Tre settimane in Indonesia…

… tra Java, Bali, Gili fino a Flores e alla sperduta e incontaminata isola di Kanawa
Scritto da: StefanoTN
tre settimane in indonesia...
Partenza il: 21/10/2015
Ritorno il: 11/11/2015
Viaggiatori: 3
Spesa: 3000 €
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Quest’anno ho deciso di continuare con i miei viaggi alla scoperta del Sud-Est Asiatico. La scelta è subito ricaduta sull’Indonesia: il più grande stato-arcipelago del mondo, formato da oltre 17.000 isole.

All’itinerario classico noto ai più (Java – Bali – Isole Gili), ho scelto di aggiungere una zona sicuramente meno turistica, ancora incontaminata e dal fascino più selvaggio: Flores con l’isola di Rinca e Komodo e il bellissimo isolotto di Kanawa, forse il vero punto di forza di questo viaggio.

Con cinque mesi di anticipo ho prenotato un ottimo volo della Qatar a 455 euro A/R Venezia-Jakarta. A questo si sono aggiunti cinque voli interni prenotati tutti in anticipo per ottimizzare i tempi:

  • Jakarta-Yogyakarta : Garuda Airlines
  • Yogyakarta-Bali : Garuda
  • Bali-Labuah Bajo (Flores) : Garuda
  • Labuan Bajo-Bali : (Garuda)
  • Bali-Jakarta : Lion Air

La Garuda Airlines è l’unica compagnia indonesiana che permette di prenotare i voli direttamente dal sito; per gli altri bisogna appoggiarsi ad un’agenzia online. Io ho scelto Travelindo.org. Sicuramente ho avuto molto meno disagi a volare in Vietnam e Thailandia che in Indonesia: modifiche sugli orari di volo e anche qualche cancellazione sono stati intoppi frequenti. Le cancellazioni, in particolare, sono state causate dall’improvvisa eruzione del vulcano di Lombok che, oltre a movimentare il viaggio, ha portato alla chiusura totale dell’aereoporto per alcuni giorni.

Ma torniamo all’itinerario…

Sono arrivato a Yogyakarta con due amici la sera del 22 ottobre: dopo due passi per riprendersi dal lungo viaggio, riattivare la circolazione e prendere confidenza con la temperatura locale (35 gradi), abbiamo gustato il primo piattone di noodles con pollo in un ristorantino poco distante dall’albergo.

Il 23.10 sono partito per visitare il complesso di templi del Prambanam (al mattino) e il Borododur (nel pomeriggio). Per gli spostamenti mi sono affidato ad un driver locale conosciuto la sera precedente. Il Prambanam è un complesso di templi induisti che si estende per chilometri: alcuni templi sono in ricostruzione dopo un terremoto del 2006. Nel pomeriggio ho visitato il Borobodur, il più grande tempio buddista al mondo. Quella descritta è sicuramente una tappa che consiglio a tutti, da fare possibilmente non di sabato o domenica poiché la zona è molto frequentata anche dai locali. Entrambi i templi sono patrimonio Unesco e sono accessibili pagando un ticket.

I restanti giorni passati a Yogyakarta (un giorno e mezzo) li ho usati per visitare il vulcano Merapi con un tour organizzato in jeep e per visitare la città: da non perdere il palazzo del sultano e il mercato. Qui ho avuto la fortuna (o la sfortuna…) di trovare una scolaresca indonesiana che mi ha letteralmente circondato per scattarmi qualche fotografia, segno evidente che gli europei non sono poi così assidui di queste zone. La cosa all’inizio era molto simpatica, ma dopo mezz’ora cominciava a diventare surreale: ho ancora in mente la scena del povero professore che prendeva per un orecchio i suoi studenti per allontanarli dal sottoscritto.

Anche il mercato, con i suoi profumi e colori intensi, merita una visita.

Nella serata di domenica 25 ottobre mi sono trasferito a Bali. Qui ho trascorso sei giorni pieni: quattro nella città di Ubud, più o meno in mezzo all’isola, e due a Seminyak nella parte sud, sulla costa.

Dall’Italia avevo contattato una guida del luogo che parlava italiano per 4 giorni di tour alla scoperta dell’isola. Nonostante l’italiano stentato, l’essere accompagnato da un locale mi ha permesso di scoprire varie regioni di Bali: in particolare quelle orientali, settentrionali e meridionali. Anche qui ho avuto la possibilità di visitare vari templi. Quelli che più mi hanno colpito sono stati:

– il Tanah Lot: a sud di Bali, circondato dal mare, davvero il più suggestivo;

– il Tirta Empul : tempio con delle sorgenti di acqua sacra dove tanti fedeli induisti vanno a purificarsi durante i giorni di luna crescente. Io ho avuto la fortuna di assistere ad una di queste cerimonie;

– il tempio madre Besakih: il più grande tempio presente a Bali.

Oltre i templi, di Bali porto nel cuore l’immagine delle sconfinate risaie verdeggianti e il volto delle persone incontrate: uomini e donne particolarmente mansueti e tranquilli, molto devoti alle tante divinità del luogo. Ogni giorno trascorso sull’isola ho incontrato persone che portavano doni ai templi, onoravano i piccoli altari interni alle casa , o che addirittura erano in preghiera vicino ad un albero, sul ciglio della strada, perfino sul cofano di una macchina…

La tappa successiva è stata Flores. Per raggiungerla mi sono affidato ad un “sicurissimo” volo ad elica partito dall’aereoporto di Kuta (Bali) con destinazione Labuan Bajo (Flores) il primo novembre. Flores è davvero un’isola incontaminata: appena sbarcati sembra quasi di essere stati catapultati in un altro paese. Il turismo e i soldi di Bali qui non sono ancora arrivati…

Labuan Bajo è una cittadina di mare che si sta aprendo pian piano ai viaggiatori stranieri: molti edifici sono in costruzione e le strade sono ancora in parte sterrate. Ad ogni angolo ancora tanta sporcizia e povertà.

Ho trascorso qui una mezza giornata e una notte. Il giorno successivo avevo programmato la partenza per un tour di due giorni in barca verso l’isola di Rinca e Komodo. Anche questo è stato un tour organizzato dall’Italia. La barca (praticamente un peschereccio) era completamente a nostra disposizione: oltre ai mie due compagni di viaggio, c’erano soltanto il sottoscritto, il capitano e un suo aiutante.

Con il primo giorno di navigazione siamo arrivati prima a Rinca e poi a Komodo dove, scortati da un ranger, abbiamo fatto un “long trekking” (in realtà una passeggiata tranquilla di 2 ore scarse) nell’entroterra dell’isola per avvistare i famosi “dragoni di Komodo”: una specie autoctona di lucertoloni che possono arrivare anche a tre metri di lunghezza. Oltre ai dragoni, siamo riusciti a vedere un bufalo, dei cinghiali e perfino dei caprioli. La presenza del ranger è stata indispensabile: senza non è possibile accedere al trekking. Tenete conto che il costo è un po’elevato rispetto agli standard indonesiani.

Il secondo giorno è stato dedicato allo snorkeling: un’esperienza molto bella che mi ha permesso di ammirare una gran quantità di pesci (soprattutto mantre) e coralli.

La cosa più bella di questi due giorni di tour è stata però la notte in barca: l’unica presente in zona, ormeggiata lontano dalla costa. Sopra di noi un cielo stellato come mai avevo visto prima; tutto intorno il buio e una pace assoluta. La notte che ho dormito meglio in Indonesia è stata certamente questa.

Nel tardo pomeriggio del 3 novembre il nostro bel peschereccio ci ha lasciati direttamente sull’isola di Kanawa. I tre giorni trascorsi su questa isoletta sperduta in mezzo al mare, senza wi-fii (evviva), con quattro ore di elettricità al giorno e 50 litri di acqua dolce al giorno, sono stati indimenticabili. Nei tre giorni di permanenza avrò incontrato al massimo una decina di turisti. In compenso, a farci compagnia, sono rimasti i geki e gli insetti che popolavano il nostro bungalow, un’abitazione molto spartana con bagno all’aperto, un secchio da riempire d’acqua al posto dello sciacquone, camera ovviamente senza aria condizionata. Diciamo che ci vuole un po’ di spirito di adattamento ma, per quanto mi riguarda, ne vale assolutamente la pena.

L’imponenza della barriera corallina e la quantità di pesci e tartarughe che si possono vedere ripaga di tutto. Dopo la colazione delle 6.30, alle 7.30 eravamo già immersi in un’ acqua caldissima. Il bagno mattutino durava circa 3 ore e permetteva di fare il giro completo dell’isola a nuoto. Nel pomeriggio una meritata pennichella, un’altra lunga nuotata, un succo di mango come aperitivo. La sera una meritata cena a base di noodles e pesce, due chiacchere e alle 21.30 circa a dormire. Se vuoi staccare la spina, Kanawa island è davvero il posto ideale: io ci avrei fatto anche un quarto giorno…

I prezzi per dormire e mangiare sono un po’ più alti rispetto allo standard, ma non eccessivi. Da tener conto che il costo del pernottamento comprende anche quello del traghetto per tornare a Labuan Bajo. Per poter stare a Kanawa bisogna prenotare minimo tre notti e la prenotazione va fatta esclusivamente dal sito ufficiale di Kanawa non prima di un mese dall’arrivo. La prenotazioni fatte prima non vengono considerate.

Venerdì 6 novembre si torna a Labuan Bajo. Nel pomeriggio ci aspetta il volo per Lombok con scalo a Bali: destinazione isole Gili, ultima tappa di questo viaggio indonesiano.

Appena i nostri telefonini ritornano connessi col mondo grazie internet, scopro che il vulcano di Lombok ha cominciato ad eruttare da qualche giorno: come conseguenza aereoporto chiuso e volo cancellato. Da Lombok non si arriva alle Gili! Ci informiamo subito su Bali e per fortuna da lì alcuni voli partono regolarmente. Prenotiamo subito una notte a Padang bay, una cittadina di mare dove partono i traghetti veloci verso le isole Gili e prenotiamo subito anche il traghetto per la mattina dopo, onde evitare brutte sorprese. Pagang bay non è nulla di che: è usata da molti proprio come punto d’appoggio per prendere i traghetti diretti alle Gili.

Con un traghetto da 1250 cavalli di potenza arrivamo a Gili Trawangan in circa due ore nella mattina del 7 novembre: ultimi tre giorni di relax.

Gili Trawangan è ideale per gli amanti della vita notturna: è ricca di negozietti di souvenir, ristorantini e bar.

Da un punto di vista naturalistico, arrivando da Kanawa, non mi ha detto molto: di barriera corrallina ormai ne è rimasta ben poca.

Anche qui c’è la possibilità di incontrare qualche tartaruga nuotando: anzi, le incontri sempre… in realtà sono sempre le solite che ormai non hanno più alcuna paura della presenza dell’uomo.

Di tutte le tappe di questo viaggio posso dire che Gili Trawangan è quella che mi ha detto meno: è molto, troppo turistica e sfruttata. La cosa bella è che puoi conoscere gente veramente da tutto il mondo. Fra loro un moujiaidin che ti fa da sveglia alle 4 di mattina tutte le notti… E’ come se cantasse in camera tua seduto sul tuo letto.

Se decidete di recarvi a Trawangan, un tour obbligatorio è il giro in barca intorno a Gili Memo e Gili Air con possibilità di fare snorkeling.

Il 10 novembre inizia il lungo ritorno verso l’ItaliaL’Italia: sempre a causa del sopracitato vulcano, siamo dovuti tornare a Bali invece di prendere il volo Lombok-Jakarta molto più vicino e comodo. In tutto due ore di traghetto per tornare a Bali, due ore di bus per arrivare in aereoporto a Kuta, volo Lion verso Jakarta, volo internazionale Jakarta-Doha-Venezia. Tra spostamenti e scali 41 ore di viaggio… per tornare nel mio ufficio e riprendere a lavorare… no comment, ma questa è un’altra storia.

Il viaggio in Indonesia è stato molto intenso: in tre settimane sono riuscite a fare e vedere moltissime cose. Vulcano a parte, posso dire che tutto è andato liscio.

Gli indonesiani sono organizzati nell’accoglienza turistica.

Per quanto riguarda il clima, va detto che siamo andati in bassa stagione: ottobre/novembre sono i mesi delle piogge. In realtà di acqua non ne abbiamo proprio mai vista: sempre caldissimo e assolato. Pensate che nelle ore centrali del giorno, il sole è talmente sopra la testa da non riuscire a vedere nemmeno la propria ombra. Acqua, occhiali da sole e un buon capello sono indispensabili.

A livello di costi ho trovato più economici paesi come Vietnam e Thailandia. Tuttavia per gli standard italiani un viaggio in Indonesia rimane molto vantaggioso: io ho speso circa 2400 euro per tre settimane pienissime tutto in fai da te.

Sono curioso di vedere dove il 2016 mi porterà… un saluto a tutti.



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