Indocina Express
31.07 Prima tappa Bangkok.
Per raggiungere l’hotel dall’aeroporto principale optiamo per il taxi perché abbiamo pensato che non fosse un orario incasinato e poi il costo rispetto ai mezzi pubblici è pressoché identico (500 baht circa, ricordatevi di dire al tassista di prendere l’autostrada che sarà però a carico vostro).
L’Hotel scelto è il Mandarin Hotel Managede by Center Point, ottimo rapporto qualità prezzo, posizione discreta (vicino la zona di Patpong e degli shopping center)
Appena in hotel, con un taxi (50b) raggiungiamo il Center Pier e da li per 40 b pp saliamo sul ChaoPraya express fino al Pier n. 8 per visitare il Wat Arun prima ed il WatPho dopo.
Il Wat Arun è diverso da tutto ciò che lo circonda e proprio per questo mi è piaciuto molto. Costruito in stile nepalese, decorato con rimasugli di porcellane cinesi, con questa scalinata ripidissima che ti porta in cima e da cui si gode una bella vista sui monumenti del lungo fiume.
Il Wat Pho è invece il custode dell’imponente Buddha sdraiato, una scultura di 46 m che rappresenta l’avvicinarsi del Buddha al Nirvana. Nel complesso ci sono poi tantissime altre pagode che contengo statue di Buddha (uno dei primati di questa struttura è proprio il contenere il più alto numero di statue del dio).
Nel “piccolo” tempio che ospita il Buddha sdraiato non perdetevi il sentiero delle monetine, ti danno una ciotola con delle monetine prese a caso, dovrebbero essere 108 da mettere una in ogni ciotola; se siete fortunati saranno esatte altrimenti..spero niente di grave perché a me abbondavano!
Importante: con l’ingresso al complesso (100 b) vi regalano una bottiglietta d’acqua e la connessione wi fii gratuita per 1 ora.
Dopo i templi (si sono ormai fatte le 16.30 perciò tutti i monumenti sono in dirittura di chiusura) passeggiamo un po’ nei dintorni e con un tuk tuk raggiungiamo Khao San Road, famosa come mecca per backpackers ed in effetti vedi intorno molte guest house e ristorantini proprio per i viaggiatori zaino in spalla.
Essendo il primo giorno e dopo un volo intercontinentale sulle spalle mangiamo al volo e rientriamo in hotel dove ci regaliamo un bel massaggio nella spa dell’hotel (altro servizio questo davvero ottimo).
Il giorno seguente, con un taxi prenotato tramite l’Hotel raggiungiamo prima il mercato galleggiante di Damnoen Saduak poi quello di Maeklong.
Il floting market è stata un po’ una delusione, decisamente poco autentico, prettamente per turisti e pieno di gente; tra l’altro volevano 2000 b a testa per il giro di poco più di 1 ora, alla fine abbiamo spuntato per 1800 in due..Certo sulla barca eravamo anche gli unici..particolare comunque vedere come si industriano nella vendita di qualunque genere alimentare.
Il mercato di Maeklong è invece un mercato alimentare prettamente per i locali la cui caratteristica è di svolgersi sui binari del treno ancora oggi in funzione.
È stato carino..un primo, singolo, fischio avvisa che il passaggio si avvicina e già si iniziano a vedere i primi spostamenti delle merci, poi due fischi continui ed è li che tutto viene ritirato ed al terzo fischio o siete in salvo o..
Per gli orari del treno affidatevi agli autisti perché quelli che avevamo trovato in internet non corrispondevano alla realtà (cmq ad agosto 2014 il passaggio c’era alle 9.45, 13.45 e 18.22).
Diciamo che io consiglio di andare almeno 20 min prima dell’orario previsto in modo da scegliere un posto buono tra le bancarelle..trovatevi un angolino senza tende in modo da avere una migliore visuale e cercate di evitare bancarelle di pesce o carne vicine..la puzza può essere davvero insopportabile.
Per raggiungere il mercato galleggiante abbiamo impiegato circa 1 h e 15 da Bkk ma senza traffico e da li al mercato sui binari altri 20 minuti e ancora un’altra ora per rientrare.
Se non avete intenzione di visitare Maeklong probabilmente desisterei dalla visita del floting market diDamnoenSaduake emagari andare in quello più cittadino di Talling Chan.
Il pomeriggio dopo una sosta ristoratrice in hotel andiamo all’Mbk per un primo giro di shopping e a seguire night market di Patpong con annessi localini..
Il 2 agosto ci spostiamo a Chiang Mai. In circa 30 min raggiungiamo l’aeroporto Don Muang (costo taxi 200 b più 110 di autostrada) e con un puntualissimo volo Air Asia arriviamo al nord.
L’hotel scelto è Rimping Village, volutamente più distante dal centro ma nell’ordine di 1,5 km e a meno di 5 min a piedi dal mercato notturno e 15 dall’old city (noi ci siamo mossi praticamente sempre a piedi).
Prenotiamo subito attraverso un Seven Eleven il transfer per Chiang Rai al costo di 288 bath e con l’aggiunta di 25 baht per prenotazione è anche possibile riservare i posti.
Dopo una piccola sosta in hotel raggiungiamo il gate est e da li ci dedichiamo alla visita della città, con il Wat Phra Singh, il Wat Phan Tao e il Wat Chedi Luang dove abbiamo la fortuna di assistere ad una cerimonia di giovani monaci buddisti.
Ci spostiamo poi verso la zona del mercato notturno e ci accomodiamo ad uno degli affollati tavoli del Lemongrass, ristorante thai molto frequentato da locali e turisti, con commenti sui muri come a consacrare il passaggio. Come prima sera in città ci accontentiamo ma c’è di meglio.
Quindi giro di shopping nel mercato notturno e romantica passeggiata sul lungo fiume illuminato di rientro in hotel.
Il giorno seguente decidiamo di prendercela comoda e concederci un po’ di relax
Con uno dei van rossi che fungono da taxi collettivo in città ma questa volta a nostro esclusivo servizio raggiungiamo il Tiger Kingdom, un centro dedicato alla tutela ed alla salvaguardia delle tigri dove è possibile (ovviamente pagando) entrare nelle gabbie e giocare con questi animali. Noi non abbiamo saputo resistere alla tentazione di entrare dai smallest, ovvero nel recinto dove si trovano i tigrotti da 1 ai 3 mesi di vita..le tigri adulte spaventavano anche solo viste da fuori le gabbie..
Volevamo poi vedere un villaggio delle donne giraffa ma dato che “l’ingresso” è a pagamento abbiamo desistito..già sapere come vivono è terrificante, pagare anche per vederle poi mi fa sentire ancora più un pollo da spennare..
Rientriamo in hotel e ci rilassiamo un po’ in attesa del sunday market di questa sera. Infatti se capitate in città di domenica non potete evitarlo..tutta la via Ratchadamnoen, la principale della old city si trasforma dalle 17 alle 24 in un mercato pieno di bancarelle di artigianato locale, cibo e chincaglierie varie..qualcosa di originale la troverete e poi è stato il mercato più composto mai visto, con rispettato divieto di fumo e di bere alcolici, per terra neanche una carta, venditori per nulla insistenti e artisti di strada ad allietare il passeggio.
Per cena siamo riusciti a trovare un tavolo al Cooking Love, un minuscolo ristorante di 6 tavoli posto nella prima stradina sulla destra della Ratchadamnoen (subito dopo il gate est alle spalle dell’hotel M.). Avevamo letto ottime recensioni e non volevamo farcelo scappare, abbiamo anche provato a prenotare via mail, tramite l’Hotel e di persona ma pare che, per colpa di alcuni turisti che hanno prenotato e poi non si sono presentati,non prendono più prenotazioni..bisogna andare ed essere fortunati..e noi siamo riusciti a sederci!!! Pulitissimo, cucina a vista, personale che parla un ottimo inglese, e cibo eccezionale e tutto fatto al momento: abbiamo preso il pad thai, il rice fride e la tom yam, una zuppa di verdure e gamberi al cocco tutto davvero eccezionale; ti offrono anche l’anguria..e il conto..350 baht..
Il VIP bus della green bus che ci ha portato a Chiang Rai è veramente VIP..basta dire che in un normale autobus da 52 posti vi sono solo 8 file per un totale di 24 posti tanto per far capire la grandezza dei sedili
Le tre ore per Chiang Rai scorrono veloci nel paesaggio di campagna thailandese.
Chiang Rai non ci ha entusiasmato molto, abbiamo passeggiato un po’ per le sue strada e con un van collettivo questa volta blu siamo andati a visitare il White Temple, un recentissimo tempio (neanche 20 anni) in continua evoluzione che non può essere descritto ma va visto se no si rovina la sorpresa.
La sera ceniamo da Barrab vicino alla torre dell’orologio mentre l’hotel scelto è il Nak Nakara. Lette ottime recensioni in realtà siamo rimasti un po’ delusi. La posizione non è male, in 10 min si raggiunge il mercato notturno alle cui spalle si trova lo stazionamento dei bus, e se capitate in città il sabato sera c’è il saturday market proprio nella parallela dell’hotel.
Abbiamo sempre considerato Chiang Rai una tappa di passaggio in direzione Laos (dove il 6 mattina avevamo in programma di fare la traversata del Mekong fino a Luang Prabang) e anche se non ci ha entusiasmati cerchiamo di vivercela al meglio, così il giorno seguente di buon mattino andiamo a fare un piccolo giro con le bici offerte dall’hotel per i wat del centro città e poi stazione degli autobus per Chiang Khong.
Se quello del giorno precedente era VIP..questo è stato molto molto cheap..ma anche incredibilmente bello!!!! Cheap innanzitutto il prezzo: 65 b, praticamente 1,50€. Parte dalla old station ogni mezz’ora dalle piattaforme 4 e 16. Si mettono i bagagli (che per noi erano le valigie ma nella maggior parte dei casi si tratta di buste o scatoloni) nella parte finale dove cmq ci sono anche delle sedute. Non ci sono posti assegnati ne aria condizionata.. Il fresco è dato da ventilatori attaccati al soffitto e dal viaggiare con finestrini e porte aperte. È sgangherato, lo guardi da fuori e quasi non vorresti più partire, ma si è rivelato un tripudio di vita..nelle 2 ore che trascorri in viaggio vedi tanta autenticità, vedi la vita camminare intorno..dividi i sedili esclusivamente con persone del posto che con i lori sacchettini e scatoloni salgono nel nulla e si fanno fermare in posti improponibili, tutti si sorridono, si aiutano..e noi unici stranieri venivano visti quasi con timore.. è stata un esperienza unica, che assolutamente consiglio e che ti da la convinzione che hai scelto il modo giusto di viaggiare.
Altra soluzione per raggiungere la frontiera è di comprare un pacchetto a Chiang Rai da una delle tante agenzie turistiche che comprende trasporto con van + slow boat fino a Luang Prabang per 1550 bath o partire da Chiang Rai con il bus delle 6 del mattino e prendere da soli la slow boat. noi sinceramente abbiamo preferito questa soluzione sia perché non volevamo fare le corse per raggiungere la frontiera sia perché volevamo viaggiare in autonomia e poi Chiang Khong si è rivelata una destinazione azzeccata.
Non ha nulla del paesino di frontiera, è, si, minuscolo, composto da un’unica via ma pieno di vita, con belle guest house e buona scelta di ristoranti. E poi il Mekong ed il Laos difronte..cosa vuoi di più? Abbiamo alloggiato al Chiang Khong Teak Garden Hotel, una serie di bungalow in legno, ben tenuti e puliti e con poco in più (5€) puoi avere quello con balcone vista fiume..ed è inutile dire altro..Ha anche un ristorante con terrazza direttamente sul fiume dove abbiamo pranzato bene e spendendo il giusto. La colazione invece non ci ha convinti, era à la carte ma con accoppiate improponibili.
Il pomeriggio lo abbiamo trascorso tra una passeggiata per la via principale e l’incanto del fiume con il suo via vai di barche e di persone..insomma tutta tranquillità!
La sera, attratti dalle scritte che invitavano alla calma ed al relax, siamo stati in un piccolo ristorante locale, Pad thai Baan Yim, posto proprio sulla strada principale in un giardino con tavoli in pietra, piccolo menu per non disorientare e tanti sorrisi, dove per una zuppa e un fried rice abbiamo pagato 200 baht.
Il 6 agosto la sveglia suona all’alba ma si può dire notte insonne..la sera è venuto giù un diluvio che ci ha davvero spaventati soprattutto pensando ai due giorni che ci aspettano di navigazione sul Mekong..fortunatamente la mattina il cielo è sereno.
Con un transfer dell’hotel raggiungiamo il border per l’uscita dalla Thailandia. Siamo i primi e otteniamo il nostro timbro velocemente. Attendiamo invece circa 20 minuti il bus che ci porterà sul versante laotiano del fiume tramite il nuovissimo ponte di soli 4 mesi (costi: 20b pp e 10 b per bagaglio), prima del ponte si percorrevano i 5km del fiume a bordo di lance veloci.. Inutile darvi orari..la frontiera dovrebbe aprire alle 6 del mattino, noi siamo arrivati alle 7.50 ed abbiamo atteso fino alle 8 che arrivasse qualcuno, mentre il primo bus è partito alle 8.20..è tutto molto orientativo..
Cmq una volta scesi dal bus andate sulla sinistra dove ci sono 2 sportelli per il visto, fermatevi al 2 che incontrerete, troverete 2 diversi moduli, compilateli entrambi..può sembrare inutile a dirsi ma ho visto troppi occidentali compilarne uno solo, fare la fila per poi dover compilare il secondo e rifare la fila.. Compilati i moduli andate sempre al 2 sportello, consegnate i moduli, il passaporto ed una fototessera, e non vi resta che attendere di essere chiamati in ordine sparso dal primo sportello..aguzzate l’udito il loro tono di voce è basso e i nostri nomi sono per loro impronunciabili. Una volta chiamati pagate 35$ (non danno il resto quindi premunitevi dalla giusta somma) e potete ufficialmente entrare in Laos.
Non è finitoa..dovrete ancora prendere un tuk tuk per percorrere i 10 km che separano l’immigrazione dal pier di Huay Xai dove partono le slow boat e in questo percorso avrete già la possibilità di vedere la diversità tra questi due popoli..i frenetici e avanzati tecnologicamente thailandesi e i calmi e fermi nel tempo laotiani..
Veniamo ora alla barca: non potrete sceglierla ne tanto meno scegliere i posti, andate allo sportello ticket, vi daranno un biglietto su cui è indicato il numero della barca, presumibilmente la prima che partirà, ed il posto, toglietevi le scarpe, lasciate i bagagli grandi agli “addetti” che li stiveranno a poppa o a prua e attendete che si facciamo almeno le 11 per la partenza..
Costo della slow boat 950 baht a persona o 220.000 kip..a conti fatti, prendendo il pacchetto offerto a Chiang Rai si spendono circa 10€ a testa in più ma io continuo a preferire l’organizzazione in autonomia e poi per me la notte a Chiang Khong è valsa il viaggio.
Il primo giorno di barca è passato veloce, ovviamente quando alle 12 avevamo accennato a partire il motore ha dato problemi quindi con un cambio di batteria ci siamo mossi solo alle 13.30 ma a fronte delle 7 ore previste me abbiamo impiegate circa 5 arrivando a Pakbeng alle 18.
Per la prima notte in Laos volevamo trattarci bene..in realtà abbiamo letto commenti pessimi delle guest house economiche, tipo cimici e pulci nei letti, e abbiamo deciso di investire qualche euro in più (che per il posto sono davvero un’infinità) e non rischiare. Alloggiamo al Pakbeng Lodge, davvero bello, una serie di bungalow vista fiume senza troppi fronzoli, con semplici arredi in legno e delle caratteristiche sdraio nei balconi privati.
È gestito o forse è di proprietà di un francese che ci ha accolti e ovviamente da tutte le direttive per far stare bene gli occidentali: senza neanche che lo chiedessimo abbiamo trovato due persone ad aspettarci al “molo” e così la mattina seguente ha organizzato il trasferimento per il porto; colazione à la carte ma ben fatta e cena lao di 5 portate compresa nel prezzo che abbiamo molto gradito anche per aprirci alla cucina di questo nuovo paese.
A differenza di Chiang Khong qui sulla sponda opposta del Mekong non c’è nessun paesino, nessuna luce, solo il buio più assoluto che accompagna la nostra serata assieme al suono del fiume che scorre sotto di noi..
La mattina seguente cambiamo barca e i posti non sono assegnati come nella prima tratta, prendiamo posto sul lato sinistro sperando sia quello dove si trovano le caverne di Pak Ou, scoprendo poi che si vedono meglio dal lato destro della barca..
Partiamo verso le 10 e le 6 ore che ci separano da Luang Prabang trascorrono nella calma più totale, tra villaggi di baracche la cui unica via di collegamento con il paese è il fiume, bambini che fanno il bagno nel marrone Mekong, pescatori a bordo delle loro lance.
Unica cosa negativa di questo trasporto? Gli arrivi..sia a Pakbeng che a Luang Prabang fatto su dei pontili galleggianti di fortuna, collegati con travi di legno alla terra, recuperare i bagagli e portarli su per una montagnella con gradini di terreno e fango è stata una vera avventura, a L.P. poi si arriva a circa 10 km dalla città con necessità di prendere un tuk tuk.
In ogni modo la scelta di fare questa tratta si è rivelata vincente. Con un viaggio del genere si capisce l’entità delle distanze, si da più importanza al trascorrere del tempo. Con l’attraversare una frontiera fisica e questi due giorni di pura tranquillità trascorsi ad ammirare il fiume e la sua gente siamo entrati in punta di piedi nella quotidianità di questo meraviglioso paese, così lontano da tutto e proprio per questo così unico.
Rileggendo durante questo viaggio per l’ennesima volta “Un indovino mi disse” di Terzani capisco quando parla del Laos non come di un posto ma di uno stato d’animo, non è un paese dove andare per vedere questo o quell’altro luogo ma dove si possono vivere sensazioni, dove si segue un ritmo di vita totalmente diverso dal resto, dove le giornate sono lente e lunghe e la gente regala una quieta dolcezza.
Luang Prabang é una bellissima città patrimonio dell’UNESCO, perfetto mix di atmosfera coloniale e asiatica, diventata un po’ troppo turistica e se ne respira la differenza con quanto visto in questi due giorni di navigazione, ma che ancora cerca di rimanere ancorata alla sua natura spirituale: il mio augurio per questo paese è che nn cerchi di modernizzarsi e a mio parere distruggendosi come hanno fatto i suoi vicini di casa, che non cada nella trappola dei karaoke con luci psichedeliche e di 7-11 ad ogni angolo.. perché il nostro mondo, con la sua idea di modernità che tanto abbaglia appare ogni giorno sempre più sbagliato.
Qualche consiglio utile
Non perdetevi assolutamente il morning market con i suoi colori ed odori, che viene allestito già dalle 5.30 del mattino.
Ben fatto il Palazzo Reale con il Pha Bang (un Buddha d’oro di 83 cm da cui prende il nome la città) e il museo, con didascalie e spiegazioni dettagliate di ciò che viene mostrato..certo venendo dall’Italia, con i nostri musei zeppi di opere d’arte, forse non vale molto il prezzo (30000kip) ma va bene così. Ha orari particolari, dalle 8.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle 17.00.
Sicuramente dovrete salire sul Phu Si la collina che domina la città con il suo That Chomsi, sia di giorno sia al tramonto si gode di un bellissimo panorama sulla città, sui due fiumi che l’abbracciano e sui tantissimi palmeti che ancora la circondano.
Un giro per i templi dai principali, come il Wat Xieng Thang, ai minori che troverete in ogni angolo e soprattutto nella zona della Via Sisavangvong, dove ogni mattina subito dopo l’alba, intorno cmq alle 5.30, si svolge il Tak Bat, la cerimonia della questua mattutina fatta dai monaci buddhisti che uscendo dai templi in cui vivono raccolgono offerte alimentari e non (abbiamo visto anche chi metteva soldi nelle loro ceste) nel solito, rigoroso silenzio. Ovviamente, grazie al turismo, questa processione ha perso molto del suo fascino per via di agenzie che organizzano “escursioni” anche qui, permettendo a tutti, non solo ai buddhisti laici, di partecipare attivamente alla cerimonia offrendo cibo spesso confezionato e non apprezzato dai monaci.
Cascate e dintorni, noi abbiamo visitato quelle di Tat Kuang Si, la più grandi e lontane per intenderci, raggiunte con un van collettivo preso la stessa mattina sulla via principale e pagato meno rispetto a se lo avessimo prenotato il giorno prima o tramite l’hotel. Si tratta di una serie di salti e di una alta cascata dove con un sentiero molto ripido è possibile arrivare sulla sommità. Guardando la cascata prendete la stradina a sinistra..meno pericolosa!!
Tutte le sere dalle 17.30 alle 21.30 si svolge poi il mercato notturno, molto più genuino di quelli thailandesi, con tantissimi prodotti fatti davvero a mano e proprio per questo che ritrovi solo su un paio di bancarelle, poche imitazioni delle grandi marche (anzi forse le abbiamo viste solo una bancarella), le venditrici che ti seguono e non si ostinano a giocare con i loro cellulari, tanti bambini che corrono ovunque..insomma davvero bello.
Per l’hotel ce n’è per tutti i gusti e tasche. Dalle guest house per i backpacker a pochi euro, alle ville coloniali per chi vuole spendere qualcosa in più. Noi abbiamo optato per il Lao Lu Lodge, una struttura carina, ben recensita, con qualche mobile d’appoggio in più e una aggiustata al bagno sarebbe ottimo. Pecca è l’assenza di una zona comune e la colazione che si tiene in uno spazio aperto, posto dinanzi alla reception ma sotto ad una tettoia di legno un po’ angusta e comunque scarna (portano mezza baguette con burro e marmellata già aperta, un frutto e a richiesta le uova, tè, caffè e banane a disposizione). Si trova tra le case dei laotiani, in una traversa tra il lungofiume Mekong ed il mercato mattutino, senza dubbio centrale. Tornando indietro però cercherei una sistemazione nella zona del lungo fiume del Nam Khan, più ariosa, tranquilla ed elegante.
Per la cena anche qui avrete l’imbarazzo della scelta..dal self service nel mercato notturno dove puoi riempirti il piatto all’infinito per 1€, ai ristoranti europei (inutile dirlo pieni di clienti), ai thai, al laotiano originale ed a quello rivisitato. Anche per questo aspetto consiglio i ristoranti sul lungo fiume in particolare il Tamarind (rigorosamente da prenotare) dove abbiamo mangiato benissimo e tutti piatti particolari e ben serviti.
Il 10 agosto con un volo di 1 ora sorvolando fiumi, laghi e colline infinitamente verdi arriviamo ad Hanoi.
Parentesi visto: come in tanti, atterrando in uno dei due aeroporti internazionali, avevamo chiesto al nostro hotel di Hanoi la lettera di invito; abbiamo inviato copia dei nostri passaporti e dopo qualche giorno ci è arrivata una comunicazione di autorizzazione da parte del governo vietnamita in doppia lingua che abbiamo poi presentato al banco “visa on arrival” unitamente ad un modulo compilato al momento e ad una fototessera e quindi abbiamo affrontato la frontiera. Questa pratica è facile ed economica. Il visto si ottiene tranquillamente in ambasciata a Roma al costo di 90 dollari (e magari qualche euro ad un’agenzia che disbrighi per te le formalità), invece con la lettera di invito si pagano circa 18-20 dollari all’agenzia vietnamita o albergo che te la procura e al momento 45 dollari.
Appena atterrati, recuperati da un addetto dell’hotel raggiungiamo l’Hanoi Moment Hotel in pieno Old Quartier. Un buon albergo, nuovissimo, arredato in stile moderno, ha poche camere perché si tratta di un vecchio palazzo ristrutturato quindi come tutti in questa zona stretto e lungo, conta infatti di un paio di camere per piano. Bellissima doccia, forse camera un po’ piccola ma per quanto ci si sta dentro.. Unica lamentela va al letto..due notti su due insonni, era come se ci fosse una copertura di plastica (che però non c’era) sul materasso che faceva soffrire non poco il caldo. Ottima la colazione “à la carte” e “all you can eat”, dove si può ordinare di tutto, croissant, pane, uova, crepes, ed è tutto buonissimo. Il personale eccezionale e preparatissimo, aveva la risposta pronta per ogni nostra domanda, dalle tipiche alle più bizzarre. Tramite loro abbiamo prenotato il trasferimento con sleeping bus per Hue e qui hanno peccato perché hanno scelto per noi la linea più economica e malandata.. Da dire però che uno degli addetti al banco informazioni ci ha scortati alla fermata del bus e atteso con noi la partenza.
Posiamo i bagagli e cerchiamo un posto dove cenare: Gecko, scopriamo poi che è una catena ma abbiamo mangiato due piatti tipici in un ambiente pulito e confortevole pagando circa 10€.
Cerchiamo poi un’agenzia per organizzare l’escursione alla Baia di Halong che per scaramanzia metereologica non avevamo prenotato dall’Italia..
Ok, anche questa è fatta..ora un giro nel mercato notturno che si tiene nel week end nella via proprio alle spalle del nostro hotel e letto.
L’impatto con Hanoi è notevole..venendo dal tranquillo e silenzioso Laos non eravamo più abituati a milioni di motorini e macchine strombazzanti che vagano senza seguire alcuna regola di civiltà, trasportando qualsiasi cosa oltre ad un numero spropositato di persone, la prima sera restiamo un po’ sbalorditi, fortunatamente avremo modo di apprezzare questa città.
L’11 lo dedichiamo alla conoscenza con Hanoi.
Il cielo è limpidissimo e i 35 gradi si sentono e come..
Con un taxi raggiungiamo la zona dove si trova il mausoleo di HCM che visitiamo solo dall’esterno in quanto il lunedì è chiuso. Entriamo nel vicino museo molto interessante, con foto e reperti del periodo delle guerre e alla pagoda su una sola colonna anche questa molto particolare proprio perché si erge su una sola grande colonna, peccato il parchetto intorno sia in fase di ristrutturazione e quindi fa perdere un po’ di fascino alla location.
A piedi raggiungiamo il tempio della letteratura, un tempo sede dell’Università di Hanoi, dedicato a Confucio. Molto bello al suo interno il cortile delle stele dove su 82 stele, ognuna poggiata sul dorso di una tartaruga simbolo di forza e longevità, sono indicati i nomi di coloro che nei secoli hanno superato gli esami per diventare mandarino.
E dopo una sosta ristoratrice con un buon vietnamite ice coffe (provatelo..vi porteranno un bicchiere con del ghiaccio e la loro macchinetta del caffè che consiste in un filtro da cui cade il caffè direttamente nel bicchiere, dovrete poi aggiungere del latte condensato e girare..buonissimo davvero) e passando per la cattedrale di san Giuseppe abbiamo raggiunto il lago Hoan Kiem dove ci siamo riposati ai piedi del tempio Ngic Son e fatto una pausa pranzo in uno dei tanti ristoranti vista lago.
Quindi diretti a conoscere l’Old quartier con le sue case-negozi strette e lunghe, con le sue strade delle corporazioni, ognuna adibita oggi come nel passato ad una specifica attività commerciali, si gira a zonzo, senza una particolare meta, attratti da uno o dall’altro colore, odore, suono..
Cena al 69 restaurant, sempre nell’old quartier. Pulito, ordinato senza però perdere la tipicità…
Il 12 agosto altra tappa desiderata e sognata, Ha Long Bay
Con un transfer organizzato dalla compagnia di navigazione, in quasi 4 ore (per 165km!!!) con una sosta in un mega negozio dove vendono tavoli in legno o pietra “facilissimi” da portarsi dietro, alle 12 siamo al molo per imbarcarci.
La nave opzionata è la Paloma Cruise, presa per caso, in una agenzia turistica di Hanoi, scelta dalle foto e per il presunto buon rapporto qualità prezzo (130 dollari pp camera superior, 143 dollari pp camera deluxe). Siamo rimasti contenti della scelta.
La nave è di quelle medio grandi (in partenza ne volevamo una piccola ma dato che di notte ha fatto un temporale fortissimo direi che una barca più grande abbia anche una maggiore stabilità) con 22 cabine (le più grandi arrivano fino a 44 cabine).
2 piani per le cabine, uno dedicato al ristorante e il ponte superiore allestito con lettini e tavolini.
Buone le stanze con tutti i confort, compresi kit da bagno e phone. Nessuna ha il balconcino ma tutte hanno le finestre apribili.
Offrono pranzo appena arrivati, aperitivo al tramonto, cena, colazione e brunch prima di sbarcare il giorno seguente servito alle 10.30 circa.
Fitto il programma della giornata, misto tra villaggio turistico e regime militare con il richiamo per le attività 10 minuti prima dell’inizio.
Il pomeriggio abbiamo fatto un giro in kayak dinanzi ad uno dei flooting village, in un percorso quasi predefinito, avrei preferito forse un po’ più di libertà, con la possibilità di accostare su qualche spiaggetta deserta e fare il bagno li invece che successivamente vicino alla nave, ma non so neanche se sia permesso..forse solo con una barca privata lo concedono..
Cmq il tutto è stato meraviglioso, navigare per un mare piatto, sfiorando uno dei tremila faraglioni che puntellano la baia, toglie il fiato; è uno spettacolo naturale senza eguali a cui nessuna foto o racconto può rendere la dovuta giustizia. Inoltre ero partita titubante perché ne parlavano di una cosa altamente turistica, invece durante la navigazione incontri davvero pochissime delle barche che erano in giro e anche nell’area dedicata al “parcheggio” notturno saremo stati al massimo in 8/10 barche..considerando che in quel momento in mare c’erano 500 barche e che le aree dedicate alla sosta notturna sono in tutto 4 direi anche che siamo stati fortunati. Inoltre il mare presenta sicuramente delle chiazze di sporco ogni tanto ma mi aspettavo veramente peggio e poi appena arrivati abbiamo visto scaricare a terra la spazzatura per di più differenziata..forse anche a loro hanno iniziato a far uscire fuori una coscienza ecologica e hanno capito quanto sia importante tutelare la loro terra.
Di ritorno da Halong rapido passaggio in hotel e poi diretti verso una delle esperienze più impegnative della vacanza: lo sleeping bus per Hue..
Penso che la mia faccia all’addetto al turismo del Moment Hotel di Hanoi che ci ha accompagnati allo stazionamento abbia detto tutto..
Sali e ti fanno togliere le scarpe, e va bene..è più igienico. Attorno non avevamo alcun turista, facendoti pensare di aver sbagliato tutto (in realtà poi ad altre fermate sono saliti altri 6 viaggiatori). Poi ti ritrovi davanti non dei sedili, magari reclinabili, ma delle cuccette disposte su tre file (ai lati ed una centrale) dove devi infilarti perché i tuoi piedi vanno sotto il “letto” che ti precede, in cui non hai alcuna possibilità di muoverti, una meravigliosa coperta di lanetta con cui coprirti nella notte (immediatamente fatta scomparire) e se malauguratamente hai come noi delle borse che non vuoi lasciare nel bagagliaio (dove ovviamente non danno una ricevuta quindi li lasci speranzosa) la sola possibilità è di viaggiare per tutto il tempo con le ginocchia in bocca.
Sapevamo che non sarebbe stato un viaggio comodo, ma trovarsi davanti un mezzo di trasporto vecchio e puzzolente, con servizi igienici non funzionanti, in cui dovrai passare le prossime 14 infinite ore ci ha sconfortato non poco. Si perché anche se sono solo 650 km questo è il tempo che ci impiegherete!
La loro guida è infatti tutto un programma..qui in oriente si dice che “i thailandesi guidano a destra, i giapponesi a sinistra e i vietnamiti guidano ovunque”!!! Ed è proprio così: l’idea che i mezzi più lenti stiano a destra ed agevolino il sorpasso non credo sia contemplata, il contromano è la regola, il clacson il loro più fidato amico, stop e strisce pedonali non si rispettano.. ma fortunatamente altro modo di dire è “go slow and never stop”: diciamo che fortunatamente la loro velocità di crociera non supera mai i 40 km/h, su qualunque mezzo vi troviate, proprio perché andando piano riescono a prevedere e prevenire gli spostamenti degli altri..camminando per tutte le città vi meraviglierete di come magicamente tutti i mezzi di trasporto si sfiorino ma senza toccarsi, non so se per fortuna o abilità, e anche quando sei pedone non puoi distrarti un attimo, perché vieni evitato da ogni cosa si muova, dalla bici al cyclo al camion..tu devi essere sempre vigile, saranno loro a scansarti. Vi immaginate quindi in questo magico gioco di equilibri se uno facesse una fermata brusca magari per far attraversare un pedone sulle strisce? Sarebbe semplicemente una tragedia.
Cmq le ore passano, ci si ferma ad un “meraviglioso” ristorantino per la cena, si fanno tantissime fermate soprattutto per far scendere i passeggeri (funge da corriera quindi indichi un punto e loro si fermano) e alle 9 del mattino, stanchi, con le ossa a pezzi e lo sguardo stralunato siamo ad Hue. In ogni caso costo del transfer circa 11€ pp.
Hue, l’antica città imperiale, uno dei maggiori centri culturali del paese, per le sue costruzioni e abitudini di vita degli abitanti sembra un riflesso del passato.
Il trasferimento ci ha distrutti e decidiamo di prendercela con calma.
Fortunatamente l’Hotel scelto meritava: il Moonligth hotel, un ottimo 4 stelle, stile moderno, con camera gigante e vasca idromassaggio.Anche la posizione è buona: si trova sulla riva destra del fiume dei profumi, in una traversa dove troverete altri mille hotel per tutte le tasche, ristoranti , bar e locali dove passare la serata.
Sosta rigeneratrice in camera e visita della città. Attraversando il ponte Trang Tien, raggiungiamo in 15 minuti la Cittadella Imperiale. Peccato leggere che gran parte sia andata distrutta grazie alla guerra americana.. Da li, cedendo al caldo forte e alle insistenze degli autisti prendiamo un cyclo e andiamo a visitare il market locale immergendoci nella realtà del posto.
Il 15 agosto tramite l’albergo avevamo prenotato il trasferimento per il bus delle 13 per Hoi An, facciamo così ancora un giro per la città, pranzo al Gecko proprio di fronte l’Hotel dove eravamo stati anche il giorno precedente mangiando cibo fresco e pulito per pochi euro in un ambiente giovanile e cordiale (provate le bruschetta..davvero buone), e alle 13 si parte.
Anche in questo caso, il mezzo utilizzato è lo sleeping bus..nonostante siano solo 4 ore di trasferimento!
Superiamo qualche paesino, poi un lungo e bel tratto che costeggia il mare, attraversiamo la città di Danang a passo d’uomo, si può tranquillamente dire che l’abbiamo visitata, e quindi Hoi An.
L’impatto è subito positivo, Hoi An ci piace e decidiamo di fermarci 1 giorno in più a fronte dei 3 preventivati.
L’Hotel è il Littel Hoi An Boutique Hotel, uno dei migliore della vacanza!! si trova sul lungo fiume, sull’isola di An Hoi, all’altezza del ponte Cao Hong Lanh. La posizione è ottima perché in pochi minuti a piedi sei nel pieno centro dove invece non arrivano macchine e quindi si ha difficoltà con i trasferimenti per partenze ed escursioni.
Di questa cittadina non ci si può non innamorare..è un nostro borgo antico ma con fascino orientale; il centro è chiuso al traffico, dovrete “solo” evitare cyclo e biciclette; è patrimonio dell’UNESCO, per questo gli edifici sono stati completamente restaurati con grande eleganza. Troverete di tutto: negozi tipici per turisti ma anche qualche particolarità, bella pelletteria ed eleganti sartorie. Ristoranti, pasticcerie e sale da tè si susseguono rendendo quasi imbarazzante la scelta. Passeggiare per le sue stradine è un vero piacere. La musica in stereofonia di sottofondo, il rumore del fiume, la luce delle lanterne ne fanno un luogo magico.
Dall’altro versante del fiume, sull’isola An Hoi si trova l’affascinante Lantern Market, un piccolissimo mercato notturno e tanti ristoranti forse dedicati ad una clientela più giovanile e rumorosa..
Da segnalare che per entrare nel centro andrebbe pagato un ticket di 6 dollari per persona, per un periodo temporale non ben definito, ci sono dei posti di blocco agli imbocchi delle principali vie di accesso ma noi non siamo mai stati fermati..
Per mangiare avrete l’imbarazzo della scelta. La prima sera siano stati al Miss Ly, un ristorante storico, ai margini della strada pedonale, gestito da Ly, che potrete vedere ancora all’opera ai fornelli e dal marito americano. L’ambiente è semplice, tranquillo e rilassante, il personale gentilissimo e il cibo ottimo!!!! Su tutto i White Rose, dei ravioli con gamberi al vapore, e gli spring rolls fried sempre con i gamberi, i migliori mangiati in Vietnam, dorati, croccanti ma non unti e pesanti. Siamo stati talmente bene che abbiamo deciso di ritornarci anche l’ultima sera. Ancora abbiamo cenato al rinomatissimo Morning Glory..ristorante all’altezza della sua fama. È a due piani quindi non hai molto la sensazione della tipicità ma cucina piatti favolosi. Eccezionale la zuppa di gamberi al curry. Queste cene sono state tra le più “care” della vacanza, circa 15€, ma davvero uniche! Troverete poi tantissime pasticcerie con dolci belli e buoni. Non capisco perché invece nei ristoranti in cui siamo stati la pagina dei dessert era sempre scarna e poco invogliante!
Come, cose da fare e visitare:
In pieno centro troverete il piccolissimo Ponte Coperto Giapponese, uno dei simboli della città, presenta su un lato una pagoda in stile giapponese eretta a tutela dei marinai oltre a statue di cani e scimmie, probabilmente per indicare i punti della bussola della posizione in cui il ponte si trova (sudovest-nordovest), ci sono poi tantissime case antiche, pagode e sale delle riunioni che si possono visitare con un biglietto cumulativo da 4 dollari per 5 monumenti, inutile dare consigli, sono visite di pochi minuti, bisogna farsi guidare dalle sensazioni ed entrate in quello o nell’altro posto.
Vicine, a circa 1 ora di distanza ci sono le rovine Cham di My Son anche queste purtroppo presentano notevoli danni subiti più per la guerra americana che per il trascorrere del tempo.
Relax sulla spiaggia di Cau Dai, bella, bianca, infinita, mare pulito e trasparente ma non aspettatevi pesci colorati o altro. Ci sono tanti ristoranti con annessa spiaggia i cui servizi (lettini e ombra data da enormi ombrelloni di paglia) sono gratis se si consuma presso il ristorante.
Assolutamente da sconsigliare l’escursione alle Cham Island. Noi l’abbiamo fatta tramite Hoi An travel, costo 550000 d. a testa, circa 20€. Ti vengono a prendere verso le 8 del mattino, si recuperano altri turisti e in circa 20 min si è al molo, si aspetta un po’ nel calore assoluto, poi con una speed boat in circa altri 20 min si raggiunge l’isola principale che è anche l’unica abitata. Ci è stata data una libertà di 30 min per guardarci intorno, c’è una pagoda di circa 100 anni che non abbiamo fatto in tempo a visitare, un “museo” sul mare, bancarelle per i turisti. Ci si sposta quindi in uno specchio d’acqua dove è possibile fare snorkeling, pesci non ce ne sono, c’è una barriera corallina poco colorata, degne di nota sono alcune stelle marine blu. Poi si approda su una spiaggia attrezzata dove alle spalle c’è un ristorante. La spiaggia è mal tenuta, basterebbe rastrellare un po’ ed alzare quello che il mare e noi visitatori, turisti e non, purtroppo ci portiamo dietro. Dopo circa 1 oretta viene offerto il “pranzo a base di pesce”.. Dato l’ambiente, le isole deserte ed il resto mi sarei aspettata una semplice grigliata di pesce sotto delle palme, invece abbiamo avuto piatti elaborati e a mio parere anche non buoni, serviti nello squallido ristorante.. Ancora mezz’ora di relax e alle 14 di nuovo in barca per il rientro. Innanzitutto non capisco perché effettuare quest’escursione così presto, soprattutto quando si utilizzano barche veloci (con le barche lente utilizzate principalmente per il diving ci si impiega più di 1 ora a fronte dei 20 min) e poi basterebbe un po’ di semplicità e tutto sarebbe migliore, d’altronde nessuno credo faccia questa escursione per assaporare l’alta cucina ma per rilassarsi in un buon mare cercando di entrare di più a contatto con il luogo. Insomma sicuramente il mare nella mezz’ora di snorkeling è bello e superiore a quello che si trova dalla spiaggia di Cau Dai ma io credo valga la pena fare quest’escursione, almeno con l’operatore da noi scelto, solo se siete ad Hoi An da parecchio e volete fare qualcosa di diverso sapendo a cosa si va incontro..a me l’avevano venduta come un luogo incantevole assolutamente da non perdere..
Altro bus notturno, questa volta di “sole” 12 ore ci porta, il 19 agosto a NhaTrang.
La città non ci ha colpito e l’avremmo evitata volentieri.
Viene descritta come un fiore all’occhiello del paese, invece non è altro che un rumoroso lungomare con palme, grattacieli in costruzione, spiaggia ventilata e tanti tantissimi russi, con tutto quello che una frequenza come la loro comporta, in quanto cercano nella vacanza cose diverse dalle nostre.
Non è un posto in cui puoi ritrovare il Vietnam vero, delle campagne, della pacatezza, della tranquillità. Non è certamente quello che ci si aspetta quando si decide di fare un viaggio alla ricerca di un paese diverso dal nostro..
L’hotel in cui abbiamo alloggiato è il Golden Hanoi Hotel, posizione centralissima ma davvero hotel senza alcuna lode.
Il nostro angolo di paradiso lo abbiamo trovato solo al Sailing Club, un piccolo complesso direttamente sulla spiaggia, con ristorante, bar e ovviamente lettini e ombrelloni. Abbiamo passato qui le nostre due giornate al mare pranzando nel buonissimo (ma non economico) ristorante e tornandoci anche per l’aperitivo. Una piccola e piacevole oasi nel caos del posto.
Per le cene la prima siamo stati al Lanterns, non abbiamo mangiato molto perché i malesseri del viaggio dopo 3 settimane iniziavano a farsi sentire ma quello che abbiamo preso non ci ha entusiasmato e anche l’ambiente un po’ grossolano e costi non bassi.
La seconda sera siamo stati al Nha Hang Yen’s Restaurant, buono, molto più tipico, abbiamo preso delle classiche zuppe con noodles e verdure e dei gamberi con le verdure ed è stato tutto molto buono. Personale gentile e ambiente soft. Insomma piacevole cena accompagnata da una pacata e tradizionale musica di sottofondo.
Il 21 ci spostiamo per 3 notti a Mui Ne..anche questo un paradiso..sulla carta. Si tratta di resort, alberghetti, negozi per turisti e ristoranti, tutti situati in una striscia di terra tra Phan Thiet e il paesino di pescatori vero e proprio di Mui Ne. Frequentato ovviamente da russi, coreani, vietnamiti che dalle città vengono qui a trascorrere il week end, e dagli amanti di kitesurf & co. per il vento che spira sempre soprattutto nel pomeriggio. Il clima è sereno e disteso e non sarebbe male il posto se il mare fosse buono invece, almeno in questo periodo, tutta la costa presenta una striscia di alghe rosse e una schiumetta densa non ben definita..quindi sinceramente non riesco a capire come possano aver costruito tanto turismo senza la bellezza principale del mare.
Se si passa di qui il mio consiglio è di non lesinare sul resort perché ci passerete molto tempo e di prendere questi giorni come di puro relax prima di proseguire per la meta successiva.
Noi siamo stati al Poshanu Resort. Davvero bello, nulla da dire. È composto da una serie di villette che loro chiamano bungalow, a 2 piani, alcune divise in più appartamentini, altre monofamiliari. Quasi tutte vista mare e immerse nel verde, c’è anche una piccola zona adibita a risaia. Tanti i gradini che portano dalla reception alla piscina/spiaggia. Tutto molto curato.
Mi sento di smentire due critiche che avevo letto in altri commenti: internet funziona ovunque, anche in spiaggia e il personale, almeno quello alla reception, parla un buon inglese. L’appunto al personale devo farlo: dovrebbero imparare a gestire meglio la clientela..durante il nostro soggiorno c’era una famiglia coreana molto ma molto rumorosa che incurante di ogni regola scritta e del vivere civile giocava tranquillamente con la palla in piscina, si schizzavano, parlando-urlando, facendo perdere tutta la tranquillità del posto e solo dopo nostre rimostranze il bagnino ha preso coraggio e li ha avvicinati..ovviamente l’effetto silenzio è durato poco.. La seconda mattina invece era sabato e, come immaginabile, il giorno precedente era arrivato il mondo che dalle 6.30 del mattino era già tutto in piscina a ridere e scherzare senza nessuno che dicesse nulla..
Per la cene, la prima sera abbiamo provato uno dei tanti Bo Ke Mr. Crab, si tratta di ristoranti “su strada” che cucinano pesce, crostacei e frutti di mare alla griglia, la successiva sera siamo andati alla ricerca del ristorante Pho Viet 24, trovandolo però chiuso e disallestito..probabilmente chiuso definitivamente. Ci siamo quindi fermati al Moon, mangiando cucina vietnamita, non male, prezzi onesti, la terza sera ci siamo fermati in hotel.
Unica escursione possibile, ovviamente non entusiasmante dato il contesto è alle dune di sabbia all’alba o al tramonto. Noi tramite l’hotel abbiamo contattato un ragazzo che con la sua jeep (divisa con altri due turisti conosciuti) ci ha portati prima alla Fairy Stream, dove abbiamo passeggiato lungo il sentiero segnato dall’acqua in un bel canyon rosso e bianco fino alla sorgente; ci siamo quindi fermati al villaggio di pescatori di Mui Ne per fare delle foto; ancora siamo andati alle white dune dove purtroppo permettono di noleggiare dei quod che con il loro rumore rovinano tutta l’atmosfera di un deserto oltre a tagliare in maniera orribile le dune; infine ci siamo fermati alle red dune per assistere al tramonto. Il tutto in 5 ore per 40 dollari la macchina. Escursione da fare solo se ci si è annoiati di stare chiusi nel resort.
Ancora un altro sforzo e siamo a Saigon.
Prendiamo il nostro ultimo bus della vacanza, questa volta miracolosamente un seeting bus e in poco più di 4 ore, il 24 agosto, siamo nella vecchia capitale del sud.
Ormai ci siamo fatti una cultura e abbiamo capito come funziona il trasporto via bus. Non esistono autobus governativi per le lunghe percorrenze ma solo privati. Hanno sempre gli stessi orari e fanno le stesse tratte. La maggior parte sono organizzati da agenzie turistiche e qui sta la differenza in termini economici, di compagni di viaggio e di punti di partenza e di arrivo, perché questi saranno sempre la sede della società che ha organizzato il transfer.Dopo un bel po’ di spostamenti abbiamo votato per la nostra compagnia preferita: Shin Tourist (o Sinh Cafe) che ha sedi nelle maggiori città e fa collegamenti anche con la Cambogia. Buon servizio, puntuali e almeno uno tra gli autisti parla qualche parolina di inglese..
HCMC è grande, ordinata, alquanto rispettosa delle regole, commerciale, consumista..se non fosse per qualche piccolo scorcio non sembrerebbe neanche di essere in Vietnam..difficile oggi come allora considerare tutti i posti visitati come facenti parte di una sola nazione.
Tante le cose da fare e la città si presta ad essere un buon punto di partenza per escursioni nei dintorni.
Il centro può essere diviso in due grandi aree, quella di stampo coloniale, con grandi alberghi e negozi di alta moda e quella dei backpacker, PhamNgu Lao, confusionaria e a buon mercato.
La principale via dello “struscio” è Dong Khoi dove si trovano grandi centri commerciali e negozi delle più importanti marche; lungo questa strada, che parte sul lungo fiume, si incontrano l’opera House, gli alberghi e le aree dove durante la guerra si tenevano le conferenze, i comunicati, le manifestazioni, termina in Piazza Parigi dominata dalla Cattedrale di Notre Dame, bella da fuori ma meno da dentro, e l’edificio della posta centrale, progettato da Eiffel, forse più simile ad una stazione, ma bello e con una grande foto di Ho che domina dall’alto tutte le frenetiche attività che un posto come questo regala.
Molto bello il Municipio, oggi Palazzo del Comitato del Popolo, peccato che stiano facendo dei lavori nella piazza antistante e quindi non è stato possibile scattare le foto di rito con la statua dell’eroe nazionale che parla con un bambino.
A nord della cattedrale c’è il Museo dei Residuati Bellici. Si tratta di una mostra fotografica su 3 piani sugli orrori della guerra..i corpi dilaniati e le torture di 40 anni fa ma anche le malformazioni di cui sono ancora oggi vittime i nascituri per via dell’agente Arancio. Attenzione agli orari di apertura che sono particolari per noi occidentali ma non per i loro ritmi: 7.30-12 e 13.30-17, costo 15000 d.
In zona c’è poi il Palazzo della Riunificazione, con i carri armati in bella mostra proprio in ricordo di quel 30 aprile 1975 in cui, sfondando i cancelli del palazzo quartier generale del governo, le forze del nord presero il possesso del sud proprio nel cuore del potere.
Nei pressi del palazzo si trova il Golden Puppet Water Thater dove è possibile assistere allo spettacolo delle marionette sull’acqua. Può sembrare una cosa per bambini ma a noi è piaciuto e avendolo perso a Hanoi abbiamo deciso di vederlo qui. Si tratta di spettacoli di 50 minuti, che si tengono 3 volte al giorno (17, 18.30 e 19.30) costo 160000 d, musicati e cantati da 6 elementi mentre gli “attori”, marionette ovviamente, sono manovrati non dall’alto con dei fili ma da sotto l’acqua. Non si capisce nulla perché è tutto in vietnamita ma racconta storie di vita locale o leggende di cui sicuro nel corso del viaggio si avrà avuto modo di sentire ed è una rappresentazione che non può essere vista in nessun altro luogo se non in questo paese.
Particolare ma poco visitata è la pagoda dell’imperatore di giada, un po’ lontana dal centro, si raggiunge con un taxi per 40000 d. É dedicata al dio supremo della natura e frequentata da tantissime persone del posto che numerose si recano qui a pregare. Bella anche la zona circostante, un pezzo della vecchia Saigon nel cuore della moderna HCMC.
Per lo shopping alla portata di tutti c’è il Ben Thien Market, dove si vende di tutto..dal cibo crudo cotto ed essiccato a qualunque tipo di vestiario e gingillo.
Il must, l’escursione che tutti dovrebbero fare è quella ai tunnel di Cu Chi, luogo simbolo della resistenza; si tratta di 3 livelli sotterranei, collegati da cunicoli strettissimi, in cui 16000 persone hanno vissuto anni. Almeno quando siamo stati noi non c’erano tanti turisti e facilmente si poteva capire la forza e la caparbietà di questa popolazione. Ovviamente non manca mai chi fa la foto vicino al manichino che raffigura i combattenti al lavoro nelle attività quotidiane o peggio ancora che finge di uscire sorridente da uno degli imbocchi dei un tunnel.. Molto molto toccante è percorrere alcuni metri di un tunnel, appositamente allargato per permettere la visita di noi occidentali ma comunque dove devi camminare praticamente inginocchiata e curva nella schiena, che ti fa capire come può essere stata dura la loro vita..
La visita di questi tunnel così come del museo dei residuati bellici è imperdibile. È dura, è forte, è inconcepibile.. sarà perché il ricordo è vivo, sarà perché questa è stata una guerra inutile iniziata per motivi “personali” di una nazione..fa male pensare a quello che hanno sofferto e ancora soffrono e da occidentale ti senti in colpa per quello che la nostra parte del mondo gli ha inflitto.
Il 27 agosto un minuscolo Atr, dove con la testa sfioravamo il soffitto ci riporta nella Cambogia che ho tanto amato qualche anno fa.
La paura è tanta..di solito l’amore per un luogo è legato anche ad un periodo, uno stato d’animo e spesso purtroppo alla successiva visita si resta delusi.. Invece Siem Reap, nonostante il turismo diffusissimo di questi ultimi anni, il proliferare di hotel, catene americane e luci al neon è riuscita a mantenere il suo fascino e basta uscire un po’ fuori dal centro per ritrovare la Cambogia dei sorrisi, dei bambini che giocano sotto le case-palafitte, dei campi di fior di loto, della gentilezza estrema e di ancora tanta povertà che purtroppo difficilmente verrà superata.
Fa molto molto caldo e non ci sono nuvole minacciose all’orizzonte, così il primo pomeriggio decidiamo di andare al villaggio galleggiante di Chong Knease che ancora una volta non mi ha deluso
Questo villaggio è diverso da quelli che si visitano da Bangkok o Ho Chi Minh, non è un “mercato mascherato” quindi puoi veramente vedere come vive la gente, che lavori svolge, come passa le giornate, le loro abitudini.. bellissimo è stato veder rientrare i bambini sullo scuola bus che ovviamente è una barca
Per i costi di questo escursione di solito il tuk tuk chiede 10 dollari, una volta arrivati al molo c’è una biglietteria unica, è una sorta di cooperativa quindi quando si arriva la prima barca disponibile parte ed è un’escursione esclusiva nel senso che sarete soli su una barca anche da 20 posti. Costo 20 dollari a persona, abbastanza caro ma ne vale la pena.
Per i 2 giorni successivi avevamo programmato la visita ai templi accompagnati da Sakry che era stata la mia guida anche nella mia visita precedente, e così biglietto cumulativo da 3 giorni alla mano (costo singola giornata 20 dollari, per 3 giorni 40..) eccomi di nuovo ad Angkor..l’emozione è enorme, ci sono pochi turisti e la magia del luogo è ancora intatta..
Il primo giorno abbiamo fatto il giro del piccolo circuito e Sakry ha cercato di farci fare il giro opposto rispetto a quello che propongono tutte le guide (e che anche io avevo percorso la prima volta) per evitare il sovraffollamento di turisti iniziando proprio da Angkor Wat, visitando quindi Ta Phrom (il tempio dove è stato girato il film Tomb Rider oggi in restauro perché completamente invaso dalla radici), entrando nella città di Angkor Tom e concludendo il giro sotto l’occhio attento del 216 volti di Bayon.
Il secondo giorno il programma prevedeva il giro del grande circuito iniziando dal rosa tempio delle donne di Banteay Srei.
Si mette a piovere e di brutto, d’altronde è sempre la stagione delle piogge ma siamo fortunati perché il tutto dura circa un ora e dopo abbiamo la fortuna di visitare tantissimi tempi praticamente da soli e avvolti in un aria più che misteriosa..
Nonostante il grande affollamento della cittadina di Siem Reap, forse grazie alla maestosità del sito, devo dire che non abbiamo dovuto sgomitare per ammirare un paesaggio o scattare una foto.
Tutte le sere le trascorriamo in giro per mercatini o facendoci fare un massaggio necessario dopo giornate di cammino
Per le cene la prima sera siamo stati al Viroth’s, un po’ fuori dal centro, un locale sofisticato con begli arredi e cibo kmer rivisitato;
La seconda sera ci siamo trattenuti nella stretta Alley Street al ristorante Kmer house ma rimanendo delusi
Mentre l’ultimo giorno abbiamo gustato un’ottima cena al Haven, Ristorante da sponsorizzare oltre che per la qualità del cibo e del servizio offerto anche per il progetto che c’è dietro di tutela ed inserimento nel mondo del lavoro di ragazzi orfani ormai cresciuti
Un altro posto da consigliare è il Peace Cafè, proprio accanto al nostro hotel dove abbiamo pranzato il primo giorno in un giardino tra tavoli in legno colorati 2 ottimi piatti vegetariani. Tra l’altro in questo giardino ogni mattino si tengono lezioni di yoga e c’è una frequentata cooking class.
Hotel scelto, spinta dal ricordo, riprenotiamo al Shadow of Angkor II, hotel basic, pulito, comodo come posizione, economico (30€ per notte), con una piscina utile per togliersi di dosso la stanchezza di una giornata tra i templi, triste la colazione a la carta, almeno andrebbe messa frutta a volontà da poter mangiare, non lo boccio ma sicuramente c’è di meglio..diciamo anzi che la scelta è quasi imbarazzante..
Troppo breve questa tappa..la Cambogia continua a lasciarmi senza parole e con una malinconia assurda e un senso di vuoto nel lasciarla..
Ultima tappa, Bangkok
Stesso hotel dei primi giorni quindi appena arrivati, già padroni della situazione ci muoviamo per un pomeriggio di shopping a Sukhumvit e la sera giro per Patpong dove ci tratteniamo anche per la cena.
Il 31.08 completiamo il giro turistico della città con visita al palazzo reale, famoso per essere il custode dell’ infotografabile Buddha di smeraldo (dato che è posto su un altissimo piedistallo e che c’è molta folla se vi trovate a Chiang Rai spendete un minuto in più ad osservare l’esatta copia che si trova nel WatPhraKaew, sede originaria di questo Buddha), passeggiata nel mercatino degli amuleti dove ci confondiamo all’arancio dei monaci nella ricerca del nostro portafortuna, sosta rigeneratrice a Khaosan Road con pranzo in Rambuttri Road, accuratamente scegliamo il ristorante My Darling, individuando probabilmente il peggiore, cibo scadente e locale sporco..vabbè ci rifacciamo con un bellissimo massaggio alla Shewa Spa all’angolo della strada.
Ultima tappa la scalata della montagna dorata, una collina artificiale su cui si sale percorrendo una scalinata nella natura; sulla cima c’è una pagoda d’oro da cui si gode una vista a 360 gradi su tutta la città.
L’1 abbiamo il volo in serata e quindi ritorniamo nella zona dell’MBK e dei centri commerciali per un ultimo giro di shopping
Decretiamo anche i nostri shopping center preferiti: il 21 terminal e il Siam Center. Moderni ma particolari anche nella scelta dei negozi, quasi inesistenti le grandi catene per lasciare spazio a negozi molto più piccoli e con pezzi ricercati
E nel Siam Center ci tratteniamo anche nell’aria ristorazione..vi sembrerà assurdo ma a Bangkok, per la vastità dell’offerta e la grandezza della città, è impossibile individuare un ristorante o ancora le indicazioni dei più saranno per locali posti all’interno di grandi alberghi o centri commerciali ma se siete in questa zona fermatevi al piano dedicato al cibo di questo shopping center dove troverete i vari angoli dedicati alle singole pietanze della cucina thailandese, in un ambiente pulito e con buona qualità.
Come ristoranti cmq consiglio due posti: l’Oasis Lounge, nella zona di Patpong, non lasciatevi condizionare dall’aspetto perché il cibo è buono e vario, tavoli e stoviglie puliti, le due ragazze che servono ai tavoli ed il proprietario occidentale gentilissimi e pronti ad assecondare variazioni ai piatti.
E ancora l’ultima sera abbiamo cenato da Cabbages & Condoms, zona di Sukhumvit. Finalmente ceniamo in un giardino all’aperto..una benedizione per noi che odiamo l’aria condizionate. Sugli schermi passano le ricette dei piatti. Buon cibo, personale gentile. Ovviamente preservativi utilizzati come decorazioni ovunque e come souvenir a fine cena.
Purtroppo la vacanza è davvero finita..35 giorni volati, senza assolutamente sentire la lontananza da casa, dalle proprie abitudini e ritmi..forse perché abbiamo visitato paesi unici ed ospitali, sorridenti all’inverosimile, tranne poche eccezioni, fermi nel tempo e senza tempo, dove si sta bene con poco, dove non si rincorre il futuro ma si vive il presente piegandosi agli eventi ed accettando gli accadimenti quotidiani per quello che sono: una deviazione al percorso che può portare solo al bene..
Tornando a casa ora capisco il vero significato del detto francese..mi viene in mente la tenacia e l’operosità all’inverosimile dei vietnamiti, sempre pronti a vendere, a costruire, a lavorare..penso ai volenterosi cambogiani che solo ora iniziano a rendersi conto della ricchezza del loro passato o che forse ancora vivono nel ricordo di questo..e soprattutto ricordo la quiete e la pacatezza dei laotiani, più di qualunque altro popolo incontrato piegato alla più profonda filosofia orientale e fortunatamente ancora fermo in un’epoca tutta loro da cui non hanno alcuna intenzione di uscire.