On the road per la Florida
Diario di una coppia, Marcella e Fabrizio, innamorati e innamorati della vita.
È giugno, quando Fabrizio mi confessa di voler andare realmente in America. Pensavo fosse solo un nostro sogno ma dalla sua insistenza capisco che diverrà realtà! Inizio a documentarmi il più velocemente possibile su cosa vedere, cercando di crearci un viaggio a misura nostra. Ci rivolgiamo, comunque, ad un amico che possiede un agenzia e a metà luglio abbiamo il nostro “fly & drive” cucito su misura.
Partiamo nella notte tra il 4 e il 5 agosto per raggiungere l’aeroporto di Firenze Peretola. Abbiamo il volo per Parigi poco prima delle 8 e da lì raggiungeremo Miami nel tardo pomeriggio del 5 agosto(ora locale). Voleremo, per entrambi i viaggi (a/r) con Alitalia con voli operati da AirFrance.
Atterriamo a Miami, sbrighiamo le pratiche doganali e dopo un immensa fila riusciamo a ritiriamo i bagagli. Ci dirigiamo allo sportello “Hertz” per il ritiro della nostra auto. Dobbiamo aspettare un po’ dato che abbiamo fatto richiesta, in loco, del navigatore in lingua italiana. Nel frattempo la commessa ci chiede di noleggiare il “Sunpass” per pochi dollari accettiamo, alla fine ci regalerà un pieno alla nostra “Camaro SS”. Impostiamo il navigatore: Collins Ave, Miami Beach.
Non ci sembra vero! È tutto così grande, abbiamo una strana sensazione, difficile da spiegare. Sembra di vivere in uno di quei telefilm che vedi su Italia1! Raggiunto l’hotel, scarichiamo i bagagli, doccia e a letto. Il viaggio è stato lungo, sono ormai 27h che siamo svegli, non richiediamo altro.
Ci svegliamo troppo presto ma siamo affamati e decidiamo, comunque, di uscire. Sono le 8, la Collins è deserta se non fosse per gli spazzini e i jogger di ritorno dalla loro corsa in spiaggia. Cerco con il telefono uno “Starbucks” in zona, certi di trovarne uno e soprattutto certi di mangiare. È sulla “Washington”, lo raggiungiamo a piedi e dopo l’ordinazione abbiamo problemi in cassa, la ragazza al di là del banco, non vuole ritirare i nostri 50 “verdoni”. Restiamo stupiti, mentre ci spiega che non sono autorizzati ad accettare pagamenti con banconote superiore ai 20$*, così le spiego che al momento non abbiamo altri tagli e la carta di credito è in hotel, fortunatamente la sua responsabile le fa accenno di accettare il nostro pagamento. Usciamo e ci dirigiamo verso “Espanola Way” ma il caldo afoso ci porta ben presto verso la spiaggia.
La spiaggia è enorme e bianca quasi da accecare, l’Oceano è una tavola, mi tuffo in acqua di corsa come farebbe una bambina. Passeremo qui il resto della mattinata, noleggiando anche una moto d’acqua. 🙂
Dopo essere rientrati in hotel, aver passeggiato e mangiato su “Ocean Drive”, prendiamo l’auto, dobbiamo raggiungere la “Tremont”, sede del famoso programma tv sulla rimozione forzata! Qualche selfie, degli protagonisti, ovviamente, nemmeno l’ombra. Rimontiamo in macchina e ci dirigiamo verso la downtown, ammirando i grattacieli dal finestrino della macchina. È pomeriggio inoltrato e ci dirigiamo al “Delphin Mall”, centro commerciale poco lontano dal centro e che per quanto ci riguarda merita una visita. Rientriamo in hotel con l’intenzione di riposarci un po’ ed uscire per goderci la movida americana, in realtà crolleremo a letto come due bambini!
É il secondo giorno a Miami, il fuso ci fa svegliare presto, anche oggi, e alle 9 stiamo già passeggiando sulla Collins, alla ricerca di quel caffè notato ieri. Siamo i primi clienti del locale, ci accomodiamo sulle poltroncine e con tranquillità aspettiamo la nostra ordinazione, ammirando il nuovo che ci circonda, sfogliando un giornale e sorseggiando caffè “espresso”. Chiediamo l’auto al valet del nostro albergo e ci dirigiamo in direzione downtown, oggi vogliamo godercela e così facciamo. Ci fermiamo a “Bayside” e parcheggiamo l’auto sotto una maestosa bandiera a stelle e strisce (adoro il loro patriottismo e l’amore e il rispetto che rivolgono alla loro bandiera!) e il metromover. Entriamo al “Bayside Marketpalace”, galleria commerciale senza fama ne lode. Essendo ora di pranzo, saliamo al piano superiore, riservato interamente alla ristorazione e optiamo di mangiare argentino, ottima scelta! La vista è sul porto turistico di Bay Biscayne mentre alla nostra destra campeggia la scritta “Hard Rock Cafè”, ovviamente giro di rito e acquisto dell’immancabile t-shirt (Nel parco sottostante è facile incontrare scoiattoli in cerca di coccole e qualcosa da mordicchiare, vedi foto).
Il ticket del parcheggio sta per scadere, rimontiamo in macchina e stavolta la meta è 8th street, meglio conosciuta come “Calle Ocho”, strada principale di “Little Havana”. Siamo vicinissimi alla downtown eppure la realtà è così differente. Gli edifici alti e moderni lasciano spazio a edifici bassi e semplici. Il primo impatto è forte e gli occhi indiscreti degli ispanici che ci vivono gli senti tutti addosso; perdipiù il fatto che ad ogni finestra ci sia un cancello, proprio non ci riassicura. Parcheggiamo comunque e facciamo pochi passi per raggiungere una fabbrica di sigari a cui è possibile far visita. La strada è semideserta, eppure la musica latina che pervade la strada e che ci fa da sottofondo rende tutto così piacevole. Usciamo dalla fabbrica con qualche foto, un paio di selfie e una manciata di sigari. Next stop: Wynwood.
Wynwood è il cuore artistico di Miami, dove i muri degli edifici sono interamente ricoperti da graffiti e murales (sono amante della street-art). Wynwood, è il “barrio” partoricano di Miami e lo si capisce anche dalla fattura degli edifici stessi e dal fatto che è facile imbattersi nella bella ragazza mulatta, vestita in modo appariscente e vistoso, all’angolo della strada, che vende, con un ombrellone e un catino pieno di ghiaccio, bibite ai turisti (fortunatamente!).
Rientriamo in hotel e dopo un meritato riposo risiamo in macchina, la meta questa volta non è proprio turistica, siamo alla ricerca di un rivenditore “Polaris” (marca di quad e atv, famosa in tutto il mondo, e di cui siamo appassionati). Attraversiamo tutta Miami in direzione sud e riusciamo ad arrivare a destinazione poco prima della chiusura. Fabrizio lo perdo poco dopo essere entrati e usciremo da lì con una borsa portaoggetti per il nostro “RZR” pagandolo un quarto, in meno, rispetto all’Italia. Nonostante le lunghe code che abbiamo dovuto affrontare siamo contenti di aver avuto modo di vedere la vera Miami, quella lontana dal turismo, quella vissuta da chi questa città la vive 365 giorni l’anno e che spesso con il suo lavoro riesce a farcela amare e sognare. La giornata si conclude sull’Ocean Drive con una bevuta in uno degli innumerevoli bar a disposizione.
Terzo giorno a Miami ed è già tempo di ripartire. Dopo una colazione “ciambellosa” da “Dunkin’ Donuts”, imbocchiamo l’I-95 con direzione Orlando. Il viaggio è lungo e sarà intervallato solo per il rifornimento alla nostra bella auto, presso uno dei rari distributori presenti sulla strada (e quindi ti chiedi come sia strano che in un paese piccolo come l’Italia né trovi uno ogni 10 km e qui sono così sporadici…). La “Regualr”,oggi, costa 2.64$ al gallone (3,6lt) e ciò che più ci stupisce e che i distributori si trovano sulla sinistra della nostra carreggiata (viaggiamo verso nord) servendo così entrambi i sensi di marcia e tutti al loro interno hanno una stazione di polizia. Pranziamo in uno di questi autogrill dagli infiniti fast-food.
Arriviamo finalmente ad Orlando, ed è ora di punta e il traffico inizia ed essere sostenuto. L’hotel è abnorme sono 5/6 palazzine da 10 piani l’una con lunghi balconi come corridoi e qui lo sfarzo di Miami lascia posto alla praticità americana. Abbiamo un centro commerciale vicino, il “The Mall at Millenia”, che al suo interno ospita il famoso “Macy’s” (nota catena di abbigliamento americana) e che mi deluderà tantissimo. Fortunatamente il centro commerciale offre tantissimi altri negozi dove poter fare ottimi acquisti.
Quarto giorno di viaggio e primo vero giorno ad Orlando, la nostra destinazione sono gli “Universal Studios”. Alle 8.30 siamo già arrivati e veniamo indirizzati dallo staff verso il parcheggio arancio “Cat in the hat” (fenomenali!). Ci indirizziamo verso l’ingresso, dato che i biglietti gli abbiamo acquistati già in Italia, evitandoci così una coda. Le file alle attrazioni iniziano ad essere già lunghissime tanto da deciderci a comprare il “fastpass” così da evitare le file. Poco prima delle 14 abbiamo terminato il giro nel parco: formidabile! Mangiamo da “Moe’s” nell’area dedicata ai “Simpson” e dove la sigla del cartone è trasmessa a random.
Il parco merita la spesa, oltre alle innumerevoli attrazioni, abbiamo foto che ci immortalano con la “Delorean” di “Ritorno al futuro”, con la “Dodge Charger” di “Fast and Furious7”, con “Spongebob” e con Scooby-doo e la sua “Mystery Machine”. Rientriamo alla base per un riposino e intanto approfitto della lavanderia del nostro hotel per un bucato! Raggiungiamo prima di sera la Downtown Disney, ha smesso di piovere da qualche minuto e c’è poca gente, tanto da passare da un negozio all’altro abbastanza facilmente, ma noi fremiamo per raggiungere il Lego store: che meraviglia, tutto ciò che ci circonda è fatto da mattoncini! C’è Hulk, un allegra famigliola con cani a seguito, un drago immerso nelle acque del lago fuori dal negozio, lo sceriffo “Woody” e “Buzz Lightyear” di “Toy Story” alti quanto noi, perfino un intero McMenu del McDonalds. Continuiamo la passeggiata e ci fermeremo a mangiare da “Denny’s”, nota catena americana che ritroveremo ovunque!
10 agosto: facciamo ancora tappa ad Orlando e abbiamo questa giornata completamente priva di programmi. Riusciamo a non avere più problemi con il fuso orario e con tutta tranquillità facciamo la nostra bella colazione in camera a base di merendine, biscotti e succo comprati ieri sera nel market all’interno del hotel.
In tv pubblicizzano all’impossibile tutte le attrazioni presenti in città e con fatica decidiamo di visitare il “Disney Animal Kingdom”, che come si può dedurre dal nome, è un parco dedicato principalmente agli animali, diviso in 3 parti (Asia, Africa e Dinoland U.S.A.) a cui sono state affiancate varie attrazioni. Come la montagna russa che scala l’Everest, che per una parte del suo percorso va al contrario o il safari di circa 1h effettuato nella zona Africa, dove siamo passati tra giraffe, gazzelle, rinoceronti e altri animali liberi di muoversi senza alcuna barriera (noi lo consigliamo!). Pranziamo e torniamo in hotel per cambiarci, dedicando il pomeriggio alla visita della città di Orlando, passando dal palazzetto degli “Orlando Magic”, al “Lake Eola Park”, allo shop “Harley” più grande mai visto fin ora. Rientriamo in hotel domani abbiamo un altro lungo viaggio da affrontare.
Sveglia presto la giornata sarà lunghissima, dobbiamo raggiungere il “Kennedy Space Center” e pernottare a Fort Lauderdale: 400km in totale. Arriviamo a Cape Canaveral in orario sulla tabella di marcia, passiamo dalla biglietteria pur avendo i voucher dall’Italia e ci dirigiamo all’ingresso, dove troveremo una cartina del parco in italiano. Siamo distratti e ci passa di mente di ritirare l’audioguida in italiano. Visitiamo il parco con stupore fino a raggiungere la stazione dei pullman, con cui faremo il giro del centro. L’autista ci racconta e spiega le funzioni dei vari edifici e di ciò che lgi circonda. Quasi a fine percorso ci fanno scendere e qui abbiamo il ricordo più bello della nostra visita: la simulazione di lancio dell’ Apoll, con le voci originali di chi ha davvero vissuto quel momento. Proseguiamo la visita ammirando tute spaziali e navicelle, toccheremo un pezzo di luna, leggeremo le prime pagine delle principali testate giornalistiche di tutto il mondo datate “Lunedì 21 luglio 1969”, tra cui il nostro “Il Messaggero”. Pranzeremo, all’interno del parco tra coccodrilli e avvoltoi, a base di hamburger. Restiamo estasiati e ci rimettiamo in marcia direzione sud.
Arriviamo a Fort Lauderdale, prima del tramonto e l’impatto con la città è subito piacevole e ci dispiace non poterci fermare di più di una semplice notte. Siamo stanchi e girovaghiamo per la città in auto. Ora capiamo perché Fort Lauderdale è chiamata la Venezia della Florida, ci sono diversi canali che attraversano la città, e quasi tutte le ville affacciano su due fronti: strada e mare. La città è viva e giovane, piena di localini per la sera; sì, Fort Lauderdale ci ha proprio conquistati!
13 agosto: risiamo nuovamente in viaggio, ancora direzione sud e soprattutto ancora più di 3 ore di macchina. Prendiamo la I-95 e in un baleno siamo a Miami, qui imbocchiamo la “U.S.1” che è l’unica strada che collega l’Isole Keys al continente americano. Le previsioni stamani davano probabilità di forti piogge nell’arco della giornata e da qui a 2 giorni. Per ora il sole ci accompagna ma a metà del nostro percorso, quando già ammiravamo lo scenario delle prime isole, ecco il tempo cambiare in un baleno facendo diventare il cielo nero e il mare una burrasca, tanto che alcuni schizzi raggiungeranno la nostra auto, mi impressiono ma fortunatamente tutto svanisce nel giro di mezz’ora. Finalmente siamo a Key West, punto più a sud degli States ad appena 90miglia da Cuba. L’influenza cubana su quest’isola è forte: la lingua (ho sentito parlare solamente spagnolo), le case, i colori, i profumi e il cibo. Difatti è facile trovare da bere acqua di cocco direttamente da una noce. Lasciamo l’auto e visitiamo l’isola a piedi fermandoci ad ammirare il tramonto sul Golfo del Messico con i piedi nudi sulla sabbia, una sensazione indescrivibile, che trasmette pace e serenità. Continuiamo la nostra passeggiata, una sosta d’avanti alla casa di Hemingway e poi tra negozi e negozietti che animano questa piccola isola. Rientriamo in hotel rattristati e tirando le somme di questo magnifico viaggio. Domani raggiungeremo Miami e tutto sarà finito.
Sono stati 8 giorni stupendi passati tra oceano e città, tra miglia macinate e risate, tra stupende automobili, moto e barche, tra cibo e musica, tra gente stramba e comune, tra turismo e attimi di vita quotidiana, tra grandi store e piccoli negozietti.
L’America ti conquista, sa farsi apprezzare ed amare.
See you soon USA
Con affetto Marcella e Fabrizio.
*In America i negozianti per motivi assicurativi hanno poco contante in cassa e banconote di piccolo taglio, i pagamenti per la maggiore sono fatti con carta di credito.