Un mese in Sudamerica: Brasile, Uruguay e Argentina
UN MESE TRA BRASILE, URUGUAY E ARGENTINA – 1° PARTE
Era agosto 2012 quando da più giorni pensavo all’idea di fare un viaggio oltreoceano, in Brasile esattamente, stavo solo aspettando di trovare l’offerta giusta sul sito www.easyviaggio.it, ed eccola presentarsi davanti ai miei, 750 € andata/ritorno, non cosi economico ma neanche troppo caro in considerazione del periodo di viaggio. Ero cosi emozionato all’idea che non stavo più nella pelle, non sembrava vero. Nei mesi a seguire ho iniziato a pensare che non valeva la pena limitarmi a stare solo in Brasile ma visitare anche qualche altro paese, e di conseguenza ho iniziato a pianificare un bel viaggetto. Dopo attente ricerche su internet, su lonely planet e grazie ad informazioni di amici il puzzle stava prendendo forma.
Indice dei contenuti
Avevo creato il mio Triangolo di viaggio, tre nazioni da toccare, Brasile, Uruguay, Argentina, un circuito chiuso con partenza da Rio passando per Florianopolis, Praia Do Rosa, Porto Alegre, Punta Del Este, Buenos Aires, Iguazu (per poi rientrare a Rio De Janeiro per Capodanno – http://notesfromytravels.blogspot.it). La maggior parte degli spostamenti con Autobus di linea, utilizzando molto questo sito www.buscaonibus.com.br, e solo due voli interni.
Il 15 dicembre 2012 prendo un volo Air France da Milano Linate per Rio de Janeiro, con scalo a Paris Charles De Gaulle. Arrivato a Charles De Gaulle la prima cosa che ho fatto è stata quella di andare in bagno, per cambiarmi intendevo! Cambio vestiti con qualcosa di più leggero, in vista del caldo che avrei trovato a Rio.
Salgo per la prima volta su un aereo del genere, un Boeing 747, uno tra i più grandi in circolazione. Appena entro mi scappano le risate dalla gioia, mi sento come un bambino che va per la prima volta su una giostra, è immenso. Prendo posto e dopo circa 20 minuti decolliamo.
Dopo circa 18 ore tra volo e scalo, (Air France si conferma un’ottima compagnia aerea) atterro all’aeroporto internazionale di Galeao di Rio, dove ad aspettarmi c’è un mio carissimo amico, che si trova in vacanza in Brasile con la moglie. Tra chiacchiere e risate, ricevo da loro una scheda telefonica della Tim brasiliana, con un pacchetto per internet, si chiamava Tim Infinity Prè’, che mi sarà di ottimo aiuto per il mio viaggio, è costata 10 R$, l’equivalente di 3,50 €.
Ci salutiamo e vado a fare il check-in per un volo con la compagnia Aerea TAM , che mi porterà a Florianopolis, la prima tappa della mia Avventuraaa!
FLORIANOPOLIS
Fatto scalo a Sao Paolo Guarlhuos, alle 17 arrivo finalmente a Florianopolis. Costo del biglietto 35 €. Acquistare sul sito online è veramente semplice e la compagnia si è mostrata all’altezza della reputazione che ha, quindi consiglio a tutti quanti di dare sempre un’occhiata se dovete fare degli spostamenti interni, in modo particolare per lunghe distanze (www.tam.com.br).
Esco dall’aeroporto e mi lancio alla ricerca di un mezzo per arrivare in hotel. Voglio evitare di prendere taxi, ma alla fine della fiera, dopo aver chiesto informazioni a dx e sx, capisco che non è semplice e quindi mi faccio corrompere da un taxista. Trattiamo il prezzo, da 35 R$ arrivo a 25 R$.
Durante il tragitto cerchiamo di intraprendere un discorso, lui parla solo portoghese, io un pò lo parlo pure, e tra gesti e risate, mi spiega un po’ come funziona Florianopolis (o Floripa), cosa fare, cosa evitare ecc..
In pratica mi fa capire che nella zona nei pressi del mio Hotel, lungo l’Avenida Hercilio Luz, in tarda serata non è tranquilla, in quanto i ragazzi delle favelas scendono giù in città e il malcapitato di turno può essere derubato facilmente nelle migliori delle ipotesi. Premesso che Florianopolis è una delle città più civilizzate in Brasile, anche qui bisogna stare sempre con gli occhi aperti!!
Metto piede finalmente presso l’Oscar Hotel, 3 stelle.
Faccio il check-in e salgo su. La camera non è delle migliori, è piccolina ma c’è l’essenziale, letto, armadio, bagno, saponetta, aria condizionata e tv. Non manca proprio nulla, uno scarafaggio è appena uscito dal bagno e si è infilato sotto l’armadio, se lo becco!! Credo proprio che per la prima volta risponderò a quei questionari per la valutazione degli hotel e in questo caso avrò qualcosa da scrivere!
Mi sciacquo la faccia ed esco subito, voglio capire com’è Florianopolis, farne un’assaggio!!
Prima cosa da fare è trovare un supermercato, ho bisogno di una crema protettiva solare, di un paio d’infradito e qualcosa da mangiare e bere. Trovo il supermercato, Beiramar shopping Center, trovo le cose di cui avevo bisogno e dopo aver pagato scendo giù verso il mare, esattamente ‘na Praia Sao Luis‘.
C’è un lungo mare immenso, fianco a fianco con l’ Avenida Rubens de Arruba Ramos, ci sono un pò di persone, ragazzi e ragazze, chi corre, chi è in bici, chi con lo skate, chi fa una semplice passeggiata. Ci sono anche dei piccoli chioschi dove vendono ‘agua fresca de coco’, domani lo proverò. Cammino per un paio di km, fino a quando arrivo in un piccolo spiazzo dove nel bel mezzo s’innalza un albero di natale, tutto addobbato. Mi fa strano vederlo cosi, surreale, sarà il caldo, sarà il mare, boh!! e’ quasi natale ma l’aria natalizia non la respiro affatto.
Inizio a sentir la stanchezza delle ore di viaggio accumulate e vado subito a letto.
Il giorno dopo sveglia presto, colazione da campione e mi dirigo verso la stazione degli autobus urbani. Ci sono tre grandi stazioni nel centro di Florianopolis, molto vicine l’una con l’altra:
–Terminal Rodoviario Rita Maria, con linee interurbane e linee dirette fuori dal territorio Nazionale;
–Ticen, con linee interurbane;
–Terminal Cidade de Florianopolis, con le linee esclusivamente urbane.
Raggiungo quest’ultima e salgo su un’autobus diretto a Lagoa Coincecao, a nord dell’isola, pagando il biglietto a bordo, 6 R$.
Dopo una mezz’oretta scendo alla fermata nei pressi di Praia Mole, su consiglio di un ragazzo argentino (origini italiane) conosciuto sull’autobus stesso.
Erano passate da poco le 8:30 e ho potuto godermi la bellezza di questa spiaggia nel momento migliore, poche persone, spiaggia pulita con sabbia bianca, il rumore delle onde e qualche surfista che ci scivola sopra.
Durante la giornata poi si anima molto di più, fino ad arrivare all’orario aperitivo, dove si può prendere qualcosa da bere e da mangiare nei chioschi lungo la spiaggia. Cosa molto curiosa, se si guarda a destra della spiaggia, vedrete un’ammasso roccioso che ha la forma di un Dragone Addormentato.
Mi rilasso per più di un’oretta dopodiché decido di fare una passeggiata sulla spiaggia lato sinistro, incontro un piccolo sentiero tra vegetazione e pietre enormi e decido di seguirlo fino a quando mi trovo davanti una spiaggia ancora più grande e praticamente desolata, non c’era nessuno, era tutta per me! Uno spettacolo!
Mi fermo qui, faccio un bel bagno e mi godo questa pace per un pò. Arriva l’ora di andare a vedere qualche altra spiaggia più a nord, e mentre mi avvio verso la fermata dell’autobus, mi passa davanti un energumeno di 2 metri con il ciondolo tra le gambe che balla, rimango senza parole!
Vado a passo svelto verso la fermata dell’autobus e la curiosità mi spinge a fare una ricerca su google, cosa scopro?? Quella era Praia Galeta, una famosa spiaggia per nudisti!
Prendo l’autobus e mi dirigo verso Nord, dopo un’altra abbondante mezz’ora sono a Canasvieiras. Prima di arrivare in spiaggia si passa per il centro della cittadina, pieno di locali, ristoranti, alberghi, è già una località molto più turistica, pieno di gente, famiglie, ragazzi e barche attraccate di qua e di là.
La spiaggia non è un gran ché l’acqua meglio invece, però qui si può fare una nuotata molto più tranquillamente rispetto a Praia Mole dove le onde a volte lo impediscono. Proseguendo più avanti si può raggiungere un’altra località, Jurere, ma c’è un promontorio da aggirare con una bella salita e una ripida discesa, 10 minuti a piedi e là si raggiunge facilmente. Questa è la località più turistica ed elegante dell’isola probabilmente, piena di ville, discoteche e locali. La spiaggia però lascia a desiderare, molto affollata e piena di ambulanti che vendono tutti i tipi di prodotti, non il posto ideale per chi cerca un posto per rilassarsi.
Quest’ultimo posto non mi ha entusiasmato per nulla per cui sono salito sul primo autobus che passava diretto a Praia Mole.
Arrivato li mangio un bel piatto di riso con pesce in un’ristorante vicino, scendo in spiaggia, compro un’ ‘agua de coco’ e mi rilasso, cosa voler di più?
Il giorno dopo vado a visitare la parte sud dell’isola, prendendo un’autobus dal Terminal Urbano diretto ad Armacao Beach.
Però lungo la strada che porta al Terminal incontro tanti venditori ambulanti fino ad arrivare al Mercato Comunale, ed essendo appassionato mi son fatto un giretto.
Un mercato ricco di generi alimentari, soprattutto pesce, carne e frutta, abbigliamento e prodotti d’artigianato locale, un bel mix di colori e odori. Molto bella la struttura esterna, sembra nuova.
Sull’autobus incontro un gruppo di ragazzi francesi che andranno su un’isola, io non ci penso su due volte e mi aggrego a loro. Arriviamo al porticciolo e saliamo su una barca in legno, 50 R$ il biglietto e, dopo venti minuti attracchiamo ad Ilha Do Campeche.
Un piccolo paradiso, spiaggia bianchissima, acqua cristallina, naturalezza al 100%, atmosfera unica, perfino un piccolo pinguino che nuota intorno a noi. Alle spalle c’è anche una riserva protetta con ingresso a pagamento dove poter vedere animali e vegetazione tipica dell’isola.
Dopo aver mangiato qualcosa e preso una caipirinha ci lasciamo andare a piacevoli nuotate e al relax totale.
Alle 16:30 dobbiamo e rientrare e una volta arrivati ad Armocao andiamo a fare un salto ad un’altra spiaggia vicina, Praia Do Matadeiro. Bella anche questa, con un mare ondoso immerso in un litorale selvaggio e senza ombra di interventi umani, l’ideale per chi ama surfare.
Rientro e faccio un’ultimo giro tra le strade del centro, molto viva, piene di gente, di bancarelle, ma tra le tante cose quello che mi ha colpito di più è stato assister ad un canto liturgico Natalizio all’ingresso di una Parrocchia. Un canto tipico del Cristianesimo Protestante, preghiera e musica, talmente bello che mi han fatto salire un po’ di nostalgia della mia terra e del Natale a cui sono abituato a vivere.
Prima di rientrare in hotel mangio qualcosa lungo la strada, una pizza ‘Calabresa’, non è la pizza made in Italy ma piuttosto buona.
Il giorno seguente fatto il check-out vado al Terminal Rita Maria e acquisto allo sportello della compagnia Paulo Tour un biglietto (15 R$) per la meta successiva, Praia Do Rosa.
Sono rimasto molto contento dell’esperienza vissuta a Floripa, una città moderna, pulita in cui puoi trovare tutto quello di cui hai bisogno, resa ancor più bella dalle numerose spiagge che circondano l’isola, con i loro panorami, divertimenti e attrazioni. Tre giorni sono il minimo per visitarla, 5 giorni secondo me sarebbero perfetti.
PRAIA DO ROSA
Ho deciso di visitare Praia Do Rosa su consiglio di una mia carissima amica brasiliana che mi ha parlato bene del posto, ma in particolare perché avevo letto che da quelle parti c’era la possibilità di avvistare qualche balena, purtroppo sono arrivato nel periodo sbagliato, qualche mese prima sarebbe stato l’ideale.
Partito alle 12 dal Terminal Rodoviario Maria Rita di Florianopolis, dopo un’ora e mezza abbondante arriva la mia fermata. Mi trovo davanti uno stradone, SC-434, credevo di essere già a Praia Do Rosa e che avrei dovuto giusto camminare un pò per raggiungere il mio alloggio e la spiaggia, ma cosi non era.
Infatti dopo aver camminato per più di 10 minuti chiedo informazioni ad un passante, il quale mi dice che Praia Do Rosa è a 7 km da lì, quindi non mi rimane che fare AutoStop!
Tenendo sempre in mente del pericolo faccio una sorta di selezione, guardando all’interno delle auto per capire con chi avere a che fare, fino a quando vedo una opel corsa nera con una tavola da surf sopra e due ragazzi nell’abitacolo, riesco a fermarli e a strappargli un passaggio. I due ragazzi sono brasiliani, molto simpatici, parliamo in portoghese.
Mi accompagnano fino a Praia Do Rosa in quanto non conoscevano il mio alloggio, li ringrazio e vado subito ad un market a chiedere se fosse a conoscenza della Pousada Morada Esperenca, stavo iniziando a perdere la ‘speranza’, pensare che avessi presso una fregatura online. Fortuna vuole che il signore conoscesse la titolare, la chiama e la signora in 5 minuti mi viene a recuperare in auto.
La Pousada è una bella struttura su due piani, con una grande cucina in comune, giardino, e più camere, la mia molto spaziosa con bagno privato, balcone e amaca, 70 R$ / notte. Sistemo gli zaini, metto un costume e mi dirigo subito in spiaggia.
Questa viene comodamente suddivisa in Praia Norte e Praia Sul, la parte nord meno ventilata è molto più gradita ai balneanti. Cammino e dopo un po’ inizio a vedere un gran bel panorama, onde lunghe che si susseguono l’un l’altra fino a bagnare questa baia a mezza luna, circondata da colline con una fitta vegetazione e con all’interno una piccola laguna.
1,2,3,4,5,10,100 passi ed eccomi qua, con i piedi nella sabbia di Praia Do Rosa, c’è poca gente, il tempo non è dei migliori, ma la spiaggia è veramente enorme, peccato per il mare che è agitato ed è sconsigliato farsi una nuotata, eccetto per qualche avventuroso surfista che trova in questa la situazione ideale per divertirsi. Era il 20 dicembre, l’alta stagione qui inizia a gennaio e mi dicono ci sia un delirio, migliaia di persone da tutte le parti del sudamerica e del mondo che stanno in spiaggia.
Faccio una lunga camminata ascoltando musica e cantando pure, una sensazione unica di libertà nel bel mezzo della natura. Qualche passante se ne accorge e mi fa un pollice alto.
Proseguo verso la parte Nord della spiaggia fino in fondo e qui intravedo un sentiero, decido di seguirlo, mi porta su e sempre più su, fino a quando incontro un ragazzo che mi chiede informazioni, capisco che è italiano e finiamo in uno dei bar lungo la spiaggia a bere une buona birra Skol. Tra chiacchiere e risate si fanno le 19 ed entrambi andiamo via e prima di rientrare faccio un po’ di spesa ad un market per la colazione del giorno dopo.
Dopo aver fatto una doccia esco nuovamente in cerca di un buon ristorante dove cenare. Il centro di Praia Do Rosa è pieno di locali che si trovano lungo le due strade principali.
Mi fermo a La Fabrica del Taco, lungo il Caminho Do Rei, un posto carino, all’aperto e con quell’arietta giusta che ti fa star da Dio. Ordino una caipirinha e su consiglio della cameriera prendo una ‘Campechanas’. Un piatto tipico mexicano, molto buono, con costolette di maiale, lardo e una salsa, il tutto su una tortilla. Ordino un’altra Caipirinha e inizio a far amicizia con tutto lo Staff, cameriere, cuochi, argentini e mexicani, qualcuno con origini italiane, sono di casa quindi. Li saluto e vado via, il letto mi sta aspettando. Prima di dormire però passo un pò di tempo a rilassarmi sull’amaca e riprendo a scrivere momenti e sensazioni della giornata passata sul mio diario di viaggio.
Il giorno dopo esco con l’intenzione di riprendere quel sentiero nel punto in cui lo avevo lasciato, ero molto curioso di capire dove portasse. Da notare una formazione rocciosa che da l’impressione di essere un ‘Uomo Sdraiato’. Ancor più su si arriva in un punto spartivento, dove soffia veramente forte, mi spinge all’indietro, dovevo stare attento! Proseguo e a distanza di 4-5 metri vedo un serpente rosso e nero attraversare il sentiero, faccio subito 10 balzi indietro e aspetto un pò, paura!
Riprendo e faccio di corsa quel tratto per poi proseguire più su fino ad un punto dove la visuale su Praia Do Rosa è bellissima. Un indicazione scioglie il rebus, la stradina porta ad un’altra spiaggia, Praia Vermelha; ad un certo punto il sentiero si immerge in una vegetazione talmente fitta da avvolgerlo completamente, dove qualche raggio solare riesce a penetrare. Inizia un’alternarsi di sali scendi a prova di vero trekking, fino a quando dopo più di mezz’ora raggiungo finalmente la spiaggia, che si conserva totalmente allo stato naturale, molto wild, senza nessuna struttura ricettiva. Mi fermo li 20 minuti per recuperare energie, sto già pensando che sarà dura rifare il percorso al contrario, e in salita soprattutto…
Una volta tornato indietro mi fermo a pranzare in un bar lungo la spiaggia, sandwich e birra, dopodiché ho voglia di fare un bagno, il mare è mosso purtroppo, ma vedo tanta gente fermarsi alle spalle della spiaggia dove al suo interno c’è una piccola laguna. Voglio vivere questa esperienza, poso lo zaino e faccio una bella nuotata.
L’acqua è veramente calda, una sensazione strana però, non sono abituato per nulla, ma ne approfitto per fare due bracciate.
Il tempo sta diventando minaccioso e quindi decido di rientrare alla Pousada e magari passare per il centro e acquistare qualche souvenir.
La fortuna vuole che mi trovassi dentro una bottega mentre fuori iniziava a scatenarsi l’impossibile, una tempesta tropicale. Piove a dirotto, raffiche di vento fortissime che spazzano via tutto, tegole, rami, con una facilità impressionante. C’è da aver paura ma in quel momento ero felice di poter assistere a quello spettacolo, la natura da spettacolo.
Venti minuti di panico e paura finisce tutto quanto, il sole torna a splendere su Praia Do Rosa ed io posso rientrare alla Pousada.
La tempesta ha creato qualche disagio, manca la corrente, case e strade senza luce, i tecnici lavorano per ripristinare il tutto. Io esco ugualmente e vado di nuovo alla Fabrica del Taco dove mi sono trovato benissimo; le strade sono tutte infangate e ringrazio il mio Nokia del 15-18 che con la sua lucina mi aiuta a non cadere in qualche pozzanghera. Arrivato ordino un Heiniken e un tacos con gamberi, con delle salse piccanti. Ho solo 30 R$ e non potendo utilizzare la carta di credito non ordino nient’altro. Passa un’oretta e come d’incanto arriva la luce, cameriere: una caipirinha!
Faccio amicizia con un gruppo di ragazzi anche loro in vacanza e iniziamo a cantare sulle note di Volaaaareee, oohhooo, Cantaaareee ooohhohoh…
Mi sono divertito molto e a fine serata siamo andati tutti in spiaggia. Sono rimasto seduto ad osservare il cielo più stellato che abbia mai visto, è stata sempre una mia passione scrutarlo, cercare le costellazioni, trovare la stella polare che cambia sempre orientamento a seconda del punto della terra in cui ci si trova. Si fanno le tre e i ragazzi mi accompagnano alla pousada.
Il mattino dopo avrei dovuto prendere un mezzo per raggiungere il Terminal Rodoviario di Imbituba, ma la sig.ra Maria Helena, titolare della Pousada, è stata cosi gentile da accompagnarmi in macchina. Li mi aspettava un autobus della Compagnia Eucatur che mi avrebbe portato a Porto Alegre da dove avrei preso una coincidenza per Punta De L’Este.
PORTO ALEGRE
Oggi è il 21/12/2012, che secondo il calendario dei Maya corrisponde alla ‘fine del mondo’. Non credo molto ad una previsione fatta migliaia di anni fa e con gli strumenti che avevano a disposizione tra l’altro; beh speriamo vada tutto per il meglio!
Alle 11:15, con venti minuti di ritardo, lasciamo il Terminal di Imbituba con un un’autobus a 2 piani della compagnia Eucatur (www.eucatur.com.br) che dovrebbe arrivare intorno alle 18:40 a Porto, dove alle 20:30 avrei preso una coincidenza con un’altro autobus diretto a Punta De L’Este.
Avevo già acquistato il biglietto per Porto Alegre al Terminal Maria Rita di Florianopolis, pagandolo 55 R$, da loro sito internet è possibile fare un check delle linee e orari ma non acquistare in quanto c’è bisogno del ‘Codice Fiscale Brasiliano’.
La mia amica brasiliana mi aveva avvertito che le strade brasiliane erano un disastro, ma non pensavo fino a quel punto! La sfortuna vuole che lunghe code causate da lavori in corso ci facesse accumulare 3 ore di ritardo; arriviamo al Terminal Rodoviario di Porto Alegre alle 21:30, e la frittata è fatta.
Per prima cosa mi dirigo in uno sportello della compagnia TTL, dell’autobus per Punta Del Este (www.ttl.com.br) e, chiedo se ci fosse ancora qualche posto disponibile per il giorno dopo. Dopo una lunga attesa vengo accontentato e ottengo un nuovo biglietto, mi è andata bene perché altrimenti mi sarebbe saltato tutto il planning.
Ottenuto il biglietto, trovo un’internet point e collegandomi su booking prenoto un posto letto all’ Hostel Porto Do Sol, 30 R$ per posto letto in dormitorio, con bagno in comune e colazione inclusa. Salgo su un taxi e in 10 minuti sono lì.
Sistemati gli zaini esco subito e vado alla ricerca di un ristorante per cenare, camminando per le strade senza sapere dove fossi. Era quasi mezzanotte e per fortuna ne trovo uno ancora aperto sull’avenida Venancio Aires, Cerilo Bar, con un pò di gente, il che vuol dire ‘si mangerà bene’. Scelgo dal menu birra e ‘Frango à Passarinha Moda da Casa’ (27,50 R$). In italiano vuol dire ‘pollo uccellino’ e si chiama così perché il pollo viene tagliato a piccoli pezzi. Si tratta di pollo fritto con polentine, uova di quaglia, olive verdi, un piatto veramente enorme che non sono riuscito a finire e la parte rimasta l’ho portata via con me, niente male comunque.
Il giorno seguente dopo aver fatto colazione e aver lasciato gli zaini in reception, prendo una mappa e vado dritto verso il centro di Porto Alegre, ho circa 7 ore per visitare la città.
Cammino per un po’ e lungo l’Avenida Osvaldo Aranha trovo un parco molto grande e vivace, il Parco Farroupilha Redencao, con al suo interno un laghetto artificiale, un monumento (‘Lo spedizioniere’) in omaggio ai soldati della 2° Guerra Mondiale, campi da calcio, piste d’atletica, anfiteatro, insomma c’è di tutto.
Vicino al monumento assisto ad alcuni anziani che bevono un ‘Mate’, un’infusione preparata con foglie sminuzzate dell’erba Mate e bevuta calda tramite una Bombilla (cannuccia).
Mi muovo dal lato opposto, esattamente sull’Avenida Joao Pessoa dove c’è un mercato che si estende lungo tutta la via.
Veramente un bel mercato, ricco di prodotti artigianali, prodotti agro-alimentari e tutto rigorosamente biologico. Ho visto molte cose particolari, quella che però mi ha incuriosito di più era la preparazione del ‘Caldo de Cana’, ovvero il succo della canna da zucchero, spremuto al momento e bevuto puro o con l’aggiunta di succo di limone o ananas. Lo assaggio, molto buono, strano ma buono!
Finito il giro al mercato biologico mi avvio verso il centro e in 10 minuti lo raggiungo senza alcuna difficoltà, e molto semplice muoversi tra le vie di Porto Alegre. Qui si respira già un’aria del tutto diversa, c’è molto movimento, i negozi sono strapieni, venditori ambulanti a destra e sinistra, spettacoli per la strada, sembra proprio di respirare il vero clima brasiliano, felizidade e alegria. Mi fermo in una bancarella è compro del Pane De Quejo, pane con formaggio gratinato, molto buono.
Proseguendo arrivo alla Rua Dos Andradas e vedo una struttura imponente, la Chiesa Das Dores, la più antica chiesa esistente della città.
A poche centinaia di metri dal centro c’è il Mercato Comunale, molto simile a quello di Florianopolis, soprattutto per la struttura esterna. Anche qui si trova di tutto, da prodotti artigianali, souvenir, abbigliamento, e prodotti agroalimentari, tra i quali prevalgono ondate di Frutta.
Sono rimasto molto incuriosito dai modi in cui vengono esposti gli alimenti, in particolare carne e pesce, ai limiti dell’igienicità, almeno secondo gli standard europei, qui però è nella normalità.
Infine avevo intenzione di fare un bel bagno credendo ci fosse il mare a Porto Alegre, ma non avevo studiato bene Geografia e quindi mi sono fatto una camminata di 5-6 km fino alla Praia De Belas, per nulla. Infatti si tratta di un grande estuario di 5 fiumi classificato però come Lago Guaiba, non balneabile è un pò inquinato. E’ comunque molto frequentato, c’è un lungolago molto carino e pieno di chioschi, luogo ideale per passeggiare, correre e per rilassarsi con un buon drink.
A questo punto rientro di nuovo in ostello, prendo gli zaini e mi dirigo alla Rodoviaria, dove finalmente alle 20:30 prenderò l’autobus che mi porterà a Punta Del Este, sperando di non avere nuove sorprese.
E’ stata una visita inaspettata quella di Porto Alegre ma alla fine ho avuto la possibilità di visitare un’altra città del Brasile.
Per quel poco che ho potuto vedere in mezza giornata posso dire che di Porto Alegre mi è piaciuta in modo particolare la sua vivacità, i suoi colori e la sua gente, ma mi ha deluso il fatto che non ci fosse il mare vicino.
TOCCATA E FUGA A PUNTA DEL ESTE
Partito alle 20:30 dalla Rodoviaria di Porto Alegre dopo 10 ore di viaggio arrivo a Punta Del Este. Lasciato uno zaino al deposito bagagli del Terminal esco subito per le strade della cittadina, è presto, sono le 7 del mattino e in giro non c’è veramente nessuno, solo un cane oltre a me.
Punta Del Este è una città che si sviluppa su una penisola che si immerge nel mare ed è bagnata da un lato dalle acque dell’oceano e dall’altro dalle acque dell’estuario del Rio della Plata; questa penisola non è molto larga tanté che in alcuni punti si ha la possibilità di vedere entrambi i mari, voltandosi da un lato e dall’altro.
Quindi è molto semplice muoversi a piedi anche senza una mappa ed io ho fatto proprio cosi, andando dove mi portava il vento’.
Nei pressi del terminal c’è una grande rotonda e subito un vialone, Rambla General Jose Artigas che mi porta esattamente alla Playa Brava, dove si trova anche il Monumento De Los Dedos (Monumento delle dita), simbolo della città, una mano che emerge dalla sabbia ed è protesa verso l’alto, che rappresenta la presenza dell’uomo nella natura.
Ho la fortuna di poter ammirare un alba indimenticabile, una vera pace tra il rumore delle onde dell’oceano e dei gabbiani con la spiaggia totalmente deserta, solo ombrelloni e giusto qualche coppia che se la sta spassando, probabilmente avendo timore della fine del mondo 12/12/2012 ne hanno approfittato fino alla fine.
Mi fermo un po’ godendomi questo momento dopodiché riprendo a camminare, voglio raggiungere l’altro lato. Non impiego molto tempo e mi ritrovo sulla spiaggia bagnata dalle acque del Rio, è un golfo e di conseguenza il mare è molto più calmo.
Lungo la spiaggia si inizia a vedere del movimento, c’è chi cerca oggetti preziosi con un metal detector, chi inizia a correre e chi pesca, primi segnali del risveglio della città. Continuo verso sud passando dal porto fino ad arrivare ‘alla punta’ di Punta Del Este, chiamata Punta Salinas, il punto roccioso che separa e unisce le acque dell’oceano e del rio. Qui si trova una scultura molto carina che raffigura il ‘Canto delle Sirene’, una famiglia di sirene scolpita in pietra, un pò danneggiate però; inoltre si può intravedere in lontananza un’isola, l’Isola di Lobos. Cento metri prima si trova il Faro di Punta De L’Este, molto carino l’edificio e la zona che lo circonda altrettanto.
Continuo lungo la Rambla General Jose Artigas, che in pratica costeggia tutta la penisola e vado in cerca di un bar dove far colazione.
Tra le vie del centro trovo quello che cercavo, un bar, il Greco, pieno di gente e con dei buoni croissant. Prendo 2 brioches, un capuccino ( caffè e latte a parte) e due bottigliette d’acqua, 350 pesos uruguayos, circa 13 €, non di certo economico. Fatta colazione cerco un Atm dove poter prelevare, ma dovendo prelevare come minimo 100 pesos e sapendo che in serata sarei già andato via ho lasciato perdere, avrei pagato sempre con la carta.
Decido di tornare in spiaggia, Playa Brava, dove avrei dovuto incontrare degli amici del mio coinquilino Uruguayo Martin e nell’attesa stendo il telo e mi sdraio, rilassandomi e godendomi quella bella giornata di sole. Durante la mattinata faccio amicizia con una coppia di argentini, molto simpatici, con cui scambiamo qualche chiacchiera, facciamo un po’ di tuffi e qualche foto.
Si fa pomeriggio e finalmente incontro gli amici di Martin, tra cui Pablo. Mi portano con loro su un’altra spiaggia, mezz’ora di auto e siamo lì, alla Barra, Playa Montoya. Qui le spiagge sono molto più grandi e libere, ed il mare molto più forte, le onde sono veramente enormi.
Spendiamo il resto della giornata qui bevendo anche del buon Mate. Fa molto strano bere una bevanda caldo sotto 38-40 °, ma per loro è normale, addirittura mi han detto che bevendolo sentirai meno sete e cosi era. Facciamo diversi tuffi tra le onde dell’oceano, avevo un pò di timore ma dopo aver visto gli altri mi son lanciato anch’io, è stato spassoso.
Si fanno le otto e mi propongono di unirmi ad una partita di calcetto alle 22; sono malato di calcio, ma era tanto tempo che non giocavo dopo l’ultimo intervento alla gamba ma, la voglia era talmente tanta che non sono riuscito a dire di no, anche correndo il rischio di perdere l’autobus che sarebbe partito alle 23:50. Mi procurano pantaloncini, maglietta e scarpette e alle 22:15 si inizia a giocare, faccio il primo gol della partita ma alla fine la mia squadra perde, anche se mi sono divertito tantissimo.
Durante la partita controllavo sempre l’orario e alle 23:10 mi stacco e vado a fare una rapida doccia negli spogliatoi, finita esco fuori e subito Pablo mi accompagna al Terminal, saluto tutti quanti, prendo lo zaino nel Terminal e salgo sull’autobus della compagnia BuqueBus che stava già facendo l’imbarco.
E’ stata una giornata intensa, stravissuta, ricca di emozioni soprattutto per la partita finale, non potevo chiedere di più. Peccato aver perso 1 giorno a Porto Alegre, avrei potuto vedere qualcosa in più nei dintorni di Punta De L’este, da quanto mi ha raccontato Pablo, e anche la vita notturna. Quindi consiglio a tutti quanti di spendere almeno 3-5 giorni a Punta De L’Este anche per godervela, ne varrà sicuramente la pena.
LA CITTà DEL TANGO, BUENOS AIRES
Avevo pianificato il mio arrivo a Buenos Aires per il 24 dicembre in modo tale da festeggiare Natale in famiglia, anche se non conoscevo nessuno dei miei parenti e per fortuna, tranne il piccolo imprevisto a Porto Alegre, sono riuscito a rispettare la tabella di marcia. Il biglietto l’avevo acquistato di conseguenza nel mese di agosto direttamente dal sito online della compagnia Buquebus, www.buquebus.com, optando per la soluzione più economica con scalo a Colonia, 630 pesos argentino, l’equivalente di 65 € più o meno.
Partito con un’autobus alle 23:50 da Punta De L’Este, intorno alle 4 del mattino arrivo al Porto di Colonia dove per prima cosa si fanno le opportune procedure per il passaggio del confine. Era molto strano pensare che un semplice vetro rappresentasse la linea di confine tra due Stati!! Avrei voluto comprare qualcosa da mangiare ma non avevo soldi liquidi in tasca e l’unico bar presente non accettava carte di credito, quindi l’ho passata con qualche bustina di zucchero del bar stesso.
Salgo su una grande nave della stessa compagnia e alle 5:30 salpiamo, tra le acque del Rio della Plata, direzione Buenos Aires. Riesco a dormire giusto un paio di ore, ma la luce dell’alba mi spinge ad andare sul ponte della nave, dove un leggero vento accarezza la mia pelle e i raggi del sole riflettono sui grattacieli della città che svettano in alto, proprio una bella vista.
Alle 07:40 arrivo al Porto De Darsena Norte dove ad attendermi ci sono mio cugino Pablo e il padre, Vincenzo, è la prima volta che ci incontriamo. Saliamo in macchina e andiamo dritti a casa loro, passando per i vialoni della città tra cui l’Avenida Rivadavia, il viale più lungo del mondo, 37 km. Loro vivono nella Matanza, un dipartimento della provincia di Buenos Aires, esattamente a Ramos Meja, pieno di emigranti italiani che vivono lì da più di 50 anni. Buenos Aires è una delle città più grandi del sudamerica e la sua provincia è veramente enorme, basti solo pensare che ha una superficie superiore a quella di tutto il territorio dell’Italia.
Dopo un’oretta arriviamo a casa e mi lascio coccolare dai parenti a suon di brioches, biscotti, caffè e Mate, non mangiavo dal pomeriggio precedente, avevo proprio fame. Passiamo un paio di ore a parlare della famiglia, dell’Italia, del mio viaggio dopodiché pranziamo, anche qui non mi lascio a complimenti e faccio bis di pasta, carne, insalata e macedonia, tutto accompagnato da qualche bicchiere di buon vino rosso.
Pablo mi accompagna nell’appartamento, ancora in costruzione, dove avrei dormito per quei 7 giorni, sistemo gli zaini e riposo un po’. Intono alle 20 mi sveglio, faccio una rigenerante doccia fredda (il boiler non era ancora stato installato), mi vesto e vado dagli altri, dove conosco l’intera famiglia, cugini, zii, con le rispettive famiglie. Iniziamo a conoscerci meglio tra uno spagnolo improvvisato e calici di birre mentre qualcun’altro, Pasquale, inizia a fare un’enorme grigliata di carne! Ci sediamo a tavola e inizia la grande abbuffata, carne di diversa origine e tagli a non finire, vino rosso e birra, dolci e altro ancora.
Scocca la mezzanotte, è Natale, cenone all’aperto, 35°, camicia sbottonata, pantaloncini e infradito!! Un’atmosfera surreale per me, sono abituato a passarlo chiuso in casa, con la legna che brucia nel camino, con cenone a base di pesce, il presepe e l’albero addobbato con i regali sotto, il freddo rigido che percepisci non appena apri un poco la finestra, la neve quando nevica, la grappa, gli amari….
Non è cosi ma ci si scambia gli auguri ugualmente con un brindisi di spumante, questo è qualcosa di familiare e, i bambini scendono giù nelle strade a sparare piccole bombette e girandole. Alle 6 del mattino, dopo aver bevuto anche qualche mate con Pablo, metto piede finalmente nel mio letto, ero esausto e pieno, mi avrebbe aspettato una lunga dormita.
Passata gran parte della giornata successiva ancora a tavola con la parentela, nel tardo pomeriggio Diego, soprannominato ‘Lo Storto’, un po’ come dire lo svitato, mi porta a fare un giro tra le strade della Ramos Meja con la sua 128, con motore modificato. E’ incredibile vedere lo stato in cui versano le strade, ci sono delle buche che sembrano crateri e altrettanto incredibile è la guida, c’è poco rispetto delle precedenze, degli stop, delle strisce pedonali e limiti di velocità, e questo l’ho potuto vedere in prima persona con mio cugino al volante, avevo iniziato a capire perché lo chiamavano ‘Storto’.
Il giorno dopo sono invitato al ristorante di Pasquale, ‘El Pamperito’, aperto da più di 30 anni, si trova sulla Juan Domingo Péron 2169 San Justo, di fronte l’Università Nazionale Della Matanza. All’interno del ristorante l’occhio cade subito su una griglia enorme (Parrilla) con due operatori e, una grande quantità di carne. E’ piccolo ma sempre pieno di gente seduta in sala e gente che fa la fila per il take away, tantè che Pasquale mi dice che ha clienti fissi da molti anni che in pratica vanno tutti i giorni; che salute di ferro devono avere!!
Mi fanno accomodare e mi portano una birra, Guilmes, dopodiché mi fanno assaggiare due Empanadas, (fagottini di pasta a forma di mezzaluna ripieni di carne) poi Bife de Costilla (Costata di manzo), Pechite de Cerdo (Costine di maiale) e Callos de Ternera (trippa di vitello), tutto accompagnato da diverse salse piccanti e non e, per concludere patatine e un’insalata. Non ho mai mangiato carne cosi buona, cucinata benissimo, saporita e tenera, ecco perché El Pamperito riscuote ancora successo a Ramos Mejia. Sono proprio fortunato ad avere dei parenti ristoratori!! Consiglio quindi a chiunque si trovasse da queste parti di fare un salto al Pamperito, ne vale proprio la pena.
Finito l’ottimo pranzo rientro a casa, sento la cugina di un mio carissimo amico, Belen, che vive a Buenos Aires e mi avrebbe portato in giro a vedere qualcosa di bello. Ci diamo appuntamento per le 17:30 all’incrocio tra l’Avenida 9 De Julio e l’Avenida Belgrano.
Per spostarmi ho usato il Colectivo, ovvero gli autobus urbani che funzionano 24 ore su 24 e, grazie al sito online www.omnilineas.com/argentina/buenos-aires/city-bus/, inserendo luogo di partenza e arrivo, è stato molto semplice trovare le linee corrispondenti, che passano tutte per l’avenida Rivadavia. Il costo del biglietto varia tra 1 e 2 pesos a seconda della distanza da percorrere e si paga direttamente sull’autobus, quindi molto economico.
Dopo un’abbondante mezz’ora arrivo a 9 De Julio dove incontro Belen, tempo di conoscerci e ci spostiamo verso i luoghi più rinomati di Buenos Aires.
Saliamo lungo l’avenida 9 De Julio, una delle arterie principali del centro di Buenos Aires. Facciamo giusto un centinaio di metri e troviamo il Teatro Colòn, uno dei primi cinque teatri al mondo per le opere liriche e avente più di 100 anni. E’ talmente grande che si affaccia anche sull’avenida parallela e su Plaza De Vaticano.
Proseguiamo lungo l’avenida fino ad arrivare all’incrocio con l’avenida Corrientes, nella Plaza de la Repubblica, dove s’innalza il famoso Obelisco, uno dei simboli di Buenos Aires, monumento nazionale, alto circa 70 m, eretto per festeggiare il quarto centenario della fondazione della città.
Plaza de la Republica è veramente grande, circondata da enormi palazzi, ed oltre ad ospitare l’obelisco rappresenta uno snodo fondamentale per il traffico della città, cosa che si può notare immediatamente.
Andiamo nell’avenida Corrientes e non posso fare a meno di notare molti altri teatri, tra cui il Teatro Nacional, il Teatro Gran Rex e l’Opera Allianz, questi ultimi due uno di fronte all’altro. Non per niente Buenos Aires è considerata una delle capitali mondiali del teatro e c’è da dire anche che è grande l’amore e la partecipazione da parte degli abitanti stessi.
Arriviamo all’incrocio con la Calle Florida, dove inizia un’area pedonale, una vera e propria via dello shopping lunga qualche chilometro, piena di negozi, di turisti e impiegati per la vicinanza al quartiere finanziario. E’ una delle principali attrazioni turistiche della città e alla sera quando il ritmo diventa blando la strada si riempe di artisti di strada, tra cui non possono di certo mancare dei ballerini di tango. Abbiamo avuto la fortuna di assistere ad un’esibizione ed ero talmente emozionato che mi è venuta la pelle d’oca.
Salendo più su infine abbiamo fatto un giro alla Galerias Pacifico, un centro commerciale con ristoranti e negozi di marchi mondiali, che si trova all’interno di un’edificio molto elegante con diversi affreschi nel soffitto. Lasciamo il centro e prendiamo l’avenida Cordoba, che ci porta dritti dritti a Puerto Madero, il quartiere più nuovo di Buenos Aires, sembra proprio di essere in un’altra città. E’ un quartiere in cui l’atmosfera è resa ancora più affascinante grazie alla presenza del fiume con il Puente de la Mujer, con grattacieli nuovissimi sullo sfondo e ristoranti d’autore, clima ideale cenare o bere qualche drink con vista sul quartiere. Il ponte della Donna fu progettato con l’intento di raffigurare una coppia che balla il tango, un uomo che sostiene una donna mentre si piega all’indietro, nella classica figura del casquè.
Ci sediamo in uno dei tanti locali sulla darsena e prendiamo qualcosa da bere, godendoci un pò di meritato relax. Si fa buio e rientriamo, prendo l’autobus numero 2 che mi porta a Ramos Mejia.
Il mattino seguente faccio un giro a Ramos Mejia, accompagnato da Vincenzo il padre di famiglia che difficilmente mi lasciava solo, avendo timore per via della delinquenza che c’è. Mi faceva molto senso ogni qual volta mio cugino mi diceva ‘ricordati che qui siamo al 3° Mondo‘, poche parole che avevano un peso specifico molto alto e che mi portavano ad avere sempre gli occhi aperti, fin troppo aperti. Mi hanno raccontato anche che a volte non ci si può fidare nemmeno della polizia stessa perché corrotta e, di non salire mai su un taxi che si ferma davanti a te senza che tu lo abbia chiamato prima. Tutte le case del quartiere inoltre sono protette con barre di ferro sulle finestre, nei garage, per evitare furti che qui sono all’ordine del giorno. Eppure nelle strade non circolano macchine cosi nuove, anzi sono abbastanza datate come potete vedere.
Continuiamo il nostro giro e io trovo quello che volevo, il Mate (recipiente in legno) e la bombilla (cannuccia di metallo) con cui bere l’Erba Mate, lo voglio portare a casa. Prima di utilizzarlo mi raccomandano di lasciarlo il giorno prima con la yerba e acqua calda in modo tale che prenda il gusto della yerba ed elimini quello del legno. Finito questo piccolo tour mattutino, rientriamo a casa e pranziamo, un bel piatto di spaghetti finalmente.
Il pomeriggio l’ho passato interamente in camera, lontano dal caldo afoso, ad aggiornare il mio diario di viaggio agli ultimi giorni trascorsi, cosa che facevo in genere ogni sera prima di dormire, e con il mio primo Mate.
La sera sono stato invitato da altri parenti fuori a cena e mi hanno portato in un ristorante di Pescado (pesce), il Contigo Perù, sulla Calle Echeverria nel quartiere di Belgrano. Loro vengono qui quasi ogni weekend, perchè si mangia benissimo e non è troppo costoso.
Zuppa di pesce, gamberi, riso, frittura mista, gamberoni, tutto molto squisito e accompagnato da un buon vino bianco. Consiglio a tutti questo ristorante peruviano se volete fare una buona mangiata di pesce fresco. Finito di cenare facciamo un giro per le vie di Palermo e prendiamo un gelato, io prendo Dulce de Leche e Ciocolato Blanco.
Mi alzo al mattino verso le 12 e dopo aver pranzato Vincenzo mi accompagna al Terminal Retiro, dove acquisto il biglietto per la tappa successiva, Le Cascate Iguazu, biglietto di cui avevo fatto la prenotazione in anticipo sul sito online della compagnia Crucero del Norte onde evitare di non trovare nulla visto il periodo di alta stagione e festività. Dopo aver concluso questa operazione lascio Vincenzo e prendo l’autobus n° 2 diretto all’obelisco dove avrei incontrato nuovamente Belen. Decidiamo di andare a visitare il quartiere de La Boca prendendo l’autobus n°53 che ci lascia all’Avenida Don Pedro de Mendoza.
La Boca è un quartiere che conserva ancora costruzioni e architetture coloniali e fu popolata soprattutto da immigranti genovesi che le hanno dato l’aspetto attuale.
A pochi passi troviamo ‘Il Caminito’, un’altra mete turistica di Buenos Aires, caratterizzata da edifici con facciate di diversi colori. Fu merito del Pittore Benito Quinquela Martin che si ispirò allo stile originale delle case popolari (conventillos), ridando vita a questa via dipingendola con gli scarti delle vernici usate per le imbarcazioni che transitavano nel Rio Matanza Riachuelo. Nella zona inoltre ci sono numerosi ristoranti, locali, negozi e molti artisti di strada, che la rendono l’atmosfera ancor più bella e viva.
Facciamo una passeggiata lungo il Rio Matanza che si trova li a due passi, e Belen mi fa notare quanto sia inquinato, infatti e tra i primi fiumi più inquinati al mondo, nulla da perdere quindi. Saliamo giusto sul Puente Nicolas Avellaneda per scattare qualche foto.
Essendo appassionato di calcio mi sarebbe piaciuto andare a visitare lo stadio del Boca Junior, ‘La Bombonera’, ma la polizia ci ha fermati dicendo che era tardi (18:30) e che era pericoloso stare in zona per i turisti, messaggio recepito al volo e andiamo via. Prendiamo l’autobus 29 che ci porta al quartiere Palermo, dove facciamo tappa al Centro Commerciale Alto Palermo, per mangiare qualcosa.Io ordino un risotto con funghi e carciofi e un buon bicchiere di vino bianco. Palermo è il quartiere più grande di Buenos Aires con case molto eleganti dove vive la classe medio alta della città.
Si può suddividere in altri sotto quartieri, come Palermo-Holliwood, Palermo-Soho, Palermo-Alto, Palermo-Veijo.
Finito di cenare prendiamo la metro, la Subte e, raggiungiamo altri amici e mio cugino Pablo con cui passiamo una bella serata in una tranquilla discoteca di Buenos Aires, tra musica commerciale e Cumbia. Rientriamo a casa verso le 6 del mattino e prima di riposare preparo gli zaini per il giorno stesso.
Alle 11:15 suona la maledetta sveglia, cosi presto, solo quattro ore di sonno, eppure devo alzarmi, quindi sfrutto la doccia gelata e in 15 minuti sono pronto. Faccio una colazione abbondante e poi rimango su con i parenti a fare due chiacchiere, le ultime, mi fanno anche un pensierino, una pergamena in pelle con disegnato il territorio dell’Argentina, molto molto bella.
Verso l’una vado via, accompagnato da tutti, Beatriz, Pablo e Vincenzo, un’oretta di macchina, l’ultima traversata sulla Rivadavia e arriviamo al Terminal Retiro. Una stazione molto grande che si trova sull’Avendida del Libertador, a due passi da Puerto Madero. Controllo il gate di partenza del mio autobus e andiamo lì ad attendere.
Alle 14:30 arriviamo ai saluti che sono sempre tristi, ma questa volta un po’ meno perché ero felice, felice di aver conosciuto dei familiari cosi bravi e gentili che mi hanno trattato come un figlio, come un fratello, sono stato veramente bene con loro. Ci salutiamo augurandoci il meglio e di rivederci presto.
Salgo sull’autobus della compagnia Crucero del Norte, mi avrebbero atteso più di 20 ore di viaggio per raggiungere le Cascate Iguazu.
Cosa dire di Buenos Aires, una città incantevole, accogliente, ricca di storia e di colore, caotica e dalle mille sfaccettature, ricca, moderna e pulita in alcune zone, povera, fatiscente e pericolosa in altre. Una città viva, divertente, luminosa, dove si può trovare dell’ottimo cibo ovunque, con molte attività culturali, centri commerciali per fare shopping e con trasporti pubblici economici e facili da utilizzare. Una meta turistica a mio avviso perfetta, a cui non manca proprio nulla, che merita senz’altro di essere visitata.
LO SPETTACOLO DELLE CASCATE IGUAZU
Le Cascate Iguazù sono generate dal Rio Iguazù al confine tra Brasile, Argentina e Paraguay. Sono considerate tra una delle 10 meraviglie del mondo e sono state designate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Ci sono diverse linee che fanno la tratta Buenos Aires – Iguazu, basta dare un’occhiata a questo link www.omnilineas.com.ar.
Io avevo acquistato il biglietto per le Cascate Iguazù un paio di mesi prima direttamente dal sito internet della compagnia, www.crucerodelnorte.com.ar, onde evitare di non trovare nulla visto il periodo di alta stagione e in modo tale che riuscissi ad arrivare a Rio de Janeiro per capodanno. Prezzo del biglietto 657 pesos argentini, circa 65 €.
Alle 15:30 con già un’ora di ritardo lasciamo Buenos Aires, il viaggio prevede l’arrivo il giorno successivo alle 08:25, 18 ore, mai fatto in vita mia un viaggio cosi lungo. Però c’è una cosa positiva, l’autobus non è uno di quelli a cui sono abituato in Italia, infatti ha dei posti a sedere molto larghi e comodi e con la possibilità di piegarli totalmente sino a diventare un vero e proprio letto.
Avendo prenotato il posto a sedere vicino al finestrino, durante il viaggio non ho fatto altro che osservare il paesaggio che si apriva all’orizzonte, tra cui le caratteristiche Pampas Argentine, chilometri e chilometri di ampie pianure accompagnate unicamente dal mutare del cielo e da masse di nuvole sospinte dal vento, dove di tanto in tanto si intravedevano in lontananza allevamenti di bovini e qualche cavallo.
Alla sera inoltre la compagnia ci serve la cena, come nelle compagnie aeree internazionali, un servizio mai visto in Italia e in Europa. Risotto con carne di vitello, pane, un rustico con formaggio e una fetta di torta, compresa una bibita a scelta. Dopo cena molti erano già sdraiati pronti a dormire e altri come me a seguire un film di fantascienza che veniva mandato sul televisore.
Intorno alle 6:30 del mattino facciamo sosta in un centro convenzionato con la Crucero del Norte, dove al suo interno c’era un ristorante e veniva servita la colazione. Latte, caffè e mini croissant, ne avrò mangiati 6-7. Dopo qualche ora non si può più chiudere occhio, ma non è per la luce del sole ma per la musica, tre ore di fila…
Passate le stazioni di Puerto Rico, Montecarlo alle 11:15 arriviamo finalmente al Terminal di Porto Iguazù e, per prima cosa, vado a lasciare lo zaino più grande al deposito bagagli, dopodiché mi reco presso il centro informazioni del Terminal chiedendo info su come raggiungere le Cascate.
Non sembrava difficile, l’unico problema è che essendo quasi le 12 non avrei avuto il tempo a disposizione per visitare anche il lato brasiliano in quanto chiudeva alle 18 e l’ultimo autobus era alle 14. Decido quindi di visitare solo il lato argentino che, a quanto pare sembra essere anche quello più bello e interessante. Ci sono autobus che ogni 15 minuti partono dal terminal per le cascate, prezzo del biglietto a/r 50 pesos argentini.
In meno di mezz’ora arriviamo al Parco Nazionale dell’Iguazù, acquisto il biglietto d’ingresso per 130 pesos, prendo una cartina, attraverso il centro di accoglienza turistica e vado dritto verso una piccolissima stazione, da dove parte un trenino che fa due fermate, una che corrisponde al Rio Iguazù Superiore e, un’altra intermedia che porta a diversi Salti sul Rio Iguazù Inferiore.
Dieci minuti di trenino tra la vegetazione del parco e si arriva all’Estacion Garganta, da qui una lunga passerella sulle acque del Rio Iguazù porta alla Garganta del Diablo, la Gola del Diavolo.
Una cascata imponente, maestosa, un frastuono da lasciarti a bocca aperta, dove si può osservare e ascoltare la forza della natura, oltre 400.000 litri di acqua al secondo. Dall’interno della gola si intravede un arcobaleno tra una grande nube di pulviscolo che raggiunge la passerella. Rimango li 5 minuti ad osservare tutta quella massa d’acqua spumeggiare con potenza tra le spalle della gola e a meditare, ti viene naturale, a pensare a quanto piccolo sia l’uomo di fronte alla natura e a quanto possa essere difficile domarla, e poi il pensiero più assurdo, chissà se qualcuno mai abbia avuto la pazza idea di tuffarsi giù nel vuoto e ad uscirne incolume, chissà, impossibile!
Torno indietro verso la stazione e ci sono da aspettare 15 minuti prima che il trenino parta, quindi decido di proseguire a piedi sperando di poter vedere qualcosa di particolare tra il verde della vegetazione.
Il fruscio degli arbusti lascia presagire la presenza di qualche animale ed ecco alcune lucertole affacciarsi, sono le Tegu in bianco e nero dell’argentina. Un pò più avanti vicino una pozzanghera d’acqua centinaia di farfalle da svariati colori e dimensioni si dissetano e svolazzano di qua e di là, libertà allo stato puro.
Arrivato alla stazione intermedia la mia attenzione è presa da un gruppo di Coati Rossi che si dimenano tra loro per del cibo lasciato da qualche turista. Sono degli animali molto carini, anche se è raccomandato in tutto il parco non dargli del cibo in quanto potrebbero non mollarvi più.
A questo punto ci sono due circuiti, uno superiore e l’altro inferiore. A differenza della passerella della Gola Del Diablo che è pianeggiante, qui ci sono da fare dei sali scendi piuttosto impegnativi che ti fanno venire il fiatone, ma alla fine ne vale sempre la pena quando ci si trova davanti ad uno spettacolo unico. Ci sono dei punti in cui si è proprio al di sotto delle cascate, dove si può osservare come la forza battente dell’acqua nel corso dei secoli abbia lavorato e levigato le rocce. In altri punti invece si è proprio al di sopra dello strapiombo che va giù, quasi 100 m di altezza. In lontananza si può osservare la Garganta del Diablo.
Per chi volesse c’è anche la possibilità di fare un giro su un gommone a remi tra la foresta del Rio Iguazù superiore, per 70 pesos, o addirittura imbarcarsi per 150 su una nave a motore raggiungendo e stazionando sotto le cascate più grandi.
Ma se questo è poco con 600 pesos si può sorvolare l’intero Parco con un elicottero per circa 10 minuti, purtroppo erano un po’ troppo per il mio budget altrimenti quest’ultima avventura l’avrei fatta volentieri. In circa 3 ore ho visitato tutto il Parco, con un buon passo, quindi per chi voglia vederlo con calma una mezza giornata abbondante è il minimo.
Dopo aver preso un panino ad un bar salgo sul trenino che mi porta all’ingresso principale del parco e da qui prendo l’autobus per il Terminal Puerto Iguazù. Ritirato il bagaglio mi reco preso uno sportello e acquisto un biglietto per Foz do Iguazù, il lato brasiliano, da dove l’indomani partirò in aereo per Rio De Janeiro. Passata la dogana scendiamo alla Rodoviaria degli autobus e da qui un’altro autobus, la linea 120 pagando 2,35 R$, che mi porta al mio alloggio, il Royal Igassu Hotel, a circa 6 km dall’aeroporto.
La camera è una matrimoniale con bagno privato e aria condizionata, niente male, pagata 90 R$ per una notte.
Inoltre nella struttura c’è anche una grande piscina, infatti ne ho approfittato subito per fare due bracciate e rilassarmi un po’. Rientrato in camera finalmente faccio una bella doccia calda, in pratica erano più di 10 giorni che facevo docce gelate, non che non mi piacessero ma la doccia calda è una goduria.
Nel prezzo della camera erano comprese anche cena e colazione, quindi scendo giù nella sala ristorante e mi servo dal buffet. C’era di tutto, formaggi, fagioli, riso, cannelloni, pollo, patate al forno, frutta a volontà e non poteva non mancare il dessert.
Prima di andare a dormire sistemo gli zaini per il giorno dopo e punto la sveglia alle 6. Al mattino faccio un’abbondante colazione a buffet e alle 7 sono già alla fermata dell’autobus di fronte l’hotel, che arriva puntualmente e in meno di 10 minuti mi trovo già agli imbarchi.
E’ il 31 dicembre 2012, alle 09:30 partirò con un volo effettuato dalla compagnia TAM per Rio de Janeiro, arrivo previsto 11:25, dove ad attendermi ci sarà il mio carissimo amico Andrea e sua moglie. Copacabana mi stava aspettando per il mio primo capodanno al mare.
Cosa dire delle Cascate Iguazù, certamente una delle più grandi emozioni che ho vissuto nella mia vita, per me che sono un’amante della natura e dei fiumi in particolare, sui quali tra l’altro ci ho fatto anche una tesi di laurea. Sono rimasto molto contento di aver scelto questa tappa tra il mio percorso in sudamerica, una tappa incredibilmente bella, immerso totalmente nella natura, tra flora e fauna, acqua e sole, mille sensazioni e mille pensieri che volano via, un paradiso. E’ un’attrazione che si deve per forza vedere nella vita, è unica.
Avrei voluto visitare anche il lato brasiliano, anche se in molti dicono che quell’argentino sia più suggestivo da vedere.
Quindi l’ideale sarebbe andare a visitare le cascate dal mattino presto (il parco apre alle 8), visitare al mattino il lato brasiliano e poi quell’argentino, o viceversa a seconda da dove si alloggia.
RIO DE JANEIRO E DINTORNI
E’ il 31 dicembre 2012, sono le 11:30 e sono appena atterrato all’aeroporto Galeao di Rio de Janeiro con un volo TAM proveniente da Foz do Iguazù. Il biglietto l’avevo acquistato 3 mesi prima, sul sito della compagnia a soli 35 €, proprio per assicurarmi l’arrivo a Rio per Capodanno, non volevo perdermelo per nessun motivo al mondo!
Agli arrivi mi aspettano un mio carissimo amico Andrea e sua moglie Jessica, saliamo in macchina e ci dirigiamo verso casa dei genitori di lei attraversando il traffico Carioca, anche qui un caos totale! Un’oretta e siamo arrivati a Sao Joao de Meriti, un comune dello stato di Rio de Janeiro.
Si tratta di un comune non molto ricco ed è bastato un giro tra le vie per rendermene conto, strade dissestate, case costruite a metà, un po’ di degrado generale. Non è altamente pericoloso ma bisogna comunque tenere gli occhi ben aperti come in ogni qualsiasi altra città del sudamerica.
Dopo le presentazioni con i genitori di Jessica e aver posato gli zaini pranziamo, Riso con Fagioli neri, patate e baccalà. Da bere Guaranà, fatto con lo sciroppo, e un succo di Goiaba fresco fatto da Clesio, il padre di Jessica, buonissimo! Dice che se ne bevi troppo ti addormenta.
Intorno alle 17 usciamo per andare a comperare qualcosa da bere in vista della serata che ci avrebbe aspettato. Entriamo in un market, il Guanabara che si trova a pochi km da casa. Come in altri mercati brasiliani mi fa molta impressione l’esposizione della carne, poco igienica per i nostri standard. Prendiamo un pò di pane e affettati misti, delle birre e in più suggerisco ad Andrea di prendere anche una bottiglia di Chachaca, un po’ di menta, lime e gassosa per fare una bella Caipirinha. Rientriamo a casa e mentre Andrea prepara i panini io preparo la Caipirinha, 3 litri di Caipirinha.
La tradizione vuole che a capodanno ci si vesta di bianco, come simbolo di pace e armonia per l’anno nuovo, ma alcuni scelgono di indossare anche altri colori, giallo per soldi e prosperità, rosso per forza e passione, verde per la speranza e salute e altri ancora.
Quindi per l’occasione metto un costume bianco e una camicia verde.
Prima di dirigerci però verso Copacabana andiamo a casa di parenti, dove viene celebrata una piccola messa di buon auspicio per il nuovo anno, in pieno stile protestante con canto. Sarà che era la prima volta che assistevo ad un rito del genere, sarà che ero in modalità festa, ma mi scappavano un pò di risate, soprattutto quando guardavo quella faccia da pirla del mio amico.
Finito ci dirigiamo verso la fermata della metro dove c’è già molta gente. Saliamo sul secondo treno e dopo un’oretta arriviamo finalmente a Copacabana. Sono le 21, in Italia avevano già messo piede nel 2013. C’è una confusione assurda, sono previste 2 milioni di persone lungo i 4 km di spiaggia, numeri da capogiro. Si spinge a destra e sinistra e quasi una battaglia ma alla fine riusciamo a raggiungere uno spiazzo più libero.
Non sapevo che i cattolici protestanti non bevessero alcolici, per cui alla fine la Caipirinha era solo per me ed Andrea, 3 litri in due, beh di benzina ne avevamo a volontà per tutta la nottata.
Ci sono anche dei palchi allestiti per l’occasione dove si esibiscono diversi cantanti brasiliani, non manca nulla, passiamo le successive ore a brindare, ballare, cantare, mangiare qualche panino, fino a quando non arriva il conto alla rovescia..10 – 9 – 8 – 7 – 6 – 5 – 4 – 3 – 2 – 1… 2013! Happy New Year!
Dall’oceano arriva lo spettacolo più bello, i fuochi d’artificio, sparati da una flotta di barche schierata a due-trecento metri dalla spiaggia, venti minuti di pure emozioni, lo spettacolo pirotecnico più famoso al mondo…
Dopo i fuochi scatta la festa, c’è grande euforia, felicità, la spiaggia si trasforma in un enorme discoteca, la musica va avanti fino all’alba, si balla persino sui balconi, c’è anche chi si fa un tuffo a mare, io vado pure.
Sarebbe stato impossibile non farlo, anche se gli altri mi dicevano che poteva essere pericoloso, non tanto per l’oceano ma per qualche delinquente. Il mare era calmo, l’acqua calda e migliaia di petali di fiori bianchi e rose rosse vi galleggiavano, alcune però con l’intero stelo e le spine.Anche questa è un’altra tradizione che i fedeli offrono al mare chiedendo che la regina del mare li protegga.
Ho fatto pure amicizia con altre persone, la Caipirinha stava facendo anche il suo effetto… Mi vengono a recuperare e dopo un’oretta decidiamo di rientrare a casa. Di nuovo coda alla metro, una roba impressionante, non ci si muove, ne approfittiamo per sederci in un angolo e mangiare un wurstell ricoperto da una granella croccante.
Alle 5 arriviamo a casa, una bella bevuta d’acqua e si dorme, divano letto in condivisione con Andrea.
Il giorno dopo intorno le 14 ci svegliamo, facciamo una buona colazione e usciamo in macchina. Ci dirigiamo verso Rio nella parte alta della città. Per raggiungerla si passa dal Parco Nazionale Tijuca, una foresta tropicale che è anche il bosco urbano più grande del mondo.
Ad un certo punto chiedo loro di fermarci incuriosito dalla presenza di questi alberi altissimi con dei frutti altrettanto grandi e pesanti, si trattava della Jaca o Jackfruit. Riusciamo a prenderne due con molta difficoltà e li carichiamo in macchina, Clesio ne avrebbe ricavato sicuramente un succo.
Ci sono molti sentieri nel parco che portano a diverse cascate, o Cachoeiras come dicono da quelle parti, tra cui la Cachoeira Taunay, e in una di queste ci siamo fatti un bel bagno. Era piccolina ma l’acqua abbastanza fresca da rigenerarci visto il caldo che faceva.
Proseguiamo e andiamo verso uno delle principali attrazioni turistiche di Rio, La Vista Cinese, una vista panoramica che si affaccia sulla città, da dove poter vedere la Laguna Rodrigo de Freitas, il Cristo Redentor, il Pan di Zucchero (Pao de Acucar) e alcune spiagge. E’ una vista spettacolare, si riesce a vedere anche una favelas, la Rocinha, la più grande Favelas di Rio.
Fa impressione vedere questa grande macchia con piccole case di molti colori accatastate l’una sull’altra alle pendici della montagna.
Non ci sono mezzi pubblici che arrivano direttamente qui, ma si può prendere l’autobus E08A dall’Estrada do Joao in prossimità del numero 405 in direzione Alto da Boa Vista, scendere a Rua Boa Vista in prossimità del numero 719 e da li proseguire a piedi per 5 km fino alla Vista cinese.
Per i più atletici invece si potrebbe optare per un bel giro in bicicletta. In ogni caso potete consultare il sito dei trasporti di Rio, e cercare come raggiungere i diversi punti turistici www.rioonibus.com/servicos/pontos-turisticos/.
Torniamo indietro e proseguiamo lungo l’Estrada do Redentor diretti, come dice il nome stesso, verso il Cristo Redentore. Si può salire sul cristo e raggiungere la cima del Corcovado oltre che con la macchina e con gli autobus anche con una funicolare che parte dalla Rua Cosme Velho 513.
C’è sempre un’infinità di turisti che visita ogni giorno il Cristo per cui bisogna acquistare i biglietti con anticipo onde evitare di non trovare posto sulla funicolare o fare ore e ore di fila.
Essendo le 17 e non avendo nessun biglietto abbiamo deciso di proseguire lungo l’Estrada das Paineras e fermarci in un altro punto panoramico, Mirante Dona Marte, al di sotto del quale si trova un’altra favelas.
Anche qui una vista pazzesca si apre davanti ai miei occhi, probabilmente migliore della Vista Cinese, più tranquilla e meno affollata, dove scattare un sacco di foto e lasciarsi andare tra mille pensieri. Da queste parti dicono che Gesù Cristo abbia impiegato sei giorni per creare la terra e uno per creare Rio de Janeiro.
Arriva il tramonto la città inizia ad illuminarsi e lo scenario è pieno di meravigliosi colori. Rimaniamo li un’oretta dopodiché saliamo in macchina e rientriamo a casa, passando perla città e per Lagoa, dove al centro del lago si ergeva un Albero di Natale.
ILHA GRANDE
Il programma del giorno seguente prevedeva la sveglia presto, alle 5:30, si va ad Ilha Grande, un’isola a sud di Rio. Per raggiungerla ci siamo prima spostati nella vicina Duque de Caxias e da qui abbiamo preso un’autobus per Itaguai con la compagnia Expresso (www.expressomangaratiba.com.br). Quindi un’altro autobus ancora, sempre con la stessa compagnia, per Conceicao de Jacarei, costo totale 16 R$. Per chi invece partisse da Rio la tratta viene effettuata dalla compagnia Costa Verde (www.costaverdetransportes.com.br).
E’ stato un vero e proprio giro turistico lungo la BR101, bei paesaggi, tra cui la Costa Verde, un susseguirsi di spiagge incastonate tra una lussureggiante vegetazione. Scesi a Conceicao ci avviamo verso il porto e saliamo sulla prima barca in partenza, in genere ne parte una ogni 2 ore, costo del biglietto 15 R$.
In alternativa si può raggiungere l’isola anche da Angra do Reais o da Mangaritiba.
In meno di un’ora arriviamo sull’isola, esattamente a Vila do Abraao, il tempo non è dei migliori, ci sono nuvoloni ovunque, beh la speranza è che il tempo cambi. C’è un piccolo centro, la strada è completamente sterrata, facciamo un giro alla ricerca di un ostello, un camping o una pousada per passare la notte. Alla fine ci sistemiamo in un campeggio, Cantinho Da Ilha, quello più economico e con ancora posti liberi.
Facciamo colazione dopodiché usciamo dal villaggio e seguiamo un percorso tra la fitta vegetazione che ci porta dritti dritti ad una cascata, la Cachoeira Da Feiticeira, dove le acque si raccolgono in una piscina naturale.
Non ci pensiamo due volte e ci facciamo un bagno, ho un po’ di paura, il fondo non si vede bene e non so che tipo di animale ci possa essere in quelle acque, serpenti per esempio.
Dopo una bella nuotata in queste acque continuiamo a girovagare per i percorsi che si aprono davanti a noi, fino ad arrivare a delle rovine, le Rovine di Lazzaretto, che erano inizialmente una cosa colonica fino ad essere trasformate in una prigione federale. Proseguendo più avanti arriviamo ad una spiaggia, Praia Preta, una spiaggia bella, pulita e tranquilla. Mettiamo giù i teli, facciamo due passaggi a pallone e dopo un bel bagno ci rilassiamo.
Il cielo diventava sempre più nero e alle prime gocce d’acqua decidiamo di rientrare al campeggio. Lungo la strada ci fermiamo ad un punto panoramico sulle Ilhas Do Macedo e, nonostante ci fosse maltempo, il mare aveva dei colori spettacolari.
Arriviamo in campeggio e copriamo andiamo dritti in cucina, avevamo della pasta, un po’ di sugo e wurstell. Ci mettiamo ai fornelli, avevamo veramente tanta fame. Intanto continuava a piovere, sempre più forte, andiamo a fare un check alle tende ed in entrambe c’era dell’acqua, quindi le abbiamo coperte con dei teli in plastica. Intorno alle 22, dopo una bella doccia, usciamo per andare a cenare, stava ancora piovendo intensamente, ci fermiamo in uno dei tanti ristoranti all’angolo tra Rua Da Praia e Rua Alice Kuri, dove alle spalle c’è la chiesa di Sao Sebastiano. Io scelgo un piatto misto con fagioli neri, riso, purè e pollo, gli altri una pizza e, per bere, una birra e caipirinha.
Non ricordo il nome del ristorante ma in ogni caso la comida non era stata cosi speciale, solo la caipirinha e la birra sono state promosse a pieni voti.
Continua a piovere e questo ci preoccupa sempre più, rientriamo al campeggio e in una tenda entra dell’acqua quindi, io e il buon Andrea, ci procuriamo un’altro telo per un’ulteriore copertura. Proviamo a dormire, sperando che smetta di piovere, ma la fortuna non è dalla nostra parte, piove sempre di più e non avendo dei tappetini su cui sdraiarsi iniziamo ad avvertire il freddo e l’umidità del terreno, diventa quasi impossibile dormire.
Io ci rinuncio e passo l’intera notte in cucina. Alle 6:30 gli altri mi raggiungono, piove ancora, non sembra ci sia una tregua, decidiamo sul da farsi, rimanere o andare, rimanere o andare, piove o non piove.
Mezz’ora lasciamo il campeggio, aspettando che il tempo ci dia una tregua sotto un porticato, dove su un muro vedo una lumaca gigante quasi quanto il palmo della mia mano.
Adoro la natura, volevo prenderla dal guscio e staccarla dal muro ma aveva una presa talmente forte che non ci sono riuscito, fino a quando un signore del posto, urlando, mi ha allontanato e con la sua ciabatta l’ha scagliata via e pestata con i piedi, mentre io gli dicevo di lasciarla stare. Poi mi ha spiegato che si trattava di una lumaca invasiva proveniente dall’Africa e che se l’avessi toccata sotto avrei potuto rischiare grosso, perché queste possono trasmettere un nematode che può scatenare una meningite. Sono rimasto senza parole, però mi era dispiaciuto!
Andiamo verso il molo e ci fermiamo ad un bar a fare colazione ed ammazzare il tempo prima di imbarcarci sulla prima nave. Alle 9 30 lasciamo definitivamente Ilha Grande, coperta da nuvoloni sempre più neri, e con pioggia continua. Che sfortuna, che gran peccato, avrei voluto passare almeno due giorni in modo tale da fare qualche escursione tra la vegetazione e per vedere qualche altra spiaggia, il tempo non me lo ha permesso, vorrà dire che ci tornerò un giorno.
Ma non è finita qui, scendiamo al porto di Mangaritiba e lungo la strada per raggiungere la fermata degli autobus c’è talmente tanta acqua che sembra quasi un torrente. In più non avendo nessun ombrello, ma solo qualche giornale, ci siamo bagnati completamente. Arrivati alla fermata degli autobus abbiamo atteso un pò prima di salire sul primo in direzione Itaguai, finalmente un pò di sollievo, anzi no, c’era l’aria condizionata al massimo ed essendo bagnati non ce la siamo passata bene per niente, è stata una vera e propria agonia. Quando sono sceso dall’autobus ero felicissimo. Abbiamo impiegato circa sette ore tra un’autobus e l’altro per arrivare a casa, un’infinità, quando in macchina ci si i piega in genere un’ora e mezza. Durante il viaggio e nelle salite ci siam dovuti fermare più volte in quanto le strade erano bloccate da frane.
Arrivati mangiamo qualcosa, un salgado con Refresco, una sorta di calzone farcito con wurstel e succo a tuo piacimento. Non appena abbiamo messo piede a casa, faccio subito un’altra doccia, bella calda! Ah, che libidine, si riprende a ragionare.
Il giorno dopo abbiamo preferito rilassarci per bene e solo dopo le 16 siamo usciti da casa, per andare a visitare la Favelas del Complexo de Alemao. Qui negli ultimi anni è stata creata una funicolare che copre un percorso di circa 6 km toccando 6 stazioni integrando quindi la favelas alla città. Oltre ad essere un’importante opera di sviluppo per la città rappresenta anche un’ottima occasione per i turisti di visitare l’intera Favelas dall’alto, tenendo presente che non è sempre sicuro andare entrare in una favelas.
Noi ne abbiamo approfittato e ci siamo fatti un bel giro panoramico per soli 45 centesimi di R$.
Fa un certo effetto osservare le condizioni in cui vivono i favelanti, le case sono degradate, senza finestre, senza tetto, costruite l’una sull’altra, con spazzatura ammassata di qua e di là, centinaia di colori che si mischiano tra loro.
Nelle stradine bambini che corrono felici, che giocano a calcio, che lasciano volare un’aquilone, dietro alcuni angoli pattuglie di polizia che controllano l’ordine nella favelas. Un mix di contrasti, povertà, felicità, libertà, droga, delinquenza, una vita non certamente facile, ma questa non toglierà mai un sorriso dai loro volti. Dopo un’oretta completiamo il tour panoramico e ci spostiamo a Copacabana.
Desideravo ritornarci, a capodanno con tutta la confusione che c’era è stato impossibile captarne la bellezza.
Parcheggiata la macchina sull’Avenida Atlantica andiamo sul lungomare con il suo caratteristico marciapiede su cui si susseguono onde bianche e grigie. In lontananza si vedono le onde dell’oceano, la spiaggia è a due passi, c’è un bel vento che soffia leggero sulla pelle mentre mangio dei Pop Corn al caramello. Ci fermiamo anche in qualche mercatino dove ho comprato souvenir e portachiavi per gli amici, a prezzi veramente economici. Passiamo anche dal Copacabana Palace, il primo grande hotel del sudamerica che nel corso della sua storia ha anche ospitato i più grandi divi internazionali in visita a Rio De Janeiro. E’ stata proprio una passeggiata piacevole e tranquilla, anche se c’è da tenere gli occhi ben aperti, il mio amico mi raccontava che due anni prima lui si trovava li con sua moglie, sono andati in spiaggia e un gruppo di brasiliani li hanno avvicinati, puntato un coltello in faccia e chiesto tutti i soldi che avevano; beh dopo questa più che aperti bisogna avere 8 occhi. Lasciamo Copacabana attraversando le strade del centro ma prima di arrivare a casa ci fermiamo ad un chiosco dove dei panini attraggono la nostra attenzione, ne prendiamo tre. Erano dei panini farciti con wurstell, cipolline, uova di quaglia, mais, patatine chips, alcune salse, un mix esplosivo che non mi è piaciuto per nulla! Quanto mi mancava un bel panino dal paninaro di Lambrate… Arrivati a casa faccio una bella doccia e poi a letto.
BUZIOS
Il mattino seguente alle 7:30 eravamo già in cucina a far colazione, con pane, burro e marmellata, formaggio, banana da terra bollita – Cozido (in brasile ci sono diverse banane, banana d’acqua, banana d’oro, ecc) e il buon succo allo Goiaba fatto da Clesio.
Preparata una borsa termica con dei panini e acqua usciamo di casa, saliamo in macchina e ci dirigiamo verso Nord. Dopo circa tre ore abbondanti tra traffico e qualche sosta per la benzina arriviamo a Buzios. Questa località era un villaggio di pescatori che divenne una famosa località balneare dopo la visita dell’attrice Brigitte Bardot nel 1964, a cui è dedicata anche una statua.
A Buzios ci sono molte spiagge per diversi gusti, per chi ama rilassarsi, per chi ama fare sport d’acqua come kite e wind surf, per fare snorkelling per chi è naturista.
Facciamo due passi a piedi e ci fermiamo ad una spiaggia chiamata Praia Da Tartaruga, un’insenatura di sabbia bianca con acque limpide, calme e cristalline, ideale per la deposizione delle uova di alcune specie di tartarughe marine, che ha dato il nome alla spiaggia stessa. Siamo in estate e in alta stagione, quindi non è il periodo ideale per vedere qualche tartaruga, meglio a settembre-ottobre.
Fissato l’ombrellone facciamo subito un tuffo; l’acqua è fresca, rivitalizzante, l’ideale con il caldo che faceva.
Sott’acqua si riuscivano a vedere anche molti pesci, vicino agli scogli ancora di più, un luogo perfetto dove fare dello snorkelling.
Decido di fare un giro lungo la spiaggia, scattare qualche foto intorno a me, il paesaggio è meraviglioso, adoro queste spiagge incastonate nel verde selvaggio con piante di cocco, palme, rocce e altro ancora.
Sul lato sinistro della spiaggia c’è una pista forestale che va a Praia Manguinhos, mentre sul lato opposto c’è una piccola spiaggia di pietre, la cui particolarità è data dal multicolore delle stesse.
Sulla spiaggia venditori ambulanti vendono acqua di cocco e spiedini di churrasco, all’interno della vegetazione ci sono anche dei chioschi e ristoranti, dove prendere qualcosa da bere e mangiare del pesce fresco ad un prezzo un pò meno economico.
Nel tardo pomeriggio decidiamo di spostarci verso un’altra spiaggia, prima però facciamo tappa in un bar e mangiamo un sandwich accompagnata da una bella birra fresca. Prendiamo anche una granita tipica, chiamata Acar, dicono sia molto nutriente.
Saliamo in macchina, attraversiamo le vie di Buzios e parcheggiamo; proseguiamo su una stradina in salita che ad un certo punto si apre davanti un bel palcoscenico, Praia Azeda. Una piccola baia immersa nel verde, con una splendida spiaggia e una spettacolare vista sul tramonto.
Le acque sono anche qui cristalline, calme e calde, con una sabbia dorata e un mare di colore verde lime, dal quale prende il nome. Faccio due passi e sul lato destro c’è un sentiero vicino le rocce che porta alla spiaggia Azedinha, dove c’è un vecchio palazzo in stile coloniale, un punto tradizionale di Buzios.
Ci sono anche dei chioschi e delle barche ancorate vicino alla spiaggia che offrono bevande e snack. Prendiamo una caipirinha per soli 3 R$ e ce la godiamo fino all’ultima goccia.
Rimaniamo in spiaggia un paio d’ore dopodiché andiamo via, facendo una passeggiata sul lungomare Orlat Bardot, un romantico cammino che regala forti emozioni soprattutto durante il tramonto. E’ proprio qui che si trova la statua di Brigitte Bardot, degna di una foto.
Intorno ci sono barche di pescatori, ristoranti per tutti i gusti e tasche, bar, negozi e molte bancarelle. Scattiamo un po’ di foto con il tramonto e si torna a casa.
Allo scoccare della mezzanotte facciamo gli auguri ad Andrea, è il suo compleanno, ma non finisce cosi.
Infatti il mattino, verso le 11, Jessica ci ha portati in un posto vicino per preparare la festa del compleanno.
Sono rimasto senza parole per l’organizzazione, i genitori di Jessica avevano affittato una piccola location, noleggiato le tovaglie per i tavoli ( rosso e verdi con sedie bianche, come la bandiera italiana), chiamato un churraschista, un prete, preparato una marea di dolci, salatini, la torta il tutto con una decorazione a tema Brasile Italia, bandiere verde-oro e palloncini rossi bianco e verdi.
Anche io ho partecipato alla sistemazione della sala, ho messo ci coprisedia, ho apparecchiato i tavoli, sembrava che stessi facendo un vero e proprio servizio catering, molto divertente.
Di tanto in tanto dal frigo, con Andrea, bevevamo una birra fresca, e assaggiavamo alcuni tagli di carne che il churraschista stava grigliando, una bontà.
Intorno alle 16 inizia la festa, ognuno si serve al buffet, c’era carne, riso, fagioli, patate e molto altro ancora. Eravamo si e no una cinquantina di persone, alcuni li conoscevo, molti no. Passate un paio d’ore a mangiare, bere birra e qualche bicchiere di vodka sottobanco ( i cattolici protestanti non bevono alcolici ma qualcuno lo faceva di nascosto e ci offriva qualche short), arriva l’ora della preghiera, ed entra in scena un prete, appositamente chiamato. E’ stata una bella esperienza, uno stile diverso, preghiera e canto insieme, quasi come se fossimo ad un concerto, e lui aveva pure una bella voce. Finita la parte religiosa inizia la festa vera e propria, si balla a ritmo di Samba.
Io non ero pratico, conoscevo i passi della bachata, salsa e merengues, ma non mi sono tirato indietro e ho ballato con gli altri. Era impressionante vedere donne di 50-60 anni muoversi con un’agilità spaventosa e con una leggerezza di una farfalla, e alcune donne muovevano il loro sedere che ancora oggi non riesco a crederci!
Io e Andrea iniziamo a ballare anche un po’ di tarantella e ad insegnarla alle signorine, ci siamo veramente divertiti. Si fanno le 20 e c’è il taglio della torta, seguita dalle foto di rito e la festa finisce.
Torniamo a casa e con noi c’è ancora qualche familiare, beviamo qualche drink e verso mezzanotte sono di nuovo a letto.
L’ultimo giorno di Permanenza a Rio l’abbiamo dedicato ad una lunga giornata di mare. Siamo andati ad una spiaggia non troppo distante, Praia do Recreio Dos Badrirantes, a sud della città, vicino all’area dove si terranno i Giochi Olimpici 2016.
Una spiaggia lunga quasi 2 km e larghissima, di sabbia bianca, pulita, tranquilla, lontana dalla confusione di Ipanema o Copacabana, luogo ideale per rilassarsi, per fare delle lunghe passeggiate, giocare a calcio o volley e anche per fare del buon surf. Sono entrato subito in acqua e ho nuotato tra onde giganti, è stato un vero e proprio spasso, anche se ad una certa sono uscito perchè qualcuno mi diceva potesse essere pericoloso per via di qualche corrente di risacca. Lungo la spiaggia ci sono un sacco di chioschi che vendono bevande e da mangiare. Alcuni, anche brasiliani stessi, la considerano la migliore spiaggia di Rio, proprio perché pulita, tranquilla e non pericolosa.
A questo si aggiunge uno scenario magnifico, a sinistra in lontananza si vede la Pedra Da Gavea, una formazione rocciosa che si innalza sino a 900 metri, e sulla destra un’isolotto che suddivide l’oceano in due; splendide viste panoramiche degne di una cartolina.
Stava per finire l’ultimo giorno di mare, l’ultimo giorno, avrei dovuto aspettare altri 210 giorni per riassaporarne il sapore, l’odore, sentire il vento che soffia sulla mia pelle, godere dei raggi del sole, ma anche Milano iniziava a mancarmi un po’.
Il giorno dopo l’abbiamo trascorso a Sao Joao de Meriti, a fare gli ultimi regali. Per pranzo ci siamo fermati ad un ristorante Mineiro, tutto a buffet,c’era di tutto, riso, fagioli, spaghetti, carne di maiale, di pollo, formaggi vari, pane al formaggio, melanzane, patate dolci, budino, torta con dulce de lece, anguria, caffè, cachaca. Facciamo questa grande abbuffata e poi torniamo a casa per preparare le valigie.
Quest’avventura stava giungendo al termine, 24 ore mi separavano dal ritorno in Italia, dalla mia donna, dai miei amici, dal mio letto, al Freddo caralho!
Sono veramente contento di aver fatto questa esperienza, la partenza mi farà piangere lo so, ma ciò non vorrà dire che sarò triste, ma felice di aver conosciuto questa parte di mondo dove sono stato benissimo, mi hanno accolto e trattato come uno di loro. Il Brasile in questo non ha eguali probabilmente, c’è tanta criminalità, ma la gente comune ha veramente un cuore GRANDE, GRANDE, GRANDE!
Un giorno tornerò, ne sono sicuro, magari per vacanza, magari per lavoro, magari in pensione, magari per i mondiali, magari per altro. Chi lo sa! Tornerò.