Rio de Janeiro in una settimana
VENERDì 22.01.2016
Fuori è freddo, umido; nelle nostre valigie solo indumenti leggeri, infradito, costumi e crema solare. Ci copriamo con piumini, sciarpe e cappelli, chiudiamo la porta e poi si parte verso Milano Linate, dove, dopo uno scalo a Roma ci attende l’aereo diretto a Rio de Janeiro.
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SABATO 23.01.2016
Il volo Roma-Rio de Janeiro è stato tormentato; lungo la rotta abbiamo attraversato numerose perturbazioni che hanno reso la notte turbolenta; abbiamo deviato la rotta di 400 km verso est; questo ha fatto si che i nostri pensieri fossero indirizzati più al volo che alla meta finale. Con pochi minuti di ritardo, alle 7.10 di mattina arriviamo nella città che tra pochi mesi ospiterà le Olimpiadi 2016.
Dopo le formalità doganali incontriamo il conducente della navetta che ci porterà in albergo; lungo la strada che ci porta in albergo abbiamo così modo di vedere le prime immagini idi questa megalopoli. Parlando con il conducente della navetta chiediamo curiosi se Rio è pronta per le Olimpiadi; senza dubbi ci risponde di no, che manca ancora molto per arrivare all’evento di agosto, pare quasi sorvolare sull’argomento. Chiediamo allora se sono pronti per il Carnevale; il suo volto si illumina e con occhi simpatici e furbi ci conferma che su questo non ci sono dubbi!
Arriviamo in albergo e con nostra sorpresa ci avvisano che causa overbooking la camera prenotata non è disponibile ma in compenso ci verrà offerta una camera superior vista oceano e spiaggia di Copacabana; ci piace Rio!
Lasciati i bagagli in albergo e dopo un breve riposo usciamo a fare una passeggiata sulla famosa camminata di Copacabana uno dei simboli di Rio.
Il sole è caldo, il cielo è sereno, c’è una leggera brezza che rende piacevole la camminata sull’Avenida Atlantica, lunga quasi quattro chilometri la cui pavimentazione è fatta con pietre disposte secondo un disegno a onde.
La spiaggia è affollata di bagnanti sia locali che turisti; è giunta quasi l’ora del tramonto, ci fermiamo in uno dei numerosi locali posti sul lungomare.
Ordiniamo camarao frita convinti di mangiare i classici anelli di calamari fritti; ci servono invece un piatto tipico brasiliano fatto di gamberi stufati in una salsa deliziosa; ancora non abbiamo preso confidenza con la lingua portoghese.
Durante la cena, ammiriamo il sole che inizia a tramontare verso Ipanema, la musica brasiliana imperversa in ogni angolo; vediamo anche un gruppo di persone mascherate che ballano e cantano, forse delle prove generali per il grande carnevale che deve avvenire.
PASSI: 13914 – Km9,1
DOMENICA 24.01.2016
Ci svegliamo presto questa mattina; guadiamo fuori dalla finestra del nostro albergo e vediamo la spiaggia di Copacabana già invasa da persone; chi corre, chi cammina, chi si appresta ad un’intera giornata di sole e caldo; sono solamente le sei di mattina. Noi oggi visiteremo il Pan di Zucchero, la collina forse più famosa al mondo. Partiamo a piedi dal nostro albergo e dopo una camminata di circa 3 chilometri arriviamo alla stazione della funivia. Il sole è già caldo, i turisti sono numerosi ed è comprensibile considerata l’importanza di questo simbolo.
Il percorso prevede la salita in funivia (costruita da italiani); c’è una prima fermata al Morro da Urca. Qui si scende e si può passeggiare all’interno del suo parco; già da questa altezza si può avere una vista impagabile su Rio. Scorgiamo prima la lunghissima spiaggia di Copacabana, poi la baia di Guanabara. Quando alcune nuvole scompaiono dal morro di fronte a noi avvistiamo il Cristo Redentor: è grandissimo se pensiamo alla distanza cui ci troviamo, imponente, domina tutta Rio. Le nuvole che passano veloci lo coprono per poi farlo riapparire in tutta la sua imponenza, a guardia della città sottostante e delle numerose favelas che vediamo arroccate sulle colline di Rio.
E poi eccolo, alziamo gli occhi e il Pan di Zucchero ci appare, imponente, con le sue rocce coperte di un verde lussureggiante. Ha una forma speciale, e gettandosi nel mare fa da spartiacque tra la Baia Guanabara e l’Oceano Atlantico. Prendiamo la seconda funivia che ci porterà in cima al Morro. Da qui la vista è a 360° sulla città; scorgiamo i quartieri Botafogo e Flamengo, la baia, la spiaggia di Copacana, i numerosi morri che si stagliano su tutta Rio. Ma quello che ci colpisce sono le numerose favelas, arroccate sulle colline la cui vista da lì immaginiamo essere favolosa.
Breve pausa ristoratrice a base di frutta che qui non manca assolutamente e poi si ridiscende sempre attraverso le due funivie.
Notiamo come in questi posti altamente turistici non ci sia un minimo accenno alle olimpiadi 2016; eppure trattasi di un evento importante, che per un mese porrà Rio al centro del mondo; nessuna pubblicità, nessun minimo accenno; pensiamo che i brasiliani non siano particolarmente interessati a questo evento, che mostrerà alla gente le bellezze della “cidade meravilhosa” ma farà in modo di nascondere la povertà e tutto quello che non è piacevole per lo spettacolo.
Alla sera usciamo a cena e poi passeggiata sulla Avenida di Copacabana; è affollata di gente sia turisti che locali che si godono le ultime ore di riposo, prima di iniziare una nuova settimana.
PASSI: 16824 km12,8
LUNEDì 25 GENNAIO 2016
Ci svegliamo presto e dopo colazione prendiamo la metro diretti alla fermata Carioca.
Da qui prende inizio la nostra camminata che ci porterà a Santa Teresa. Dapprima vediamo la Catedral Metropolitana, una immensa struttura a forma conica inaugurata nel 1976 al cui interno presenta quattro bellissime vetrate istoriate che percorrono le pareti dell’edificio fino alla sommità; è una struttura particolare che non richiama in alcun modo le chiese cattoliche classiche, però molto particolare.
Uscendo chiediamo informazioni per salire a Santa Teresa con il tram tipico detto Bonde; sappiamo che c’erano dei lavori in corso per rendere il percorso più sicuro ma questi dovevano terminare nel 2015; ci confermano invece che attualmente è ancora in disuso e quindi dobbiamo procedere a piedi.
Attraversiamo quindi il quartiere di Lapa e qui la presenza di turisti è veramente ridotta; in effetti la zona sotto l’arco è considerata un po’ poco sicura, ma dopo poco ci accorgiamo che tutti i turisti sono addossati ad un altro simbolo di Rio: la scalina Selaron. E’ un’opera veramente particolare e spettacolare da vedersi e si erge di fronte a noi appena svoltato l’angolo. I suoi 215 scalini sono interamente ricoperti di piastrelle colorate e azuleios provenienti da tutto il mondo. L’opera è di un artista cileno, Jorge Selaron che per molti anni si è dedicato alla decorazione di questa scala pubblica; molte piastrelle sono state donate da turisti stranieri venuti a conoscenza di tale progetto; vediamo così piastrelle provenienti da ogni parte del mondo e non mancano quelle italiane, quali Napoli, Bassano del Grappa, Como, Firenze. La gente affolla la scalinata e anche noi ci soffermiamo per ammirare tale opera artistica.
Proseguiamo poi la nostra visita diretti al quartiere di Santa Teresa; certo con il tram la fatica sarebbe stata minore; la stradina si inerpica su un percorso in salita ma alla fine arriviamo a destinazione. Il quartiere, un tempo abitato dalla gente ricca e facoltosa di Rio, conserva ancora il suo fascino coloniale; numerose sono infatti le abitazioni tipiche degli anni Venti, molte delle quali lasciate in disuso; molte sono però state restaurate e riportare agli antichi splendori.
Arrivando a Largo do Guimaraes troviamo alcuni negozi di artisti locali che vendono oggetti tipici. Ridiscendiamo, diretti a Cinelandia, passando ancora una volta dalla scalinata Selaron. Cinelandia si mostra molto vivace, è il cuore di Rio; qui sorgono bei palazzi dei primi del ‘900, costruiti quando l’allora sindaco di Rio volle portare la città ai livelli di Parigi. Sulla piazza principale si affacciano palazzi ben conservati e ristrutturati con bellissimi fregi sulle facciate e ringhiere art decò. In fondo alla piazza poi spicca il sontuoso Theatro Municipal. Breve sosta nella piazza,intenti a osservare la gente che si appresta alla pausa pranzo. Proseguiamo poi verso la zona antica del porto di Rio dove a Praca 15 de Novembre si intravede il Palacio Tiradentes con le sue imponenti colonne. Siamo stanchi, abbiamo percorso già molti chilometri a piedi ed oggi la giornata è particolarmente afosa. Riprendiamo la metro diretti in albergo per una pausa.
PASSI: 17859 KM 11,8
MARTEDì 26 GENNAIO 2016
Ieri sera tramite un sito internet abbiamo prenotato una visita in una favelas. Molti si chiedono se sia giusto andarci o meno; noi riteniamo di sì. Nei nostri viaggi abbiamo sempre voluto visitare il bello e brutto di cui un Paese è composto. Non è per noi turismo a caccia di foto commoventi che impietosiscono giusto l’attimo di vederle una volta rientrati a casa e poi prontamente rimosse. Senza falso moralismo vedere le condizioni disagevoli di Zanzibar, di Cuba, della Cambogia e di molti altri paesi ci ha permesso di ragionare positivamente, specie nei momenti difficili,sul fatto che abbiamo molte fortune e possibilità rispetto ad altre persone. E’ così che ci apprestiamo ad affrontare questo tour; leggiamo sulle guide turistiche e su internet che questi posti vanno comunque visitati con persone del posto ed evitiamo quindi il fai-dai-te. Il pulmino dell’agenzia organizzatrice attraversa da prima i quartieri esclusivi di Rio de Janeiro; passiamo così da Ipanemana, Leblon, Barra da Tijuca. Qui a dominare sono gli alti grattacieli, le case signorili, i golf e yacht club. Ma basta prendere una piccola stradina laterale in salita e trovarci proiettati in un altro mondo. Ci fermiamo e iniziamo la discesa in una piccola favelas. I vicoli sono stretti, le case a due o tre piani non fanno filtrare la luce del sole; ovunque cavi della corrente volanti e dalle dubbie norme di sicurezza. In giro alcuni gatti che sonnecchiano; vediamo passare alcuni abitanti; sono vestiti come tutti gli abitanti di Rio,con abiti puliti e in ordine. Sbirciamo dentro alcune case e ci sorprende vederle ben curate, con soggiorni tutto sommato in ordine e arredati discretamente; anche le vie sconnesse sono comunque pulite; certo c’è molto disordine, sui balconi vediamo ammassati oggetti di tutti i generi, i cavi della corrente sono un intrigo pazzesco, ma nulla che possa dire che qui ci sia miseria.
Riprendiamo la visita ed il pulmino ci conduce alla favela più famosa di Rio: La Rochina. Questa favela è stata occupata dalla polizia solo nel 2011; è la più grande di tutta Rio e conta circa 150.000 persone. Arroccata tra due morri si erge davanti a noi in tutta la sua imponenza. Le case sono tantissime, strette tra di loro; sono costruite di soli mattoni, senza intonaco, con tetti in precarie condizioni. Prima di apprestarci alla visita, la nostra guida ci fa notare un complesso costruito dal governo di Rio appositamente per le popolazioni della Rochina; si tratta di un sito sportivo, comprendente piscine, campi di gioco e palestre costruire anche per tentare un debole avvicinamento sociale a queste comunità. Nella parte bassa della favelas si trovano numerosi negozi, supermarket, Anche qui ci sorprende dapprima l’enorme disordine e confusione; sulle strade viaggiano senza un senso logico macchine, motorini, carretti, bus e camioncini. Ma poi, come accaduto nella visita predente, guardiamo dentro i mercati, i negozi di abbigliamento, parrucchieri, dentisti, bar e notiamo un senso di normalità che stona quasi con tutto quello che c’è fuori; regna anche qui l’ordine e la pulizia. Girovagare per queste vie ci fa tornare subito alla mente i quartieri e suk di alcuni paesi arabi; affollatissimi, caotici, disordinati, ma comunque pieni di dignità della gente che li popola. Risaliamo poi con il pulmino la parte alta della favelas; le strade sono molto ripide, piene di tornanti e affollatissime di mezzi. Ci fermiamo davanti ad una carrozzeria; niente di particolare se non fosse che entriamo nell’officina con alcuni meccanici che stanno lavorando su due macchine e poi sulla terrazza della carrozzeria ci fermiamo per ammirare il paesaggio.
Ci diverte questa entrata così particolare e pensiamo ai carrozzieri che ogni giorno vedono passare davanti a loro fiumi di turisti, mentre loro continuano imperterriti il loro lavoro senza neppure rivolgerci il saluto. Dalla terrazza si apre uno spettacolo incredibile; la favelas è proprio sotto di noi, la vediamo nella sua quasi totalità. Non possiamo certo dire che è bella, tutta decadente, sgangherata ma ci sorprende per la grandezza, per la quantità di gente che ci vive. Sotto di noi il panorama spazia verso Leblon e i quartieri della Rio bene dove primeggiano i grattacieli e i parchi ben curati. Come ci dice la guida per rendere l’idea, sotto la Svizzera, sopra il Ghana. E’ questo che ci colpisce, il bello ed il brutto, il ricco ed il povero a pochi passi uno dall’altro. Ed è per questo ci dice sempre la guida che Rio è contro le Olimpiadi; troppi soldi necessari per la costruzioni di impianti sportivi nuovi, strutture avneneristiche, alloggi per atleti, mente qui tantissime persone vivono ancora al limite della povertà, con impianti elettrici fatiscenti, strutture scolastiche al minimo indispensabile; mentre tutti si preoccupano delle acque poco limpide in cui gareggeranno i velisti, qui nelle favelas gli scarichi sono ancora al limite della dignità, con enormi cisterne blu sui tetti delle abitazioni per la raccolta dell’acqua piovana.
Ridiscendiamo poi la strada, lasciando sulla nostra destra la decadente Rochina e sulla sinistra una scuola privata americana dalle rette mensili elevate; un altro forte contrasto di questa giornata e di questa città. Rientrati a Copacabana, per stare in tema anche noi, e quindi in netto contrasto, andiamo a visitare Ipanema. La spiaggia è più ristretta rispetto Copacaba anche se dista solo pochi chilometri da quest’ultima. Sull’Avenida vediamo numerose abitazioni signorili, alcuni hotel di lusso e complessi esclusivi. Nelle due vie principali troviamo negozi, bar, ristoranti, tutto a portata di turisti, con una vena più chic e raffinata rispetto a Copacabana ma per i nostri gusti meno popolare e meno tipica. Alla sera dopo cena passeggiamo sulla spiaggia; per tutto il giorno le onde sono state importanti;il rumore dell’acqua che si infrange sulla spiaggia fa da sottofondo alla nostra camminata. Vista da qui Copacabana è una meraviglia; l’immagine da cartolina che abbiamo tutti presente: il sole è già sceso dietro Ipanema, il cielo si tinge di colori caldi, le luci che illuminano la spiaggia danno risalto a tutti gli edifici situati sull’Avenida. Molta gente ancora affolla la spiaggia pur essendo ormai tardi; la sera Copacabana è invasa da ragazzi e ragazze che si allenano a beach volley, a calcio ed è l’occasione per vedere svolgersi anche alcune partite, chissà che tra questi ragazzi non ci sia anche un futuro Pelè o Ronaldo. Alziamo gli occhi e scorgiamo il Cristo Redentore illuminato che dall’alto del Corcorvado pare vegliare su tutta la città sottostante. Per concludere la serata ci concediamo l’assaggio di una Caipirinha, bevanda tipica, forse più apprezzata da turisti che non dai brasiliani. E’ dissetante per via della presenza del limao, ma anche alcolica. Poco importa, l’albergo per fortuna è a pochi passi.
PASSI 14433 km 9,3
MERCOLEDì 27 GENNAIO 2016
Oggi la giornata si preannuncia ancora più calda di ieri; il cielo è sereno ed il sole alle nove del mattino è già molto caldo. Ci dirigiamo a prendere il bus n. 583 il cui capolinea è situato a Cosme Velo. E’ da qui che parte il trenino che oggi ci condurrà al simbolo per eccellenza di Rio: il Cristo Redentore del Corcovado. C’è molta gente in attesa e anche noi dobbiamo aspettare oltre un’ora prima della partenza; ma siamo consapevoli che per questa visita dobbiamo portare molta pazienza.
Il trenino che ci condurrà ai 709 metri di altezza dove è situata la statua è formato da due vagoni rossi che viaggiano su una rotaia a cremagliera.
Il primo tratto di salita è molto ripido ed il trenino arranca piano piano, addentrandosi nella foresta tropicale del Tijuca; in certi tratti gli alti alberi impediscono ai raggi del sole di oltrepassarli; dopo circa venti minuti dalla partenza, usciamo dalla foresta e di colpo di fianco a noi iniziamo a scorgere il panorama di Rio. Scendiamo alla fermata del trenino e poi iniziamo la salita verso la statua; 215 gradini ci conducono proprio sotto il Cristo Redentore. E’ imponente, possente nei suoi 30 metri di altezza e le sue braccia spalancate di 28 metri sembrano voler abbracciare la città intera di Rio. La gente che affolla la sommità è tantissima, tutti intenti nel farsi fotografare immortalando e imitando il gesto del Cristo Redentore. Da qui si gode di un panorama invidiabile; sotto di noi si presenta Rio a 360°; scorgiamo così dapprima il famoso stadio del Maracanà, poi la zona del centro e del porto; da qui il Pan di Zucchero è visibile nella sua veste migliore; e poi ecco le spiagge di Copacabana e di Ipanema; il lago Rodrigo de Freias, i ricchi quartieri di Leblon, e poi l’immensa favela di Rochina. Possiamo notare la perfetta armonia del paesaggio, diviso tra colline, spiaggia, mare e foresta tropicale. Sarà anche per questo che Rio è chiamata la cidade meravilhosa. Il sole allo zenith è implacabile; restiamo ancora un attimo con il naso all’insù mentre intorno a noi la gente affolla la terrazza.
Non avvertiamo nessun senso religioso in nessuna persona; non un segno della croce, una preghiera, una pausa di riflessione; è solo turismo puro senza il minimo accenno al senso sacro che il Cristo Redentore rappresenta. Solo prima di scendere vediamo una piccola chiesetta situata proprio sotto il piedistallo della statua; all’interno qualcuno si è fermato, altri entrano ed escono velocemente. Facciamo una piccola sosta gustandoci una fresca e dissetante macedonia di frutta tropicale e poi riprendiamo il trenino del Corcovado che ci riporterà alla stazione di partenza. A questo punto, decidiamo che dopo il sacro bisogna visitare anche il profano; così visto che il tempo ce lo permette, prendiamo il bus fino alla metro di Largo do Machado e poi da qui ci spostiamo fino al tempio del calcio per eccellenza: lo stadio Maracanà. Non siamo degli appassionati di calcio, seguiamo le partite dei mondiali e poco altro però riteniamo che il Maracanà faccia parte dei luoghi mitici per i brasiliani, così come il Pan di Zucchero, il Corcovado e il Sambodromo. E’ lo stadio più grande del mondo (spero di non sbagliare in questa affermazione) e rappresenta l’eccellenza del calcio brasiliano. L’ingresso prevedere un tour in piccoli gruppi che dura circa 20-30 minuti. Ci vengono mostrati dei simboli storici quali la rete ed il pallone con cui Pelè qui segnò il suo millesimo goal; la sedia su cui si sedette una giovane regina Elisabetta nel 1968; e poi le copie delle coppe del Mondo ed i vari riconoscimenti di calciatori brasiliani famosi. Ci portano poi a vedere gli spogliatoi dei giocatori dove sono riposte alcune maglie famose ed infine, suddivisi in due file maschi e femmine, simuliamo un’entrata trionfale nello stadio proprio come accade ai più famosi calciatori prima dell’inizio di una partita. Lo stadio è immenso, possiamo immaginare l’emozione di sedersi sulle platee e sentire il proprio inno nazionale prima di una sfida mondiale. Certo, si tratta di calcio, niente siti archeologici, storie di battaglie oppure opere artistiche; ma è pur sempre un simbolo che rappresenta questo popolo così solare, appassionato di samba, di musica e di calcio.
PASSI: 10054 – Km 7,8
GIOVEDì 28 GENNAIO 2016
Ultimo giorno di visita a Rio; non abbiamo programmato nulla per oggi; potremmo andare in spiaggia tutto il giorno, ma non essendo amanti della vita balneare e sicuri che ci spiacerebbe sprecare una giornata al mare decidiamo di fare un giro senza meta.
Prendiamo così la metro e ci fermiamo a Cinelandia per andare ad ammirare ancora una volta la scalinata Selaron; è molto vicina alla fermata ed in un attimo ci troviamo nella piazza principale di Lapa dove scorgiamo l’acquedotto e la cattedrale de Sao Cristobao.
Poi eccola lì, affollata di turisti e splendente nei suoi bei colori giallo e blu: la scalinata Selaron. Passiamo in rassegna ancora alcune azulejos tra cui alcune molto divertenti ed ironiche, poi proseguiamo il nostro giro prendendo direzione Gloria.
A piedi raggiungiamo un parco molto tranquillo situato proprio a ridosso della piccola baia di Gloria che ospita alcuni yacht e qualche barca a vela.
Camminiamo tranquilli, qui i turisti sono pochi, siamo fuori dal traffico e dal rumore. Il parco ospita un mausoleo e un monumento a 500 soldati brasiliani morti in Italia durante la seconda guerra mondiale. Usciamo dal parco e ci troviamo in piena zona Gloria. Con il plano inclinado, un ascensore che sale a 61 metri di altezza raggiungiamo la chiesa di Nostra Signora da Gloria; è particolare in quanto a pianta ottagonale e dalla collina si può ammirare il paesaggio che comprende tutta la baia, il centro con i suoi grattacieli misti alle costruzioni vecchie e poi il Pan di Zucchero che si fa notare da molte zone di Rio.
Ridiscendiamo a piedi la piccola collina e percorriamo la trafficata e vivace Rua do Catete; lungo la via possiamo notare numerosi edifici risalenti alla fine del 1900; si tratta di lussuose residenze che hanno vissuto il loro momento migliore fino agli anni Venti, per poi abbandonarsi ad un periodo di declino; respiriamo un mix tra fascino decadente e vitalità moderna. E’ così che terminiamo il nostro giro alla scoperta di una zona di Rio poco turistica, ma sicuramente dal forte impatto storico. La giornata è molto calda ma anche molto umida; il sole appare e scompare più volte; ci fermiamo in un tipico bar che prepara frullati di tutti i generi. La frutta qui in Brasile non manca e così ci concediamo una pausa vitaminica tropicale.
PASSI 16829 – 11,1 KM
VENERDì 29 GENNAIO 2016
Ci svegliamo presto questa mattina; usciamo a fare una passeggiata sulla spiaggia che il sole è appena sorto; eppure Copacabana è già in fermento, con la gente che cammina, che corre, che inizia a stendere gli asciugamani.
È così che sta per concludersi la nostra breve ma intensa vacanza a Rio. I nostri preconcetti ci hanno indotto a pensare a Rio come una città un po’ pericolosa, trasandata, superficiale; abbiamo invece scoperto una città allegra, sicura, molto pulita; un popolo educato e ben accogliente e tutto questo l’ha resa particolare e inaspettata.
Lasciamo così Rio con le nostre impronte sulle spiaggia di Copacabana.
PASSI: 4513 – 4,5 KM