Lanzarote, viaggio su un’isola fantastica
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Una meta per viaggiatori che cercano il contatto con la natura selvaggia e con luoghi autentici. Un’isola per certi versi lontana dal turismo di massa o meglio non assoggettata ad esso e dove ci cerca di educare al turismo responsabile su tutto il territorio, nel rispetto della cultura e della natura del luogo.
Ovviamente, non mancano località turistiche sviluppatesi in parte o esclusivamente per accogliere il turista, come Puerto del Carmen (che nasce come borgo di pescatori) o Costa Teguise (creata appositamente per ospitare il turista nelle svariate strutture ricettive). Qui è possibile trovare ogni genere di comfort e soddisfare ogni tipo di necessità, e sono anche due ottimi punti di partenza per scoprire l’isola, trovandosi praticamente al centro della costa orientale…abbastanza protetta dagli Alisei!
Già, gli Alisei. Alla scoperta di quest’isola, negli spostamenti sopratutto lungo la costa e se siete amanti del mare in tutte le sue forme come noi, non potrete non tenerne conto.
Soffiano da S-SE generalmente, per effetto dell’anti-ciclone delle Azzorre, con venti caldi. Talvolta ruotano da N-NE portando un pò di aria fresca. Quindi considerando gli Alisei prevalenti , le località balneari di Punta Papagayo (Playas de Papagayo) e la costa SE fino ad Arrecife, oppure la costa NO da Caleta de Famara fino alla Salina del Rio sono quasi sempre risparmiati da un po’ di nuvolosità fugace che talvolta può presentarsi.
La costa NE da Orzola, passando per le fantastiche calette di Punta Prieta fino a Punta Mujeres ed Arrieta sono di rado vistate da un pò di nuvole..ma sempre velocemente.
Le temperature in questo periodo oscillano tra i 20°C della sera e i tra i 25-28° C in pieno giorno, sempre con scarsa umidità. In mare le temperature sono diverse, parliamo sempre di 18-19°C, per effetto della corrente fredda delle Canarie che da Nord scende lungo le coste dell’isola… tutto l’anno !
Quindi se amate le immersioni (come me, in apnea) e siete freddolosi…una muta fa al caso vostro, mentre per un bel bagno se ne può fare a meno (non per la mia compagna…che aveva freddo…nonostante la muta J).
Sempre se siete amanti del mare considerate che essendoci quasi sempre vento, il forte sole a questa latitudine viene di fatto mitigato, ma non per questo non vi ustionereste senza un’adeguata protezione ! E sempre in virtù del vento, portate con voi sempre una felpa leggera o una maglia con zip lunga di cotone ed una sciarpa leggera (per i più delicati J)…perché se dovessero farsi vedere un po’ di nuvole, passereste dall’arrostire ad avere quasi freddo.
Non è un caso se in ogni spiaggia o caletta troverete sempre dei muretti a secco circolari di pietra lavica, per ripararsi dal vento ed all’interno dei quali prendere comodamente il sole… sono praticamente le uniche opere dell’uomo esistenti sulle spiagge… niente strutture balneari di nessun tipo ne ristori… solo natura incontrastata.
I nostri bagagli, solo a mano contenevano prevalentemente abbigliamento estivo da mare, senza però disdegnare qualcosa di più caldo per la sera o per perturbazioni improvvise.
Sabato 09 Aprile
Partiamo da Roma Fiumicino nel primo pomeriggio con un comodo volo diretto della spagnola Vueling, e dopo meno di quattro ore atterriamo in modo spettacolare, praticamente sul mare, in quanto l’aeroporto è situato a ridosso della spiaggia e del passeggio della località turistica di Playa Honda tra Puerto del Carmen ed Arrecife (un paseo sul mare con pista ciclabile di 12 Km che collega le tre località).
In volo conosciamo un signore di Roma molto cordiale e disponibile che vive da cinque anni a Lanzarote il quale ci racconta e fornisce molti suggerimenti su come muoversi e cosa vedere e fare, i cui appunti aggiungiamo volentieri a quanto già avevamo studiato per visitare l’isola in una settimana.
Una volta in aeroporto (in continuo ammodernamento, in quanto è previsto che diventi ad impatto ambientale zero) ritiriamo l’auto precedentemente noleggiata ed accompagniamo il nostro amico alla sua casa molto carina di Playa Honda dove ci offre un buon caffè di miscela colombiana. Dopo la piacevole sosta ci dirigiamo a Puerto del Carmen presso il BelleVue Apartamentos, in pieno centro ed in posizione rialzata rispetto al porto. Appartamento comodo e funzionale ma un pò vetusto negli arredi, con una bella terrazza panoramica vista mare fino a Fuerteventura lungo la costa sud, sulla quale faremo le nostre colazioni e le nostre cenette di pescato locale.
Sistemati e dopo una doccia rigenerante, ceniamo presso la Confradia de los Pescadores de Tinosa, un ristorantino sul porticciolo dove gustiamo come tapas una padella di Lampas a la plancha (patelle alla griglia), Pulpo a la plancha ed una bellissima Sama Dorada (della famiglia delle orate)sempre a la plancha con contorno tipico di papas arrugadas (patate novelle arrosto) e verdure fresche con salsine tipiche (una a base di aglio “ajoi”, una con prezzemolo ed un’altra con salsa piccante). Il tutto accompagnato da una buona malvasia secca (rinomato vino dell’isola).
Mediamente, si cena a base di pesce fresco con 25 euro a testa circa.
Domenica 10 Aprile
Al mattino cielo coperto, gli Alisei soffiano da N-NE (ma nel pomeriggio ruoteranno da SE portando aria calda). Decidiamo di dirigerci a Teguise, per il tradizionale “mercadillo” della domenica, che invade praticamente tutto il centro del paese. Teguise si trova al centro nord di Lanzarote, poco più a nord di Arrecife ed in direzione della costa di Famara. Il mercato, diviso in aree, ospita venditori di artigianato dell’isola, abbigliamento e prodotti alimentari tipici . Da non perdere i banchi dei produttori di formaggi di capra e di frutta e verdure, in particolare il “Requeson” (ricotta di capra) e lo ”Yogur” (Yogurt con latte di capra, l’unico prodotto sull’isola e non reperibile in alcun supermercato). Questi ultimi due saranno il nostro pranzo, assieme a del pane di segale, sempre di produzione locale.
Il tempo migliora, il sole quando si fa vedere è forte, e non essendo prettamente da mare decidiamo di rimandare la Playa de Famara e dirigerci a nord verso il Mirador del Rio.
Percorriamo la LZ10 in direzione Haria attraversando i rilievi montuosi (o vulcanici) del nord fino a dei tornanti, in prossimità dei quali ci sono due punti panoramici che dominano la valle ed il paese di Haria (con il suo palmeto e le case imbiancate a calce) ed i villaggi sulla costa di Punta Mujeres ed Arrieta. La sosta per ammirare il panorama e scattare qualche foto è d’obbligo.
Attraversiamo quindi Haria e poco dopo arriviamo al Mirador del Rio, belvedere panoramico all’estremo nord dell’isola. Qui Cesar Manrique (il celebre architetto di Lanzarote) ha compiuto un opera che si integra talmente con la morfologia del territorio e la natura, da non riuscire quasi a distinguerla dall’esterno.
Il panorama è magnifico, si domina la quasi selvaggia Isola de La Graciosa con il resto dell’arcipelago, a formare la Riserva Marina Isla Graciosa e Islotes del Norte e subito sotto a strapiombo, le Salinas del Rio e la spiaggia vergine. Dopo un caffè nell’attiguo bar panoramico, scendiamo verso la costa NE in direzione Jameos del Agua. Costeggiamo diversi chilometri di vigneti, con i tipici muretti a secco di pietra lavica, per proteggere dal vento le viti basse ed attraversiamo distese di roccia lavica ricoperta di muschi, licheni e vegetazione spontanea col mare sullo sfondo. Infine arriviamo presso quest’altra grande opera di Manrique perfettamente integrata con la natura. Siamo a ridosso del mare, i Jameos sono tunnel sotterranei scavati dalla lava con delle aperture verso l’esterno, quasi a formare delle grotte. Qui vivono, in un lago formatosi nel sottosuolo, dei piccolissimi granchi albini. Il resto della struttura (che ha sempre richiami al mare, all’arredamento nautico o più in generale allo stile nautico) è un tripudio di piante tropicali e scorci panoramici sulla costa. È annesso un Museo di Vulcanologia.
In attesa del tramonto, ci fermiamo nel vicino villaggio di pescatori di Punta Mujeres dove facciamo due passi tra le casette bianche abbarbicate sulla scogliera, mentre qualche abitante fa il bagno tra le acque cristalline…praticamente sotto casa !
Lunedì 11 Aprile
Stamani il tempo verso Sud promette bene, è caldo e dirigiamo per Punta del Papagayo con le sue playas nei pressi del paese di Playa Blanca, siamo di fronte a Fuerteventura che dista solo mezz’ora di traghetto.
Attraversiamo i villaggi di Uga e Yaiza per poi ritrovarci sula costa SW, alta e rocciosa ed esposta all’onda lunga dell’Oceano Atlantico che vi si infrange impetuosa. Attraversando una distesa di lava, sul quale crescono spontaneamente delle palme, scorgiamo gli alti sbuffi delle onde. Proseguiamo verso Sud fino ad arrivare alle Playas del Papagayo per accedere alle quali si paga un pedaggio di 3,00 euro. Siamo all’interno del complesso naturalistico dell’Ajache Grande (il vulcano che ci sovrasta).
Qui, parcheggiata la macchina, attraversate le gole di alte dune di sabbia e roccia lavica (dove notiamo per la prima volta la “Uva del Mar”, una pianta grassa spontanea le cui foglie assomigliano a dei chicchi d’uva) raggiungiamo le spiagge di Caleta Congrio e Puerto Muelas… quest’ultima fantastica. Mare cristallino con sfumature che vanno dal turchese al blu intenso. Acqua fredda (sui 19 gradi) ma non resisto dal fare un po’ di apnea con la mia fidata maschera… un paradiso sommerso. Anche se si esce un po’ infreddoliti… il sole molto caldo, riscalda subito.
Dopo questa giornata di mare, verso metà pomeriggio risaliamo la costa SW, attraversando prima le Salinas de Janubio (alle spalle dell’omonima spiaggia “nera”), poi ci fermiamo presso le alte scogliere di roccia lavica de Los Hervideros (dove le onde dell’Atlantico si infrangono impietose, dando luogo ad alti sbuffi d’acqua) ed infine arriviamo nel piccolo villaggio di El Golfo. Con le tipiche case bianche, sferzato dall’onda lunga dell’oceano che vi si infrange, attendiamo il tramonto cenando presso il ristorante “El Caleton”, dove gustiamo una padella di Lampas a la plancha ed un bellissimo Scorfano alla plancha…acompagnando il tutto con una freschissima birra Tropical (la birra delle Canarie )!
Dopo il tramonto, rientriamo attraversando nuovamente il paesaggio lunare dell’andata (siamo sul versante Ovest del Parco Nazionale del Timanfaya), tra distese di lava, vulcani e palme.
Martedì 12 Aprile
Giornata limpida e calda, al nord il tempo non promette bene e ci dirigiamo nuovamente a Sud presso le Playas del Pagayo. Stavolta scegliamo Playa Mujeres, ampia e lunga con poche persone presenti e con un mare i cui colori abbracciano tutte le tonalità del turchese e dell’azzurro. Qui in una delle mie immersioni in apnea, oltre alla nutrita e curiosa fauna, incontro una bella “Pinna Rudis” (una cozza gigante simile alla più nota Pinna Nobilis).
Verso metà giornata, nonostante il sole caldo, il vento forte da SW ci costringe (diciamo che la mia compagna mi obbliga!) a scegliere una spiaggia ridossata e torniamo nella deliziosa Puerto Muelas.
Qui ci godiamo il sole fino al tramonto, distesi all’interno di uno dei tanti muretti a secco circolari di pietra lavica, che si possono trovare sulle spiagge dell’isola.
Al ritorno, giunti a Yaiza decidiamo di attraversare “La Geria”, la valle di roccia lavica famosa per i suoi vigneti (con i tipici muretti a secco semicircolari) dove percorriamo la strada delle Bodegas (Cantine) fino a San Bartolomè. Abbiamo percorso di fatto tutto il versante Est del Parco Nazionale del Timanfaya. A San Bartolomè ammiriamo il Monumento al Campesino, dedicato da Manrique al duro lavoro del contadino dell’isola ed alla fertilità della madre terra.
Rientriamo a Puerto del Carmen passando per Tias, dove si può ammirare la casa museo del giornalista-scrittore e poeta Josè Saramago.
Di sera, dopo una cenetta a base di pesce gustata sul terrazzo del nostro appartamento, ci concediamo una romantica passeggiata dal porto (passando per il borgo di pescatori del Pueblo) fino alle scogliere che arrivano a Puerto Calero.
Mercoledì 13 Aprile
Il cielo è terso, i colori intensi e brillanti ed i costanti Alisei mantengono il cielo sopra Lanzarote sgombero da nuvole fino all’estremo Nord, ed è li che dirigeremo stamani. Dopo una ricca colazione sul nostro terrazzo fronte mare ed il rituale caffè della nostra moka, percorriamo la LZ-1 in direzione Nord fino a giungere al porticciolo di Orzola con le sue casette bianche. Da qui partono i traghetti per la vicina Isla Graciosa. Risalendo la costa di NE costeggiamo nuovamente i borghi di Arrieta e Punta Mujeres passando poi per Jameos del Agua, da qui si costeggia l’enorme vulcano Malpais de la Corona. Giunti a Punta Prieta la costa è un susseguirsi di calette di roccia nera mista a sabbia di un bianco accecante, con arbusti di uva del mar sparsi un pò ovunque ed un’acqua che assume tutte le tonalità del blu e dell’azzurro. Percorriamo la strada per ammirare il fantastico paesaggio fino ad Orzola (dove ci ripromettiamo di tornare per godere delle spiagge del paese) e ridiscendiamo fino a Punta Prieta dove troviamo il nostro angolo di paradiso per la giornata di mare. Ovviamente ho fatto un po’ di immersioni in apnea ed ho notato che la caratteristica di questo tratto di costa è che, anche sott’acqua come in superficie è un susseguirsi di enormi pozze o meglio piccoli crateri, che formano quasi un Reef (una barriera) all’interno della quale i pesci trovano riparo dalle forti correnti del mare aperto ed in acqua meno fredda. A metà pomeriggio (complice anche qualche formazione di nuvole), decidiamo di visitare un’altra grande opera di Cesar Manrique, ovvero il Jardin de Cactus. Situato a Guatiza, poco più a sud di Arrieta, è un cratere terrazzato che al suo interno ospita una sorta di giardino botanico di tutte le “cactacee” presenti sull’isola e sovrastato da un tipico mulino a vento. Guatiza è inoltre famosa per la coltivazione dei cactus da Fico D’India per la produzione della cocciniglia. Dopo questa bellissima visita andiamo al vicino borgo di pescatori di Arrieta per fare una passeggiata al tramonto e gustare qualche tapas tra le bianche case abbarbicate sugli scogli e le barche dei pescatori.
Ci fermiamo da “El Pasquito”, all’inizio del molo, dove gustiamo una spettacolare Tapas di Pescado del Dia a base di Sardinas e Pulpo a la plancha con le immancabili patate arrugadas e le relative salsine…rinfrescandoci poi con una birra fredda !
Giovedì 14 Aprile
Oggi ci dedichiamo alla scoperta della costa Ovest, e quindi decidiamo di raggiungere Playa de Famara, nota per la sua lunghezza (circa 3 Km e molto profonda) e per essere patria dei surfisti in quanto sempre battuta dall’onda lunga dell’oceano Atlantico da SW.
Dirigiamo verso nord e giunti a Teguise (praticamente al centro dell’isola) prendiamo la diramazione per Caleta de Famara e l’omonima playa. Scendendo da Teguise, si può ammirare il panorama che abbraccia tutta la costa da Caleta de Famara fino alle Salinas del Rio, di fronte alla Isla Graciosa.
Giunti a Caleta de Famara, scopriamo un delizioso borgo di pescatori formato da case bianche e basse abbarbicate attorno ad un porticciolo ed a ridosso della playa. In paese si nota subito il simpatico contrasto tra bar, negozi e centri assistenza per surfisti ed i ristoranti e locali tipici del luogo.
La spiaggia, contornata dalle tipiche dune con i balancones (arbusti spontanei intrecciati tra loro misti a sabbia sulla sommità delle dune) è popolata da surfisti di tutte le età, in gruppi a seguire lezioni con gli istruttori o in solitario. L’acqua è fresca e cristallina, nonostante l’onda lunga che si infrange impietosa. Da qui, tramite un sentiero pedonale (la cui percorrenza richiede almeno un’ora) lungo la costa alta e scoscesa è possibile raggiungere la spiaggia vergine dalle Salinas del Rio.
Al pomeriggio, dopo qualche bagno ed una bella passeggiata ci dirigiamo verso sud, prima passando per il piccolissimo borgo di pescatori di Punta de Cabalo e poi arrivando a La Santa, più rinomato borgo di pescatori (noto per la pesca dei gamberi). Caratteristico il porticciolo, formato da un piccolo molo rivolto a ponente ed uno scalo per tirare a secco i pescherecci quotidianamente, i quali non possono rimanere ormeggiati in banchina a causa delle forti escursioni di marea oltre che dell’onda lunga . Sul lungomare, sotto le case dei pescatori, sono parcheggiate su dei carrelli imbarcazioni da pesca di tutti i tipi ed enormi nasse.
Prima del tramonto passiamo per il paese agricolo di Tinajo (vi si trovano diverse Bodegas), abbarbicato sul cratere di un vulcano a ridosso del Parco Nazionale del Timanfaya, che costeggiamo fino a Yaiza. Il paesaggio è lunare ed attraversiamo con i colori del tramonto, crateri e distese di lava a perdita d’occhio , sembra di essere su un altro pianeta.
Venerdì 15 Aprile
Dedichiamo nuovamente all’estremo nord la giornata odierna, tempo splendido su tutta l’isola, e quindi torniamo ad Orzola. Giunti al paese (dopo aver goduto dei colori contrastanti della costa nei pressi di Punta Prieta) chiediamo indicazioni per la Playa de Mojon Blanco, che raggiungiamo attraverso un sentiero tra le dune. E’ situata all’estremo nord dell’isola a ridosso di Punta Farajones, oltre la quale si può ammirare la Isla Graciosa. I colori del mare sono fantastici, assumono tutte le tonalità dell’azzurro e del turchese, la sabbia è bianchissima ed alternata a rocce nere. La spiaggia è apprezzata molto anche dai surfisti in quanto lo specchio d’acqua è profondo ed un po’ di onda lunga è sempre presente. Siamo quasi soli (come capita spesso su tutte le spiagge dell’isola, non vi è mai sensazione di affollamento)e mentre la mia compagna evita l’acqua fredda per dedicarsi alla tintarella io ne approfitto per fare un pò di apnea. Fondale ricco di posidonia e di spugne, ma soprattutto di fauna marina, è un susseguirsi di banchi di Orate, Saraghi imperiali e Salpe di tutte le dimensioni. Non avevano paura, ed incuriositi si avvicinavano fino a toccare quasi il vetro della maschera. Questa è la dimostrazione, oltre che di un mare ricco di fauna e flora, di quanto qui la natura si cerchi di rispettarla e tutelarla.
Nel pomeriggio la spiaggia si riempie un po’ di abitanti del posto che probabilmente, dopo l’orario di lavoro vengono a godere della spiaggia di “casa”. Andiamo quindi in paese a bere un caffè e fare due passi sul porticciolo e ci dirigiamo nuovamente verso Sud con i colori del tramonto, in direzione di Playa Quemada dove ceniamo in riva al mare all’imbrunire, presso il ristorante “Playa Quemada – Casa Tino”. Ci siamo deliziati con delle tapas a base di Sandinas e Pulpo a la plancha ed un ottimo Bicuda (il Barracuda che vive alle Canarie) a la plancha. Poi ottimo vino bianco di Lanzarote (Malvasia Secca) ed un dolce fatto in casa a base di Queso de Cabra (formaggio di capra). Il tutto con il sottofondo del mare..
Sabato 16 Aprile
Ultimo giorno purtroppo del nostro viaggio su questa fantastica isola, ed avendo il volo di rientro nel tardo pomeriggio decidiamo di trascorrere una giornata di mare nella vicina Playa Quemada, che dista da Puerto del Carmen circa dieci minuti d’auto. Vi abbiamo cenato la sera prima e ci è piaciuta molto per quanto è raccolta e tranquilla in riva al mare. Di giorno è un incanto, seppur al primo impatto non trasmetta nulla di particolare, ma arrivati giù al mare ti rendi conto di quanto semplice e bello sia questo posto.
Poche villette affacciate sul mare con giardini rigogliosi (come del resto su tutta l’isola), qualche ristorantino ed il mare con le sue tre spiagge, la prima di sassi grossi ma ugualmente praticabile ed in successione altre due spiagge grandi di sabbia nera con alle spalle alte dune di sabbia vulcanica.
Ci fermiamo per un caffè e qualche foto presso una taverna affacciata sul mare molto carina ed arredata in stile marinaresco, poi avviandoci alla spiaggia ci fermiamo a parlare con un ragazzo del posto che stava rientrando con il proprio kayak da una mattinata di pesca, riuscita con un bel bicuda. Nel frattempo altre tre persone si stavano avviando con la propria barca ed il cane per fare un po’ di pesca subaquea (è consentita solo in determinate aree e profondità, ed in controlli della Guardia Costiera sono numerosi e rigorosi).
Le tre spiagge sono intervallate da altrettanti promontori sui quali corrono dei sentieri, ma basta aspettare la bassa marea (di alcuni metri) del primo pomeriggio, per poterle raggiungere via mare. Il sole caldo infuoca presto spiaggia dune e roccia, essendo tutto nero, e solo grazie ad un pò di brezza marina ed a qualche tuffo nell’acqua fredda si riesce a trovare un po’ di refrigerio (da qui si capisce il nome del posto… Playa Quemada, ovvero “Spiaggia Bruciata”). Ultimo giorno di apnea, vedo un po’ com’è sott’acqua e mi imbatto in pochi metri in un grosso banco di Orate che praticamente mi investono… ed io penso…viva la natura, che spettacolo! La mia compagna tenta anch’essa di seguirmi indossando la muta, ma l’acqua fredda ha la meglio e quindi opta per un semplice bagno.
E’ pomeriggio inoltrato oramai, sono le 17:00 quasi ed abbiamo l’aereo alle 19:00, decidiamo che è ora di avviarsi. L’aeroporto, che è situato a Playa Honda, lo raggiungiamo in meno di venti minuti ed arrivati al terminal consegniamo l’auto. Giunti al Gate, al momento dell’imbarco, scopriamo che il volo è stato cancellato e posticipato al mattino dopo per problemi tecnici, ma subito la Vueling ci informa che a breve saremo trasferiti a mezzo autobus in un mega hotel pluri stellato di Costa Teguise, il Beatriz, in camera panoramica vista mare (dal quale godremo di un ultimo bel tramonto) e con cena al ristorante.
Beh, siamo giunti alla fine di questo racconto, spero di non essermi soffermato troppo sui dettagli e che possa essere un utile spunto per chi voglia intraprendere lo stesso viaggio. Ci tenevo a dare un contributo utile. Come avrete notato amiamo viaggiare ma soprattutto la natura ed il mare in particolare, ecco perché vi ho messo sempre qualche riferimento…non se ne poteva fare a meno.
Se amate la natura, il mare, scoprire le tradizioni e la cultura locali… andateci, non ve ne pentirete.
Adios!