Andamento lento… in Friuli
Il tragitto del primo giorno, di circa 30 km, si dipana in provincia di Udine ed ha come punto forte Cividale del Friuli. Questa tappa è poco impegnativa in quanto si dispiega lungo stradine secondarie, generalmente pianeggianti, nella conca del Natisone, in un paesaggio che risulta a tratti selvaggio, a tratti addomesticato dall’uomo: coltivazioni di soia, granturco, seminativi erborati, alberi da frutto e colline segnate dai filari delle viti si alternano a monti ricoperti da boschi. All’andata si seguono i cartelli di Alpe Adria Trail, al ritorno si passa per Grupignano, Firmano, Leproso, Ipplis, Spessa Bassa, fino a tornare a Prepotto. A Cividale meritano una visita l’Ipogeo Celtico, il Tempietto Longobardo, il Duomo, la Casa Medievale e il Museo Archeologico Nazionale. Tuttavia le bellezze naturali di questo luogo sono nascoste e si scoprono solo calandosi giù sotto al Ponte del Diavolo, che sorvola il fiume con due ardite campate. Si scende al greto per una ripida scaletta e dall’interno della forra in cui scorrono le acque color giada del Natisone si ammirano le pareti verticali scavate nella roccia calcarea, ombreggiate nella parte bassa da una vegetazione rigogliosa, e si osserva la sfilza di case dalle facciate dipinte che si innalza una ventina di metri più in alto, a picco sulla gola.
La tappa del secondo giorno, di 40 km, è leggermente più severa rispetto a quella del primo, perché si sviluppa soprattutto nel collio sloveno, la Brda, un mondo morbidamente ricurvo. La strada che porta a Albana, Mernico, Dolegna del Collio e Vencò è scarsamente trafficata; dopo essere entrati in Slovenia invece la densità automobilistica aumenta, ma il panorama ci guadagna: la visuale si apre sulla Brda, ricca di vigneti. A circa 12 km da Prepotto la rotabile decolla in salita fino al castello di Dobrovo, che si raggiunge pigiando ritmicamente sui pedali per una decina di minuti. Il maniero, risalente al XVII sec., ha l’aspetto di un palazzo signorile, sfoggia una pianta quadrata, è munito di quattro torri angolari e ospita un’enoteca e un ristorante. Nel cortile si trova un ufficio turistico, mentre negli spazi esterni adiacenti c’è una mostra fotografica dedicata agli antichi mestieri attualmente scomparsi. Abbandonato il castello si prosegue per Medana e Ceglo. Si rientra in Italia alla chetichella, senza accorgersene. A Russiz di Sotto ci si imbatte in Villa Russiz, un complesso di pregio architettonico formato da una bianca dimora con due torrette laterali, una costruzione gialla dai tetti spioventi, un tempietto sormontato da una cupola e un ombroso parco, colmo di sovrana tranquillità che comprende vari esemplari di tasso di notevoli dimensioni, un paio di querce da sughero e alcune palme giapponesi. Nelle vicinanze della villa, in cima a una collina, svetta il castello di Spessa – in cui alla fine del Settecento soggiornò anche il libertino Giacomo Casanova-, adibito a resort di lusso, affiancato da un campo da golf a 18 buche. Prima di arrivare a Cormons si gira a destra verso Pradis e si sale alla Subida, dominata dalla chiesa di Cristo Re, che fu eretta alla fine del Cinquecento nel luogo in cui avvenne un miracolo: un bifolco si vide costretto dai suoi buoi a sostare davanti a un capitello dov’era collocato un crocefisso, siccome le bestie non si schiodavano di lì il contadino notò che il Cristo stillava gocce di sudore. Sul sito, il mese successivo all’evento prodigioso, fu posta la prima pietra dell’edificio sacro che ora è preceduto da un piccolo atrio colonnato e sormontato da un campanile a vela.
Immediatamente dopo la chiesetta, collocata tra boschi di acacie, la striscia di asfalto avvalla, permettendo alla vista un profondo scorcio panoramico. Più avanti una discesa porta all’ingresso del bosco di Plessiva, sul monte Mò, denso di robinie e castagni, in cui predomina il rovereto. I 33 ettari di questo parco naturale sono di proprietà regionale, invece durante la seconda guerra mondiale non erano affatto un’oasi protetta, visto che furono usati come deposito per le munizioni.
Il castello di Trussio, residenza di caccia dei conti di Spilimbergo fino al 1869 sorge a mezza collina, sotto la località di Ruttars, a guardia della vallata del torrente Judrio. Visto dalla sottostante SP14 per Dolegna mostra uno spesso muraglione fiancheggiato da due massicce torri che incombono sui passanti.
Si è ormai a Vencò, in capo a due chilometri abbondanti si imbocca a sinistra il bivio per Prepotto, località che si raggiunge dopo altri tre chilometri.
L’anello del terzo giorno, di 50 km, tocca un paio di castelli, ossia quello di Buttrio e Rocca Bernarda, l’abbazia di Rosazzo e la Villa di Toppo Florio. Durante il tragitto di andata si può prevedere una sosta al Bosco Romagno, una foresta di una cinquantina di ettari utilizzata come polveriera nel periodo del secondo conflitto mondiale. La Rocca Bernarda, cinta da una monocoltura di vite, è un’azienda vitivinicola, dunque non si visita all’interno, però la cornice in cui è situata è molto scenografica: si rimane incantati da un panorama talmente bello da creare dipendenza, anche se con la canicola, in controluce si forma un alone dorato che impedisce la visuale verso est.
Nei pressi della rocca si infila la strada bianca con il cartello “discesa 18%”. Difatti si scende sparati, come palle di cannone, perciò si giunge velocemente all’Abbazia tardoromanica di Rosazzo fondata nell’XI secolo dagli Agostiniani, ristrutturata in seguito al terremoto del 1976 e dedicata a S. Pietro, che contiene affreschi di scuola giorgionesca. Lasciato il santuario ci si dirige verso Oleis e Orsaria. In questa frazione di Premariacco si iniziano a seguire i segnali marroni di una ciclovia della provincia di Udine, che conducono senza errore, dopo altri 6 km al castello di Buttrio. Il complesso, posizionato sulla sommità di un colle, è costituito dall’edificio padronale e dagli annessi rustici ed è abbellito da torrette di gusto neogotico. Adesso è un hotel di charme, accanto a cui si trovano una locanda e una chiesetta intitolata ai Ss. Gervasio e Protasio. Poco più avanti si incontra la maestosa Villa di Toppo Florio, che riecheggia lo stile delle patrizie ville venete ed è contornata da un enorme parco, nel quale dall’erba sbucano reperti lapidei ricoperti di muffa verdognola: sono ritrovamenti archeologici provenienti da Aquileia. Un caldo infame mi spinge a cercare rifugio in mezzo alle fronde, ma in capo una decina di minuti mi accorgo che un giardiniere ha richiuso alle mie spalle il portone dal quale sono entrata. Per nulla confortata dalla scoperta percepisco come un nodo che mi occlude la trachea. Il muro di cinta è piuttosto alto, senza la bicicletta potrei magari osare lanciarmi, ma se butto la bici si schianta. Dopo una prima ricognizione sul retro della villa scovo un viale che porta a un altro cancello e fuggo a spron battuto. Capisco di essere rimasta intrappolata in un museo del vino: una situazione paradossale dal momento che sono astemia.
L’imprevisto sembra aver esaurito la forza propulsiva delle mie gambe, inoltre credo di avere le traveggole, infatti nella vampa estiva vedo giganteggiare davanti a me una seggiola monumentale. Ma non è affatto un miraggio, è la Grande Sedia di Manzano, che per le sue dimensioni eccezionali è entrata nel Guiness dei primati e allude alla leadership mondiale nella produzione di questo pratico oggetto del Triangolo della Sedia, di cui il paese di Manzano è uno dei vertici, assieme a Corno di Rosazzo e S. Giovanni al Natisone.
Al termine del percorso odierno transito per Corno di Rosazzo, Gramogliano, Casali Gallo e di nuovo sotto al castello di Trussio. Il resto del tragitto è una fotocopia di quello finale di ieri, solo che nei pressi di Poianis, presa da un capogiro da surplus di caldo, per sfuggire all’arsura faccio un pediluvio in un fosso ed è una goduria.
Il quarto giorno si raggiunge Udine passando ancora per Cividale e così si finisce per divorare una settantina di chilometri. La piatta campagna udinese, dove le coltivazioni praticate sono principalmente mais e soia, è un posto divertente da esplorare in bici. Si segue l’itinerario ciclabile del Natisone, tabellato dalla provincia di Udine e indicato come A13, che passa per Moimacco e Bottenicco, costeggia il torrente Chiarò e poi interseca la Roggia Cividina, attraversa Grions del Torre e Salt di Povoletto, dopo un ponte stradale entra nel parco del torrente Torre, raggiunge Beivars e s’inoltra in città fiancheggiando una roggia. È abbastanza evidente che il territorio di Udine è prodigo di acque e che la città ha saputo riannodare i fili con il proprio passato. Effettivamente la Roggia di Udine, anche se ormai per la maggior parte interrata e priva della funzione economica e sociale che aveva un tempo, continua ad essere una fresca presenza che s’insinua discretamente nel tessuto urbano. Giunti finalmente in centro si imbocca via Mercatovecchio, anima commerciale della città, con portici e negozi, che prelude al grande spettacolo di piazza Libertà, l’ombelico di Udine, posta tra il declivio del colle del castello e il Palazzo del Comune, tra via Vittorio Veneto e via Manin, e che ha raggiunto nei secoli un ammirevole equilibrio architettonico sebbene vi convivano monumenti di diversi periodi. L’edificio più vistoso è la Loggia del Lionello, la cui particolare bellezza è dovuta a un’elegante serie di arcate e di finestre polifore, accentuata dall’uso di una pietra a fasce alterne bianche e rosa. All’altra estremità della piazza, sul terrapieno, si trovano la Loggia e la chiesa di S. Giovanni, la cui realizzazione cinquecentesca ha comportato la risoluzione di una serie di problemi, visto che esisteva già la Torre dell’orologio risalente al 1527, alla quale sia la chiesa che la loggia sono poi state addossate. La venezianità di questo spazio è sottolineata dai mori che battono le ore in cima alla Torre e da anni scandiscono l’esistenza degli udinesi e da alcuni leoni di S. Marco. La piazza è arricchita da svariate sculture, come la statua della Giustizia e quelle di Ercole e Caco. Attraverso l’arco Bollani si sale al castello, del XVI secolo, che è sede dei Musei Cittadini e può essere un punto di vista privilegiato per osservare la città. Nelle vicinanze si trova la cattedrale di S. Maria Annunziata, rimaneggiata nel Settecento, che conserva ancora elementi originari del Trecento. Un’ulteriore arteria attorno a cui ruota la vita del capoluogo è l’aristocratica via Manin, che vanta sontuosi palazzi, come il Caimo Dragoni, il Mantica e il Chizzola e termina con la porta di S. Bartolomeo, facente parte di una delle antiche cerchie murarie.
Ci si allontana dal nucleo nevralgico di Udine spostandosi lungo via Vittorio Veneto, che si trasforma in via Aquileia, caratterizzata da numerosi palazzi sei-settecenteschi, che a sua volta conduce a Porta Aquileia, il varco che consente di uscire dal centro. Fino a Pradamano si segue la segnaletica della ciclabile Alpe Adria e da qui in poi tornare a Prepotto è praticamente un scherzo.
Il quinto giorno ci si trasferisce a Gradisca dopo aver effettuato una deviazione per Gorizia e si sfiorano gli ottanta chilometri. Si utilizza di nuovo la SP14 e poi la SR356 per arrivare a Cormòns, una cittadina che nel periodo delle Signorie appartenne ai Conti di Gorizia, mentre dal 1521 passò agli Asburgo, per poi restare sotto l’influenza austriaca fino al primo conflitto mondiale. Infatti in Piazza della Libertà troneggia la statua di Massimiliano I d’Asburgo, posizionata davanti al Santuario di Rosa Mistica. Il cuore di Cormòns è piazza XXIV Maggio, su cui affaccia il Palazzo Locatelli, risalente al XVIII sec., che ospita gli uffici comunali. Anche il Duomo, che si solleva in cima a una scalinata, è settecentesco ed è dedicato a S. Adalberto. Con andatura carovaniera riparto per Capriva e dopo poco faccio una sosta all’area naturale protetta Laghetti Rossi, attualmente adibita alla pesca sportiva, costituita da specchi d’acqua che si sono formati ricavando il terreno per estrarre l’argilla per fabbricare mattoni.
A Pubrida di Lucinico mi accomodo per un picnic su una panchina di fianco alla chiesetta votiva di S. Rocco, protettore dalla peste, che salvò dal contagio queste contrade in varie occasioni.
Ancora pochi chilometri e mi ritrovo a Gorizia davanti al Parco Coronini-Cronberg, polmone verde privato, anche se aperto al pubblico, che ammalia con la sua sorprendente esuberanza botanica: fra le essenze possiamo citare nespoli del Giappone, lauri, tassi, cipressi, lecci, palme, pini marittimi, magnolie e oleandri. In tutto questo rigoglio, ideato dal conte Alfredo Coronini verso la fine dell’Ottocento, si dispongono diverse statue ed edifici come la villa cinquecentesca, le ex-scuderie, la cappella di S. Anna e il tempietto neoclassico.
In piazza Vittoria la chiesa di S. Ignazio, barocca fino all’ultimo dettaglio, sfoggia un’imponente facciata delimitata da due campanili coronati da cupole a cipolla. Di fronte al tempio sacro si erge la fontana del Nettuno, dello stesso stile ed epoca. Prendo via dell’Arcivescovado e continuo a pedalare in via Carducci fino a Piazza De Amicis, dove osservo la bianca mole di Palazzo Attems.
Per aggiungere un po’ di pepe al percorso principale concepisco l’idea di esplorare la pista ciclabile di recente realizzazione che congiunge Salcano a Plava, subito oltre il confine, sicché mi affretto a raggiungere il piazzale della Ferrovia Transalpina. In un battibaleno sono a Solkan, quartiere di Nova Gorica. Seguendo le indicazioni per Tolmin eccomi al ponte sull’Isonzo, che attraverso. Da questo ponte ne scorgo un altro, ferroviario, dalla spettacolare arcata unica in pietra. Dopo poche centinaia di metri svolto a sinistra seguendo il cartello della ciclabile G1. La discesa è ripida e mi conduce alla sottile fettuccia d’asfalto della pista, che corre a fianco del fiume Soča (nome dell’Isonzo in Slovenia), nella gola tra il Monte Sabotino e il Monte Santo. Nel bosco che si arrampica su un dirupo sopra la mia testa, un picchio spara la sua raffica di colpi e un capriolo mi si avvicina così tanto che ci possiamo fissare negli occhi prima che lui pensi bene di dileguarsi in mezzo agli alberi. In questo ambiente mi sento finalmente a mio agio, come una lucertola nella fessura di un muro.
Per spostarsi da Gorizia a Gradisca ci si dirige in diagonale da nordest a sudovest, passando per Lucinico, Villanova di Farra, Case Bressan e Farra d’Isonzo.
Il circuito del sesto giorno è una pedalata di settanta chilometri le cui mete principali sono Aquileia e Grado. Con il roadbook sott’occhio si parte dall’hotel Franz di Gradisca alla volta di Sagrado, da dove prende l’avvio uno degli Itinerari storici tra Carso e Isonzo, che corre grosso modo parallelo al fiume Isonzo anche se all’inizio rasenta due canali, quello dei Dottori e quello di S. Pietro, corsi d’acqua che sono stati fondamentali per lo sviluppo agricolo e industriale di questa zona agli albori del Novecento. A Cassegliano ci si immerge totalmente nell’ambiente fluviale, dato che si pedala sotto l’argine, in una golena, fino a incontrare un’ampia area ombreggiata e attrezzata con giochi a bordo fiume: si tratta del parco comunale dell’Isonzo di Turriaco. Gli altri piccoli centri abitati per cui si transita sono Brancolo, San Valentino di Fiumicello e San Lorenzo. Da qui comincia la ciclabile “area bassa destra Torre”, che confluisce nella pista Cervignano-Aquileia-Grado.
Avvicinandosi ad Aquileia appare in lontananza un colossale campanile che, con i suoi 73 metri d’altezza, non ha mai smesso di pungere il cielo fin dagli inizi dell’XI secolo, quando venne fatto edificare dal patriarca Poppone. L’origine della chiesa è però più remota, essendo legata ai tempi lontani che videro l’affermarsi del Cristianesimo, anni di dure persecuzioni ai primordi del sec. IV. Di quell’epoca rimane il prezioso pavimento musivo, il più vasto dell’Occidente cristiano (750 metri quadri), fulgido esempio dell’arte costantiniana. È un catechismo per immagini in cui sono illustrati gli episodi della vicenda di Giona -allegoria della morte e resurrezione di Gesù-, e Cristo in veste di Buon Pastore, raffigurato come un giovane imberbe che salva la pecorella smarrita. Ma Aquileia non si esaurisce con la visita alla basilica, prima di tutto perché si può salire sulla torre campanaria, dalla quale si gode un fantastico panorama sulla bassa pianura friulana fino alla laguna di Grado, poi perché si può passeggiare sia lungo la via Sacra -dove si trovava il porto fluviale costruito in età imperiale- sia sulla piazza lastricata del foro romano, fra i resti di un antico colonnato.
Ripreso il cammino verso Grado si prosegue sulle tracce della ex ferrovia Cervignano-Belvedere, inaugurata nel 1910, che portava all’imbarco dei traghetti per l’”Isola d’Oro”, ora collegata alla terraferma dal ponte Figariola, che misura circa 5 km e conduce allo stretto e pericoloso ponte girevole dove la pista ciclabile si interrompe.
Grado, vivace centro peschereccio ancorato alla laguna, ha un quartiere storico di impronta medioevale con pittoreschi campielli, strette calli e un paio di basiliche paleocristiane, quella di S. Eufemia e quella di S. Maria delle Grazie e una zona moderna, con sterminati viali alberati, eleganti ville e putroppo anche molti brutti condomini. Superata la località balneare si segue la ciclabile Grado-Punta Sdobba (FVG2), che fiancheggia la SP19 dalla quale è separata da una siepe di oleandri. Si attraversa l’area della bonifica della Vittoria, risanata dalle paludi nel primo dopoguerra. Nei pressi di valle Cavanata c’è un breve tratto sterrato. In seguito si lascia la strada bianca per intercettare un argine rialzato e asfaltato, protetto da una staccionata in legno, che costeggia il mare e regala scorci superbi sul golfo di Trieste. Per tornare a Gradisca si passa per Terranova e Isola Morosini e quindi si ripercorre il tragitto dell’andata.
L’ultima giornata è organizzata secondo la formula “bici più treno” ed è tutto sommato all’insegna del relax: infatti nonostante si cominci con una sgambata sulle colline calcaree del Carso (Castelnuovo, Doberdò e Jamiano), in seguito si prosegue con una discesa alla baia di Sistiana e si giunge a Trieste dopo un’ora di dolce far niente lungo il litorale. Per rientrare a Gradisca si prende un treno regionale per Sagrado.
Oggi non mancano interessanti attrattive di carattere storico-architettonico e speleologico. La prima fermata d’obbligo è al castello di Duino, luogo pieno di fascino -attorniato da un grandioso giardino a terrazze, con un eccezionale belvedere sul mare-, che ospitò personaggi celebri come il musicista Franz Liszt, il poeta francese Paul Valéry, lo scrittore americano Mark Twain, e il letterato Rainer Maria Rilke, che vi trascorse due anni della sua esistenza, componendovi le Elegie duinesi. La seconda sosta è alla grotta le torri di Slivia, profonda oltre cento metri, le cui volte sono festonate da stalattiti tubolari, filiformi e lampadari di pietra, mentre la terza è al castello di Miramare, che si erge su un promontorio boscoso profilato di roccia bianca. La candida dimora fu fatta edificare negli anni Cinquanta dell’800 da Massimiliano d’Asburgo, innamorato dell’Adriatico, come propria residenza, sebbene non ebbe a godersela per molto tempo visto che nel 1864 si imbarcò con la moglie per il Messico, senza sapere che lì sarebbe stato fucilato dai repubblicani.
Il viaggio si conclude con un ammaraggio nel Golfo di Trieste, dove ci si lascia catturare da scenari marittimi sublimi e dove gabbiani vocianti lanciano strida lamentose, forse un segnale del fatto che la fine della vacanza è ormai prossima.
Noleggio bicicletta e percorsi: Funactive tours
Http://www.funactive.info/CustomerData/188/Files/Documents/Bici_Friuli_2015.pdf ha ideato un percorso sulle tracce di longobardi, franchi, patriarchi d’Aquileia e conti di Gorizia, di 8 notti (6 di pedalate, da domenica a domenica). C’è una confortevole bicicletta pronta per chi voglia cimentarsi nell’impresa all’agriturismo Tinello San Urbano, equipaggiata con due borse laterali e una frontale, contachilometri, kit antiforatura, ma priva di chiusura antifurto e portaborraccia. È meglio portarsi da casa il casco, a meno che non si preferisca pagare il noleggio di 10 euro complessivi. Il trasferimento del bagaglio da Prepotto a Gradisca lo effettua Mauro, proprietario dell’azienda agricola. Funactive, tour operator specializzato in viaggi a due ruote ha incollato delle freccette agli incroci principali, fornisce le mappe dei sei itinerari (quasi tutti con varianti lunghe e corte) corredate da un roadbook e dalle corrispondenti tracce GPS. Attenzione che in certi punti c’è una proliferazione di freccine di diversi colori, a volte discordanti con la traccia GPS. Nemmeno il roadbook è affidabile al 100%. Sconsiglio di seguire la scansione delle tappe suggerita da Funactive (ovvero lunedì tappa “Prepotto-Cividale-Udine”, perché com’è noto in quel giorno della settimana i musei sono chiusi).
Arrivo e partenza: la stazione FS più vicina a Prepotto è Cormòns, sulla linea Udine-Trieste (il sig. Mauro dell’agriturismo è disposto a prelevare gentilmente i clienti in auto), mentre Sagrado è la stazione di riferimento per la partenza da Gradisca d’Isonzo (all’albergo prenotano un taxi al prezzo di 10 euro). Gli orari si trovano sul sito: www.trenitalia.it. È chiaro che uno può trasportare la propria bici in treno e quindi usarla per andare dalla stazione di Cormons a Prepotto e da Gradisca alla stazione di Sagrado, ma è più disagevole, perché uno deve anche portare con sé borse e bagaglio. Se si raggiunge il punto di partenza in auto con bici al seguito l’ultimo giorno è necessario pedalare di nuovo da Gradisca a Prepotto dove uno ha lasciato la macchina e poi guidare fino a casa.
Alloggio: da domenica a mercoledì si pernotta presso l’Agriturismo Tinello San Urbano, via 24 maggio, 30 33040 Prepotto (UD) tel. 0432/713080. Cell. Mauro: 346 7668765 www.tinellosanurbano.it, che dispone di angolo solarium con piscina; da giovedì a sabato all’hotel Franz, Viale Trieste, 45 34072 Gradisca d’Isonzo (GO) www.hotelfranz.it, che è un quattro stelle con piscina, in centro. In entrambe le strutture ricettive il trattamento è HB (mezza pensione).
Per saperne di più
Su Cividale del Friuli www.youtube.com/watch?v=GJWxaoC1BKo (video Piccola Grande Italia); potete anche leggere un mio precedente diario di viaggio http://turistipercaso.it/friuli/62596/diario-di-viaggio-a-cividale-del-friuli.html
Su Udine brevi documentari www.youtube.com/watch?v=JTBBBpjQ5is; www.youtube.com/watch?v=JTBBBpjQ5is.
Sui musei civici di Udine: www.youtube.com/watch?v=KaDNmArQr4c; orari apertura: www.udinecultura.it/opencms/opencms/release/ComuneUdine/cittavicina/cultura/it/musei/Civici_Musei_e_Gallerie_di_Storia_ed_Arte/
Su Villa Russiz di Capriva del Friuli
Sul Castello di Spessa: video https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=fHDBhYRuITA
Sulla chiesa di Cristo Re alla Subida (Cormòns) www.chiesacormons.it/node/18
Sul Bosco Plessiva video MTB https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=4U0hsqBnqmw
Sulla Rocca Bernarda: www.provincia.udine.it/terradeipatriarchi/poi/Pages/p9_roccabernarda.aspx
A Rocca Bernada c’è un monumento naturale, un cipresso imponente di oltre 420 anni, alto 20 metri e 5 m di circonferenza.
Sul Bosco Romagno: www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=1-XmxkKmV0w
Sull’Abbazia di Rosazzo Piazza Abbazia, 5, 33044 Manzano UD Tel.: 0432 759091, Orario: tutti i giorni: 9.00/12.00 – 15.00/18.00, video www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=fJKeQDTz48s
Sul castello di Buttrio: http://www.castellodibuttrio.it/ospitalita/il-castello/
Sulla Villa di Toppo Florio di Buttrio: www.ilparcopiubello.it/index.php/park/dettaglio/346
Www.buri.it/turismo/villa-di-toppo-florio e sul Museo del Vino www.provincia.udine.it/musei/italiano/Pages/Buttrio1.aspx
Sulla Grande Sedia di Manzano: video www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=ApQEJiv3Izg
Http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2014/12/10/news/ecco-quel-che-resta-della-grande-sedia-1.10471270
Sui Laghetti rossi di Capriva: www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=8ezIEk6bGMM
Sul Palazzo Coronini Cronberg a Gorizia www.coronini.it; breve video: www.youtube.com/watch?v=v7ih51Rms-4
Su Gorizia: brevissimo video www.youtube.com/watch?v=GFE_E3FpqMQ
Sulla ciclabile Solkan-Plave a circa 4 km da Gorizia, lunghezza circa 10 km, interamente asfaltata, tabellata e ombreggiata www.youtube.com/watch?v=MQAHZwwLmGo
Sugli itinerari storici tra Carso e Isonzo: www.storija.info/cms/data/pages/000022.aspx
Sulla ciclabile Aquileia-Grado-Punta Sdobba servizio televisivo: www.youtube.com/watch?v=Axq2KTB7aRs; mappa www.ulisse-fiab.org/wp-content/uploads/2009/05/monfalcone_grado_cervignano.jpg
Sull’itinerario ciclabile A13 in provincia di Udine (anello Cividale-Udine): solo parzialmente tabellata www.provincia.udine.it/tempolibero/turismo/13roadbook/Documents/Percorso_07.pdf
Https://tanaditani.wordpress.com/2012/09/21/la-pista-ciclabile-udine-cividale/
Www.vivinfvg.it/sentieri_famiglia/sentieri/ciclabile/ciclabile.htm; brevissimo video
Www.facebook.com/valentino.lanzutti/videos/o.133359416695451/10203810632857288/?type=3&theater
Su Aquileia www.youtube.com/watch?v=Axq2KTB7aRs documentario (consiglio di guardarlo dai minuti 5.08 ai minuti 11); www.youtube.com/watch?v=uT2EJUPlyeM immagini su cosa c’è da vedere ad Aquileia in 3 minuti. www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=03Pic7VqU7U documentario periodo romano
Www.basilicadiaquileia.it/tour_virtuale-it.html tour virtuale della basilica di Aquileia
Sulla foce dell’Isonzo: documentario www.youtube.com/watch?v=pSz_vzNcl8g; informazioni valle Cavanata e ciclabile:www.vallecavanata.it/cicloturismo.html, brevissimo video sulla medesima ciclabile: www.youtube.com/watch?v=gnYmU26IZuw
Sulla grotta le torri di Slivia: www.grottatorridislivia.it/orari/orari%20e%20prezzi.html https://www.youtube.com/watch?v=BHt7uC349Ns (visita guidata all’interno della grotta).
Sul castello di Duino: http://castellodiduino.it/index2.php (orari) www.youtube.com/watch?v=Q_HkW6RLZCg; www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Zemk9IPRqm0 documentario castelli isontino (Duino, Gradisca d’Isonzo, Gorizia, Trussio)
Sul castello di Miramare: www.castello-miramare.it/ita/informazioni/orari.php; www.youtube.com/watch?v=1oVzV77VmXE
Su Trieste: www.youtube.com/watch?v=fVl88nm_OFA
Www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=N9QbDlFc6W8 (documentario Trieste, Miramare e Duino)