Lubiana, piccola perla mitteleuropea
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TRASPORTI
Così vicina, eppure così lontana è una frase che al meglio descrive i collegamenti con la Slovenia. Ingenuamente pensavo che ci sarebbe stato un treno Trieste-Lubiana, asburgicamente messo in piedi ai tempi dell’Impero austro-ungarico, invece mi sbagliavo di grosso ( se non l’hanno fatto gli Asburgo, chi lo dovrebbe fare al giorno d’oggi??). Non esistono treni che colleghino direttamente le due città, se si vuole viaggiare su rotaia, bisogna passare dall’Austria, il che comporta circa 8 ore di viaggio. Io non ho la macchina, che è decisamente il mezzo più comodo per arrivare fino in Slovenia, così ho optato per il viaggio della speranza: treno+ autobus. Sono partita alle 8h49 e sono arrivata alle 18h34, per fortuna perfettamente in orario. Per quanto riguarda il treno, da dovunque si parta, credo che il crocevia sia Venezia–S.Lucia o Mestre, da dove si prende un regionale veloce per Trieste. Arrivati alla fine dell’Italia ci sono alcune opzioni per quanto riguarda i pullmann. Io ho preso un bus di una linea croata (Glob tour), che partiva alle 17 e arrivava alle 18h34. Ho prenotato tramite il sito internet (www.globtour.com) e su internet ho pagato 85 HR, poi in autostazione a Trieste 1,60 € per la prenotazione posto, e una volta al pullman un altro euro per imbarcare la valigia – secondo me è un sovrapprezzo dell’autista che si intasca lui stesso, visto che al ritorno non ho dovuto pagarlo-. Il pullmann era bello, c’era perfino l’angolo cottura con piastra elettrica e lavandino!
Ci sono altre opzioni bus, ma credo che questa sia la più economica. C’è la società Florentia Bus, biglietto acquistabile online, che parte alle 18h20 e la società Arriva che parte alle 14h, però il biglietto va fatto in autostazione. Da ultimo c’è Eurolines, i cui prezzi però sono un po’ più alti. Gli orari sono quelli, non ce n’è altri e vanno ancora bene, perché il ritorno da Lubiana è la mattina a partire dall’alba, a seconda delle compagnie…
Tra l’altro, occhio alla vostra integrità fisica all’autostazione di Trieste, non ho mai visto così tante brutte facce tutte insieme… che ovviamente non erano lì ad aspettare gli autobus…
Per quanto riguarda il ritorno, ho preso il bus della Globtour delle 7h10, con arrivo a Trieste alle 8h45 ( prezzo 11,50 euro) e poi il Frecciabianca diretto per Milano centrale.
Albergo
Ho alloggiato per 3 notti alla guesthouse Stari Tisler per 135 euro colazione inclusa – prenotato tramite booking.com-. L’alloggio era molto bello, si entra in un cortile e le stanze sono al primo piano, tutto è rifatto nuovo di zecca. Se devo trovare un paio di pecche, in camera manca un attaccapanni per le giacche – che altrimenti vanno messe nell’armadio, anche quando sono bagnate di neve!- e una presa di corrente di fianco al comodino. Per il resto è davvero molto bello per 45 euro a notte! La colazione è nella media, è abbastanza ricca, anche se non c’erano molte cose che mi piacessero. La guesthouse è anche dotata di ristorante, che però ho trovato sempre già chiuso alle 20…
Da ultimo posso dire che durante il mio soggiorno praticamente il personale è sempre stato quasi del tutto irreperibile, forse era dovuto al fatto che siamo in bassa stagione e che praticamente c’ero solo io come ospite… Comunque quando sono riuscita a beccare qualcuno, sono sempre stati molto gentili. Quindi posso caldamente consigliare questa sistemazione.
GIORNO 1
Arrivata sana e salva dopo il viaggio della speranza (caratterizzato anche da una copiosa nevicata), ho lasciato la valigia e ho immediatamente cercato un posto dove cenare. Immaginavo che a Lubiana alle 18 di sera tutto sarebbe stato chiuso sprangato, e infatti è stato così. All’albergo mi hanno informato che dato il tempo – stava nevicando ed era nevicato tutto il giorno-, invece di chiudere alle 21 avrebbero chiuso prima. Così ho deciso di fare due passi e vedere se trovavo altro. Sono arrivata fino al lungo fiume in neanche 10 minuti in una città deserta, innevata e silenziosa: uno scenario fiabesco e bellissimo, perché per me non c’è niente di meglio delle città che la sera si svuotano e diventano tranquille. C’era in giro pochissima gente e fin dove sono arrivata ho trovato pochi locali, tra cui soprattutto bar e pub. Mi sono fermata nell’unico ristorante che ho trovato, il ristorante MOST. Ho temuto un salasso perché non c’erano i prezzi esposti e se per quello nemmeno un menù in inglese. Per fortuna mi è andata bene e ho pure mangiato molto bene! Ho preso una zuppa di patate aromatizzata al tartufo, il cui profumo ho tuttora nel naso, una panna cotta e una radler al pompelmo. Il tutto per 11,30€ senza coperto – nonostante la tovaglia, i tovaglioli e il pane-. Cosa buffa, la radler, mezzo litro, è costata 2,80€, cioè 30 centesimi in più della Coca cola da 0,25 centilitri…anche qui oramai le bibite te le fanno pagare oro…
GIORNO 2
Dopo aver sbrigato le mie cose piuttosto in fretta, mi sono diretta in centro per trovarmi alle 11 al luogo di incontro per la visita guidata della città. Si tratta del solito free tour, dove senza prenotare ci si incontra con una guida che ti fa girare i luoghi più importanti della città e alla fine della visita, se ti è piaciuto, le lasci la mancia. Io li ho trovati qui: http://www.ljubljanafreetour.com/ e come sempre non mi sono pentita. La visita guidata copre praticamente tutto ciò che di interessante c’è da vedere a Lubiana. In pratica poi rimangono solo i musei.
Ci siamo incontrati in piazza Preseren e nonostante ciò che pensavo, alla fine si è formato un bel gruppo numeroso. La nostra guida, Tina, è stata molto brava e preparata e ci ha raccontato un sacco di cose su Lubiana e sulla Slovenia. In piazza Preseren c’è la statua del signor Preseren, uno dei poeti più importanti della Slovenia. Tina ci ha raccontato che una delle sue poesie, dedicata al vino e ai brindisi, nel 1991 hanno deciso di usarla come testo dell’inno nazionale!
Da lì abbiamo proseguito sui Tre Ponti, prima opera che abbiamo incontrato del famosissimo e lungimirante architetto sloveno Plecnik. In pratica una volta esisteva un ponte solo per pedoni e auto, che però era trafficatissimo. Volevano buttarlo giù per farne uno nuovo e Plecnik cos’ha detto? Che non l’avrebbe fatto, perché era una testimonianza del passato. Invece, saggiamente, ha costruito altri due ponti pedonali di fianco, nello stesso stile. Oggi il problema del traffico non c’è più, perché la zona è interamente pedonale!
Dopo il ponte ci siamo diretti verso il mercato coperto, altra opera di Plecnik che nel costruirlo si è ispirato all’antica Grecia. Ero passata di lì anche la sera prima, e mai avrei pensato che fosse un mercato, perché non lo sembra. È un lungo palazzone con colonne greche sul davanti, che tutto sembra tranne che un mercato. Invece sotto i porticati ci sono negozi di alimentari e bar! Davanti c’è la piazza del mercato scoperto, perfettamente organizzato e diviso in settori a seconda dei prodotti in vendita. Mi ha fatto impressione non solo l’ordine dei banchetti ma addirittura della gente che faceva la fila ad ogni banco! Qui Tina ci ha fatto assaggiare due delle verdure tipiche della Slovenia – e non solo-: i crauti e la rapa, che ha preso dal banchetto della signora Ivanka lì di fronte. Non so più quale dei due, in un grammo contiene un sacco di vitamina C, come un limone mi pare, ed effettivamente aveva un po’ quel retrogusto. Ovviamente a me hanno fatto piuttosto schifo entrambi, ad altri ragazzi invece sono piaciuti molto perché si sono mangiati l’intero sacchettino…
Da lì siamo passati a vedere altri ponti, uno costruito pochi anni fa e chiamato ponte dei macellai perché l’idea era quella di metterci i negozi dei macellai e farlo diventare una specie di Ponte Vecchio. Alla fine invece è un ponte semplicissimo, nulla a che vedere con quello fiorentino, e invece di metterci i negozi, hanno deciso di lasciarlo spoglio ma di farlo apposta per appenderci i famosissimi lucchetti dell’amore – che vendono addirittura nei negozi!- . Altro ponte famoso e appena dopo quello dei macellai è il ponte del drago, famoso appunto per le 4 statue di drago. Il drago è il simbolo di Lubiana. La leggenda narra che Lubiana sia stata fondata da tal Giasone, eroe mitologico greco, che è arrivato lì solo perché ha sbagliato strada, tipo Colombo, in quanto voleva andare in Grecia. Arrivato a Lubiana si è trovato davanti un drago, che ha affrontato e ucciso. Da qui l’origine del simbolo della città. In realtà Lubiana è stata fondata, indovina un po’, dai romani, che sono arrivati in queste terre, c’hanno trovato una palude con gente che abitava sulle palafitte, l’hanno bonificata e hanno fondato la città, tirando giù la gente dalla palafitte. Tina ci ha raccontato che Lubiana in sloveno significa beloved! Non credo c’entri nulli coi romani però…
Dopo il ponte del drago abbiamo proseguito fino ad arrivare alla cattedrale di San Nicola, chiesa barocca che è stata ricostruita tre volte. Il portone d’ingresso è recentissimo, ed è stato fatto per l’arrivo di Giovanni Paolo II, tant’è che oltre ad immagini simbolo della storia della Slovenia, c’è anche raffigurato lui. Oltre al Papa e altri personaggi, c’è anche inciso il faccione dello scultore, e si dice che toccargli il naso porti fortuna. Io ovviamente l’ho strofinato per bene.
Dalla chiesa siamo passati al municipio, nella zona medievale della città, per poi arrivare ad un altro ponte, quello dei calzolai, opera anch’esso dell’architetto Plecnik. Il ponte ha origini medievali e in quell’epoca pare che gli sloveni si divertissero a torturare i panettieri che non facevano bene il pane, mettendoli in una gabbia e immergendoli ripetutamente nel fiume. Lo scopo non era tanto torturare o uccidere, quanto umiliare il povero panettiere, che a detta di Tina, così facendo avrebbe perso sia la faccia che anche il proprio lavoro.
Le ultime due attrattive sono stata la Biblioteca nazionale, progettata da Plecnik ovviamente, e la piazza del Congresso. La facciata della biblioteca si ispira ad un tappeto, così ha detto Tina, e per l’interno invece Plecnik ha voluto simboleggiare il cammino dal buio dell’ignoranza – l’entrata è una hall buia- verso la luce della cultura – una scalinata e un corridoio sempre più luminosi che portano alla biblioteca-. Che uomo Plecnik!
Abbiamo finito la visita nel piazza del Congresso. Si chiama così perché è stata costruita nel 1821 durante il Congresso di Lubiana, dove i grandi d’Europa si sono incontrati per decidere le sorti del Vecchio Continente, una delle tante volte perlomeno. Lì si trovano gli uffici dell’università e l’accademia filarmonica, che è uno degli edifici più vecchi di Lubiana, oltre che una delle filarmoniche più antiche d’Europa, a cui hanno aderito grandi del calibro di Beethoven.
Terminata la visita, Tina ci ha raccontato un po’ di cose sulla storia del paese. Ci ha detto che vivere in Iugoslavia, perlomeno negli anni 60-70, non era poi così male e che in generale il regime di Tito era molto meno oppressivo di quelli più a est. Infatti per esempio ci ha detto che gli iugoslavi avevano il passaporto e potevano viaggiare se volevano, guardavano la tv e i film occidentali, ascoltavano la nostra musica e in generale godevano di più libertà. Anche se poi c’erano delle regole non scritte che bisognava rispettare per non avere problemi. Per esempio suo padre ha dovuto iscriversi al partito per fare carriera, e fatto ciò, gli era verbalmente impedito di andare in chiesa ed essere religioso. Tina ci raccontava che lei ha studiato religione di nascosto e di nascosto è andata a Lubiana a fare la comunione, per evitare che al suo paese la scoprissero!
Riguardo la caduta della Iugoslavia, ci ha detto che ogni popolo ha la sua versione dei fatti e che quella slovena è che fondamentalmente, aldilà del regime e dei problemi economici che poi si sono presentati alla porta del paese, la ragione fondamentale è che i popoli iugoslavi sono culturalmente diversi l’uno dall’altro e quindi alla lunga la convivenza è difficile se non impossibile. Non so più chi, per descrivere gli slavi ha detto che: sono fratelli di sangue, cugini di lingua e estranei culturalmente. Probabilmente aveva ragione, infatti ora che sono tutti separati, mi pare stiano meglio.
Terminata la visita guidata – due ore- ho lasciato dieci euro a Tina, che è stata davvero brava, e sono corsa al castello, in quanto c’era un’occhiata di sole e volevo fare qualche foto carina. Al castello si può andare con la funicolare oppure a piedi. Consiglio di usare i propri piedi, salvo impedimenti fisici, perché la salita non è impegnativa e soprattutto non è per niente lunga, credo di essere arrivata in circa 10 minuti. Si passa per dei sentieri in mezzo agli alberi, (io ho preso la via Reber dal centro città e poi sono salita) e in quei giorni con la neve era tutto molto bello, a parte il rischio di scivolare.
Al castello ho preso il biglietto, 6 euro, per andare sulla torre a vedere il panorama, che effettivamente è davvero bello. Si ha una vista a 360 gradi della città e nei giorni limpidi – ovviamente non nel mio caso, anche se per fortuna il sole ha tenuto- si vedono bene anche le Alpi. I tetti innevati della città vecchia erano davvero molto belli, avrò fatto almeno 50 foto!
Scesa dal castello, rischiando l’osso del collo perché si scivolava, sono ritornata al mercato e mi sono fermata a mangiare un boccone. Ho preso un piatto di calamari fritti per 7 euro – con annessa mezza pagnotta-in una bancarella del mercato. Ok che il pesce non è sicuramente il piatto tipico sloveno ( anche se pesce e fritti in genere li ho trovati in tutti i menù dei ristoranti in cui sono stata), che come minimo arriva da Trieste, però Tina mi ha stuzzicato la voglia di mangiare un boccone veloce al mercato come fanno gli sloveni e così ho fatto. I calamari erano molto buoni!
Terminati i calamari sono andata in Metelkova mesto. Si tratta di un’area che una volta era sede della polizia di Tito, e che adesso è un centro artistico e culturale. A me ha ricordato un po’ Christania di Copenhagen, perché le facciate degli edifici sono tutte piene di graffiti e sembra un po’ un posto per dei fattoni. Invece pare che oltre ad eventi e concerti alternativi, ci sia una vibrante attività artistica nel campo della musica, della pittura, del teatro… quando ci sono passata io non c’era anima viva in giro, e devo dire che ho preferito così…
Dopo aver fatto un giro in stazione e scoperto che ci sono treni che arrivano a Villa Opicina, ma che in questo periodo causa lavori la prima tratta si fa in bus, quindi tanto valeva riprendere l’autobus croato per tornare indietro, sono tornata in albergo a riposare.
La sera sono uscita a cercare da mangiare, anche se i calamari mi avevano riempito a sufficienza. Ovviamente il ristorante dell’albergo, che avevo preso in considerazione, era chiuso, così sono ritornata in zona piazza Preseren e ho cenato in un ristorante a bordo fiume, lo Zlata Ribica. Ho preso un gulasch di manzo con gnocchi e una radler per 16,10 euro. Era buono, anche se gli gnocchi si vedeva lontano un miglio che arrivavano direttamente dal supermercato. Anche in questo ristorante una radler è costata meno di una coca da 0,25. Solo che a differenza della sera prima, questa volta erano solo 33 cl e non mezzo litro. Sempre a differenza della sera prima, qui ho pagato il coperto, pazienza…
Comunque quanto mi piace vivere austroungarico!! Banchettare a radler e piatti tipici…che nostalgia dell’impero che, ahimé, non ho conosciuto!
GIORNO 3
La domenica l’ho passata quasi tutta a sbrigare le mie cose di lavoro, così alle quattro circa, quando ho finito, prima sono andata a comprare il biglietto del pullman per tornare a casa (sempre con la stessa compagnia ore 7h10 del mattino ( sigh) 11,50 euro), poi, siccome non avevo mangiato, sono andata a fare l’ultima passeggiata in centro, con l’obiettivo di prendermi una cioccolata e poi tornare in albergo.
Riguardo all’albergo, per fortuna alle quattro c’era ancora qualcuno in giro e sono riuscita a pagare: 138 euro inclusa tassa di soggiorno. Siccome sarei partita presto, si sono offerti di lasciarmi un sacchettino con qualcosa da mangiare per colazione, che non so a che ora hanno consegnato, perchè l’ho trovato solo la mattina alle 6h30 quando uscita! Una mela, un paninazzo e dell’acqua aromatizzata alla pesca. Sono stati molto gentili!
Comunque, sono andata in centro e ha subito cominciato a nevicare ( sarei riuscita a partire la mattina dopo, dopo una notte di neve?), il che ha reso particolarmente difficile cercare di scattare foto e nel mentre tenere in mano l’ombrello. Può sembrare semplice, perché entrambe le mani hanno un compito, ma in realtà non è così quando devi regolare i tempi, lo zoom e scattare la foto, il tutto mentre l’ombrello, che sembra avere vita propria, fa di tutto per caderti di mano… comunque qualcosa ho fatto. Ho passeggiato per un paio d’ore circa nelle vie pedonali del centro, un po’ a caso, senza sapere veramente dove stavo andando, per assaporare un’ultima volta l’atmosfera magica e pacifica di Lubiana sotto la neve. Alla 18 ho deciso di fermarmi a mangiare e con grande stupore, ho scoperto di non essere la sola che cenava ad una tale ora! Ora capisco di più come mai il ristorante dell’albergo chiude così presto, perché se tutti cenano dalle 17 in poi, alle 20 non c’è più nessuno ( comunque la sera sono tornata alle 19 e il ristorante era già chiuso…). Mi sono fermata al ristorante Julyia, che avevo puntato durante la camminata e ho deciso di mangiare sloveno. Ho preso un antipasto con formaggio di pecora al tartufo su ciabatta alle olive ( molto buono) e gli Idrija zlikrofi; in pratica delle specie di raviolini serviti con pancetta carsica ( o banale pancetta affumicata che dir si voglia) e funghi. Ho ovviamente bevuto una radler al pompelmo e il tutto per 23,80 euro. Questa volta mezzo litro di radler è costato 3 euro, direi il posto più caro. Non so purtroppo quanto costasse una coca, ma sono quasi certa che tanto meno non fosse… comunque non ho pagato nessun coperto, e udite, udite, ero talmente di buon umore che ho addirittura lasciato 20 centesimi di mancia!
Uscita dal ristorante nevicava ancora più forte, così mi sono incamminata verso l’albergo, visto che ero comunque stanca per la giornata impegnativa. Ovviamente non avrei dormito immaginando metri di neve e la cancellazione del mio autobus, ma per fortuna avevo dietro lo xanax a farmi compagnia…
Per inciso, a chi interessasse, nonostante la nevicata, sono partita e arrivata in perfetto orario, passando per paesaggi da fiaba completamente innevati. Addirittura anche il treno per Milano era in orario, incredibile!
CONSIDERAZIONI
Lubiana è veramente un gioiellino di città. Onestamente non avevo dubbi che avrei trovato una città bella, ma soprattutto pulita, sicura e migliore delle nostre, ovviamente. L’aria asburgica la si sentiva abbastanza, anche se non ai livelli della mia amata Vienna, e architettonicamente parlando è una città splendida, merito probabilmente del grande Plecnik. Il centro storico pedonale è stata davvero una grande idea dell’amministrazione – è pedonale da non più di 10 anni-, perché ci sono una pace e una tranquillità davvero fantastici. In centro ci sono addirittura dei mini taxi elettrici, per chi avesse bisogno di un mezzo di locomozione, e sono gratis!! È davvero una piccola perla mitteleuropea, a misura d’uomo e tranquilla. Sono certa che si viva bene, ho visto tanti bei cani – con padrone ovviamente!-, tanta gente in bici e l’aria che si respira è quella di un posto piacevole in cui abitare.
L’unica nota negativa è che ci sono un po’ troppi graffiti sui muri per i miei gusti. A livello delle nostre città. Evidentemente anche qui hanno la mano troppo morbida contro chi imbratta i muri.
Sono contenta di aver finalmente visitato la città che tanto volevo vedere quanto ero piccola. Mi rammarica solo di non aver avuto tempo di esplorare in po’ di più di questo splendido paese, perché non può che esserlo, se rispecchia anche solo in parte la bellezza della sua capitale.
Tanto per non farmi mancare il classico nervoso che mi contraddistingue, dopo questo weekend, sono tornata a casa con la certezza che anche la ex Iugoslavia è oramai un posto migliore dell’Italia. E continuo a domandarmi come abbiamo fatto noi a ridurci allo schifo a cui siamo arrivati.