Bali, croce e delizia indonesiana
Noi abbiamo dormito a Seminyak, che è considerata più moderna e sofisticata di Kuta e Legian: l’hotel (Bali Ayu Hotel & Villa, 34€/notte la doppia) è stato uno dei più belli che abbiamo trovato in Indonesia, con camere arredate molto bene ed enormi, letto comodissimo, doccia e vasca in uno stile molto zen.
La sera ci sono molti ristoranti e anche qualche locale dove bere (ovunque troverete solo cocktail mooolto allungati e molto costosi) con arredamento e servizio al pari degli standard europei: dovete assolutamente provare il sushi di Kajin (pronotazione obbligatoria perchè è molto piccolo, circa 15-20€/testa), è divino, il sushi più buono che io abbia mai mangiato. E per il post-cena c’è il Potato Head, un bellissimo locale con piscina in riva al mare dove bere un cocktail esotico su divanetti futon. Non male anche il Mexicola, in stile sudamericano.
La cosa che lascia più sconvolti è l’abissale divario fra l’eleganza e modernità di locali e negozi, con personale cortese e discreto, e la follia del traffico stradale aggravata dallo stato pietoso di marciapiedi, che rende impossibile passeggiare in qualsiasi centro abitato. I marciapiedi, in tutta Bali, sono costellati di buchi, alcuni larghi abbastanza perchè una persona ci caschi dentro intera. Le strade sono strette e tutti parcheggiano sul marciapiede, costringendo i pedoni ad andare in strada dove migliaia di scooter e taxi suonano all’impazzata.
La Lonely Planet consigliava le spiaggie a Nord di Seminyak, nella regione di Canggu ma, se non siete surfisti scafati, non vi piaceranno. Può valer la pena fermarsi qui solo se di va al Tanah Lot, il tempio sullo scoglio. Molto bella è invece la caletta di Pedang Pedang più a Sud: acqua cristallina, sabbia bianca e anche qualche onda. Importante avere le scarpette da scogli. Non lontano da questa spiaggia c’è il famoso tempio di Ulu Watu, a picco su di una scogliera stupenda. Anche se affollato, bisogna andarci al tramonto per vedere uno spettacolo sensazionale. Con 100,000 idr (circa 8€) dal momento del tramonto in avanti, si può vedere lo spettacolo di cori e danze tradizionali, ma noi lo sconsigliamo. Molto meglio godersi tutto il tramonto dai punti panoramici in mezzo a scimmiette dispettose (rubano occhiali e cellulari). Troverete molti altri posti dove vederlo, in location più comode e meno affollate.
Dopo 3 giorni sulla costa sud, ci siamo spostati ad Ubud. Purtroppo Trip Advisor ci ha (per la prima volta!!) delusi: il b&b votato quasi 9/10 era una bettola (Adi Homestay: vivamente sconsigliato), ma per fortuna le cose da vedere sono tante e stupende! Bello il Palazzo Reale (Puri Saren) e i templi dell’area limitrofa ed incantevole il Pura Taman Saraswati (tempio sull’acqua, da cui si accede anche passando dentro a Starbucks): noi abbiamo pranzato al Cafè Lotus con vista sul laghetto di ninfee e sul tempio. Abbiamo mangiato molto bene (consiglio l’anatra marinata e il nasi goreng con frutti di mare) e l’atmosfera era idilliaca.
Carino il mercato tradizionale sulla strada principale: è l’unico posto dove trovare artigianato locale a basso prezzo, perchè tutti gli altri negozi sono costose gallerie d’arte che vendono pezzi di alta qualità. Le strade Jl. Dewisita e J. Gootama offrono una scelta infinita di ristorantini e locali, uno più carino dell’altro. Noi abbiamo cenato molto bene al Torosushi e al Meltin’ Wok.
Da non perdere, la Monkey Forest (raggiungibile a piedi dal centro): bellissimi scorci di vegetazione e migliaia di scimmiette, per nulla impaurite dall’uomo, che si fanno fotografare da vicinissimo.
Nei 3 giorni passati ad Ubud abbiamo anche fatto due day-trip. Ne abbiamo organizzato uno completamente dall’Italia, accordandoci per email con una guida locale. Si chiama Dewa Alit, fa la guida da anni, parla un inglese decente ed è molto simpatico. Inoltre si prodiga per raccontare e spiegare tantissime cose, permettendo di entrare nella cultura passata e presente di Bali. Se volete contattarlo: dewa70alit@gmail.com Per 75$ (volendo potevamo contrattare) ci ha portati in auto ad un bellissimo punto panoramico dove vedere i terrazzamenti delle risaie di Tegalalang, poi al tempio Gunung Kawi con belle fontane in mezzo ai campi (dove lavoravano i contadini col tipico cappello di paglia a cono) e in seguito all’Holy Spring Temple. Ci siamo fermati a pranzo in un ristorante a buffet con vista da mozzare il fiato sul vulcano Kintamani (questi buffet sono passabili, ma niente di chè, circa 10€ a testa). Siamo anche andati in una delle piantagioni dove producono il caffè Luwak (ricavato dagli escrementi dello zibetto): ti mostrano molte piante che mangiamo ogni giorno ma di cui ignoriamo l’origine come cannella, cacao, pepe, zenzero. Si vede il Luwak in gabbia (purtroppo), poi ti fanno assaggiare gratuitamente decine di thè e caffè aromatizzati. Si paga solo il Kopi Luwak, anche se poi un acquisto al negozio è quasi inevitabile. Infine abbiamo vistato il tempio induista Ulun Datu Bratan, che è stato un po’ deludente a causa della bassa marea. Nelle foto l’avevamo visto circondato dall’acqua, mentre pare che in Agosto sia quasi tutto fuori. Molto bello il parco circostante, dove si vedono inaspettatamente un monumento buddhista e poco lontano una moschea.
In un’altra escursione, abbiamo visto la Caverna dei pipistrelli (sconsigliata: non c’è nulla da vedere ad eccezione di centinaia di pipistrellini puzzolenti), il Kerta Gosa Palace ed il Besakih o Mother Temple. La visita di quest’ultimo richiede un paio d’ore ma è davvero bellissimo: costruito su di una collina, si compone di vari livelli con numerosi templi e pagode, a simboleggiare l’ascesa verso Dio. L’unica cosa fastidiosa è che ovunque losche figure cercano di convicerti a pagarli in quanto guide ufficiali. Vi diranno che senza guida non si può accedere quà o là, ma non è vero. Può valere la pena di pagare 2 o 3 $ se ti raccontano e spiegano qualcosa che altrimenti non coglieresti. Sulla via del ritorno ci siamo fermati a pranzare al Mahagiri, ristorante a buffet con vista sulle risaie a terrazze (meraviglioso) e alla Grotta dell’Elefante (carino, ma umidissimo).
Consigli pratici di viaggio
Per una vacanza a Bali, è essenziale portarsi una buona crema solare e doposole, un cappellino leggero che protegga dal sole, insetticida a fiumi, scarpine per gli scogli (da Decathlon a 9€), un asciugamano ultrasottile da spiaggia e un phon. Solo gli hotel più lussuosi infatti hanno il phon (non dico in camera, ma molti hotel non ne avevano neanche uno da prestarci per 10 minuti). Per le ragazze, le scarpe col tacco potete lasciarle a casa perchè le strade sono talmente accidentate che è difficile non incianpare anche con le sneakers. Se si fanno escursioni, si cammina molto e le strade sono sporche quindi un paio di scarpe comode e chiuse è perfetto. Io consiglio anche un ciclo di fermenti lattici o Yakult per 20/30 giorni prima di partire perchè la cucina molto diversa dalla nostra può causare problemi. Non ci sono vaccinazioni obbligatorie, ma io consiglio di chiedere un parere alla propria ASL.
Infine, il visto per l’Indonesia si fa all’aeroporto di arrivo e va pagato solo se si atterra o si riparte da determinati aeroporti (Bali e Jakarta sono esenti, Yogyakarta invece è soggetta al visto di 35$). In tutti i templi bisogna indossare (sia uomini che donne) un sarong lungo fino alla caviglia: si possono prendere in prestito alla biglietteria, ma ovviamente non sono molto puliti. Potrebbe essere una buona idea portarsi un pareo o acquistarne li uno batik (si comprano per pochi euro ovunque). Ultimo consiglio: se volete acquistare artigianato locale, sappiate che Ubud e provincia è una delle uniche zone dove si trova qualcosa di decente. A Yogya, Lombok, Gili ecc non si trova quasi nulla. Approfittatene!