Un’allegra famiglia in Polonia

Ancora una volta un viaggio on the road per scoprire con un percorso di quattromila chilometri un Paese stupendo che ci ha conquistati giorno dopo giorno, facendoci scoprire bellezze sconosciute e inaspettate
Scritto da: Frenchy
un'allegra famiglia in polonia
Partenza il: 17/07/2013
Ritorno il: 31/07/2013
Viaggiatori: 5
Spesa: 1000 €
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UN’ALLEGRA FAMIGLIA IN POLONIA

Il ritornello che puntualmente arrivava quando qualcuno ci chiedeva la meta delle nostre vacanze estive era “…e che ci andate a fare in Polonia?” oppure “Divertente!” . Tutto ciò è dovuto al fatto che questo meraviglioso paese è poco conosciuto, eccezion fatta per Cracovia e Varsavia, e che ancora si associa il suo nome alle tristi vicende dell’ultima guerra. Invece voglio approfittare di questa parte iniziale del racconto per sottolineare prima di tutto la stupenda dignità di un popolo che, vessato e sterminato dai Tedeschi prima e dai Russi poi, ha saputo trovare la volontà per rinascere e ricostruire una nazione con grande serenità e forza d’animo. Il risultato è un paese godibilissimo, dalla natura privilegiata, dove si mangia veramente bene e a prezzi bassi e dalle città e castelli ricostruiti in maniera invidiabile.

Per quanto riguarda la lingua, se le vostre preoccupazioni di farvi capire possono essere un deterrente alla realizzazione di questo viaggio, considerate che in generale è meglio chiedere informazioni a ragazzi giovani, che è molto più probabile che conoscano l’inglese. Per il resto le persone adulte o gli anziani possono essere a volte un po’ diffidenti e conoscono solo il polacco o al massimo il tedesco o il russo. Comunque in qualsiasi situazione ce la siamo sempre cavata,nel caso limite a gesti.

Ma passiamo alla descrizione dell’itinerario del viaggio, preparato in un mesetto di ricerche e sempre con il solito metodo fly and drive.

1° giorno – 17 luglio – Rzeszow 201 km

Questo aeroporto, scelto perché era collegato da Ryanair con Palermo, (pronuncia Gegiof), è molto moderno e funzionale, anche se piccolino e dista un paio d’ore da Cracovia. Arrivando in tarda serata ci rechiamo subito al nostro Apartament Family prenotato per quattro notti. Purtroppo il navigatore ci fa sbagliare strada e arriviamo talmente tardi che non abbiamo neanche il tempo di guardare la casa. Nonostante l’ora tarda la padrona di casa ci ha aspettato e non ci fa pesare assolutamente la cosa.

2° giorno – 18 luglio – Miniere di sale di Wieliczka – Castello di Pieskowa Skala 104 km

La mattina dopo di buon’ora, smaltita la stanchezza, ci svegliamo in una casa che definire perfetta sarebbe forse volerla sminuire. Una nuovissima villetta su due piani con posteggio privato, giardino, barbecue, altalene, 6 posti letto, 2 bagni (e che bagni!), salone e cucina , il tutto per …. 86 € al giorno??? Siamo veramente compiaciuti e trascorreremmo ancora del tempo in giardino se non avessimo tanto da vedere. Raggiungiamo le miniere di sale di Wieliczka, sito annoverato come patrimonio Unesco e, non avendo ancora avuto modo di prelevare, ci fa molto comodo che al posteggio accettino gli euro. La loro moneta infatti è lo złoty che corrisponde a circa 25 centesimi. Alle miniere paghiamo con la carta e con circa 15 € a persona sarà uno degli ingressi più cari ma confrontato con gli altri paesi europei è abbastanza in linea, mentre invece in genere gli altri ingressi del viaggio sono stati molto più economici. Se volete fotografare dovrete comprare un bollino cartaceo da applicare sulla videocamera o macchina fotografica per altri 2€ circa. Aspettiamo le 9.45 per la visita guidata in italiano e la nostra guida, Kosma, è un simpatico ragazzo che lo parla molto bene. Con 350 scalini scendiamo a 64 m di profondità e cominciamo una visita della durata di 2 ore e mezza veramente interessante. Kosma ci racconta tanti aneddoti legati a vari personaggi che le hanno visitate, fra cui il più importante è senz’altro papa Wojtyła per cui qui hanno una venerazione ancora più grande rispetto alla nostra ed è normale, dato che la Polonia gli ha dato i natali. Durante il viaggio non conteremo più le statue, le piazze, le strade a lui intitolate, le sue fotografie con lo sfondo dei posti che ha visitato o che frequentava da giovane. Malgrado ciò non c’è alcuno sfruttamento commerciale della sua figura, anzi al contrario. Per tutto il viaggio ho cercato una sua immaginetta da riportare a casa e non sono riuscita a trovarne in vendita neanche alla cattedrale di Cracovia, dove c’è la cappella con le sue reliquie Certamente la parte che colpisce di più della miniera è la cappella di Santa Kinga, una vera e propria chiesa scavata nel sale che è completamente fatta di questo elemento, lampadari, statue e pavimenti compresi. Ammiriamo anche un bel bassorilievo rappresentante l’Ultima Cena.

Finita la visita rinunciamo a vedere il museo del sale e dopo avere spedito una cartolina dall’ufficio postale più profondo mai visto, risaliamo in superficie, questa volta per fortuna in ascensore. La differenza di temperatura si sente, perché mentre in miniera c’erano circa 15°, per cui una felpina era gradita, fuori è una bella giornata e ci saranno circa 28°. Prima di andar via decidiamo di fare un giro per il paesino, che è molto curato, ma la cosa che ci lascia senza fiato è un bellissimo trompe l’oeil nella piazza principale. Avevo visto tanti di questi meravigliosi disegni di street art in 3D su internet e mi ero sempre incantata a guardarli, rammaricandomi di non averne mai visto uno di presenza. E invece adesso, in maniera del tutto inaspettata, ci riusciamo. Si chiama Solny swiat (il mondo del sale) dell’artista Paprocki del 2012. Raffigura la miniera come se ci fosse una voragine nel pavimento della piazza e noi vedessimo l’interno della cappella di santa Kinga dall’alto. Ritroviamo tanti particolari appena visti ed è un vero divertimento farci tante foto a simulare la caduta nel precipizio. Dopo una buona mezz’ora ce ne andiamo veramente contenti dell’inaspettata fortuna. Siccome l’ora di pranzo è passata già da un pezzo ci mettiamo alla ricerca di un posto per mangiare. Ci fermiamo nella piazza del paesino di Skala. Dopo qualche difficoltà e avere chiesto informazioni senza successo ci imbattiamo in un piccolo locale su una strada secondaria. Essendo un posto davvero sperduto il menù è solo in polacco e come prima esperienza siamo un po’ preoccupati. In qualche modo, anche aiutandoci a gesti, riusciamo a farci capire e ordiniamo. Prendiamo due kebab che strabordano da un panino gigante, due cotolette di pollo e una krokety. Immaginavo di ricevere una crocchetta di patate, invece arrivano due grossissimi involtini di crêpes ripiene di prosciutto, formaggio e besciamella veramente gustosi. Ogni piatto era accompagnato da patate bollite al prezzemolo più tre contorni fra cui le barbabietole dal tipico colore viola. Non avendole mai mangiate prima ero un po’ diffidente, ma una volta assaggiate sono diventate uno dei miei contorni preferiti. Da bere birra alla spina, coca cola e acqua. Nonostante fossimo affamati con gran dispiacere non riusciamo a finire per quanto sono abbondanti i piatti, ma rimaniamo davvero sconvolti quando paghiamo 82 zl e facciamo il calcolo. Ma è possibile? Nemmeno 20 € per 5 persone e per quei piatti! Avevo letto in altri racconti di cifre basse, ma non credevamo così tanto!!! Rifocillati e contenti per l’esperienza positiva, riprendiamo il cammino verso la prossima tappa, che è il castello di Pieskowa Skala sul sentiero dei Nidi d’aquila, un percorso con una serie di castelli arroccati in luoghi impervi. Dopo un percorso in macchina lungo una strada in un suggestivo scenario con formazioni rocciose che arrivano a strapiombo vicino a noi arriviamo al posteggio e iniziamo un bellissimo cammino in mezzo al bosco. Ogni tanto incontriamo un cartello con su scritto “Do Zamku” e cominciando a capire qualche parola di questa lingua così difficile traduciamo “al castello”. Il castello in questione è rinascimentale e ha un piccolo giardino alla francese molto ben curato e un grazioso esterno ma decidiamo di non entrare e ripercorriamo il cammino nel bosco. Dalla strada che corre ai piedi del castello fotografiamo il motivo che ci ha fatto arrivare fin qui: la Clava d’Ercole, una formazione di pietra calcarea alta circa 25 m. nella valle del fiume Pradnik. Ai suoi piedi i visitatori che in quel momento stanno percorrendo il sentiero sembrano davvero minuscoli.

3° giorno – 19 luglio – Debno – Castello di Niedzica – Zakopane – Chocholow 292 km

Oggi visiteremo la chiesa in legno del XV° secolo di Debno Podhalanskie, patrimonio dell’Umanità, costruita ad incastro senza usare neanche un chiodo. In tutta la Polonia ce ne sono diverse, ma questa di San Michele si distingue per la bellezza dei suoi interni con pitture policrome che hanno conservato i loro colori così vivaci malgrado il tempo, che non si riesce a spiegarne il motivo. La chiesa si può visitare a gruppi, ma purtroppo la guida parla solo polacco. Si può comunque apprezzarne la bellezza anche senza comprendere le lunghe spiegazioni. Vi daranno un dépliant in italiano e non c’è un biglietto da pagare. Se volete potrete lasciare la vostra offerta di circa 50 centesimi come facevano un po’ tutti. La chiesetta è un’oasi di pace, circondata da un prato e protetta da una palizzata anch’essa in legno.

Mentre raccoglievo notizie sui posti da visitare, ero stata fortemente tentata di includere nell’itinerario i “paesi delle cicogne”, dove gli abitanti fanno di tutto per favorire la permanenza degli uccelli e segnano le “presenze” sui muri delle case; ma non avendo tempo a sufficienza avevo dovuto rinunciare proprio a malincuore con il timore che non ne avremmo incontrate. Immaginate quindi la nostra gioia, quando, alzando gli occhi all’uscita della chiesa vediamo un grandissimo nido di cicogne con i genitori e un piccolo su un palo della luce! Fra esclamazioni di felicità le foto e i filmati non si contano. Ancora non sapevamo che alla fine del viaggio non ci saremmo neanche più voltati perché ne avevamo viste così tante che ci avevamo fatto l’abitudine. Comunque è stata una grande emozione vedere in libertà questi uccelli così belli ed eleganti i cui nidi arrivano a pesare anche 500 kg.

Ci avviamo dunque al castello di Niedzica, rimaneggiato più volte nel corso dei secoli, con un cortile piuttosto insolito. Si erge a circa 30 metri su un lago, peccato che ci sia una diga che disturba il paesaggio. Dopo aver pagato 6 zl (1,50 euro) al posteggio, facciamo i biglietti per il castello per soli 2,50 euro a persona, di certo un prezzo molto basso. Sul viale di ingresso un cartello ci avverte che dobbiamo stare attenti ai fantasmi e infatti c’è da raccontare la storia della proprietaria del castello, uccisa per rubarle il tesoro e che vaga ogni notte nei dintorni per proteggere il tesoro non ancora ritrovato la cui mappa è in un documento cifrato. Il castello mi è molto piaciuto, con il suo corridoio sovrastato dalle bandiere con gli stemmi dei vari proprietari e una bellissima terrazza proprio sui tetti. All’uscita siamo un po’ incerti se fermarci per il pranzo in un bellissimo locale con un carro inondato di fiori nel cortile che pubblicizzava menù ai soliti prezzi bassissimi, ma essendo solo mezzogiorno decidiamo di no. Quanto ce ne pentiremo! Abbiamo anche abbastanza fretta perché vogliamo arrivare presto a Zakopane, da tutti decantata come una perla da visitare assolutamente. Già avvicinandoci capiamo che è un posto affollato e per posteggiare dobbiamo allontanarci parecchio. Il paese è famoso per essere la Cortina polacca essendo in inverno una località sciistica ai piedi dei maestosi monti Tatra, e avere casette in legno tipiche e molto particolari. Ora, se le costruzioni si potessero vedere, probabilmente sarebbero anche carine, ma tutto è coperto da ombrelloni, insegne pubblicitari, tendoni, ecc. la strada principale è invasa da un fiume di gente; con difficoltà troviamo il punto informazioni, ma non riusciamo neanche a rintracciare i posti da visitare. Essendo adesso ora di pranzo cerchiamo un luogo per mangiare, ma dopo avere nell’ordine: 1) aspettato più di mezz’ora in un locale vuoto senza che nessuno ci si avvicinasse nonostante le nostre richieste; 2) abbandonato un locale dove c’era una puzza insopportabile; 3) avere visionato il menù di un altro ancora e per la prima volta avere visto prezzi elevati e di conseguenza essere scappati (comunque in Polonia non è considerato maleducazione fare così) siamo davvero sconsolati. Stiamo per abbandonare questo posto orribile, per quanto mi riguarda uno dei peggiori mai visitati, quando troviamo un ristorante sulla strada per tornare al posteggio, dove la bella cameriera è anche molto simpatica e ci serve dei buoni piatti. L’unica cosa positiva acquistata in questo paese è un formaggio tipico dal difficile nome Oszczypek, affumicato con legno di larice dai caratteristici disegni ottenuti con uno stampo.

Ci dirigiamo adesso verso Chocholow. Dopo il bailamme appena lasciato, il contrasto è fortissimo: il paesino si sviluppa tutto lungo la strada statale ed è composto da decine e decine di casette in legno davvero deliziose. Non esiste un bar, un negozio, un punto informazioni, insomma è l’antitesi assoluta del posto da cui siamo fuggiti. L’unico “negozio” è quello di un artigiano che scolpisce il legno e che espone centinaia di sue creazioni. In questo paese di legno l’unica eccezione è rappresentata dalla chiesa in pietra, costruita dopo che un incendio aveva distrutto la precedente. Tornando al posteggio (assolutamente vuoto) incontriamo un uomo che porta al guinzaglio la sua mucca, come se si trattasse di un cagnolino. Che pace!

4° giorno – 20 luglio – Cracovia 17 km

Stamattina sveglia presto perché ho letto che per evitare lunghissime code per la visita del Wawel bisogna arrivare per tempo. Arriviamo che la biglietteria non è neanche aperta (apre alle 9:30) e facciamo subito i nostri biglietti in cui ci danno gli orari per le visite a intervalli di circa un’ora l’una dall’altra. C’è la possibilità di scegliere quali parti del castello visitare e ogni sezione ha un suo prezzo, ma le impiegate sapranno spiegarvi tutto chiaramente sulla mappa. Noi abbiamo visto quasi tutto, lasciando fuori solo gli appartamenti reali e l’arte orientale. Cominciamo cosi con il tesoro, poi passiamo dal meraviglioso atrio tutto decorato ad arcate sui quattro lati, saliamo al terzo piano a contemplare la bellissima Dama con l’Ermellino di Leonardo; poi le Stanze di Stato, la Torre Sandomierska, il Wawel disperso: insomma, tutta la mattinata viene impegnata in questa visita che purtroppo non può essere immortalata perché in nessuna delle parti si può fotografare né filmare. Le leggende qui in Polonia abbondano ancora più che negli altri paesi visitati, perciò ne sceglierò solo una: visitando le Stanze di Stato fate attenzione a quando entrate nella stanza delle teste. Sul soffitto ci sono decine di teste di uomini, donne, ragazze scolpite in legno. Solo una è diversa: ha la bocca fasciata perché si narra che durante un giudizio particolarmente difficile che si stava svolgendo nella stanza, la testa si animò ed esortò il re Sigismondo ad essere giusto. Il re si infuriò e ordino allo scultore di imbavagliarla per sempre…

Durante la salita sulla torre, da cui si ha una vista meravigliosa sulla Vistola e su tutta Cracovia, mi è piaciuto particolarmente assistere ai voli radenti di centinaia di rondini che ci assordavano con il loro versi stridenti e in alcuni casi arrivavano quasi a toccarci!

Finita la visita è ora di pranzo e vogliamo mangiare in un locale molto consigliato da altri turisti, il Pod Wawelem di cui era decantata l’eccezionale atmosfera festosa, i camerieri in costume e il buon cibo presentato in maniera molto coreografica. Facciamo un primo giro vicino al Wawel ma non lo troviamo; ci affidiamo quindi al navigatore e facciamo un bel po’ di strada a piedi per arrivare ad un locale che di caratteristico non ha proprio niente. Un po’ perplessi ci sediamo (siamo gli unici avventori) e per la prima volta mangiamo mediocremente. Andiamo via molto delusi e mentre commentiamo l’inesattezza dei giudizi letti nei racconti ci imbattiamo nel vero Pod Wawelem, che nonostante siano le 3 passate è ancora in piena attività e pieno di persone allegre! Ci sono rimasta talmente male che non appena ho saputo che una mia amica avrebbe visitato Cracovia quest’anno, l’ho pregata di andare per mio conto: lo ha fatto e non è rimasta delusa, per cui l’indirizzo preciso è: Ulica Św. Gertrudy 26-29.

Dopo questo piccolo inconveniente continuiamo la visita di Cracovia e percorriamo le belle strade piene di gente e di sposi… senza esagerare penso che quel giorno avremo incontrato una decina di coppie che uscivano dalle varie chiese e facevano le foto. Incontriamo anche molte carrozze bianche trainate da bellissimi cavalli pezzati con a bordo turisti o sposi! Dalla Ulica Grodzka molto vivace e piena di artisti di strada, arriviamo alla piazza del Mercato che con i suoi 200 m. per lato è la piazza medievale più grande d’Europa; secondo me è anche una delle più belle che abbia visto finora, ariosa, vivace, davvero bellissima. Al centro sta il Sukiennice, l’antico fondaco dei tessuti, all’interno del quale oggi sono allineati da un lato e dall’altro decine di stand in legno, ognuno specializzato in un articolo: ambra, icone, campane in ceramica ecc. Vediamo tante cose veramente belle, ma essendo all’inizio del viaggio non acquistiamo pensando di trovare più avanti e invece… Nella bellissima piazza inoltre si innalza anche la basilica Mariacki, con torri di altezza diversa e relativa leggenda, la torre del municipio e altri bellissimi edifici che la contornano, in uno dei quali c’è anche l’Hard Rock. Da Ulica Florianska si arriva al Barbacane, un edificio difensivo, e al Planty , un bellissimo anello verde che circonda la città vecchia, dove ci sediamo all’ombra per riposarci un po’. Ritornando indietro visitiamo anche il Collegium Maius, sede di un’antica università, un bell’edificio di mattoni rossi che ospitò come studenti Copernico e papa Wojtyła. Completato questo giro della città il mio giudizio è assolutamente positivo e fra le città polacche visitate Cracovia vince senz’altro la palma della più bella e accogliente. Ritornati a casa, poiché è l’ultima sera che passiamo nel nostro bellissimo appartamento, decidiamo di approfittare del barbecue e grigliamo anche il formaggio acquistato a Zakopane. Che buono! Siamo veramente dispiaciuti di lasciare la casa e la gentilezza della sua proprietaria. Ultimo particolare che voglio sottolineare è che lo scorso Natale mi arriva una lettera e potrete immaginare la mia sorpresa quando leggo che è un biglietto di auguri proprio di Anna, la proprietaria della casa. Che pensiero delizioso!

5° giorno – 21 Luglio – Sandomierz – Zamosc – Kazimierz Dolny 462 km

Preparati i bagagli ci accomiatiamo da Anna, non prima che ci suggerisca di aggiungere un paesino a suo parere molto suggestivo al nostro itinerario. Naturalmente ci fidiamo a occhi chiusi e visitiamo Sandomierz. E’ domenica e l’atmosfera è veramente serena. Saliamo sulla torre all’ingresso del paesino, scopriamo che qui girano la serie gemella di Don Matteo, di cui ci sono tante immagini. Fatto un giro anche sulla piccola e graziosissima piazza, continuiamo verso Zamosc che invece è una città piuttosto importante, definite “perla del Rinascimento” e iscritta nei patrimoni Unesco come perfetto esempio di città rinascimentale. Il tutto è dovuto ad un architetto padovano, Bernardo Morando. Molto bello il municipio con la sua scala arcuata, dalla cima della quale si domina la grande piazza di 100 m. per lato e le attigue case dei mercanti armeni dai bellissimi colori blu, arancio e verde. Il tutto però è assolutamente rovinato dalla presenza di una fiera che invade la piazza con gonfiabili, macchine e mobili in mostra, per non parlare dei gazebi dei locali che coprono le facciate dei bei palazzi. Unica nota positiva l’acquisto di souvenirs fatti di legno e foglie secche a forma di scoiattoli e gufetti davvero carini. Qui siamo al confine con l’Ucraina, infatti la linea telefonica dà messaggi incomprensibili in russo (non che in polacco fossero più chiari, ma almeno l’alfabeto è lo stesso!) Dopo il pranzo al ristorante ce ne andiamo, se avessimo solo visitato la cittadina un’oretta sarebbe bastata.

Oggi è una delle giornate con più chilometri da percorrere e le strade non sono sempre in ottime condizioni; molto spesso si incontrano i kolejni, cioè i solchi lasciati nell’asfalto dai trattori, per cui bisogna fare un po’ più di attenzione, comunque in linea di massima molte strade e autostrade sono recenti o in costruzione…se non fosse che il nostro navigatore sembra non conoscerle e a volte ci conviene tornare alle vecchie mappe cartacee. Per strada ci capita di vedere i fedeli andare a messa numerosi e assistere alla messa anche all’aperto.

Nel tardo pomeriggio arriviamo a Kazimierz Dolny, dove abbiamo prenotato in un albergo dal nome che mi ha incuriosito parecchio: “Casablanca”. Sul posto ne scopriamo il motivo: il proprietario è un giornalista americano che si occupa di cinema. Il padre, che faceva lo stesso mestiere, era amico personale di Humphrey Bogart! Tutto l’albergo è pieno di locandine di film e davanti alla camera dei ragazzi per la loro gioia c’è un poster lenticolare su Harry Potter. La simpatia del proprietario è dirompente e invece della camera familiare prenotata, stabilendo che ci staremmo strettini, ci dà allo stesso prezzo due camere veramente eleganti e spaziosissime. Se considerate che abbiamo pagato 62 € in tutto…

Sono ormai le 8 e scendendo in paese visitiamo la bella piazzetta con al centro un pozzo coperto con una tettoia in legno che ho visto anche a Sandomierz, vediamo la bella chiesa dalla facciata bianca e azzurra che grazie al tramonto sta assumendo un bellissimo colore rosato. Dopo un paio di tentativi sfortunati troviamo un ragazzo che parla inglese e ci indica la via per arrivare al lungofiume. Da qui assistiamo a un tramonto infuocato veramente spettacolare sulla Vistola. C’è la possibilità di fare il giro sul fiume con il battello vichingo, passeggiare nei dintorni in romantici cunicoli formati da rami e foglie, salire a visitare i resti del castello, ma vista l’ora tarda non riusciamo a fare niente di tutto ciò, per cui il mio suggerimento è di dedicare tutto un giorno a questa visita, perché il posto meritava più tempo di quanto le abbiamo riservato. Per consolarci decidiamo di sederci di nuovo al ristorante. Due volte in un giorno… non lo facciamo mai quando siamo in viaggio, ma qui visti i prezzi ci stiamo facendo prendere veramente la mano! Ci sediamo alla Piekarnia Sarzynski e mangiamo troppo bene! In particolare io prendo il piatto più buono di tutto il viaggio, Placki Po Zbojnickn, l’ho scritto perché lo consiglio senz’altro, una frittella di uova e patate sommersa da funghi, formaggio, peperoni, carne e altra roba squisita che ancora qualche volta me la sogno… Un altro giro nella piazza fiocamente illuminata e la nostra giornata finisce qui.

6° giorno – 22 Luglio – Kazimierz Dolny – Varsavia 148 km

A Kazimierz è molto famoso il koguty, ossia il pane galletto. Siccome la sera prima non lo abbiamo trovato per l’ora tarda, ci torniamo stamattina e acquistiamo per circa 1,50€ un enorme brioscina a forma di gallo che stanno sfornando in quel momento nel panificio annesso al ristorante dove abbiamo mangiato la sera precedente.

Prossima tappa Varsavia, dove arriviamo dopo esserci arrabbiati col navigatore che ci ha suggerito una strada pessima, mentre accanto a noi correva una superstrada nuova nuova che naturalmente non potevamo più prendere. Comunque dopo circa due ore e mezza arriviamo e ancora una volta accanto a noi scorre la Vistola, che ci accompagnerà ancora per molto, visto che è il fiume più lungo della Polonia, più di mille chilometri, e sfocia nel Mar Baltico. Come prima visita entriamo al palazzo reale, una bella costruzione rossa su una grande piazza, al cui margine si apre un belvedere da cui si può ammirare anche il nuovo stadio con i colori della Polonia, bianco e rosso, costruito per i mondiali.

A questo punto devo fare una premessa. Nei miei viaggi non ho mai incluso luoghi legati a fatti storici, soprattutto quelli molto dolorosi, come campi di concentramento, luoghi di battaglie ecc. Questo non perché voglia negare il loro valore di monito per le generazioni successive, anzi… Naturalmente tutto ciò può essere opinabile, ma sono scelte personali. Per cui entriamo ignari in questo bel palazzo di cui visitiamo le molte stanze, fra cui quella del trono con decine di aquile jagelloniche in argento, e la stanza del Canaletto con 22 suoi dipinti. Soddisfatti della visita, stiamo per lasciare il castello quando vediamo che c’è una proiezione a cui assistere. E qui vengo catapultata in una realtà terribile. La sala è allestita con grandi schermi su tre lati, per cui si ha la sensazione di trovarsi dentro la storia…e che storia! Assistiamo agli ufficiali nazisti, Hitler in capo, che passano in rassegna il castello, strappando a mani nude le cose che gli piacevano di più, fra cui le aquile d’argento del trono. Conosciamo la storia dei custodi del castello che durante la notte cercano di mettere in salvo il più possibile, fra cui i quadri del Canaletto, a rischio della vita, purtroppo da molti perduta in quell’occasione. Ci troviamo in mezzo ai bombardamenti che radono al suolo, sul vero senso della parola, non solo il castello, ma tutta Varsavia. Lo strazio è talmente tanto che esco in preda a una grande emozione ed ho bisogno di un po’ di tempo in silenzio per riprendermi, continuando a tirare grossi sospiri per tutto il resto della giornata.

Cerchiamo comunque di continuare la nostra visita e vediamo lo Stare Miasto, la città vecchia, ma solo per modo di dire, perché come abbiamo visto è tutta ricostruita. Al centro della piazza del mercato c’è una fontana con la statua di una sirenetta, simbolo della città e gemella di quella di Copenhagen. Devo dire però che Varsavia non mi è piaciuta particolarmente.

Per la serata ho in programma di andare a vedere il parco delle fontane multimediali, che sorge in una zona una volta degradata della città. L’amministrazione ha avuto l’idea di costruire queste fontane con i fondi europei ed adesso attirano turisti e non a migliaia, soprattutto durante i week-end in cui c’è un bellissimo spettacolo di proiezioni sull’acqua accompagnate da musica. Poiché oggi è lunedì ci dobbiamo accontentare del “semplice” spettacolo di acqua e luci che inizia intorno alle 21.30. Nonostante un bel freschetto rimaniamo fino alle 23.00 ad ammirarle.

7° giorno – 23 Luglio – Varsavia – Białowieża 274 km

Stamattina andiamo verso la zona nuova della città per l’immancabile visita all’Hard Rock, che è vicino alla stazione e a un centro commerciale con un’originalissima copertura con grandi bolle in vetro. Vediamo di fronte a noi anche il Palazzo della Cultura, una bruttissima costruzione alta 237 m , non molto amata dai Polacchi perché imposta da Stalin come “regalo” alla città. Fatti i nostri acquisti, ci rechiamo al Park Łazienki. Abbiamo qualche difficoltà per posteggiare, perché qui a differenza di quasi tutti gli altri posti non c’è un posteggiatore fisico, ma solo i parchimetri e noi non abbiamo spiccioli. Alla fine entriamo e ci troviamo davanti a una bella costruzione, il Palazzo sull’acqua, e addentrandoci nel parco ben curato incontriamo pavoni, scoiattolini e anche dei bellissimi cavalli che si fanno accarezzare. C’è anche la possibilità di visitare all’interno gli edifici, ma noi non entriamo per mancanza di tempo. Ci mettiamo infatti in cammino per la nostra prossima meta, che è la foresta primordiale di Białowieża e la strada da percorrere è abbastanza lunga: sulla carta sono tre ore e mezza, ma noi ne impiegheremo molte di più perché troviamo diverse interruzioni lungo il cammino e ci fermiamo anche per mangiare in una baracca di metallo in un sentiero nel bosco, fidandoci del fatto che fuori ci sono fermi alcuni camion. Qui siamo al confine con la Bielorussia, di parlare inglese neanche a pensarci, diversi piatti di cui in questi giorni abbiamo imparato a capire i nomi scritti esclusivamente in polacco sono esauriti, ma alla fine riusciamo a mangiare. Veramente buono soltanto uno stinco di maiale (golonka) davvero tenerissimo, ma di nuovo qui paghiamo circa 15 € per tutti e cinque. Nel “locale” vediamo anche in bella mostra alcune foto di carri armati, aerei militari, truppe in tuta mimetica come se fossero scene di vita quotidiana e sinceramente ci danno un po’ di apprensione. La confinante Bielorussia, infatti, è nota per avere un governo comunista non proprio tenero… All’uscita la situazione non si è sbloccata, le macchine sono ancora tutte incolonnate. Dopo una lunga attesa finalmente si cammina di nuovo e la strada si fa sempre più immersa nel verde, siamo contornati da alberi altissimi, ma siamo anche sempre più soli. A un certo punto vediamo lateralmente una cappella blu sperduta nella campagna; ci fermiamo a fotografarla: è la chiesetta ortodossa di Szastaly ed è veramente bellissima. Ha il cartello scritto in russo e in polacco, come anche le indicazioni stradali da un po’ hanno la doppia scritta.

Alle 5 arriviamo nel paesino di Hajnówka, l’ultimo prima della foresta. Il punto informazioni ha appena chiuso e questa è l’unica notte che non abbiamo prenotato. Continuiamo dunque per strade ancora più solitarie e arriviamo all’ufficio informazioni della foresta. Per fortuna alle 5 e mezza è ancora aperto e così possiamo prenotare la visita per il giorno successivo.

La foresta che visiteremo domani è l’ultimo lembo di foresta primordiale rimasto in Europa e per visitarlo bisogna obbligatoriamente far parte di un gruppo con una guida. La visita costa 50€ e l’importo si divide fra i partecipanti che possono essere fino a un massimo di dodici. L’indomani purtroppo non c’è la visita in italiano che è a giorni alterni, ci iscriviamo quindi per quella in inglese per cui ci sono già quattro partecipanti, noi cinque, e speriamo che si iscrivano altri per ridurre la spesa. La gentilissima signorina ci consiglia anche alcune sistemazioni per la notte. Organizzando il viaggio mi ero innamorata di un B&B, descritto come immerso nella foresta, nell’assoluta solitudine, ma non ero riuscita a prenotare. Andando all’indirizzo però non vedo niente di quanto era stato descritto. Incontriamo difficoltà nella comunicazione (parlano solo tedesco e russo) e per la prima volta un po’ di scortesia; infatti il posto ce lo avrebbero, ma per una notte… andiamo allora all’hotel consigliatoci all’ufficio informazioni e non crediamo ai nostri occhi e alle nostre orecchie quando ci danno una suite con due stanze, bagno e balcone per 40€ ! E’ una baita di montagna tutta in legno, molto rustica e, incredibile, anche con il wi-fi. L’unica cosa che ci disturba abbastanza sono pelli di animali appese ovunque, ma abbiamo ormai capito che quest’usanza è molto diffusa. Certamente questa è una delle sistemazioni che mi è piaciuta di più per la serena atmosfera e la bella accoglienza. Prima di andare a cena decidiamo di fare una passeggiata e di arrivare all’ingresso del parco: c’è freddissimo ma è molto bello camminare in perfetta solitudine fra corsi d’acqua, ninfee e ponti in legno. Per concludere scegliamo un ristorante molto elegante dove mangiamo molto bene (mio figlio prende anche la carne di cervo; dice che è molto buona , ma io non approvo) e per dessert enormi coppe di gelato e frutta, il tutto per 54 €.

8° giorno – 24 Luglio – Białowieża – Mikolajki 274 km

Poiché la visita guidata della foresta comincia alle 10, ci alziamo molto presto. Facciamo un’ottima colazione e ci avviamo alla riserva dei bisonti, che è una specie di zoo con spazi molto ampi dove avremo la certezza di vedere i bisonti. Infatti la colonia che vive all’interno della foresta allo stato brado non si incontra praticamente mai, a meno che non si vada alle sei del mattino, e poi sinceramente non è molto consigliabile trovarsi faccia a faccia con un bisonte libero… Per arrivare alla riserva la strada nell’ultimo tratto è sterrata e si possono incontrare piccole baracchette di venditori di souvenirs veramente interessanti come bracciali di legno, archi e frecce. Poiché a mio figlio piace molto acquistiamo un arco, rimandando al dopo la questione di come farlo entrare in valigia. Naturalmente al momento di fare i bagagli l’arco non entrava da nessuna parte e, quasi sicura che me lo avrebbero fatto lasciare in aeroporto, me lo sono messo in spalla; ai controlli miracolosamente non ce lo hanno sequestrato, solo gli steward si parlavano fra di loro con aria stupita dicendo “but… she has a bow!” e ora l’arco fa bella mostra di se nella stanzetta dei ragazzi. Divagazioni a parte, visitiamo la riserva alle nove, ci siamo solo noi e una troupe che gira un documentario, vediamo i tarpan, cavalli tipici della zona, lo zubrow, un grossissimo bovino nato dall’incrocio fra un bisonte e una mucca. Riusciamo anche a vedere in lontananza un branco di lupi che vive praticamente in libertà, limitati da una rete soltanto nella parte che costeggia il sentiero. Finita la visita, ci presentiamo in orario al centro informazioni per la visita della foresta di Białowieża e vediamo che purtroppo nessuno si è aggiunto al gruppo. Quando arriva la nostra guida ci guardiamo tutti in faccia un po’ perplessi perché è un vecchietto e anche se non lo diciamo siamo convinti che non ce la farà a terminare il giro che durerà tre ore. Ebbene, per tutta la visita ha mantenuto un passo più che sostenuto e anche i più giovani faticavano a stargli dietro. La nostra guida si rivela avere una conoscenza praticamente sconfinata della materia, avendo lavorato nella riserva per 41 anni e ci affascina sin da subito con i suoi racconti. È un biologo che ha girato i parchi naturali di mezzo mondo e ci spiega tantissime cose interessanti su questo che è l’ultimo lembo dell’immensa foresta che migliaia di anni fa ricopriva tutta l’Europa. Foresta primordiale vuol dire che non c’è intervento dell’uomo se non in alcuni sentieri in terra battuta. Per il resto tutto è lasciato come doveva essere originariamente. Quando un albero cade, viene lasciato a seguire il suo processo naturale di decomposizione e a rilasciare sostanze nutritive per il suolo. Ci sono alberi caduti vent’anni fa che impiegheranno altrettanto per finire di decomporsi. Sui tronchi di tanti alberi ci sono dei particolari funghi a ventaglio che, da parassiti quali sono, assorbono le sostanze nutritive dei loro ospiti. Vediamo decine di alberi caduti con le radici intrecciate verso l’alto coperte di muschio che danno riparo a centinaia di specie di insetti; la foresta infatti è famosa per la sua estrema biodiversità. Seguendo la guida ci allontaniamo dai sentieri e ci addentriamo fra gli alberi, il silenzio è totale e io mi sento in imbarazzo quando la macchina fotografica o la videocamera fanno la loro musichetta per accendersi… la sensazione che proviamo tutti è veramente unica e sono davvero felice di aver vinto i miei dubbi se includere la visita nell’itinerario perché fuorimano rispetto al resto. In una zona non permessa ai turisti la foresta è divisa da pesanti reti che delimitano i confini con la Bielorussia, con cui anche fra scienziati non ci sono ottimi rapporti, come ci spiega la guida. Ma gli animali non rispettano questi limiti e cinghiali e lupi scavano buche profonde per passare da un lato all’altro. Se potessimo imparare un po’ da loro! Abbiamo anche la fortuna di intravedere un picchio in volo, ma l’enorme buco che ha lasciato in un tronco, quello lo vediamo molto bene! Qui, regno di antichissime querce, pini e tigli ci viene raccontata la storia di tanti alberi, ma la vera star, circondata da un recinto fatto rigorosamente da rami caduti, è una quercia di 34 m. di circa 180 anni e in ottime condizioni di salute. Vediamo anche un albero di 450 anni ancora in piedi, ma già morto nel 2001, che impiegherà almeno altri 50 anni per cadere. Usciti dalla riserva stretta, zona protetta dall’Unesco, la nostra guida (che nel frattempo abbiamo scoperto essere ottantenne) ci saluta con delle battute spiritose sulla possibilità di incontrare dei bisonti e tutti noi gli dedichiamo un applauso spontaneo. Si allontana ancora bello pimpante, mentre noi ci abbattiamo distrutti su una panchina. Alla zona abbiamo dedicato il pomeriggio di ieri e tutta la mattina di oggi, ma abbiamo scoperto che avrebbe meritato almeno due giorni interi, per la presenza di tante altre cose interessanti da vedere.

Nel primo pomeriggio ci mettiamo in cammino per raggiungere la prossima meta, che è Mikolajki in Masuria, detta anche Regione dai mille laghi, anche se i laghi sono in realtà circa 2500, spesso collegati fra loro da un sistema di canali. La casa che abbiamo preso a Mikolajki è proprio sulla riva del lago ed è molto moderna ed elegante. Decidiamo di mangiare a casa facendo la spesa, ma concludiamo che con i prezzi dei ristoranti sperimentati finora non conviene proprio cucinare. La cittadina è molto movimentata e ci sono locali dove la musica va avanti fino a sera inoltrata. Facciamo un giro, saliamo sul ponte che oscilla leggermente, vediamo i tanti battelli che di giorno fanno i loro giri sui laghi riflettere romanticamente le loro luci sull’acqua scura, mentre qualcuno libera nel cielo delle leggiadre lanterne di carta.

9° giorno – 25 Luglio – Mikolajki – Santuario Swieta Lipka – Oltsztyn – Malbork 281 km

Stamattina facciamo un altro piccolo giro a Mikolajki, ma il tempo è molto grigio e anche la nostra ultima vista dal balconcino di casa sul lago non è rallegrata dal sole. Di mattina la cittadina ci si presenta molto curata e piena di fiori e sulla piazzetta principale vediamo un’eccentrica signora con cappello con tanto di velo e vestito multicolore. L’avevamo notata anche ieri nella stessa mise ma con colori diversi, ma solo ora capiamo che è la posteggiatrice!

Fra i moltissimi laghi che costellano la regione scegliamo di visitare quello di Jezioro Luknajno, perché descritto come luogo di residenza della maggior colonia polacca di cigni reali; ma non siamo fortunati perché quella mattina dovevano essere tutti a fare una gita da qualche altra parte e riusciamo solo mettendo lo zoom al massimo a intravederne due in lontananza. Oltretutto abbiamo anche avuto parecchia difficoltà a trovarlo perché non indicato; l’unica nota positiva una bella passeggiata nel bosco per arrivare alla torretta di avvistamento. Continuiamo e arriviamo tramite strade in precarie condizioni al santuario di Swieta Lipka, la più importante chiesa barocca in Polonia, famosa per un organo con statuine di angeli che si muovono a ritmo di musica. Ma oggi non è la nostra giornata fortunata perché in quel momento c’è la messa, quindi non è possibile visitare l’interno, è vietato fotografare e l’esterno è davvero troppo pieno di bancarelle di souvenirs, anche religiosi, e sarà l’unica volta che avvertirò una spiacevole sensazione di fastidio.

Nostra prossima tappa la città di Olsztyn capoluogo della Masuria. È una godibilissima cittadina il cui centro è come sempre pedonale e ci consente una serena passeggiata. Vediamo la porta gotica in mattoni rossi abbellita da una madonna in mosaico donata da papa Jan Pawel II, il castello e l’enorme cattedrale di San Giacomo. Per pranzo entriamo nel ristorante Staromjeska , il più elegante che abbiamo frequentato finora, c’è anche il pianoforte a coda con una bella musica di sottofondo; anche qui mangiamo bene, anche se con porzioni un po’ scarse, buoni dessert e nonostante tutto solito conto intorno ai 50 €. Continuiamo e arriviamo a Malbork, dove come al solito abbiamo una spaziosissima e comoda sistemazione e … incredibile! Nell’immenso bagno c’è anche il bidet, anche se curiosamente coperto come il water. Facciamo una passeggiata serale nel piccolo centro, dove in piazza c’è la statua del re Casimiro e una piccola fontana con spruzzi d’acqua e luci molto carina. Prima di tornare a casa facciamo delle belle foto al castello illuminato che si riflette sull’acqua scura.

10° giorno – 26 Luglio – Malbork – Szymbark – Chmielno – Kartuzy – Łeba 208 km

Dopo aver fatto la colazione in camera, portataci su un vassoio da un simpatico ragazzo, lasciamo l’appartamento piuttosto presto, perché la sera prima abbiamo notato che i posteggi sono molto cari rispetto al resto della Polonia. Infatti in spiazzi privati neanche troppo vicini chiedono circa 6 €. Invece arrivando presto abbiamo la fortuna di trovare un posteggio pubblico di fronte al Mc Donald vicino all’ingresso del castello per un solo euro fino alle 12.00. Siamo fra i primi a fare il biglietto e lasciando un documento compresa nel prezzo c’è l’audioguida in inglese con supertecnologici I-pod.

Il motivo che mi ha fatto scegliere la visita di questa cittadina è la presenza del castello dei cavalieri teutonici di Malbork, patrimonio dell’umanità. Anche questo pesantemente danneggiato durante l’ultima guerra, è in gran parte ricostruito. Si tratta del castello in mattoni rossi più grande del mondo, essendo composto da tre castelli in successione. Entrando dal ponte si accede al cortile, da dove si comincia la visita. Bello il grande refettorio, un’enorme sala dal tetto sostenuto da colone a palma, che ricordavano ai cavalieri le loro origini orientali. Nel Summer refectory c’è ancora conficcata al muro una palla di cannone sparata durante la guerra con gli Svedesi. Da un ponte levatoio si passa al castello alto. Belle anche le cucine, arredate con mobilio d’epoca. La visita procede con la casa del tesoriere e si arriva anche al punto più alto del castello, dove viene illustrato come nel medioevo avevano risolto il problema dei servizi igienici. Con un biglietto supplementare e tanti ma tanti scalini si può salire sulla torre da uno strettissimo passaggio, ma alla fine si ha una bellissima visione d’insieme sui castelli, le mura di cinta e sulla Vistola, che ci ha seguiti fin qui. La visita dura non meno di tre ore, ma anche se a tratti è un po’ noiosa è senz’altro da consigliare. Devo dire però che le audio guide sono impossibili da seguire, perché si dilungano veramente troppo.

Durante il tragitto in macchina per la prossima meta attraversiamo dei veri e propri tunnel verdi formati dagli alberi che si intrecciano sulle nostre teste veramente magnifici. Nei miei viaggi cerco sempre di inserire una giornata più leggera, in genere con un parco divertimenti per i miei figli (ma non solo). Qui però oltre a dei parchi acquatici non avevo trovato niente. Perciò non appena ho visto le foto del Centro regionale educativo di Szymbark l’ho subito incluso. Qui infatti c’è la curiosa casa sottosopra, che mi aveva attratto da subito. Ed effettivamente ci siamo divertiti un sacco ad entrare in questa “casa sulla sua testa” come mi diceva il traduttore. Essendo il baricentro spostato non si riesce a mantenere l’equilibrio e si ha addirittura la sensazione che la casa si muova, anche se naturalmente non è così. Ci divertiamo veramente tanto a barcollare da una stanza all’altra, ammobiliate con divani e televisori rigorosamente a testa in giù, a salire le scale e a scontrarci con gli altri visitatori! Quando rimettiamo piede sulla “terraferma” ancora ci sentiamo tutti scombussolati e ci facciamo un sacco di risate. Ripresici un po’ continuiamo il giro del parco che si può definire una raccolta di stranezze; c’è l’asse di legno più lungo del mondo, 37 m. , da cui hanno ricavato un bel tavolo, il pianoforte più grande del mondo, certificato con il Guinness, alto due metri e mezzo e lungo sei, messo anche a confronto con un normale pianoforte a coda. Mangiamo i panini nell’area pic-nic e completiamo con un gelato. Il biglietto di ingresso è 3.50 € a testa. Rinfrancati e divertiti iniziamo il percorso della strada Kashuba, una strada panoramica sui monti della Pomerania lungo la quale ammireremo tanti tranquilli laghi e ai margini dei boschi vedremo tanti banchetti con vendita di mirtilli, fragole e grossi funghi. Il paesino dove ci fermiamo a fare una bella passeggiata in riva al lago è Chmielno e trascorriamo un bel pezzo sulle panchine di legno facendoci pervadere da un senso di serenità e facendo tantissime foto a una casa sull’altra sponda che sembra quella del Mulino Bianco.

In serata dobbiamo arrivare a Łeba, dove c’è una delle mete più belle di tutto il viaggio. Ma l’alloggio che abbiamo trovato a malapena, perché a quanto pare tutto il paese è al completo, si trasformerà ben presto in un incubo. Intanto quando arriviamo all’indirizzo indicato non risponde nessuno. Dopo vari tentativi al telefono che riattaccano perché parlano solo polacco è solo grazie alle indicazioni di un’altra ospite della casa che ci dice che quello è il retro, che riusciamo ad entrare. La signora che alla fine ci fa entrare ci fa capire a gesti che secondo lei abbiamo pagato una sola camera ed è sempre grazie all’intervento di un’altra ospite che si convince piuttosto riluttante che le camere sono due. Quando le vediamo è solo perché abbiamo già pagato e non sappiamo dove andare che non scappiamo a gambe levate: terzo piano senza ascensore, lenzuola consumate, ragni ovunque. Poiché non mi aveva dato asciugamani scendo a chiederli e ciò che ottengo sono dei rettangolini di spugna lisi, macchiati e maleodoranti che nessuno di noi ha il coraggio di usare. Una cucina in comune nel corridoio sparge ovunque una sgradevole puzza in tutte le stanze. Scappiamo per mangiare fuori, ma forse maldisposti per l’esperienza appena avuta, anche la cittadina non ci entusiasma: troppa gente, rumore e confusione. Tuttavia cerchiamo di tornare il più tardi possibile in quel tugurio e dopo cena passeggiamo per un bel po’.

11° giorno – 27 luglio – Dune mobili di Łeba – Penisola di Hel – Sopot – Danzica 228 km

Alle 6 del mattino ci svegliamo senza sveglia, nonostante debba riconoscere che, forse per la troppa stanchezza, i letti erano comodi. Dopo aver dato fondo alla nostra scorta di fazzoletti di carta per non usare gli “asciugamani” alle 7 fuggiamo da quel pessimo affittacamere di infima categoria, per cui ho subito rilasciato una pessima recensione su booking. A dispetto di questa disavventura, la giornata di oggi ci farà rapidamente passare dal’inferno al paradiso. Ci avviamo subito al Parco naturale Slowinski, famoso per le sue dune di sabbia che arrivano a 42 m. Arriviamo al posteggio che ancora non ci sono neanche gli impiegati e anche per il trenino dovremo aspettare più di un’ora perché la prima corsa è alle 9. I modi per arrivare alle dune sono due: o farsi 8 km a piedi nella boscaglia o prendere un trenino elettrico, che però costa abbastanza caro 150 zl AR cioè più di 7 € a testa. Fra l’altro non ti danno neanche possibilità di scelta, perché fanno direttamente il biglietto per la meta più lontana, ma si fermano anche a metà del percorso, dove c’è un altro ingresso alle dune. Nell’attesa facciamo un giretto e non crediamo ai nostri occhi quando vediamo una bellissima volpe rossa che non ha eccessivamente paura e si fa fotografare e filmare di buon grado. Paghiamo anche 1 € di biglietto per il parco e finalmente arriviamo. Queste di Łeba sono dette dune mobili perché per effetto dei venti si spostano di alcuni metri l’anno. Nei secoli hanno sommerso foreste e anche un villaggio. Dalla sabbia infatti spuntano le cime degli alberi che ormai sono fossili. Lo spettacolo che ci si para davanti è di quelli che non si dimenticano: sabbia e dune a perdita d’occhio, percorsi segnati da corde, un cielo azzurrissimo a fare contrasto con questa sabbia così bianca… da togliere il fiato! Fra l’altro siamo solo noi e altre quattro persone, il silenzio è assoluto. Scaliamo la duna che ci viene di fronte sprofondando a piedi nudi nella sabbia finissima e con il fiato grosso abbiamo l’emozione di scorgere il Mar Baltico, anch’esso di un profondo blu. Veramente, veramente bellissimo. Raccolgo un po’ di sabbia e qualche pietra e procediamo verso il mare: immergere finalmente i piedi nel Mar Baltico… non ha prezzo! L’acqua è freddissima, ma dopo un po’ ci si abitua e si procede poiché l’acqua rimane bassa per metri. Con un gran senso di pace trascorriamo del tempo a riva, fotografando dei bellissimi tronchi fossili.

Al ritorno i miei figli non resistono e, scalata la duna più alta, si lasciano rotolare, riempiendosi di sabbia in ogni dove, ma anche questa è un’esperienza che catalogheranno fra quelle indimenticabili. A malincuore torniamo indietro, riprendiamo il trenino e saliamo su una torretta di osservazione da cui si vede il lago che è separato dal Baltico proprio dalle dune. Paghiamo un bel po’ anche al posteggio (6 €) e per mancanza di tempo rinunciamo a vedere le altre dune a Czolpino, dove c’era anche un faro da cui poterle osservare dall’alto (è un altro ingresso della stessa riserva, infatti non si deve pagare di nuovo il biglietto).

Ci affrettiamo perché siamo un po’ preoccupati sulla possibilità di raggiungere la prossima meta, la penisola di Hel, in quanto ho letto dell’estrema difficoltà di spostarsi in macchina perché in questa lingua di terra lunga 35 km. e larga da 200 a 500 m c’è una sola strada e c’è il rischio di rimanere bloccati. Per fortuna qualche volta i racconti esagerano e noi ci sbrighiamo piuttosto in fretta. Arriviamo alla punta estrema, al paesino di Hel e veniamo accolti da un altissimo marinaio sui trampoli che ci dice al megafono chissà cosa… La cittadina è molto carina e ben curata; ci fermiamo a mangiare finalmente il famosissimo zapiekanka, uno sfilatino tagliato a metà con formaggi e funghi messo al forno, anche se devo dire che a me non è piaciuto particolarmente. Camminiamo un bel po’ in questa bella cittadina e arriviamo anche al faro da dove, dopo 200 scalini, vediamo la punta della penisola, con le sue spiagge quasi circolari a 270°. Sul molo, dove c’è il punto informativo in una curiosa struttura a uovo, vediamo che ci sono dei motoscafi che fanno provare l’ebbrezza della velocità raggiungendo i 100 km. orari. Rinunciamo un po’ per stanchezza e un po’ perché pensiamo che si pagherà tanto, tranne poi scoprire che si pagava poco (forse intorno a 5€); quindi se siete amanti delle emozioni forti non fatevelo sfuggire. Stanchissimi ce ne andiamo in macchina e meno male che c’è un lungo tratto di strada, così ci potremo riposare. Talmente lunga la strada che arriviamo a Sopot alle 8.00 passate con grande ansia perché qui ci tengo tanto a vedere il tramonto. Sopot infatti è famosa per avere il molo in legno più lungo d’Europa (512m). Anche questa cittadina è affollatissima e passiamo davanti alla casa storta, una curiosa costruzione dalla facciata sghemba, ma purtroppo è quasi tutta coperta dagli alberi. Alla fine arriviamo al molo, per cui si paga un biglietto di 1,50 € e fortunatamente riusciamo ad assistere a un bel tramonto rosato davvero suggestivo visto in quella cornice. Il pontile, dipinto tutto di bianco, è veramente lunghissimo, si passeggia piacevolmente fino ad arrivare alla fine dove c’è una terrazza sopraelevata con tanti ristoranti, da cui si può osservare il molo in tutta la sua lunghezza. Una cosa che mi è piaciuta tanto è stato scendere per una scaletta e arrivare ad una passerella da dove si possono vedere i pali pieni di alghe che sostengono il molo.

12° giorno – 28 luglio – Danzica – Torun 187 km

Oggi è domenica, è una bella giornata di sole e soprattutto è il 18° compleanno del mio secondo figlio, quindi l’atmosfera è di festa. Arriviamo a Danzica e scopriamo che anche la città festeggia, infatti c’è la Fiera di St. Dominick, un evento molto importante per la città, che dura tre settimane. Nella Via Reale ci sono diversi banchi, fra cui ci colpisce uno bellissimo pieno di dolci e di pane nelle più svariate forme artistiche. Per cominciare compriamo al festeggiato una grossa pasta con crema gialla e rimaniamo increduli quando ci danno lo scontrino e leggiamo l’importo: 1 zl (25 cent); fra l’altro il dolce è squisito!

Danzica è una bella città, i palazzi signorili dalle belle facciate sono purtroppo tutti ricostruiti, in quanto anche questa città ha pagato un altissimo tributo alla guerra. Simbolo di Danzica è la fontana di Nettuno, da dove una leggenda dice sia sgorgata la vodka Goldwasser, a detta degli intenditori anche più buona di quelle russe. Oggi c’è un caldo incredibile per cui (motivo non molto nobile) decidiamo di rifugiarci dentro uno degli edifici storici. La nostra scelta cade sulla Corte di Artù; in tutta Europa esistevano questi palazzi, dove si riunivano i nobili e i cavalieri. In particolare questa di Danzica è una delle più famose. In effetti i suoi interni sono veramente gradevoli: intanto c’è l’aria condizionata, poi le sue decorazioni sono veramente belle, a cominciare dai tanti vascelli che pendono dal tetto, per finire con una stupenda stufa in maiolica verde del ‘500 alta 12 m. Al secondo piano c’è il museo di storia locale; al nostro ingresso vediamo il giovanissimo custode che, evidentemente annoiato, sta giocando con una lancia facendo mosse di combattimento. Quando si accorge della nostra presenza la ripone al suo posto, imbarazzatissimo. Per tutto il tempo della nostra visita è stato sempre girato dall’altra parte, evitando di guardarci in faccia… Dopo questo breve intermezzo ritorniamo al caldo e completiamo la visita della città arrivando al lungofiume, dove vediamo la Gru di Danzica, una struttura rivestita di legno scuro che nel ‘500 serviva a caricare le merci sulle navi. Era la più grande d’Europa ed erano necessari 10 uomini che camminavano all’interno della ruota che azionava il meccanismo per metterla in movimento.

Danzica è famosa anche per le sue porte, la più celebre delle quali è la Porta d’oro, alla fine della Via Lunga (Ulica Długa). Moltissime delle bancarelle, fra l’altro veramente originali in quanto una parete di cartone sul davanti riproduce le facciate dei palazzi rinascimentali, vendono oggetti in ambra poiché la costa nei dintorni ne è ricca. Purtroppo i prezzi non sono proprio abbordabili e riesco a comprare solo un ciondolino con i tre colori dell’ambra. Oggi più degli altri giorni ci facciamo un dovere di mangiare al ristorante e ne scegliamo uno attratti dal menù: è un ristorante francese “Chez mon Balzac”. Pranziamo veramente benissimo con anatra all’arancia e trancio di salmone cucinati da un ottimo chef perché sono squisiti; il conto è sempre intorno ai 50€ e uscendo ci accorgiamo che è il ristorante di uno degli eleganti alberghi sul corso principale! Facciamo un altro piccolo giro per le strade del centro e nel primo pomeriggio ce ne andiamo, conservando di Danzica una bella impressione di città allegra e piena di begli edifici.

Avendo raggiunto il punto più a nord del nostro itinerario con i luoghi sul Mar Baltico, adesso cominciamo a scendere e ci dirigiamo verso Torun, dove abbiamo preso una casa in pieno centro storico. La proprietaria, gentilissima, ci ha mandato per e-mail la mappa per arrivare, ma seguendola ci troviamo davanti a un divieto d’accesso con una scritta in polacco sotto. Cambiamo quindi strada più volte e dopo vari giri la raggiungiamo. Quando le raccontiamo la disavventura ci spiga che quella scritta sotto il divieto significava “tranne per i residenti” e che noi, alloggiando da lei, venivamo considerati tali! Ci rendiamo conto che la nostra conoscenza del polacco è ancora troppo limitata. Riposatici un po’ nella deliziosa casetta, usciamo a piedi e siamo subito in pieno centro. Essendo la città natale di Copernico, molte sono le cose che lo ricordano, dalla statua nella piazza principale, all’università a lui intitolata. Di fronte alla statua di Copernico notiamo un grazioso asinello dorato su cui in tanti si fanno le foto. Probabilmente sarebbero meno contenti se sapessero che è la ricostruzione di un asino medievale in legno sulla cui groppa correva un’asta estremamente tagliente e usata come mezzo per punire pubblicamente i criminali, costringendoli a sedervisi sopra e legati; nei casi più gravi venivano anche appesantiti con dei sassi legati ai piedi!

Questo caldo è veramente insolito per i polacchi, che cercano di rimediare con un tubo che spruzza acqua, con gran divertimento di tanti bambini e di qualche adulto. Per continuare i festeggiamenti compriamo quello che definire un gelato è veramente limitativo: è un vassoio di cialda con dentro palline di gelato annegato, a nostra scelta da cioccolato liquido o da sciroppo e frutti di bosco, sormontato da panna e con sigarette di biscotto, il tutto per 2€. Di sicuro la foto rende meglio della descrizione. Continuiamo la nostra visita, vediamo la torre pendente, residuo dell’antica cinta muraria, davvero molto storta e proviamo a stare per più di 5 secondi in equilibrio con la schiena contro il muro, ma è un po’ difficile. Considerando che secondo la tradizione chi ci riesce è un infedele, non è un fatto del tutto negativo. Vediamo ancora diversi posti, come il castello con la statua di Copernico, a cui porta fortuna toccare il naso, che infatti è tutto lucido, al lungovistola, una lunghissima passeggiata con altrettanto lunghe aiuole fiorite in un tripudio di colori. Si è fatta ora di cena e oggi che è il compleanno di mio figlio, potevamo non andare al ristorante? Ne avevamo adocchiato uno con un bellissimo giardino interno, ma purtroppo non prendono la carta. E’ un po’ tardi e temiamo di non riuscire a sederci, ma per fortuna troviamo un ristorante italiano che nonostante l’ora ci fa accomodare, anche se siamo un po’ timorosi, e invece… che bontà! Pizza e pasta veramente ottimi, così come ottimo il conto, 22€. Vorremmo terminare in bellezza con l’attraversamento del fiume in barca, per ammirare le luci della città dall’altra sponda, ma siamo veramente distrutti e su richiesta del festeggiato ci ritiriamo, molto contenti anche di questa visita.

13° giorno – 29 luglio – Torun – Poznan – Wroclaw 372 km

Iniziamo la mattina con un altro piccolo giro della città alla ricerca dei pierniki, cioè dei biscotti al pan di zenzero che insieme a Copernico sono il simbolo della città. E con meno gente abbiamo modo di apprezzare ancora di più la piacevolezza di questo posto.

Ci dirigiamo poi alla prossima meta, che è la città di Poznan. Dopo tanta natura queste sono giornate cittadine e nonostante ognuna abbia le sue particolari bellezze, niente può stare al pari delle sensazioni uniche provate nei giorni passati. Arriviamo a Poznan che purtroppo pioviggina, ma apprezziamo comunque la bellezza del suo centro storico, in netto contrasto con la brutta periferia dove abbiamo posteggiato. Il gioiello dell’ampissima piazza del mercato (141 m. per lato) è il palazzo del municipio, un edificio rinascimentale progettato da un altro architetto italiano, veramente bello, con la sua facciata a tre piani di arcate verdi pastello, molto delicato; accanto ci sono altre case dalle facciate molto colorate che rendono veramente vivace la piazza, abbellita anche da varie fontane dedicate a Marte, Nettuno, ecc.

Dopo un pranzo con altri zapiekanka ci dirigiamo all’altra città della giornata, Wroclaw (pron Vrozaf), da noi conosciuta con il nome imposto dai tedeschi, Breslavia. Intanto prendiamo possesso del nostro appartamento, veramente bellissimo e moderno con vista sul retro della piazza del mercato. Dopo scendiamo e cominciamo il giro. Le cittadine polacche sono tutte accomunate da queste Stary Rynek, la piazza del mercato, e tutte hanno la loro particolarità. Qui la cosa che salta agli occhi, in contrato con tutti i begli edifici classici a i lati e al centro della piazza, è una fontana molto moderna con spesse lastre di vetro, ma che non stona affatto nel contesto. Mi è piaciuto molto anche l’antico orologio sulla facciata del municipio. Ma la cosa più curiosa sono senz’altro le decine di piccole statue in bronzo alte non più di 30 cm. che sbucano un po’ dappertutto, e bisogna anche stare attenti a non inciamparci! Raffigurano degli gnometti intenti alle più svariate attività quotidiane, dal prelevare al bancomat a distendersi per una dormita e sono il ricordo di una silenziosa protesta che negli anni ’80 si manifestò contro il regime comunista. Ci sono addirittura degli itinerari che guidano alla scoperta di tutte le statuette, ma noi ci accontentiamo di quelle che incontriamo durante la passeggiata. Di seguito andiamo sull’isola della cattedrale, Ostrow Tumski, collegata alla terraferma da un ponte in ferro, che è stato eletto a residenza da alcune centinaia di ragni fra i più grossi che abbia mai visto e le cui ragnatele si stagliano nitide nel buio della sera ormai scesa e illuminate dai lampioni del ponte. Sulla piccola isola il monumento più bello è appunto la cattedrale di San Giovanni Battista, con due torri alte una sessantina di metri a cui si poteva accedere con un comodo ascensore e godere di un bellissimo panorama, ma purtroppo tutto è chiuso per l’ora tarda. Tornando indietro ci soffermiamo a guardare una troupe cinematografica che sta girando una scena, ma non riconosciamo nessuno fra gli attori. Ritornati alla piazza del mercato ci fermiamo ancora una volta a un ristorante di specialità polacche e ordiniamo, fra l’altro, costine di maiale al miele, uno dei piatti più buoni del viaggio (ma a ripensarci c’è davvero l’imbarazzo della scelta). Mentre siamo seduti fuori siamo costretti a entrare frettolosamente all’interno per un improvviso e violento temporale estivo che dura per un bel po’. Alla fine, essendo ormai mezzanotte ce ne andiamo anche se ancora pioviggina, di fretta, ma non tanto da non fermarmi a fotografare un gruppetto di gnomi paratomi davanti…

14° giorno – 30 luglio – Wroclaw – Swidnica- Katowice 341 km

Stamattina purtroppo piove e siccome il luogo principale da visitare oggi era un parco naturalistico siamo piuttosto titubanti. Decidiamo allora di trattenerci ancora a Wroclaw e di visitare il Panorama Raclawica, una specie di antenato del cinema 3D, entrando nel quale ci si ritrova in mezzo a una battaglia molto importante per i Polacchi. Purtroppo però arrivati lì vediamo che bisogna aspettare più di un’ora per l’apertura e poiché piove un po’ di meno decidiamo di andare al giardino giapponese. Nonostante alcuni momenti di pioggia, questa è stata una visita molto bella; è un vero e proprio giardino giapponese, con particolari che l’occhio occidentale non riesce a cogliere, costruito per l’esposizione universale del 1913, abbandonato e poi riportato in vita nel 1994 con l’apporto di esperti giapponesi; ci sono anche due belle cascate e una vera e propria casa con le pareti sottilissime tipiche della loro architettura, percorsi sui sassi e fontane zen; anche se non sono particolarmente appassionata dell’oriente è stata proprio una bella visita, con un prezzo di ingresso ridicolo, 3 zl, meno di 1 €. Non ci rimane il tempo per girare ulteriormente questa gradevolissima cittadina con i suoi 112 ponti che collegano le 12 isole su cui è costruita, per cui consiglio ai prossimi viaggiatori almeno due giorni da dedicare alla sua scoperta.

Noi non abbiamo ancora rinunciato alla speranza di visitare il parco, e quindi ci avviamo alla visita della Chiesa della pace di Swidnica che è sulla strada. Mi è capitato di vederne per caso delle foto su internet e ho deciso che assolutamente dovevo vederla: è patrimonio Unesco, fu costruita dopo la guerra dei 30 anni dai Luterani e fu edificata in un anno interamente in legno e senza ausilio di chiodi. Gli interni sono veramente magnifici e nonostante l’organo, uno dei suoi manufatti più belli, sia in ristrutturazione, la visita è veramente stupenda. (Lo metto fra parentesi: posteggio 20 centesimi). Ci avviamo, ed è già tardi, verso la meta principale del giorno e mentre stiamo percorrendo solitarie strade di montagna decidiamo di fermarci per quello che sarà il nostro ultimo pranzo in terra polacca, in un alberghetto a malapena visibile, nascosto com’è fra gli alberi. Si chiama Na Skarpie a Jedlina Zdroj e per un po’ siamo gli unici avventori. Abbiamo il sospetto che il cameriere sia anche il cuoco, perché usciremo da lì solo dopo tre ore. Il ristorante era molto carino e abbiamo mangiato bene dei piatti presentati in maniera coreografica, ma purtroppo quando usciamo alle 4 passate ci rendiamo conto che, dovendo arrivare in serata a Katowice che è molto distante non arriveremo a visitare il parco di Gory Stolowich, in luogo che mi era sembrato davvero stupendo con rocce modellate dagli agenti atmosferici nelle forme più strane e doverci rinunciare rimarrà in assoluto uno dei miei crucci più grandi. Se vi doveste trovare nelle vicinanze date un’occhiata al sito e sono sicura che lo includerete nel vostro giro, perché deve essere veramente un posto unico. Arriviamo dunque a Katowice e siamo così tristi che non usciamo neanche a cena.

15° giorno – 31 luglio – Katowice– Rafting nelle gole del Dunajec – Rzeszow 409 km

Questo è il nostro ultimo giorno, ma vogliamo chiudere in bellezza con un’esperienza davvero particolare. Dopo aver fatto colazione in albergo ci avviamo al punto di partenza del rafting sulle rapide del fiume Dunajec sulle zattere. Averlo incluso è stato un po’ un azzardo perché abbiamo l’aereo in serata e il rafting dura ben 2 ore e 15, ma dopo lunghi e accurati calcoli concludo che, se non ci sono intoppi, ce la possiamo fare. Intanto arriviamo nelle vicinanze, ma non riusciamo a trovare il luogo dell’imbarco, Sromowce Wyzne, perché da quanto capiamo c’è una strada chiusa a causa di una frana. È solo con grande intuito e fortuna che riusciamo a trovare la strada alternativa.

Arriviamo finalmente al punto di imbarco e siccome mio marito soffre la barca e non sappiamo di preciso cosa ci aspetta, decide di rinunciare al giro e di andarci ad aspettare al punto di arrivo, che si trova a 18 km di distanza. Per chi non ha mariti- autisti è previsto anche un servizio di pullman che riportano al punto di partenza, con un costo aggiuntivo. Quando arriviamo, già più tardi del previsto per l’intoppo, troviamo una lunga fila e siamo veramente indecisi sul da farsi, ma siccome sono molto testarda, compriamo i biglietti, speranzosi che tutto vada per il meglio. Nel vialetto per arrivare all’imbarco un gruppo di ragazzi giovanissimi in costume tipico suona musiche folcloristiche. In realtà tutto è molto folcloristico, anche gli zatterieri indossano un bel gilet ricamato e un cappello decorato con conchiglie. Per fortuna l’imbarco è veloce e comincia la nostra avventura. Ci eravamo portati un maglioncino per eventuale freddo, ed è un continuo mettere e levare; in alcuni momenti fa veramente caldo. Prendiamo posto nelle zattere che, ci rendiamo conto, sono composte da diversi moduli di legno legati fra di loro con delle corde, ma noi non siamo tipi paurosi e poi ci fidiamo dell’esperienza degli zatterieri che ci condurranno per tutto il percorso in maniera veramente inappuntabile. Probabilmente, essendo fine luglio, il fiume non è in una fase di piena e momenti “agitati” ce ne sono solo due o tre in tutto il percorso e comunque assolutamente niente di pericoloso. È un percorso che anche i più timorosi possono fare. È una bella immersione nella pace e nel silenzio della natura e si avvicendano paesaggi veramente notevoli, soprattutto in vicinanza delle “Tre corone”, la cima più alta dei monti Pieniny. Guardiamo compiaciuti un gruppo di signore non più giovanissime che al riparo di un ombrellone si dedicano al lavoro a maglia o alla lettura. Ogni tanto lo zatteriere dice qualcosa probabilmente divertente visto che gli altri ogni tanto ridono ma parlando solo polacco purtroppo non si capisce un bel niente. Siamo qui ad un altro confine e per un lungo tratto ci troviamo a sinistra la Polonia e a destra la Slovacchia e vediamo moltissimi ciclisti che costeggiano il fiume. Ogni tanto dalle altre zattere arrivano canti e risate e tutta l’atmosfera è veramente idilliaca. Ad ogni ansa del fiume cambia il paesaggio, a volte siamo completamente immersi nel verde degli alberi e delle acque, a volte il paesaggio è più arido e roccioso. Quasi all’arrivo ci sorprendiamo vedendo uno degli altri zatterieri che dorme placidamente disteso sulla zattera in mezzo al fiume in attesa dei prossimi gitanti. Nonostante sia stato un percorso un po’ lungo devo dire che certamente è stata una delle escursioni più belle. Probabilmente il percorso più lungo sarebbe stato un po’ noioso. All’arrivo mio marito ci accoglie un po’ annoiato, perché dopo le prime difficoltà per trovare la strada non ha trovato proprio niente da fare nelle due ore di attesa. Mangiamo qualcosa di orribile in un chioschetto ma dopo tutte le leccornie che abbiamo mangiato non ci lamentiamo più di tanto e il nostro ricordo del cibo polacco rimarrà uno dei più positivi non solo di questo ma anche degli altri viaggi fatti.

Ci avviamo velocemente all’aeroporto dove consegniamo la nostra macchina con 4000 km in più e riusciamo tranquillamente a prendere il nostro aereo. Anche il viaggio di ritorno ci regala delle belle immagini con uno splendido tramonto al di sopra di un mare di nuvole: degna conclusione di un viaggio fantastico.

Ricapitolando, sono state veramente poche le cose negative (Zakopane, albergo a Łeba) ma tutto il resto ci ha davvero pian piano conquistato, dallo squisito cibo a prezzi incredibili, alla gentilezza e fierezza dei Polacchi, dalla stupenda varietà delle bellezze naturalistiche (Białowieża, dune mobili di Łeba, rafting nel fiume Dunajec), alla cura con cui tengono le loro ricchezze. Credo che non ci sarà mai più un viaggio in cui mangeremo così tante volte al ristorante rimanendo in una spesa così limitata. Veramente, è un viaggio che consiglio a tutti, ritornerete entusiasti come lo siamo stati noi…allegra famiglia in viaggio.

Come di consueto qui di seguito elenco i siti che ho maggiormente consultato per l’organizzazione del viaggio e quelli degli alloggi con i miei personalissimi giudizi.

Http://www.polonia.travel/it/ Sito ufficiale del turismo fatto benissimo, potete anche pianificare l’itnerario

Http://www.minieradisalewieliczka.it/ Per le miniere di sale

Http://www.wawel.krakow.pl/en/ Per il Wavel di Cracovia

Http://bpn.com.pl/index.php?lang=en Per la foresta primordiale di Białowieża

Http://slowinskipn.pl/en/ Per le dune mobili a Łeba

Http://www.zamek.malbork.pl/index.php?lang=en Per il castello teutonico di Malbork

Http://cepr.pl/index.php/en/ Per la casa sottosopra a Szymbark

Gli alloggi:

Per l’appartamento vicino Cracovia Questo è il loro sito, solo in polacco, oppure tramite booking Superconsigliato

http://www.pensjonatcasablanca.pl/home.html Per l’albergo a Kazimierz Dolny consigliatissimo

http://www.capitalapart.pl/it Per gli appartamenti a Varsavia e Wroclaw Consigliati

Apartament Amber ul. 3. Maja 5A Mikołajki tramite booking Per l’appartamento a Mikolajki direttamente sul lago. Non c’è il phon! Consigliato.

Per l’albergo a Bialowieza . Trovato in loco. Abbiamo alloggiato nella parte “vecchia” piena di atmosfera. Consigliatissimo

http://www.gosciniecpodmarkizami.pl/index.php?strona= Per l’albergo a Malbork Questo è il loro sito, solo in polacco, oppure tramite booking. Consigliato, anche la colazione con costo a parte.

Malgorzata ul. Paderewskiego 4, 84-360 Łeba, tramite booking Assolutamente sconsigliato

Apartment slonimskiego 5 tramite booking Per l’appartamento a Danzica. Non molto consigliato

Http://www.nova-apartamenty.pl/en.php Per l’appartamento a Torun Consigliato, proprio al centro storico, potete arrivare con la macchina nonostante i divieti perché considerati residenti

Http://www.accorhotels.com/it/hotel-6601-ibis-budget-katowice-centrum/index.shtml per l’albergo a Katowice. Non molto consigliato, ma sistemazione dignitosa.



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