Gita fuori porta all’Abbazia di San Galgano
No, non siamo in Inghilterra alla Corte del leggendario Re Artù, ma nel bel mezzo della Toscana e la spada in questione non è stata estratta bensì infissa da tale San Galgano, da cui prende nome l’Abbazia.
Andiamo con ordine… l’Abbazia si trova nel Comune di Chiusdino ad una trentina di chilometri da Siena (qui vicino c’è anche il Mulino delle Pile, meglio conosciuto come Mulino Bianco della Barilla) ed è completamente immersa nel verde; a parte l’Eremo di Montesiepi di cui se ne vede solo la copertura, ed una piccolissima cappella al fianco, tutt’intorno non ci sono altre costruzioni. Lasciata la macchina nel parcheggio che si trova sulla sinistra, basta percorrere il viale di cipressi che si presenta davanti a noi ed in circa 5 minuti eccoci arrivati!
Aspetta… mi sbaglio o manca qualcosa? com’è possibile? ma… è così davvero? MANCA IL TETTO? Sissignori! manca proprio il tetto! Opperbacco e perchè mai? Leggenda metropolitana vuole che il tetto dell’Abbazia fosse di piombo e che un frate furbacchione abbia pensato bene di smantellarlo per venderlo. Nella realtà invece, una copertura in piombo esisteva davvero ma era quella della cupola della cappella della vicina Montefiori, mentre l’assenza del tetto in questione è da attribuirsi al suo crollo verificatosi nel 1789. Ecco quindi la nascita dell’equivoco che ha praticamente creato due storie parallele ma divenute entrambe veritiere. Tutto ciò, secondo me non fa che accrescere il suo carattere magico e misterioso, la leggenda del Frate che convertitosi pianta la spada in una roccia in modo da farla diventare una croce, passa anche questa costruzione isolata nella vallata, dalle sue navate spoglie, senza pavimento e coperte dalla mutevolezza del cielo. Talmente spoglia che l’altare è costituito da una lastra di pietra appoggiata su capitelli, apparentemente non c’è nemmeno una croce… solo apparentemente, infatti basta andare nel punto dove la navata centrale ed il transetto si incrociano ed alzare la testa. Ecco a voi la croce più grande di tutte, nelle giornate serene si presenta nella sua versione color cielo azzurro intenso mentre di notte è tempestata dalle gemme più belle: le stelle.
Ricordo una volta, arrivai verso le 7 di sera, quando stava per scatenarsi un temporale fortissimo, il cielo era plumbeo ed i nuvoloni scuri che mano a mano sopraggiungevano rendevano tutto più cupo mentre di tanto in tanto l’oscurità veniva squarciata dai lampi argentei.
Faccio il biglietto, entro nell’aula capitolare (il vano che fa da anticamera all’Abbazia) e varco la soglia della Chiesa… Brividi.. solo brividi. In minima parte, perchè perdiamo i punti di riferimento propri della nostra edilizia: siamo abituati alle costruzioni “tetto-munite” e qui manca, l’illuminazione che generalmente proviene dall’alto in basso qui è invertita.. ma questo è una scemenza, solo un po’ perdita dell’orientamento. Il brivido, quello vero, nasce dall’ambientazione, dalla suggestione che si crea in questo luogo: le pareti scarne, l’alternarsi delle parti illuminate dai faretti con quelle dove la luce non arriva, le ombre che si creano, il silenzio irreale, le sensazioni dovute all’assoluto dominio della natura circostante, fanno sì che nonostante l’Abbazia sia sconsacrata emani un senso di spiritualità talmente forte e difficilmente descrivibile; per me addirittura maggiore che in certe e ben più rinomate Cattedrali. Questa sera in particolare, talmente tanta era l’emozione e la suggestione che ne derivava, che iniziai a guardarmi intorno, dietro i pilastri, nelle navate laterali, nell’abside, soprattutto nei posti in dove il chiaroscuro la faceva da padrone convinta che di lì a breve sarebbe certamente spuntato un cavaliere, in armatura con l’elmetto in una mano ed il Santo Graal nell’altra.
Maaaaa non è solo questo, soprattutto la spada nella roccia non è qui..infatti nel colle accanto lassù in alto, ecco che si trova l’Eremo di Montesiepi, anche in questo caso la costruzione non proprio canonica..il complesso infatti è costituito da 3 elementi: la Chiesa dalla pianta circolare, la cappella affrescata ed il pronao d’ingresso..Stop null’altro..
… Se per null’altro vogliamo definire lei: LA SPADA NELLA ROCCIA!
Quella miracolosamente infissa nella roccia da Galgano nel giorno della sua conversione e che da ben 800 anni circa, mese più mese meno, nessuno ha più toccato… nessuno tranne due vandali che la spezzarono, il primo per vandalismo puro, mentre il secondo perchè posseduto dalla spirito di Re Artù o “Semola” per dirla alla disney, provò ad estrarla… La demenza umana a volte non ha proprio limiti.
Per il mio compleanno di qualche anno fa, mi regalarono una gita fuori porta proprio qui, con tanto di pic-nic e tovaglia a scacchi rossi e bianchi per poi concludere la giornata in quel di Siena, che appunto è vicinissima. Secondo me, questo è un posto che fa davvero bene allo spirito e vale assolutamente la pena investirci un paio d’ore, sia per chi in Toscana ci abita che per chi è turista. Per chi capita d’estate, potrebbe essere interessante abbinare la visita ad uno dei tanti spettacoli che si tengono durante il San Galgano Festival (l’interno dell’Abbazia è occupato dalle sedie per il pubblico) di cui allego il link dell’evento 2015 www.sangalganofestival.com.