Madrid e pensieri
Era solo la seconda volta che mi trovavo a bordo di un aereo e ricordando le turbolenze del precedente viaggio, non riuscivo a godermi il panorama di Milano dall’alto.
Dall’oblo si vedevano i grattacieli, il Duomo e in lontananza pure il grande lago di Como che faceva capolino tra le maestose montagne…. Ma l’unica cosa a cui pensavo io erano quelle dannate turbolenze, infatti dovetti chiedere alla hostess una scorta di grassi biscotti al burro in cui affogare quelle insulse paure.
5 chili più tardi arrivai a Madrid, il panorama era un po’ come quello di Milano, ma mooolto più vasto, e direi anche più ordinato, impossibile notare che una buona parte della città era divisa in isolati quadrettati e precisi in stile città romana. Ma a me sembrava di ammirare dall’alto un grande stecca di cioccolato, almeno quella non era burro, oddio mio mancano già quei biscotti !
Sceso dall’aereo portarono me e i miei compagni di viaggio verso il centro ed ebbi così il modo di ammirare la periferia di questa città.
Inutile evidenziare che contrasto molto visibile facevano le ville dei grandi signori e i grandi centri commerciali con i vicini palazzoni un po’ fatiscenti, ma di per se, immaginandomi la Spagna, il tutto mi sembrava molto più curato e ben tenuto di quello che potessi pensare.
Arrivai in centro dove un uomo simile in stile e aspetto alla versione più snella di Ligabue mi portò con il suo piccolo macinino nella nostra casa, in un quartiere dal nome di Pacifico, caratterizzato da alti condomini , birrerie e pub dove molti, evitando il casino del centro andavano a godersi in compagnia di amici la partita.
Arrivai finalmente all’entrata dell’appartamento di questa famiglia dove io e il mio compagno di stanza dovevamo alloggiare, e all’aprirsi della porta m diede il benvenuto una statua della Madonna così grande, ma così grande, che avrebbe fatto rabbrividire pure la Madonna originale. Tutta la casa, scoprì proseguendo in cerca della stanza da letto, era caratterizzata da questo susseguirsi di simboli religiosi che io guardavo un po’ intimorito, a dispetto del mio compagno di stanza che ne vedeva un luogo dove far germogliare la sua fede.
Io normalmente ho sempre avuto degli stereotipi nei confronti dei religiosi, li ho sempre immaginati molto bigotti e pronti a criticare e discriminare tutti coloro che non erano conformi alle loro idee, ma ebbi da ricredermi, proseguendo la lettura capirete perché.
Ad ogni modo volto di Gesù fu l’ultima cosa che vidi prima di tornare a uscire e proseguire con il resto della comitiva scolastica verso il centro dove dovevamo darci alla vida loca, ma essendoci svegliati alle 3 della mattina lo vedevo come un progetto non molto realizzabile, ma alla fine la vida loca riuscì a protrarsi ben fino a mezzanotte, tanto, per la giornata in considerazione.
Ebbi modo di ammirare questa grande piazza, la Puerta de Sol, che come palazzi aveva il suo perché, ma ciò che la rendeva davvero unica era la gente che la animava, artisti per strada che facevano davvero con passione e determinazione il loro lavoro, dalla break dance, alla magia, al travestimento.
Ad incorniciare il tutto io seduto sulla fontana che mi lasciavo trasportare nel mondo dei sogni.
Il giorno successivo Gesù era lì pronto a darmi il buongiorno assieme al resto della famiglia, che mi lasciò di tutto di più per il pranzo e la colazione, che carini! Poi vidi i biscotti al burro dell’aereo, aaaaaah fosse stato per me li avrei mangiati tutti subito, ma resistetti, e li appoggiai tra le mani della Madonna, poi uscì.
Tornati in centro ebbi modo di ammirare Plaza Major e la miriade di Pokemon che la infestava, che scena meravigliosa, con i loro colori vivaci contrastavo con quel rosso pastello che caratterizzava la piazza.
Mi lasciai perdere un po’ per dei vicoletti costellati qui e la da ristorantini tipici che offrivano Paellas a prezzi irrisori, senza contare le palle del toro, arrivando fino di fronte al grande Palacio Real, che splendeva in quel suo stile ultra barocco.
Tappa successiva fu poi la Gran Via e i suoi enormi palazzi, casino, che la facevano sembrare come una Las Vegas in stile antico, wow che meraviglia!
Rimasi in città la sera con il resto del gruppo, intenti a berci moooolta sangria, perché si sa, la frutta fa bene, e così ci ritirammo di nuovo alla Puerta del Sol dove dovevamo aspettare che il resto della compagnia arrivasse. Nel frattempo ebbi un po’ modo di notare, con ammirazione, come in Spagna la gente era più libera da etiche sociali bigotte, infatti notai come tutte le coppie non avevano paura di mostrare tranquillamente il loro amore alla città (etero ma soprattutto gay che erano), e come le donne si sentissero libere e sicure di andarsene in giro vestite e svestite a loro piacimento.
Ero davvero felice nel vedere questa gente così libera di essere ciò che voleva senza essere criticata e soprattutto in molta sicurezza, magari potesse essere così anche la mia Trento, e subito pensai che il segreto della Spagna nell’attrarre così tanti turisti sia appunto non solo la bellezza della nazione, ma anche questo loro modo di lasciare la gente libera di essere come è, senza critiche.
Ma tornando alla mia famiglia ospitante, loro da religiosi che penseranno di tutto ciò? La loro risposta mi stupì…
Arrivati a casa il mio compagno di stanza, anch’esso piuttosto religioso, lamentò cercando approvazione nella famiglia, il fatto che nella città c’erano molti omosessuali e che ciò a suo parere non era conforme a dio… ciò scatenò la furia della famiglia.
Cominciarono a dire che la Spagna è la terra dove ognuno deve essere libero, ma mi stupì di piu il seguito (tradotto). “Siamo religiosi per amare il prossimo, non per odiarlo, odiare e disprezzare è contro dio, noi amiamo, l’unica cosa che vogliamo è il rispetto reciproco”. Wow, da commuoversi… Aggiunsero poi di visitare Chueca il giorno successivo, il quartiere gay appunto… un luogo davvero pittoresco, con tutte queste casine e negozietti, molto curato, e a dirla tutta, proprio come mi sarei aspettato un quartiere Gay. Qui potei ammirare come il modo di essere di chi abita in un quartiere influenza il luogo, gli abitanti tramettevano il loro stile di vita ai palazzi, le strade e le piazze, che diventavano come un prolungamento della loro identità. Arcobaleni a parte, non potei resistere a tornare sulla gran Via e lasciarmi a volte trascinare nei grandi negozi, finchè arrivai al suo culmine dove dei maestosi grattacieli degli anni 50 dominavano magnificamente l’intero quartiere, e poco più in la, spuntava un bellissimo tempio egizio, originale e trasportato fin qui dal Nilo come specie di “regalo”… magnifico sì, ma un po’ stonava in quel contesto.
Essendo la mia classe gran parte donne potrete pensare non abbia avuto molto tempo per vedere il resto dei monumenti e palazzoni, che come il teatro, il Municipio e tanti altri, mi sfioravano il tempo necessario di una foto, per poi scomparire tra vetrine e profumi che caratterizzavano i grandi negozi, ma lo shopping era ad ogni modo non male.
Usciti dai negozi con borse e passo sicuro in stile Sex and the City ci siamo diretti al parque del Retiro, davvero unico, infatti io ne ho colto la giusta armonia tra uomo e natura all’interno di una grande metropoli come quella in cui mi trovavo.
Inoltre non potei non notare che questo parco era ciò che di più importante per la salute dei cittadini era presente, infatti qui molti si ritrovano a fare sport, palestra, camminate, prendere il sole, portare a spasso i bimbi evitando auto e nei giusti luoghi anche la folla, senza tener conto della quantità di aria pulita che questi alberi producono.
La sera ci lasciammo convincere a fare il giro delle discoteche che molti promoter di Puerta del Sol promuovevano, e fu in questi locali un po’ mal messi ma pieni di allegria, in cui sentii il calore dell’amicizia, quella vera, quella che circonda e completa la tua vita, rendendola davvero unica.
Peccato che non fui capace di trasmettere questo concetto agli amici li attorno, forse per la mancata sobrietà di gran parte della compagnia.
Uno degli ultimi giorni lo passai al Museo del Reina Sofia, e fui davvero attratto da Salvador Dalì, soprattutto da suoi alcuni quadri davvero speciali, che riuscivano a rappresentare la vita in un modo deforme, senza cambiarne però i concetti e i sentimenti che dovevano essere trasmessi, anzi venivano rese più chiare le emozioni che trasparivano dai dipinti.
Gli ultimi giorni passarono tra svago e divertimento, volevamo goderci la Spagna fino in fondo, e così fu, fino all’alzarsi dell’areo che ci avrebbe riportato a Milano.