Mistica Armenia
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sabato 14 maggio 2016
Arriviamo alle 02:25 all’aeroporto Zvarnots di Yerevan e incontriamo la guida dell’agenzia Avarayr contattata alcuni mesi fa. Si chiama Arminé: ha 27 anni, parla un ottimo italiano, è uno scricciolo di ragazza, carina, piena di vitalità e si rivelerà un’ottima guida. Qualche ora di riposo e alle 09:30 partiamo per la visita della città: con i suoi palazzi di tufo nero alternati a palazzoni ex-sovietici e dominata dalla immensa mole dell’Ararat a prima vista non sembra una bella città, ma si rivelerà ricca di tesori nascosti. Visitiamo il Museo Nazionale di Storia e scopriamo che l’Armenia è stata culla di civiltà antichissime, che secoli fa era almeno 10 volte più grande di quella attuale, si estendeva dal Mediterraneo al mar Nero e nel corso della storia è stata invasa da innumerevoli nemici. Scopriremo che queste persecuzioni hanno forgiato il carattere degli armeni e li hanno resi uniti e fieri. Nel museo è conservata la scarpa più antica del mondo che risale a 5500 anni fa. Dopo un pranzo in una bellissima taverna tipica, visitiamo il Matenadaran, la biblioteca dove sono conservati manoscritti e miniature di inestimabile valore, ma questa visita non ci entusiasma granché.Facciamo una visita al mercato settimanale del Vernissage, ma non è divertente comprare souvenirs il primo giorno di tour! Ceniamo in hotel e poi a nanna.
domenica 15 maggio 2016
Partiamo per un’escursione nei dintorni di Yerevan: scopriamo che appena finisce la città comincia una natura spettacolare: campi, frutteti e colline fiorite, villaggi con tetti in lamiera cosparsi di nidi di cicogne. A Zvarznots visitiamo quella che era la cattedrale più grande d’Armenia, purtroppo crollata per un terremoto: le rovine danno l’idea di un passato grandioso. Proseguiamo fino a Metsamor, un sito archeologico dove gli scavi hanno portato alla luce reperti di grande valore conservati nel piccolo museo. Molto curiosi i menhir di forma fallica situati nel prato vicino. Pochi kilometri ed eccoci a Echmiazin, il Vaticano armeno, santa sede del Catholicos, il papa della Chiesa armena. Il recinto delle chiese è moderno, ma la chiesa principale di san Gregorio Illuminatore è antica. All’interno assistiamo ad alcuni momenti della messa domenicale: ci sono cori che cantano benissimo e tra incensi, candele gialle e incenso ne ricaviamo un’impressione molto suggestiva. Torniamo a Yerevan a sera facciamo una passeggiata in centro: questa città comincia a piacerci.
lunedì 16 maggio 2016
Oggi partiamo verso nord per 4 giorni di tour nel quale faremo tutto il giro dell’Armenia, dai confini con la Georgia ai passi alpini che portano al Nagorno Karaback, ai confini con l’Iran. Il panorama è bellissimo: abbiamo fatto benissimo a venire in maggio perchè tutto è verde, fiorito e rigoglioso! A Sagmosavank incontriamo il primo di tanti monasteri: sono tutti molto simili, ma situati in luoghi assolutamente affascinanti, in un contesto naturale impagabile. Questo è su un prato di papaveri che termina con un precipizio di 100 metri, una falesia profondissima. Continuiamo verso nord fino al monumento al monaco Mershrop che inventò le lettere dell’alfabeto armeno: le lettere di pietra sono sparse intorno ad un laghetto alla falde del Caucaso Maggiore. Imbocchiamo la strada che si inerpica verso le montagne dell’Aragats: la neve è vicinissima e torrenti impetuosi scendono dai nevai, ma i prati sono completamente cosparsi di fiori gialli, mentre greggi di pecore dal vello foltissimo pascolano seguiti da pastori a cavallo. Dopo un’ora di curve arriviamo a 2400m al meraviglioso sito della fortezza di Amberd che dominava la via della seta.La fortezza è in rovina ma il luogo è assolutamente bello, fiorito di ciliegi selvatici. Visitiamo la piccola chiesa della fortezza dedicata alla madre di Dio e poi scendiamo la montagna. Ancora verso nord fino a Odzun, un piccolo villaggio con una bella chiesa medievale in posizione panoramica. Poi raggiungiamo Alaverdi, una città mineraria sovrastata da due inquietanti miniere di rame che gettano fumi nell’aria! Ancora 20 km ed eccoci ad Hagpath, monastero Unesco molto bello, ricco di katchatkar, le famose croci di pietra armene dalle incisioni raffinatissime che sembrano pizzi.Vicino al monastero c’è il confortevole Gayane Hotel dove pernottiamo dopo una lauta cena a base di lavasch (il pane tipico armeno), barbecue e insalatine di ogni genere.
martedì 17 maggio 2016
Oggi visitiamo due monasteri. Goshavank, un piccolo eremo un pò fatiscente in posizione stupenda tra le colline e Hargatsin che significa “volo di aquile”, immerso in fittissimi boschi di querce e castagni, completamente restaurato da una famiglia armena facoltosa espatriata in Usa durante il genocidio. Ancora un’oretta di viaggio attraversando vallate stupende con piccoli villaggi abitati da minoranze russe ed eccoci arrivati a Dilijan, una cittadina di villeggiatura con un centro storico fatto di case dai balconi in legno. Pochi kilometri ed eccoci all’immenso lago Sevan, il secondo lago alpino del mondo dopo il Titicaca del Perù, lungo 80km e largo 30km. C’è vento e il lago è di un blu intenso: saliamo sulla penisola che si sporge sul lago e salendo una ripida scalinata raggiungiamo il monastero di Sevanavank dal quale si gode una splendida vista.Ancora una volta verifichiamo che i monasteri armeni sono tutti molto simili e con gli interni molto austeri, ma la loro posizione geografica è assolutamente unica! Dopo le foto di rito e l’acquisto di qualche souvenir, raggiungiamo la vicina stazione sciistica di Tzakhadzor dove pernottiamo al sontuoso ma piuttosto kitch Multi Rest Hotel. Buona la cena seguita da indimenticabile partita a biliardo cui partecipa anche Arminé.
mercoledì 18 maggio 2016
Il nostro viaggio prosegue costeggiando la sponda ovest del Sevan fino all’antico cimitero di Noraduz: centinaia di croci di pietra da secoli vengono poste come lapidi. Il tempo non è dei migliori, ma il sito è molto suggestivo. Presto il tempo migliora e prendiamo la via verso sud sulla quale ci aspettano due passi oltre i 2400m: panorami grandiosi, valli fiorite di fiori gialli e bianchi, acque impetuose, villaggi remoti, nevai e spazi immensi.il Caucaso a maggio è veramente incredibile! Sul Selim Pass ci fermiamo a visitare il caravanserraglio più alto del mondo: seminterrato e posto ad angolo retto rispetto all’entrata per smorzare il vento e le bufere, consta di un grandissimo salone con la zona per i cavalli con le mangiatoie. Sembra di essere tornati indietro nel tempo di molti secoli: di qui passavano le carovane che trasportavano merci fra Europa e Oriente! Scendiamo per molti km e risaliamo al Vorotan Pass, ancora più grandioso del Selim. Poi seguiamo la strada che porta al Nagorno Karaback, una regione turbolenta dove armeni e azeri combattono da sempre. Raggiunta Halidzor, dopo un ottimo spuntino, prendiamo la funivia per il monastero di Tatev. Costruita dagli svizzeri 4 anni fa, questa avveniristica funivia è entrata nel Guinness dei primati per la campata unica più lunga del mondo e in effetti fa proprio impressione! Arriviamo al remotissimo Tatev, costruito come un nido d’aquila ai bordi di una falesia alta 300m . Un dolcissimo monaco, padre Michael, ci benedice con dolcezza e canta per noi un salmo. Non dimenticheremo mai questo luogo perchè è qui che riceveremo da casa un messaggio personale che ci farà piangere di gioia, ma questa è un’altra storia.Ridiscendiamo con la funivia e con sorpresa ci troviamo a percorrere gli ultimi kilometri che ci dividono dall’Iran in una fitta nebbia che ci impedisce di visitare il villaggio troglodita di Khondoresk, peccato! Arriviamo a Goris all’hotel Mina, dove le proprietarie, ottime cuoche, ci cucinano i migliori funghi trifolati del nostro tour: si mangia benissimo in Armenia!
giovedì 19 maggio 2016
Percorriamo a ritroso alcune decine di km fermandoci al curioso sito preistorico di Karahundij, la Stonehenge armena, antichissimo sito astronomico. Poi ci dirigiamo verso sud ovest per tornare verso Yerevan. Ci avviciniamo all’Ararat, il gigante che pur essendo in Turchia, veglia sull’Armenia, la montagna sacra alta 5200m, la terraferma dove Noè attraccò dopo il diluvio. Qui piantò la vite e in effetti questa è la zona di vigneti. Ci fermiamo anche in una cantina sociale per degustare i vini armeni, ma noi piemontesi in fatto di enologia siamo abituati troppo bene! Imbocchiamo un impressionante canyon di 8 km e ci troviamo in una conca di falesie rosse impressionanti: siamo al monastero di Noravank , tra i più suggestivi dell’Armenia: non vorremmo più venire via! L’Ararat si avvicina ancora di più, e vicino a lui sorge il piccolo Ararat, dalla forma perfettamente triangolare. Qui sorge il monastero di Khor Virap, chiamato monastero del Pozzo profondo: qui san Gregorio l’Illuminatore, il santo patrono dell’Armenia, fu imprigionato dal re Tiridate per 13 anni in un pozzo che si apre ancora adesso nel pavimento della chiesa. Poi il re si ammalò gravemente, Gregorio lo salvò e per rigraziamento Tiridate abbracciò il cristianesimo e fece dell’Armenia il primo stato al mondo a convertirsi al cattolicesimo.Scendere nel pozzo è inquietante, ma la posizione del monastero alle falde dell’Ararat che incombe con la sua spettacolare mole è unica. In poco tempo eccoci nuovamente a Yerevan.
venerdì 20 maggio 2016
Ancora un giorno di escursione verso est: ci fermiamo all’arco di Charentes dal quale si gode una vista impareggiabile sull’Ararat, poi proseguiamo per l’eremo di Ghegard, lo splendido monastero della Sacra Lancia, quella che trafisse il costato di Cristo. Sorge in una valle spettacolare, scavato in parte nella roccia, ricco di splendide khatchkar e affiancato de un torrente impetuoso. In una della sale ipogee dall’acustica perfetta un quintetto vocale ci offre un inaspettato e straordinario concerto, che emozione! Visitiamo il tempio di Garnì, unico tempio ellenico del Caucaso: il tempio non è granchè, ma è affacciato su una vallata spettacolare. Purtroppo uno sciopero di contadini ci blocca la strada, ma la nostra agenzia Avarayr in un’oretta ci manda un altro pulmino che ci viene a prendere, dimostrandosi un’agenzia perfetta come serietà e tempestività. Tornati a Yerevan saliamo fino al belvedere di Tsitseka berd, detta “collina delle rondini” dove visitiamo il monumento al genocidio armeno: nel 1915 i turchi in pochi giorni uccisero migliaia di uomini armeni e deportarono donne e bambini nel deserto siriano: per gente abituata alle montagne, fu una condanna a morte certa. Quasi due milioni di armeni morirono. Il genocidio ancora adesso non è stato riconosciuto da tutti i paesi del mondo. Sulla collina c’è un abete per ogni stato che ha riconosciuto questo orrore. Tra questi spicca una lapide deposta da papa Giovanni Paolo II. Il monumento è una corona di 9 monoliti che rappresentano le 9 province armena perse ad opera dei turchi e di una altissima stele a forma di lancia ,che rappresenta la ferita del popolo armeno e la spada che ancora adesso trafigge il cuore del popolo. A sera ceniamo in una taverna tipica: qui ascoltiamo il tipico suono del duduk, il tipico flauto ad ancia doppia in legno di albicocco, usato anche nelle colonne sonore di famosi films tra le quali “il Gladiatore” con Russell Crowe. Ultima passeggiata per Yerevan, poi a nanna.
sabato 21 maggio 2016
alle ore 06:00 partiamo per l’aeroporto con uno straordinario Ararat dalle nevi rosate che ci saluta e rende indimenticabile questa terra fatta di contrasti geografici, di spettacolari vallate fiorite, di nevi e torrenti, di monasteri nascosti e di panorami grandiosi che restano nel cuore.