A zonzo per il Marocco con i mezzi pubblici
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31 dicembre 2015
L’arrivo a Marrakech e a Jemma El-Fna é stato sorprendente, affascinante, elettrizzante. La sensazione di essere al centro di un mondo altro, punto di arrivo e di confronto, prima (o ultima) possibilità di affari, di amicizie, di conoscenza. Di giorno o di notte. Il contrasto tra la quieta bellezza del palazzo della Bahia o di quello della kasbah e il caotico andirivieni del suk o lo sfrecciare dei motorini tra i vicoli della medina. Jemma El-Fna é come un sole disegnato da un bambino con i raggi. Si può scegliere sempre un percorso diverso ed arrivare prima o poi dove si vuole. Così abbiamo scoperto un buon hammam dove cambiare pelle , un caffè dove fare una sosta e attaccarci al wifi o un posto dove pranzare in terrazza e assaporare nella tajina il gustoso cibo locale. Per 4 diram abbiamo preso l’autobus 11 per raggiungere la stazione degli autobus e prenotare il biglietto della mattina successiva per Essaouira. Il pullman della compagnia Supratours parte puntuale e attraversando terre e colline coltivate a olivi e argan ci allontana progressivamente dalla frenetica attività di Marrakech e ci conduce in neanche tre ore a respirare l’Oceano mare. Le olive di tutti i gusti, i mandarini succulenti, la sonnolenta e dolce vita che si gode nelle strade assolate é seconda solo alla vista del tramonto sull’Oceano dai contrafforti sul mare schiaffeggiati dalle onde potenti. Artigiani laboriosi, pescatori, venditori di ceci cotti, surfisti e giocatori di pallone vivono i lembi di terra che entrano nel mare e anche noi ci slacciamo le scarpe e ci rinfreschiamo le radici.
3 gennaio 2016
Il giorno dopo di nuovo a Marrakech per la partenza del viaggio nel viaggio. Alla stazione dei bus ci aspetta Dawoud con la sua Land Cruiser. Il tempo di fare il pieno e si parte direzione Tizi-n-tichka lungo i tornanti che si arrampicano tra rosse montagne. Si gira per Telouet ad ammirare la kasbah dei Glaoui lungo una strada a dir poco sconnessa. Si percorre la valle di Ounilla per approdare al nostro Riad sul Oued Mellah (ma quanto è semplice prenotare con Booking.com in Marocco!) e si spendono le ultime ore del giorno ad Ait Benhaddou in cima all’agadir sferzato da un vento gelido ad ammirare un tramonto di rosa colorato.
4 gennaio 2016
Il giorno dopo, con un’abbondante colazione, si riparte verso sud, imboccando la strada per Tazenakht, con le sue splendide manifatture di tappeti e, abbandonando l’asfalto all’improvviso, appena passata Foum Zguid, si entra nella pista verso il deserto. Eccolo di nuovo: il deserto con la sua polvere, la luce tagliente, il silenzio, il paesaggio immobile ed etereo, il miraggio tremante del Lake Iriki. E poi i nipotini della nostra guida. La famiglia di suo cugino é in un minuscolo accampamento ai margini della pista. Cordialità, semplicità, piedi nudi nella sabbia, sorrisi affascinanti, lo scambio di due pennarelli con due splendidi dromedari di pezza. Ma non è questa la nostra tenda per la notte, peccato! Ci aspetta un campo tendato con tanto di bagni e docce! Ci arriviamo dopo una divertente corsa tra sabbie morbide (troppo) e fronde di tamerici. Abbiamo ancora circa 2 ore prima del tramonto. Ci concediamo un thè caldo alla menta e affrontiamo le salite e le discese delle tante dune che ci separano dalla più alta, l’Erg Chigaga. Mentre ci addentriamo scopriamo un mondo di vita che si sposta nel deserto trovando numerose impronte sulla sabbia dorata! Il rumore lontano di corse tra quad ci riporta alla realtà mentre raccogliamo gli ultimi raggi radenti del sole e ci scateniamo per fermare l’attimo con le nostre fotocamere. Corriamo giù dalle dune e svuotiamo spesso le scarpe prima di levarcele completamente e ben presto ci accorgiamo del nostro disorientamento. Basta poco per perdersi quando cala il buio. Un po’ preoccupati cerchiamo di ricordare il tragitto d’andata ma…non siamo soli! Qualcuno con una torcia ci segnala che ci ha avvistato, ci aspetta e ci riporta al campo. La cena, i canti intorno al fuoco, il ritmico percuotere i tamburi e l’aspettativa del vero cielo buio ci eccitano a tal punto che,malgrado il freddo, decidiamo di dormire fuori dalla tenda. Mentre inizio a capire che le stelle sono veramente tante e che non le ho mai viste così vicine e che la Via Lattea é proprio sopra di me, il sonno mi prende e diventa ancora più buio.
5 gennaio 2016
La mattina presto, come rapiti da un’idea, ci svegliamo per andare a cercare l’alba e ognuno di noi la trova a modo suo: arrampicandosi su una duna o cercando il contatto completo con ogni granello di sabbia. Dopo una lauta colazione riflettiamo e ci confidiamo a malincuore che forse saremmo dovuti rimanere ancora 1 notte per provare e cercare il deserto dentro di noi ma abbiamo tanta strada da fare e tanta voglia di scoprire ancora di più e così con la nostra 4×4 riprendiamo la pista per M’Hamid. Si torna sull’asfalto a M’Hamid e si entra nella Valle del Draa. I piccoli villaggi si susseguono veloci: la labirintica Tamegroute, piena di venditori e fabbricatori di ceramiche, Zagora, Tamnougalt, col suo ksour, Agdz. E poi ancora tornanti, montagne rosse, bambini a correre dietro un pallone in improbabili campi di calcio. Si arriva a Ouarzazate ma non ci fermiamo alla kasba di Taourirt che vediamo solo di passaggio. La nostra meta é Skoura dove alloggiamo in un riad accogliente e vicino alla palmeraie.
6 gennaio 2016
È lì che ci dirigiamo la mattina dopo di buonora, prima della rituale visita alla kasbah, ad ammirare il contrasto tra il rosso delle case, il verde intenso dei palmeti, l’azzurro del cielo, il grigio delle montagne sullo sfondo coperte da un cappuccio di neve fresca della notte appena trascorsa. Si riparte di nuovo e questa volta l’obiettivo è la Valle del Dades, le sue gole e i campi coltivati tra i gomiti del fiume. I villaggi si susseguono in maniera continua. Una piccola sosta in un riad lungo la strada per sorseggiare un thè alla menta e poi la rinomata successione di tornanti per arrivare nel punto più caratteristico delle gole, laddove la striscia di asfalto appare come un serpente dalla pelle splendente sotto i raggi del sole. Si ritorna sulla strada principale, che si sviluppa dritta come una spada tra l’alto Atlante a nord e il Jabel Sagro a sud, ci si accomoda su pietre appuntite al lato della strada per godere di un fugace pic-nic nel deserto. “Il Sahara é di tutti e nessuno può comprare il Sahara” ci avverte Dawud. Attraversiamo Tinherir e alloggiamo in un riad a pochi chilometri dalle gole del Todra. Questa volta il tramonto é solo immaginato, secondo la successione delle diverse tonalità di arancio sull’enorme parete di roccia di fronte a noi. Ancora abbondanti, profumate e saporite tajine di verdure per cena e il caldo tepore di un caminetto acceso prima di abbandonarci al sonno.
7 gennaio 2016
La mattina seguente ci avventuriamo lungo il fiume, tra le palmeraie e vecchie kasbah diroccate per addentrarci nelle fredde e ancora ombreggiate gole del Todra. Le attraversiamo e le risaliamo verso sinistra, tra mandrie di capre, carovane di asini carichi all’inverosimile, piccoli accampamenti nomadi. É in uno di questi che ci fermiamo, infatuati dal sorriso di due bambini e dalla generosità di un vecchio nonno che ci offre un po’ di thè e un pezzo di pane. Attorno alle tende solo rocce rosse, una lunga parete quasi verticale, un ripido colatoio che riporta verso valle. Il nostro giro é però più ampio, verso uno spettacolare punto panoramico da cui lo sguardo si perde, oltre il Saghro, nel tentativo di cercare il profilo sinuoso delle dune. Si torna in basso, verso il fiume e poi di nuovo al riad per continuare la nostra galoppata in auto con destinazione Errachidia e terminare così il nostro viaggio nel viaggio. Siamo qui a Errachidia nuovamente soli. La nostra guida ha orientato il musone della sua 4×4 verso Marrakech dove arriverà, visti i tanti posti di blocco, alle prime luci dell’alba per ripartire di nuovo verso il deserto con un’altra comitiva. Avvertiamo uno strano senso di confusione. Tanto rumore, tante persone che si spostano, clacson, motorini, mercanti, smog. Cerchiamo un posto per mangiare un boccone prima del viaggio con il bus notturno per Fes. Una mia trovata brillante! Così, convinco il mio amico, risparmiamo una notte in Riad e guadagniamo un giorno! Troviamo sul viale principale un ristorantino frequentato dalla gente del posto. É quello che cercavamo. Due uova in frittata e un po’ di patate ripassate e ci scappa fuori pure il “doggie bag” x il viaggio!
Alle 21 saliamo sul pulman e ringraziamo il fatto di stare ai due posti davanti. Ben presto capiamo che non é un gran vantaggio. L’autista, perennemente in corsia di sorpasso, traffica contemporaneamente con un sacco di cose: il cellulare, i fili dell’auricolare, un bicchiere di caffè, la sintonizzazione del canale radio, l’air conditioning e intrattiene conversazioni telefoniche continue. Spesso inchioda e rientra in corsia. Lo sguardo con gli occhi sbarrati del mio compagno é eloquente. Io preferisco non vedere e mi schiaccio il cappello sugli occhi per fare più buio. Verso l’1 di notte si fa una sosta in un posto particolare. Una macelleria. Appena arrivati il macellaio ed il suo aiutante si mettono alacremente al lavoro. Riattizzano la brace, macinano, impastano, speziano…insomma in pochi minuti preparano succulenti panini ripieni di carne per metà torpedone da far venire fame pure a me che sono una vegetariana doc! Si riparte sfrecciando nella notte e il nostro navigatore del cellulare ci fa realizzare che arriveremo molto prima delle 6 di mattina a Fes!
8 gennaio 2016
Così avviene infatti; alle 3.20 veniamo catapultati fuori dal bus, che riprende la sua corsa sfrenata verso il nord del Marocco. Come sempre, accerchiati dai tassisti, contrattiamo e veniamo scaricati a Bab Boujloud. A questo punto il mio compagno prende decisamente in mano la situazione, il navigatore di prima e, non curante dei corpi umani erranti, dei nugoli di gatti e della miriade di vicoli, ci conduce senza esitazione in salvo, davanti alla porta del nostro Riad Dar Bouanania con solo 5 ore di anticipo. Toc… toc… c’è nessunooo? La disponibilità di chi ci accoglie è proporzionale alla sua determinazione nel farci pagare un taxi che lui aveva prenotato per noi alle 5 e che mai abbiamo preso. A parte questo il Riad è davvero particolare: tante piccole stanzette attorno ad una corte tappezzata di mattonelle colorate, un’ottima colazione, cortesia del personale. Per un attimo, una vibrazione antica e nuova e un calore liquido conosciuto. Anche Fes è davvero particolare. Meno caotica di Marrakech e altrettanto romantica. Anche qui alcune concerie che esploriamo con l’aiuto di un ragazzo locale che ci accompagna anche in una cooperativa di artigiani piena di deliziosi mobili intarsiati. Un giro per la piazza, a fare foto con alcuni ragazzi, la medersa, ceci e lumache nei banchetti per strada.
9 gennaio 2016
Il giorno dopo si prende un bus per Chefchouen. La strada è lunga ma incantevole, si sale di quota, si attraversano campagne, si giunge sulle montagne del Rif cariche di umidità. Chefchauen ci accoglie al tramonto e le sue stradine ci sorprendono anche alla fioca luce delle lanterne. Arriviamo al nostro Riad, alla base della città vecchia, dove ci fermiamo solo un attimo per scaricare gli zaini e poi, assetati di blu come siamo, corriamo per strada per cogliere tutte le sfumature con le nostre macchine fotografiche. Ci perdiamo nel labirinto in salita fatto di scale e vicoli tra mille negozietti, venditori di fumo, morbidi maglioni e crema pasticcera take away. Ogni angolo una foto da scattare, una tinta di blu più particolare della precedente! Soddisfatti e felici ci regaliamo una cena gustosa all’ultimo piano di un ristorante con camino con la vista sulla piazza principale e il suo albero monumentale.
10 gennaio 2016
La mattina ci incamminiamo verso la montagna difronte per raggiungere un luogo di culto e per fotografare tutta la città blu. Le strade sono un po’ scivolose perché ha piovuto ed ancora é nuvoloso. Peccato! Individuiamo un sentiero che avremmo voluto fare verso le cascate. Il meteo non promette nulla di buono… sarà per la prossima volta! Altro giro nel dedalo di vicoli e piazze, un po’ di foto all’impazzata e salutiamo Chefchaouen con la sensazione che un giorno sia stato veramente troppo poco ma volevamo e dovevamo vederla per capire che ci si deve tornare e restare di più. Il nostro viaggio riprende. Partiamo in ritardo con una compagnia di autobus diversa dalla solita Supratours. Questo bus invece fa tante fermate. Va piano ed è un po’ scassato e ci impieghiamo più di sei ore per arrivare a Meknes. Effettivamente cominciamo a sentire la stanchezza ma non perdiamo il buonumore neanche mentre proviamo con difficoltà a trovare il Riad nella medina famoso per i suoi frullati di arancia e banana a colazione eppoi il mio compagno di viaggio é infallibile nel trovare quello che cerca! Conosciamo nella hall due australiani con i quali programmiamo per domani una escursione insieme a Volubilis e, se ci riusciamo, Moulay Idriss. Usciamo troppo tardi per cenare ed i ristoranti sono in chiusura anche se non sono neanche le 22! Non ci resta che ripiegare mangiando “street food”… vorrà dire che ci rifaremo a colazione!
11 gennaio 2016
La mattina ci sentiamo entrambi fuori forma fisicamente: tosse, tanto mal di testa, un senso di spossatezza. Andiamo comunque con gli australiani a prendere il taxi e siamo i primi ad arrivare a destinazione. La vista e la passeggiata tra le rovine di Volubilis immerse nel sole ci ristora e restituisce il buonumore. Trascorriamo senza accorgerci quasi tre ore in questo “museo a cielo aperto” girovagando tra le vestigia di vecchi templi nel decumano, mosaici perfettamente conservati e antiche terme. I Romani anche qui ci ricordano le nostre radici e ritroviamo un’ancestrale fierezza storica. Italia batte Australia 1-0! Le cicogne appollaiate nei loro giganteschi nidi sulle colonne sono una caratteristica romantica in questo sito archeologico immenso. Salutiamo i nostri compagni di gita che proseguiranno a piedi e prendiamo il primo taxi per raggiungere Moulay Idriss senza capire bene perché dato che non è visitabile. Le nostre condizioni di salute sono un po’ peggiorate ed il rientro a Meknes con l’autobus pubblico su una strada tutte piena di curve non ci aiuta affatto! Arrivati a destinazione il tempo per visitare la città é veramente troppo poco. Anche qui abbiamo commesso un altro errore a fermarci solo una notte. Appuntiamo che sarà una meta della nostra prossima vacanza in Marocco. Verso l’ora di pranzo ci diamo appuntamento alla stazione del treno e riusciamo anche a trovarci con un Couchsurfer che ci ospiterà una notte a Casablanca e che era venuto in questi giorni di festa a trovare la sua famiglia. Il viaggio in treno é veloce ma fa caldo ed il vagone é sovraffollato. Facciamo passare le ore chiaccherando, giocando con bambini, ascoltando musica, mangiando avanzi di pane e datteri, rivedendo le migliaia di foto scattate. Casablanca ci travolge con i suoi grandi fabbricati, il traffico, gli uomini in giacca e cravatta, il tram super veloce. Dove sono gli asini che pascolano in mezzo alla strada? Dove gli incantatori di serpenti? E le cicogne? Non ce ne é più traccia…però con il nostro amico scopriamo una parte di Casa più antica, coloniale, ancora a misura d’uomo e non di sola economia. Una buona cena a base dell’ultimo couscous marocchino é quello che ci vuole!
12 gennaio 2016
La mattina, un po’ per non perdere la buona abitudine, ci perdiamo nella vecchia medina ma la nostra meta é sul mare: la moschea di Hassan II. Confluenza delle tre grandi religioni, islamismo, ebraismo e cristianesimo, che ne rappresentano l’architettura é veramente un luogo mastodontico. Le soluzioni ingegneristiche, la sala delle abluzioni, i bagni termali che vi sono all’interno ci ripagano del costo esagerato del biglietto d’ingresso. Abbiamo quasi finito il nostro budget e contiamo gli spicci che ci rimangono per prendere il treno per Rabat. Arriviamo nel bel mezzo di una manifestazione degli insegnanti che contestano i salari. I viali alberati sono pieni di cartelloni ed il vociare dei megafoni ci ricorda qualcosa della nostra patria. Realizziamo rapidamente che il nostro viaggio volge al termine. Ci concediamo un ultimo caffè scrivendo cartoline e chattando con whatsapp in un bar del centro mentre aspettiamo una ragazza, altra couchsurfer, che ci fa fare un fast tour della città (dato che il nostro aereo parte questa sera) e ci accompagna all’aeroporto. I controlli non sono molto lunghi e partiamo puntuali. Accanto a noi sull’aereo un giovane uomo ci parla del Corano. Non è solo un libro di religione, ci spiega, é il libro che risponde alle domande che ognuno si fa sulla propria esistenza: perché siamo al mondo, perché il cielo è blu, a che servono i numeri. Lui lo sta leggendo adesso e sorridendo ci dice che ci sono tutte le risposte dettagliate alle nostre domande.
Ciao Marocco… arrivederci!