Sri Lanka fly and driver
Indice dei contenuti
Range di spesa sostenuto: € 1.400 a persona
costi del viaggio, mete e B&B
$ 635/€ 590 a persona per: i trasferimenti da e per l’aeroporto; gli spostamenti all’interno del territorio in auto privata con driver-guida cingalese parlante italiano per le seguenti mete: Pinnawala, Mihintale, Anuradhapura, Wessa Giriya, Isurumuniya, Abayagiriya, Aukana, Sigiriya, Lago Girithle, Lago Parakrama Samudraya, Polonnaruva, Dambulla, Giardino delle spezie, Tempio Indù Matale, Kandy, Tempio del Dente di Budda, mercato, Giardino reale botanico di Peradeniya, Hill Country, cascate Ramboda, Nuwara Eliya, Ella, Little Adam’s Pick, Ponte dei nove archi, Rawana Falls, jeep safari nel parco Yala, Tangalla, Galle e Colombo; 10 giorni/9 notti con trattamento B&B così suddivisi:
1 notte a Anuradapura presso il Thilaka City Hotel www.thilakaholidayhome.com
2 notti a Sigirya presso l’Eco Travel House
2 notti a Kandy presso la Guest House Mount Villa www.kandymountvilla.com
1 notte a Nuwara Eliya presso la Guesthouse Sky Park Holiday Inn
1 notte a Ella presso l’Ella Flower Garden Resort www.ella-resort.com
2 notti a Tangalla presso il Rocky Point Beach www.srilankarockypoint.com
€ 400 a persona per i voli internazionali A/R Roma–Colombo con la compagnia Kuwait Airways (scalo a Kuwait e acquistato sul sito www.tui.it più conveniente che su www.kuwaitairways.com);
$ 30/€ 28 a persona per il visto on line sul sito eta.gov.lk (in aeroporto a Colombo costa $ 35);
€ 200 a persona per le entrate ai siti, templi, parchi, safari, giardini…;
€ 150 a persona per pranzi, cene, spuntini vari, bevande e massaggio ayurvedico.
Prima della partenza
Indagine di mercato, tutta on line, per la ricerca del volato.
Le compagnie aeree consultate sono state Etihad, Emirates, Qatar Airways, SriLankan Airlines, Alitalia e Kuwait e i siti che ne comparano i prezzi: eadrems, opodo, budjetair, kayak e tui.
Indagine di mercato, tutta on line, per il miglior pacchetto a parità di mete e servizi.
www.secretlanka.com (sig. Asanka, una delle persone più precise nel rispondere a tutte le domande in un italiano perfetto e al prezzo più competitivo!); www.vagamondi.net (sig. Luca per una vacanza anche all’insegna del turismo solidale); www.genovagando.it (sig. Angelo, per un riferimento tutto italiano); www.bomietours.com (Sig. Upa e sig.ra Lassena), www.tourslanka.com (Sig. Tony Samath/Dream vacations), www.ceylontours.com (sig. Brandon) e www.walkerstours.com (sig. Shane Fernandez). Tramite la sig.ra Anna Godi, un’italiana che ha una guest house a Trincomalee (http://bellanilavelibeach.jimdo.com), mi metto in contatto con il sig. Manjula Wijesekera www.ciaosrilanka.com al quale, dopo una serie di mail (volendo anche con skype e fb), daremo la nostra fiducia (e lui si fiderà ciecamente di noi non chiedendoci un dollaro di acconto ma il pagamento in contanti a metà viaggio). Col senno del poi si rivelerà un’ottima scelta: quella giusta!
Il viaggio nei minimi particolari
00 giorno: venerdì 3 aprile 2015: ITALIA-SRI LANKA
Partiamo da Fiumicino alle ore 12,55, anzi, con un’ora e mezza di ritardo, perché l’aereo arriva da Parigi dove c’è stato qualche problema.
Durante le 5 ore di volo (posti 18C) servono il pranzo preceduto da un cartoncino su cui sono scritte le tre opzioni del piatto forte: riso basmati con pollo al curry, spaghetti alla bolognese, riso biryani con sugo piccante. Per tutti un’insalatina, un formaggio spalmabile, pane, burro e tortina millefoglie.
Arriviamo all’aeroporto di Kuwait alle 19,30 ora italiana (siamo un’ora avanti) e l’altro volo “ci aspetta”! Al gate 5 vengono date le indicazioni per il transfer. Superiamo file interminabili e saliamo sull’aereo per la meta finale.
Alle ore 21,30 decolliamo e durante le ulteriori 5 ore e 30 di volo servono la cena: riso basmati con pollo al curry, insalatina e un dolcino.
1° giorno: sabato 4 aprile 2015: AEROPORTO-PINNAWALA-MIHINTHALE-ANURADHAPURA
Atterriamo alle ore 4,25 all’aeroporto internazionale di Bandaranayike, evitiamo la fila di chi deve fare il visto (lo abbiamo fatto on line in Italia € 28 a persona) e superati i lenti controlli ritiriamo la valigia. Assieme al passaporto ci consegnano due sim card da attivare e caricare (dalle 100 alle 1300 rupie) e valide per 30 giorni dalla prima chiamata, per avere la possibilità di telefonare ovunque e/o navigare su internet a prezzi convenienti. All’uscita un numero spropositato di singalesi espone fogli A4 con i nomi degli sbarcati. Che ridere! Ma quanti sono! Cerchiamo i nostri e veniamo accolti con un grosso sorriso e il primo A’yu bowan: “possa tu avere lunga vita” ovvero “Benvenuti in questa terra!” da Suraj la persona con la chauffeur touriste guide licence che ci farà vivere il paese, ex colonia portoghese, olandese, inglese e indipendente dal 1948.
Saliamo sull’auto che ci trasporterà per lungo e per largo in questa “Isola Splendida, Isola del Dharma, Perla dell’Oceano indiano, Serendib (terra delle cose che non ti aspetti), Lacrima d’India o di Buddha”, alcuni dei tanti nomi dati da noi occidentali allo Sri Lanka che, fino al 1972, si chiamava Ceylon.
Si tratta di una fiammante, pulitissima – lo sarà per tutto il viaggio! – e super accessoriata Honda Insight (€ 25.000! Molto più cara che se acquistata in altri paesi per le tante tasse caricate; al contrario della benzina che, invece, costa solo € 0,70 il litro!).
Prima tappa, dopo 80 km e tre ore di viaggio, al Pinnawala Elephant Orphanage (Rp 2500/$ 20 a persona), un immenso parco di 10 ettari dove vengono radunati elefantini orfani o senza alcun gruppo, dispersi o trovati in stato di difficoltà nel paese (per il momento sono una sessantina). E’ stato fondato 40 anni fa allo scopo di offrire assistenza, protezione e cura ai piccoli pachiderma grazie ai soldi ricavati dalla vendita dei biglietti d’ingresso (veramente un po’ cari). Ne vediamo una decina trastullarsi serenamente davanti a noi, tre più defilati perché in cattività, un paio sotto una pompa d’acqua a farsi lavare, due appena nati in un recinto… Dicono sia emozionante lo spettacolo del bagno nel fiume attiguo, che viene fatto loro tre volte al giorno (alle 10, alle 14 e alle 16). Sono solo le 9, dovremmo aspettare, a noi non va, per cui andiamo solo a scattare qualche foto al paesaggio intorno al fiume passando per una stradina piena di bancarelle turistiche. Troviamo, intenta a posare per un servizio fotografico, una coppia di sposi al secondo giorno di nozze, lo si evince dai vestiti: di uno sgargiante color rosso quello di lei (qualora fosse stato il dì del matrimonio avrebbe indossato indumenti bianchi!).
Suraj ci chiede se vogliamo cambiare € o $. La risposta è sì visto che i prezzi in moneta locale per qualsiasi acquisto sono più bassi. Ci fermiamo da un commerciante che, in nero, effettua la conversione tirando fuori da una busta di plastica mazzi di banconote $ 1=132 rupie oppure € 1=141 rupie.
Lungo la strada tantissime risaie; il raccolto principale è finito, il primo riso verrà donato a Buddah, ma ancora si vede qualche mondina con i piedi immersi nell’acqua; piccole mandrie di bufali, utilizzati per arare e per produrre un ottimo yogurt e banchi di frutta dove, per poco più di € 2, acquistiamo tre cocchi reali (sono quelli grossi e gialli) con il cui succo ci disseteremo, una pannocchia bollita e due cocomerini.
Nel pomeriggio visitiamo il Sacro Tempio di Mihinthale Rajamaha Viharaya (Rs 500 a persona per visitarne 582 acri), la culla del buddismo, il primo nello Sri Lanka, risalente al terzo secolo a.C. ai piedi della montagna di Mahinda dove tanti sono i reperti tra cui gli importanti resti di una mensa per i monaci con cisterne di granito ancora ben riconoscibili (dana salawa). Dopo una lunga scala di pietra bisognerà lasciare le scarpe e, consiglio vivissimo, è quello di indossare un paio di calzini (e portarsene più paia poi da buttare). Si giungerà a una terrazza in cima alla quale un Buddha seduto in posizione vitarka (postura dell’insegnamento) e una stupa bianca latte, entrambi ricostruiti. Ci sono vari tipi di scimmiette (macata sinica, grey langa e toc monkey) ovunque che fanno da padrone e ci distraggono un po’. Per accedere alla pietra della meditazione altri scalini piuttosto sconnessi e, se non ci si reggerà forte al corrimano, si rischierà di scivolare in un burrone. La discesa è più complicata della salita, ma il panorama vale l’impresa e poi, se ci riescono i pellegrini con bambini, doni, mazzi e ceste di fiori in mano… Entriamo dentro una “casa delle immagini” dove un lungo Budda sdraiato, tante statue e bassorilievi di monaci sono stati realizzati usando colori molto sgargianti, in maniera moderna e forse con un’interpretazione sbagliata (così dice la guida). Alcune persone con un dolce sorriso in segno di ospitalità ci offrono carinamente dei fiori da porgere, a nostra volta, sui vari altarini.
Un’altra curiosità: il loro modo per dire “ok”. I segni col capo per dire “sì” o “no” sarebbero identici ai nostri (su e giù, destra e sinistra), ma prevalentemente, oscillano la testa portando le orecchie da una spalla all’altra! Nessuna preoccupazione, vuol dire “va bene”, “non c’è problema”! E noi rispondiamo istutì=grazie!
Meta finale Anuradhapura (a km 137 da Pinnawala), prima capitale dello Sri Lanka, centro del buddismo dell’isola e “città sacra eterna”.
Check-in al Thilaka Lake Resort Holiday Home www.thilakaholidayhome.com o www.thilakalakeresort@gmail.com dove, con un welcome drink, in questo caso squisito frullato di sap sop (un frutto esternamente verde con degli “aculei” internamente bianco con semi neri), ci fanno accomodare nella piccola hall adiacente la cucina.
L’entrata dell’hotel si presenta bene per il curatissimo giardino e l’ampio parcheggio. La spaziosa stanza è arredata in maniera semplice con tv, letto king size, due bottigliette d’acqua di cortesia, ha l’aria condizionata e internet gratuito. Anche il bagno è grande e con qualche articolo da toletta: una saponetta, uno shampoo, una cremina e un asciugamano a testa. La bella piscina attigua il ristorante semicoperto è invitante, ma non abbiamo tempo per sfruttarla, alle 18,30 è già buio pesto!
A pochissimi passi il lago Nuwara Wewa lungo il quale facciamo una bella passeggiata e vediamo i singalesi fare il bagno dopo un picnic ed emozionarsi davanti un tramonto.
Per cena ci dicono che ci sarà un buffet a prezzo fisso, ma quando arriviamo non è allestito: troppi pochi clienti per farlo. Per lo stesso prezzo ci propongono Sri Lanka Rice & Curry. Accettiamo e ci arriva un piattone di riso bianco attorniato da 10 ciotoline, ognuna delle quali contenente un condimento diverso: in una due pezzetti di pesce in un sughetto di cocco, in un’altra quattro bocconcini di pollo al curry, dhal (lenticchie rosse piccanti), moju (melanzana a tocchetti con cipolla e mille spezie), varie verdure ripassate o in agrodolce, mellun (erbetta), Chutney di mango (marmellata di mango con uvetta piccante) e pappadam (frittelle speziate, ovvero farina fritta che assume le sembianze di una frappa). A scelta una palla di gelato alla vaniglia o un piatto di frutta (assaggi di papaia, ananas, bananina e cocomero). Compresa una bottiglia di coca cola e il servizio al tavolo (10%) spendiamo, in totale, Rp 1980.
2° giorno: Domenica 5 aprile 2015: WESSA GIRIYA – ISURUMUNIYA – ANURADHAPURA – ALBERO SACRO – ABAYAGIRIYA – AUKANA – SIGIRIYA
Colazione di Buona Pasqua con frutta, uova, toast, burro, marmellata, frullatino di papaia e tea/caffè.
Solo km 7 e facciamo la prima tappa, molto veloce, a Wessa Giriya dove dall’auto vediamo le cave che fungevano da riparo anche a 2000 monaci.
Proseguiamo per Isurumuni Raja Maha Viharaya – Isurumuniya Rock Temple (Rs 200 a persona), un tempio eretto su delle rocce rotondeggianti dalle sembianze di una “nuvola” dove, ovviamente, si entrerà scalzi (noi indossiamo i calzini, mettiamo le infradito in una bustina e le portiamo negli zaini senza lasciarli nel porta scarpe esterno).
In ogni tempio, per esser tale, devono essere presenti: una casa delle immagini, un albero del Bo/Ficus religiosa e una stupa o dagoba (monumento a forma di cupola, dove solitamente si trovano delle reliquie). Spesso, ma non sempre, viene costruita anche una casa per i monaci.
Durante la visita, veniamo distratti sia da una colonia di piccoli pipistrelli che emettono acutissimi suoni e svolazzano da una parete all’altra, sia da scoiattoli velocissimi che sfiorano i nostri piedi.
Piacevole il panorama e soprattutto interessanti le prime spiegazioni sul buddismo che ci serviranno per capire ciò che vedremo durante tutto il tour.
Ci rimettiamo in viaggio per la città di Anuradhapura, la città eterna, Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1982 per le famose rovine delle antiche civiltà locali che ricoprono un’area di oltre 40 km2 e la rendono uno dei principali siti archeologici al mondo meglio conservati (Rs 3250 o $ 25 a persona compreso un cd in inglese, francese e tedesco).
Il sito è ricco di attrazioni interessanti tra cui l’enorme stupa bianca (mt 180 di circonferenza per mt 76) attorniata dalle statue di 240 elefanti, uno stagno a forma di chiave che fungeva da cisterna per i monaci e l’albero religioso più antico del paese o Sacred Sri Maha Bodhia (Rs 200 in più a persona) che si dice sia stato trapiantato circa 2237 anni fa Da un germoglio dell’albero sotto il quale Buddha ricevette l’illuminazione. Percorriamo un lungo viale in mezzo a un enorme giardino sul quale pascolano mucche, giocano scimmie, svolazzano uccellini, falciano giardinieri… e sono allineate tantissime ciotoline di terracotta con olio di cocco e stoppini che fungono da candele! Moltissimi i pellegrini vestiti di bianco in segno di rispetto (a saperlo avremmo indossato indumenti di questo colore anche noi!) e numerosissime le scolaresche in gita seppur oggi le scuole siano chiuse. Vediamo anche la stupa Thuparama del terzo secolo, una delle prime costruite per contenere una reliquia di Buddah, in questo caso la clavicola. Ha la forma di una campana e alcune colonne testimoniano la presenza, in passato, di un tetto per ripararla.
E’ poi la volta dell’area archeologica di Abayagiriya tra i cui resti ci muoviamo in auto. Interessantissima la Pietra di Luna o tappeto lunare (uno “zerbino” in pietra decorata: un semicerchio di fuoco=le nostre preoccupazioni, un altro con animali quali la mucca, l’oca, l’elefante, il cavallo, il leone… due semi cerchi di fiori intrecciati tra cui l’importante fiore di loto), quello che era il tempio dei monaci con cinque blocchi posizionati a forma di numero cinque su un dado, la statua della guardia (intatta e ben decorata), una balaustra dalle sembianze di un drago ma che in realtà è un mix di animali (zampe di uccello, criniera di leone, bocca di coccodrillo, zanne di cinghiale, orecchie di topo, proboscide di elefante), la Grande Stupa, la Statua Samadhi del IV secolo, la prima ritrovata senza decorazioni, completamente liscia e un viso che trasmette serenità e gli stagni gemelli – twin ponds (due vascone che raccoglievano acqua per i monaci).
Faccio, insieme al driver, una seconda colazione presso alcune bancarelle. Mi offre un polroti o coconut flat pane, una piadina di farina di cocco sulla quale spalmare una poltiglia piccante (pasta Chili) in cui riconosco la cipolla e del pesce secco. Vado a fuoco e neppure il succo di un intero cocco reale e la polpa del medesimo riusciranno a spegnerlo subito! Però vera esperienza con gente locale!
Riprendiamo il tour per la statua (ovviamente di Buddha) Aukana Raja Maha Viharaya (Rs 750 a persona), la più alta (12 mt), più perfetta, elegante e importante dello Sri Lanka. Considerata una delle meraviglie del mondo, scolpita su un unico blocco di granito, si sostiene completamente da sola. La posizione è quella di “augurio”: la mano destra con il palmo aperto rivolto verso avanti indica l’assenza di paura, mentre la sinistra la virtù di distaccarsi dai legami terrestri. E’ attorniata da transenne per la costruzione di un tetto che la ripari e protegga.
Siamo nella zona dei laghi, ce ne sono più di 100 artificiali, necessari per l’agricoltura, dal momento in cui non vi sono fiumi. Tra questi il Lago Kalawewa alimentato sia dall’acqua piovana che da quella di un canale e il Lago Ritigala.
Merendina con la frutta presso uno dei tanti banchi sul ciglio della strada. Una donna espone una gran quantità di guava che sciacqua, taglia a spicchi con un coltellaccio, spolvera con un mix di sale grosso e peperoncino e ci consegna in mini bustine pronte al consumo: non male (4 pezzi per 160 rs)!
Arriviamo a Sigiriya all’eco Travel House addentrandoci tra la vegetazione di una riserva forestale nascosti e lontani da tutti i rumori che non provengano dalla natura! Il bungalow assegnatoci si trova all’interno di un fitto giardino tropicale, ha un arredamento essenziale, il letto a baldacchino con la zanzariera per proteggerci dalle tante zanzare (maduruò) che, in un posto così, trovano l’habitat perfetto! Consiglio di portare Ddt, Autan, Off, braccialetti alla citronella… e tutto l’occorrente per allontanarle! La stanza ha sia l’aria condizionata sia il ventilatore, ma è molto umida, sarà sicuramente meglio stare all’aperto nel giardinetto cullati da amache tra gli alberi. La connessione wi-fi è gratuita, funziona bene nell’area comune ma alquanto flebile nella stanza dove troviamo un bollitore, una bottiglietta d’acqua al giorno a persona e che viene rifatta solo su espressa richiesta.
Non è tardi, potrei occupare il tempo e soprattutto rilassarmi presso una Spa: di rimettermi in macchina proprio non mi va, ma non vorrei rinunciare a un trattamento benessere. La soluzione è accettare l’offerta di un Massaggio ayurvedico “a domicilio” da parte del driver-guide Suraj Kariyapperuma che, prima di fare l’autista, era (ed è) massaggiatore ayurvedico! Ha svolto questa professione per un anno in Germania e quasi per dieci in Italia (a Milano, a Rapallo e a Livigno – – kadsuraj@yahoo.it) e ha gestito un centro tutto suo in Sri Lanka. Che dire? Da olio essenziale farà la mia crema doposole e da lettino il terzo letto singolo presente nel bungalow. E’ molto professionale, ha una perfetta manualità, mi spiega i fondamenti su cui si basa questa millenaria “medicina” orientale, l’Ayurveda che, letteralmente, significa la conoscenza della vita e si basa sull’equilibrio di tre elementi presenti nel nostro corpo (aria, acqua e fuoco) i quali, se non sono in armonia, producono malattie. Mi parla del suo progetto di unire i due lavori che sa ben fare: giro turistico con pacchetto benessere incluso. Praticamente un tour tipo il nostro con pernottamenti in hotel più di lusso dove la sera eseguire differenti tipi di massaggi. Si porterà dietro il lettino professionale e tutto ciò che concorrerà a rendere l’atmosfera unica. Gli auguro di tutto cuore – e sono sicura che ne avrà – tanto successo (www.kadstours.com )! Dopo un’oretta ne usciamo entrambi più che soddisfatti (Rp 2500). Che peccato averlo lasciato andar via dall’Italia!
La cena è alla carta, va ordinata con un po’ di anticipo e viene consumata al tavolo, fronte giardino, sotto una tettoia di legno. Prendiamo un’omelette con pomodoro e cipolle servita con papanam, patatine fritte e noodles=spaghettini spezzettati alle verdure e, volendo, da mischiare con condimenti portati separatamente su differenti ciotoline: dhal (lenticchie rosse con cipolla, aglio e peperoncino), marmellata di mango piccante e funghetti ripassati. Compresa una birra analcolica allo zenzero (ginger beer) e una coca cola spendiamo in totale Rs 1512=€ 11.
Una pioggia battente e i versi di scimmie, uccelli, cani, gechi, ranocchie… saranno la colonna sonora della nottata, assolutamente non fastidiosi come, invece, i ronzii delle zanzare paragonabili ai bolidi che sfrecciano durante i giri sul circuito di Monza.
3° giorno: Lunedì 6 aprile 2015: SIGIRIYA – LAGO GIRITHLE – LAGO PARAKRAMA SAMUDRAYA – POLONNARUVA
Colazione di Pasquetta! Al posto della “pizza ternana, salame e uova di cioccolata” al tavolo ci servono pancarrè tostato, burro, marmellata di ananas, hoppers=sottili crêpe di farina di riso e zucchero cotte in mini tegamini concavi all’interno delle quali si può collocare un uovo ad occhio di bue (per strada le vendono a Rp 54), pancake arrotolato su squisita banana, polroti=piccole piadine di cocco, frullatino di papaia, minima porzione di cocomero e tè/caffè. Il personale, tutto gentile, è formato da tre ragazzi giovani, tra cui il responsabile Sameera sameera737@yahoo.com e una cuoca in una cucina quasi a vista.
Prima tappa, a soli 4 km di distanza, la Rocca di Sigiriya (Rs 3900 o $ 30 a persona – orario 7-17,30), uno degli otto Patrimoni dell’umanità dal 1982 dello Sri Lanka, per raggiungere la cui piatta sommità percorriamo 1202 gradini (gli ultimi due proprio sul tetto a 200mt) per trovare le antiche rovine di un magnifico e maestoso palazzo reale, costruito nel V secolo. Abbiamo di fronte una roccia dura, magmatica (anche se in quest’area i vulcani non esistono!); è un monolito di granito rosso che si erge in una fitta foresta. E’ una delle attrazioni da noi preferite ed è considerata da alcuni l’ottava meraviglia del mondo. Bellissimi i giardini che ne preannunciano l’ascesa dove si scorgono delle caverne, significato che il sito fu per anni abitato da monaci. Quanti scoiattolini “scorrazzano” e curiose sono alcune insegne, tipo quella che il rumore provoca attacchi da parte di api “noise provoke hornet attacks”. Prima di arrivare in cima, superata una scala a chiocciola, entriamo in una cava sulle pareti della quale gli affreschi di 17 immagini ci affascinano. Spettacolari son pure le mura a “specchio”, un lungo balcone sul cui parapetto posano le scimmiette. L’ultima scalinata prima di raggiungere la sommità è affiancata da due enormi zampe di leone; da qui il soprannome The Lion Rock. Finalmente siamo nel punto più alto, assieme a noi tanti altri turisti tra i quali giovani monaci buddisti che con i colorati vestiti rendono il panorama ancor più spettacolare. Ammiriamo la posizione dei resti del trono del re, di quelle che dovevano essere le piscine e le stanze delle 500 concubine e capiamo meglio la funzione del palazzo-fortezza definito “il Castello celeste”.
E’ stata location di tanti film e, probabilmente, anche del video di Save a Prayer dei Duran Duran… i miei idoli dell’epoca (1982)!
Sulla strada il Lago Girithle e intorno ad ampie praterie tre fili elettrici che le delineano per evitare che gli elefanti attraversino le strade.
Per pranzo, lungo la strada, all’altezza di Ambalangoda, ci fermiamo al Gunners’ Club, una sorta di circolo militare con piscina, dove offriamo il pranzo al nostro autista-guida-massaggiatore: piattone di riso con curry di pollo e verdure, yogurt con miele, coca cola e bottiglia d’acqua grande (Rs 365 a persona). Mangerà senza le posate, come naturalmente fa tutta la gente del posto. Il riso verrà delicatamente preso con la punta delle dita e mischiato ai vari condimenti affinché diventi ben condito.
Tra i tanti discorsi che ci incuriosiscono, approfondiamo quello sulla credenza, quasi cieca, agli oroscopi. Qualsiasi cosa i cingalesi facciano, e in tutti i livelli sociali, agiscono (per decidere il partner della sua vita, un viaggio, una nuova attività…) dopo aver consultato gli astri e solo se il loro parere è favorevole! Ed è così che anche il nostro caro Suraj ha trovato moglie e con il quale ha avuto una splendida bambina che ci mostra da alcune foto sul cellulare!
Rimaniamo stupiti per un’infinita distesa d’acqua, si tratta del Lago Parakrama Samudraya chiamato anche il Mare di Parakrama, più grande del porto di Colombo e frutto dell’unione di 5 piccoli laghi! Pare che i cingalesi erano i più esperti, nel III secolo a.C., nella costruzione di bacini artificiali!
Visitiamo la seconda città reale, per un lungo periodo capitale col nome di Nagara dopo Anuradhapura: Polonnaruva (Rs 3250 o $ 25 a persona – orario 7-17,30) famosa per i resti, conservati abbastanza bene, sia dei templi sia dei palazzi reali. E’ una città medievale, anch’essa patrimonio dell’Unesco dal 1982 e nel museo – dove non possiamo scattare foto – riusciamo a immaginare i fasti di un tempo. Vediamo Island Park e poi in auto ci muoviamo nel quadrangolo composto da 12 edifici e nella cittadella tra il vecchio Parlamento, la Sala delle Udienze (diverse colonne sulle quali sono ancora incisi i nomi di chi vi si doveva sedere), il Palazzo dei Re… Interessantissima l’area sacra con statue di divinità e templi indù, come quello di Shiva, resti di un primo Tempio del Dente e, pezzo forte, il Vihara Gal o monastero di Pietra: quattro immagini di Buddha – due imponenti – ricavate da un’unica lastra di granito all’epoca dipinta.
Rientriamo più che soddisfatti della giornata trascorsa a all‘eco Travel House dove trascorreremo la nostra seconda e ultima notte
4° giorno: Martedì 7 aprile 2015: DAMBULLA – GIARDINO DELLE SPEZIE – TEMPIO INDÙ MATALE – KANDY
Colazione simile a quella di ieri con la variante della crêpe arrotolata su una squisita banana!
Partiamo per Dambulla, le cui attrazioni principali sono i grandi monasteri che costituiscono il Tempio buddista scavato nella roccia (The Rock Temple), uno tra i più sontuosi, meglio conservati e importanti per la filosofia di questa religione (Rp 1500 a persona).
Alla base della scalinata per le grotte, il Palazzo emittente radio buddista, un’enorme statua d’oro sul tetto del Tempio d’oro (www.goldentemple.lk) e una stupa d’oro (per i miei gusti tutto un po’ pacchiano).
Iniziamo la visita fermandoci davanti un’enorme roccia sulla quale è scritta l’intera storia della cava. Di grotte ve ne sono 64, ma quelle visitabili e interessanti sono cinque. I soffitti sembrano drappeggiati con affreschi che risalgono al XIII secolo dove la figura del Buddha è ripetuta con colori vivaci e forme stilizzate. Tantissime sono anche le statue, all’epoca ricoperte d’oro, 153 solo di Buddha, tra le quali quelle imponenti che lo ritraggono sdraiato (una è di 14 metri). Nella seconda cava, in particolare, si nota anche il cambiamento dello stile di rappresentare la divinità con occhi più grandi, la forma dei vestiti… Oggi il complesso ospita monaci buddisti ed è venerato dalla popolazione locale.
Bellissimo il panorama della giungla e dei laghi.
Sulla strada per Matale (Madawala Ulpotha) ci fermiamo all’Heritage, in uno dei tanti giardini delle spezie e delle erbe (heritagespice@sltnet.lk). Ci viene offerto un tea con scaglie di zenzero, cannella e semi di cardamomo: squisito! Aspettiamo Habana, la persona che, in un perfetto italiano, ci condurrà tra le diverse piante aromatiche e delle erbe della medicina ayurveda (curiosa l’ananas rossa!) spiegandoci tanti segreti per una vita all’insegna della salute e della bellezza. Ci mostrano la preparazione del famoso “curry” con il quale si cucina il riso con pollo/pesce/verdure; è un pestare continuo – con una grossa pietra levigata – di spezie – che spesso ci invitano a indovinare dall’odore – quali cardamomo, cumino, anice, chiodi di garofano, cannella, peperoncino… Veramente un giro interessante che finisce, volendo, con un massaggino alla cervicale praticato da un giovane ragazzo che apprezzerà la mancia. Per chi volesse fare acquisti, un negozietto con prodotti a prezzi poco competitivi.
Il programma prevede anche la visita di una fabbrica di batik (free e senza obbligo di acquisto) ma per quanto immaginiamo sia interessante ne facciamo sinceramente a meno.
Arriviamo al Tempio Indu Matale (Sri Muthumariamman Thevasthanam, Tribu Kovil) dalla forma piramidale e con otto finestrelle per far entrare le energie positive degli dei. E’ chiuso perché lo stanno lavando con acqua e zenzero per cui paghiamo solo il biglietto per vederlo dall’esterno (Rp 100 a persona). La leggenda racconta di un commerciante di legno che, mentre stava trasportando un carrello carico di tamarindo, una sera ebbe un incidente, lasciò il carretto per tornare il giorno successivo a ripararlo e ritrovò tutta l’area coltivata. Sbirciamo da alcune fessure e vediamo che, all’interno, vi sono tanti tempietti, ognuno in onore a una differente divinità. In alcuni “box” sono parcheggiate delle carrozze utilizzate durante i festival per trasportare le statue.
Partiamo per Kandy e, giunti, ci ritroviamo in mezzo al traffico di una cittadina, abitata da un milione di persone, frenetica e caotica (non ne eravamo più abituati!).
Entriamo in un enorme negozio di souvenir, prevalentemente artigianali e di legno. Sono spettacolari i tanti pezzi unici di statue ricavate dai tronchi. Elefanti quasi di dimensioni reali, bellissimi pezzi di arredamento intarsiato… Il mio papà è falegname per cui non acquistiamo nulla, ma fotografo tutto per portarne una testimonianza e, chissà, qualche idea da scopiazzare e proporre sul sito della fabbrica di famiglia (www.arredamentiluna.it).
Attiguo il negozio, il posto dove assisteremo a uno spettacolo folkloristico. Sono diverse le location in cui si esibiscono gli artisti per noi turisti. Per comodità di orario vedremo la Kandyan dance presso una sala dell’Hotel Oak-Ray (Rs 1000 a persona). Su un piccolo palco ballerine, ballerini, musicisti e artisti dai costumi più sgargianti e variegati, con vistosi monili color argento, piatti e torce che faranno rotare, conchiglie e altri rudimentali strumenti che faranno suonare… si alternano elegantemente; abbiamo un foglio in un comprensibile italiano in cui viene spiegato il significato dei 12 rituali. Non è certo una performance grandiosa, ma la spesa è valsa l’oretta trascorsa. Peccato che la camminata sui carboni ardenti non si è potuta tenere per un acquazzone improvviso.
Stasera, e per due notti, pernotteremo presso il Kandy Tourist Guest House Mount Villa www.kandymountvilla.com sicuramente non centralissimo, anzi, per arrivare in città bisognerà prendere un tuk tuk (apetta Piaggio o Bajaj o TVS, ce ne sono una marea perché costano solo € 2.500 e fungono da mezzo di lavoro e per muoversi con la famiglia). Siamo in mezzo a una fitta vegetazione e su una zona collinosa, dove il panorama è verdeggiante e rilassante. L’entrata, così come gli spazi comuni, è elegantina e, in segno di accoglienza, ci viene offerto un succo, purtroppo non di frutta fresca.
La stanza assegnataci (n. 25) è enorme, pulita, essenzialmente arredata (tv a schermo piatto, lettore dvd/cd, due poltrone in paglia e un tavolinetto) e nell’ampio bagno solo una saponettina e un asciugamano a testa. L’accesso al wi-fi è gratuito, la connessione a internet velocissima, bisogna chiedere l’accensione del modem che, a una certa ora, viene spento.
La cena, servita all’ultimo piano in una terrazza coperta, è alla carta. Ordiniamo un piatto di riso con verdure bollite (fagiolini, verza, cavolo, carote, pannocchiette, patate e funghi), una frittatina ai funghi, delle patatine fritte e una coca cola. Le porzioni non sono abbondantissime, ma il cibo è buono e la spesa irrisoria (Rs 1271 = € 9).
Un rumore piuttosto fastidioso, è un generatore che si accende e spegne a ritmo costante, fa sì che la notte non sia affatto silenziosa, anzi!
5° giorno: Mercoledì 8 aprile 2015: TEMPIO DEL DENTE DI BUDDA – MERCATO – GIARDINO REALE BOTANICO DI PERADENIYA
Colazione con quattro fette di pane tostato, un’omelette, un pancake ripieno di farina di cocco, burro, marmellata, un bicchiere di frutta frullata e te/caffè.
Oggi verrà a trovarci (e a ritirare l’intero ammontare del viaggio) Manjula. E’ un mio coetaneo che ci accoglie con un grosso sorriso, qualche battuta e un pacchetto regalo: fermacarte di vetro con la figura di un Budda, la mappa del suo paese e una bandierina.
A tal proposito, nella bandiera è presente la figura di un leone, il simbolo della nazione, su base rossa (il colore del sangue e della forza), agli angoli quattro foglie dell’albero del Bo, su un lato una striscia verde che rappresenta la religione musulmana accanto a quella arancione induista. Il colore giallo fa da sfondo e unisce tutto.
Manjula parla italiano benissimo, ha vissuto per tanti anni in Sicilia e al rientro in patria, con i soldini guadagnati e messi da parte, ha aiutato la famiglia, qualche amico e ha intrapreso questa attività. Lavora con molti italiani, conosce perfettamente le nostre abitudini e, secondo le possibilità di ognuno, cerca di organizzare un giro ad hoc. Bisogna solo fagli sapere il budget, i giorni a disposizione, lo stile di viaggio… e lui pensa al resto, scegliendo l’accompagnatore giusto qualora non fosse disponibile lui stesso. Ora che abbiamo dato un volto a una voce/una scrittura siamo ancora più contenti e ci auguriamo che tutto proceda bene così come è iniziato. Paghiamo il nostro pacchetto e scattiamo tutti insieme una raggiante foto ricordo.
La mattina prosegue con la visita dello Sri Dalada Maligawa, il Sacro Tempio del Dente di Budda (Rs 2000 – $ 10 a persona compreso un cd in inglese, tedesco, giapponese e coreano – www.sridaladamaligawa.lk e una donazione per le scarpe che non possono essere portate neppure nello zaino), anche questo tra i più importanti per la filosofia buddista, in cui è custodita la sua reliquia che ogni agosto viene portata in processione sul dorso di un elefante, riccamente addobbato, in uno dei più spettacolari cortei religiosi=Perahera con danze e sfilate di pachiderma.
Secondo la leggenda, alla morte, il corpo fu cremato su una pira di legno di sandalo in India, ma il suo dente canino sinistro fu recuperato e affidato al re divenendo simbolo e base di legittimazione per governare la sua terra. Vi furono guerre per assicurarsi il possesso del canino fino a quando un sovrano, temendo che potesse finire nelle mani nemiche, lo affidò alla figlia che lo trasportò segretamente in Sri Lanka nascondendolo nella propria acconciatura.
La reliquia viene aperta ogni sette anni; tre diverse sono le chiavi che ne permettono l’apertura e sono conservate da tre distinte persone: i capi di due differenti tipi di monaci e il custode del tempio, rispettoso della filosofia e dei cinque comandamenti. Uno dei poteri speciali del dente è quello di influire sul cambiamento repentino del clima.
All’ingresso del giardino, un altissimo albero dai colori della mimosa chiamato della pioggia d’oro per i tanti fiorellini gialli. Nel tempio si sta svolgendo il mattutino rituale (5.30-9.30) durante il quale 38 pietanze, in piccole ciotole d’oro, vengono portate all’interno di una stanza, la cui porta si apre e si chiude anticipata da un rullo di tamburi (un rito simile, ma solo con l’offerta di bevande quali tea, tisane, acqua… avviene alle 18.30). La fila per vedere, di sfuggita e molto velocemente, la finestrella all’interno della quale si trova la stupa d’oro che conserva la reliquia, è lunghissima. Siamo in coda, tra l’altro, a chi ha preso appuntamento per un’offerta ad hoc o a chi porta neonati per la prima benedizione (in un’area recintata tante sono le mamme che allattano). E’ molto più interessante l’atmosfera di adorazione che si respira che l’oggetto in sé. Pazientiamo e nel frattempo socializziamo con scolaresche di bimbi e altri turisti. La visita prosegue nel luogo in cui solitamente il primo presidente tiene il suo discorso iniziale (l’ultimo premier, eletto due mesi fa, non l’ha ancora pronunciato). Tanti i doni da parte di altri paesi e interessante la storia rappresentata su pannelli all’interno di un’ampia sala. Sempre all’interno dell’area, un museo del mondo buddista con l’elenco e le bandierine dei 17 paesi in cui è la religione ufficiale. Ultima visita a un elefante mummificato che portò in processione il dente.
Ci fermiamo al mercato e ci stupisce come sia tutto composto. I banchi espongono elegantemente la loro mercanzia, nessuno grida la freschezza o la convenienza della medesima, i venditori ci invitano a odorare o ad assaggiare qualcosa. Un banchetto dai frutti più sconosciuti attira la nostra attenzione e un simpatico ometto musulmano inizia a proporci, senza alcuna insistenza, ma solo per il piacere di assecondare la nostra curiosità, i prodotti più particolari. Andiamo via con un pesantissimo sacchetto (Rs 1000) contenente un enbum=elephant banana (simile alle nostrane ma molto più dolci), due red banane (per il color ruggine della buccia e dal frutto arancio), un caschetto di sinikesel=sugar bananine, un altro di enbul=micro banane, due balì, un mango dalla polpa arancione ed esternamente verde, un mango dalla polpa e dalla buccia gialla, delle mangostine, quattro frutti della passione, due arancionissime lavalu spugnose e dolci e una wood apple (che consistenza particolare… non rientra proprio nei nostri gusti, ma una volta nella vita va provata)! Assaggiamo un pezzettino di jack fruit gigantesco che solitamente si consuma cotto, così come il frutto dell’albero del pane (del), ma viene gustato come frutta solo quando è enorme e internamente giallo. Vediamo il sapasoup di cui ne avevamo bevuto un succo, il berelù, il sapatì… per noi è più divertente di una giostra. Passiamo velocemente davanti negozietti di pesce fresco e secco (che sono molti di più!), legumi, spezie, sacchi di riso (anche 15 specie, piccoli o lunghi chicchi, traslucidi, bianchi, basmati, rosso nocciola…). Il mercato apre la mattina presto e chiude nel tardo pomeriggio ma i venditori di carne, pesce, verdure e frutta chiudono bottega quando esauriscono le provviste.
Ci rimettiamo in auto, soli 7 km ed entriamo al Giardino reale botanico di Peradeniya (Rs 1100 a persona più Rs 50 per la guida – www.botanicgardens.gov.lk orario 8-17) che si estende su 59 ettari, con più di 6000 specie di piante ed essenze provenienti da tutto il mondo, famoso per le orchidee presso la cui “house” (un padiglione a sé stante) non ve ne sono 188 quanto tutte le varietà, ma ne vediamo comunque tante dai colori più sgargianti (particolare la Holy Ghost all’interno della quale si distingue una mini colomba!). Il Viale delle Palme reali, alte 21 mt, piantato nel 1950, è qualcosa di meraviglioso e maestoso! Tutto è “inventariato” e, secondo il colore delle etichette, ciò che ammiriamo è endemico, presente in altri paesi, importato da altri continenti o velenoso. Ci colpiscono gli altissimi pini Cooks inclinati per la “paura” di alberi attigui o alla ricerca del sole e sui cui rami numerosi ed enormi pipistrelli dormono indisturbati; rimaniamo sbalorditi per le canne di bamboo con un diametro di 25cm e alte anche 40mt (arrivano a crescere 30 cm al giorno!); ci entusiasma il lago a forma di Sri Lanka sul quale galleggiano le ninfee, i fiori di loto (in questo paese sono molto apprezzati per il loro modo di nascere/nel fango, venir fuori/galleggiare e vivere/fiorire); ci immortaliamo davanti un pino kauri australiano sulla cui circonferenza arrivano a starci – una vicino l’altra – 18 persone; abbiamo qualche timore sotto gli alberi dei jack fruits soprattutto perché all’improvviso, visto per credere, si staccano un paio di frutti di “soli” 30kg; ci divertiamo a fare qualche passo (potremo salirci solo in sei!) sul ponte oscillante sospeso sul poco lindo fiume Mahawali! Non vediamo la zona delle spezie e delle piante medicinali (ci vorrebbe una giornata intera per onorare tutte le aree), ma in un paio d’orette riusciamo a rilassarci, a ossigenarci, a sbalordirci, respirando profumi inebrianti mentre i nostri occhi diventano verdi sgargianti!
Facciamo un giro per la cittadina di Kandy (detta anche la “città che non dorme” per la presenza di un magazzino generale di distribuzione di prodotti ortofrutticoli aperto h24) e sulle rive di un piccolo lago artificiale che si trova proprio in centro. Entriamo in un centro commerciale, nulla di che, molto simile a quelli che si trovano in Italia; compriamo, da un banco molto elegante che vende differenti tipi di anacardi, dei caju caldi, ma a prezzi occidentali.
Torniamo alla guesthouse Mount Villa molto soddisfatti e ci godiamo la frescura dal momento in cui siamo in una zona collinare a circa 500 metri. La stanza non viene rifatta automaticamente, nonostante si lasci la chiave al personale che è discreto e gentile.
6° giorno: Giovedì 9 aprile 2015: HILL COUNTRY – CASCATE RAMBODA – NUWARA ELIYA
Colazione identica a quella di ieri, anche il cameriere ha gli stessi ritmi lenti e rilassati… beato lui, noi dopo la seconda notte insonni per il costante rumore esterno non lo siamo affatto.
Stamani la giornata prevede la passeggiata di 9 km a più di 2000 mt all’interno del parco nazionale di Horton Plains ($ 20 a persona più il fuori strada per un totale di Rp 5.500 a testa), ma ci ripensiamo e decidiamo di non farla. Sappiamo che l’area ha dei panorami bellissimi, vi si trovano molte varietà di alberi, di piante endemiche (circa 750), così come tanti uccelli (87 specie), mammiferi (24 specie), rettili (9 specie), anfibi (15 specie), addirittura crostacei (noto il gambero d’acqua dolce)… ma Suraj dice che spesso, del mondo animale, si vede ben poco; si è particolarmente fortunati se si avvista il cervo rambar. Ci dispiace solo non affacciarsi sulla fine del mondo: un precipizio con un dislivello di circa 1200 mt dal quale, nelle giornate limpide, si può vedere l’Oceano Indiano a 81 km di distanza… ma sarà per un’altra volta.
Superiamo uno dei maggiori fiumi del paese, il Mahaweli cominciamo a salire per i tanti tornanti sulla montagna. Ci fermiamo a gonfiare le gomme dell’auto con un’aria particolare che le renda più leggere e non le faccia surriscaldare su un asfalto rovente (Rp 100).
In queste colline, le Hill Country, fanno da padrone le estate ossia grandi distese, piantagioni di tea. Tante le donne con ceste a mo’ di zainetto dove ne ripongono le foglie mentre gli uomini ne trasportano i sacchi semichiusi sulla testa. I raccoglitori sono prevalentemente Tamil provenienti dal sud dell’India, si vedono i tratti differenti dei lineamenti: la pelle più scura, il punto in fronte delle donne (nero=nubile, rosso=sposata, bianco=vedova).
Nei pressi della cittadina Pussellawa ci fermiamo più volte per ammirare le cascate di Hell Bodde e di Ramboda (109 mt), per scatti panoramici a due laghi naturali e alla Rothschild Tea Estate di 2000 acri, produttore d’eccellenza!
Visiteremo la fabbrica di Mackwoods la cui insegna su una collina ha le fattezze di quella di Hollywood dove passo passo capiremo come “una foglia” diventa “una tazza da sorseggiare”! Seguiamo una donna che parla italiano e che spiega, in un quarto d’ora scarso, i vari passaggi mostrandoci i colleghi e le macchine al lavoro. Ripete come un’automa la parte con pause-sorriso prestabilite. Apprezziamo però il suo lavoro e soprattutto il tea che alla fine ci viene offerto. Due ettari di terreno può dare un raccolto che va dagli 800 ai 1200 kg di piantine. Dal germoglio si ricava quello bianco, verde, argento e oro, mentre da tutta la piantina, comprese le foglioline, quello nero che viene fatto seccare con un’altra procedura. In mille sono impiegati in questa fabbrica di cui 600 sono i raccoglitori per tutti i giorni dell’anno!
Lungo la strada assistiamo a una processione molto colorata e rumorosa. Inizialmente non riusciamo a capire cosa trasportino i semplici carretti, poi ci accorgiamo che hanno legati alcuni uomini con i corpi uncinati. Emettono grida, ma sembra quasi siano contenti del dolore che provano. Per noi è impossibile rimanere a guardarli e ci concentriamo sulle persone, anch’esse in una fase di trans, che seguono i piccoli carri.
Un’ora e mezza e siamo a Nuwara Eliya=Città della luce, soprannominata “Piccola Inghilterra” perché ricorda una tipica cittadina del Regno Unito con edifici pubblici in mattoni, ville, alberghi, case private con tetti di legno, qualche pub, un campo da golf, un ippodromo… Il cielo è un po’ coperto, la temperatura è scesa, d’altronde siamo a 1896 mt, nella città più alta che sorge ai piedi del monte più alto dello Sri Lanka! Arriviamo alla guesthouse Sky Park Holiday Inn www.skyparkholidayinn.com o inoskypark@gmail.com. L’hotel non è centralissimo ma si può raggiungere la città con un tuk tuk (apetta) spendendo al massimo Rs 300=€ 2,50. Noi abbiamo voglia di passeggiare e impieghiamo, con tutta calma, una mezzoretta. La vista su una verdeggiante vallata è panoramica e in lontananza si può scorgere la parte pulsante di Nuwara Eliya. La stanza n. 202 non è enorme, ha un piccolo televisore, una sedia, uno specchio e un appendi panni. Nell’attiguo bagnetto, con acqua bollente, solo una saponetta e un asciugamano a testa. Carino il giardino terrazzato dove i meno freddolosi potranno cenare o rilassarsi. Il wi-fi è gratuito e accessibile solo dalle aree comuni. Il personale è discreto, solo il proprietario, Saman Mohottige, parla inglese e qualsiasi cosa gli si chieda si mostra disponibile e gentile. Alcune stanze sono in fase di ristrutturazione; il ristorante è al primo piano così come un angolo bar e una seconda reception.
La cena ce la porteremo in stanza: aperitivo con mini noccioline tostate, una paratta (Rp 40) ovvero una piadina quadrata e doppia ripiena di erbette, per dolce dot bun (Rp 30) ossia brioche dal gusto simile ai maritozzi romani e tantissima frutta tra cui mini guava dolcissimi e piccoli quanto olive.
La notte è silenziosa, ma il freddo è pungente, forse sarebbe stata necessaria una copertina in più.
7° giorno: Venerdì 10 aprile 2015: ELLA – PICCOLO PICCO DI ADAMO – PONTE DEI NOVE ARCHI
Colazione con due fette di pane tostato, burro e marmellata, un assaggino di frutta (ananas, banana e papaia), due uova sode (si può scegliere la cottura), te/caffè e brocchetta di latte molto dolce.
Partiamo per Ella Bandarawela dove, alla stazione di Nanu Oya noi prenderemo il caratteristico Treno cingalese mentre Suraj, con l’auto e i bagagli, ci aspetterà all’arrivo. Mentre ci accingiamo a fare i biglietti per un viaggetto di quattro ore (Rp 750 a persona per posti riservati in 1a classe – così ci viene consigliato, altrimenti si può anche stare in piedi in 3° classe spendendo € 0,80!), la spiacevole scoperta: quello delle 9,30 non passerà perché ha deragliato, il prossimo è alle 12,45! Prima di tutto speriamo non sia successo nulla di grave ai passeggeri, poi… peccato, ma sarà per un prossimo viaggio, non vogliamo perdere tempo per cui ci rimettiamo in auto e il panorama continueremo a vederlo così.
La strada è tutta curve e tornanti, a volte si supera un centro abitato, ormai lo riconosciamo anche dalla segnaletica sull’asfalto: la linea bianca diventa a zig zag giallo ocra affinché sia più visibile dagli autisti e dai pedoni: che bello, tutti la rispettano!
Arriviamo a Ella per l’ora di pranzo. Il villaggio è piccolino, il clima è temperato, ma all’improvviso acquazzoni di qualche decina di minuti irrompono sulle nostre teste. In un piccolo banchetto due poliziotti danno delle informazioni turistiche e forniscono una cartina. Ci rendiamo conto che non c’è nulla di così interessante da fare a parte passeggiare tra i vari negozietti e assaggiare le pietanze locali. C’è un’altra Tea Factory ma ce la risparmiamo (www.halpetea.com). Compreremo sia da Palace cafe e juice bar sia al banco attiguo due piccantissimi Vegetable Rotty: fazzoletti di pasta sfoglia ripieni di verdure tagliuzzate (Rp 50 l’uno) incartati in vecchie pagine di quaderni e giornali. Immancabile acquisto di frutta a prezzi leggermente più “cari” rispetto ai precedenti posti: un kg di banane € 0,70 e il cocchetto da bere Rp 60!
Dopo pranzo prendiamo la stradina adiacente quello che sarà il nostro hotel – dove non sono ancora pronte le stanze – e iniziamo il trekking per il piccolo Picco di Adamo un vero e proprio nome di fantasia! Camminiamo per circa 3 km tra sterrati sentieri a volte un po’ sconnessi, a volte trasformati in comodi gradini e comunque tutti facilmente praticabili, su una montagna (1100 mt) come tante altre. Il paesaggio è suggestivo, tantissime le piantagioni di te e, tra le stesse, accampamenti di raccoglitori che sotto tetti/lastre di lamiera, si ristorano dopo una giornata di lavoro e vivono con le proprie famiglie. Lo stipendio base, uguale per tutti, è di circa Rp 600 la mattina mentre il compenso del pomeriggio varia secondo la quantità raccolta e può arrivare fino a Rp 1000-1100 totali al giorno a persona.
Il vero e proprio Adam’s Peak (sul quale non andiamo per mancanza di tempo; la strada da percorrere a piedi è di circa km 26!) ha il carattere sacro per i seguaci delle principali religioni che vi compiono pellegrinaggi specialmente nelle notti di Full Moon luna piena, il cui favore ha un’incidenza fondamentale (a giugno è prevista una grande festa). L’ascensione si svolge di notte per arrivare in cima (2243 mt) alle prime luci dell’alba. Si percorrono sentieri illuminati con numerosi punti di ristoro e si raggiunge un monastero dove è custodita un’impronta gigantesca di Adamo (che in piedi espiò i peccati commessi nel giardino dell’Eden secondo musulmani, ebrei e cristiani) o lasciata dal dio Shiva (per gli induisti).
Un’altra piccola scarpinata per fare una foto, in lontananza, al Ponte dei nove archi sul quale passa la ferrovia e datato ultima colonizzazione inglese.
Ci ritiriamo all’Ella Flower Garden Resort www.ella-resort.com dove ci accolgono con un drink di benvenuto: succo di cocomero e in stanza una bottiglina d’acqua a persona. Il bungalow 76 ha una terrazzina coperta che affaccia su un paesaggio tropicale verdeggiantissimo. La stanza è molto ampia e arredata semplicemente: due tavolinetti, un paio di sedie, il letto a baldacchino con zanzariera e un lettino singolo. Il bagno è nuovo, pulito, l’acqua è calda e le uniche dotazioni sono una mini saponetta e un asciugamano a testa. Non abbiamo mai trovato (e non lo troveremo mai) il phon! La sera fa freschetto, ma siamo ben attrezzati con copertine in pile, trapuntina e stufetta elettrica. Siamo a una mezz’oretta a piedi dal centro del villaggio (con il tuk tuk/apetta, Rupie 300=€2,50). Nell’area comune (non dalla stanza) la connessione wi-fi è veloce e gratuita, diversi sono i tavolini, vi è un bancone con molti libri, un acquario e sul curatissimo giardino pieno di fiori colorati e profumati qualche gabbietta con differenti tipi di sgargianti pappagallini e coniglietti.
Ceniamo al “ristorantino” Adam’s Breeze attiguo l’albergo e per Rp 350 a persona gustiamo uno speziatissimo Egg Kottu Rotti o Koththu Roti: un piattone di ingredienti sminuzzati tra cui cavolo, carote, porri, cipolla, insalatina, zenzero, aglio, curry, peperoncino, sale, pepe verde, burro, uova e pasta sfoglia. Il tutto viene rumorosamente tagliuzzato e mischiato con due lastre di ferro su una piastra rovente che cuoce lentamente.
Il silenzio notturno è interrotto solo da qualche cinguettio e dallo scrosciare di diversi acquazzoni, ma la quiete e il relax sono assicurati.
8° giorno: Sabato 11 aprile 2015: RAWANA FALLS – YALA PARK – TANGALLA O TANGALLE
Colazione a scelta tra Western e Sri Lanka style (io frutta fresca, toast, marmellata e il mio boy toast uova e wurstel) e alle 8 in punto partenza per la Cascata Rawana collegata al famoso poema epico indiano “Ramayanaa“. Quanta gente! Soprattutto famiglie musulmane. E’ perché hanno quattro giorni attaccati di vacanza; m’immortalo insieme ad alcune ragazze velate ma truccate fortemente e molto profumate che, tirando fuori cellulari super moderni, mi sorridono a mo’ di richiesta di una foto. Ne approfitto anche io per uno scatto ricordo con loro e con le numerose scimmie che, con fare da padrone, posano all’interno della nostra inquadratura; è incredibile quanto le loro espressioni siano “umane”.
Avremmo dovuto visitare l’antico tempio buddista Buduruwagala, un complesso composto da sette statue risalenti al 1° secolo e famoso per la Statua più alta di Buddha in piedi (16 metri) con le tracce del suo stucco originale – probabilmente di una veste color arancione -, ma preferiamo saltare la visita e iniziare quanto prima il safari.
Arriviamo al Parco Yala, il più famoso ed esteso del paese (Rp 11.000 totali per l’entrata e l’affitto di un’alta jeep medio livello – www.yalasrilanka.lk) dove speriamo di avvistare sia i leopardi, i signori della giungla (qui vi è la più alta densità rispetto a qualsiasi altro luogo su questo pianeta) sia gli orsetti neri. Questo, da febbraio a luglio, sembra sia il periodo migliore per l’escursione in quanto il livello delle acque del parco è abbastanza basso e gli animali escono allo scoperto. Lasciamo l’auto davanti un bell’hotel dove ci rinfreschiamo prima e dopo la visita, saliamo sul mezzo e dopo una mezz’oretta siamo dentro una delle due aree aperte al pubblico dell’immensa riserva (circa 130.000 ettari). E’ stato definito il Santuario della fauna selvatica nel 1900, parco nazionale nel 1938 ed è incredibile credere che era nato come terreno di caccia! Tra le 44 varietà di mammiferi e le 215 specie di uccelli, avvistiamo un enorme elefante, tanti cervi, numerosi pavoni, decine di scimmie grigie, branchi di cerbiatti, diverse manguste, moltissimi bufali, alcuni silon jungle faul=variopinti galletti emblemi nazionali, un coniglio gigante, più cinghialoni, monitor lizard=rettili/varani/iguane, solo sentito parlare di un avvistamento di un orsetto, nessuna traccia di coccodrilli. A un certo punto il lento girovagare per le strade sterrate di sabbia rossa, diventa una corsa sfrenata; il ranger ha ricevuto una telefonata: alcuni colleghi lo avvisano di recarsi dove è stato appena individuato un leopardo. Gli ammortizzatori ammortizzano ben poco. Sobbalziamo sul mezzo che diventa un tagadà e inchiodiamo davanti altre due jeep cariche di turisti. Il leopardo c’è! E’ appena sceso dal ramo su cui sonnecchiava, è accucciato accanto al tronco e poi, lentamente ed elegantemente prende un viottolo interno. Saremo a 200 metri da lui! Che emozione! Il suo mantello è più scuro di quanto immaginassi e la guida si complimenta per la nostra fortuna. Rimaniamo sullo stesso punto e giriamo intorno alla macchia diverse volte, ma l’apparizione rimane unica e irripetuta. Tantissimi sono anche i variopinti volatili che si posano sui rami e che riusciamo ad ammirare da vicino, tra cui un’aquila. Nel corso delle quattro ore di safari facciamo anche un paio di soste; una davanti un ritrovo di ranger dove un bambi “domestico” si fa accarezzare come un gattino, l’altra sui resti di un bellissimo resort in riva al mare che fu spazzato via durante lo tsunami del 2009 e contò 35 vittime. La nostra bella esperienza termina alle 14,30 mentre numerosissime jeep la iniziano e noi, vedendole arrivare, siamo ancor più contenti di averla effettuata contro orario; “quasi in solitudine” rispetto alle fasce orarie più gettonate ossia l’alba in cui è più fresco e nel primo pomeriggio (il parco chiude alle ore 18).
Ci fermiamo lungo la strada per rinfrescarci con un succo di cocco (Rp 60), per sgranocchiare più di una pannocchia (Rp 25) e per acquistare qualche mini cocomero zuccherino che gusteremo una volta giunti al mare.
Alle 17 giungiamo a Tangalla per i nostri due ultimi giorni di vacanza dedicata al relax. Manjula ha scelto per noi questa località “intima e nascosta”, non meta vip come Bentota, né super gettonata come Mirissa e… ci azzecca in pieno! Per il passaggio dei monsoni, il mare in questa zona è consigliato entro questo mese, poi è meglio recarsi verso nord-est. Siamo a un’ora di idrovolante o di elicottero dall’aeroporto di Negombo.
Al Rocky Point Beach www.srilankarockypoint.com ci accoglie una gentile ragazza con un frullato fresco di papaia e ci mostra il bungalow dove trascorreremo le ultime due notti del nostro viaggio.
E’ ampio, molto arieggiato, luminoso, arredato semplicemente e con una terrazzina di legno esterna che affaccia sul giardino. Qualora non ci fossero state tante piante e alberi nel mezzo… avremmo visto anche il mare che, però, è ben udibile!
Siamo curiosi di esplorare, percorriamo la vietta sterrata e in salita che ci porta fuori questa zona dove sono più concentrate le cabanas, i b&b, gli hotel, le guest house e ci ritroviamo sulla strada principale Mahaw Road. Alle 19 è già buio pesto ma non abbiamo timore di nulla… chiunque si avvicina a noi e rallenta con il proprio mezzo è per proporci un passaggio o per darci il ben arrivati. Accettiamo quello di un autista che sorride al nostro rispondere che veniamo da Roma e ci mostra la foto di Papa Francesco che, anche lui, adora!
Una signora, presentandosi come Joyce, ci ferma sulla strada e ci invita a consumare la cena presso il suo B&B. Ci chiede ciò che indicativamente vogliamo mangiare e… perché no, attendendo un pochino perché si metterà ai fornelli per noi, riusciremo a gustare un buon piattone di riso alle verdure, un altro con due pezzettini di pesce in salsa di curry e delle polpettine. Sembra proprio una mamma apprensiva… si affaccia in continuazione e poi, alla fine, si siede con noi a chiacchierare, in un inglese molto basic, del più e del meno. Bellissima esperienza anche perché ci sembra di aver capito che vive stabilmente lì, la stagione è finita ed era da un po’ che non vedeva turisti.
9° giorno: Domenica 12 aprile 2015: TANGALLA – GOYAMBOKKA BEACH
Nottata perfetta! Nonostante non ci sia l’aria condizionata e il ventilatore a pala sulle nostre teste lo avessimo spento durante la notte, con le finestre tutte aperte e protette solo dalle necessarie zanzariere si raggiunge la temperatura ideale.
Anche qui la colazione è a scelta tra tre tipi di Western e tre tipi di Sri Lanka style. Scegliamo il pancake ripieno di frutta (ananas o banana) che arriva enorme e ben imbottito. Tanto tea, brocchetta di latte dolciastro e siamo pronti, dopo una opportuna incremata, per la giornata di sole.
La spiaggia è una piccola baietta delineata da rocce dove sono arenate caratteristiche barchette. Nessun ombrellone, né servizio; per prendere il sole ci si può distendere sul prato all’inglese a ridosso della sabbia piena di conchigliette, ma il tutto ci delude un pochino.
Decidiamo di esplorare la zona e, superati gli scoglietti, ci troviamo di fronte una lunga (almeno 300 mt) e larghissima spiaggia di sabbia bronzata: Goyambokka Beach. Tre differenti chioschi mettono a disposizione gratuitamente lettini con ombrelloni di paglia (gradiranno non poco che si consumi qualcosa). Noi lasciamo lo zaino sotto una palma e ci tuffiamo! L’acqua è calda, pulitissima, senza un’alga, un pesce, una medusa: le onde, lente e violente (nonostante non ci sia un filo di vento né imbarcazioni che le formino) ci faranno tanto divertire ma non ci daranno la possibilità di nuotare o di fare i “morti a galla”. Il cielo è turchese, ogni tanto bianchissime nuvole dense o “a pecorelle” passano sulle nostre teste. Nonostante la protezione 50+ il sole sulla pelle si sente forte. Di turisti ben pochi e perlopiù francesi, olandesi, tedeschi e svizzeri. Rimaniamo a mollo per più di un’ora, una passeggiatina avanti e indietro, un altro tuffo e all’ora di pranzo andiamo via da una stradina attigua il nostro bungalow.
Il resort propone alcune escursioni (Tartarughe, Blow Hole o Hummanaya), ma noi preferiamo fare una doccia e, in autonomia, un giro al centro di Tangalle distante km 3.6.
Percorriamo la stradina sterrata che ci porta su quella principale. I tuk tuk ci offrono un passaggio (cominciano con Rp 300 per scendere a Rp 150). Vediamo un po’ di persone sul ciglio della strada, stanno aspettando il bus e l’idea di prenderlo ci titilla. Non aspettiamo molto, saliamo sul vecchio torpedone senza porte, agghindato in maniera molto pacchiana con sedili di finta pelle dove compostamente gli altri viaggiatori ci guardano e discretamente sorridono. Il bigliettaio passa con una macchinetta ed emette il biglietto secondo la fermata d’arrivo. Noi scenderemo all’ultima per cui Rp 12 a testa, neanche 10 centesimi di euro! Il capolinea è gremito di persone, di bus e si trova al centro di un mercato coperto dal quale in tantissimi escono carichi di buste: domani è l’ultimo dell’anno! Un giretto per acquistare un casco di bananine (1 kg Rp 60) che faremo fuori in pochi minuti, delle micro arachidi e poi girovaghiamo scoprendo un altro mercato semicoperto dove si vende ancora di più! Ci colpiscono, nonostante non sia il primo che visitiamo, le vere e proprie montagne di aglio sbucciato, enormi rape rosse, giganteschi ravanelli bianchi, quintali di peperoncino; le bacinelle piene di soldi che fungono da casse; i camioncini a vetri che espongono pane e dolci; la vietta dei banchetti di pesce (e per chi ha il pesce e non il banchetto basterà poggiare a terra un cartone, posarvi la mercanzia e bagnarla con manciate di acqua!). Ci affacciamo dentro un barbiere che propone un taglio o un massaggio alla testa al mio compagno; ci incuriosiscono uomini posizionati in angoli con la macchina da cucire intenti a riparare indumenti… Entriamo in un supermercato, il Lanka Sathosa per prendere 3 bibite, 6 tipi di tea, 10 confezioni di spezie in polvere (chilli, curry, turmeric, pepper…) e ci mettiamo pazientemente in fila. La coda è lunga (più che spesa per capodanno sembrano scorte per la fine del mondo!). A un certo punto una responsabile – indossano tutte una divisa giallo-rossa – ci chiama. Pensiamo che probabilmente avremmo dovuto lasciare gli zaini all’ingresso così come hanno fatto tutti gli altri con le borse… e invece no: ci fa cenno di posare la spesa alla cassa e di superare tutti. Oh, no! E perché? Ci sembra così brutto! Le comunichiamo che preferiremmo aspettare il nostro turno per cui riprendiamo la spesa e la posizione nell’interminabile fila. Tra i clienti e le commesse inizia un brusio, uno scambio di sorrisetti, di frasi compiaciute, di commenti a mezza bocca… parlano tutti di noi! Apprezziamo l’ospitalità nei confronti del turista, ma non è corretto approfittarne! Come due vip, tra i saluti e i sorrisi apertamente manifestati paghiamo Rp 1280 e usciamo dal market pronti per risalire sul vecchio bus.
10° giorno-9a notte: Lunedì 13 aprile 2015: TANGALLA – GALLE – COSTA SUD – COLOMBO – AEROPORTO NEGOMBO
Colazione con uova, toast, burro, marmellata e frutta io, pancake alla banana il mio boy e pronti per un’altra mezza giornata di mare. Il tempo oggi è incerto, il cielo è coperto, non si sente caldo, ma ci proteggiamo comunque perché i raggi sono penetranti! Il mare è sempre caldissimo e rimaniamo a mollo tanto tempo. Il pranzo di fine anno (qui da domani alle 14,40 inizia il nuovo!) lo consumiamo in una cabana sulla spiaggia. Io gusterò un pesce grigliato=malét fish con piatto di riso alle verdure e lui una frittura di calamari con patatine fritte. Prezzo, comprensivo di due coca cole, Rp 2200.
A proposito di capodanno, domani in tutte le case, alla stessa ora, verrà mangiato, come da tradizione, il Kiribath (ovvero risolatte: kiri significa “latte” e bath=bagno), il primo piatto dell’anno (le nostre lenticchie) consumato anche in momenti propizi e a colazione ogni primo giorno del mese. Su consiglio degli astrologi, tanti e con la massima serietà studiano per mesi il quadro astrale, si dovrà indossare qualcosa di arancione.
Alle 15 rientriamo in stanza, doccia, valige e… pensieri! Che susseguirsi di emozioni ci hanno accompagnato… è stato un viaggio completo e indimenticabile. Tradizioni, leggende, natura! Incredibile pensare a quella minoranza Tamil così violenta con una popolazione gentile e sorridente! Quanta cortesia, educazione, disponibilità riscontrata da persone semplici, ma non povere.
Rimarranno nelle nostre narici anche i profumi… tra cui l’odore dei tantissimi panifici, biscottifici, pasticcerie che vendono dolci e salati a prezzi molto convenienti. Il motivo è che pochissimi abitanti hanno il forno, elettrodomestico molto costoso, e nelle abitazioni i cibi vengono cotti prevalentemente in tegami, padelle antiaderenti.
Alle 17 arriva Daya il nuovo driver-guida che, parlando un comprensibile inglese, nell’accompagnarci all’aeroporto, passerà per Galle, la città più importante del sud (circa 100.000 abitanti) dove stili architettonici portoghesi, olandesi e tradizioni asiatiche si mischiano. Ne percorriamo in auto le viuzze, ci spiegherà qualcosa della città vecchia, patrimonio dell’umanità, e mostrerà la più grande fortezza di origine europea tra quelle rimaste in Asia. Proseguiamo per la strada costiera dove i tanti villaggi di cui avevamo sentito parlare si susseguono: Matara (la più importante cittadina del sud), Mawella (luogo del Blow Hole), Dikwella (lunga spiaggia), Weligama (dove non riusciamo a vedere i famosi pescatori appollaiati sui trampoli), Kudawella, Mirissa, Bentota…
Ci darà qualche informazione e ci fermeremo in uno di questi per comprare della frutta e delle bibite da portarci in aeroporto. L’ultimo giro a Colombo, che scopriamo non essere la capitale! E’ sicuramente la città più grande (14km di estensione e un milione di abitanti) ed economicamente importante ma, quella vera, sede del Parlamento, è Sri Jayewardanapura Kotte: assolutamente impronunciabile!
E’ stato bello vedere che, nonostante la lingua ufficiale sia il sinhala, l’inglese viene parlato e capito da quasi tutte le persone con cui siamo state in contatto.
11° giorno: Martedì 14 aprile 2015: SRI LANKA – KUWAIT – ITALIA
Come Cenerentole a mezzanotte siamo in aeroporto dove inizierà la lunga attesa prima della partenza prevista per le ore 5.20.
Prima del check-in cambiamo le ultime rupie rimaste. Ovviamente il change è sconveniente considerando anche la commissione che si prende la banca/l’ufficio cambio. Anche l’importo restituito varia di diversi € secondo chi lo effettua per cui consiglio di chiedere a più sportelli. Nessun problema non avere le ricevute di dove avevamo trasformato la nostra moneta nella loro. Non si dovranno compilare moduli né presentare documenti.
Prima dell’imbarco vi è un supermercato con pezzi ancora in rupie e favorevoli; superati i controlli (tranquillamente passeranno le bottigliette d’acqua fin sul volo!) al duty free si pagherà solo in € e in $ e i prezzi di qualsiasi prodotto (tranne che per le sigarette: una stecca di Marlboro € 24) saranno piuttosto alti!
Saliamo sull’aereo alquanto stanchi (posti 9H) e dopo neppure un’oretta ci viene servita la colazione: omelette, wurstel, panino, cornetto, burro, marmellata, frutta sciroppata e succo d’arancia. Durante le 5 ore e mezza di volo qualche bicchiere d’acqua, di soft drink o di succo di frutta (ananas/mango/guava).
Atterriamo puntuali a Kuwait alle ore 8.30 e al gate 5=transfert desk danno le informazioni sul volo che ci porterà a Fiumicino. Al duty free sono ancora più convenienti le sigarette (una stecca di Marlboro € 22), il resto della merce ha prezzi europei. Connessione wi-fi illimitata e gratuita.
Alle ore 11.25 siamo pronti per il decollo (posti 19H); durante le 5 ore e mezza di volo viene servito il pranzo: insalatina, pollo o pesce con riso o penne con le verdure, formaggino e tortino al limone.
Alle ore 15,55 atterriamo a Fiumicino!
Buon viaggio!
Luna Lecci