Valencia tra passato e futuro

Weekend lungo tra cibo, storia e scienza
Scritto da: Cat&Ste
valencia tra passato e futuro
Partenza il: 26/09/2015
Ritorno il: 30/09/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ascolta i podcast
 
Fine settembre, primi giorni d’autunno, temperature ancora miti e il nostro terzo anniversario di nozze da festeggiare. La meta? Spagna, Valencia.

Volo Ryanair da Bergamo con costo irrisorio di 50 Euro a testa, andata e ritorno. Appartamento prenotato su Booking a 40 Euro a notte (Apartamentos Plaza Picasso… un po’ decentrato ma abbastanza comodo, pulito e accogliente).

Per gli spostamenti in città i mezzi pubblici sono abbastanza efficienti, l’unica pecca è che di sera i bus fanno l’ultima corsa alle 22.30 e la Metro chiude a mezzanotte. Considerato che non si cena prima delle 21 è forse un po’ presto… quindi per il rientro serale in hotel o si cammina o si chiama un taxi (che per fortuna qui ha prezzi abbordabili). Per utilizzare bus e metro comodamente senza pensieri si può fare l’abbonamento giornaliero (per uno, due o tre giorni: si chiama T1, T2 o T3, costa dai 4 ai 10 euro) in una delle stazioni della metro.

Giorno Uno: perdersi nella Ciutat Vella

Arriviamo sabato in tarda mattinata dopo una levataccia prima dell’alba. Valencia ci accoglie con uno splendido sole e temperature estive. La nostra esplorazione inizia dai giardini dell’antiguo cauce del rio Turia, ovvero il polmone verde che incornicia buona parte del centro storico della città, ricavato all’interno del letto del fiume ora deviato (per evitare le inondazioni). Bellissimi, curati, con numerose possibilità di fare sport e rilassarsi e tante persone sorridenti.

Entriamo nella Ciutat Vella (città vecchia) passando accanto al museo d’arte moderna. In realtà per godere di un accesso più scenografico sarebbe meglio cirumnavigare il centro fino alla Porta de Serrans… davvero spettacolare, soprattutto di sera. Un altro accesso privilegiato è la Torres de Quart, fortificazione squadrata simile alla precedente, sempre di epoca tardo gotica, con una porta che incornicia le viuzze del centro storico. Uno scorcio da cartolina. In ogni caso, da qualunque punto si acceda, i vicoli della Ciutat Vella vi inghiottirano con il loro fascino un po’ decadente e la loro movida (almeno di sabato sera… in settimana la città, almeno in autunno, è molto più statica). Incamminandosi in questa parte di città bisogna partire da un presupposto: orientarsi è complicato, anche muniti di mappa. Ci si prova armati di buona volontà, ma le frustrazioni sono molteplici… le viuzze, anche quando sembrano dritte, in realtà curvano, piano piano, impercettibilmente e vi trovate all’improvviso in un punto completamente diverso da quello previsto. Inoltre emerge un’altra insidia di tipo linguistico: infatti la toponomastica utilizza talvolta il castellano (cioè lo spagnolo “ufficiale”) talvolta il valenciano (una sfumatura del catalano, che ha delle similitudini con lo spagnolo, ma non è la stessa lingua). Perciò a seconda della cartina in vostro possesso può variare la trascrizione dei nomi delle vie (calle o carrer), delle piazze (plaza o plaça), dei corsi (avenida o avinguda). Insomma, i punti di riferimento sono talvolta labili. Dunque la cosa migliore da fare è affidarsi all’istinto, o al caso, e perdersi tra i vicoli, tra gli scorci suggestivi, tra i negozietti e i localini, tra i numerosi muri dipinti che fanno la gioia degli amanti della street art. E quando lo stomaco inizia a brontolare è d’obbligo una tappa al Mercado Central. Come resistere a un bocadillo di pata negra? Intanto, mentre si gusta, si beve, si annusa, si può ammirare la particolare struttura del mercato coperto in stile modernista. La passeggata poi ricomincia, ogni tanto si apre una piazzetta, con i tavolini all’aperto, le facciate dei palazzi “vissute”, le biciclette abbandonate da chi si è fermato per una birra. Bella la piccola Plaça Redona, che si chiama così per la sua forma arrotondata, con tutti i palazzi semicircolari affacciati ad abbracciare il cortile interno. Elegante Plaça de la Reina, che introduce con le sue aiuole curate il Micalet, la torre campanaria (sulla quale è possibile salire per ammirare la città dall’alto), e l’imponente Cattedrale. Raccolta e suggestiva, specialmente di sera, Plaça de la Verge, con la fontana centrale che rappresenta il fiume Turia (nelle vesti di un bel ragazzone di bronzo circondato da ninfe).

Per una pausa merenda tutte le guide consigliano le due “horchaterias” storiche della città (El Siglo e Santa Catalina, situate una di fronte all’altra, in una viuzza che si imbocca da Plaça de la Reina, sulla sinistra, guardando la Cattedrale). Qui (come in quasi tutti i locali e chioschetti valenciani) propongono una bevanda chiamata “horxata” (o horchata) che non corrisponde però alla nostra orzata, né è fatta con l’orzo. È simile nell’aroma al latte di mandorla, meno dolce, ed è ricavata da un tubero chiamato “chufa” (che in italiano pare si chiami cipero o mandorla di terra… ma ammetto che non ne conoscevo affatto l’esistenza). Per completare l’esplorazione della cultura gastronomica locale bisogna accompagnare la bevanda con un “fartón” da inzupparvi dentro, una briochina allungata morbida, tiepida e spolverata di zucchero. I nostri viaggi finiscono sempre per diventare una continua degustazione di prodotti tipici, evviva!

Altra zona della città vecchia molto affascinante è quella di Plaça de l’Ajuntament. È una piazza molto ampia, contornata di palme, che vede da un lato il palazzo municipale e dall’altro il particolare Edificio de Correos y Telégrafos. Al termine del corso si trova la Estación del Norte, dalla originale facciata. L’interno è riccamente decorato di mosaici in ceramica e sono belle le biglietterie in legno ornate di azulejos. Accanto alla stazione sorge la Plaza de Toros, l’arena in cui si svolgono le controverse corride.

Per la cena (che qui non ha luogo prima delle 20.30, orario in cui aprono i ristoranti) ritorniamo in pieno centro, vicino a Plaça del Tossal, dove abbiamo individuato l’elegante ristorantino “El Celler del Tossal”. La sala seminterrata è molto suggestiva, con le vestigia dell’acquedotto romano sapientemente valorizzate da un ambiente minimal e romantico. Il cibo è molto buono, piatti di carne e pesce gustosi e curati nella presentazione. Prezzo medio (circa 30 Euro a testa). Di sabato sera Valencia è veramente molto viva, tante ragazze festeggiano per le strade l’addio al nubilato (scerseggia invece la controparte maschile… gli uomini single che hanno orecchie per intendere, intendano), i localini sono tutti stracolmi, alcuni artisti animano le piazze di musica. Piacevole.

Giorno due: domenica musei gratuiti

Torniamo nella Ciutat Vella per approfondire la nostra visita, aiutati dal fatto che oggi i musei comunali hanno entrata gratuita (anche se bisogna ammettere che anche a prezzo intero non si tratta di cifre esose). Appena il tempo di fare colazione sotto un cielo plumbeo ed ecco che inizia a piovere. Rettifico, a diluviare. Per essere precisi si scatena una specie di monsone, non abbiamo mai visto nulla di simile se non nel sud est asiatico. Inizia dunque il nostro correre da un museo all’altro cercando invano di ripararci. Prima tappa il Palacio del Marques de Dos Aguas, un fulgido esempio di stile rococò, come si può intuire dalla sua ridondante facciata. Le sale interne valgono la visita, con mobili originali d’epoca e grandi dipinti. Il palazzo ospita inoltre il museo della ceramica. Corriamo in seconda battuta nella Cattedrale (che è colma di turisti zuppi). La navata centrale è magnifica e imponente. Tra una celebrazione e l’altra si possono visitare le cappelle laterali. Quella più nota è la cappella del Santo Càliz, una piccola cripta raccolta, dove è esposto il Sacro Graal. Il calice dorato ha un suo innegabile carisma e rievoca così tante leggende che è normale sia circondato da un alone di fascino e scetticismo.

Terza tappa, sempre con corsa sotto la pioggia incessante, la Llotja de la Seda, edificio che un tempo ospitava il mercato della seta. Nota bene (in caso di pioggia): l’edificio è ornato di gargoyles. Il termine italiano che definisce i gargoyles (vedi google translate) è “doccioni”. Fate due più due. Passare accanto all’edificio durante il monsone significa super doccia sicura. Nel caso qualche centimetro dei nostri vestiti si fosse mantenuto asciutto nelle precedenti corse singing in the rain. Ci buttiamo nell’edificio dopo averlo circumnavigato tutto in cerca della porta principale. Comunque, umidità a parte, la Llotja è molto bella, in stile gotico, e rende ampiamente l’idea dell’importanza che l’attività mercantile ricopriva a Valencia durante il quindicesimo secolo. Finalmente la pioggia diminuisce e piano piano cessa. Ci spostiamo dunque verso il museo di arte moderna. Pranziamo in un ristorantino vegetariano, “La Tastaolletes”. Ottime croquetas e buona la fajita veg. La visita all’IVAM (Instituto Valenciano de Arte Moderno) è un po’ deludente. La collezione non è particolarmente interessante, salvo qualche spunto proveniente dalle mostre temporanee. Ma si sa, è questione di gusti. Ciò che colpisce me non necessariamente colpisce un altra persona e viceversa, soprattutto quando si tratta di arte moderna e poi è un genere che apprezzo, ma in merito a cui non ho alcuna competenza tecnica.

Per la cena optiamo per un piatto classico e imperdibile… siamo o non siamo nella patria della Paella? Gustiamo una paella de marisco (frutti di mare) molto buona presso il ristorante “Canela” in carrer de Quart, vicino alla Torre. Gusto ottimo, prezzi onesti. Accompagnamo il riso con un’altra specialità valenciana: l’Agua de Valencia. Un mix fresco e letale di succo d’arancia, gin, vodka e cava (spumante). Su i bicchieri, giù i pensieri! O meglio: arriba, abajo, al centro, pà dentro!

Giorno tre: playa y ciencia

Saltiamo su un bus e ci dirigiamo alla Platja la Malvarrosa per una passeggiata mattutina sul lungomare. Il cielo è cupo, ma la grande distesa di sabbia e le onde assumono con questa particolare luce un po’ minacciosa un fascino particolare. Il porto che incornicia su un lato la spiaggia non è un gran belvedere, meglio darvi le spalle per le fotografie artistiche. La zona dietro la spiaggia, verso il porto, è pittoresca, con le sue casette dalle facciate ricoperte di azulejos colorati, è piacevole fare una passeggiata nei dintorni.

Ci spostiamo poi nel quartiere Eixample, dietro al Municipio, famoso per le sue vie commerciali. Scattiamo qualche foto dallo scenografico Pont del Mar, poi visitiamo il Mercado de Colón, un edificio in stile modernista che spicca per la sua facciata rosso porpora. All’interno non ci sono bancarelle di prodotti alimentari, bensì numerosi localini molto trendy per una pausa golosa. Non resistiamo alla tentazione e ci godiamo qualche tapas da “Mi Cub”.

Nel pomeriggio ci trasferiamo nella parte più originale e moderna di Valencia: la Ciudad de las Artes y las Ciencias. Pazzesca opera architettonica che copre 350000 metri quadri e comprende l’Oceanogràfic, il Museo de las Ciencias, l’Hemisferic (un cinema IMAX), il Palau de les Arts (un auditorium chiamato “il casco di Darth Fener” per via della sua peculiare forma) e l’Umbracle (una terrazza-giardino). Complesso bello di giorno col sole che splende, ma deve essere altrettanto suggestivo visto di sera illuminato. Visitiamo il museo della scienza. È possibile acquistare un biglietto combinato per visitare le diverse attrazioni, utilizzabile anche in giorni diversi, risparmiando così qualche euro. Il museo della scienza è divertente e interattivo con tanti esperimenti adatti a grandi e piccini. Meglio visitarlo in settimana quando le code sono limitate e tutto diventa più fruibile. Divertente lo spettacolo sull’elettricità. Concluso il nostro percorso tra i misteri della scienza torniamo in centro e ceniamo in un localino assai deludente.

Giorno quattro: squali e beluga

Colazione in centro (con una montagna di fartons), poi un po’ di shopping tra le viuzze della Ciutat Vella. In tarda mattinata torniamo alla Ciudad de las Ciencias per esplorare l’Oceanografic. Torniamo immediatamente bambini e saltelliamo tra i diversi padiglioni: Tropici, Artico, Mediterraneo… I percorsi sono ben organizzati e il parco che racchiude le diverse zone è molto carino. Vediamo delfini, squali, foche, leoni marini, pesci tropicali, pinguini… e i famosi beluga, simbolo dell’acquario. Nel pomeriggio decidiamo di tornare al museo della scienza per partecipare a un laboratorio. Sono esperienze guidate su vari temi, che si possono acquistare alla biglietteria del museo indipendentemente dal biglietto di ingresso vero e proprio al prezzo di 3,50 Euro. I programmi si trovano sul sito web (sotto la voce talleres) ma sono poco pubblicizzati all’interno del museo. Infatti ci troviamo io e mio marito soli soletti con il conduttore del laboratorio “Magia química”. Ci divertiamo tra miscele che cambiano colore, palloncini che prendono fuoco, batterie casalinghe e altre simpatiche curiosità. Concludiamo l’esperienza dichiarandoci il nostro amore dopo aver inalato elio (io in versione Minnie) e esafloruro di zolfo (mio marito in versione Orco)… un modo originale di festeggiare il nostro anniversario di nozze! I festeggiamenti continuano in serata presso il bellissimo ristorantino Blanqueries, situato nell’omonima via, vicino alla Porta de Serrans. Locale elegante, servizio attento, cibo ottimo e molto economico (menu degustazione a 19 euro!), una bottiglia di cava….¡Feliz aniversario!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche