Sui tetti di Via Toledo
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Novembre non è il mese migliore per viaggiare, ma a 5 inaspettati giorni di ferie non si rinuncia mai, così decidiamo di ritornare a Napoli e regalarci un itinerario un po’ più dinamico di quello di 2 anni fa. Arriviamo da Bologna con Italo e ci dirigiamo subito con la Metro 1 verso Toledo 205, l’appartamento che abbiamo prenotato per 4 notti tramite Booking. Eravamo tentati di acquistare la Campania arte card (32 € per 3 giorni) ma una volta deciso cosa vedere e dove andare abbiamo pensato non valesse la pena. Il nostro appartamento è nella via principale di Napoli, al 5° piano di un antico palazzo. La struttura è composta da 4 mini appartamenti affacciati su una terrazza panoramica con vista sulla Galleria Umberto1° e la cupola di santa Brigida. Una scala a chiocciola porta ad un’altra terrazza ancora più panoramica. Le terrazze sono ben curate, attrezzate con piante e tavolini a cui sedere e magari pranzare o cenare nella bella stagione. Il proprietario ci dà qualche informazione di servizio, indirizzi di ristoranti e supermercati quindi, depositati i trolley diamo inizio alla nostra vacanza. Prima tappa la pasticceria Pintauro, proprio di fronte a casa, dove ci divoriamo 2 sfogliatelle ricce in un sol boccone, poi via verso la Cappella Sansevero per ammirare il magnifico Cristo velato. Non ci sono parole per descrivere lo splendore di questo corpo martoriato finalmente in pace, davvero commovente. In autobus arriviamo poi al museo di Capodimonte (dalle 14.30 il biglietto d’entrata costa 6.50 €): il 3° piano, quello riservato alla collezione d’arte moderna, purtroppo è chiuso, ci rifacciamo comunque con gli altri 2 piani, zeppi di capolavori di inestimabile bellezza e valore. Ormai sfiniti, vista la levataccia mattutina per prendere il treno, ci accasciamo sull’autobus del ritorno che ci porta fino a Piazza Dante. Da qui percorriamo una via Toledo super animata di traffico diretti al supermercato indicatoci dal proprietario del b&b. Compriamo i generi di prima necessità per cena e colazione e ci avviamo verso casa. Francesco ha un tremendo raffreddore e non ci sembra il caso di starcene ancora in giro, anche se la serata tiepida ed i 1000 odori provenienti dai tanti negozietti di street food ci tentino assai. Una bella spaghettata, una tachipirina ed incrociamo le dita sperando che domani vada meglio.
MARTEDì 17 NOVEMBRE
Il riposo è servito, il raffreddore va decisamente meglio, quindi pronti via, si parte: destinazione Pompei. Con la metro raggiungiamo la stazione Garibaldi, di qui prendiamo la “famigerata” Circumvesuviana ed in 40 minuti siamo all’entrata Porta Marina degli scavi di Pompei. La bellezza di questo posto è indescrivibile: seguendo la nostra guida veniamo catapultati nel passato a quel maledetto giorno del 79 d.C. in cui il Vesuvio riversò il suo magma su questa città. Curiosi ed a bocca aperta giriamo di insula in insula, rimanendo stupefatti dalla grandiosità delle case e dalla perfezione di questa comunità. Siamo anche piacevolmente colpiti dai tanti cantieri di restauro, e ci chiediamo se mai Pompei sarà restituita integralmente al suo antico splendore… chissà!
Con la visita esterna dell’anfiteatro, dopo 6 ore concludiamo il nostro viaggio a ritroso nel tempo, affascinati da quello che abbiamo visto. Questa città è una meraviglia di cui dobbiamo andare fieri ed orgogliosi che sia in Italia.
Alla sera, sazi di tanta bellezza, andiamo a cena all’Antica Capri, a pochi metri da “casa nostra”: io mi innamoro letteralmente del sugo alla genovese, una vera delizia che appena tornata a Forlì rifarò, con risultati apprezzabili, devo dire! Il prezzo della cena è di 23 € totali, ottimo rapporto qualità-prezzo!
MERCOLEDì 18 NOVEMBRE
Destinazione del giorno: Capri, l’isola dell’amore! Dalla stazione marittima aspettiamo la navetta che ci conduce alla Calata di Massa dove facciamo il biglietto e riusciamo ad imbarcarci, al volo, sul traghetto per Capri. Il clima è meraviglioso, ed appena sbarchiamo a Marina Grande ci precipitiamo ad acquistare, oltre che al biglietto per la funivia, anche quello per il traghetto di ritorno. Grandissimo errore! Fra un po’ scoprirete perché… La tanto decantata Piazzetta di Capri in realtà ci delude, la immaginavamo molto più grande! Facciamo un giro nei dintorni, poi ci avviamo lungo via Matteotti, verso il primo luogo che avevamo deciso di vedere, i Giardini d’Augusto. Molto curati ed ancora ricchi di piante fiorite, nonostante la stagione. Dal belvedere superiore la vista su Marina Piccola e sui faraglioni è notevole: loro non ci deludono, ce li aspettavamo proprio così! Peccato che oltre i giardini non si possa procedere lungo la famosa via Krupp, una frana ostruisce il passaggio.
Torniamo indietro e ci incamminiamo verso la Certosa di San Giacomo: nel complesso è presente anche una piccola biblioteca: buia e con un forte odore di muffa, difficilmente verrà contemplata fra le tante meraviglie di Capri! Risaliamo ancora fino al magnifico Hotel Quisisana poi, seguendo le indicazioni dei pannelli stradali ben fatti e sempre presenti (con tanto di tempi di percorrenza da un luogo all’altro), ci avviamo verso Punta Tragara e consumiamo il nostro pranzo su una delle panchine panoramiche davanti all’hotel Punta Tragara. Una volta rifocillati decidiamo di scendere gli scaloni fino al porticciolo di Tragara ed ai Faraglioni, peccato che poi ci tocchi risalire…che fatica! Di nuovo a Punta Tragara siamo molto combattuti se proseguire fino a Pizzolungo (1 ora e mezza di cammino) oppure arrivare all’Arco Naturale da altra via. Optiamo per questa soluzione e iniziamo a percorrere le silenziose stradine dell’entroterra caprese, fermandoci ad ammirare giardini talmente curati e rigogliosi da sembrare veri e propri orti botanici, nonché le tante piastrelle colorate con i nomi delle ville: la Loreanita, la micella, la noce della piazzetta, l’amaryllis, la Marileo, solo per citare le più belle. Dal belvedere di Piazzetta della Noce ecco apparirci sullo sperone di Punta Masullo la villa di Curzio Malaparte, unico esempio di architettura razionalista dell’isola, purtroppo non visitabile ed all’apparenza anche difficilmente raggiungibile via terra.
Proseguendo la nostra passeggiata arriviamo finalmente all’Arco Naturale, in fase di restauro e consolidamento. Senza fretta ci incamminiamo in direzione della Piazzetta, incontrando bambini che escono da scuola, persone che portano a passeggio il cane o vanno a fare la spesa: questa quotidianità lenta e rilassata immaginiamo sia molto diversa da quella frenetica dell’estate! Dalla Piazzetta, lungo un dedalo di viuzze che a tratti si insinuano sotto le case, a tratti offrono viste incomparabili su Marina Grande, raggiungiamo l’ultimo belvedere della nostra giornata caprese, quello di Punta Cannone, dal quale ci godiamo uno stupendo tramonto dai colori dorati. Dopo una breve pausa caffè, decidiamo di scendere a Marina Grande per riprendere il traghetto con la navetta, anziché con la funicolare. Ci accomodiamo sul piccolo bus e ben presto mi accorgo che, tornante dopo tornante, i Faraglioni si stanno avvicinando paurosamente. Come è possibile, siamo arci sicuri che sul bus fosse scritto Marina Grande! L’autista ci dà conferma dei nostri sospetti, siamo a Marina Piccola, e difficilmente faremo a tempo a prendere il nostro traghetto delle 17… Infatti, nonostante una corsa disperata verso la funicolare, sconsolati lo vediamo allontanarsi lentamente.
Oh my God, che fare? Il prossimo traghetto parte fra 3 ore e non è che Marina Grande in questa stagione pulluli di vita mondana… Optiamo quindi per il rimborso del biglietto del traghetto decurtato del 25% e l’acquisto di quello dell’aliscafo in partenza alle 18.10. Volete ridere? Dobbiamo essere proprio cotti a puntino, perché per poco rischiamo di perdere anche questo! Dopo 50 minuti di navigazione, alle 19 siamo al molo Beverello: a piedi andiamo a fare la spesa al nostro Conad di fiducia (con prezzi molto più bassi dei Conad di Romagna), una capatina alla Feltrinelli per sfogliare il libro di Alberto Angela “ I tre giorni di Pompei : 23-25 ottobre 79 d. C.” che una volta a casa abbiamo intenzione di leggere, un giro nella caotica via Toledo poi a casa. Stasera spaghetti al pesto e gli immancabili dolci di Pintauro: pastiera per Fra e sfogliatella riccia per me.
GIOVEDì 19 NOVEMBRE
Meta di oggi sarà Ercolano, che raggiungiamo con la Circumvesuviana in una ventina di minuti. Il parco archeologico si trova in fondo al paese, che attraversiamo velocemente in quanto non ci ispira né per bellezza né per pulizia. Decidiamo di non acquistare l’audioguida ma di affidarci, oltre che alla nostra guida del Touring, al tablet ed alla voce di Wikipedia Scavi archeologici di Ercolano https://it.wikipedia.org/wiki/Scavi_archeologici_di_Ercolano: fantastica! Organizzata insula per insula, contiene la descrizione particolareggiata di tutte le case, corredata da foto ed eventuali link ai termini archeologici sconosciuti. Anche oggi ci perdiamo letteralmente nel passato, cercando di catturare l’essenza di questa città nelle sue case, negozi, luoghi di ritrovo e divertimento. Ercolano è molto più piccola di Pompei, però troppi sono i luoghi non visitabili anche per carenza di personale o visitabili solo con le guide (il teatro, la Villa dei papiri). Perché? Dopo 6 ore di full immersion riemergiamo e a malincuore ci avviamo verso la stazione ferroviaria.
Tornati a Napoli facciamo un giro nella Galleria Umberto 1° poi a casa per un pò di riposo: stasera ceniamo all’”Osteria della mattonella”… non vedo l’ora! Da via Toledo arriviamo a Piazza Trieste e Trento e, all’angolo col magnifico Caffè Gambrinus imbocchiamo Via Chiaia. Conosciamo bene questi posti, 2 anni fa abbiamo alloggiato proprio qui! La sala principale dell’osteria della Mattonella è davvero piccolissima, ma continua ad arrivare tantissima gente che viene fatta accomodare in altri locali sul retro. La mia salsiccia e friarelli è ottima e supera alla grande la pasta alla genovese ordinata da Francesco. All’uscita facciamo un giro per la movida di Chiaia: tanti locali molto fashion e strapieni di gente sia all’interno che all’esterno…il clima è ottimo, che meraviglia, niente a che vedere con le serate fredde e nebbiose della pianura padana.
VENERDì 20 NOVEMBRE
Oggi è il nostro ultimo giorno in terra partenopea: prepariamo i bagagli, saldiamo il conto poi, depositati i trolleys nell’apposito sgabuzzino, usciamo, leggeri e spensierati diretti verso la chiesa di San Gregorio Armeno per visitare il chiostro: bello e silenzioso, appena un po’ turbato dal brusio di una scolaresca in gita scolastica. Ogni tanto spunta qualche suorina che poi si allontana con passo felpato. Vorremmo visitare il coro delle monache ma le suore sono in preghiera e non ci è permesso. Queste atmosfere claustrali mi ricordano il libro “La monaca” di Simonetta Agnello Hornby, letto da poco ed ambientato proprio in un convento napoletano.
All’uscita, il caos della via San Gregorio Armeno ci travolge, poi una sosta golosa da Scaturchio con degustazione di una ministeriale… ci porta direttamente in paradiso. Gironzoliamo per la zona universitaria, una visita alla chiesa di San Lorenzo Maggiore, poi ci incamminiamo lungo via dei Tribunali, la via della pizza: mica possiamo lasciare Napoli senza aver mangiato una vera pizza napoletana doc. Davanti a Sorbillo c’è già una fila chilometrica, noi optiamo per “Di Matteo”, dove ci mettiamo in lista ed aspettiamo pazientemente il nostro turno assieme ad altre decine di persone. Dopo 40 minuti tocca a noi e la margherita che ci viene servita vale tutta l’attesa: è sublime! Dio benedica Napoli, i suoi pizzaioli ed i suoi pasticceri!
Sazi e contenti ci immergiamo nuovamente nel caos di Spaccanapoli e poi in quello di via Toledo dove facciamo l’ultima sosta da Pintauro per comprare un vassoio di sfogliatelle da portare a casa. In stazione, nell’attesa dell’arrivo di Italo visitiamo il negozio “Strega” ed acquistiamo altri dolcetti… ci faranno sentire meno la nostalgia per questa città che anche questa volta ci ha stupito con le sue bellezze, il suo clima e la sua fantastica gastronomia.