Tra la New York ‘classica’ e quella televisiva
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Ok iniziamo!
Partiamo l’8 marzo da Palermo. Il volo Fiumicino-New York è alle 10,30 quindi per essere a Roma in tempo ci svegliamo alle 4,30 per il volo delle 7. Il volo intercontinentale è stato perfetto! Non abbiamo avuto nessuna turbolenza e, viaggiando con Alitalia, i film a disposizione erano in italiano quindi il tempo è davvero “volato”.
In Italia sono circa le 20,30, ma al JFK le 14,30 (che strano trovare tutta questa luce!). Dopo il controllo passaporti (una mezz’oretta di fila) e il ritiro bagagli (che erano già arrivati), seguiamo le indicazioni per Jamaica Station dove sappiamo che parte la metro che porta in città. Meno male che avevo letto in alcuni diari di TpC che il biglietto per l’airtrain si faceva all’uscita altrimenti mi sarei fatta un sacco di paranoie!
Usciti dalla navetta troverete sulla sinistra un’edicola e sulla destra delle macchinette. Noi ci dirigiamo verso queste ma… non troviamo l’opzione per fare il biglietto settimanale, quindi ci spostiamo all’edicola, che però non accetta carte (!). Fortunatamente accanto c’è un ATM (bancomat). Qui spendiamo 5+5$ (i due biglietti per l’airtrain) +30+30$ i due abbonamenti settimanali della metro. E, finalmente, ci dirigiamo verso la city! Già dall’airtrain Francesco, mio marito, mi dice “guarda! lo skyline di Manhattan!“. Io lo vedo, ma ancora non ci credo!
Scendiamo alla prima fermata all’interno dell’isola di Manhattan della linea E (Lexington av/53 St) e uscendo dalla metro e guardando finalmente naso all’aria i grattacieli mi rendo conto che siamo veramente qui! Ci dirigiamo verso l’albergo: POD 51, poco più di 800€ per 6 notti, una doppia con il bagno in stanza (un affare vista la posizione!). Certo la stanza non è enorme, ma va benissimo così, visto che non abbiamo in programma di stare molto in albergo. Posate le valigie, una doccia veloce e usciamo subito (intanto sono quasi le 18): in 3 isolati siamo a Park Avenue, con vista su Metlife, un’occhiata veloce all’esterno del Waldorf Astoria, e un breve giro alla Cattedrale di Saint Patrick (breve perché è tutta in restauro). Ci infiliamo al Lego store (carino ma forse lo avevo immaginato più grande) e uscendo dall’altra porta ci ritroviamo di fronte la pista di pattinaggio del Rockfeller Center! Che bello, non sapevo che a marzo fosse ancora attiva. In un attimo di euforia propongo di farci un giro sul ghiaccio (della serie “quando ci ricapita?”) ma in effetti non aveva molto senso rischiare di farsi una caduta (visto che non siamo abituati a pattinare sul ghiaccio) il primo giorno, e continuiamo a girare. Passiamo davanti a Radio City Music Hall e arriviamo a Times Square. Nonostante si veda in tanti film me l’immaginavo diversa! E’ veramente “superluminosa” con tutte queste insegne. Passiamo davanti al Bubba Gump Shrimp co. (tra i posti che mi era prefissata di vedere visto che Forrest Gump è il film preferito di Francesco), ma c’è la fila per sedersi (in fondo è sabato sera in piena Times Square) e facciamo solo un giro nello shop con tutti gli oggetti legati al film (racchette da tennis, targhe con la scritta “Run Forrest Run”, ecc). E’ carino, ma siamo veramente stanchi. Cerchiamo di non cedere al fuso orario, ma anche se qui sono le 20 in Italia sono le 2 e noi ci siamo pur sempre svegliati alle 4,30 stamattina! Decidiamo di prendere la metro e di tornare in albergo per cercare un posto lì vicino. Nonostante ci siano diversi posti dove vorrei mangiare siamo così stanchi che non ci godremmo niente quindi optiamo per un ristorante belga accanto l’albergo (BXL, 210 est 51 st). L’atmosfera è molto carina, con luci soffuse e buona musica. Io prendo una zuppa di cipolle e Francesco del pollo con delle salse. Non male, ma non consiglierei comunque di andarci apposta.
Finalmente a letto, pronti per ricaricare le batterie per l’indomani! Ah, sapendo che la prima notte non si dorme mai molto ero più che felice di avere scoperto che la notte tra sabato 8 e domenica 9 negli Stati Uniti c’è l’ora legale! Diciamo che abbiamo dormito un’ora in meno (ma tanto eravamo veramente sballati con gli orari) ma abbiamo guadagnato un’ora di sole in più! 🙂
Secondo giorno: domenica 9 marzo
Ci svegliamo verso le 7,30 dopo una dormita non proprio ininterrotta, ma la giornata è bellissima e per le 8,30 siamo fuori.
Il posto dove immagino di fare colazione oggi non è troppo lontano e sembra molto buono… solo che non è effettivamente dove segnava la mappa di tripadvisor! Leggendo meglio l’indirizzo realizzo che è molto più lontano, quindi anche se un po’ seccata di aver perso tempo, optiamo per il secondo posto nelle vicinanze che avevo segnato: Fluffy’s. Forse Francesco si aspettava qualcosa di più visto che gli ho fatto attraversare 10 isolati (e lì gli isolati sono enormi) per fare colazione ma tutto sommato riconosco che il posto era buono e non c’era neanche un turista. Io poi per rifarmi della delusione del primo posto ho scelto una colazione molto leggera: uova, bacon, patate e pane tostato con burro, slurp!
Ritrovandoci abbastanza vicini al Rockfeller Center e vista la bella giornata propongo a Francesco di vedere quanta fila c’è per il Top of the Rock. D’altra parte è domenica mattina e penso che un po’ di fila ci sarà… e invece no! Decidiamo allora di salire e anche se, ovviamente, è arrivata qualche nuvola, la vista è stupenda! Da un lato Central Park (e vediamo che i laghi sono ghiacciati!!) e dall’altro l’Empire! Che bello, che bello! Una volta usciti, anche se si è fatto un po’ tardi prendiamo la metro per Harlem alla ricerca di una messa battista con coro gospel. Sono già le 11:45 e sappiamo che tutte le messe sono cominciate, però vediamo delle persone entrare in una chiesa e ci infiliamo anche noi. Era la First Corinthian Baptist Church e delle “maschere”, come a teatro, ci hanno dato il benvenuto e ci hanno indicato dove sederci. Abbiamo assistito a un paio di canti e poi al sermone. Sapevamo che era scortese andarsene a metà, ma dopo più di un’ora cediamo anche noi, soprattutto perché non riuscendo a seguire completamente la predica non riusciamo neanche a capire tra quanto finirà! Però è stato moto interessante assistere a qualcosa di così diverso dalle nostre messe. Figuratevi che le maschere avevano dei kleenex da distribuire in caso di lacrime! Una volta usciti passeggiamo fino a Central Park e lo percorriamo tutto da nord a sud mangiando un hot dog preso da un ambulante. Mi ha divertito che nella tabella dei prezzi fossero indicate anche le calorie! Vediamo l’harlem meer, il north meadow, e il reservoir (che si può percorrere, anche a piedi, in un solo senso di marcia!), ma riconosco che le cose più interessanti sono dal great lawn in poi (venendo da nord come noi) come il Belvedere Castle, il Ladies Pavillon, Strawberry fields, Bethesda Terrace (che però mi ha un po’ delusa perché la fontana era senza acqua ), e the Mall. Quindi se avete poco tempo vi consiglio di prendere la metro e partire da metà parco. Il contro di vedere Central Park in questo periodo è stato che tutti i prati erano chiusi per la stagione, ma dall’altro lato è stato particolare vederlo con la neve e i laghi ghiacciati 🙂
Dopo 4 ore di natura, ci infiliamo nel primo negozio interessante (anche per riscaldarci un po’) che è l’Apple store. Poi Fao Schwarz, che era stranamente senza musica quindi l’atmosfera era un po’ sottotono (considerando poi che era domenica pomeriggio, mah..). Tra Park avenue e la “Lex” ci fermiamo in uno Starbucks per una pausa. E devo dire che il più grosso vantaggio di questa catena è il free wifi, anche per dare notizie ai familiari! E poi con la moderna tecnologia (skype/viber/facetime) ho fatto vedere a mia sorella in diretta il Chrysler dalla caffetteria! (era il 135 est 57 St, ma ce ne sono veramente “every 2 blocks” come mi ha detto una tipa quando ne cercavo uno con i tavolini).
Abbastanza cotti dalla giornata ripassiamo dall’albergo e poi andiamo a cena da P.J. Clarke’s per il nostro primo hamburger: buonissimo! Mi ha sorpreso il pane così morbido (tipo brioche) ma nell’insieme mi è piaciuto un sacco. E abbiamo pagato circa 50$ + la mancia per 2 “cadilac dlx”, una coca e una birra; magari non economico ma l’ambiente è molto carino e lo consiglio senz’altro.
Purtroppo quando vado a letto ho gli occhi molto rossi (penso a causa del freddo) e mi addormento sperando che domani starò meglio.
Terzo giorno: lunedì 10 marzo
Mi sveglio alle 6 e siccome mi rendo conto di avere gli occhi così gonfi da non poterli aprire del tutto andiamo subito in ospedale. Racconto brevemente questa esperienza solo per suggerire di fare l’assicurazione sanitaria prima di partire! Io non l’avevo fatta un po’ per dimenticanza e un po’ perché non mi è mai successo niente durante i miei viaggi quindi mi sembrava assurdo che dovesse succedermi qualcosa a NY. Certo io pensavo a qualcosa di più grave (che per fortuna non si è verificata) ma si può andare in ospedale anche per una stupida congiuntivite e in farmacia non ti possono dare niente senza ricetta quindi.. consiglio decisamente di fare l’assicurazione per ogni evenienza. Siamo tornati in albergo e alle 9 eravamo già fuori per la colazione, stavolta vicino l’albergo (senza giri inutili), siamo andati al Morning Star Cafè, viste le recensioni di T.A. e abbiamo provato i nostri primi pancakes! Il commento di Francesco è stato “un po’ mappazzone!”, ma non male. Certo un po’ cara (circa 28$ per 2), ma ormai è andata. Oggi il cielo è un po’ grigio e optiamo per andare al 9/11 Memorial. Metro fino alla City Hall e vediamo il ponte di Brooklyn da lontano.
Raggiungiamo l’ingresso del memorial e facciamo un bel po’ di fila perché non avevamo prenotato online, visto che non sapevamo quando saremmo andati.. con il senno di poi forse avremmo potuto provare a prenotare dall’albergo prima di uscire. Quindi lo lascio come consiglio per i futuri visitatori di New York 🙂
L’impatto con le vasche (ci sono due enormi vasche al posto delle torri gemelle con i nomi delle vittime lungo i bordi) è stato meno struggente di quanto avevo immaginato, forse perché era veramente difficile realizzare che lì ci fossero le torri gemelle. E’ stato per me più pesante vedere i video proiettati nel negozio all’uscita del percorso, con le testimonianze di chi è sopravvissuto o dei parenti di chi è morto nell’attentato.
Dopo una visita così emotivamente coinvolgente decidiamo di farci un giro in un outlet lì vicino (Century21) di cui avevo sentito parlare molto bene. Molto interessante, ma o ero stanca (in fondo eravamo in giro dalle 6,30) o non ero in vena, alla fine non ho comprato niente… Peccato perché vedevo gente uscire almeno con 3-4 sacchetti pieni.
Voglio portare Francesco a mangiare alla Fraunces Tavern ma visto che è alla fine del financial district, facciamo prima un po’ di tappe obbligate: Trinity church, wall street (che immaginavo più larga), la federal hall; ci dimentichiamo di cercare il toro (!) e scendendo per broad street arriviamo al ristorante. Molto caratteristico e con una bellissima atmosfera, io lo consiglio. Sono quasi le 3 e quindi troviamo posto facilmente, non saprei dire se a orari “normali” sia molto affollato. Francesco prende il “piatto preferito da George Washington” (chicken pie pot): very good! Spesa tot 65$ mancia compresa. Usciti andiamo in direzione Hudson e ci troviamo di fronte al ferry per Staten Island. Avevo letto che era bello prenderlo al tramonto, ma il tempo è un po’ migliorato e non abbiamo tempo per tornare di nuovo in questa zona… quindi saliamo su (velocissimi tanto non c’è biglietto da fare/staccare) e si parte. Effettivamente la vista è bellissima. Certo la statua della libertà me la immaginavo mooolto più grande, ma forse solo perché l’ho vista da lontano. Stupendo poi lo skyline di Manhattan al ritorno.
Altro stop da Starbucks per aggiornare i familiari e fermarci un attimo e poi metro per Chinatown. Quando arriviamo sono quasi le 19 e i negozi stanno cominciando a chiudere… seguiamo il percorso suggerito dalla guida, passiamo da Chinatown a Little Italy, e si fa già ora per pensare alla cena. Indecisa tra Pho Paster (vietnamita) e Joe Shanghai (cinese), passiamo davanti al primo per vedere se “ci ispira”, ma è chiuso per lavori. Ok, così è più facile. Andiamo da Joe Shanghai ma intanto sono le 20,30 e c’è un sacco di fila fuori. Oggi è stata una giornata lunga e non siamo in vena di aspettare, quindi inizialmente decidiamo di andare verso l’albergo e cercare qualcosa lì vicino. Sulla strada per la metro però sono attratta da un locale che si chiama NY Noodle Town che si è rivelata, alla fine, un’ottima scelta! Il locale è piccolo ma ci siamo seduti quasi subito, non c’era neanche un turista, il servizio è stato velocissimo ed è stata la cena più economica di tutta la vacanza: solo 16 dollari in 2! Soddisfatti ce ne torniamo in albergo. Sono convinta che di giorno con i negozi aperti Chinatown debba avere un’altra atmosfera ma purtroppo con una settimana a disposizione non siamo riusciti a tornare.
Quarto giorno: martedì 11 marzo
Questa mattina ci dedichiamo a Midtown e cominciamo prendendo la metro per scendere a Central Station. Facciamo colazione al Pershing Square Café che mi aveva consigliato una mia amica. Ve lo stra-consiglio. Il posto è molto bello, anche se doveste trovare un po’ di fila è abbastanza scorrevole e farete colazione accanto a uomini d’affari in partenza. Very cool! Ma soprattutto i pancake erano buonissimi! Un’altra storia rispetto a quelli del giorno prima. Rifocillati, vediamo come prima tappa la stazione centrale (potrei citare molti film in cui si vede ma mi viene in mente solo “Madagascar”, dove giriamo anche la parte del food court, ma è presto e molti devono ancora aprire (e poi abbiamo appena fatto colazione…). Poi ci spostiamo alla NY Public Library (e anche qui, Gosthbuster, Sex&the City). Ci sediamo un po’ ai tavoli per studiare la mappa e sentirci un po’ newyorchesi e poi ripartiamo: Bryant park, broadway con uno stop da Ricky’s per prendere una maschera consigliata da Clio (!) e Macy’s. Si capisce che è enorme e il tempo è discreto per pensare di chiudersi in un negozio, quindi lo superiamo e, passando dal Madison Square Garden e le Poste (veramente enormi), arriviamo alla High Line (la linea ferroviaria che è stata riqualificata trasformandola in un parco). All’inizio ci rimaniamo un po’ male perché, pur sapendo che la primavera non è ancora iniziata, troviamo ai lati del percorso solo sterpaglia. Ci ricrediamo andando più avanti, dove ci sono delle aree più verdi. Alla fine del percorso ci dirigiamo a Chelsea Market per pranzo. Sarebbe stato carino, come suggerito in altri diari, prendere le cose e mangiarle sulla high line ma ci scoccia tornare indietro (non sono poi così vicini). Pranziamo alla Green table (che POI ho visto essere anche in ottima posizione per TA), buono, ma non la fine del mondo. Soprattutto eravamo contenti di sederci un po’ 🙂
Siccome mi sono dimenticata il collirio antibiotico in albergo (uffa, uffa, uffa) prendiamo la metro per arrivare dal lato opposto della città… Ma non tutti i mali vengono per nuocere e ne approfittiamo per prendere la funivia che porta a Roosvelt Island (la cui fermata è nella zona dell’albergo). Il biglietto è compreso nell’abbonamento settimanale. E’ un’esperienza che consiglio! Anche non soffrendo di vertigini è stato davvero particolare “volare” tra i grattacieli e sopra le macchine. Una volta a roosvelt island dritti alla metro (M) per tornare vicino alla zona che avevamo lasciato dopo pranzo: scendiamo a Washington Square e giriamo per il Greenwich Village! Bellissimo. Si vede che è proprio un’altra atmosfera rispetto al resto di Manhattan. Dopo aver fatto, ovviamente, tappa a casa di Friends, di Carry, e al Jefferson Market Corthouse (per le appassionate, il giardino dove si sposa Miranda), torniamo a Washington Square a rilassarci un po’ e vediamo anche lo spettacolo di un artista di strada molto simpatico.
Per cena andiamo al Corner Bistrot per un hamburger. Super. Noi siamo fortunati e ci sediamo praticamente subito, ma ho notato che nonostante sia martedì c’è un bel po’ di gente. Questo posto ha proprio un’ottima fama. Però è chiaro che è tutto legato alle aspettative. A Francesco è piaciuto un sacco, a me forse un po’ meno (ma sempre tanto eh!) perché avevo letto che era uno degli hamburger migliori di NY; inoltre in una puntata di “How I met your mother”, i personaggi decidono di trovare il migliore hamburger di New York e, secondo i fan, è questo a metterli tutti d’accordo!
Non so perché ma oggi sono davvero cotta e torniamo direttamente in albergo.
Quinto giorno: mercoledì 12 marzo
Stamattina colazione da Ess a bagel. Ok, diciamo che il loro motto è “everything on a bagel” quindi prenderlo vuoto come ho fatto io non è stata una mossa intelligente… ma non avevo voglia di un panino al formaggio per colazione… Come spremuta mi hanno dato una bottiglietta e penso “che delusione”.. invece non era succo, ma spremuta! Era buona!
La mattinata la passiamo a girare meglio per broadway che abbiamo visto poco e ripassiamo da Times Square di giorno. Entriamo da Toys ‘ r’ us e ve lo stra-consiglio! Bellissimo! All’interno c’è una ruota panoramica! Sì,l’avevo letto, ma pensavo che fosse più piccola del normale, che so… e invece è proprio gigante. Ma anche tutto il resto del negozio è bellissimo. Vogliamo andare al flatiron building e per fare prima prendiamo la metro (sono solo 3 fermate ma penso che ci avremmo messo almeno mezz’ora a piedi). Questo palazzo è davvero “forte”, con la sua forma a triangolo, anzi come dicono loro ” a ferro da stiro”. Giriamo un po’ e passiamo da Kleinfeld (il negozio da sposa dove girano “abito da sposa cercasi”); siamo a NY, come faccio a non passarci, dopo averlo visto tanto prima di sposarmi? Se non sai dov’è non lo noti. Siamo anche entrati (si, mi vergognavo un po’) chiedendo se potevamo fare un giro, ma erano chiusi (o stavano girando, non sono sicura) ma mi hanno detto che potevo fare le foto lì nella reception. E abbiamo anche visto la proprietaria! Va bene, sono soddisfatta. Ci infiliamo anche in una specie di cartoleria molto grande e carina che si chiama Envelopper (se vi piacciono le cartolerie un salto ve lo consiglio, ma solo se siete in zona ovviamente). Poi passiamo da Gramercy Park (che tanto è chiuso perché privato) e vediamo il “beautiful block”, un isolato con delle case molto in armonia, indicato nella guida (E 19 St). Torniamo al flatiron per prendere la metro e scendere vicino al MoMA. Oggi pomeriggio è prevista pioggia e quindi optiamo per il museo. Prima però pranziamo alla Bonne Soup che è lì dietro. Anche questa mi sento di consigliarla. Considerata la zona chic, in questo posto non si spende tanto (noi per una zuppa di cipolle, un croque Monsieur e un espresso abbiamo speso 28$+ la mancia). Devo dire però che quando siamo usciti mi sono passate davanti delle crepes che mi sono pentita di non avere ordinato :S
Restiamo al MoMA fino alla chiusura (17:30) e ovviamente quando usciamo piove, ma per fortuna poco. Andiamo a prendere qualcosa da Dean&Deluca (156 west 56th St), che però forse mi aspettavo più carino. Ricorda Starbucks. Dal momento che il tempo è ancora incerto andiamo da Bloomingdales. In fondo New York è anche shopping! All’interno c’è anche una sede di Magnolia Bakery, di cui avevo sentito parlare, ma onestamente non sono riuscita a prendere niente…i cupcakes mi sembravano solo un concentrato di zucchero.
Per cena altro hamburger! Di fronte la Bonne soup c’è questo posticino che si chiama Five Guys. Niente a che vedere con gli ambienti caldi e le luci soffuse degli altri posti (PJ Clarke’s e Corner Bistrot). Qui lo stile è più americano anni 50 con le piastrelle bianche alle pareti. Visivamente il panino è più simile a quelli di McDonald’s, ma come gusto mi è sembrato buonissimo! E anche le patatine!E abbastanza economico: 1 cheeseburger, 1 baconcheeseburger, 1 porzione di patatine e da bere 21 $. Una passeggiata fino all’albergo e a letto.
Sesto giorno: giovedì 13 marzo
Uffa! Ultimo giorno pieno a New York.
Stamattina le temperature sono sotto lo zero! Intendo che la massima era -3° (percepita -8°C!). Peccato perché il cielo è tersissimo. Ma appena si alza un po’ di vento si gela (ho capito in prima persona l’espressione “il vento che ti taglia la faccia”) e quindi oggi MET! Metro fino alla 86th, colazione da Le Pain Quotidiane (molto carino, e forse il più economico nei dintorni), però colazione francese (non americana) e poi dritti al museo. Il biglietto ha un prezzo suggerito di 25$ a persona, ma in realtà si può pagare quanto si vuole.
Il MET è s-t-u-p-e-n-d-o! Non credevo che mi sarebbe piaciuto così tanto! Forse perché non ci sono solo quadri ma anche tombe egizie, templi, kuros greci e l’angolo cinese. Prevedendo che comunque i musei sono stancanti, soprattutto uno così grande, abbiamo seguito quasi fedelmente il percorso suggerito dal MET che indica come raggiungere direttamente le cose principali. Noi siamo entrati verso le 10,30 e abbiamo visto l’ultimo quadro verso le 15. Non volendo uscire e cercare un posto dove mangiare, anche perché eravamo abbastanza stanchi, optiamo per il caffè del museo. Senza infamia e senza lode. E poi non possiamo ancora andarcene.. c’è lo shop del Met! Poi metro fino a Union Square (anche se molto vicino a Gramercy Park non l’avevamo visto) e a piedi fino a Astor Place, passando dalla libreria Strand dove facciamo un giro. In realtà questa zona non ci piace molto. Forse ci eravamo troppo abituati ad innamorarci di tutte le zone che vedevamo. Insomma, Astor Place e lafayette street possono essere a mio avviso saltate senza troppi rimpianti (se ci andate lo stesso fate un salto in un negozio di fumetti molto carino di cui purtroppo non ricordo il nome). Seguendo il percorso indicato nella guida ci ritroviamo davanti al McSorley’s Old Ale House. Un saloon irlandese del 1854, e quindi uno dei bar più vecchi di New York. Abbiamo trovato un tavolo libero per 4 e poi si sono aggiunti altri due ragazzi del posto chiedendoci se si potevano sedere con noi. Questo posto ve lo consiglio se vi piace la birra. Inoltre si avvicina il Saint Patrick day (il 17 marzo) e in molti negozi (ma figuratevi in questo pub irlandese) ci sono molti riferimenti: i quadrifogli, il verde, le scritte.
Percorriamo quindi la St Mar’s place (questa strada è molto interessante, prima zona di hippie e poi di punk) fino a Tompkins square e giriamo per l’avenue A che ci porta praticamente dritto alla nostra cena: Kat’s delikatessen! Avendo citato “Harry ti presento Sally” non potevamo non venire! E poi il panino al pastrami era buono. Noi ne abbiamo diviso uno in due e, a parte avere preso un hot dog per gola, eravamo pieni! E contenti. Poi ci siamo seduti accanto al tavolo “famoso” e riguardando la scena del film, Francesco era al posto della signora che dice “quello che ha preso la signorina”.
Abbiamo cenato presto (sono circa le 20.30 quando usciamo), la serata è ancora fredda ma il cielo limpidissimo. Decidiamo che il miglior modo di salutare New York è di salire sull’Empire. Scendendo alla fermata della 34th, vediamo che Macy’s è ancora aperto! Entriamo a farci un giro veloce (solo un piano) e poi finalmente Empire!
Non so se è perché era marzo o se siamo stati solo fortunati ma non c’era per niente fila! Ti danno un’ audioguida gratis molto interessante, e che sono convinta sia fondamentale per fare passare il tempo quando c’è la coda… Noi, ripeto, non ne abbiamo trovata, ma guardando i paletti ai lati del percorso (che sono sicuramente usati per creare le file a serpente) si intuisce che in alta stagione debbano esserci proprio delle file interminabili… La vista è stata mozzafiato! Forse la cosa che mi è piaciuta di più!
Settimo giorno: venerdì 14 marzo
Colazione vicino l’albergo, in un posto davanti al quale eravamo passati spesso (Paris baguette Cafè- 591 Lexington avenue): bocciato. Caffè bollente e cornetto inutile. Peccato, come ultima colazione…
Oggi abbiamo in programma Soho e Tribeca. E Soho la consiglio assolutamente. Forse perché ci aspettavamo più qualcosa nello stile Astor place di ieri e non volevamo avere troppe aspettative… e invece ci è piaciuta un sacco! Molto elegante e con diversi negozi. Dopo il giro suggerito dalla guida facciamo una capatina alla stazione dei pompieri di Ghostbuster (dove c’è una vera stazione dei pompieri e vi consiglio anche di dare un’occhiata all’interno 😉 Torniamo in albergo con un po’ di acquisti, soprattutto le Converse che io in Italia avevo preso a 65€ e qui vendono a 55$ che sono circa 40€! Il negozio è sulla broadway, al 560.
Il pullman dell’airlink passa a prenderci dall’albergo alle 13,50 quindi abbiamo giusto il tempo di prendere 2 bagel da ess-a-bagel (anche per dargli una seconda possibilità), poi ritirare le valigie e partire.
I panini li mangeremo in aeroporto. Eravamo stati larghi con i tempi anche perché, considerato che è venerdì, avevamo previsto un po’ di traffico, ma alla fine in meno di un’ora siamo arrivati in aeroporto (JFK). Tristi di dover partire ma contenti per tutte le cose che abbiamo fatto! E i panini erano ottimi!
Ultime note:
– Un milione di grazie ai diari che ci hanno dato delle dritte sul ferry per staten island o sulla funivia o su alcuni posti dove mangiare. Spero che anche questo sia utile ad altri.
– Come ha già scritto qualcuno anche a noi è capitato che un paio di persone vedendoci con la cartina in mano ci abbia offerto il loro aiuto 🙂
– Non abbiamo fatto il pass e non ne sono pentita visto che non abbiamo trovato quasi mai fila. Ma per un altro periodo dell’anno (più turistico) penso che sia quasi necessario.
– Audioguida empire gratuita per tutti – non solo per il pass come ha scritto qualcuno.
– Io avevo segnato i miei preferiti sulla app di tripadvisor (soprattutto bar/ristoranti) per averli sotto mano sotto forma di mappa. Così, penso io, in funzione di dove sono, trovo il “preferito” più vicino. Il problema è che NON ci sono tante reti wifi libere come pensavo… La mia soluzione è stata di fare degli screenshot del telefono quando avevo la rete..
– Non siamo riusciti a vedere: il ponte di Brooklin, il columbus circle, il toro di wall street, il bar hotel Strand con vista Empire, il café Wha? il tempio a Chinatown, il museo di Storia Naturale e chissà quante altre cose, ma non ho rimpianti. So che non avremmo potuto fare molto di più di quello che abbiamo fatto e quello che ci manca lo vedremo la prossima volta!