Isola di Brac in camper e vespa di in Croazia

In Croazia con il profumo di ginestre, salvia, rosmarino e timo, tra le sassose colline coltivate a viti, ulivi e fichi con pennellate di color azzurro, giallo, verde e cobalto
Scritto da: 2perplesso
isola di brac in camper e vespa di in croazia
Partenza il: 29/05/2015
Ritorno il: 02/06/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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1210 km in camper e 250 in vespa, 1259 foto, 6 giorni, 2 persone.

Dovevamo andare in Liguria per fine maggio, invece tutti i campeggi erano esauriti e abbiamo cambiato itinerario. E’ stata una bella pensata, perchè la meta Croazia per noi è sempre affascinante. Abbiamo percorso 600 chilometri da Pordenone, a Bol, nell’isola di Brac, di fronte a Spalato e Silvano era veramente stanco, ma avevamo raggiunto il posto più bello in assoluto dell’isola e giusti per l’ora di cena ed il tramonto. La strada ha avuto un percorso misto, perché potevamo prendere l’autostrada da Rijeka a Spalato, ma noi abbiamo preferito percorrere la strada litoranea dal ponte di Krk a Senj e poi ricollegarci all’autostrada e uscire a Spalato, seguendo poi la segnalazione per i traghetti al porto.

La Jadrolinija fa un servizio impeccabile con attraversata di un’ora sino a Supetar, con partenze ogni ora e mezza. Noi in due con il camper sino a 7 metri abbiamo pagato 411 kune (circa 55 euro solo andata). Non ho fatto a/r perché c’era anche un’altra possibilità su Makarska, partendo da Sumartin.

L’isola di Brac è la terza dell’Adriatico e la sua fama è dovuta alla sua natura incontaminata, alla famosa spiaggia di Zlatni Rat, alla pietra bianca e agli scalpellini, famosi in tutto il mondo, con cui sono stati costruiti tra gli altri il Palazzo di Diocleziano a Spalato, il Reichstag di Berlino e la Casa Bianca a Washington. La costa naturale di Bol, lunga 3650 m., è il motivo principale per cui Bol sia diventata una delle principali destinazioni turistiche della Croazia ed è veramente un paradiso con spiagge di sassolini piccoli e rotondi ed un mare limpido.

Il versante settentrionale dell’isola ha un aspetto tipicamente carsico, con valli e creste, nella parte centrale sono concentrati i vigneti, mentre attorno ai paesi abbondano gli orti, oliveti e frutteti delle famose marasche che vengono usate per la produzione del rinomato e apprezzato “Maraschino”. Non abbiamo visto la lavanda, ma mi dicono che sono grandi produttori di saponi con questa fragranza. Sull’isola non ci sono corsi d’acqua – le poche sorgenti ci concentrano attorno a Bol e anche se l’isola è servita da acquedotto le case hanno tutte la tradizionale cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.

Prima di partire ho cercato un campeggio vicino al mare, con internet e abbiamo scelto Mario n.1 (attenzione: ce ne sono due, ma uno non è sul mare, anche se più attrezzato): molto, molto spartano ma in riva al mare, con vista su Zlatni Rat. Siamo a poco più di due km. dal centro del paese, ma abbiamo la vespa.

Andiamo a cena nelle vicinanze, al Ristorante Mali Raj, di classe, che merita sicuramente una recensione più che positiva in un ambiente rilassante, immerso nel verde con un ottimo servizio e ha una cucina di livello superiore, parlano italiano, ma la qualità si paga… un po’ caro! Provati altri ristoranti, ma siamo ritornati l’ultima sera.

Mi sono svegliata presto stamattina, avevo la smania di vedere lo spettacolo… Circondata da un mare cristallino ed ombreggiata da una bellissima pineta, la spiaggia di Zlatni Rat, o Corno d’Oro, è un puro miracolo della natura, con la sua forma famosa a corno di circa 500 metri, e la sua punta che cambia posizione con le variazioni delle maree, delle correnti e del vento ed un colore da mare caraibico. La parte a ovest è spiaggia naturista ed anche la più ventilata. Contenti i wind surf… Zlatni Rat è raggiungibile dal centro di Bol a piedi per 2 km, lungo un viale alberato, in estate con un trenino o in barca con il servizio dei taxi boat. Ma spesso ci sono taxi collettivi che portano in giro i turisti e sono disponibili per 24 ore.

Una passeggiata lungo il mare sotto gli alberi. Ogni tanto le vigne toccano il mare e lì purtroppo hanno tagliato i pini che facevano ombra: da incazzarsi!

Siamo andati in centro paese con la Vespa a far colazione e il cambio in kune (1 euro 7,5 kune, quindi 75 kune sono 10 euro) e la spesa per il pranzo di oggi. Stasera in ristorante.

La cittadina di Bol è il centro abitato più antico sulla costa di Brac (Brazza) e sorge in un luogo isolato, sul versante meridionale dell’isola. La sua storia risale addirittura agli inizi della nostra era e risulta fosse abitata già nell’evo antico. La cittadina si affaccia sul mare, con un bel porticciolo, case caratteristiche, palazzi barocco-rinascimentali con stemmi nobiliari, ville fortificate, chiese, cappelle e tutto è molto curato. Si vede che qui il turismo è di casa perché hotel, ristoranti e bar eleganti accolgono la clientela con classe.

Qui è nata, nel 1902, la prima associazione dei viticoltori della Croazia. Se non avete a disposizione nessun mezzo a due ruote sappiate che, nel paese di Bol, molte agenzie propongono noleggi di bici, scooter e quad. Abbiamo poi raggiunto la parte più a est del paese per vedere il complesso del monastero domenicano che è del 1475. Purtroppo abbiamo girato intorno, ma la chiesa e il museo dove si trovano reperti preistorici ed oggetti archeologici erano chiusi. Non c’era nessuno a cui chiedere l’accesso. Peccato, perché anche la zona è molto bella.

Alle spalle di Bol s’erge una cresta montuosa, la Vidova Gora, la quale, con i suoi 778 metri sul livello del mare, è la vetta isolana più alta di tutto l’Adriatico. Su un cocuzzolo c’è un belvedere con una veduta mozzafiato che si protende su Bol e sulle isole circostanti (Hvar, Korcula, Jabuka..). Si può raggiungere da Bol mediante una facile e asfaltata strada (26 km) o – per i più bravi – inerpicandosi per una salita di circa 2 ore. Il manto vegetativo dell’isola è dominato dal pino d’Aleppo e pino nero, ci sono più di trecento specie di uccelli tra stanziali e migratori stagionali e il ghiro, simbolo dell’isola.

Noi raggiungiamo il belvedere con la vespa e la vista è veramente spettacolare.

Proseguiamo per Pucisca : è un piccolo paese e porto sulla costa settentrionale dell’isola, lontano dalla folla. E’ una bella località balneare adagiata in una profonda insenatura. Le sue origini sono antichissime e già nel medioevo esisteva un porto dal quale partivano navi cariche di pietra bianca, estratta dalla vicina cava di Veselje (fonte principale di guadagno per il paese). Famosa anche per la Scuola professionale per scalpellini. Oggi il paese ha case con i tipici tetti di pietre che si è sviluppato accanto al castello Cipriano Zuvetic. Nel medioevo sono stati costruite ben 13 torri a Pucisca e questo era il motivo per il quale Pucisca veniva chiamato ‘Il porto delle torri’ poiché, un tempo, gli abitanti del paese per difendersi dai turchi, cominciarono a costruire le case a torre. Delle tredici torri, oggi, passeggiando per le vie del borgo, se ne contano poche, perché alcune sono andate distrutte o addirittura sono state incorporate nell’esistente. La prima scuola privata è stata aperta già nel 1516; la prima sala di lettura sull’isola di Brac è stata fondata proprio a Pucisca nel 1868. La maggior disgrazia che ha subito Pucisca è accaduta nel 1943, quando l’esercito italiano ha bruciato il paese.

Rientriamo a Bol e la strada tortuosa che porta al mare dà momenti di vero incanto.

Oggi decidiamo di andare a Murvica, la si raggiunge attraverso un strada sterrata dove ci sono dei punti panoramici da togliere il fiato. Arriviamo alla fine della strada dove parcheggiamo la Vespa e proseguiamo a piedi per arrivare a delle baie veramente splendide con i colori del mare che vanno dall’azzurro al blu al verde a seconda della luce del sole.

Un altro giro all’aeroporto che dista pochi chilometri da Bol. Silvano si guarda sempre attorno, studiando il posto, come dovesse atterrare domani e controlla la pista e i dintorni. I dintorni, in effetti, sono interessanti in quanto ci sono le vecchie cave, ora abbandonate e tante piante di salvia. Silvano me ne ha raccolta una che trapianterò a casa. Come un bouchet: ha profumo intenso.

E continuiamo sino alla costa est dell’isola, a Sumartin, da dove partono i traghetti per la terra ferma e dove si rifugiarono le genti della Dalmazia per sfuggire ai turchi. E’ un bel paesino, lontano dalle zone affollate, un bel porto ed un convento francescano.

Ritorno sempre volentieri a passeggiare su questa costa meravigliosa appena fuori dal nostro campeggio e memorizzo questi colori e questa natura ‘ancora’ incontaminata.

A cena in centro a Bol. Anche di sera il paese è molto suggestivo e anche se la stagione è appena iniziata i ristoranti sono quasi tutti pieni. Fotografo un po’ durante l’ora blu e poi scegliamo una trattoria con vista sul porto. Non segnalo il nome del ristorante perché non mi ha soddisfatto: come un menu da mensa. Nulla è personalizzato. Sono di quei ristoranti che ti portano la carta con la foto di quello che puoi mangiare e allora capisci che non è proprio quello che avresti voluto, ma ormai…

Martedì 2 giugno 2015 decidiamo di rientrare piano verso casa. Pago il campeggio con 170 kune per notte, circa 22 euro. Sbaracchiamo e andiamo a Supetar a prendere il traghetto, ma ce la prendiamo comoda perché voglio vedere anche questa cittadina, con belle case, chiese, porto e mercato. In 50 minuti e 411 kune, come in andata, arriviamo a Spalato (Split). Manco da questa splendida città già da parecchi anni ed oggi sono felice di essere di nuovo qui. L’unico problema ora è trovare un parcheggio.

Gira, gira, proprio sul porto, attaccata alla stazione dei bus, c’è una stazione ferroviaria e con una manovra non proprio limpida arriviamo all’interno al parcheggio Zeljeznicka stanica che costa 24 kune all’ora, ma sei in centro e ne vale la pena. C’è un forfait per l’intera giornata di 250 kune per i camper (mi par di ricordare). Le principali attrazioni della città sono il palazzo di Diocleziano (patrimonio dell’umanità UNESCO) e la Cattedrale con il suo celebre campanile e lì abbiamo girato: è una città incantevole. L’attrazione dunque più famosa e significativa è il Palazzo di Diocleziano, la cui origine risale al III secolo. Non si tratta però di quello che ci si potrebbe immaginare da un palazzo di epoca romana, cioè delle rovine adibite a museo, ma fondamentalmente di un piccolo quartiere che costituisce più o meno metà del centro storico di Spalato. Infatti, dopo la distruzione della vicina città romana di Salona da parte dei barbari, gli abitanti si rifugiarono nel vecchio palazzo imperiale fortificato, trasformandolo in una nuova città che divenne poi Spalato. Per questo motivo il palazzo è stato ampiamente rimaneggiato durante i secoli successivi, e oggi è un labirinto di stretti vicoli lastricati di marmo tra palazzi bianchi. È un luogo molto suggestivo in cui perdersi, camminando senza fretta con il naso all’insù per scoprire qua e là una bifora o dei capitelli, e fermandosi nei tantissimi bar e negozietti che vi si trovano. La piccola piazza al centro del palazzo, il Peristilio, sembra il set di un film sull’antica Roma; vi si affacciano quello che era il mausoleo di Diocleziano, poi trasformato in chiesa (ora è la cattedrale di Spalato), con un magnifico colonnato, e altri edifici. Sembra di aver fatto un viaggio nel tempo. Il bar della piazza non ha tavolini all’esterno, ma cuscini color porpora e vassoi di legno appoggiati sui gradini di marmo. L’altra metà del centro storico, al di fuori del palazzo, non è poi molto diversa (anche se ovviamente non è così antica), e offre un paio di belle piazze. Tutto molto pulito e ben tenuto. Infine, va citata la famosa Riva, cioè l’ampio lungomare cittadino, pieno di aiuole e caffè, con cui il centro storico si affaccia sul porto.

Un caffè e si riparte verso Salona (Solin). E’ la terza volta che visito questo sito archeologico e devo dire che in 20 anni gli scavi non sono continuati, per carenza di fondi naturalmente, ma sono sempre incuriosita da questa città romana, (nata probabilmente nel IV secolo a.c.) che ebbe notevole vigore per gli scambi commerciali nell’Adriatico e fra il mare e l’interno, attraverso le strade attrezzate da Tiberio. Diocleziano promosse lo sviluppo della città, facendovi erigere nelle vicinanze il grandioso palazzo di Spalato. Ora si paga un’entrata di 30 kune a testa. E’ un sito molto grande, ma piuttosto dispersivo, perché la prima parte è collinare, e arriva sino alla strada principale che porta a Spalato, e si vedono vari sarcofagi, le fondamenta di una chiesa paleocristiana, il famoso acquedotto che porta a Spalato ancora ben visibile, case, terme e mura. Si deve camminare invece per più di un altro chilometro prima di arrivare all’anfiteatro, che è veramente bello, ma fa ridere perché lì ci sono case e auto parcheggiate di lato e quindi una strada aperta che guarda i resti. Tanto varrebbe guardare solo questa ultima parte arrivando dalla strada.

Riprendiamo la strada litoranea e arriviamo a un’altra cittadina fantastica: Trogir (Traù), che si trova a poco più di 30 km da Spalato (vicino all’aeroporto). Deve la sua fama ai monumenti eretti al tempo del dominio veneziano e giunti fino ai nostri giorni in buon stato di conservazione. Patrimonio Unesco dal 1997, questa cittadina è un vero gioiello medievale chiuso all’interno delle mura su un piccolo isolotto collegato alla terra ferma. Bello il labirinto di viuzze strette che racchiudono un numero impressionante di antichi palazzi romanici e rinascimentali, un piacevole lungomare ricco di bar e ristoranti, ma soprattutto una magnifica cattedrale in stile veneziano (in particolare il portale e il panorama dal campanile) affacciata su una bella piazza. Una spremuta d’arancia per godere della vista di questa piazza e riprendiamo la strada.

Eravamo un pò incerti su dove fermarci per la serata e prima di Sebenico abbiamo optato per Primosten (Capocesto). E’ situata in una baia isolata su una piccola penisola e ha un clima piuttosto mite e in estate è molto soleggiata. Molti turisti la scelgono per le vacanze estive. Trovato il parcheggio all’inizio del paese su sterrato in piano e a pagamento, e con 25 kune ci fermiamo per tutta la notte.

Un giro per il paese, sempre molto carino, una pizza in riva e poi …. la luna rossaaa. L’ho vista salire dalla collina di fronte ed era proprio rossa e il tramonto irresistibile.

Riprendiamo l’autostrada e i chilometri corrono veloci.

A fine mattina decidiamo di trovarci un posto vicino al mare dopo Senj perché l’idea è quella di arrivare solo nel pomeriggio a Rijeka (Fiume) e lì fermarci per la notte e poi l’indomani andare al mercato caratteristico. Di fronte a palazzo “Modello”, infatti, si trova il Grande mercato, un armonico complesso formato da due padiglioni e dall’edificio della Pescheria, dove al mattino si può conoscere la vera Rijeka. L’atmosfera di una città “viva”, ricca di pesce, di frutta e verdura fresca, ci fa tornare indietro di cent’anni, offrendoci le stesse materie prime che erano a disposizione dei nostri nonni. I primi due padiglioni sono stati costruiti nel 1880, mentre la pescheria risale agli inizi del XX secolo. Per questo il Grande mercato oggi è un monumento culturale protetto.

Eccoci dunque al camping Sibinj, un campeggio a terrazza tra pochi olivi, una bella vista, una spiaggetta di sassi e poca gente. Il posto giusto per un relax, una doccia, il pranzo e lavaggio piatti al costo, per 5 ore, di 50 kune. Ok, va bene così.

E arriviamo a Rijeka. Che disperazione… il grande parcheggio centrale non dà più accesso ai camper. Gira e gira, ma tutti i parcheggi, anche a pagamento, sono vietati ai nostri mezzi. Abbiamo finito di andare a Rijeka: peccato!

E allora? Si torna a casa e in tre ore siamo nuovamente a Pordenone. Mi ha lasciato l’amaro in bocca il finale!

ALLA PROSSIMA…

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