Cuba on the road 2
Cuba vive nei contrasti e di essi il suo fascino si nutre, ne sia consapevole o meno il visitatore. Appena fuori dell’aeroporto internazionale José Marti un cavallo attende paziente con il suo carretto sbilenco dietro a un taxi Pontiac cabrio del ’54. L’Avana, così mutevole da un quartiere all’altro, sorprende e intriga anche grazie a una costante alternanza di stili e di atmosfere. Sono palesi le tracce forti di un’opulenza non poi così lontana, pensiamo agli anni ’20 e ’30 quando la città era una delle mete abituali del jet-set internazionale. Lo testimoniano le facciate dei grandi palazzi decò, liberty, rococò o neo-classici del centro storico e del Malecòn, il grandioso lungomare. A comporre l’ennesimo contrasto, vasti quartieri di case basse e male in arnese, dove sulle facciate screpolate il rosa stinto s’alterna all’azzurrino, al verde pisello al bordeaux. Molti edifici storici, alcuni di epoca coloniale, sono fatiscenti o peggio, invasi dalle erbacce o semi diroccati. Altri, già in corso di restauro, diventeranno presto hotel di lusso e negozi. Tale situazione di abbandono riflette la politica del governo rivoluzionario che alla fine degli anni Cinquanta del Novecento s’impegnò soprattutto a migliorare le condizioni della popolazione rurale poco occupandosi dello sviluppo urbanistico. Per fortuna dal 1990 il governo ha iniziato un’intensa opera di recupero, in particolare dell’Habana vieja.
Cuba non significa varietà solo in ambito architettonico ma anche nella Gente, vitale, spontanea e semplice. Qui non troverete i negozi dei grandi brand (non ancora, almeno) ma ovunque, parlando con le persone, potrete assaporare il gusto ineffabile della genuinità, godervi una natura esuberante, un mare splendido e spiagge bianchissime e semi-deserte. Gli stenti e le difficoltà economiche si leggono sui volti e nel vestire di tante persone, nella povertà dei cortili, come nella semplicità, a volte eccessiva per noi europei, di certe case particular (per le quali però spenderete poco) così come negli espedienti un poco truffaldini di chi vorrà vendervi sigari falsamente artigianali o tenterà di abbindolarvi con la promessa di prenotazioni garantite in qualche locale prestigioso chiedendovi in anticipo del denaro. Sono chiamati jineteros e le autorità cubane cercano in ogni modo di arginare il fenomeno. Capiterà anche che in strada qualcuno si offra di accompagnarvi a una casa particular. Se avrete bisogno di un alloggio, andate pure in esplorazione e se farà al caso vostro accettatelo. E’ probabile che 5 dei 25 pesos circa che ogni giorno verserete al padrone di casa andranno a chi vi ha accompagnato sul posto. Questa è la tariffa media per una camera matrimoniale con bagno e prima colazione all’Avana. Prima di giudicare e magari di arrabbiarvi, considerate che vi siete trovati in una città sconosciuta, vi serviva un alloggio e qualcuno ve l’ha trovato in pochi minuti. Avete perciò usufruito di un servizio rapido ed efficiente: questo non vale qualche euro che per la vostra guida rappresenta forse la sopravvivenza? Altrove, Santiago esclusa, i prezzi scendono un poco, anche se si tende a chiedere al turista sempre la stessa cifra, 25, superiore di 5-10 pesos rispetto ai prezzi normali. In ogni caso qui, come in tutto il centro-sud America, i prezzi vanno SEMPRE contrattati, a cominciare dal taxi al momento di salirvi.
Specie in campo femminile l’abbigliamento è molto vario e fuseaux dalle tinte più pazze passeggiano accanto a minigonne da capogiro. Sono molto popolari i pantaloncini ultracorti spesso in abbinamento a sandali dai tacchi vertiginosi come pure gli ombrelli, coloratissimi ed enormi, da usare sia sotto il sole che in caso di pioggia. Potrete incontrare personaggi curiosi, donne anziane che fumano sigari giganteschi e signori incravattati che s’appoggiano al bastone col pomo d’argento. Capiterà di frequente che qualcuno vi offra qualcosa, dal taxi ai magneti da collezione dipinti a mano e prodotti in casa con l’argilla; se la vostra prima reazione sarà quella di rifiutare, pensate che è il loro modo di guadagnare onestamente qualche soldo senza fare la questua. Il garbato proprietario di un negozietto di fronte al Capitolio teneva in bella mostra una foto 20×30 di un curioso duo di chitarra: a sinistra John Lennon, a destra Ernesto Che Guevara. Pur ritenendolo un falso l’ho comperato ugualmente per quattro euro, una cifra risibile per noi europei ma di tutto rispetto per loro.
La campagna cubana si differenzia molto da una regione all’altra; normale, se consideriamo che l’isola si distende da nord-ovest a sud-est per oltre milleduecento chilometri, seguendo quasi esattamente la linea del tropico. Nel complesso, buone le strade principali inclusa l’autostrada (autopista) che da Pinar del Rio collega quasi metà dell’isola, fino a Sancti Spiritus. Carente quasi ovunque la segnaletica ma suppliscono gentilezza e disponibilità della popolazione. Non funzionano i navigatori satellitari, ma forse presto la situazione cambierà, e le tariffe dei cellulari sono molto alte. Poche le stazioni di servizio, specie scendendo verso Santiago. Meglio quindi cercare carburante non appena l’indicatore del livello scenderà sotto la metà. Ovunque, trattori e attrezzi agricoli vecchi di 60 anni e non è difficile imbattersi in contadini che arano con una coppia di buoi.
Graziose e ricche di edifici d’epoca coloniale, Matanzas, Cienfuegos e Sancti Spiritus ma davvero speciale e assolutamente da vedere Trinidad, piccola cittadina lungo il crinale di una collina e non lontana dal mare. Rimasta all’’800, presenta strade e vicoli lastricati a ciottoli dominio di cavalli e carretti trainati da muli e somari, casette basse dalle caratteristiche, eleganti inferriate lunghe fino a terra che permettono di tenere spalancate le porte finestre anche di notte in tutta sicurezza. Il centro storico è assolutamente integro e di recente è entrato a far parte del Patrimonio dell’Unesco. Chiedete del ristorante San Josè (Maceo No. 382 | entre Colon y Smith), di gran lunga il migliore della città, per pranzare con aragosta a prezzi irrisori. Molto buona anche la pizza.
Prescindendo dall’abbigliamento, ciò che accomuna la gran parte delle persone che incontrerete per Cuba e che percepirete sul volto e nel comportamento di ognuno di loro è la solarità, la disponibilità alle chiacchiere, la sensazione diffusa che qui tutto, persone incluse, sia DAVVERO come si mostra, schietto e genuino. L’immagine che L’Avana e l’intera isola trasmettono è quella di un Paese antico, di un fiorente passato, di un’economia ancora in difficoltà che cerca nuovi equilibri, a cavallo fra sconvolgimenti rivoluzionari relativamente recenti e una progressiva, cauta ma paciosa apertura al mondo.
Ovunque, in città, ma anche nel resto dell’isola, come un filo conduttore che cuce insieme le tante diversità in una sorta di immensa coperta patchwork, un’infinità di auto, pick-up, camion e bus direttamente scappati dagli anni ’30, ’40, ’50 e ’60. Molte sono miracoli ambulanti che circolano grazie alle amorevoli cure del proprietario ma molte altre, quasi sempre taxi privati, rappresentano una festa per gli occhi. Coloratissime, luccicanti e ben restaurate, enormi e rutilanti di cromature, si spostano solenni nello scarso traffico come portaerei e per pochi pesos permetteranno a ciascuno di voi di sentirsi per un attimo protagonista di American Graffiti. Specie se quel giorno vi sarete ricordati d’indossare un paio di calzini bianchi, l’illusione sarà perfetta!