Tra cittadelle di fango nell’Iran Orientale

L’Iran non è solo Teheran, Pasargade o Isfahan. Il Paese nasconde altre bellezze, praticamente sconosciute a noi occidentali: luoghi dove, oltre a un vastissimo patrimonio storico, troverete calore umano e genuina ospitalità: le due vere ricchezze di queste terre
Scritto da: Andrea Bonfitto
tra cittadelle di fango nell'iran orientale
Partenza il: 06/08/2016
Ritorno il: 13/08/2016
Viaggiatori: 1
Spesa: 1000 €
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Persia… questo nome ha sempre stimolato la mia fantasia sin da piccolino, quando studiavo le grandi potenze mondiali del passato. Iran: cosa vi fa venire invece in mente questo nome? Sicuramente ha da sempre fatto pensare ad uno Stato profondamente diverso dal nostro: una Repubblica Islamica, ma sciita e non sunnita, potenza nucleare…oppure no? Sanzioni economiche, isolamento, militarizzazione… Tuttavia la recente distensione dei rapporti con l’Occidente fa ben sperare in un cambiamento in positivo…

DICEMBRE 2015: Deciso! Il prossimo agosto si parte alla scoperta dell’Iran! Acquisto un biglietto Roma-Tehran a/r ad € 350 approfittando di una promozione dell’Ukrainian Airlines e comincio a documentarmi su cosa andare a visitare, una volta sul posto… Tantissime le difficoltà che incontro: i siti ufficiali degli alberghi, anche quelli di categoria elevata, presentano soltanto la versione in lingua farsi, e quando viene indicato un indirizzo e-mail, il più delle volte nessuno risponderà alla tua richiesta…

Per poter ottenere il visto iraniano, c’è bisogno dell’invito (ovvero, per turismo, la prenotazione alberghiera almeno per la prima notte…) Miracolo! Un albergo risponde alla mia e-mail! (il solo che si sia degnato di inviarmi un’e-mail di risposta). Ora so dove passerò la mia prima notte in Iran! A Yazd, nel cuore desertico di questo misterioso Paese…

Io però viaggio da solo e non me ne va di passare il tempo in anonimi alberghi e chiedere in giro ad altri turisti il favore di scattarmi qualche fotografia… Ecco che mi viene un’idea: prima di cercare altri alberghi per le altre notti, provo a marzo con Couchsurfing. Questa decisione stravolgerà i miei piani!

Un Couchsurfer mi invita a scoprire le bellezze del territorio dove vive con la sua famiglia e a partecipare ad un incontro culturale con altri studenti in una scuola di lingua inglese dove insegnano i suoi amici… Io immaginavo di raggiungere, dopo Yazd, le solite mete classiche: Pasargade, Persepoli, Esfahan, Shiraz…e poi a casa… E invece no! Mi arriva un invito dalla regione del Sistan, dalla città di Zabol… apro la mia cartina, e, sorpresa delle sorprese: è a pochi passi dall’Afghanistan! E’ una delle città più orientali dell’Iran! Beh, il sito della Farnesina tuttora sconsiglia di inoltrarsi, specie da soli, nella regione del Sistan va Baluchistan, a causa di episodi passati poco felici… Ma io sarei ospite di una famiglia del posto! Cosa fare? Accetto o non accetto? Questo ragazzo, Abas Rezaei, o, per gli amici, semplicemente Salar, mi sembra una persona a posto, ci sono delle referenze positive sul suo profilo Couchsurfing da parte di altri viaggiatori occidentali. Parlo chiaramente con Salar: accetto il suo invito, a condizione di non dover viaggiare completamente solo per poter raggiungere Zabol. Quindi lui mi assicura che ci vedremo a Yazd, e che viaggerà insieme a me per tutto il percorso. Cambio quindi le tappe del mio viaggio: anziché verso Sud, si va verso Est!

La mia vacanza iraniana da Yazd a Zabol dovrà durare una settimana, dopo di che dovrò raggiungere Baku in aereo da Tehran, per poter proseguire il mio viaggio alla scoperta dell’Azerbaigian. Sono tantissimi chilometri da Zabol a Tehran! Decido quindi di acquistare verso giugno un volo interno da Zahedan a Tehran, operato dalla Iran Air, tramite l’agenzia di Roma… Costo del biglietto: appena 50 €… Decido quindi di acquistare anche un volo da Tehran a Yazd: 35 €.

Arriva il VENERDì 5 AGOSTO

L’ultimo lavorativo prima della pausa estiva. Preparo accuratamente la mia valigia: indumenti leggeri ma sobri! E’ una Repubblica Islamica: niente canotte in pubblico, niente pantaloncini corti…però tessuti freschi, adatti ad un clima torrido e secco.

SABATO 6 AGOSTO si parte

Treno low cost Jesi-Roma a 9 €, bus per Fiumicino da Termini a 4 € con biglietti acquistati via internet. Volo Roma-Kiev… volo Kiev-Tehran.

DOMENICA 7 AGOSTO

Arrivo alle 3 di mattino in Iran: confusione tipica mediorientale! Decine di tassisti più o meno ufficiali si offrono di portarmi in città! Sparano 50 €! L’ufficio informazioni mi dice che a quell’ora non ho molta scelta per poter raggiungere l’aeroporto di Mehrabad, da dove partono i voli nazionali, ma anche che non dovrei accettare un prezzo più alto di 30 €. Così cambio qualche euro in rial iraniani (tetto massimo di 100 €, il resto va per legge cambiato in città presso un ufficio cambi) e, dopo un’accesa discussione con uno dei tassisti, spunto un prezzo di 30 € per poter percorrere i circa 35km che dividono i due aeroporti… Alle 5 del mattino sono in aeroporto, ma il mio imbarco è fra 5 ore! Imito la gente locale e riposo un paio d’ore con la valigia sotto la testa e i miei soldini nascosti nella cinta porta denaro MADE IN U.S.A. acquistata su internet. Speriamo non la scoprano! Non scorre buon sangue tra iraniani ed americani… Mi risveglio dopo le 7, affamato! Colazione a base di uova strapazzate al pomodoro e un pane non lievitato, sottile quanto un foglio di carta… Quest’ultimo sarà un componente fisso durante il mio intero soggiorno in Iran, accompagnandomi a colazione, pranzo e cena! Vado quindi alla toilette: turca al posto della tazza all’europea… Non esiste carta igienica: occorre utilizzare una pompa, onnipresente nei bagni iraniani sia pubblici che privati, con un potente getto d’acqua che pulisce a fondo dove occorre! Eh già, questo Paese è davvero molto diverso dalla nostra cara Europa. Anche atti quotidiani come andare alla toilette andranno d’ora in poi modificati… Durante l’attesa (prima cioè del check-in ed imbarco per Yazd, la mia prima meta) osservo lo schermo televisivo: è in onda una serie di quelle che noi in Italia chiameremmo “pubblicità progresso”: educative, ma a sfondo religioso… Una donna brucia il pranzo, ma stanno per arrivare gli ospiti! Il marito l’abbraccia, si mette lui ai fornelli e ripara il danno. Così la reputazione familiare è salva, e la donna si è tranquillizzata! Poi una serie di versi del Corano che evidentemente regolano il rapporto di pacifica convivenza in famiglia… Di queste scene in tv ne vedrò molte durante questo viaggio. Mi guardo intorno: uomini escono da una moschea vera e propria all’interno dell’aeroporto… Tutte le donne hanno il capo coperto, anche le straniere e le non musulmane. Ecco perché l’Iran è una Repubblica “Islamica”: qui lo stato emana leggi ed educa il popolo sulla base dei principi religiosi: non è uno Stato laico come accade invece in Occidente… Finalmente apre il banco del check-in, poi l’imbarco, e in un’oretta si atterra all’aeroporto di Yazd. Qui un chiosco di prevendita posto a destra all’uscita dall’aeroporto facilita quanti hanno bisogno di un taxi: si paga allo sportello e non al conducente, facendo evitare le consuete e penose contrattazioni… Arrivo in albergo: Traditional Orient Hotel, una doppia a meno di 45 € per una notte. E’ l’unico pernottamento in hotel durante il mio viaggio in Iran Orientale. A pochi passi dalla Moschea del Venerdì (Masjed-e Jameh), questo albergo dall’atmosfera tranquilla e cordiale, rievoca col suo arredamento i tempi della Via della Seta, quasi catapultandoti indietro nel tempo, ben prima che arrivasse fin qui lo stesso Marco Polo! Una corte in comune, con tavoli, sedie, panche, tappeti su cui riposare, permette l’interazione con altri viaggiatori, più o meno tutti Occidentali. Un paio d’ore di riposo e poi via! Alla scoperta di questa bellissima città nel deserto!

Ed eccomi immediatamente per strada! Yazd ha un fascino particolare: città antichissima ma in posizione strategica tra i due deserti di Dasht-e Kavir, a nord, e Dasht-e Lut, a sudest, grazie alla quale è riuscita a scampare diverse volte nel corso della sua storia alla furia distruttrice delle guerre. Presenta costruzioni davvero singolari, per lo più in Adobe (un impasto di fango, paglia e sabbia), sovrastate dalle Badghir, ovvero “le torri del vento”: attraverso un sistema di in canalizzazione e raffreddamento dell’aria esterna tramite delle vasche d’acqua fresca sotterranea, funzionavano in passato da condizionatori d’aria nelle aree deserte della regione.

Arrivo di fronte alla Masjid-e Jameh, la “Moschea del Venerdì”: imponente, risale al XII secolo ed è tuttora in funzione, è sovrastata dai due minareti più alti dell’Iran: 52 mt (6 mt di diametro). Il blu è il colore prevalente nelle decorazioni della facciata, e il lungo cortile interno a portici è davvero un toccasana per quanti, nel bel mezzo del caldo torrido del primo pomeriggio, cercano sollievo sotto le sue ombre.

Subito dopo vado a trascorrere un paio d’ore in piazza Meydan Amir Chaqmaq, per poter contemplare la bellezza del complesso omonimo. Struttura a tre piani e facciata simmetrica, con due altissimi minareti al centro. Questa piazza venne fatta costruire dal governatore di Yazd, per l’appunto Jalal-al-Din Amir-Chaqmaq, nel XV secolo, e la struttura doveva inizialmente servire da caravanserraglio (poi demolito) e bazar, completato da una moschea. Insomma, come dire: un centro commerciale all’avanguardia, con ogni comfort e servizio… Caratteristiche sono le rosticcerie di kebab poste sotto il complesso, alle quali si accede attraverso una porta.

Come completare la serata al meglio? Alle 20:15 mi incammino verso la Zurkhaneh “Saheb A Zaman”, edificio che ospita una cisterna d’acqua del 1580, visitabile, per poter assistere alle 20:30 in punto agli allenamenti di un’ora del famoso sport nazionale, il “Varzesh-e pahlavani” (ovvero lo “sport degli eroi”). Non si tratta di una semplice attività fisica, bensì di un vero e proprio rituale, che affonda le sue radici nell’Impero dei Parti (250 a.C. circa). Il “morshed” conduce la seduta, incominciandola e terminandola con una preghiera. Quindi, al ritmo di percussioni e poemi epici cantati, i pahlavan effettuano in sequenza i vari esercizi: Pa zadan (riscaldamento, tramite piccoli saltelli e rotazione circolare degli arti), Sang gereftan (esercizio con gli scudi in legno), Shena raftan (flessioni con la barra), Mil gereftan (sollevamento dei pesi, fino a 50kg e a forma di birillo), Sharkh zadan (girare su se stessi come ruote, movimento che ricorda i dervisci), Kabbadeh zadan (sollevamento dell’arco metallico), Koshti gereftan (la lotta).

E’ ormai sera: una bella “pizza” (no! Non è come la pizza che intendiamo noi! È tipo calzone, ripiena di carne, funghi e formaggio, da farcire con ketch up o maionese) e poi a nanna!

LUNEDI’ 8 AGOSTO

Finalmente è ora della colazione! In terrazza, di fronte a me una foresta di badghir e minareti, e il monte Sir (4074 m) sullo sfondo. È uno spettacolo meraviglioso! L’aria ancora frizzante del mattino rende piacevole il pasto, a base soprattutto di frutta fresca, yoghurt, frittata e tè.

Ed ecco arrivare a metà mattinata il mio famoso amico di Couchsurfing: Salar! Finalmente si parte: io, lui ed altri due amici suoi. Prima di tutto mi portano a visitare, sempre a Yazd, il tempio zoroastriano (importante religione di minoranza in città come in tutto l’Iran, che gode del riconoscimento legale da parte del Governo), dove posso contemplare un fuoco che, pensate, brucia ininterrottamente sin dall’anno 470! Il zoroastrismo è una religione molto antica, fondata prima del VI sec. A.C. nell’antica Persia, dal suo fondatore Zoroastro (o Zardosht in persiano). Il suo testo sacro è l’Avesta, composto da vari scritti raccolti durante i secoli (solo i canti religiosi dei Gatha vengono attribuiti al Profeta). Concetto principale di questa religione è la costante lotta tra il bene ed il male, e viene chiesto all’umanità quale di queste due forze seguire durante la propria vita. Alla fine dei giorni, Ahura Mazda (l’Iddio Supremo o “Sapiente”) sconfiggerà per sempre il Male, purificando l’Universo. Nella liturgia zoroastriana, l’energia del Creatore è simboleggiata dal fuoco: ecco il perché della presenza di fuoco nei loro templi. Una caratteristica di questa religione è stata in passato l’esposizione dei cadaveri su delle Torri del Silenzio, dove gli avvoltoi ne avrebbero consumato le carni (tale fu la sorte delle spoglie degli antichi sovrani di Persia, quali Ciro, Dario, Artaserse, essendo stati anche loro zoroastriani). Ora in Iran si ricorre alla cremazione.

Ed eccoci pronti a lasciare Yazd: dopo una pausa presso un villaggio nel mezzo del nulla, si prosegue fino alla città di Kerman, resa famosa da Marco Polo, che la descrive nel suo Il Milione, così come lo fu per Yazd, dove pernotteremo in un luogo davvero molto singolare: uno degli amici di Salar, Mehdi, è un insegnante, e come tale, ha diritto a richiedere durante la pausa estiva, una sistemazione a scuola! Spendiamo l’equivalente di un euro a testa, per dormire sui tappeti di un’aula della locale scuola elementare: privilegio di pochissimi!

Prima di tutto facciamo tappa presso un istituto privato di lingua e cultura inglese, dove assisto ad una scena piacevolissima: Mehdi riabbraccia il suo insegnante di inglese dopo più di dieci anni! Il professore, che mi accoglie porgendomi una scatola di deliziosissimi datteri neri di Bam, è anche il Direttore dell’Istituto. Troppi gli interessi in comune: subito veniamo entrambi coinvolti in un’appassionatissima conversazione su etimologia e legame tra i suoni della madrelingua e i suoni dell’ambiente naturale che ci circonda. Alla fine il prof afferma di avere, grazie alla mia visita, cambiato parere nei confronti degli Occidentali, ed esprime il desiderio di visitare un giorno l’Europa. Che soddisfazione!

Eccoci arrivati a…scuola! Nel cortile mi colpisce il coloratissimo murales su di una facciata dell’edificio di sinistra, che rappresenta le regioni amministrative nelle quali è suddiviso il Paese. Ci accoglie un ragazzo molto giovane, il custode della scuola, che ci assegna un’ampia aula. Mi colpisce (ovviamente a parte l’onnipresente effige dell’Ayatollah in alto sul muro) la rigidità delle sedie e la semplicità dei banchi di scuola: certamente non è molto piacevole spendere per questi bambini gran parte della loro giornata seduti su queste rigide panche ed ascoltare in silenzio la lezione! …non sarà per questo motivo che gli iraniani preferiscono le gambe incrociate su di un tappeto alla comodità di un divano all’occidentale??

La scuola ha dei bagni in comune completi di doccia e una cucina dove possiamo preparare la cena. Dormiamo sul pavimento, su di un tappeto, per me un po’ troppo rigido, ma per fortuna posso poggiare la testa sul comodo cuscino che Salar aveva saggiamente portato con sé insieme alle valigie! Ci sono altri ospiti nella struttura: si tratta di insegnanti con le loro famiglie (mogli e figli), grazie ai quali l’atmosfera è resa meno severa…

MARTEDI’ 9 AGOSTO

Il paesaggio è molto cambiato. Il deserto ha lasciato il posto ad un’area montagnosa fittamente urbanizzata e militarizzata, per cui risulta difficile anche solo fermarsi per poter scattare qualche foto… Lungo la strada che porta verso est, mi colpisce un murales di propaganda anti israeliana. Beh, siamo pur sempre in Iran, non in Europa, e questo comincia a farmi riflettere molto. Sto andando verso est, verso una zona calda, e non solo per il clima… avrò fatto bene a spingermi così lontano nonostante gli avvisi della Farnesina?

Ad un paio d’ore da Kerman, eccoci arrivati all’incrocio che ci porterà verso Rayen. Il paesaggio è stupendo! Si tratta di una zona un po’ isolata, con rettilinei circondati da alte rocce e poca vegetazione, ma molto scenografica! Entriamo in città: dopo varie rotonde, alcune decorate davvero in maniera originale, prendiamo la salita che ci porta alla Cittadella: l’Arg-e Rayen. Anch’esso costruito in adobe, come le case del centro storico di Yazd e tutti i centri antichi che visiterò in Iran Orientale; l’Arg è una città medievale fortificata e sovrastata da un castello. Si ritiene sia antica almeno 1000 anni, ma alcuni storici credono che in realtà la sua fondazione risalga all’era preislamica. E’ stata abitata fino a 150 anni fa. Attira la mia attenzione un forno, tutt’ora in funzione, dove si prepara il famoso pane a foglio (il “lavash”).

Dopo la piacevolissima passeggiata tra le antiche abitazioni di Rayen, eccoci di nuovo in viaggio. Altre tre ore ci separano da un’altra meraviglia del passato, ora patrimonio dell’UNESCO, la cittadella o “Arg” di Bam! Ci danno il benvenuto in città migliaia di palme, con i dolcissimi datteri appesi a grappolo, e non resistiamo alla voglia di raccoglierli e mangiarli! Ovviamente sono dolci quelli esposti al sole, che risultano morbidi al tatto e anneriti. I datteri sono essenziali nella dieta dei mediorientali. La palma da dattero può arrivare a 30 mt d’altezza e può produrre persino fino a 50 kg di frutti a stagione. Ricchi di potassio, vitamine, magnesio e fosforo, oltre che di zuccheri, i datteri vengono utilizzati in cucina anche in abbinamento a noci, carni e formaggi.

Ma la città di Bam è famosa purtroppo anche per il devastante terremoto di magnitudo 6.6 Richter, che il 26 dicembre 2003 alle h 05:26 locali rase al suolo l’intera città, causando la morte, secondo le stime ufficiali governative, di almeno 50.000 persone. Purtroppo la natura stessa delle abitazioni, realizzate in adobe, ostacolò i tentativi delle vittime di trovare riparo, le quali morirono soffocate dallo spesso strato di fango sgretolato. Questo viaggio vuol essere anche una riflessione sulla volatilità della vita e sul valore dei rapporti umani, che possono e devono superare le barriere linguistiche, religiose, culturali e politiche, spesso imposte da terzi. Cosa mi aspetterà ora? Che ne è dell’antica cittadella di Bam? Da anni specialisti giapponesi seguono i restauri per poter riportare a nuova vita l’Arg-e Bam… ma a che punto è la ricostruzione? Sul web nei mesi passati non ho purtroppo trovato assolutamente nessuna notizia utile o immagine al riguardo, ora finalmente lo scoprirò!

Eccoci davanti ai cancelli d’ingresso all’Arg. Ebbene, pian pianino gli edifici sulel vie principali dell’Arg sono risorti, ora molto più robusti, ma esteticamente molto simili a quelli originali. Unica reale sorpresa è il costo del biglietto d’ingresso! Per gli stranieri oltre 10 volte il prezzo riservato ai residenti! Ad ogni modo, anche la fortezza non mi ha deluso. La ricostruzione è a buon punto, e molto probabilmente fra quattro o cinque anni sarà tutto come prima (o quasi…).

Prima del terremoto, l’Arg-e Bam era la più grande costruzione in mattoni al mondo, situata lungo la Via della Seta, costruita prima del 500 a.C. La superficie dell’Arg è di ben 180.000 m2, circondata da mura alte oltre 7 mt e lunghe quasi 2 km e comprende ben 67 torri. Casermoni, mulino, pozzi d’acqua, persino una stalla per ben 200 cavalli: nella cittadella non mancava assolutamente nulla! Davvero in passato doveva apparire agli occhi dei visitatori come un piacevolissimo miraggio nel deserto! E’ bellissima la sensazione di trovarsi catapultati nell’antichità, quasi quasi comincio a sentirmi un piccolo Marco Polo!

Ci fermiamo a pranzo immediatamente fuori dalla città, in una piccola rosticceria oltre la periferia est, ed assaggio il mio primo vero kebab iraniano, che da queste parti viene preparato a mo’ di spiedino e cotto alla brace insieme a verdure (pomodorini), servito con riso allo zafferano (quello iraniano è tra i migliori al mondo), cipolla cruda e lime. E da bere? Una fresca bottiglia di Dogh alla menta! Tutto buonissimo! Prima di congedarci, abbiamo una piacevole chiacchierata con l’ormai anziano proprietario e cuoco del localino, che ci racconta pure del terribile terremoto, a causa del quale ha perso, purtroppo, due figlie. Andiamo via, col nodo in gola… Bam e i suoi abitanti mi hanno fatto tenerezza. Chissà quanta sofferenza si nasconde dietro ognuno dei visi che ho incontrato in città!

La strada ora corre verso est e verso il Pakistan, in una zona deserta, famosa in passato per i rapimenti di turisti, i traffici di droga, prevalentemente oppio, e il terrorismo. E’ qui che incomincia la zona sconsigliata dalla Farnesina. Nella mia testa mille pensieri. L’area è praticamente desertica. Chilometri e chilometri privi di centri abitati. Sta per finire la benzina e delle pompe nemmeno l’ombra! E ora come facciamo? Ecco che spunta un bambino, affacciato su un’altura con una tanica di fianco. Mehdi inchioda! E’ un venditore abusivo di carburante…che ci salva la vita! Ne acquistiamo alcuni litri, e proseguiamo tra i monti. Finalmente incomincia la discesa: siamo entrati nella regione del Sistan va Baluchistan! Lungo la strada appaiono dei baluci, vestiti con il loro tipico abbigliamento bianco, molto simile al Shalwar Kameez diffuso in Pakistan, intenti, ormai al tramonto, nell’inchinarsi e pregare in direzione della Mecca, secondo però il rituale musulmano sunnita, e non sciita. Sì, sembra di essere in un altro Paese! Effettivamente i baluci (da cui il nome dato alla regione del Balucistan) sono in Iran una minoranza etnica, che si distingue per cultura, lingua e religione (sunnita, appunto). Sono queste differenze e la scomoda presenza della frontiera pakistana ed afghana a determinare le preoccupazioni del nostro Ministero degli Interni e non solo! Raggiungiamo in pochi minuti la cittadina di Nosratabad (anche i toponimi ci portano in altri luoghi…), e a darci il benvenuto ecco finalmente una modernissima stazione di servizio! Mi piacerebbe tanto approfondire la cultura locale, ma le numerose camionette dell’esercito armate fino ai denti ci suggeriscono di andar via subito…

Raggiungiamo, ormai a sera inoltrata, la città di Zahedan, capoluogo della regione. In tutte le guide sull’Iran non si parla affatto di essa, oppure viene descritta come una città brutta, senza attrattive turistiche, e quasi da evitare. A me invece piace moltissimo! Pulita, in alcuni punti persino elegante. Raggiungiamo quindi l’abitazione di una delle sorelle di Salar. Ho passato una piacevolissima serata in compagnia di quella famiglia, così ospitale. I piccoli nipotini mi hanno subito circondato per delle foto ricordo, nonostante non mi capissero. Si vede proprio che europei non ne arrivano molti da queste parti!

Mi incuriosisce in quell’abitazione un altarino, con la foto di un giovanotto ed alcuni fiori. Mi viene spiegato che il ragazzo, fratello del marito, è morto durante l’attacco kamikaze in una moschea sciita. Ecco il magone che ritorna…

Prima di lasciare Zahedan, passiamo per una foto ricordo davanti alla Grande Moschea Makki. Sunnita, fondata nel 1971, risulta davvero imponente. Per moltissimi baluci è il centro di culto principale della città. Per alcuni però è legata a gruppi terroristici in Pakistan, Afghanistan ed Uzbekistan, insomma, meglio andar via anche da qui… Proseguiamo per la mitica e tanto bramata Zabol! Per tutto il tragitto abbiamo di continuo consumato in auto in questo paio di giorni semi di zucca salati e bevuto del tè. Arriviamo a casa di Salar che è notte inoltrata, di nuovo in compagnia di fumanti tazze di tè, preparate grazie a dei contenitori termici riempiti di acqua calda, che gli iraniani custodiscono con cura in auto quando si mettono in viaggio. Quello del “chay” è un vero e proprio culto, almeno quanto per noi italiani lo è il caffè… Ecco intanto Zabol, cittadina di provincia dall’aspetto molto tranquillo…qui mi aspetteranno tantissime piacevoli sorprese!

MERCOLEDI’ 10 AGOSTO

Salar aveva ragione: il Sistan non è come il Balucistan. E’ una regione sicura, per vari motivi. Innanzitutto la regione è doppia, un po’ come da noi lo sono l’Emilia-Romagna, oppure il Trentino-Alto Adige, o ancora il Friuli-Venezia Giulia. Purtroppo ci sono problemi di sicurezza nel Balucistan, che, soprattutto in passato, aveva manifestato tendenze separatiste. E’ per questo motivo che l’intera regione viene sconsigliata ai turisti, in quanto entità amministrativa unica. In realtà il Sistan è abitato prevalentemente da iraniani di lingua persiana e religione sciita, come nel resto del Paese. E’ collegata a Zahedan e quindi al Balucistan tramite uno stretto corridoio lungo quasi 200 km nel bel mezzo del nulla. E’ circondato su di un lato dalla frontiera afghana, ma anche questo non è un problema, dato che ormai il confine è protetto da un alto muro sorvegliato dai soldati.

Riposiamo fino a tardi. Nei giorni precedenti, tra pernottamento sul tappeto in classe e le centinaia di chilometri macinati per raggiungere Zabol, abbiamo davvero avuto poco tempo per riposare. Ormai è quasi mezzogiorno, si pranza in 4, insieme ai nostri compagni di viaggio, nella casa di un amico di Mahdi, che gli ha ceduto volentieri le chiavi, essendo lui e sua moglie in vacanza fuori città. Questo la dice lunga sui rapporti tra gli iraniani. Sembra davvero che vivano come in una grande famiglia!

Ricordate perché ero stato contattato su Couchsurfing da Salar in primavera? Uno dei motivi era che avrei dovuto tenere una lezione in inglese nella scuola di lingua dei suoi amici (ovviamente gratis, in cambio di ospitalità). Ebbene, eccoci arrivati al grande giorno! Dopo pranzo si va finalmente a scuola!

Un gruppo di giovani studenti mi incontra nella spaziosa aula della simpatica scuola privata, gestita da Mahdi, che già conoscete, e da un brillante ed intraprendente giovane ragazzo, Albofazl, che parla perfettamente la lingua con ottimo accento.

Faccio quindi la conoscenza di questi ragazzi: Behnam, Ali, Yeganeh, Mahdieh, Fatemeh, Sheyda, Mushtabah, Amir, Mustafah, Sayn, Rear, Esmah, Hossain… Mi inondano di tantissime domande sull’Italia e sull’Occidente, e ne nasce una conversazione molto colorita, basata sulle differenze di abitudini, ma anche politiche: perché esiste San Marino? Cos’è il Principato di Monaco: italiano o francese? È vero che in Occidente possiamo fissare belle donne senza essere puniti? …E scopro che una delle allieve presenti in aula è un’assidua lettrice e fan di Oriana Fallaci! Davvero questo incontro ravvicinato con i giovani locali mi ha permesso di scoprire tante cose degli iraniani e di cominciare a voler loro bene…

Finita la lezione, raggiungiamo il Museo Antropologico del Sistan, che ha sede proprio in centro a Zabol. Pannelli anche in inglese spiegano, con dovizia di particolari, la storia della regione del Sistan, partendo sin dai tempi più antichi. Ricostruzione di tombe con tanto di scheletri reali, vasi e suppellettili vari provenienti dall’Impero Persiano, scene della vita tradizionale contadina e dei pescatori di fiume e lago, strumenti musicali locali e dipinti che illustrano le gesta di Rostam fanno di questo museo un vero e proprio gioiellino tutto da scoprire.

Già, le gesta di Rostam… Perché uno dei motivi che rende famosa la cittadina di Zabol è proprio quello di aver dato i natali al mitico Rostam, l’eroe nazionale delle cui gesta scrisse nel X sec. il grande Ferdowsi nel suo poema epico, lo Shahnamah! Rostam, nato dopo una gravidanza anomala molto lunga, proporzionatamente alla straordinaria taglia del nascituro; è praticamente la versione persiana di Ercole. Tra le gesta di Rostam si ricordano le sue “sette fatiche”:

1) Il suo cavallo Rakhsh affronta un leone, uccidendolo con un colpo di zoccolo sulla testa della belva ed un morso alla schiena

2) Attraversa indenne il deserto a cavallo

3) Uccide un drago

4) Sventa il complotto di una strega, uccidendola

5) Punisce il Signore dei Cavalli di Olad, che cerca invano di vendicarsi, ottenendo il suo aiuto contro il Demone Bianco

6) Uccide il castellano di Div-e Sepid, ottenendone le chiavi

7) Affronta ed uccide Div-e Sepid, libera Key Kavus e pone sul trono di Mazandaran il suo amico Olad.

Tragico invece l’episodio in cui Rostam uccide involontariamente suo figlio Sohrab, dopo un combattimento nel quale nessuno dei due sapeva dell’identità dell’altro. Altro famoso episodio vede Rostam salvare il bestiame della Persia combattendo contro il demone Akvan. Il racconto di Rostam trova dei paralleli persino nella mitologia irlandese (Cú Chulainn).

Concludiamo in bellezza la serata, avendo ricevuto un invito a cena dalla famiglia di due dei ragazzetti presenti nella scuola di lingue alla mia “lezione”. Così conosco meglio Navid, Vahidé, Javad, Behnam e Bahar. Il padrone di casa è un commerciante e mi racconta dei suoi viaggi per lavoro in Turkmenistan ed Afghanistan…ovviamente ha trovato in me terreno più che fertile! Magari spingermi fin là! Ma non ho i visti…

La cena viene consumata a terra, seduti a gambe incrociate sul tappeto sistemato in sala da pranzo. Vahidé pone il sofré a terra (è la tovaglietta dove in casa custodiscono il pane, sulla quale vengono poi sistemate le varie pietanze da consumare). Poi vi adagia ogni ben di Dio: kebab appena arrostiti, pomodori e verdure fresche, insalata mista, riso allo zafferano, creme allo yoghurt… Davvero una piacevolissima serata con persone stupende! …Ed ora a dormire sul solito tappeto a terra 🙂

GIOVEDI’ 11 AGOSTO

Sveglia alle 6 del mattino! Si parte verso il confine afghano! Riesco a entrare nelle simpatie di un funzionario, che mi permette di arrivare (accompagnato da lui in persona, con assoluto divieto di effettuare fotografie e riprese) fino al ponte su di un torrente che segna il confine tra i due Paesi, senza dover annullare il mio visto! (non esiste infatti il visto turistico “multi-entry”, soltanto uscendo dall’Iran è possibile normalmente raggiungere quel punto…). Non riesco a credere ai miei occhi! Di fronte a me, all’altro lato del ponte, il cartello di benvenuto in Afghanistan e decine di bandiere tricolore nero-rosso-verde! Chissà se un giorno potrò entrarvi…

Mehdi mi porta quindi a visitare il paesino d’origine della sua famiglia, dove lui ora insegna in una scuola locale. Per strada mi fermo ad osservare un gruppo di anziani sotto ad un albero, intenti a fabbricare delle scope intrecciando paglia, mi concederanno una foto ricordo! Poi passiamo attraverso un villaggio rurale ridotto malissimo, sembra un posto dimenticato dalla storia. Compaiono due bambini, ai quali regalo un sacchetto di patatine, in cambio del loro sorriso e di una foto ricordo. Sono la personificazione della semplicità!

Eccoci a Dust Mohammad. La scuola di Mehdi è praticamente l’ultimo edificio in territorio iraniano. Oltre c’è il muro, intervallato da torri di vedetta, dalle quali i soldati scrutano l’orizzonte, al di là del confine. Scatto foto ricordo senza incontrare alcun problema. D’altronde è solo un muro, e i soldati sono rivolti verso il confine, hanno altro da pensare…

Ci fermiamo quindi a casa del suo nonno, in campagna. Mi accolgono festosamente, e non mi lasciano andare senza aver prima assaggiato il loro dogh: uno dei migliori mai bevuti durante il viaggio! Ma che mal di pancia!!

Nel tardo pomeriggio andiamo a visitare il Monte Khwaja (Kuh-e Khajeh). Si tratta di un’altura di basalto, isolata in mezzo alla pianura. Forma un’isola nel mezzo del lago Hamun, che secondo la leggenda contiene il “seme di Zoroastro” che verrà utilizzato durante la rinascita del mondo per dare alla luce “i saggi dell’umanità”… ma ormai per la maggior parte il lago è prosciugato, a causa della straordinaria siccità causata dal governo afghano, che a monte ha costruito una diga, mettendo in serissima crisi l’agricoltura nel Sistan. Khwaja era un’antica città di fango, posta sulle pendici del monte. Era un importante centro zoroastriano probabilmente fondato prima della nascita di Cristo. Si mormora che i famosi re Magi che venivano dall’Oriente, e portarono dei doni al piccolo Gesù seguendo la scia luminosa di una cometa, provenissero proprio da questa cittadella (ma nella Bibbia questo luogo non viene menzionato…).

Si tratta di una meraviglia dell’archeologia! Casette, piazze, persino un teatro. Il tutto però sembra sciogliersi un po’ alla volta, dopo ogni acquazzone, si tratta pur sempre di fango, e se non fosse per i restauri in corso, presumo il sito sarebbe destinato un giorno a disintegrarsi del tutto!

Poi riprendiamo l’auto ed andiamo in cima al monte, facendo molta attenzione a non sconfinare nella zona militare. Lì visitiamo la tomba di Khaje Mahdi, governatore locale. Il paesaggio da quassù è meraviglioso. Nonostante il famoso “vento dei centoventi giorni” (Bad-e sad-o bist roz), davvero micidiale, riesco comunque a scattare dei primi piani delle tende dei nomadi, poste in pianura, e ad osservare alcune scene della loro vita quotidiana. Ecco che il sole tramonta. Probabilmente il più bel tramonto che io abbia mai contemplato in Medio Oriente…

VENERDI’ 12 AGOSTO

Weekend! (sì, qui il venerdì corrisponde alla nostra domenica, e nessuno lavora). I ragazzi della famosa scuola di lingue, insieme ad alcuni membri delle loro famiglie, si danno appuntamento a Zabol in una piazza, per potermi accompagnare a mia insaputa in un tour alla scoperta di altre bellezze storiche del Sistan. Sarà una giornata memorabile, probabilmente la più bella dell’intero viaggio!

Partiamo alla scoperta della Città Bruciata (Shahr-e Sokhte, patrimonio UNESCO). Sito risalente all’Età del Bronzo, Shahr-e Sokhte consiste di un insediamento urbano con un’estensione di 151 ettari. Subì ben tre incendi, prima di essere completamente abbandonato nel 1800 a.C. Venne scoperto soltanto nel 1967 nientedimeno che da un archeologo italiano, Maurizio Tosi!

Tra le curiosità di questo sito davvero singolare, vi sono il ritrovamento di un cranio con i segni della prima operazione chirurgica della storia, e di un altro cranio con in esso incastonata la prima protesi della storia: un bulbo oculare in materiale leggero, forse bitume, ricoperto da una lamina d’oro. Insomma, si trattava sicuramente di una civiltà avanzata, e persino molto pacifica, data l’assenza nel sito di armi.

Trovo incantevoli l’area monumentale e il cimitero. E scatto tra questi resti una simpatica foto di gruppo. Indispensabile è l’acqua da bere se venite fin qui d’estate come ho fatto io: il sito è davvero vasto e non ci sono zone d’ombra!

Andiamo quindi a fare un pic-nic in un sito davvero singolare: all’interno dei ruderi del castello di Ghale Machi, in mattoni e fango, residenza della famiglia di Malek Raeisi, governatore del Sistan meridionale.

Esplorare questo gioiello storico è davvero un’esperienza unica: stalle illuminate da fasce di luce provenienti dal soffitto, ruderi di fango e sabbia che si sgretolano un poco alla volta a causa del forte vento, il cortile con le sue cupole… È interessante osservare la collaborazione tra uomini e donne iraniani in queste occasioni: all’aperto le donne pensano a stendere a terra i tappeti ed apparecchiare stendendo un gigantesco sofré da campeggio, mentre gli uomini pensano al barbecue… Ci si dispone in cerchio: chiedono a me di fare una breve presentazione in inglese di me stesso, il mio lavoro e la mia famiglia. Poi a turno tutti gli altri mi si presentano allo stesso modo. Solo successivamente si consumerà il pasto.

Si riprende la strada e dopo pochi chilometri raggiungiamo la Cittadella di Rostam (Ghaleye Rostam): sì di nuovo lui, Rostam! La cittadella sorge nel mezzo del nulla. Le mura di fango, turrite, formano un quadrilatero più o meno regolare, circondato dal deserto. Lo spettacolo è unico nel suo genere e mi conquista subito! Stupendi punti panoramici al suo interno permettono di osservare quel che resta delle abitazioni in fango. In passato il centro abitato doveva essere davvero prospero, a giudicare dal vicino letto del fiume ormai secco.

Raggiungiamo quindi il mulino di Asbaad, molto reclamizzato da queste parti. E’ quel che resta di un antichissimo mulino a vento, costruzione tipica in queste regioni.

Infine visitiamo il Complesso Culturale e di Ricerca di Shar-e Sokhte, dove ci attendono le ricostruzioni di varie tombe ritrovate nel sito archeologico, complete di scheletri e suppellettili che avrebbero dovuto accompagnare i defunti nel viaggio oltre la morte…

Concludiamo la stupenda giornata passata insieme dicendoci addio davanti ad un bel piatto di carne arrosto in un edificio di proprietà comunale, utilizzato dai cittadini che ne fanno richiesta per passare insieme ad amici momenti di ricreazione, praticamente sulle sponde del lago di Chahnimé, dove il bellissimo tramonto mi fa ricordare che purtroppo è vicino il momento del congedo.

Andiamo a dormire a Zahedan, a casa di un amico di Salar, Majid, che mi ha sistemato sul balcone di casa. Notte stellata, sento le carezze della brezza… mi addormento… mi sveglierà soltanto il cinguettio degli uccellini che, al calore del primo raggio di sole, ricominciano le loro buffe attività!

SABATO 13 AGOSTO

Dopo la colazione, Majid mi presenta il Dottor Habib Allah Dahmardeh, o semplicemente “Haji” (titolo onorifico dato ai più anziani di età, che deriva dall’Hajj, o pellegrinaggio alla Mecca, compiuto almeno una volta nella vita dai fedeli musulmani; è ovviamente un riferimento simbolico, perché viene utilizzato indiscriminatamente, senza aver appurato se l’altra persona abbai effettivamente già compiuto o non ancora il proprio pellegrinaggio prescritto dal Corano). Haji è membro del Parlamento regionale del Sistan, e si occupa dello sviluppo economico e turistico della sua regione. L’incontro è molto cordiale. Mi chiede quali sono state le mie impressioni e difficoltà durante il mio viaggio nel Sistan, mi conferma che l’area è ormai da tempo molto sicura e pronta per quei turisti occidentali che potrebbero dare un po’ di respiro all’economia locale, ma che purtroppo non sono ancora arrivati. Intanto prosegue il suo impegno e la sua determinazione nel mandare avanti i lavori di restauro dei siti archeologici della regione, fiducioso che le cose presto cambieranno anche per il Sistan.

Un abbraccio, il solito nodo alla gola: ringrazio e saluto per l’ultima volta Mahdi e Salar. L’aeroporto di Zahedan è un posto tranquillo, spazioso, pulito. Il mio aereo di linea per Teheran parte puntuale, ben presto raggiungerò la Repubblica dell’Azerbaigian, dove mi aspetta un’altra avventura.

Se avessi dato retta agli avvisi della Farnesina (non seguite il mio esempio! Dobbiamo ritenerci fortunati per il grande lavoro svolto dal nostro Governo! Siamo tra le poche nazioni al mondo dove viene offerto questo preziosissimo servizio!), probabilmente non avrei mai visitato Zabol, non avrei mai conosciuto Salar, gli allievi della scuola di lingue e tutte le care persone che hanno trasformato il mio viaggio in una piacevolissima avventura!

Che dire… tantissimi i viaggi finora intrapresi… ma questo è stato davvero molto interessante soprattutto sotto il profilo umano.

Khodaa Hafiz, Sistan!

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La Cittadella di Bam

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Il Monte Khajeh

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La Cittadella di Rayen

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Il castello di Ghale Hachi

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Porta d'ingresso alla Cittadella di Rostam

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Tramonto sul Lago Hamun

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La visita di Shahr-e Sokhte, la "città bruciata"



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