caso ci lasceranno splendidi ricordi. Stasera ceniamo, di nuovo benissimo, al ristorante “The cellar” sempre a Ballycastle.

10 agosto

La giornata inizia sotto la pioggia che ci terrà compagnia fino quasi a sera. Vabeh. Iniziamo dalla Old Bushmill Distillery dove la visita si rivela davvero interessantissima e ben guidata. L’aria è pervasa dal delizioso aroma che si sprigiona dagli alambicchi e dal malto usato per la distillazione e scopro con piacere che il wiskey irlandese non è torbato come quello dei cugini scozzesi, per cui ne assaggio volentieri un sorso. Compriamo una bottiglia di wiskey single malt che si può trovare solo ed esclusivamente qui allo shop, due stecche di cioccolata al wiskey e proseguiamo. Il programma prevedeva una sosta veloce a Derry e poi di proseguire fino alle scogliere di Slieve League, ma stupidamente ci facciamo intristire dalla pioggia, per cui decidiamo di fermarci tutto il pomeriggio a Derry e di saltare le scogliere. Questo resta un grande rimpianto della vacanza, in quanto la mattina successiva a colazione abbiamo incontrato una coppia che invece ci ha creduto fino in fondo, è stata a Slieve league sotto la pioggia e ha avuto la fortuna, una volta arrivati sulla scogliera (la più alta d’Europa! più delle Cliffs of Moher!) di vedere la pioggia cedere il posto al sole… Ecco cosa intendo quando dico che in Irlanda non bisogna lasciarsi scoraggiare dal meteo! In ogni caso Derry è una cittadina raccolta e graziosa e le cose da vedere di certo non mancano. Visitiamo la tristemente famosa zona del Bogside dove si è svolta la strage del Bloody Sunday e cerchiamo il Bloody Sunday museum senza trovarlo (pare che lo stiano ricollocando). Forse è meglio così, perché, a dirla tutta, non ce la sentivamo molto di affrontare foto di morti lungo le strade e testimonianze strazianti… in fondo siamo in vacanza! In ogni caso i murales sono davvero molto toccanti e bastano a lasciarci magonati per il resto del pomeriggio. Ci rilassiamo un pochino visitando i negozietti del Craft village dove, potendo, mi comprerei tutto! La sera raggiungiamo Donegal e alloggiamo al B&B Drumcorroy farmhouse. Su indicazione della signora che gestisce il B&B ceniamo in centro al Dom’s Pier 1 (anche stasera benissimo!) e ci godiamo un po’ di musica dal vivo.

11 agosto

Per oggi ho prenotato via internet due biciclette per percorrere la pista ciclabile che va da Achill island a Westport, la Great western greenway, ricavata laddove correva una ferrovia oggi smantellata.

Ovviamente piove… sgrunt! La poggia inizia a darmi un tantino sui nervi… ma che costa a ‘sto tempo concederci un raggio di sole per permetterci di fare una pedalata in pace???!!! Quanto vorrei poter piegare questa terra selvaggia ai miei desideri! Ma non è possibile, purtroppo… Visto il tempaccio, ce la prendiamo con tutta calma. Arriviamo a Newport, dove ho prenotato le bici, verso le tre del pomeriggio e pare che il tempo abbia deciso di migliorare leggermente. Il bike rental Greenway bicycle hire è attaccato al ponte sul fiume, per cui è impossibile confondersi, visto che Newport è davvero un buco di villaggio. La cosa positiva è che questo bike rental (http://greenwaybicyclehire.com/) permette di fare il percorso one way in quanto si viene portati con la navetta all’inizio della ciclabile o in una tappa intermedia, così si può partire tranquillamente senza il pensiero di dover, ad un certo punto, tornare indietro. Visto che ormai sono le 4 del pomeriggio e che le nuvole sono molto basse, decidiamo di non farci portare fino a Achill, ma partiamo da Mulranny, considerando che da qui a Newport sono circa 20km di pedalata. Partiamo sotto una pioggerellina fine fine, tutti intabarrati nel k-way, ridendo come scemi mentre attorno a noi il panorama è presso che invisibile e chiedendoci se è stata un’idea geniale… ma per fortuna dopo poco smette di piovere e anche se non esce il sole, diciamo che riusciamo comunque a goderci la pedalata (tutta in pianura) fermandoci qua e là per fare foto e far passare le pecore che brucano nei prati tutto attorno. Insomma, ci divertiamo e rilassiamo un sacco… peccato davvero non aver potuto fare tutta la ciclabile perché sarebbe stato meraviglioso in una bella giornata di sole. Esperienza consigliatissima! Vi consiglio però di scrivere al noleggiatore per farvi specificare gli orari delle navette per organizzarvi al meglio, in quanto non partono spessissimo e si rischia di restare ad aspettare.

Per la notte abbiamo prenotato il B&B Wester Greenway che è molto carino, ma onestamente non l’abbiamo trovato particolarmente pulito, per cui non ci sentiamo di consigliarlo. Ceniamo nell’unico pub locale, come sempre molto bene, in una bella atmosfera semplice e non artefatta, circondati quasi solamente da irlandesi, visto che Newport non è affatto turistica perché la destinazione turistica della zona è la poco lontana Westport.

12 agosto

Iniziamo la giornata con un giretto per Westport che è carina e piena di negozi. Mi innamoro a prima vista dei gioielli di un designer irlandese e non me li tolgo più dalla testa finchè, a Dublino, Alberto mi regala una collana che non tolgo praticamente mai di dosso (si chiama Alan Ardiff… trovate le sue creazioni da Kilkenny oppure allo show room di Dublino!). Tanto per cambiare inizia a piovere e quindi il nostro piano di visitare il parco nazionale di Connemara viene rimandato al giorno dopo. Entriamo nella regione del Connemara, tutta immersa nella nebbia al punto che non vediamo oltre la striscia di asfalto che stiamo seguendo. Le strade qui, anche se sembra impossibile, si sono fatte ancora più strette e sono letteralmente fiancheggiate da muri di vegetazione fiorita (per fortuna soffice perché spesso ci strusciamo le fiancate). Fiori fucsia, fiori arancioni, gialli, bianchi… quindi è ancora più difficile accettare di non vedere nulla del meraviglioso panorama fiorito che percepiamo essere attorno a noi. Entriamo nella zona del fiordo che vediamo solo dalla macchina perché piove parecchio. Puntiamo allora su Kylemore abbey dove scopriamo che si sono rifugiati praticamente tutti! C’è un discreto caos, ma anche noi cerchiamo un tavolino al cafè e ci concediamo un pranzo a base di dolci… una di quelle cose che non hai mai il coraggio di fare, ma che in un grigio giorno di pioggia ti ridona il sorriso! Non visitiamo la mansion e puntiamo invece sulla costa. Arriviamo fino a Ballyconnely attirati dai cartelli che indicano una smokehouse. Quando arriviamo stanno lavorando i salmoni e ci offrono un assaggio di salmone bio appena affumicato… che delizia! Si scioglie in bocca. Purtroppo non sapremmo come conservarlo, per cui non lo compriamo, ma prendiamo tutti i riferimenti per fare un ordine, magari per Natale. Lungo la strada scopriamo diverse spiaggette, tra cui una splendida con sabbia ed acqua chiarissime dove, ovviamente, alcuni irlandesi stanno serenamente facendo il bagno sotto la pioggia. Ci fermiamo a raccogliere delle conchiglie colorate e a respirare l’odore del mare e delle alghe. Ci rintaniamo poi al B&B Sea View di Clifden per farci una bella doccia calda prima di cena e poi ceniamo in centro al ristorante E.J. Kings, consigliatoci dalla signora che gestisce il B&B, dove ci ammazziamo di cozze e di deliziosa chowder. Mentre mangiamo, ossia verso le otto di sera, l’Irlanda ci regala finalmente un bel sole, tanto che dopo cena ci attardiamo a gironzolare per le stradine di Clifden (ce ne sono forse tre) per goderci l’insperato sprazzo di cielo azzurro. Dai che forse domani non piove! (la speranza è l’ultimo rifugio degli ottimisti).

13 agosto

Non piove, c’è pure una specie di sole! Evvai! Siiii! Non ci possiamo credere! Compriamo due sandwiches a Dingle e ci catapultiamo al Connemara National park. Per informazione, al Connemara ci sono tre sentieri: giallo, blu e rosso, in ordine di difficoltà e pendenza. Ognuno dirama dal precedente ed è ben indicato. Quello rosso porta in cima ad una bassa montagna da cui si gode di un panorama stupendo… almeno, così immaginiamo e tra poco spiegherò il perchè . In tutto dovrebbero essere circa 10-12 km ed un camminatore mediamente allenato ce la fa tranquillamente in poche ore. Oggi fa persino caldo, forse basta una t-shirt per affrontare il percorso… come ci vestiamo? Che facciamo, portiamo anche i K-way? E che scarpe mettiamo? Impermeabili o no? E quanta acqua portiamo?? Io vengo in t-shirt. Non ci provare, poi prendi freddo, dobbiamo essere sempre vestiti a cipolla, te l’ho detto! Sei la solita esagerata! Fai un po’ come vuoi… Alla fine decidiamo per le scarpe impermeabili e ci portiamo negli zaini tutto l’occorrente per affrontare un’eventuale pioggia, anche se dopo un kilometro siamo già tutti sudati e ci chiediamo se abbiamo fatto bene.

Il panorama è stupendo, si vedono i laghi, il mare, cespugli di erica fucsia ovunque, qualche pecorella… ah, finalmente una giornata coi fiocchi! Iniziamo a salire su per il sentiero rosso che si fa via via più impegnativo, soprattutto perché c’è davvero tanta gente e quindi si sale in fila indiana sperando che il turista tedesco in sovrappeso che abbiamo davanti e che non ci pare nato per affrontare i sentieri di montagna, non metta il piede il fallo e ci rotoli addosso. Mentre saliamo e ci godiamo la vista, che si fa sempre più affascinante, da dietro la montagna arriva velocissima, sospinta dal vento, una maledetta nuvola densa e grigia come il piombo. E dove si fa a ficcare? Beh, giusto in cima alla montagna, dove altro!? Quindi quando ormai stiamo per arrivare in cima dobbiamo fermarci ad infilare i k-way perché inizia a piovviginare e a fare un gran freddo. Arrivati in cima il vento ci porta via e soprattutto: sorpresa! Non si vede assolutamente nulla! Facciamo qualche foto alla nuvola che ci nasconde la vista, tanto per non dimenticare che razza di panorama ci siamo goduti dall’alto del Connemara National park, poi ci sediamo al freddo su una roccia in attesa che la maledetta nube se ne vada. Aspetta, aspetta… la nuvola resta sempre al suo posto, quindi, stufi di prendere freddo, decidiamo di ridiscendere. Ridendo, ci diciamo che di sicuro, appena arriveremo a metà discesa, la nuvola sparirà. E infatti! Quando ad un certo punto della discesa ci giriamo a guardare in su, scopriamo che ora la vetta è libera e che chi è appena arrivato in cima si sta godendo il sole, il panorama e le foto… vabeh, ormai ci ridiamo sopra, tanto abbiamo capito come va da queste parti! Ci fermiamo al visitors centre a mangiare i nostri panini al sole, ragionando sul fatto che, alla fine, la visita è andata meglio del previsto, in fondo avrebbe anche potuto piovere tutto il tempo! Per la notte abbiamo prenotato un B&B a Bearna, paesino costiero poco distante da Galway, ed abbiamo tutto il pomeriggio a disposizione per raggiungerlo. Ci inoltriamo nel Connemara per stradine secondarie e finalmente possiamo guardarci attorno e scoprire quello che ieri le nuvole ci negavano alla vista: il panorama è meraviglioso! Lande desolate, battute e quasi arse dal vento, cosparse di cespugli di erica fucsia, di fiori, di pecore, torbiere… Alberto guida piano piano e io mi godo il silenzio. Guidiamo fino a Carna, il villaggio in cui ti aspetti di trovare un cartello che dica “Benvenuti alla fine del mondo”, tanto è desolato. Lasciamo l’auto e ci addentriamo a piedi per una stradina di campagna che porta al mare, seguendo l’indicazione di un sentiero. Non che ci sia nulla da vedere in particolare, ma ci godiamo la geometria grigia dei mille muretti a secco che ritagliano la campagna e ovunque troviamo pecore, mucche, asini o cavalli. Se incontriamo qualcuno, ci saluta sorpreso e sorridente. I cottages lungo il sentiero sono isolati e bellissimi. Ci chiediamo come possa essere vivere qui, tra campagna e oceano, lavorando presumibilmente a Galway da cui distiamo meno di un’ora. Dove sarà la scuola più vicina? E l’ospedale? E il cinema? E un negozio per acquistare che so, un paio di decoltè di vernice e una camicetta da mettere in ufficio? Sì, però sai che meraviglia annusare il mare ogni mattina? Ma sai che umidità? Beh, siamo in Irlanda, hai mai visto posto più umido in Europa? Se avessi un cottage mio lo vorrei tutto a vetrate per far entrare più luce possibile… e con tantissimi fiori tutt’attorno. Due pecore non ce le mettiamo? Beh, certo, così ci rasano il prato… secondo te quanto puzzano? Mah… Però non le mangiamo. Ok, moriranno di vecchiaia.

Verso il tardo pomeriggio arriviamo al Pedraicins B&B, che si trova al piano di sopra di un ristorante/pub che dà sulla bella spiaggia chiamata Furbo beach. È un posto spartano, la camera però è pulita, vista mare e soprattutto ha la comodità di essere sopra un ristorante di pesce dove si mangia anche bene. Di contro puzza un pochino di cucina (ma solo a tratti) e nessuno ci avvisa che il sabato sera ci sarà un concerto dalle 11 alle 12.30 di notte! Ecco perché prenotare le stanze sopra i pub non è affatto furbo… a meno che non siate dei tiratardi. Noi non lo siamo, anzi, abbiamo davvero bisogno di dormire perché è stato un anno massacrante e, man mano che ci rilassiamo durante il viaggio, siamo sempre più stanchi…

14 agosto

Oggi, in teoria, avremmo dovuto andare alle isole Aran. In pratica, visto che il meteo non ci convince molto, decidiamo che non ci va di restare “bloccati” su un’isola se poi piove, in attesa del traghetto di ritorno, per cui abbandoniamo l’idea di visitare le Aran (pazienza!) e partiamo alla volta del Burren. Di strada ci fermiamo al Dunguaire castle, ma non visitiamo gli interni dove, peraltro, allestiscono banchetti medievali per i turisti e quindi di sicuro non sarebbe una visita particolarmente genuina. Cerchiamo in qualche modo di trovare la zona del Burren, che, appunto, è una “zona” non un parco naturale o simili, quindi non ha un vero e proprio “ingresso”. Vedendo la mappa sulla guida sappiamo più o meno dove dirigerci, ma ci accorgiamo chiaramente di essere arrivati quando le colline attorno a noi iniziano, da verdi come sono di solito, a presentarsi, da un certo punto in su, grigie e spoglie. Mentre seguiamo il navigatore verso le Cliffs of Moher ci imbattiamo per puro caso (che fortuna!) nel cartello che indica un sentiero che solca a mezza costa una di queste colline. Parcheggiamo e partiamo a piedi, per quella che si rivelerà una splendida passeggiata di un paio d’ore tra le classiche formazioni rocciose del Burren da un lato e un meraviglioso panorama sulle campagne e sul mare dall’altro. Lungo il percorso incrociamo solo gente del posto che cammina con il cane o che si fa un camminata veloce in questo scenario potente e silenzioso. Purtroppo non saprei assolutamente come fare per indicare questo sentiero ad altri! Segnalo però che, stando alla guida, il paesino ideale da cui iniziare la visita del Burren è Kilfenora, dove pare che ci sia un info point in cui trovare informazioni e materiale. In ogni caso il Burren è davvero magnifico. Sembra uscito direttamente dalla preistoria con quelle sue particolarissime rocce grigio chiaro tutte sfrangiate che ricordano legno fossile, tra cui spuntano piccoli cespugli di fiori gialli… e niente altro attorno. Finora non avevamo mai visto nulla del genere. Ovviamente anche qui sarebbe da starci una giornata intera per gironzolare, perdersi e soprattutto respirare il più possibile quest’atmosfera surreale. Proseguiamo per le Cliffs of Moher e ci ritroviamo immersi nella folla. Come ognuno sa, alle Cliffs tira un vento pazzesco, le onde si frangono violentemente sulla scogliera, spruzzando schiuma ovunque e tu, visitatore, ti senti un nonnulla in preda alla potenza degli elementi e degli umori di Madre Natura. Quindi ci armiamo di sciarpa, giubbotti e quant’altro e partiamo per il sentiero. La prima cosa che ci colpisce, strada facendo, è che tutti si “spulciano” i capelli… mah. Dopo poco iniziamo a capire come mai: la nostra cara e capricciosa Irlanda ci regala lo spettacolo delle sue celeberrime scogliere… dove non tira un solo alito di vento! Il mare è piatto come non lo abbiamo mai visto, né mai lo rivedremo durante tutto il viaggio: una vera tavola. Al posto di onde e vento, ci sono una marea di moscerini e moschini che danno del filo da torcere a tutti, ma soprattutto a chi porta vestiti chiari. Noi, per fortuna, siamo grigi dalla testa ai piedi, per cui non abbiamo troppi problemi, ma siamo troppo coperti e fa anche abbastanza caldo a furia di camminare lungo il sentiero… andiamo comunque avanti tutti coperti per via dei moscerini che si infilano ovunque. Moscerini a parte (menomale che non pungono!) il panorama è semplicemente grandioso. L’altezza mi dà le vertigini e quando il sentiero passa vicino al bordo, sento le gambe che tremano. Qualche visitatore si spinge fino sul bordo per farsi dei selfie e ci fa rizzare i capelli in testa… ognuno ha il suo senso del pericolo, ma qui davvero non si scherza e la prima cosa che vedi mettendo piede sul sentiero è un monumento in ricordo di tutti coloro che hanno perso la vista su questa terribile scogliera. Alla sera torniamo a cena al Padraicins, e dopo cena ci facciamo l’oramai consueta passeggiata in spiaggia al chiaro di luna, che non è affatto male.

15 agosto

Oggi splende un bellissimo sole! Ci andava… eccome! Puntiamo su Galway dove facciamo un rapidissimo giretto perché non la troviamo affatto interessante, molto commerciale, niente di caratteristico. La lasciamo a cuor leggero: magari sarà anche molto carina, ma di sicuro non ad agosto quando è super affollata. Iniziamo a spostarci verso sud, in direzione Killarney e lungo la strada ci fermiamo ad Adare, un villaggio minuscolo (una via in tutto!) che però è molto pubblicizzato dall’ente del turismo irlandese perchè qui sono conservati degli antichi cottage dal tipico tetto in paglia, oltre al fatto che ci sono alcune vestigia medievali, tra cui la chiesa ed il castello. Il castello è visitabile solo prendendo parte ad una visita guidata e non abbiamo voglia di attendere la prossima. I cottage caratteristici sono ormai tutti caffè e ristoranti e sono presi d’assalto (capiamoci: saranno in tutto 4 o 5). In realtà siamo venuti qui soprattutto perché avrei tanto voluto regalarmi un bel high-tea nel castello, l’Adare Manor, ora hotel di lusso…. Ma purtroppo è chiuso per ristrutturazione, che sfiga! Vabeh, ripartiamo un po’ delusi anche da Adare che sarà pur carina, ma anche qui zero atmosfera. Chissà, magari in autunno… è bello fare i turisti, ma sarebbe fantastico se le destinazioni non diventassero turistiche! Peccato che ciò non pare proprio essere possibile…

A tardo pomeriggio arriviamo al B&B Aghadoe view, a Killarney, nella zona di Aghadoe Heights, appunto, che dista circa 5 minuti in auto dal centro. Scelta eccellente. Il B&B è delizioso ed è splendidamente gestito da una bella coppia, Amelia e Michael. Il panorama che si gode da quassù è impagabile, si vedono i laghi e le montagne e soprattutto è silenziosissimo. Proprio davanti al cottage c’è un view point dove passeremo ogni giorno, mattino e sera, a rifarci gli occhi. Ancora non lo sapevamo, ma qui avremmo trovato la miglior colazione di tutta la vacanza… dolci eccellenti fatti in casa da Amelia che ci ha dato anche un sacco di buoni consigli per visitare i dintorni. Sempre su consiglio di Amelia ceniamo davvero bene in un ristorante asiatico in centro, il Khao, piccolo, ma grazioso e soprattutto abbastanza elastico negli orari di servizio. Facciamo un giro per Killarney che si rivela essere davvero carina, nonostante ci sia tantissima gente. Quasi ogni locale fa musica dal vivo, più o meno tipica, ma abbiamo la fortuna di trovare un piccolo pub, piuttosto anonimo, dove un gruppo di ragazzi del posto suonano vera musica irlandese con strumenti tipici: da brividi! Dopo cena ci gustiamo un gelato davvero niente male da Murphy’s: non proprio a buon mercato (4 € due gusti), ma è stato interessante scoprire i gusti tipici locali, come il sale di Dingle, il gin o il butterskotch, soprattutto perché, per permetterti di scegliere, te li facevano assaggiare tutti!

16 agosto

Oggi il meteo promette meraviglie, per cui ci alziamo prestissimo, facciamo una mega colazione e via verso il centro, bramosi di saltare in sella ad una bicicletta a noleggio. Lasciamo l’auto poco prima del centro, in una viuzza laterale dove non si paga il parcheggio. Poi facciamo a piedi meno di dieci minuti e ci rechiamo al punto informazioni per farci aiutare nel decidere un itinerario in bicicletta per la giornata. Alla mia specifica richiesta “We’d like to bike as much as we can”, la gentile addetta ci consiglia di fare il Gap of Dunloe in bicicletta. Ottimo! Ci fanno i biglietti per prendere la barca che attraversa i laghi del parco nazionale, su cui dovremo caricare anche le biciclette. La barca partirà alle 11 del mattino e sono già le dieci e venti, per cui abbiamo pochissimo tempo! Ma abbiamo già adocchiato un bike rental giusto fuori dall’information point, per cui prendiamo le bici e poi pedaliamo di gran carriera fino a Ross Castle da cui partirà la nostra barchetta (bici per tutto il giorno + gita in barca sui laghi di circa 90 minuti, € 30 a testa… ben spesi!). Ed eccoci in barca per una gita sui tre laghi del parco nazionale, guidati da un barcaiolo con un forte accento locale di cui non intendiamo una sola parola (può sembrare incredibile, visto che entrambi ce la caviamo bene con l’inglese, ma è proprio così!). Quindi non sappiamo dire se il tour fosse interessante, ma immaginiamo di sì. Sicuramente i panorami erano bellissimi, soprattutto nella seconda parte del tragitto, quando siamo entranti nei laghi più piccoli e le rive erano più vicine. Finalmente attracchiamo e siamo pronti per iniziare la nostra pedalata del Gap of Dunloe! L’entusiasmo è a mille. Un bel sole (caldissimo!), la campagna rigogliosa, le biciclette… Che desiderare di più? Come prima cosa, mi ribalto dalla bicicletta e cado, per fortuna, in un prato dall’erba piuttosto alta. Non mi faccio nulla, ma decido che forse è il caso di non togliere il caschetto che mi hanno rifilato al bike rental consigliandomi vivamente di usarlo. Mah, sarà stata l’emozione. Come si trova la strada da seguire per il gap of Dunloe? Facile, si seguono i carretti trainati dai pony che fanno attraversare il passo a chi non se la sente di camminare, né di pedalare. In mancanza di carretti nell’immediato, si cercano le “tracce biologiche” lasciate dai pony dietro di loro. La strada inizia dolcemente a salire… poi sempre meno dolcemente. Fatico parecchio, finchè decido di scendere e spingere, mentre Alberto, da vero sportivo, tiene duro. Spingo la bici su per la montagna per almeno 20 minuti, stremata dal caldo (volevamo il sole? E mo’ eccolo!) e da un unico pensiero: ma che cavolata abbiamo fatto? Ma dove stiamo andando? Ma sarà mica tutta in salita ‘sta strada? Fermo buona parte di quelli che vengono in senso opposto al mio, tutti sorridenti (eh certo, loro sono in discesa!) per chiedere informazioni sul percorso e tutti mi giurano che tra circa 10 minuti scollineremo. E finalmente, quando ormai stavo per rassegnarmi, sedermi a terra e piagnucolare di voler tornare indietro, eccola! La discesa! Anzi, abbiamo scollinato in un punto da cui si godeva di un panorama mozzafiato. Qui tutti gli avventurieri del Gap of Dunloe si fermano a riprendere fiato e a scattare le fotografie e così abbiamo fatto anche noi. Dopo una breve pausa iniziamo la discesa tra panorami idilliaci, pecorelle, ruscelli… In alcuni punti penso: “se il paradiso esiste, deve assomigliare a ciò che sto vedendo!”. Dietro ad una curva abbiamo addirittura un incontro ravvicinato con un bamby che bruca serenamente l’erba tenera vicino ad un ruscello e se ne sta lì ad osservarci senza la minima paura per un buon quarto d’ora. Ciliegina sulla torta: alla fine della discesa ci fermiamo al delizioso cottage di Colleen Bawn per un tè accompagnato da scones e marmellata ai lamponi. Che dire? Oggi la volubile isola ci ha mostrato il suo lato più dolce e gentile, lasciandoci senza fiato (anche per via della faticata in bici in salita!). Da qui torniamo a Killarney pedalando, su una strada non troppo frequentata e quindi non pericolosa. Lungo il Gap of Dunloe non mancavano le auto, anche se erano poche. Diciamo che non c’è proprio paragone tra fare questo percorso in auto o in bicicletta (o a piedi) perché la strada è strettissima e con l’auto non ci si può fermare dove si vuole e bisogna sempre accostarsi per far passare i calessi ecc… ma, se proprio non se ne può fare a meno, si può fare anche in auto sebbene perda gran parte della sua poesia. Alle 18,30 dobbiamo restituire le nostre bici a malincuore, anche se siamo a pezzi. Dopo una bella doccia andiamo a cena all’hotel Europa, famoso cinque stelle locale, che sorge sulla riva del lago. Amelia infatti ci aveva consigliato di recarci lì per cena presso la brasserie (c’è anche un ristorante che però è molto caro) e di mangiare fuori nel giardino, qualora il tempo l’avesse permesso. Il consiglio è stato eccellente… e la cena, a pochi passi dal lago, circondati da uno splendido giardino fiorito da cui ci siamo goduti il tramonto, è stata romanticissima!

17 agosto

Oggi, da programma, avremmo dovuto dedicarci al Ring of Dingle. Ma Amelia ci ha convinti ad orientarci sul Ring of Kerry, che lei ritiene più spettacolare, soprattutto nella zona del più piccolo Ring of Skellings. Visto che finora Amelia ci ha dato solo ottimi consigli, decidiamo nuovamente di ascoltarla e di lasciare il Ring of Dingle per il prossimo viaggio in Irlanda. Il tempo non è dei migliori, ma partiamo sperando che il cielo si apra. Lungo la strada facciamo una prima tappa alla Rossbeigh beach verso mezzogiorno: piove. La bassa marea ha denudato un’infinita spiaggia grigia e lucida come la lama di un coltello. Attorno solo nuvole bassissime e grigie nascondono tutto ciò che non è mare. Il cielo è pesante e fosco e tira l’immancabile vento carico d’acqua. Eppure la spiaggia è meravigliosa… quasi surreale. Passa una gita a cavallo e, a guardarli da lontano, sembra che i cavalli stiano camminando su uno specchio. Nonostante la pioggia, scattiamo parecchie foto, ripromettendoci di ripassare di qua al ritorno, per vedere se la spiaggia verso sera sarà cambiata o meno. Proseguiamo fermandoci di tanto in tanto, prendendocela comoda, tanto piove. Arrivati al Ring of Skellings, la strada si fa molto più stretta e i panorami più spettacolari. Attorno a noi solo minuscoli villaggi di pescatori spazzati dal vento. Oggi sono diventati pittoreschi paesini di villeggiatura, ma come potevano essere solo 50 anni fa? Nei pub troviamo qualche vecchia foto in bianco e nero che ci fa riflettere: erano davvero insediamenti isolati, poveri e difficili, aggrappati al confine del mondo. Eppure la gente ci viveva. Ancora oggi sono piuttosto isolati e ti chiedi di cos’altro possano vivere, se non di turismo e pesca. Ci fermiamo a Portmagee, decidendo di pranzare nel pub locale. Menomale che si trova sempre una “soup of the day” per riscaldarsi! Finito il pranzo, ecco un raggio di sole. Di colpo la nostra gita assume tutto un altro abbrivio e vorremmo avere tempo a sufficienza per vedere tutto! Dato che ormai basta attraversare il ponte, decidiamo di fare un giro a Valentia Island e ci fermiamo subito sull’altra sponda per percorrere un sentiero panoramico che si inerpica su per la scogliera, con splendida visuale sulle isole Skellings e su Portmagee. Dopodichè ci dirigiamo a Knight’s Town dove troviamo un minuscolo porticciolo, ma pieno di vita: il sole ha richiamato i bagnanti e, chi con la muta, chi senza, dal piccolo molo i ragazzini si esibiscono in mille tuffi. Restiamo lì a guardarli, imbacuccati nei nostri K-way e ci chiediamo se siamo noi quelli “strani” oppure loro, che arrivano di corsa a cavallo delle loro biciclette e in meno di un attimo sono già a mollo. Da queste parti un raggio di sole fa davvero miracoli! Altro che noi italiani che ci lamentiamo che l’acqua del Mediterraneo è fredda. Senza fretta percorriamo tutto il Ring of Skellings che è davvero meraviglioso e ci regala scogliere mozzafiato e spiagge dalle acque cristalline solcate da surfisti. Purtroppo ci rendiamo conto che sono già le sei di sera e noi siamo appena a metà del percorso! Arrivati a Waterville, decidiamo pertanto di rincasare ripassando dalla stessa strada percorsa al mattino e di lasciare l’altra metà del Ring of Kerry per il prossimo viaggio. Sulla via del ritorno, come deciso al mattino, ci feriamo nuovamente a vedere Rosseigh beach: non sembra la stessa di mezzogiorno, anzi, sembra una spiaggia completamente diversa! Pazzesco… ora c’è l’alta marea, quindi c’è il mare ed è azzurrissimo. Finalmente il cielo è limpido e le nuvole sono sparite, per cui scopriamo che tutto attorno ci sono colline verdi punteggiate di pecore al pascolo. La gente cammina lungo il bagnasciuga e qualcuno si azzarda a fare il bagno… W l’irlanda! Non avevamo mai visto un paese capace di cambiare così tanto in così poche ore! Potresti tornarci mille volte e vedresti sempre cose diverse, perché tutto dipende dagli elementi, tutto è in mano alla Natura. Arriviamo a Killarney sul tardi e andiamo dritti all’asiatico che già abbiamo avuto modo di conoscere qualche sera prima e che sappiamo non essere troppo rigido in fatto di orari.

18 agosto

Ci alziamo con calma, ci godiamo l’ultima sontuosa colazione preparata da Amelia e lasciamo il Kerry per dirigerci verso Dublino dove lasceremo l’auto per andare alla scoperta della capitale negli ultimi due giorni di vacanza irlandese. Lungo il tragitto, le cui strade sono ben più large della media, facciamo solo tappa alla rocca di Cashel e prendiamo parte alla visita guidata. La rocca è molto suggestiva, peccato che ci sia sempre qualche parte in ristrutturazione. Verso le cinque del pomeriggio arriviamo all’aeroporto di Dublino e lasciamo la nostra auto a noleggio. Qui in città abbiamo prenotato un appartamentino in una zona un po’ fuori dal centro, per risparmiare qualche euro… dormire a Dublino è caro come il fuoco!! Infatti, alla “modica cifra” di € 120 a notte abbiamo il nostro studio in Lower Dorset streeet che però, per quanto carino e pulito, si rivela essere proprio su una via trafficatissima giorno e notte e dormire diventa veramente difficile, sebbene la proprietaria fornisca tappi per le orecchie molto validi…

19 agosto

Ovviamente al nostro risveglio ci attende la pioggia, ma per fortuna smette non appena arriviamo in centro. Dublino si rivela essere ancora più bella e vivace di come ce l’eravamo immaginata. Forse un po’ troppo spinta sotto il punto di vista turistico, ma molto stimolante. La nostra prima tappa è Kilkenny, il negozio di design irlandese di cui ho parlato all’inizio (dove, peraltro, c’è un ottimo self service per pranzo) e qui il mio dolce marito mi regala una collana di Alan Ardiff che ho sospirato per tutta la vacanza… wow! Finalmente appagato il mio desiderio, resta da appagare quello di Alberto, per cui decidiamo di andare subito al Guinnes storehouse e di pranzare là. La Guinnes experience costa ben 20€ a testa (!), ma include un bel boccale di birra. E poi, che dire: il posto ha un’architettura è favolosa e sono riusciti a farne l’attrazione principale della città. Di fatto la sostanza è davvero poca, ma ogni piano del “museo”, chiamiamolo così, prevede un tale bombardamento sensoriale in stile Disneyland, per cui alla fine ne esci letteralmente ubriaco, anche se non hai bevuto nulla! Dentro ci sono un paio di ristoranti ed una caffetteria per cui si può tranquillamente fare uno spuntino qui, visto che lo storehouse si trova in una zona un po’ defilata della città, ma facilmente raggiungibile a piedi dal centro in circa 15 minuti. Qui l’intero block è occupato dal celeberrimo birrificio, dalla fabbrica stessa, ai magazzini ecc… ed è incredibile pensare quanto questa birra sia radicata nell’animo degli irlandesi, al punto da essere diventata quasi il simbolo del loro paese. Sicuramente è stata la grande ricchezza di Dublino per anni ed anni, soprattutto se si pensa che, nei tempi passati, lavorare alla Guinnes era garanzia di un impiego ben pagato, assistenza sanitaria e di un alloggio dignitoso: mica bruscolini! 3 ore alla Guinnes ci lasciano un tantino stremati e ci ritroviamo a vagare per Temple bar in cerca di un posto dove cenare, per poi rientrare alla base. La zona è indubbiamente molto viva e colorata, ma forse ormai un po’ posticcia… i pubs sono traboccanti di turisti e quindi inavvicinabili. Purtroppo la fame ci frega e finiamo per farci spennare in un locale del cavolo… dove sono i bei pubs di paese cui eravamo abituati, dove poter andare a cena a colpo sicuro e rilassarsi davanti ad un fantastico fish & chips? Ma si sa, la grande città è sempre dodgy, soprattutto se non la conosci…

20 agosto

Di nuovo pioggia! E quando mai? Sicuramente domani che partiremo ci sarà un sole che spaccherà le pietre… (e infatti andrà proprio così!). Iniziamo il nostro giro dal Trinity College che però, essendo tuttora un’università, non è visitabile all’interno, fatta eccezione per la libreria ed il Book of Kells. Vorremmo visitare la prigione Kilmainham Gaol, ma non ce la sentiamo: non siamo tipi da affrontare una prigione senza restarne colpiti allo stomaco, per cui decidiamo di dedicare la giornata a passatempi molto più ignoranti. Visto che è domenica, andiamo a Temple Bar, dove viene allestito un piccolo mercato di prodotti locali e street food, che merita una visita.

Nel pomeriggio ci dedichiamo allo shopping di fine vacanza e, girellando lungo il Liffey in cerca del monumento alla Big Famine, ci ritroviamo davanti ad un museo nuovissimo, che non era nemmeno citato sulla guida: l’Epic Ireland che racconta dell’emigrazione irlandese nel mondo, delle sue cause e dei suoi effetti. Purtroppo non avevamo tempo per visitarlo in quanto avevamo appuntamento col nostro amico irlandese per un saluto, ma prometteva davvero benissimo e, dai commenti trovati sul web, pare sia davvero interessante, quantomeno per le vecchie testimonianze di un Irlanda che (menomale!) non esiste più.

Alla sera scopriamo finalmente la zona “giusta” per cenare che non è Temple Bar, bensì quella tra Drury street e Clarendon street, dove non si trovano turisti, bensì giovani dublinesi alla moda che sorseggiano coktails tra un ristorante etnico all’ultimo grido e l’ennesimo barbiere hipster. Optiamo per il ristorante spagnolo Zaragoza, accecati dal desiderio di una buona paella e devo dire che si è rivelata un’ottima scelta perché si tratta di un ristorante ultra fighetto dove ceniamo molto bene.

21 agosto

Chiamiamo un taxi e ci facciamo accompagnare all’aeroporto. Il taxista, un anzianotto gentile e simpatico, ci dice che oggi in città c’è la finale di Hurling, una sorta di mix tra l’hokey su prato, il rugby e il calcio. Che peccato, l’avremmo vista più che volentieri! Ma tanto figurati se avremmo mai trovato un biglietto… E’ uno sport davvero adrenalinico, sia da giocare che da guardare, velocissimo, pieno di contatto e soprattutto è quello che più rappresenta l’Irlanda.

Lasciamo questa terra selvaggia e maestosa stanchi, ma appagati. Forse all’inizio della vacanza abbiamo faticato un po’ ad entrarci in sintonia, diciamo che il meteo variabile ha costituito un certo ostacolo mentale, nonostante fossimo preparati ed attrezzati. Da bravi italiani, d’estate vogliamo almeno vedere il sole ogni giorno, e se manca, non c’è nulla da fare, patiamo. Quindi c’è voluto un po’ per andare d’accordo con l’Irlanda. So che questa confessione potrà apparire bizzarra, soprattutto a chi ci è già tornato più volte ed affronta la pioggia a cuor contento. Ma alla fine anche noi siamo rimasti profondamente conquistati da quest’isola dalla bellezza abbagliante, ma anche cruda e ostile a tratti. Non dimenticheremo la gentile allegria della sua gente, le serate rilassate nella penombra dei pub a sorseggiare una pinta di Guinnes dal delicato aroma di castagna, le infinite spiagge spazzate dal vento, né la sua storia così violenta e difficile, la cui memoria è ancora più che viva sotto le ceneri del tempo. E visto che, spesso, sono proprio le storie d’amore dagli inizi difficili, quelle che durano più a lungo, possiamo concludere dicendo che anche noi ci siamo innamorati dell’Irlanda e anche noi desideriamo tornarci quanto prima per riassaporarla e andare alla scoperta dei segreti che ancora non ci ha svelato.

Francesca & Alberto



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