Indonesia: l’incontro dei vulcani con il mare

Trekking sui vulcani di Java e relax sulle spiaggie di Bali, la perfetta combinazione per la vacanza completa
Scritto da: mangad77
indonesia: l'incontro dei vulcani con il mare
Partenza il: 06/04/2015
Ritorno il: 17/04/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Da dove cominciare? Ma certo, dal Messico! Tutto l’autunno avevamo in testa solo il Messico, 10-12 giorni di puro relax in uno di questi all inclusive in Cancun stesi al sole con in mano un cocktail e nessun pensiero per la testa. Ma piu’ cercavamo hotel o voli nella miriade di quelli offerti e meno eravamo convinti di questa scelta. Fino a che ad ottobre un nostro amico che era giusto tornato da un viaggio in Nepal ha forse riacceso l’entusiasmo che l’anno scorso ci aveva portato In Thailandia tra national park e isolette sperdute, ed eccomi così la sera stessa a cercare ancora un volo in direzione sud-est asiatico: una veloce ricerca per vedere le offerte sul Vietnam, ma come si chiama quel posto con tutti quei vulcani? Indonesia. Ok offerta clamorosa con volo emirates. Cosa facciamo là? Su turisti per caso, tutti parlano di questi templi; Burubudur e Prambanan. Suonano come due scioglilingue. Ok, poi? Monte Bromo? Mai sentito, ma le foto rendono l’idea. Un bel tour di 3 giorni mi sa che sarebbe l’ideale. E poi come al solito in tutti i nostri viaggi, dopo tanto trekking, il meritato riposo al mare, sull’isola di Bali. Giuro, questo itinerario l’abbiamo buttato giu’ in non piu’ di mezz’ora.

Dunque il volo l’abbiamo prenotato praticamente subito, capirai… volo emirates andata e ritorno con stop a Dubai per due persone… 1000 euro. E poi dicono che e’ caro. Emirates per me e’ il top per visitare il sud-est asiatico, voli confortevoli, puntuali, oso dire anche sicuri (almeno io cosi mi sento, quando volo emirates, sara’ che hanno questi aerei di ultima generazione, enormi, grandissimi, ma i piloti li adagiano a terra come fossero giocattoli! Per me thumb Up!).

Siamo partiti da malpensa alle 14.30 e dopo il cambio a dubai nel pieno della notte siamo arrivati a giakarta alle 3 del pomeriggio. Sbrigate le pratiche di ingresso (con annessa tassa di 35 dollari a testa), abbiamo preso il free shuttle bus per andare al terminal 2 dell’aereoporto dove ci aspettava la nostra coincidenza , volo LION AIR per jogjakarta. Forse avremmo voluto visitarla giacarta, ma tutti la sconsigliavano, cosi l’abbiamo saltata anche noi per dirigerci a quella che viene considerata la capitale culturale dell’indonesia. Aerei tutti puntuali fino ad ora, siamo arrivati in hotel alle 20.30. Giusto il tempo di sistemare I bagagli, doccetta e via fuori per una cenetta romantica, macche’! Streetfood. Oddio, eravamo molto titubanti a sederci ad uno di questi ristorantini sulla strada con questi pentoloni, quando girovagando abbiamo incontrato il nostro amico “marcellus wallace” direttamnete dal pulp fiction indonesiano, meglio trattasi di “joseph”, un tipo che avevo adocchiato sull’aereo visto che stava parlando con altri della champions league, considerando che sull’aereo eravamo 5 occidentali in tutto, mi era rimasto impresso. Anche lui ci ha riconosciuto e ci ha invitato a mangiare con lui. Streetfood, dopotutto e’ quello che mangiano loro e ora capisco perche’ sono cosi magri e piccolini qua sull’isola di java. Ho preso un mezzo pollo che aveva più ossa che carne, lo cuociono nel latte di cocco e non posso dire che era male, perche’ non voglio, ma devo dire son rimasto con la fame, mentre Agnese e’ rimasta proprio con dolori intestinali.

Comunque la cena l’abbiamo svoltata con Joseph che ci ha raccontato del suo passato come calciatore professionistico nella lega indonesiana ed ora invece fa il procuratore sempre qua a java. Scambiatoci I dati di facebook e preso un appuntamento con lui per farci da cicerone a Bali dove anche lui era diretto la settimana prossima.

Finita la cena siamo tornati al nostro albergo. A Jogja c’e’ solo l’imbarazzo della scelta per camere a buon prezzo, noi abbiamo scelto l’hotel Pyrenees che come posizione si e’ dimostrato imbattibile essendo proprio sul malioboro che e’ la strada principale della citta, a un tiro di schioppo anche da ristoranti recensiti sulla lonely planet per provare la cucina indonesiana (senno’ c’e’ sempre lo streetfood!!): l’hotel e’ pulito, wi-fi eccellente, solo la colazione e’ piuttosto scarsa per I nostri gusti, ma per 56 euro in totale per due notti, non ci sentiamo di levargli nessun punto.

Bella dormita, colazione e via ad esplorare la citta’. Piu’ che altro siamo venuti qua per I templi, ma una mattinata di escursione sicuramente merita per vedere il KRATON, il palazzo del sultano che pero’ impallidisce se ripenso al palazzo reale che ho visto l’anno scorso a bangkok e dopo al WATER PALACE, le piscine del sultano. Bei posti, ma nessuno dei due fara’ sicuramente la mia top ten. Da raccontare pero’ ho le storie di questi indonesiani che non dico cercano di truffarvi, ma sicuramente ci provano a darvi piccole fregature in tutti I modi: tipo il tassista che portandovi al kraton vi lascia davanti al negozio dell’amico venditore di batik, oppure vi lascia all’entrata secondaria del palazzo stesso per farvi pagare due volte (questa piccola truffa perche’ poi si tratta di nemmeno 2 dollari e’ descritta anche nella lonely planet), oppure vi capitera’ di sentirvi seguiti e infatti vi seguono proprio come il tipo che al water palace ci seguiva e poi alla fine e’ venuto a dirci che era della sicurezza e non c’era da preoccuparsi bastava dargli una mancia. Si va bene, ciao! Comunque cose di poco conto, gli indonesiani mi sono sembrati un bel popolo, allegro e helpful… peccato non parlano l’inglese, per gente abituata ad avere a che fare con I turisti, davvero hanno problemi seri con le lingue.

Dopo l’escursione mattutina siamo andati a mangiare in un ristorante recensito sulla nostra infallibile lonely planet, il Bedhot, in cui abbiamo mangiato ovviamnete Nasi goreng, un piatto di riso con salsa di gamberetti piccante, piatto nazionale buonissimo accompagnato dall’immancabile birra bitang. Usciti dal ristorante e tornati sul malioboro ci siamo resi conto che eravamo a due passi dal nostro hotel. Nel pomeriggio l’idea era di andare al Borobudur, volevamo andare con il bus, ma alla fine il nostro amico tassista Naji ci ha fatto un buon prezzo e la comodita’ e’ stata fantastica.

Il Borobudur e’ il tempio buddista costruito attorno al 900 dopo cristo, nel corso dei secoli ha subito catastrofici terremoti ed eruzioni vulvaniche, ma grazie a lunghe opere di restauro ce lo possiamo godere ancora oggi. Qua a dire il vero la principale attrazione siamo stati noi, poiche’ come abbiamo scoperto in un secondo tempo al Borobudur arrivano indonesiani anche dalle parti piu’ sperdute del paese che incredibile a dirsi non hanno mai visto occidentali. Cosi tra una miriade di selfies per accontentare I nostri “fans”, ci siamo gustati questo antico tempio buddista. La chicca come al solito e’ stata mia moglie che disperata di mettere le mani su uno dei copricapi tipici di qua (avete presenti quelli a punta, tipo quella vecchia serie giapponese del samurai) e’ riuscita a farsene regalare uno originale da alcuni operai che stavano lavorando sul posto. Contenta come una bambina.

La sera siamo andati a cena su consiglio di tripadvisor al Kesuma: cibo delizioso tipico indonesiano e conto veramente light (ma ditemi voi dove si spende tanto in indonesia!).

La mattina siamo nuovamnete sul taxi del nostro amico Naji che ci portera’ al Prambanan e come d’accordo al ritorno ci scarichera’ direttamente all’aereoporto per raggiungere Surabaya e iniziare la nostra 3 giorni di tour alla scoperta dei vulcani.

Dunque, prima Prambanan, questo e’ il complesso di templi hinduisti costruiti all’incirca nello stesso periodo del borobudur. Il prambanan per quanto mi riguarda e’ meraviglioso, sara’ che abbiamo trovato una mattina con un cielo limpido all’inverosimile, ma questi templi immersi nella giungla che si ergono a ricordare l’ingegnosità umana a me emozionano sempre. Qua addirittura siamo stati intervistati da bambini del luogo per una loro ricerca scolastica, ecco questi bambini finora erano quelli che meglio parlavano inglese. Bravi!

Dopo un buon pranzo a base di pesce gatto, ora non mi ricordo in indonesiano come si dice, ma buono come al solito e mangiato con le mani in tipico stile javanese.

Pronti, via… eccoci all’aereoporto in direzione Surabaya da dove iniziera’ il nostro tour del monte Bromo-monte Iljen- e trasporto fino a Kuta sull’isola di Bali. Da jogja le opzioni per raggiungere il monte bromo sono via terra, il che implica un viaggio in treno di 13 ore (non 3 come aveva capito una saccente turista slovena, sara’ ancora per la strada mi sa) oppure (ed e’ la scelta che abbiamo fatto noi) spostamento in aereo fino a Surabaya (circa un’ora) e quindi macchina per 3 ore fino all’hotel sul monte bromo stesso. L’aereo ci e’ subito sembrata l’opzione piu’ veloce e meno stancante. Alla fine, per tutti questi voli interni, jakarta-Jogja, jogja-surabaya e, infine, bali-jakarta al ritorno avro’ speso sui 200 euro. Per noi il fattore tempo era importante e infatti avevamo prenotato anche il tour tramite internet. Sicuramente l’abbiamo pagato di piu’ che a prenderlo sul posto, ma come detto il vantaggio di arrivare a Surabaya alle 5 del pomeriggio e avere la guida a riceverci e pronti ad iniziare il tour subito ci ha fatto risparmiare una giornata. Detto questo abbiamo speso all’incirca 400 dollari per la 3 giorni di tour, compresi i due alberghi. Uno era il cafe lava sul monte bromo, non ci aspettavamo nulla di che e infatti non siamo rimasti sorpresi, mentre a Ketapang, dove abbiamo alloggiato per visitare il monte Iljen e dopo prendere il traghetto per bali, ci hanno alloggiato al ketapang indah hotel che e’ davvero notevole, nuovo, pulito, con piscina, camere enormi, personale sempre pronto.

Il tour: fatemi subito dire una cosa di cui non ho trovato cenno in nessun’altra recensione qua su turisti per caso e, invece, e’ senz’altro la cosa che piu’ mi e’ rimasta impressa: IL TRAFFICO. Il traffico in indonesia e’ terribile, le strade sono invase da macchine, camion, pullman e miliardi di motorini, scooter. L’altro problema e’ che guidano come pazzi. Guardate, son stato in giamaica e pensavo che nessuno potesse batterli su come guidare male e pericolosamente, ma gli indonesiani son 100 volte peggio. Allora la guida in indonesia e’ come in uk, quindi il volante e’ a destra nella macchina, pero’ guidano sulla sinistra della careggiata, dove lì fanno i sorpassi? A sinistra! Ma possibile. Oddio, quella e’ la regola, poi ognuno sorpassa dove vede un mezzo millimetro di spazio, eccetto i pullman che invece invadono allegramente l’altra corsia con le macchine in senso opposto che gli suonano a tutto spiano. Ecco, il nostro autista, piu’ che guidare, suonava il clacson!

Non vi dico dunque le 3 ore da surabaya al monte bromo come sono passate. Siamo arrivati all’hotel alle 8.30 di sera quindi abbiamo fatto anche in fretta. Subito a letto perche’ la sveglia per i prossimi giorni sara’ sempre prima dell’alba.

L’hotel sul monte bromo era il cafe lava, non vi posso dire quanto costava perche’ come detto era tutto compreso nel pacchetto: l’hotel gode di un gran panorama come abbiamo scoperto la mattina. Per il resto, le camere sono davvero basic, i bagni giusto utili per passarci una giornata, ma dopotutto sapevamo che in questo hotel dovevamo giusto dormirci, anzi neanche troppo visto che la sveglia e’ suonata davvero presto. Subito ci hanno caricato su una jeep e ci vuole davvero un’oretta per raggiungere il viewpoint su strade su cui non mi avventurerei mai a guidare. Il panorama dal viewpoint all’alba e’ mozzafiato, penso siamo stati fortunati perche’ non c’era molta gente e siamo stati tutto il tempo in prima fila. Dopo moltissime foto e video ci siamo spostati a valle da dove inizia la scarpinata per salire sulla sommita’ del vulcano. Qua hanno costruito una scalinata che vi porta dritto in cima, per i piu’ lazy c’e’ sempre la possibilita’ di prendere il cavallo.

Finita l’escursione (e ribadisco le viste sono mozzafiato sul Bromo), abbiamo fatto una discreta colazione e per le 10 eravamo nuovamente in macchina attraversando una natura verde smeraldo con una aria fresca e frizzantina che ancora me me la sento sulla pelle mentre scrivo. Purtroppo una volta scesi dalla montagna siamo ripiombati nel traffico piu’ assurdo. Per farla breve alle 4 del pomeriggio dopo diversi infarti mancati siamo arrivati sulla costa est dell’isola di java dove le nostri guide ci hanno introdotto all’hotel. Che dire, fantastico! La struttura e’ nuovissima, una bellissima piscina, staff che si fa in quattro per ogni minima richiesta, cibo buonissimo, insomma una cosa che davvero non ci aspettavamo giusto per passare una notte, ma ben venga. Qua ho avuto il mio primo incontro con il relax in piscina che a Bali la fara’ da padrone.

La sveglia qua e’ suonata ancora prima perche’ ci eravamo accordati con la guida per andare a vedere I “blue fires” e quindi poco dopo le 1 del mattino eravamo gia in viaggio: l’escursione sul monte Iljen merita davvero piu’ notizie dettagliate poiche’ e’ stato qualcosa che non mi aspettavo davvero. Nel bene e nel male è questo, perche’ in tutti viaggi qua su turisti per caso, ma anche su una semplice ricerca su google, non e’ chiaro affatto che per raggiungere la cima del monte e’ richiesto un trekking di 3km su pendenze davvero non banali. Insomma, per amateur come noi e’ stato un po di shock. In piu’ metteteci che una volta sulla cima, vi fanno scendere dentro la bocca del vulcano e lì ci vuole un’altra ora in cui bisogna stare davvero attenti a dove si mettono i piedi… piu’ la nostra guida fortunatamente ha avuto l’accortezza di portare delle maschere antigas per tutti, altrimenti con i fumi sulfurei non so quanto avremmo resistito. Il panorama e’ incredibile con questo lago dentro il cratere e soffi sulforei provenienti dalle viscere del vulcano. Una parola per i trasportatori di zolfo: secondo me, sono solo un’attrazione messa su per i turisti, forse anni fa facevano davvero quel lavoro massacrante, ma ora fanno solo una messa in scena per i turisti e nulla piu’.

Il trekking al ritorno dal monte Iljen e’ forse piu’ leggero, ma molto piu’ pericoloso in quanto con le pendenze che vi dicevo c’e’ davvero da stare attenti a non scivolare ad ogni passo. Guardate, non mi dispiace un po’ di trekking, anche impegnativo, ma il messaggio che voglio far passare e’ che non avevo trovato scritto da nessuna parte che sarebbe stato così. Ecco, ora almeno lo sapete.

Da Ketapang abbiamo preso il traghetto sempre con la nostra guida. Vorrei potervi parlare bene della nostra guida e devo dire e’ stato un grande fino al monte iljen dove forse in un impeto di volenterosita’ e’ riuscito non so come a cancellarci tutte le foto della Canon. Come faccio a perdonare un errore così. Fortunatamente una volta a casa sono riuscito a recuperarle tutte. Arrivati sull’isola di Bali e salutata per sempre la nostra guida, abbiamo preso l’ultima macchina che ci avrebbe trasportato a Kuta. Bali, purtroppo, per quanto riguarda il traffico e’ pure peggio di java. Come diceva lo chef del nostro hotel a bali, “se vai in macchina, sai quando parti, ma non quando arrivi e se per sfortuna incontri un funerale o una processione non arrivi di sicuro”. Per cui, una volta arrivati all’hotel, il nostro unico proposito e’ stato “basta macchine, da ora in poi ce la facciamo a piedi”.

L’hotel che abbiamo scelto a kuta e’ stato il KUTA SEAVIEW che e’ proprio davanti la spiaggia: questo hotel era l’opzione migliore per noi, con 500 dollari abbiamo soggiornato 5 notti, in piu’ avevamo 2 ore di SPA e una cena romantica inclusi nel prezzo.

In questo hotel cercano in tutti i modi di coccolarti e farti sentire al centro di ogni attenzione: appena arrivati ci hanno subito regalato un upgrade della camera a deluxe bungalow. Tutto l’hotel e’ circondato da una natura riogogliosa, c’e’ un nutrito gruppo di giardinieri che addirirttura ha messo su un piccolo appezzamento dove coltivano riso, piante tropicali e nascono in mezzo ai bungalows. Proprio un punto forte di questo hotel e’ l’essere completamente immerso nel verde piu’ lussureggiante. Le camere stupende con letto a baldacchino, pulitissime tutti i giorni, colazione fantastica, personale sempre pronto e sempre sorridente e primo a salutare. L’unica pecca, se voglio trovargliene una, e’ il wifi che non mi funzionava troppo bene con il cellulare, ma il tablet andava bene.

Devo inoltre parlare della SPA che e’ stata un’esperienza solo come nel sud-est asiatico si puo’ trovare. Ne avevamo una romantica me e mia moglie. Sono sono state due ore di puro relax in cui ti senti veramente coccolato e rinvigorito. Infine, il ristorante dell’hotel neppure a farlo apposta era un ristorante italiano. Il manager Roberto è un tipo fantastico che vive là da quasi 20 anni. Ci ha cucinato come se fossimo in italia.

A kuta la routine quotidiana e’ stata… mare la mattina e piscina il pomeriggio, un po’ di shopping la sera. Quindi, distendersi sulla spiaggia a guardare il tramonto di bali prima di una cenetta in qualche ristorante indonesiano e, infine, un sacco di tequile sale limone specialmente quando la sera andavamo a ballare allo sky garden (credo sia l’unico posto da raccomandare). Potra’ sembrare noioso, ma era proprio quello che serviva dopo una settimana a java a giro sui vulcani.

Abbiamo trovato anche il tempo di fare una breve escursione. Siamo partiti la mattina, quindi ci siamo fermati a vedere i tipici balli balinesi, quindi Ubud e monkey forest, bellissime foto. Per le 3 eravamo di ritorno all’albergo, mi sembra abbiamo speso una cifra di 300.000 rupie.

Il tempo qua a bali e’ volato e così siamo volati via anche noi, prima a jakarta e quindi a casetta… sempre via Dubai.

See you soon



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