Lo spirito dell’India
Prefazione
Sono Fabrizio, 30 anni, originario di Treviso. Dopo 5 anni di università e 4 di lavoro tra Italia e estero, ho deciso di prendermi una pausa per poter provare l’emozione di un viaggio zaino in spalla comprando solo il biglietto di andata. Sono così partito a novembre 2014 alla volta dell’Australia, facendo prima una tappa a Bali (10gg) e a Singapore (3gg). Dieci mesi in Australia sono passati velocemente alternando lavoretti saltuari, volontariato e viaggi “on the road”, dormendo in macchina, tenda o ostelli e conoscendo gente da tutto il mondo. Avevo bisogno però di un’esperienza più forte e successivamente ho quindi deciso di esplorare il sud est asiatico partendo da Ho Chi Minh City a Dicembre 2015 con un altro ragazzo italiano conosciuto alcuni mesi prima in Australia. In circa 3 mesi e mezzo abbiamo attraversato Vietnam e Cambogia (in moto, comprandole a Ho Chi Minh City e rivendendole a Hanoi), Laos, Tailandia, Myanmar e India (trasporti pubblici e autostop).
Indice dei contenuti
Ho creato la mappa del nostro percorso che potete vedere a questo link https://goo.gl/dvSPmO e una semplice pagina facebook che ho tenuto aggiornata con foto e piccoli commenti www.facebook.com/wheredove. Recentemente poi, io e il mio compagno di viaggio, abbiamo pubblicato un video di pochi minuti riepilogativo dell’esperienza che potete trovare nel gruppo linkato precedentemente.
Durante tutto il viaggio, abbiamo sempre mantenuto uno stile di vita abbastanza economico, da viaggiatori, meno da turisti, probabilmente più basso dello standard italiano, basato su guest house locali, pulite o meno, couchsurfing e street food, in modo da riuscire a entrare meglio in contatto con la cultura e la gente del posto, e risparmiare qualche soldino ;). Nessuna esperienza negativa in questo periodo, e fortunatamente nessun problema con il cibo locale.
Questo breve riepilogo rappresenta l’ultima tappa del nostro viaggio, l’India che per molti versi è stata indimenticabile e difficilmente descrivibile. Non avevo grosse aspettative, se non i racconti di tante persone rimaste positivamente colpite, quindi tutto quello che ne è derivato è stato inaspettato!
LO SPIRITO DELL’INDIA
Percorso: Delhi –Mathura – Agra – Udaipur – Pushkar – Delhi – Rishikesh – Auli – Delhi
Durata: 4 settimane (21 Marzo – 19 Aprile 2016)
Costo totale: 600 euro (esclusi voli internazionali)
Numero viaggiatori: 2
Ottenuto (e lautamente pagato) il permesso speciale dalle autorità birmane, siamo entrati in India via terra, camminando attraverso l’Indo-Myanmar “Friendship Bridge” che collega le città di Tamu e Moreh. Dopo una settimana abbastanza veloce tra Manipur e Assam, nel nord est dell’India, io e il mio consolidato compagno di viaggio abbiamo volato da Guwahati a Delhi alla scoperta dell’India nord-occidentale. Come è stato nei paesi attraversati precedentemente, abbiamo deciso di mantenere uno stile di viaggio molto flessibile, decidendo giorno per giorno cosa fare, che posti visitare e soprattutto dove dormire, senza prenotrare alberghi o qualsiasi altra attività, unico modo per sentirci veramente liberi.
Giunti a Delhi abbiamo pensato di evitare di immergerci subito nel caotico centro cittadino e di trovare subito un modo per raggiungere la prima tappa, Mathura. Dall’aeroporto abbiamo utilizzato “Uber” (servizio di taxi a richiesta più economico) per raggiungere una guesthouse vicino alla stazione Nizammuddin che si trova appena a sud-est di Delhi e da dove molti treni partono in direzione sud. Abbiamo controllato i treni diponibili sul sito delle ferrovie indiane (www.indiarail.gov.in) e la mattina dopo raggiunto la stazione. Con 75 rupie (ca. 1€) per un biglietto standard in un affollato vagone, siamo arrivati a Mathura dopo circa 3 ore di viaggio.
Mathura e l’Holi
Questa città di circa 400’000 abitanti è considerata la città natale di lord Krishna, una delle maggiori divinità Hindu, e, insieme alla città di Vrindavan, sono considerati tra i posti sacri più “caldi” e emozionanti durante l’Holi. Cos’è? L’Holi è una delle più importanti feste Hindu che celebra Krishna e il suo amore per Radha; durante questa festa, amici e familiari si riuniscono per festeggiare con canti e balli, ma soprattutto lanciandosi polveri e liquidi colorati. Dura generalmente due giorni (gli indiani hanno circa una settimana di vacanza dal lavoro) e la sera del secondo giorno molte famiglie si ritrovano per cenare insieme. Abbiamo alloggiato al Green Land Guest House per 800 rupie (camera doppia). Nei 3 giorni passati li siamo riusciti veramente a vivere la festa come volevamo: sveglia alla mattina verso le 8, colazione con chai (the, latte e ginger) e thali (un piatto completo che include pane e verdure/legumi) rigorosamente dal carretto di fronte alla guest house e poi… viene qui il bello dell’India e del viaggio non organizzato: ogni giorno un passante si fermava a guardarci durante la colazione e poco dopo ci chiedeva se volevamo seguirlo nel suo villaggio a trovare i suoi amici e la sua famiglia, this is India! Così è stato e così siamo entrati nelle case delle persone a pranzo e cena, tra canti e balli, ma soprattutto sempre coperti di colori scambiandoci “Happy Holi!” a destra e sinistra. L’ultima sera siamo stati ospitati da due famiglie con in tutto 7 figli, mangiato nella loro piccola camera e ballato nel minuscolo vialetto di ingresso. Le ragazze di età superiore ai 15 anni erano molto riservate, forse perchè già promesse a qualcun’altro, ma i ragazzi e le bambine erano così contenti di averci intorno che ci prendevano per mano, saltavano, correvano di quà e di là. E’ qui che abbiamo anche iniziato a vedere le prime mucche muoversi liberamente in città tra clacson e passanti creando ancora più confusione nella vita quotidiana: camminare con lo sguardo basso è molto importante!
Agra e il Taj Mahal
Il giorno dopo abbiamo fatto colazione, preparato gli zaini, e ci siamo avviati verso il “bus stand” dove con 65 rupie abbiamo preso un bus locale per Agra. Giunti in città siamo partiti alla ricerca di un posto per dormire con il tuktuk di turno che, per totale di 90rupie, ci ha portato nella zona meno turistica, ma più centrale e economica della città, fermandosi ad ogni guest house in modo tale che potessimo vedere le camere. Abbiamo deciso di fermarci all’hotel T9, e dopo mezz’ora di contrattazione, abbiamo ottenuto una camera pulita e comoda per 1000 rupie. La città, o meglio la zona da noi visitata, era abbastanza sporca e maleodorante è ciò non ha aiutato a rendere piacevole il primo approccio con l’India, ma… il Taj Mahal si è dimostrato una struttura veramente favolosa che cambia completamente l’idea della permanenza nella città. Questo imponente mausoleo bianco costruito dall’imperatore Shah Jahan ha delle forme leggere che, inserite nel contesto del giardino, lo rendono speciale. Per entrare mi sono messo in coda allo sportello alle 6 di mattina, a quell’ora avevo già almeno 10 perone davanti. Siamo entrati dall’ingresso ovest, il ticket costava 750 rupie per turisti (sportello dedicato) e molte guide tentavano di saltare la coda per comprare decine di biglietti, ma con molta difficoltà e con i nostri corpi a fare da scudo siamo riusciti a far rispettare loro la fila. All’interno del complesso non erano ammessi zaini “grandi” quindi è meglio muoversi con piccole borsette o marsupi.
Udaipur e il palazzo reale
Il primo approccio a un treno notturno non è stato dei più piacevoli: prenotato un posto in classe “sleeper” abbiamo scoperto il significato della scritta RAC a fianco al numero del “letto”. RAC vuol dire “reservation against cancellation” e, in parole povere, significava che dovevi condividere il tuo posto con qualcun’altro e, se questo può essere relativamente facile e normale per loro che generalmente hanno corporature minute, non lo era affatto per noi che quando siamo saliti in carrozza abbiamo scoperto che c’era già qualcuno nel nostro posto. Dopo un po’ di ore abbiamo trovato comunque dei posti liberi e cercato di dormire tra le chiacchiere della gente e luci che si accendevano e spegnevano durante la notte dei nuovi passeggeri che entravano e cercavano il loro posto a sedere. Giunti a destinazione, e dopo il rigoroso masala chai da 10 rupie, abbiamo preso un tuktuk che per soli 60rupie ha accettato di portarci alla ricerca di una guesthouse. Panorama Guest House è stata un’ottima scelta: edificio bianco con affreschi colorati e roof top con vista sul lago Pichola e il palazzo della città. Un posto tranquillo per 400rupie a testa (5€ ca.), e la mattina la colazione in terrazza garantiva un’ottimo stato d’animo per cominciare la giornata. Perdersi per le piccole vie del paese era il mio passatempo principale e fermarsi a chiacchierare con venditori o semplici passanti ci faceva scoprire cose nuove. Alla sera abbiamo camminato fino al sunset point al Tempio Karni Mata raggiungibile attraverso una scalinata o una funivia (80 rupie a/r): la vista sulla città e sul lago era fantastica durante il tramonto e quando si faceva un po’ più buio le luci del palazzo e delle isolette Jag Mandir e Taj Palace (ora albergo di lusso dove è stato registrato anche il film Octopussy di 007) rendevano l’atmosfera molto romantica. Il giorno successivo abbiamo deciso di andare a visitare la reggia più vasta di tutto il Rajahstan e la scelta è stata ben ripagata: gli interni erano coloratissimi e mostravano una cultura così distante, ma così spettacolare che faceva immaginare la vita indiana del XVI. L’ingresso costava 250rupie, ma bisognava pagare altre 300rupie se si voleva portare dentro una video/fotocamera; non abbiamo quindi potuto fare foto all’interno. Nel pomeriggio abbiamo avuto tempo di comprare qualche semplice souvenir e passeggiare nella città vecchia tra mercati e bancarelle, prima di andare a dormire. Il giorno dopo sveglia all’alba per prendere il treno che ci portava a Ajmer (135 rupie, ca. 2€ in classe 2S).
Pushkar e il lago sacro
Giunti a Ajmer, dopo aver evitato i centinaia autisti di tuktuk che proponevano tariffe fisse per vari posti e, spesso, davano informazioni sbagliate, ci siamo fermati per pranzo in un ristorante optando per il classico chapati (pane indiano a forma di disco sottile senza lievito) e un altro piatto scelto a caso tra il menu scritto in hindi. Il bus che ci portava a Pushkar partiva esattamente davanti alla stazione e in meno di 1 ora siamo arrivati in questo paesino nel deserto (14 rupie, ca. 20€cent). Abbiamo accettato la proposta di una persona apparentemente affidabile che, pagandoci il tuktuk, ci ha portati alla sua guesthouse dove una camera doppia costava 400rupie (ca. 5€). Il posto, Moon Light Guesthouse, molto carino, pulito, arredamento alternativo, muri arancioni e un bellissimo terrazzo con vista sulle colline desertiche, gestito da due fratelli; anche la cucina era varia e abbiamo ceduto a una pasta al pomodoro che è stata una piacevolissima sorpresa. Pushkar, uno dei cinque posti sacri di pellegrinaggio induista, ha uno stile molto particolare dove la sacralità del piccolo lago si unisce allo stile hippie di molti viaggiatori che rimanendo estasiati dal posto decidono di passarci settimane o anche mesi. Il paese ci è piaciuto molto e meriterebbe di essere esplorato maggiormente con passeggiate verso le collinette sovrastanti o escursioni di due giorni in cammello organizzate da molte agenzie/guesthouse. Dopo 3 giorni e molto shopping a basso costo, abbiamo deciso di lasciare questo posto incantato per cercare zone più fresche a nord. Dopo il bus di ritorno a Ajmer, il treno notturno ci ha riportato a Delhi dove abbiamo deciso di fermarci 2 notti.
Delhi: colori e mercati
Il primo passaggio dieci giorni fa è durato solo una notte, mentre ora abbiamo voluto cercare di entrare veramente nell’atmosfera cittadina. Alloggiavamo al Stops Hostel dove un letto in dormitorio misto ci costa 500 rupie a testa inclusa la colazione; uno degli ostelli migliori in cui siamo mai stati con una grande zona comune e aria condizionata in camera. Il posto era pulito e il personale molto disponibile.
La mattina abbiamo iniziato a camminare per le vie della città vecchia e sembrava subito di essere proprio nell’india che ci eravamo immaginati: venditori ambulanti, rickshaw (taxi motorizzato simile a un ape piaggio) e un sacco di persone che ti salutano o cercano di attirare la tua attenzione, donne vestite di tutti i colori, con veli e braccialetti scintillanti. Bellissime emozioni e migliaia di odori. Abbiamo raggiungo la moschea più grande dell’India Jama Masjid (entrata gratuita, 300rupie per fotocamera o smartphone!), esteriormente inserita bene nel contesto cittadino, ma non ci ha impressionato come l’imponente Istiqlal di Jakarta. Ci siamo diretti a piedi verso il forte Rosso: le mura sono molto lunghe, ma purtroppo il costo fuori dal nostro budget (500rupie per turisti, 30rupie per indiani) non ci ha consentito di visitarlo internamente. Cosi abbiamo cominciato a scoprire Chandni chowk market che si sviluppa lungo la via da cui prende il nome e in cui si può trovare veramente di tutto. La vita notturna a Delhi non è molto festaiola considerata anche la difficoltà di trovare ristoranti e bar che vendono alcolici. Diversi posti consentono l’ingresso solo in coppia e i più carini hanno fee di ingresso che raggiungono facilmente le 1000 rupie. La zona Defence Colony, consigliata da un’amica locale, è relativamente nuova e ospita diversi ristoranti e localini carini, non facili da trovare se non si è accompagnati. Per gli spsotamenti in città abbiamo usato moltissimo le nostre gambe o la metropolitana che per quanto abbiamo potuto vedere è molto pulita e ben frequentata, non troppo affollata e economica.
Rishikesh e yoga
Rishikesh è una città sulle rive del fiume Gange e per questo considerata sacra. Giunti in serata ad Haridwar col treno da Delhi (140 rupie e circa 5ore) abbiamo aspettato la mattina dopo per giungere a Rishikesh con un bus locale (35 rupie, 30minuti). Siamo andati alla ricerca di un Ashram dove frequentare un corso di yoga e abbiamo deciso di focalizzare le nostre ricerche sull’area di Laxman Juhla, fuori dal caotico centro cittadino, meno di 10km a nord. Siamo stati una settimana presso il Pantanjali Yoga Foundation per circa 1600rupie al giorno includendo 6 ore di yoga (4 pratiche e 2 teoriche) e due pasti (ottimi tra l’altro per staccare dal quotidiano cibo indiano talvolta troppo piccante e speziato). L’esperienza a base di yoga e meditazione è stata fondamentale e, per noi neofiti, decismente importante in un lungo viaggio che ci portava a spostamenti ogni due-tre giorni; inoltre la compagnia è stata ottima e gli altri partecipanti venivano da tutto il mondo. Il paesino di Laxman Juhla è abbastanza tranquillo, pieno di localini sul fiume che trasmettono un senso di tranquillità e spensieratezza.
Roadtrip verso l’Himalaya
Conclusa la settimana focalizzata alla ripresa fisica e mentale, abbiamo deciso di noleggiare una moto per esplorare il nord dello stato Uttarakhand e arrivare più vicini possibili alla catena montuosa più alta del mondo: l’Himalaya. Essendo sempre stati appassionati di viaggi in moto, non potevamo che scegliere una Royal Enfield che con 850 rupie al giorno ci ha decisamente soddisfatti. Senza grossi programmi abbiamo deciso di guidare verso Deoria Tal, un lago a 2400mt di altezza dove è possibile campeggiare con la vista sulle montagne. Le strade erano molto tortuose e piene di tornanti, nonostante non ci sia gran traffico, è molto facile trovare camion pesanti e lenti e diversi bus sempre affollati che rallentano notevolmente in curva ed a ogni ostacolo. Dopo circa 6-7ore, giunti a Saari, piccolo villaggio alla base del percorso che porta al lago, è cominciato a piovere e abbiamo deciso cosi di affittare una camera per la notte contrattata a 500rupie. Semplice e con pochi comfort, ma la stanchezza era notevole e in poco tempo abbiamo preso sonno.
Il giorno dopo di prima mattina abbiamo camminato fino al lago, evitando abilmente le 600rupie di tassa di ingresso (incredibile, per un lago e una vista sembra decisamente un prezzo esagerato). La vista era fantastica e il posto super tranquillo, il silenzio rotto solo da alcune scimmie che facevano il bagno e giocavano tra di loro. Nonostante tutto non eravamo soddisfatti perchè ancora le punte innevate erano troppo distanti, abbiamo deciso di spingerci più a nord. Abbiamo ripreso la moto e continuato per l’unica strada possibile raggiungendo il sacro paesino di Chopta dove abbiamo conosciuto una coppia di centauri di Delhi che ci ha suggerito di andare fino a Auli per soddisfare le nostre aspirazioni di vedere da vicino le più alte montagne del mondo. Abbiamo continuato quindi per altre 4 ore, addentrandoci in valli sempre più isolate, dove le strade diventavano difficili ma soprattutto rischiose in quanto i versanti erano notevolmente instabili; voltandoci indietro facevano impressione tutte le frane che partivano dalla cima e giungevano fino al fiume, attraversando le strade che successivamente vengono semplicemente pulite grossolanamente da scavatori. Auli consiste in una decina di edifici e un grosso campo militare, e vede nel periodo invernale un’alta affluenza dovuta alla presenza di una stazione sciistica (una o due piste, niente di speciale). Abbiamo dormito in un dormitorio alquanto scadente per 280rupie in quello che è l’alloggio governativo per turisti (le camere doppie nella guesthouse vicina partono da 1000rupie) e mangiato un sandwitch al ristorante annesso in quanto tornare alla vicina Joshimat comportava comunque almeno 20-30minuti. Svegliati di buon ora abbiamo cominciato a camminare verso la cima, sperando di raggiungere quelle chiazze di neve che non sembravano così distanti. Ci sono volute circa 4 ore per arrivare alla sommità, ma la soddisfazione è stata enorme alla vista di questo…
Dopo una buona mezz’ora di contemplazione, cercando di nominare le cime più alte, siamo tornati verso l’alloggio e ci siamo regalati un ottimo chai al sole d’alta quota. Giunta l’ora di rimetterci in sella e cominciare lentamente il nostro rientro; due giorni di tornanti e di immense vallate ci hanno riportato a quella che sembra ora trafficata Laxhman Jhula. Ci siamo goduti l’atmosfera non troppo calda, allietata dallo scorrere del Gange e dalla brezza che ne derivava, ancora per qualche giorno alloggiando al Guru Residency per 600rupie e successivamente, un po’ tristi, abbiamo lasciamo quel posto pieno di energia per intraprendere l’ultimo viaggio verso Delhi. Da Rishikesh, dove siamo arrivati facendo autostop e trovando facilmente passaggio di due ragazzi locali, sono circa 8 ore di bus, senza a/c, per 244rupie, tra strade polverose e ingorghi apparentemente senza senso (si può anche optare per il più comfortevole “volvo bus” a 700rupie con a/c che apparentemente impiega qualche ora in meno).
Due notti a Delhi, ultimi acquisti tra bancarelle di vestiti e spezie, ed è velocemente giunto il momento di prendere l’aereo che mi porterà via da questo mondo speciale, che se all’inizio può sembrare difficile, vi rimarrà impresso per tutta la vita.
Consigli di viaggio
– Chiedere informazioni a locali sui costi di tuktuk, rickshaw, bus e altri mezzi di spostamento perchè generalmente i prezzi per turisti sono più alti
– Spesso nei bus chiedono di pagare il doppio se il bagaglio è grande: semplicemente tenetevelo sulle gambe dicendo che occupate un posto e poi cercate una sistemazione più comoda
– Diffidare delle persone che dicono che non ci sono bus ed è necessario prendere un taxi o di chi sostiene che certi uffici informazioni/turistici sono chiusi
– Per prenotare i treni ci sono gli sportelli riservati che molto spesso sono completamente in un’altra area della stazione rispetto a quelli per comprare i biglietti di treni immediatamente in partenza. Chiedete quindi per reservation office se questo è il vostro proposito e presentatevi conoscendo il numero del treno (trovate online o allo sportello “Enquiry”).
– Sfruttare la Tourist Quota nei treni: il governo indiano ha previsto un certo numero di posti a sedere/dormire per turisti e spesso anche quando il treno è pieno troverete disponibilità tra questi
– Per gli indiani non esistono le code agli sportelli, o meglio anche se pensate di essere il prossimo in fila, da un momento all’altro potrebbe arrivare qualcuno e inserirsi di lato di fronte a te: gentilmente attirate l’attenzione toccandogli la spalla e se non parlate inglese fate un cenno molto chiaro di mettersi in coda come fanno tutti gli altri (e non fidatevi se vi dice faccio veloce, due minuti!)
– Abituato a viaggiare nel sud est asiatico, sono abituato a contrattare tutto e anche in india è facile ottenere prezzi “scontati” soprattutto per trasporti e hotel.