Impressioni sul Giappone, viaggiando con infant
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Speciale perché abbiamo viaggiato con la nostra cucciola 4mesenne. Nonostante le mille remore delle persone che ci conoscevano che come gufi ipotizzavano catastrofici avvenimenti (da parotiti a brucellosi) abbiamo deciso consapevoli di affrontare questo viaggio perché in fondo a pensar male si fa sempre in tempo e comunque con qualche accortezza in più viaggiare con infant non solo è possibile ma anche molto piacevole. Stancante? Un po’ di più certo..ma poi ti ritrovi in uno di quei luoghi che da settimane sognavi ed oltre al paesaggio hai tua figlia che elargisce mille splendidi e dolci sorrisi e tu ti senti il genitore più fortunato dal mondo. Per non parlare del fatto che si ha la possibilità di vedere il paese che visiti con occhi diversi.
Particolare perché il Giappone non è una meta battutissima da noi italiani e ci abbiamo messo un po’ a metabolizzarlo dal punto di vista culturale tornando con tante domande. L’idea del Giappone è nata dal fascino che i templi visti in tv hanno sempre suscitato e poi noi degli anni ’80 cresciuti a pane e anime giapponesi non possiamo rimanere indifferenti dalla patria dei mille cartoni con cui siamo stati svezzati!!! Quest’anno dopo un lungo pensare grazie ad un’offerta con British Airways realizziamo un nostro sogno, grazie anche ad alcune considerazioni legate a nostra figlia. Il Giappone infatti è un paese molto pulito (così pulito come paese abbiamo visto solo L’Austria, ma forse il sol levante la supera) ed in cui non esiste microcriminalità, spostarsi è molto semplice con i mezzi pubblici e ci si muove facilmente con il passeggino (a differenza della spiaggia e del mare dove non solo il passeggino va solo all’indietro ma in cui a dire il vero un infant non potrebbe stare tra le 10 e le 17, per questo abbiamo scartato anche tutte le mete di mare). Una destinazione scelta col cuore ma anche con la testa.
A differenza degli altri anni però qualcosa cambia, partiamo con la consapevolezza che non sarebbe stato facile da penetrare dal pdv culturale nonostante avessimo cercato di studiarlo a priori. E’ un paese ricco di contraddizioni, che vive di dicotomie e ci è capitato alcune volte di rimanere spiazzati. Così come siamo rimasti spiazzati nel constatare che diversi luoghi comuni sul Giappone sono del tutto infondati. Per prima cosa prima di partire o anche dopo ci è stato detto il Giappone è una meta carissima!! In realtà x mangiare e dormire si spende meno che in Grecia e Spagna. Ma come direte voi, e invece sì. In generale per le sistemazioni abbiamo speso mediamente 70€ (ad eccezione di tokyo dove siamo arrivati a 82€) a camera, e per cenare circa dai 18 ai 24€ in due con due bei secondi annaffiati da birra. A parte una sera che siamo andati a mangiare sushi infatti solitamente cenavamo nelle izakaya, taverne locali che assomigliano molto alla taverna di marrabbio di kiss me licia per intenderci. Luoghi in cui non vedevi un turista e c’erano solo persone del luogo. In realtà sono quei posti dove mangi meglio e spendi meno. Quindi per chi non ha mai considerato il Giappone perché troppo caro vorremmo anche noi testimoniare (come hanno fatto altri tpc prima di noi) che non è così ed è anzi è una meta fattibile, considerando anche il costo del volo che per un lungo raggio non era poi così male in agosto (circa 700€) e dei treni 330€ per Japan rail di due settimane (treni illimitati, shinkansen inclusi). Noi in 16 gg abbiamo speso (tutto compreso dall’acqua in aeroporto, bus alberghi, souvenir ecc) 2.177€ a testa (la piccola nulla ovviamente), imprevisti compresi (es un paio di volte taxi non previsti). Il prezzo si riesce ad abbassare se si viaggia fuori agosto (le sistemazioni in doppia costano circa 60€ anche a Tokyo) ed il volo che può arrivare a costare anche 500€, quindi si potrebbe rimanere tranquillamente entro i 2mila.
Un altro luogo comune sul Giappone è che sia una meta troppo lontana. In realtà sono 12 h di volo da Londra, beh da Venezia a Patrasso sono oltre 30 h di traghetto, ma nessuno con un bimbo ti dice nulla se parti da Venezia per andare in Grecia, considerato anche che l’aereo è un mezzo più sicuro sia di auto che di traghetto ancora oggi mi chiedo perché alcuni genitori ci guardino basiti.
Ad onor del vero poi prima di partire oltre ad aver stipulato la classica polizza sanitaria senza franchigie per l’intero nucleo familiare (134€ totali), abbiamo acquistato una sim locale per 30€ che ci garantiva accesso ad internet 24h per 1 G di traffico. Per noi questa scheda è stata utilissima per le app, da noi molto usate in particolare quella dei treni, booking, google maps e soprattutto , motivo primario per cui abbiamo acquistato la sim, google traduttore, cosicché se avessimo avuto necessità di dover chiedere aiuto a personale medico per noi o nostra figlia e non avessimo avuto modo di comunicare in inglese (in Giappone l’inglese non è molto parlato) lo avremmo potuto fare in giapponese in qualsiasi momento. Si può anche fare a meno e spesso facevamo finta di non averlo per cercare di interagire con le persone del posto, però ci si è rivelato anche utile in diversi momenti. Ripeto non è basilare anche perché negli alberghi c’è sempre il wi fi, noi lo abbiamo fatto perché viaggiavamo in condizioni particolari e per noi è stata una fonte di sicurezza in più. Per cui riteniamo che si possa partire per questo paese spendendo relativamente poco ed in tutta sicurezza.
Ma in Giappone cosa c’è da vedere? Beh, ci sono città moderne costruite con la logica del capitalismo più aggressivo, templi secolari, abitazioni in legno, castelli, monti e campagne in cui la quiete regna sovrana ed il tempo sembra essersi fermato. Ci sono anche luoghi termali e spiagge ma soprattutto ci sono i Giapponesi, quel popolo misterioso che per noi occidentali è davvero difficile da capire. Basta leggere un paio di libri di occidentali che vi si sono trasferiti o che ci hanno soggiornato per capire quanto duro sia entrarci dentro. Ed oggi ecco io ne capisco il motivo. E’ stata una sfida avvincente!
Perché ci chiedevamo? Beh noi crediamo che non sia tanto la lingua o il modo di guidare, è proprio un modo di pensare completamente diverso e ricco di dicotomie. A partire dal cibo. Per noi europei ad esempio, soprattutto del sud Europa, il cibo è convivio, io ti invito a cena prima di tutto per stare con te, insieme a te e poi si mangia. Per i Giapponesi il cibo ci è sembrato più una necessità, mangio perché devo ma non condivido. Per cui quando vai nelle taverne non vedi famiglie (da noi al ristorante si va con il compagno, la famiglia gli amici ecc) ma vedi singoli individui lungo un balcone con la faccia al muro che soli mangiano, vedi che nessuno mangia un gelato per strada che non sia giapponese, per il gusto di dire assaporo ciò che vedo con il cibo. In strada non si mangia. Eppure è pieno di market che vendono cibo.
In Giappone si fa la fila per entrare nella metro o sui treni in maniera composta, c’è silenzio, i cellulari sono tutti in modalità silenziosa ma ..si siedono nelle poltrone dedicate agli anziani o infant o donne in gravidanza e col cavolo che ti cedono il posto. Poi esci fuori e vieni sommersa di carezze e coccole per la tua bimba..ma in treno o sulla metro ciò che ti spetta di diritto non ti viene dato. Forse questo rigore che da fuori pare etereo scricchiola un po’.
Il silenzio regna sovrano ovunque, anche a Shinjuku, la stazione più frequentata al mondo dove pare transitino oltre 3,5 mln di persone ogni giorno, si proprio così 3,5 mln di persone. Eppure c’è silenzio..un silenzio surreale, forse necessario perché se fosse frequentata da 3,5 milioni di italiani arriveresti a sera ubriaco o pazzo tra improbabili suonerie urla e grida e risate. Qui tutto tace..eppure noi siamo convinti che sotto questo silenzio ci sia un turbinio di emozioni che prima o poi vengono fuori anche se non abbiamo capito dove. Una volta in un ristorante ci è addirittura capitato di essere sbattuti fuori. E voi penserete coma chissà che cafonate avranno combinato. Beh nulla nostra figlia aveva le coliche e solitamente in circa un quarto d’ora la riusciamo a calmare, tempo 5 minuti e si è presentato il gestore del locale facendoci cenno di andare in quanto disturbavamo i commensali. All’inizio confesso di esserci rimasta un po’ male, poi quando al terzo ristorante serale la proprietaria si è dimostrata imbarazzata dicendo che non accettavano bambini (era un altro ristorante) ..non riuscivo a crederci..poi ci ho fatto caso ed ho notato che non ci sono bambini nei ristoranti. Davvero, soprattutto piccoli. Abituati da noi che pur di attirare bimbi ci si inventa pure il gelato di peppa pig mi sono sentita quantomeno confusa!! Poi ho capito che i bimbi sono imprevedibili nel senso che sono emozioni senza freni, dal riso al pianto, e un bimbo piccolo non avendo parola per comunicare piange per dire che ha fame, che deve essere cambiato o che ha male…ma ciò va oltre gli schemi, il prevedibile e quindi i bimbi al ristorante non ci sono, almeno dove siamo stati noi, e soprattutto neonati. Eppure li sommergono di attenzioni e coccole per strada, ma non li baciano. Non ho visto una mamma giapponese baciare il proprio piccolo, tutti nel marsupio attaccati al seno se infant, sorrisi carezze ma non baci. Un’altra cosa che ho notato è che in Giappone è difficile sapere se una persona è triste o felice, arrabbiata o confuso, per cultura il volto non trapela emozioni, solo nei bambini. Cioè non fraintendeteci i giapponesi sono stati e sono super gentili, ci hanno elargito mille sorrisi ma dico in metro ad esempio sembra di stare la museo delle cere..è pazzesco. In tanti altri paesi soprattutto guardando i giovani vedi rabbia gioia felicità stupore…nei volti dei giapponesi è più difficile. Vedi le teenager che si incontrano si salutano ma non si scambiano gesti fisici d’affetto, sono felici ma non hanno quella gestualità o mimica facciale a cui siamo abituati. Allora ti viene da pensare che questi giapponesi siano proprio inquadrati e dici che tristi e poi invece passeggi per harajuku e scopri che le ragazzine anche se non si danno la mano si muovono in team, c’è il team delle sportive delle angeliche, delle dark, delle lolita…c’è un filo che le unisce ma soprattutto c’è la libertà di essere ciò che vuoi e si ti va di vestirti da saylor moon e non è halloween o carnevale chi se ne frega. Allora sono più libere loro o noi che se non hai lo zaino di un certo colore o marca o non lo porti fino alle caviglie sei giudicato nerd o secchione o poveretto? Non lo so..il dubbio a noi è venuto. Certo c’è un conformismo ed una etichetta molto rigida cui è difficile sfuggire ma a volte parafrasando Montesquieu nelle regole siamo più liberi, liberi di salire in metro senza romperti una costola, liberi di passeggiare senza che un vicino ti sfondi un timpano, liberi di vivere nella pulizia, e di credere in ciò che vuoi. Eh si perché un’altra cosa che abbiamo adorato dei giapponesi è stato anche il loro modo di vivere la religione, con quel sincretismo che manca a tanti paesi cristiani ed islamici e che permette loro non solo di vivere in maniera veramente laica ma anche con una visione del mondo più libera. Per cui mi piace il rito cristiano per il matrimonio perché c’è il vestito bianco ma va bene, lo faccio con quel rito, il funerale mi piace buddhista e sia..in fondo tutte le religioni hanno punti di tangenza. Ognuno è davvero libero di credere in ciò che vuole, senza pressioni sociali di sorta come da noi (penso che almeno una ventina di persona mi abbiano chiesto per quale motivo non battezziamo nostra figlia, per non parlare dei riti funerari o via discorrendo), o politiche come in alcuni paesi islamici. La religione è davvero vissuta come un qualcosa di estremamente eclettico e personale che nulla ha a che fare con le istituzioni. Beh..wow! Qui si che siamo avanti, altro che taxi che si aprono da soli o sim card locali fatte ad hoc per turisti. Nonostante il capitalismo imperante che ha distrutto vite umane nella logica del mai abbastanza, lo spirito di questo popolo è rimasto “oltre” e noi ne siamo rimasti ammaliati.
Poco tempo fa lessi un racconto di un altro tpc in cui diceva di aspettarsi modernità storia e spiritualità ma non ha trovato ben poca modernità e spiritualità. Noi ci permettiamo di dissentire. Non si può andare in Giappone cercando di trovarsi di fronte luoghi comuni, geishe, samurai e kimono piuttosto che lottatori di sumo e non il calcio. Per prima cosa la figura della geisha è più una figura storica (il cui apice risale tra 1700 e 1800) e non è che uno va in Giappone a cercar geishe in quanto si tratta di intrattenitrici d’un tempo, che incentravano la loro attività su musica canto e danza. Ancora si trovano ma l’intrattenimento ha un erotismo diverso, è più veloce, mordi e fuggi, con ritmi diversi. Il samurai invece è un militare del Giappone feudale. Sarebbe un po’ come venire in Italia e lamentarsi di non vedere vassalli e valvassori piuttosto che dame in abiti ottocenteschi. I paesi si evolvono e le tradizioni non scompaiono ma si evolvono. Non è che si sono persi, si perderanno quando li si si dimenticherà. A nostro avviso la memoria storica dei giapponesi è ben viva, più che quella italiana sotto taluni aspetti. I kimono peraltro sono usatissimi nei giorni di festa, a differenza nostra dove nei giorni di feste le persone ostentano solo blasonate marche senza anima. Ad onor del vero il Giappone è un paese molto genuino e non artefatto, quello che vedi è. Turistico perché visitato ma per nulla finto, non c’è folklore creato ad hoc per i turisti, a parte qualche negozietto. Sul discorso della modernità invece li abbiamo trovati moderni dal punto di vista spirituale più che da quello tecnologico e la spiritualità l’abbiamo vista trasudare da ogni poro.
Un aspetto che invece ci accomuna (oltre a quello di non considerare i priority seat sui mezzi) è che il colore della pelle per i Giapponesi è un problema come lo è per noi, con la differenza che mentre noi paghiamo per abbronzarci con lo spray piuttosto che con lampade e lunghe sedute acchiappa ruga in spiaggia loro invece pagano per rimanere chiari e vedi mamme con 50 gradi con i guanti, calzoni lunghi anche in estate, prodotti di cosmesi che promettono immortale candore. Alla fine siamo veramente tutti degli sciocchi, perché non riusciamo a piacerci per come siamo? Altra similitudine con la nostra cultura è il concetto di diverso dal punto di vista fisico. Come in Italia se si ha una menomazione ci sono diverse barriere da affrontare e non è semplice viverci quotidianamente Ce ne accorgiamo in stazione, le stazioni Giapponesi infatti sono bellissime, piene di negozi di ogni genere, ma col passeggino perdiamo sempre un po’ di tempo ogni volta e per cercare ascensori e scale mobili, spesso poste ai margini. Da italiani non ci stupiamo, e non è tanto una questione di modernità ma di mentalità. Negli Stati Uniti il diversamente abile è abile di muoversi pressoché ovunque senza fatica, qui come in Italia è più problematico, perché per noi è un problema chi non è in grado di essere fisicamente come gli altri. Quante somiglianze con questo popolo, eppur si dice che siano così diversi ed invece più viaggi e più ti accorgi che il mondo è piccolo perché abbiamo davvero tante cose in comune.
Giungendo alla parte pratica del viaggio noi abbiamo fatto il giro classico del Giappone, due settimane sono più che sufficienti per assaporare i punti forti del sol levante a nostra avviso. Per scelta non abbiamo fatto: Koya San, molto lontano e fuori Japan Rail, il monte Fuji in quanto viaggiavamo in agosto ed in agosto il monte fuji non si vede (come anche testimoniato da 3 coppie di viaggiatori incontrati in loco) ed Hiroshima perché a parte il museo la città non ci attraeva particolarmente in più a Miyajima c’era la bassa marea ed avremmo visto i famosi tori nel fango. Inoltre non siamo stati al Palazzo Imperiale di Tokyo in quanto in ristrutturazione e non accessibile ai turisti.
Le nostre tappe sono state TOKYO -NIKKO KAMAKURA E KITA KAMAKURA TAKAYAMA HIDA FURUKAWA SHIRAKAWA GO KANAZAWA NARA FUSHIMI INARI KYOTO.
Abbiamo girato sempre con Japan Rail Pass, strautilizzato anche a Tokyo dove con la Yamamote line e chuo line si arriva ovunque (a parte asakusa e mercato del pesce dove abbiamo preso anche un breve tratto di metro). A conti fatti abbiamo risparmiato davvero tanto con il Japan Rail, anche perché Tokyo non è una città che giri a piedi. I treni non li abbiamo mai prenotati ed abbiamo sempre trovato posto. All’inizio avevo pensato anche all’auto ma diventa un’opzione non solo più lenta ma anche più costosa. Dove abbiamo usato poco il Japan Rail è stato Kyoto perché si gira prevalentemente coi bus (240 yen una tratta 500 yen il giornaliero. Per Kyoto il giornaliero è senz’altro conveniente).
Sistemazioni: avevamo prenotato quasi tutto dall’Italia lasciandoci libere un paio di notti, prenotate poi su booking all’occorrenza. Il Giappone non è una di quelle mete in cui puoi arrivare e improvvisare perché molte strutture ricettive sono full a prescindere dal periodo dell’anno e capire quale sia la base logistica migliore non è sempre semplice. Però a onor del vero mi sono lasciata fuori qualche notte e le ho prenotate 24 h rima dell’arrivo. Se tornassi indietro e fossi senza figli credo cercherei in loco a parte la prima e l’ultima notte, magari in un luogo strategico tipo vicino alla stazione (da cui poi partono anche i bus o la metro) dato che differentemente dall’Italia i pressi delle stazioni non solo sono pulitissime e sicure ma anche piene di servizi, alberghi e ristoranti.
Denaro: noi abbiamo portato contanti e le carte di credito per sicurezza. Abbiamo usato (per evitare anche le commissioni sulle operazioni in divisa) solo quelli e non abbiamo mai avuto necessità di prelievo. In Giappone non esiste microcriminalità per cui non abbiamo mai avuto il pensiero di essere in viaggio con del contante, ed abbiamo monitorato con più facilità le spese.
Cibo: come accennavamo prima i nostro luoghi preferiti sono stati le izakaya, spendevamo pochissimo e mangiavamo molto bene..per ciò che di bene si può intendere. Solitamente non siamo molto bravi con la cucina estera nel senso che la mangiamo ma non ci esaltiamo, a noi ad esempio il sushi non piace. So che siamo fuori moda ma non importa.
Per nostra lungimiranza abbiamo optato di partire zaini in spalla e la scelta si è rivelata eccezionale per diversi motivi: con la bimba ed un passeggino da mandare sono stati ultra comodi, abbiamo viaggiato leggeri, e nei luoghi (stazioni alberghi siti) ci siamo sempre mossi con facilità, anche sui treni dove gli spazi non sono grandi e quindi spesso posizionavamo gli zaini proprio sopra le nostre teste. Con le valige sarebbe stato impossibile ed a dir poco laborioso..almeno per noi avendo il passeggino.
Bene, tutto ciò premesso ecco il nostro resoconto, sperando di poter essere utili ad altri viaggiatori come loro lo sono stati per noi!:)
06/08/2014
Sveglia ore 4.30, partenza in direzione Bologna. Facciamo scalo a Londra nel grande aeroporto di Heathrow (siamo nello stesso terminal ma abbiamo preso il volo di corsa sia all’andata che al ritorno nelle 2 h che avevamo, i controlli e le code sono lunghi ed estenuanti) e con non poca emozione saliamo sul nostro terzo intercontinentale che ci porterà a Tokyo con la nostra piccola..chi l’avrebbe mai detto! Ci viene da dire alla faccia di chi dice che se ti sposi hai un mutuo e figlia non puoi viaggiare! Il volo di andata è stato un po’ pesante perché nostra figlia non abituata è sempre rimasta semi vigile e ci riposiamo pochissimo.
07/08/2014
Arriviamo a Tokyo dopo 12 h alle 7 am del mattino, ritiriamo i bagagli ed ecco una piccola sorpresa: nel nuovo passeggino la cucciola non riesce a dormire nonostante le abbia preso una sorta di piccolo materassino. La testa gira forte e siamo frastornati, il caldo, la mancanza di ore di sonno… ma ce la possiamo fare, l’adrenalina è a mille! Raggiungiamo l’albergo dopo aver cambiato il Japan Rail pass. Arrivarci è molto semplice da Haneda. Prendiamo la Tokyo monorail fino Hamamatsucho e cambiamo per la Yamamote Line scendendo a Shinjuku, tutto compreso nel jrp. Shinjuku è davvero comoda e riusciamo a sfruttare il pass ogni giorno (potendo sfruttare oltre alla yamamote anche la chuo e la sobu line). Giunti a Shinjuku ci dirigiamo all’uscita ovest dove c’è un bus che ci porta in hotel (servizio navetta offerto gratuitamente per gli ospiti). L’hotel si chiama Shinjuku New City Hotel 83€ matrimoniale). E’ un hotel un po’ datato nel senso che soprattutto dal bagno si vede che ha diversi decenni alle spalle, tuttavia la camera è davvero pulita e ben tenuta, sufficientemente ampia per noi che abbiamo anche il lettino della bimba portatile da sistemare e i nostri due zaini. Bagno molto piccolo ma funzionale. La nostra stanza aveva anche una bella vista sulla città ed era molto pulita. Per gli ospiti anche piccoli set di cortesia con rasoi, cuffie, ciabatte, pigiami ecc. L’unica pecca dell’hotel a nostro avviso è la posizione, nonostante il comodo servizio navetta che in 5 minuti porta alla stazione di shinjuku infatti (peraltro in determinate fasce di orario e con l’ultima corsa alle 21 la sera) la zona la sera è spenta, non c’è nulla a parte qualche buon ristorante. Nell’ultima parte della vacanza abbiamo soggiornato due notti per lo stesso prezzo nella zona est della città e beh è davvero un altro mondo!!! Viva piena di luci e colori, se tornassimo non è che non sceglieremmo questo hotel, ma più che altro la zona. Oggi andiamo all’esplorazione di Asakusa Ueno e Ikebukuru. Asakusa col suo rosso ti conquista!! Il senso ji è un tempio molto bello dove all’interno si trova una statua dorata, e poi la porta del tuono (kaminari mon), la nakamise dori, una strada piacevole fitta di negozietti in cui comprare souvenir (a nostro avviso uno dei luoghi migliori di tutto il Giappone visto), e ancora la pagoda a 5 piani. Davanti al tempio c’è un grande incensore davanti a cui i turisti si fermano a respirare, nella credenza che dia buona salute. Ed infine il santuario di Asakusa Jinja. Francamente starei ore ed ore in questa zona, troviamo un posticino per sederci e mentre faccio mangiare la bimba respiriamo frastornati ancora dal viaggio i profumi le persone e tutto questo rosso che ti travolge. Non abbiamo visto Asakusa la sera ma per certo se dovessimo soggiornarvi non la sceglieremmo, non perché non sia bella, ci sono anche diverse gallerie piene di negozi, taverne, quanto perché è scomoda ed obbliga sempre all’utilizzo della metro, diversamente da altre zone sulla chuo line o yamamote, che se si utilizza japan rail sono comprese nel biglietto. Non facciamo acquisti e ci dirigiamo verso Ueno e Ikebukuru. Qui abbiamo un assaggio della Tokyo più moderna, fatta di palazzi (a dire il vero mai troppo alti) e negozi più o meno tech, che si sposano con taverne di origine antichissime ma dotate di macchinette self. Antico e moderno fanno sempre l’amore a Tokyo. Qui a ikebukuro per la prima volta ceniamo in una izakaya, i nostri locali preferiti per mangiare in Giappone. In esse infatti troverete sempre e solo gente del posto (penso di non aver mai visto turisti se non giapponesi), cibo di stagione birra locale ed ottimi prezzi. Il funzionamento è molto semplice, all’ingresso trovate un grossa macchina self service in cui le pietanze sono numerate e con esposto il prezzo, mettete dentro i soldi, scegliete la pietanza, spingete e portate lo scontrino prodotto al bancone, e quando è pronto (in genere in brevissimo tempo) vi chiamano. Non ci sono posate e si mangia tutto con le bacchette. Noi non ci avevamo mai provato ma ce la siamo cavata sempre senza ricorrere a forchetta e coltello (che per precauzione lo ammettiamo avevamo preso in aereo). Torniamo in albergo e ci abbandoniamo tutti e 3 tra le braccia di Morfeo per ben 11 ore!!
08/08/2014
Oggi ci vediamo con Yuriko, amica di un’amica che ci ha messe in contatto. Lei è Giapponese , originaria di Tokyo. E’ una giapponese un po’ atipica nel senso che oltre ad aver viaggiato tanto ed essere vissuta alcuni anni fuori tra Stati Uniti Irlanda e Cina ha sposato un indiano (proveniente da un ceto abbiente), dando vita ad una famiglia multietnica con due culture provenienti dallo stesso continente ma anche diverse tra loro. Inoltre ha la possibilità di occuparsi a tempo pieno delle proprie figlie e suo marito, manager d’azienda, riesce a mantenere loro un tenore di vita piuttosto alto che non è proprio lo specchio dell’impiegato medio giapponese. Tuttavia per noi è una grande opportunità e siamo eccitati e non vediamo l’ora di incontrarla. All’inizio appena ci vediamo (provvidenziale la sim estera con la quale rimarremo sempre in contatto e ci sentiremo) io prima figuraccia..la bacio! Dimenticando che in Giappone non si fa..chiedo scusa e lei mi dice che non importa e che ci è abituata, ricorda il suo periodo trascorso in Europa. Insieme ci porta in uno di quelli che diverrà uno dei miei quartieri preferiti di Tokyo: Harajuku, perché lo amiamo? Perché profuma di libertà, libertà di essere ciò che vuoi e che ti piace.
Seconda tappa Shibuya. La quantità di persone che circolano per le strade è impressionante ma ovunque regna quasi un silenzio surreale… pazzesco! Sono così ordinati anche nell’attraversare la strada..sembra di stare in un cartone animato. Poi appena fuori dai centri ci sono diversi palazzi che mi ricordano gli alveari delle api, piccolissimi nidi in cui la sera la gente si rifugia e mi sale un po’ di malinconia e non so dire il motivo. La giornata corre via veloce tra un pranzo in un ristorante tipico in cui i tavoli sono sul tatami e passeggiate con chiacchiere all’infinito, e ricca di momenti che mi emozionano. Mia figlia infatti aveva 4 mesi e mezzo e come tutti i bimbi ama scrutare gli altri bimbi e in diverse occasioni interagisce con la figlia più piccola di Yuriko, si toccano, si mettono le mani l’una nella bocca dell’altra carezze e sorrisi che ti scaldano il cuore che mi rendono orgogliosa di essere una mamma viaggiatrice. Sono momenti che se non li provi fai fatica a comprenderli, ma ti basta un attimo per capire che per comunicare e piacersi non importa conoscere l’idioma dell’altro, non importa il colore della pelle, basta uno sguardo e ti senti più ricco e felice. E’ stato semplicemente bellissimo. Mi sento fortunata ad aver affrontato questo viaggio perché solo questi attimi valgono l’intera vacanza. Noto poi che i bimbi fino all’anno difficilmente stanno sul passeggino ma sempre nel marsupio. In questo modo piangono meno (quindi sono più prevedibili e non “disturbano”), non esistono barriere e mi chiedo come non facciano ad avere la scogliosi le giovin mamme giapponesi!!! Torniamo a Shinjuku ovest e decidiamo di andare a cena. Ceniamo bene con della carne alla griglia e un po’ stupiti ed un po’ increduli assistiamo alla scena per la quale la gerente del locale agitatissima nel vederci entrare con un neonato ce la vuole tenere in braccio tutto il tempo (presumiamo per cercare di non farla piangere) ci serve per primi in zero due e ci porta in maniera fulminea il conto. E’ agitatissima, tra il divertito e lo stupore dopo aver cenato in un quarto d’ora ce ne andiamo, non senza aver ricevuto un pugno di caramelle.
09/08/2014
Oggi ci dirigiamo al mercato del pesce di Tsukiji. In realtà l’orario migliore per vedere questo luogo davvero suggestivo sarebbe tra le 5.25 e le 6.15 del mattino, registrandosi alle 5, s c’è chi ci va di notte anche alle 3 o alle 4 per essere tra i primi 120. Oppure per i comuni mortali che non riescono a vedere la celebre asta del tonno si può visitare il reparto dei grossisti ittici tra le 9 e le 11 ma alle 9 già i lavoratori iniziano a sistemare. Si ha tuttavia modo di capire quanto per i Giapponesi il pesce sia importante, alimento primario della loro vita lavorativa e culinaria. Per non parlare della sensazione piacevolissima nel perdersi tra mille dedali, lanterne pesci e grossisti. La reflex immortala scene di vita quotidiana da cui non riusciamo a staccare gli occhi. Mentre ci dirigiamo alla fermata della metro rimaniamo colpiti dai tanti localini minuscoli sulla strada che vendono pesce freschissimo, c’è gente che pranza anche di primo mattino. Sono molto pittoreschi e meritano come il mercato del pesce.
Successivamente avendo finito relativamente presto decidiamo di partire per Nikko e per le 12 siamo lì (ci vogliono circa un paio d’ore con shinkansen da Tokyo station e cambio a Utsonomiya). Che dire di nikko, semplicemente splendida, ha diversi siti facenti parti del patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Ciò che rapisce sono i templi così finemente adornati, una sorta di nostro barocco ma del periodo Edo, in cui oro, rosso nero e blu si mescolano dando luogo a uno scenario veramente suggestivo. A dire il vero noi lo abbiamo visto un po’ di corsa e l’ideale sarebbe partire di buon mattino da Tokyo e gustarselo piano piano con calma, magari con un paio d’ore in più a disposizione. I siti in Giappone chiudono molto presto ed è importante arrivare tra le 8 e le 9. Inoltre da Nikko stazione c’è una bella camminata prima di arrivare al sito vero e proprio. Volendo si può anche prendere un bus. Appena usciti dal sito veniamo travolti da una bella pioggia. Esausti torniamo a tokyo e ceniamo in una taverna vicino al nostro hotel mangiando quella che poi vincerà il premio come miglior tempura (piccolo piatto misto di pesce crostacei e verure passati in pastella e fritti) del viaggio! Il ristorante si chiama Azabu Oidon, merita davvero si trovata a Shinjuku ovest.
10/08/2014
Oggi piove a dirotto e dopo essere tornati ad harajuku, è più forte di noi! Torniamo in hotel a prendere i bagagli e ci dirigiamo a Nagoya, dove arriviamo per l’ora di cena. Ci avventuriamo a naso in una izakaya vicino all’hotel assaggiando ramen alle verdure squisiti. Oggi ci accorgiamo che i giapponesi sono davvero molto magri, la cucina infatti è molto salutista a base di riso alghe e pesce ed anche a 50 anni hanno dei fisici pazzeschi. Che bravi! E’ sabato e nella taverna entrano due impiegati, mi fanno compassione mi fanno riflettere sullo stile di vita che a livello globale abbiamo acquisito. Non si lavora mai abbastanza e mi chiedo dove arriveremo. Sono stanchi, come quelli che incontri nella metro al mattino presto o la sera tardi, consunti da un lavoro che non basta mai, instancabili come i personaggi dei cartoni animati con cui sei cresciuto. Sono dei lavoratori pazzeschi ma hanno l’aria di non essere poi così felici, o per lo meno alcuni di essi. Ricordo le parole di Yuriko e del numero dei suicidi in aumento, lavorare in Giappone non è semplice. Ritorniamo in hotel per un buon sonno ristoratore, grazie alla nostra piccola che sin dalla prima notte si sparava come a casa almeno 7/8 h di fila per notte. L’hotel di nagoya era il Best western (http://nagoya.bwhotels.jp/ – 70€) che dire, il best western è sempre il best western. Camera molto spaziosa (che in Giappone è un plus) e silenziosa, dotata di diversi gadget da bagno e camera tra cui oltre al classico pigiama troviamo anche spazzolino e dentifricio. Bagno grande e ottima pulizia. La sera nelle vicinanze ci sono anche diverse izakaya. Per chi vuole esplorare Nagoya è ottimo ma per chi lo utilizza come base di passaggio io sceglierei qualcosa nei prezzi della stazione (questo era a due fermate di metro).
11/08/2014
Oggi ci svegliamo alle 6 per poter raggiungere in mattinata Takayama. Impieghiamo circa 2 ore e dopo aver appoggiato i bagagli in hotel andiamo in esplorazione della piccola cittadina. E’ molto graziosa e turistica. Quello che ci è piaciuto di più di questa cittadina sono stati i vicoletti con le abitazioni in legno e quella calma e tranquillità che si respira solo in alcune cittadine di montagna. In pausa pranzo decidiamo di prendere il treno (15 minuti su un treno che secondo me almeno 50 anni li aveva ma era davvero pulito e pittoresco) ed andare a vedere Hida Furukawa, molto più autentica di Takayama, un vero gioiellino anche se ci trasmette un po’ di malinconia in quanto oggetto di un’emigrazione verso i grandi centri. Ritorniamo a Takayama e finiamo di vederla. Hida furukawa si vede in un paio d’ore scarse mentre takayama in 3 h. Noi in giornata siamo riusciti a farle entrambe con calma. Prima di tornare in hotel prenotiamo il bus per Kanazawa per il giorno dopo con stop a shirakawa go, spendendo 32€ a persona. I biglietti si acquistano nell’ufficio dei bus proprio accanto alla stazione dei treni. Breve sosta in hotel per una pennichella – ne approfittiamo mentre la cucciola dorme fa lo stesso, sia a livello fisico che mentale è un po’ più faticoso viaggiare, non si hanno quasi tempi morti. Usciamo a cena alla iazakaya wada. Questa sera non siamo molto soddisfatti del cibo ma dell’atmosfera. Il bancone affaccia direttamente sulla cucina e con la mano potremmo toccare le pentole, vediamo i cuochi che preparano del pesce freschissimo e sembrano quasi dei pittori nell’impiattamento. Torniamo in albergo. L’hotel scelto a Takayama si chiama rick shaw inn http://www.rickshawinn.com/e/ -77€ . Decidiamo di concederci per una notte un ryokan. A noi quello scelto è piaciuto moltissimo perché si trova a 10 minuti a piedi dalla stazione e 2 minuti dal centro, è molto pulito, grande, confortevole e con bagno provato. Caratteristiche le travi in legno e l’angolo per il the. Il personale gentilissimo! L’esperienza di dormire sul tatami è unica, ci si sente come in un cartone animato!! La stanza è anche molto silenziosa e la sera ci sono tantissimi ristorantini nei pressi del ryokan. Connessione wi fi in camera molto veloce. Insomma noi siamo stati benissimo e ve lo consigliamo.
12/08/2014
Oggi ci alziamo sempre presto per prendere il bus che ci porterà a Kanzawa ma prima ancora a vedere il villaggio di Shirakawa go. Il villaggio è pittoresco come un quadro e composto da diverse fattorie con tetti in paglia costruiti in uno stile rustico chiamato gassho zekuri, ed appartengono ai patrimoni dell’umanità dell’unesco. Sono suggestive perché questi tetti ricordano delle mani che si ricongiungono in preghiera, in realtà hanno l’obiettivo di resistere alle forti nevicate invernali. In 2 h si ha modo di assaporare il villaggio, quindi volendo saremmo riusciti anche a prendere il bus delle 10.50, ma volendo fare le cose con calma avevamo optato per quello che ripartiva alle 12.25, ed il tempo è stato veramente più che sufficiente anche per mangiare sia noi che la bimba e qualche pit stop. Dimenticavo di dire che i bagagli quando siamo arrivati li abbiamo lasciati negli armadietti siti proprio all’ingresso del villaggio. Abbiamo optato per uno unico grande dove ci stessero i ns due zaini ed il trolley piccolo, spendendo circa 4€. Giungiamo dunque a Kanazawa dopo circa 30 minuti di viaggio e dopo aver appoggiato i bagagli in hotel andiamo in esplorazione. Per prima cosa ci dirigiamo al mercato di Omicho, molto molto carino, ricco di leccornie locali, prevalentemente a base di pesce. E’ stato caratteristico quasi quanto il mercato del pesce a Tokyo ma questo offre una varietà di generi diversi. Una sorta di Boqueria all’orientale, con occhi di pesce esposti e sardonicini confezionati in sacchetti tipo caramelle per esempio. Successivamente ci dirigiamo nel quartiere dei samurai (Nagamachi) che non ci fa impazzire dopo Takayama. Decidiamo di cenare di fronte all’hotel, e ci concediamo del vero sushi. Alla fine non spendiamo neanche tantissimo 24€ in due, ma usciamo con la fame e la consapevolezza che il riso col pesce crudo a noi non piace, dopo un bel gelato per non far sentire soli i nostri trigliceridi torniamo alla nostra sistemazione, hotel Hinodeya (http://www.hotelhinodeya.com/-60€). Questo è stato l’hotel più spartano in cui siamo stati in Giappone. Il punto forte dell’hotel è che è veramente vicinissimo alla stazione per cui davvero comodissimo. Per una notte d’appoggio va benissimo ma oltre diciamo che non è il massimo nel senso che è davvero molto trascurato, con un po’di intonaco che cade, i materassi scomodissimi. Le stanze comunque si salvano è dove viene servita la colazione che ci sconvolge. Ci sembrava di essere in uno di quei reality sugli alberghi horror o sulla pulizia. Nel senso che al mattino seguente ci dirigiamo in reception a consegnare le chiavi, la stessa da sulla sala delle colazioni e troviamo una macchinetta del caffè che penso non fosse pulita dall’acquisto con incrostazioni con la muffa. Del pesce del giorno prima sul tavolo (visto la sera precedente), un casino del ’32, la padrona che ronfava sul divano in cui si sarebbero dovuti sedere gli ospiti ed un cane che scorazzava e producendo i suoi bisogni in ogni dove calpestando il cibo per cani sparso ovunque. Se ci ripenso ora mi vien da ridere, per certo non lo riprenoterei, nonostante il personale gentile. Mi chiedo solo in che condizioni preparino la colazione agli avventori. Noi per fortuna facciamo colazione sempre in viaggio al mattino.
13/08/2014
Lasciato l’hotel e appoggiati i bagagli in custodia ci dirigiamo a vedere di buon mattino il castello di kanazawa, il seison kaku (villa storica) e il kenroku en (giardino del periodo edo), carini. Probabilmente ci eravamo fatti aspettative troppo alte su questa cittadina, interessante ma neanche di una bellezza trascendentale a nostro gusto. Ritorniamo a prendere i bagagli e ci dirigiamo alla volta di Kyoto. Giungiamo a Kyoto e dopo aver sistemato in camera le valige iniziamo l’esplorazione della città ma non riusciamo a vedere siti in quanto chiudono prestissimo. Ci dedichiamo allora all’esplorazione del centro inteso come via principale dei negozia sulla Shijo Dori, terminando la giornata con dei ramen cotti in uno squisito brodo di pollo. Da subito mi accorgo che purtroppo la sistemazione da noi scelta non è quello che cercavo. Purtroppo abbiamo prenotato tardi (giungo per agosto) e non avevo tanta scelta. Di per sé non sarebbe male come sistemazione nel senso che dista una decina di minuti a piedi dalla stazione però la sera è molto decentrata dalla vita notturna, troppo isolato per i nostri gusti. La sistemazione si chiama Villa Court Karasuma nanajo (http://www.booking.com/hotel/jp/villa-court-karasuma-nanajo.it.html?aid=311091;label=villa-court-karasuma-nanajo-YsKxXHkSzL%2AxhWiEfdigRAS34260130704%3Apl%3Ata%3Ap1%3Ap2500.000%3Aac%3Aap1t1%3Aneg;sid=313412b8178e9d7dab79b344280feccd;dcid=4;ucfs=1;srfid=927cb996deb083dd5c035378ce70edcbe10245c6X1;highlight_room= 70€ a notte). Questa sistemazione ha il pregio di essere un monolocale molto ampio e spazioso, dotato di angolo cottura (ma senza stoviglie) con un bagno enorme diviso in 3 vani e nuovissimo ma purtroppo in una zona tanto smorta, per non parlare del fatto che non vi era il cambio delle lenzuola se non dopo 6 gg. Tornassimo indietro ne sceglieremmo uno o più vicino ancora alla stazione o più vicino alla movida notturna. Inoltre questa struttura ci ha richiesto il pagamento anticipato dell’intero soggiorno non il giorno dell’arrivo come gli altri alberghi ma addirittura con un mese di anticipo ed avendo tolto una notte in loco abbiamo perso parte del costo di una notte non usufruita e rimborsataci per un terzo. Inoltre pur sapendo di avere il passeggino ci hanno messo al terzo piano senza ascensore. A ciò aggiungiamo anche il fatto che la reception non era aperta prima delle 9 e dopo le 17 ed era dunque impossibile poter comunicare con qualcuno di persona. Per fortuna erano abbastanza solerti a rispondere alle mail ma se non avessi avuto la sim locale avrei speso molto per comunicare se in una zona in cui non c’era il wi fi cioè fuori l’hotel per esempio. Secondo me ci sono sistemazioni più comode.
14/08/2014
Oggi commetto un errore che ci impedisce di uscire presto come al solito perché dimentichiamo di caricare la reflex e così usciamo tardissimo alle 8.45, ma ciò non ci impedisce di riprendere il programma e andare al Fushimi Inari, a qualche fermata di treno da Kyoto. Il Fushimi Inari è insieme a Nikko uno dei luoghi più suggestivi in Giappone, un tripudio di arancione accecante che ti avvolge e stravolge! Splendido passeggiare sotto queste gallerie di tori. Da non perdere assolutamente. Finiamo la visita relativamente presto alle 14 siamo alla stazione di Nara. Possibilmente sarebbe meglio arrivare per le 12-13 per potersi godere anche il parco adiacente. Comunque riusciamo a vedere con calma il Todai ji grande complesso templare in cui è custodito il Daibutsu (grande Buddha), davvero tutto molto bello ed imponente, soprattutto se si pensa che il Daibutsu den (tempio) è l’edifico di legno più grande del mondo, e la struttura viabile oggi è solo 2/3 di quella originale. Singolare poi è un pilastro di legno dietro alla statua del Buddha nella quale turisti prevalentemente giapponesi cercano di infilarsi. Si dice che questo pertugio abbia le dimensioni esatte di una delle narici del grande Buddha (grande perché pare sia quello cosmico da cui posi sono nati tutti i mondi ed i rispettivi Buddha che si sono rivelati nel corso del tempo) e chi vi riesce ad infilarsi senza incastrarsi pare abbia la garanzia di raggiungere il risveglio spirituale. Noi non ci abbiamo provato anche perché io col mio bacino molto mediterraneo avrei rischiato di far chiamare il taglialegna! Successivamente dato che i giardini del complesso non ci entusiasmavano siamo andati alla Naramachi Koushi no ie una casa tradizionale circondata da uno splendido giardino. Rimaniamo con calma dentro al complesso ed usciamo per ultimi alle 17.30 dopo aver dato da mangiare alla piccola. Ci dirigiamo dunque in stazione. Una curiosità: mentre all’andata abbiamo pagato il bus che portava al complesso al ritorno abbiamo mostrati il pass e non ce lo hanno fatto pagare. Io francamente non ho capito se fosse o meno incluso, nel caso fatelo vedere alla meno peggio pagate la corsa. Ceniamo in un locale vicino alla stazione lo Yebisu bar dove mangiamo una micro pizza su cui ci viene consigliato di spalmare del miele (aiutooo) ma sentiamo dell’ottima birra locale, spendendo circa 22€. Toppiamo, ma avevamo bisogno di una pausa dalla cucina locale.
15/08/2014
Oggi si parte in direzione tempio d’oro ma sbagliamo strada e anziché di arrivare al Kinkaku ji andiamo al Ginkaku ji padiglione d’argento. La guida la definiva come meta imperdibile, a noi francamente non è che abbia detto molto. Ci dirigiamo dunque alle Nijo jo, castello del 1600, molto bello. Sorprendenti i pavimenti ad usignolo,che sembrano cinguettare quando ci si passa sopra, e costruiti all’epoca per scongiurare le intrusioni. Molto pittoresco ed al contempo “minimal”. Interessanti le riproduzioni della vita dello shogun (dittatore militare) ma non aspettative lo stile pomposo a cui siamo abituati noi in Europa. Terminata la visita abbiamo ancora tempo per fare una terza tappa ed andiamo al Kamigamo jinja, è uno dei santuari più antichi del Giappone e ci sono pochissimi turisti. Costruito nel 679 d.C. è dedicato al dio del tuono e fa sempre parte di uno dei patrimoni dell’unesco. La spiritualità che si respira è fortissima.
Torniamo in centro e ci dirigiamo al Nishiki Market (parallela alla shijo dori sulla Higashiuoyacho). Questo è uno dei luoghi più affascinanti di Kyoto per noi, un fitto e strettissimo mercato su una stradina principale in cui sono stipati negozietti di ogni genere, per lo più alimentari. E’ anche uno dei posti migliori in cui fare acquisti. Adoro farmi trasportare dalla calca di persone, le luci, i suoni i colori. Fuori dalla città, dentro le stradine il Giappone è davvero un tripudio di colori! Questa sera ceniamo in un locale vicino alla nostra sistemazione. E’ davvero molto suggestivo, come tanti visto fino ad ora con una parte in cui ci sono i classici tavoli sul tatami l’atra con dei tavoli in cui al centro vi è una grande piastra in cui si cucina un tipico piatto giapponese chiamato Okonomiyaki (tradotto significa cucina ciò che vuoi) e si tratta di specie di frittata fatta con pastella di acqua farina uova cavolo sminuzzato e una gamma di ingredienti che gli avventori scelgono. Non siamo molto bravi con le cucine estere nel senso che abbiamo una predilezione per il cibo italiano e spagnolo ma in Giappone ci siamo comunque buttati a sentire tutto ciò che potevamo!! Dal punto di vista delle papille gustative l’esperienza non è stata esaltante ma ci siamo proprio divertiti.
16/08/2014
Oggi ci siamo…Kinkaku Ji – tempio d’oro arriviamo. Per quanto alla fine non vi si possa entrare, per quanto la visita in questo luogo sia brevissima, è davvero molto suggestivo. L’oro del tempio che contrasta con il verde della vegetazione, semplicemente stupendo!!! Oggi abbiamo anche la fortuna di incontrare Francesca e Luigi, una coppia di italiani con cui passeremo il resto della giornata e le due sere successive. Una volta quando incontravo italiani facevo finta di non esserlo, poi invece ho capito che alla fine mica mi piace chi fa lo snob in vacanza con i propri connazionali, anzi è bello ritrovarsi e condividere, impressioni, sensazioni, esperienze.
Terminata la visita al tempio d’oro decidiamo dunque di andare a vedere la foresta di bambù (Arashiyama) molto carina. Ci impieghiamo più del previsto perché viaggiare coi bus a Kyoto è davvero lungo data la vastità della città e un paio di volte ci siamo anche sbagliati..ma va beh fa parte del viaggio anche questo! Magari se si vuole perdere meno tempo è conveniente fare il giornaliero di bus e metro, ma occhio agli orari serali perché le corse terminano presto. Inoltre il tempo non ci è favorevole e prima di vedere la foresta dobbiamo fermarci un’oretta a causa della pioggia torrenziale. Ecco si sta smettendo e via ci fiondiamo a vedere la foresta… che colori! Terminata la visita ci dividiamo e ci diamo appuntamento per una cena insieme la sera. Stasera si lo confessiamo pizza! Spendiamo però un casino e mezzo rispetto ai nostri standard, ben 44€ x due pizze e due birre, in più facciamo molto tardi ed i bus a mezzanotte non ci sono più per cui via altri 1500yen di taxi per tornare in albergo (11€). Nonostante lo sforamento del budget giornaliero siamo felicissimi perché abbiamo trascorso una giornata ed una serata stupende, facendoci due nuovi amici.
17/08/2014
Oggi siamo indecisi sul da farsi ed alla fine optiamo per una meta inusuale per gli italiani (dato che sulla Lonely Planet non c’è), solitamente battuta da turisti giapponesi. Oggi si decide di andare a IGA UENO al villaggio ninja, una sorta di parco giochi con raffigurazioni spettacoli e un bel museo ed un castello di un bianco cangiante . Di per sé (quindi volendo si potrebbero anche visitare altri templi di Kyoto ma noi volevamo vedere qualcosa di diverso) non è niente di trascendentale ma ci è piaciuto il viaggio per arrivarci, lungo ma si attraversano delle montagne, si vedono scene di vita quotidiana, tra cui intere famiglie che vanno a riposarsi sul lungo fiume, paesini sperduti… assaporando una tranquillità molto lontana dai grandi centri. Al ritorno andiamo a gustarci il quartiere di Gion, molto simile a takayama. Questa sera ceniamo sempre con Francesca e Luigi ma optiamo per il Mc Donald (compensando la spesa della sera precedente e con 1400 yen ceniamo con 10€ in due). Dopo cena ci avventuriamo sempre verso Gion ci gustiamo il Yasaka jinja by night (aperto 24h), noi ne veniamo rapiti!! E ve lo consigliamo proprio la sera per i suoi colori e la sua quiete. Vediamo anche un paio di credenti in preghiera, sentiamo lo sbattere delle mani, semplicemente incantevole!!! Ed anche l’ultima sera insieme finisce, con dispiacere e malinconia ci salutiamo e ci promettiamo di vederci nella bella Napoli.
18/08/2014
Oggi partiamo con un giorno di anticipo da Kyoto per Tokyo. Per fortuna mi ero lasciata libera le ultime notti per avere maggiore flessibilità..ormai ci conosciamo, e sappiamo che nei nostri tour facciamo sempre modifiche ed aggiustamenti all’itinerario originale. Se non avessi avuto la bambina confesso che con booking avrei prenotato solo prima e ultima notte, a discapito di quel che si dice sul web per le sere in cui abbiamo prenotato 24 h abbiamo sempre trovato posto, spendendo anche meno. Ovviamente adattandosi e conoscendo un po’ la zona in cui si va. Per certo se si rimane vicini alle stazioni non si sbaglia mai in quanto si ha tutto a portata di mano, bus, servizi e sicurezza. Riusciamo a prendere il treno delle 7.32 e alle 13 abbiamo appuntamento con Yuriko a cui avevo detto che saremmo ripassati da Tokyo. Oggi si va a Rappongi Hills e si sale su per vedere una panoramica a 360 gradi di tutta Tokyo. Costa 11€ e la vista è mozzafiato!
Tokyo è davvero sterminata! Sulla guida c’è scritto che la vista dal Tokyo sky tree è ancora migliore..noi non lo sappiamo, e ci siamo fidati della nostra amica giapponese. Costa il doppio quindi 20€ a testa magari se siete ad Asakusa ne potrebbe valere la pena. Terminato il giro panoramico giriamo per rappongi e tra una chiacchiera e l’altra scopriamo vicoletti sconosciuti ai turisti dove vive la Tokyo bene, dove non ci sono grandi palazzi ma qualche piccolo condominio. Girovaghiamo per qualche altro negozietto e poi torniamo in hotel. Di ritorno a Tokyo decidiamo di stare nuovamente Shinjuku ma nella zona est. Scelta ottima in quanto la sera è davvero favolosa, luci colori, tanta vita e tanta sicurezza. Passeggiamo con nostra figlia di 4 mesi e ci sentiamo costantemente al sicuro, e pensiamo mamma che bella Tokyo! L’hotel da noi scelto si chiama wing International ed è in pienissimo centro 82€ la doppia), a 5 minuti a piedi dalla stazione e nel cuore di tutto. Siamo proprio soddisfatti nonostante la stanza sia un po’ più piccola di quelle fino ad ora avute, ma è molto pulito come il bagno e comunque con gli zaini ci destreggiamo bene. A noi è stata offerta una camera con vista muro ma poco ci importava in quanto eravamo fuori tutto il giorno e rientravamo la sera dopocena. Posizione 10 e lode. Se tornassimo a Tokyo lo sceglieremmo altre mille volte per rapporto qualità prezzo e posizione. Tra l’altro proprio a fianco l’ingresso dell’hotel c’è un family mart in cui poter acquistare acqua biscotti eccetera. Questa sera ceniamo in una izakaya tanto per cambiare e ci lasciamo ispirare dalla figure, come sempre ci troviamo molto bene e dopo una bella passeggiata ce ne andiamo a dormire.
19/08/2014
Oggi dato che la giornata è splendida decidiamo di andare a vedere Kamkura e Kita kamakura. Kamkura è una cittadina carina che profuma di mare. Da vedere a nostro avviso il Daibutsu e a 10 minuti di cammino da esso l’Hase dera da cui si ha anche una panoramica dall’alto della cittadina lato mare ) e il giardino davvero molto bello. Dopo un pasto frugale alla stazione dei treni di Kamakura ci dirigiamo nella vicina Kitakamakura, davvero suggestivo, un complesso templare bellissimo che compete di gran lunga con tanti templi di Kyoto e paragonabile ad Asakusa. Si chiama Kencho ji e si raggiunge o con il bus dalla stazione di kitakamakura o a piedi (una ventina di minuti). Fondato nel 1253 è il monastero zen più antico del Giappone e ancora in attività. Originariamente vi erano 7 edifici e 49 templi. Per chi volesse il venerdì e il sabato dopo la chiusura alle 16.30 dalle 17 alle 18 si tengono corsi di meditazione zazen. Noi non siamo riusciti a farle perché ci siamo capitati di martedì ma sarebbe senz’altro un’esperienza davvero particolare anche se in giapponese e dato il costo di circa 3€ sarebbe senz’altro un’esperienza da fare! Torniamo a Tokyo soddisfatti direttamente da kitakamkura e ceniamo in una ottima izakaya in pieno centro dove ancora macinano il grano con una ruota di pietra con cui viene prodotta la farina e con cui vengono fatti i ramen o altre pietanze. Pazzesco se si pensa che siamo in pieno centro a Shinjuku.
20/08/2014
Ultimo giorno! Stanchi e tristi al contempo passiamo l’ultima giornata in relax. Decidiamo di tornare ad Asakusa (dopo aver trasferito i bagagli a Kamata) che durante il primo giorno abbiamo visto quasi in trans per via della stanchezza e compriamo un sacco di souvenir. Ci sono mille bancarelle troppo carine in cui comprare piccoli ricordi di un viaggio che ci è rimasto dentro, dalle piccole geishe a magliette piuttosto che piccole pochette fatte con stampe giapponesi. Ce n’è per tutti i gusti anche per chi addirittura desideri acquistare kimono! Pranzato con un gelato e comprati dei dolcetti stiamo attenti a non ribaltare il passeggino che ormai traborda e si impenna! Ci rimane qualche ora prima delle 17, orario in cui abbiamo il nostro ultimo appuntamento con Yuriko che ci ha invitati a cena! Evento straordinario per uno straniero in Giappone e ci sentiamo onoratissimi. La casa per i giapponesi è un rifugio quasi inviolabile e solitamente frequentato da parenti e non di sovente, vuoi per mentalità vuoi per spazi, è una rara occasione che consideriamo preziosa ed intima al contempo. Dato che l’appuntamento è a harajuku..perché non tornarci, è come una droga per me. Mi fiondo in qualsiasi tipo di negozietto e mi sento come un bimbo nel mondo dei balocchi. Vorrei comprarmi di ogni! E poi il negozio delle lolita più strane… mi diverto la faccia mentre il marito si spupazza la bimba. Arrivano le 17 in un batter di ciglio e la nostra ultima cena, speciale, la passiamo in compagnia di Yuriko le sue bimbe e 3 bottiglie di vino cileno. Non ce ne accorgiamo e sono già le 22, il tempo di salutare al volo il marito di ritorno dal lavoro e siamo già in metro verso il nostro hotel a kamata. La posizione è molto strategica in quanto a 700 metri dalla fermata di keikyu kamata – 8 minuti di treno da haneda. Al mattino abbiamo il check in alle 6.15 am e ci serve qualcosa di vicino all’aeroporto e non vogliamo sprecare tempo nel tragitto o troppo di tratta dato che il Japan Rail scade proprio questa sera. L’hotel è davvero bellissimo,silenzioso, abbastanza spazioso, pulitissimo e dotato di ogni comfort, http://fresa-inn.jp/ 68€) per non parlare della vista da cui si gode dalla finestra, insomma una vera chicca.
21/08/2014
Sveglia ore 4.30 ma non riusciamo ad alzarci così alla fine complice forse un po’ troppo vino la sera prima forse la stanchezza e decisamente il ritardo optiamo alla fine per il taxi (18€ vs 3.40€ di quanto ci sarebbe costato il treno). Ci siamo,è ora di salutarti caro Giappone. A dire il vero siamo confusi, presi da nostra figlia abbiamo mille domande e non abbiamo ancora ben capito cosa abbiamo visto e come ci siamo sentiti.
In questo viaggio abbiamo fatto meno tappe rispetto a quelle cui siamo abituati, decisamente meno natura e al contrario incetta di luoghi di culto, con un pieno di emozioni e sensazioni dal punto di vista umano che mai fino a questo momento avevamo provato, soprattutto durante le ore con Yuriko.
Il Giappone è un paese molto particolare, difficile da penetrare per un occidentale. Noi vorremmo invitarvi a scoprirlo perché è un paese pulito, sicuro, organizzato e che nonostante la globalizzazione trasuda genuinità (non ti senti in una macchina organizzata del turismo, i giapponesi veri si vedono eccome! Si capisce come mangiano, come vivono o si divertono) e a differenza di ciò che si crede abbiamo un sacco di cose in comune e tanto da imparare, come sempre da ogni popolo diverso dal nostro, e perché diversità è sempre sinonimo di ricchezza.
Come diceva Proust “L’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi.” Abbandonatevi ad una nuova visione nella terra del Sol Levante!
Daniela Luca Matilde