Guadalupa, l’evasione a colori

Isola a forma di farfalla, nelle Antille Francesi, è ricoperta da una vegetazione lussureggiante, con cascate, piantagioni e un mare caraibico
Scritto da: curiosona
Partenza il: 25/05/2015
Ritorno il: 04/06/2015
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
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L’Arcipelago di Guadalupa è composto da cinque isole, ma noi abbiamo scelto di visitare soltanto la Basse-Terre e la Grande-Terre per godere la vacanza di una dozzina di giorni a ritmo lento. Questa grande isola dalla caratteristica forma a farfalla è in realtà composta da due isole separate da uno stretto canale naturale (Rivière Salée) lungo circa 5 km e unite da tre ponti stradali tra la capitale Pointe-à-Pitre e Baie-Mahault. Al nostro arrivo all’aeroporto di Pointe-à-Pitre siamo avvolti subito dalla vivace atmosfera caraibica e dal saluto “Nou kontan vwê zot! (trad.: Contenti di vedervi!). Siamo due coppie che festeggiano una il matrimonio e l’altra l’anniversario e le isole di Guadalupa ci stanno aspettando. Ritiriamo l’auto noleggiata per tutto il periodo e ci dirigiamo verso il residence che si trova a Sainte-Anne sulla costa Sud della Grande-Terre. Abbiamo scelto questa sistemazione e da lì visitare i luoghi più significativi godendoci il mare, le spiagge e varie escursioni. Siamo liberi anche per i pasti e quindi con la voglia di scoprire la cucina locale e i sapori della tradizione creola. Dopo circa un’oretta arriviamo all’hotel che è in stile coloniale, di fronte al mare su una spiaggia di sabbia bianca ornata da palme di cocco. Esplicate le solite formalità alla reception abbiamo il tempo per un bellissimo bagno nell’acqua blu trasparente. La vacanza è ufficialmente iniziata. Dopo cena decidiamo il giro del giorno seguente: visiteremo una parte della Grande-Terre, detta anche Piccola Bretagna delle Antille, una pianura calcarea adibita alla coltivazione della canna da zucchero. Zuccherifici e distillerie di rum sono quindi la conseguenza logica dell’utilizzo di questo importante prodotto agricolo. Il nostro tour inizia in senso antiorario passando dal paese di Saint-François che offre un mercatino giornaliero alla Rotonda in centro, all’esterno bancarelle di frutta e spezie, mentre all’interno oggetti di artigianato locale. La sera di ogni martedì dopo le ore 17,30 si tiene invece un mercato molto animato con tutti i prodotti tipici e specialità culinarie locali. Visitiamo il sito naturale di Pointe-des-Chateaux che si raggiunge dopo il paese di Saint-François, si costeggia il campo da golf e si arriva alla fine della strada, dove si parcheggia e a piedi si percorrono vari sentieri sino a una spiaggia caraibica bianchissima, bordata di vegetazione selvaggia, e con l’acqua trasparente di un bel turchese. La barriera corallina è a circa cento metri e quindi il mare qui è sempre piuttosto calmo e adatto anche ai bambini. La Pointe des Colibris è la propaggine estrema che si allunga in mare quasi a toccare l’isola Désirade di fronte. Dato che qui siamo vicino al residence dove soggiorniamo decidiamo che ritorneremo presto su questa spiaggia spettacolare, vero paradiso terrestre. Il nostro tour prosegue verso Le Moule, antica capitale coloniale, sede di zuccherifici e distillerie, passando per la Porte d’Enfer e arrivando alla punta estrema di Pointe de la Grande Vigie, scogliere e paesaggi sorprendenti con punti panoramici mozzafiato che sono ben segnalati e che ci invitano alla sosta. Attraversiamo Anse-Betrand, Port-Louis e Beauport, il paese della canna da zucchero. Spiagge e baie costeggiano il litorale e offrono ai visitatori una vasta scelta per tutti i gusti. Tranquille lagune si alternano a spiagge con onde giganti per la gioia di surfisti e velisti. A pranzo ci fermiamo in un locale spartano che offre cucina creola a base di pesce alla griglia, granchi farciti, accras (frittelle di verdure o pesce tipiche dell’isola). Dopo la sosta arriviamo a Petit-Canal circondato da mangrovie e barriera corallina. Oggi il paesino è un piccolo porto di pesca, ma un tempo era un centro di raccolta degli schiavi e visitiamo i ruderi di quello che è rimasto. La scala costruita dagli schiavi è di 49 gradoni di pietra che conducono alla chiesa dove aveva luogo la vendita degli schiavi scesi dalle navi. Il nome di ogni etnia è incisa sui gradoni. Il luogo ci fa venire un brivido lungo la schiena, ben sapendo che la schiavitù in Guadalupa è stata abolita soltanto il 27 maggio del 1948. Più a sud troviamo Morne-à-l’Eau, borgo dove notiamo il famoso cimitero con grandi tombe ornate da piastrelle a dama bianche e nere. Decidiamo di rientrare al residence per una bella nuotata e proseguire il nostro giro il giorno successivo.

La mattina dopo ci attende les Grands Fonds, l’unica zona collinare di Grande-Terre, il cui punto panoramico più significativo si trova a Morne l’Escade. Apprezziamo la folta vegetazione di un bel verde brillante che qui è rigogliosa. Ritorniamo sulla costa sud ricca delle spiagge di sabbia più belle, dove sorgono numerosi insediamenti turistici per tutti i gusti: Plage de la Caravelle (Club Med), lunga e con le immancabili palme da cocco, Plage des Raisins Clairs è attrezzata con docce, ristoranti e locali, Plage de Gosier, da dove si può raggiungere la piccola isola Gosier partendo dall’imbarcadero in barca o, per i più sportivi, a nuoto! Dopo un bagno delizioso e qualche ora di sole cocente ci godiamo un pranzo a base di pesce sulla terrazza di un ristorante sul mare.

Il giorno successivo si meritiamo una giornata di relax in spiaggia, ma cominciamo ad organizzare il tour della Basse-Terre che decidiamo di spezzare in due parti in due giorni diversi per meglio assaporare la vacanza. La Basse-Terre è montuosa e umida. coperta da foresta pluviale tropicale impenetrabile e vaste piantagioni di banane. Terra dalle vette imponenti, dominata dal vulcano Soufrière (1476 m) lungo le cui pendici sgorgano numerose cascate. Ritorniamo verso la capitale Pointe-à-Pitre per risalire il litorale nord-est sul Gran cul-de-Sac Marin ornato da mangrovie, barriera corallina e magnifici isolotti.

Il paesaggio è unico e noi siamo ammutoliti davanti a tanta natura selvaggia. Deviamo verso l’interno per visitare una distilleria di rum che ci consente di vedere la lavorazione della canna da zucchero, la relativa fermentazione e distillazione fatta ancora in modo tradizionale. Riusciamo anche a visitare la casa coloniale dei proprietari che oggi viene affittata a richiesta dai turisti, ma che mantiene l’arredamento originale e le vecchie fotografie degli avi della famiglia francese che iniziò l’avventura con molto coraggio e tanta fortuna nel secolo scorso. Al termine un giro sul trenino ci permette di vedere la piantagione tutt’intorno. Un piccolo spaccio offre assaggi dei loro prodotti che spaziano dal rum, varie marmellate e salse che sono anche in vendita. Tra Sainte-Rose e Deshaies una serie di spiagge (des Amandiers, de Clugny) si fanno ammirare e si prestano a una felice sosta marinara. Lungo la Cote-sous-le-Vent troviamo la Plage de Grande-Anse e Petite-Anse molto pittoresche e con sabbia dorata. Dopo il pranzo ci concediamo la visita al giardino botanico Deshaies per conoscere le varietà di fiori tropicali e piante esotiche: orchidee, bouganville, ibischi, fiori del Ginger, mango, papaya, guava, cacao, bambù giganti, alberi del pane, acacie, ecc. In un settore a parte molto grande alcuni pappagalli stanno beccando frutti di mango di cui sono ghiotti. Sono abituati alla presenza dell’uomo e si posano sulle nostre mani con nostra grande ilarità. Riprendiamo il cammino verso Pointe-Noire per attraversare il Parc de la Guadaloupe diretti a Petit-Bourg sulla costa orientale della Basse-Terre. E’ un tratto di foresta tropicale che si concede ai nostri occhi come anticipo del Parco Nazionale e del vulcano che vedremo il giorno successivo e già si preannuncia interessante. Ritornando verso il villaggio di Sainte Anne ci fermiamo al mercato coloratissimo che costeggia la spiaggia, incuriositi dai prodotti esposti e dal profumo di spezie che ci avvolge.

La mattina successiva partiamo per il giro della zona sud di Base-Terre, dominata dall’imponente massiccio della Grande Signora, la Soufrière alta 1467 m, ricoperto da una lussureggiante foresta tropicale costituita Parco Nazionale dal 1989 e ricca di spettacolari cascate. All’altezza di Petit-Bourg nel parco di Valombreuse c’è il Bassin de Colot con le cascate Tombour, vicino a Goyave sulla strada forestale di Moreau si può arrivare con una camminata di qualche ora alle cascate Moreau. Sul mare il paese di Sainte-Marie fu il luogo di sbarco di Cristoforo Colombo nel 1493 e noi con la fantasia immaginiamo il grande navigatore genovese coi suoi uomini alla ricerca di acqua dolce in questa foresta impenetrabile. Decidiamo di fermarci vicino a St. Saveur per prendere la strada verso il fiume Grosse Corde e percorrere il Bassin Paradis per arrivare in circa mezz’ora alle cascate di Carbet divise in tre tronconi. Si paga l’ingresso del passaggio pedonale che è molto ben tenuto e periodicamente ripulito per evitare che la vegetazione l’inghiotta. Inoltre i forestali devono togliere i massi che eventualmente ostruiscono il percorso perché questa isola, come tutte quelle caraibiche, è soggetta a tifoni. Attraversiamo ponti di legno, passerelle e superiamo diversi dislivelli immersi in una natura prepotente composta da giganteschi alberi, grovigli di liane e piante e fiori che noi europei teniamo in casa in piccoli vasi. La grande cascata ci appare all’improvviso, bianca e impetuosa, e si tuffa nello specchio verde/blu. Dato che il caldo è soffocante decidiamo di percorrere soltanto il primo tratto e scattare fotografie delle altre due cascate da lontano perché richiedono molte ore di camminata. Chi ama il trekking può esplorare questo grande Parco che sicuramente dona grandi emozioni. Dato che il vulcano oggi è avvolto dalle nubi ritorniamo sul mare a Capesterre-Belle-Eau diretti a Trois-Rivières, dove visitiamo il Parc des Roches Gravées. E’ un parco archeologico creato nel 1970 e oggi classificato Monumento Storico e quindi protetto. Una guida ci accompagna nel tour e ci racconta la storia di queste rocce. Il parco di circa un ettaro è situato di fronte all’arcipelago des Saintes, le rocce vulcaniche sembrano buttate in modo caotico al centro di una vegetazione lussureggiante e le strane testimonianze incise sulle rocce furono lasciate dagli Indiani Arawak che occupavano l’isola prima dei Caribe, amerindi del Sudamerica. I Caribe chiamarono Guadalupa Karukera cioè “isola dalle belle acque” antico nome dato circa 2000 anni fa quando occuparono l’isola. I disegni hanno un aspetto rudimentale, le figure sono schematiche, i visi rotondi con occhi, bocca e grandi orecchie, il petto ornato da collane. Viene loro attribuito un significato religioso. Camminiamo in un giardino superbo e la giovane guida ci presenta le differenti specie di piante, alcune originali dell’isola come ricino, manioca, vétiver e altre importate dagli europei nel ‘600/’700 come il caffè, il cacao e la canna da zucchero divenute coltivazioni locali. La guida ci mostra anche tante piante utilizzate sino ai giorni nostri. Foglie, radici medicinali e semi per tingere sono la gamma di erbe utili secondo le tradizioni indigene. Riprendiamo il nostro viaggio verso la Pointe à Launay. Il panorama sul litorale meridionale si affaccia sulle isole Les Saintes proprio di fronte. Risaliamo verso nord direzione Basse-Terre, antica capitale, perché abbiamo l’intenzione di visitare il Fort Louis Delgrès costruito nel 1649 in posizione strategica sulla falesia a piombo sulla costa con l’obiettivo di contrastare le incursioni dei Caribi dalle isole e di accogliere le navi provenienti dall’Europa. Si tratta di una fortezza originale con spesse mura di pietra che offre un’ampia vista panoramica sul mare, sulla città e sulla collina. Casematte, polveriere, cucine, cisterne e cannoni in postazione ricordano le sanguinose battaglie navali anglo-francesi nelle Antille. In buona posizione notiamo il memoriale in onore di Lous Delgrès, eroe della soppressione, conosciuto per la proclamazione antischiavista del 1802. A Baillif troviamo un tipico ristorante sul mare consigliato dalle guide specializzate con cucina creola/francese molto valido. Dopo pranzo, con calma risaliamo verso nord. Di fronte alla spiaggia di Malendure troviamo la riserva Cousteau che è famosa in Guadalupa per le immersioni subacquee. Luogo protetto e fragile, con le famose isole Pigeon, ospita centinaia di pesci, coralli, spugne e tartarughe. Per chi è appassionato questo è il sito dove vale senz’altro la pena di immergersi. Per completare il nostro tour panoramico visitiamo la Grivelière, antica abitazione destinata alla coltivazione di caffè, oggi dichiarata monumento storico e l’unica del genere ancora in attività. Situata nel cuore del Parco Nazionale nella Valle di Grande-Rivière è un’antica proprietà agricola risalente al 1700 e oggi gestita dall’Associazione Verte Vallée. Ci si arrampica letteralmente su una stradina asfaltata ma molto stretta che gira intorno alle colline e dove è obbligatorio suonare il clacson. Per fortuna il traffico è scarso e noi siamo immersi nella foresta intricata. Le costruzioni includono la casa dell’antico proprietario, i locali per la lavorazione del caffè, la terrazza per seccare il cacao, il forno per il pane e la preparazione del cibo, le baracche di legno degli schiavi che qui lavoravano. Vi si trova anche un giardino con erbe mediche e un giardino creolo con piante di caffè, di cacao e di vaniglia che ancora oggi consentono una piccola produzione di caffè 100% arabica, di cacao e di vaniglia. Alla fine della visita ci offrono caffè e cioccolata da provare e uno spaccio consente l’acquisto dei loro prodotti.

Bisogna dire che per noi italiani il caffè è acquoso poiché siamo abituati ad un’altra tostatura, mentre la cioccolata viene fatta grattugiando cioccolato in acqua o latte. I restanti giorni della nostra vacanza trascorrono sulle spiagge sud di Grande-Terre: Plage de la Caravelle, una parte destinata al Club Med, ma l’altra libera sotto palme svettanti; Plage di Sainte-Anne molto frequentata dagli abitanti del villaggio; Plage des Raisins Clairs dotata di docce, ristoranti e gazebo e la Plage des Chateaux sul promontorio estremo che rimane la nostra preferita. E’ lunga diversi km, ornata da vegetazione che consente ombra ristoratrice con acque turchesi e calme perché la barriera corallina chiude la laguna. Nelle vicinanze diversi locali per il pranzo assicurano la sosta ristoratrice. Le Isole di Guadalupa offrono quindi una vasta scelta di attività per un soggiorno davvero indimenticabile. Il blu del mare e la sabbia bianca delle spiagge invitano alla pratica delle attività nautiche, il verde della foresta invoglia a esplorare la natura, la cultura guida alla scoperta delle tradizioni indigene e i sapori sorprendono con i deliziosi piatti della cucina locale. Un sapiente mix di ingredienti per vacanze caraibiche da sogno, ma non lussuose. La semplicità regna sovrana e alcune case coloniali sono state trasformate in piccoli resort dedicati all’accoglienza e al relax in un’atmosfera tranquilla. Questa isola è il centro culturale creolo/caraibico, briosa mescolanza di influenze francesi e africane, dove il dolce far niente è l’occupazione primaria.



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