Profondo blu…
Astypaléa, l’isola a forma di farfalla nel cuore dell’Egeo.
La sua posizione isolata la mantiene lontano dai grandi flussi turistici, dirottati su altre mete vacanziere più facilmente raggiungibili.
Il piccolissimo aereo bielica decolla dall’aeroporto di Atene con soltanto la metà dei posti occupati, nonostante sia ormai alta stagione. Circondati dal blu del cielo e del mare, s’iniziano ad intravedere le sagome delle isole ed infine, dopo una stretta virata, in meno di un’ora atterriamo sulla minuscola pista assolata.
Raggiungiamo il nostro studio: dall’ampia terrazza spazia il panorama sul mare e gli isolotti satelliti ma soprattutto sul promontorio della Chora, dove svetta il castello veneziano con attorno i candidi edifici di forma cubica dal tipico stile cicladico. E’ questa l’immagine che ci avrebbe accompagnato per i successivi cinque giorni e che da sola merita il viaggio in questi lidi remoti.
Astypaléa è l’isola più ad ovest del Dodecaneso ed è stata italiana fino al 1943: fu la prima a diventarlo, dopo essere stata strappata ai turchi nel 1912 senza incontrare resistenza. Tracce della presenza italiana si trovano ancora nel vecchio cafénio, dove sui muri si conservano ancora memorabilia dell’epoca, tra cui una vecchia insegna della rivendita dei tabacchi ed una targa di bronzo con un’epigrafe in latino che ricordava lo sbarco degli italiani sulla spiaggia di Maltezana.
Storicamente, l’isola ha avuto stretti legami con le vicine Cicladi all’epoca del dominio veneziano. Dopo essersi del tutto spopolata a causa delle frequenti scorrerie dei pirati, fu il duca di Naxos Marco Sanudo a concedere Stampalia quale feudo della famiglia patrizia dei Querini che l’amministrarono per quasi trecento anni e che per questo aggiunsero al proprio cognome anche il nome latino dell’isola. I Querini incentivarono la rinascita demografica, invitando parte delle popolazioni di Tinos e Mikonos ad insediarvisi e realizzarono il poderoso castello attorno al quale sorse il nuovo centro abitato (inizialmente battezzato come Astinéa).
Il castello veneziano è senz’altro la maggiore attrazione della Chora, nonostante il terremoto del 1956 l’abbia in gran parte fatto cadere in rovina. Rimangono le mura perimetrali degli edifici che un tempo ospitavano le guarnigioni e le due chiese restaurate di Agios Georgios e dell’Annunciazione, con le loro cupole azzurre. Anche qui, sono incantevoli i panorami sull’Exo Nisi, l’ala più occidentale della “farfalla”.
La Chora è un affascinante intrico di stradine tra gli edifici imbiancati a calce e le innumerevoli chiesette e cappelle votive. La chiesa più importante è quella di Portaitissa, che ospita il piccolo museo ecclesiastico ed un cortile dove si svolgono durante l’estate concerti di musica popolare.
Ai piedi della Chora e nei pressi della piazza principale, i mulini restaurati (che un tempo sorgevano sull’intero crinale) allietano il panorama con la loro immagine pittoresca.
Astypaléa conta poco più di un migliaio di abitanti ed anche durante l’estate i visitatori non sono mai particolarmente numerosi, per cui l’isola rimane sempre molto tranquilla.
In prossimità della Chora, il vecchio porto di Pera Gialòs (Skala) costituisce ormai il punto d’attracco per i soli yacht privati. Caffè e ristoranti, talvolta dallo stile elegante, si affiancano sulla scogliera ed il litorale; in prossimità della chiesa il piccolo museo archeologico espone in una sala i diversi reperti che riassumono la storia locale dal Paleolitico al periodo della dominazione veneziana.
I locali più frequentati sono quelli ai piedi del castello, tra cui il Castro Bar per la sua grande atmosfera e l’ottima posizione.
Le spiagge attrezzate più facilmente raggiungibili dalla Chora iniziano da Livadi fino al promontorio di Agios Kostantinos. Un caso a parte è la baia appartata di ciottoli di Tzanaki, che invece si raggiunge con una breve passeggiata dalla strada principale.
Tutte queste spiagge sono caratterizzate dalle acque cristalline e dalle splendide vedute sulla Chora di Astypaléa.
Kaminakia e Vatses invece si raggiungono dopo percorsi sterrati che s’inoltrano all’interno del brullo paesaggio di Exo Nisi: in entrambi i casi c’è una parte attrezzata e taverne di ottima qualità.
Altre spiagge si trovano sullo “steno”, l’istmo di terra che collega i due promontori che costituiscono Astypaléa e che le conferiscono la sua forma caratteristica. Dal porto di Maltezana (così denominata perché inizialmente sede di un covo di pirati maltesi), partono le gite in barca sulle vicine isolette disabitate di Konoupi e Koutsomiti, dalle acque caraibiche.
Oltre il piccolo centro di Analipsi, la strada diventa sterrata e s’inerpica all’interno di Mesa Nisi, l’ala orientale dell’isola. I lavori di ampliamento sono a buon punto e sembra che per il mese di ottobre 2016 il tratto stradale che giunge fino al remoto insediamento di Vathy sarà finalmente asfaltato.
E’ ancora notte quando parte il traghetto per l’isola di Amorgos alle 6:00 del mattino dal porto nuovo… c’è solo il tempo per un ultimo fugace sguardo alla Chora illuminata dalla nostra terrazza per rendersi conto che il nostro soggiorno in quest’isola è volato via assieme alla brezza del meltemi. Dura appena un’ora la traversata per raggiungere il porto di Egiali di Amorgos. Il sole s’innalza timido sull’orizzonte, oscurato da una fitta foschia. Incombe sulla baia di Egiali un alto promontorio di più di 800 metri sul livello del mare dove si scorgono i candidi villaggi di Tholaria, Lagada e Potamos. Le alte vette trattengono le nubi e il vento soffia incessante sull’isola che appare sin da subito come avvolta da un’aurea mistica.
Arriviamo nella Chora, dopo aver percorso vari chilometri di strada in salita con panorami vertiginosi sulla costa e le isole vicine. La Chora di Amorgos è stata fondata almeno 800 anni fa e gli abitanti, per sfuggire agli avvistamenti dei pirati, si rifugiarono sull’altipiano circondato da montagne che rendeva l’insediamento praticamente invisibile dal mare. Le nubi si rincorrono nel cielo ed un meltemi impetuoso sibila con forza nelle prime ore del mattino… Amorgos ci accoglie con una temperatura insolitamente fresca per le estati greche.
Arriviamo nella nostra Guest House situata nel cuore della Chora: non un solito studio ma un alloggio di stile tradizionale e caratteristico, dove la proprietaria ha curato l’arredamento per renderlo simile a quello delle vecchie abitazioni. La nostra stanza non è ancora pronta, per cui ne approfittiamo per un primo giro esplorativo.
Sul crinale si ergono ancora come sentinelle i vecchi mulini, alcuni dei quali restaurati. Più in basso, i candidi edifici con gli stretti vicoli ospitano negozietti e ristoranti che però non alterano l’autenticità del villaggio. Piazze pittoresche e numerose chiese ombreggiate da eucalipti e buganvillee fiorite impreziosiscono l’atmosfera, in particolare si erge uno sperone roccioso sul quale rimangono parti delle mura del vecchio kastro veneziano.
Lunga una trentina di chilometri, Amorgos con il suo aspro paesaggio è un’isola ideale per gli amanti del trekking. Numerosi sono i percorsi ben segnalati per le escursioni a piedi che attraversano un arido paesaggio montano nel quale pascolano greggi di capre.
Iniziamo ad esplorare le spiagge iniziando da Maltezi che si raggiunge in barca da Katapola, il principale porto dell’isola. Gran parte dei visitatori sono giovani greci, amanti delle escursioni e del campeggio, che si concentrano principalmente in alloggi sulla costa.
Katapola di per sé è piuttosto caratteristica con i suoi ristoranti di pesce lungo il porto (nella Chora infatti prevalgono i piatti tradizionali a base di carne e verdure locali). In prossimità di Katapola sorgono diversi siti archeologici che risalgono all’epoca minoica.
L’antica Minoa sorge su un vicino promontorio ed è tutt’ora oggetto di scavi; non rimane molto, ma la tecnica costruttiva dei grandi muri perimetrali della porta d’accesso costituiti da monoliti ad incastro evidenziano quanto sia remoto questo insediamento.
Più a sud si raggiungono piccoli villaggi e la spiaggia attrezzata di Kalotaritisa. Ogni mezz’ora partono le barche per l’isoletta selvaggia di Gramvoussa, dai grandi ciottoli grigi ed acque trasparenti.
Nelle vicinanze c’è anche la spiaggia del relitto (Navagio), che è possibile osservare da vicino scendendo un piacevole sentiero che parte dalla strada asfaltata. Si tratta di un grande mercantile affondato negli anni ’50 e che ha costituito uno degli scenari del famoso film francese “Le grand bleu” di Luc Besson, un vero cult d’oltralpe degli anni ’80.
Degna di nota anche la spiaggia di Mourou, anche se piuttosto affollata visto il numero elevato di giovani bagnanti in alta stagione.
L’attrazione principale dell’isola è però il grande monastero di Chazoviotissa, situato ai piedi della Chora a circa due chilometri di distanza.
Visibile già dal parcheggio, bianchissimo, imponente, ombreggiato dalla vetta del monte Profitis Elias, perfettamente incastonato nella roccia a strapiombo sul mare, appare come una visione.
Il panorama è avvolgente, con il profondo silenzio ed il blu cobalto del mare che riflette i bagliori del sole sulle acque.
Arrivati in cima al sentiero, si entra tramite una scala affiancata da una parete di roccia. Si visitano due cappelle, tra cui una che custodisce un’icona della Vergine ritenuta miracolosa. I monaci offrono ai visitatori loukoum ed un bicchiere di rakomelo in una stanza adiacente le cucine, tra vecchie foto in bianco e nero degli abati che hanno diretto il monastero.
A breve distanza, la piccola spiaggia di ciottoli di Agia Anna dove sono state girate altre scene del film di Besson.
Affascinante la spiaggia di Agios Pavlos con il promontorio di ciottoli bianchi che si insinua nel mare, donando alle acque tutte le possibili sfumature di azzurro. Da un piccolo molo, delle barche fanno la spola ogni ora per l’isolotto di Nicouria, proprio di fronte ad Agios Pavlos, con altre spiagge tranquille.
Amorgos è un luogo eccellente per riposarsi e distendersi; non mancano locali notturni, tuttavia nella Chora si inseriscono in un contesto che ha preservato i ritmi lenti nel passato. Nella piazza Loza, gli anziani si salutano ed affollano nelle prime ore del mattino la messa domenicale. Risuonano le liturgie bizantine e si diffonde nell’aria il profumo degli incensi.
In un piccolo edificio di fronte al Dimarkio (municipio), una fotografa americana espone le sue opere che ritraggono gli anziani del villaggio. Ha lontane origini greche (la sua trisavola era nata proprio nella Chora di Amorgos) ed ora abita sull’isola per almeno tre mesi all’anno, alla ricerca delle proprie radici.
Gli espressivi volti dei personaggi ritratti, molto spesso incrociati tra i vicoli, trasudano delle loro antiche esperienze: sono gli ultimi testimoni di una vita passata e depositari di una cultura che si vorrebbe trasmettere alle giovani generazioni per le quali tuttavia ci si augura una vita meno dura grazie agli introiti del turismo.
E’ ora di lasciare anche Amorgos, il piccolo traghetto Express Scopelitis ci attende al porto di Katapola per portarci a Kofounisia nelle Piccole Cicladi, ultima tappa del nostro viaggio.
Lo studio si trova proprio sopra il porto di Pano Kofounissi, regalandoci un bel panorama sulle isole disabitate di Kato Kofounissi e di Keros. La piccola Chora è raccolta attorno alla sua strada pedonale e nella spiaggia cittadina di Ammos si ha già un assaggio della bellezza che offre il litorale dell’isola: anse di sabbia dorata ed un mare che ricorda per trasparenza e colori quello della nostra Sardegna.
Viste le ridotte dimensioni, l’isola può essere percorsa a piedi o in bicicletta, tuttavia un efficiente servizio di caicchi collega il porto con le spiagge principali e con quelle di Kato Kofounissi ogni ora.
Da Fanos all’ansa di Pori conviene seguire il sentiero a piedi, anche per dare un’occhiata alla piscina (detta anche “occhio del diavolo”) ed alle grotte che offrono scenari mozzafiato.
In alta stagione l’isola è molto affollata e non potrebbe essere altrimenti perché le sue bellezze non costituiscono più un segreto, ma i ritmi nonostante ciò rimangono rilassati con i suoi ristoranti dalla cucina genuina ed i suoi locali tranquilli, tra i quali il Milos Bar, nei pressi del vecchio mulino, ideale per i cocktail al tramonto.
Anche quest’anno la vacanza volge al termine, e ci ritroviamo sull’aliscafo per Santorini da dove sarebbe partito il giorno successivo il nostro volo di ritorno per Roma.
E’ sera e a Fira c’è la grande confusione del mese d’agosto.
Una breve passeggiata sul bordo della caldera rievoca le emozioni dell’estate del 2008, quando trascorremmo una settimana in questo luogo unico al mondo.
Osserviamo le tremule luci di Oia e quelle ancora più lontane dell’isola di Anafi che s’intravedono sull’orizzonte come un miraggio… e già sogniamo che tale miraggio possa trasformarsi in realtà il prossimo anno.